Teaching Documents by Roberta Rizzato
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Si colloca tra la fine dell'Ottocento e primi anni del Novecento, come è noto, la nascita del mod... more Si colloca tra la fine dell'Ottocento e primi anni del Novecento, come è noto, la nascita del moderno cartellonismo pubblicitario, periodo in cui gli artisti iniziano a dedicarsi a questa attività con maggiore consapevolezza-favoriti da nuove tecniche di stampa-, con invenzioni originali, realizzando manifesti che già all'epoca divennero ricercati oggetti da collezione. In questo contesto di fermento sperimentativo, è interessante ricostruire come ogni paese segua propri percorsi, pur convergendo nelle fonti ispirative, componendo un'ideale mappa artistica ben connotata a seconda che si parli di cartellonistica francese, anziché inglese o italiana o belga. Così come per l'Italia si indica tradizionalmente nel manifesto Brevetto a incandescenza Auer (1895) di Giovanni Maria Mataloni il momento di svolta e di connessione con la migliore produzione internazionale, per gli Stati Uniti il salto di qualità avviene quando Edward Penfiel realizza il poster per il numero di aprile del 1893 di Harper's New Monthly Magazine, di cui era direttore artistico. La semplicità compositiva abbinata a colori forti con stesura à plat appaiono come una novità per il gusto americano in voga: l'uomo con l'impermeabile verde che passeggia sotto la piogga leggendo Harper's diverrà tra le icone estetiche di questo nuovo corso della pubblicità americana. L'altro importante riferimento di questo movimento è William Bradley, il cui riconoscimento artistico travalicherà i confini nazionali e i suoi lavori arrivano a Parigi, venduti nei negozi specializzati per collezionisti. Ma mentre nella capitale francese i protagonisti dei manifesti sono le ballerine di can-can, i bistrò, i locali alla moda come il Moulin Rouge o Les Folies Bergère-immortalati nei cartelli di Jules Cheret, di Henri de Toulouse-Lautrec o di Pierre Bonnard, tra gli altri-negli Stati Uniti questa rivoluzione del design pubblicitario (già conclu sa entro il primo decennio del Novecento) vedrà l'industria editoriale quale principale committente: riviste come Scribner's, Century, The Echo, The Chap-Book diverranno il trampolino di lancio per la "Golden Age of Illustration", come qualche decennio più tardi la chiamerà un grande artista come Norman Rockwell. La stringente collaborazione tra editoria e artisti fu resa possibile dal fatto che erano propri gli editori i primi ammiratori dei protagonisti della scena inglese, francese o svizzera che in quegli anni producevano immagini di alto livello. Attorno a Bradley e Penfield, i due leaders riconosciuti di questa rivoluzione grafica, si raggruppano molti nomi-la maggior parte impegnati sia come illustratori di libri o riviste che nella produzione di manifesti-i quali, in varia misura, produrranno materiali cult, basti pensare a The Blue Lady, The Twins o gli altri manifesti per
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Talks by Roberta Rizzato
Roberta Rizzato, 2019
Riviste e "avvisi" pubblicitari Nel 1907 viene pubblicato in Il Risorgimento Grafico. Rivista d'a... more Riviste e "avvisi" pubblicitari Nel 1907 viene pubblicato in Il Risorgimento Grafico. Rivista d'arte dedicata alle Industrie Grafiche un fascicolo commemorativo dedicato al centenario di fondazione di Casa Ricordi, il più importante stabilimento grafico italiano, e ad Antonio Rubino-illustratore di talento che in Collezione Salce è attestato con una decina di manifesti-viene affidato l'incarico di tracciare i ritratti professionali degli artisti che realizzano i cartelloni per l'azienda milanese. L'articolo, intitolato Il cartellone murale in Italia ed i suoi artisti odierni, mette a fuoco le varie personalità che operano per Ricordi (la predilezione di Rubino è riservata a Hohenstein, Laskoff e Terzi). Di Metlicovitz racconta: «Da quando L. Metlicovitz è stato assunto quale artista dalle Officine Ricordi la sua produzione ha assunto proporzioni imponenti: è tutta una serie di cartelloni, copertine, tavole, illustrazioni, che dimostrano, oltre che una mente feconda e versatile, una meravigliosa tenacia di lavoratore (...) il Metlicovitz, pur senza dimostrare doti di fantasia eccezionale né ricercare sottile concettosità di temi, spazia con facile versatilità nei più diversi campi: disegna il nudo con sapiente vigoria, compone l'azione con abilità e gusto, tratta il paesaggio con bel senso pittorico» 1. Questa testimonianza coeva avvalla ulteriormente l'idea seconda cui: «catalogare il tutto Metlicovitz è un sogno e appare impresa che rasenta l'impossibile (...) La via rimane aperta ad altre, sperabilmente fruttuose, ricerche» 2 .
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Drafts by Roberta Rizzato
Roberta Rizzato, 2019
La recente possibilità di consultare on-line l'archivio fotografico di Leopoldo Metlicovitz-810 f... more La recente possibilità di consultare on-line l'archivio fotografico di Leopoldo Metlicovitz-810 fotografie custodite presso la Raccolta delle Stampe "Achille Bertarelli" di Castello Sforzesco-ha consentito di asse-gnare al maestro triestino alcune opere fino ad ora contrassegnate da un generico "ambito italiano" 1. Il più interessante recupero di paternità riguarda il manifesto Excelsior o Ballo Excelsior, relativo al film-documentario realizzato nel 1913 dal regista e fotografo Luca Comerio-tratto dal celebre balletto di Luigi Manzotti su musiche di Romualdo Marenco-, faraonica produzione di cui sono soprav-vissuti pochi minuti di pellicola 2. Nel contributo Metlicovitz nella collezione di Nando Salce. Un catalogo in divenire, la scrivente aveva avanzato alcune ipotesi attributive, tra le quali veniva fatto rientrare proprio questo manifesto non siglato, realizzato dalle Officine Ricordi, presente in collezione Salce (inv. 22156; cm 287x207) 3. L'accertamento della paternità è ora consentito proprio grazie al confronto con uno scatto fotografico che Metlicovitz realizzò in preparazione dell'o-pera grafica, una consuetudine questa ormai acclarata nel percorso creativo del triestino. Il manifesto per Excelsior rientra in quell'impegno artistico di Metlicovitz per il nascente cinema italiano, a cui egli si dedicò a partire dal 1912, e per il quale realizzò il manifesto-icona per il film Cabiria 4. La storia del balletto Excelsior inizia qualche decennio prima, con il debutto in teatro nel 1881 e con la successiva tournée internazionale che decretò il successo mondiale dello spettacolo; esso fu «uno degli spettacoli che hanno maggiormente segnato la cultura italiana di fine Ottocento e di buona parte del secolo successivo» 5. Riedizioni di quest'opera sono ancora oggi riproposte nei cartelloni delle stagioni teatrali, con grandi inter-preti del balletto quali Roberto Bolle. Attraverso complesse e spettacolari coreografie e scenografie, la narrazione del ballo pantomimico era un inno al progresso e alla modernità in contrapposizione all'oscurantismo dell'epoca precedente. Come sottolinea Aurora Nuvoli nel suo interessante saggio Il ballo Excelsior, immagine di un'epoca, «il messag-gio positivista di Excelsior è evidente: solo attraverso la scienza la Civiltà mette in atto le proprie vittorie sull'Oscurantismo» 6. L'azione cine-fono-coreografica di Luca Comerio, girata tra settembre e novembre del 1913, portò nelle sale cinematografiche l'allestimento ideato da Luigi Sapelli, in arte Caramba, che aveva debuttato al Teatro alla Scala alla fine del 1908. In questa edizione di Excelsior, Caramba volle organizzare i quadri dando ri-lievo soprattutto alle moderne applicazioni dell'elettricità, e l'illuminazione elettrica divenne, appunto, il filo conduttore attorno a cui si muoveva l'azione scenica 7. La protagonista dell'opera grafica doveva essere-così come fu anche per i manifesti dell'epoca precedente-la Luce, ossia il Genio dell'umanità. Metlicovitz dovette dun-que partire proprio da questo preciso assunto narrativo, attorno al quale ruotavano poi i vari quadri che componevano il complesso svolgimento del programma. Per il trie-stino significava intervenire ancora una volta su un tema a lui caro, già sperimentato in molti suoi importanti manifesti, vale a dire quel rapporto di osmosi tra luce-ombra, giorno e notte. Un rapporto creativo da cui sono nati manifesti come Tantal, o Distil-lerie Italiane e altri. L'immagine fotografica (inv. MTL_449) che ritrae la modella seduta sopra un tavolo, con il mento sollevato e con addosso una sottoveste bianca, è pressochè sovrapponibile al risultato grafico, salvo una torsione del busto più marcata riscontrabile nel manifesto. In entrambe le immagini, però, il punto generatore di luce
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Affiches Belle Epoque. I manifesti della "Scuola di Liegi" in Collezione Salce, 2019
Delineare una mappa geografica del vasto patrimonio di manifesti pubblicitari conservato presso i... more Delineare una mappa geografica del vasto patrimonio di manifesti pubblicitari conservato presso il Museo Nazionale Collezione Salce di Treviso, risulta essere uno dei metodi per comprendere appieno il valore di quei materiali, raccolti dal trevigiano Nando Salce ad iniziare dal 1895 e fino al 1962, anno della sua morte. Come già fatto in un altro contributo 1 , appare proficuo isolare alcuni pezzi riferibili ad una determi-nata area geografica e/o cronologica cercandone le relazioni non solo con il contesto artistico in cui furono realizzati ma anche con i percorsi del loro reperimento da parte di Nando Salce. Tentare di ricomporre la storia collezionistica di un così ricco patrimonio-ricordiamolo ancora una volta che si tratta di quasi 25.000 manifesti-è davvero stimolante, perchè consente, tra l'altro, di perfezionare il profilo di un personaggio che spesso è stato relegato al rango di un agiato e un po' eccentrico borghese di provincia. In realtà Nando Salce risulta dotato di robuste capacità d'indagine corroborate da una proficua propensione nel tessere relazioni a livello internazionale, elementi che gli hanno consentito di emergere tra le molte personalità che, a cavallo dei due secoli, si dilettarono nella raccolta degli avvisi pubblicitari. Gli strumenti a disposizione per tentare questo approccio sono naturalmente i materiali stessi, di volta in volta estrapolati e ricomposti in un insieme più o meno omogeneo, e la scarna corrispondenza di Salce, reperibile presso l'archivio annesso alla collezione; due strumenti che vanno ad intersecarsi innanzitutto con la pubblicistica dell'epoca e con gli studi specialistici posteriori. L'insieme prescelto questa volta è la cartellonistica riferibile alla cosiddeta "école liégeoise", ossia la scuola di Liegi d'inizio Novecento, i cui esemplari reperibili in Salce riescono ad essere sufficente-mente rappresentativi di quella stagione artistica. Come spiega Jean Patrick Duchesne-uno dei massimi esperti di storia del cartellonismo belga-, gli studiosi, non a torto, assegnano ai cartellonisti belgi, ope-ranti tra il 1895 e il 1905 circa, un ruolo che è secondo solo a quello dei francesi, sia per talento che per originalità 2. Tale riconoscimento venne rilevato già nel 1897 da Vittorio Pica nel suo articolo pubblica-to in Emporium, un contributo ampio in cui dava conto dei nomi più illustri dell'arte pubblicitaria in America, Inghilterra, Belgio e Olan-da 3. Gli scritti di Pica furono senz'altro un punto di riferimento per chi, come Salce, iniziava a dedicarsi con passione e dedizione all'afficho-manie. Scrive Pica: «Mi sono riservato in ultimo i tre pittori di Liegi, Augu-ste Donnay, Armand Rassenfosse ed Emile Berchmans, perchè è sopra tutto a questa valorosa triade che si deve se la pubblicità murale è andata assumendo in Belgio un sempre più spiccato carattere artistico e ciò anche per merito dell'editore Auguste Bénard, in cui eglino hanno trovato un sapiente e fedele traduttore delle opere loro sulla pietra litografica» 4. Il Pica indica dunque gli artisti gravitanti attorno all'Imprimerie Bénard di Liegi tra coloro che hanno impo-sto una svolta alla qualità degli affissi pubblicitari in Belgio a cominciare da fine Ottocento. Le officine di Auguste Bénard (1854-1907), parigino trasferitosi a Liegi con il suo bagaglio tecnico di litografo ben infor-mato su ciò che stava accadendo a Parigi con Jules Cheret e le sua Imprimerie Chaix, daranno vita a quella che viene definita, appunto, l'"école liégeoise", guadagnandosi una rinomanza a livello internazionale 5. Non vi sono, ad oggi, riscontri archivistici che indichino una corrispondenza diretta tra Salce e Bénard. L'unica traccia esistente presso l'Archivio Salce che faccia riferimento alla città di Liegi è una busta senza contenuto, datata al settembre 1900, indirizzata alla "Societé belge des Affichofiles" 6. La missiva ritornò
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Affiches Belle Epoque. I manifesti della "Scuola di Liegi" in Collezione Salce, 2019
Delineare una mappa geografica del vasto patrimonio di manifesti pubblicitari conservato presso i... more Delineare una mappa geografica del vasto patrimonio di manifesti pubblicitari conservato presso il Museo Nazionale Collezione Salce di Treviso, risulta essere uno dei metodi per comprendere appieno il valore di quei materiali, raccolti dal trevigiano Nando Salce ad iniziare dal 1895 e fino al 1962, anno della sua morte. Come già fatto in un altro contributo 1 , appare proficuo isolare alcuni pezzi riferibili ad una determi-nata area geografica e/o cronologica cercandone le relazioni non solo con il contesto artistico in cui furono realizzati ma anche con i percorsi del loro reperimento da parte di Nando Salce. Tentare di ricomporre la storia collezionistica di un così ricco patrimonio-ricordiamolo ancora una volta che si tratta di quasi 25.000 manifesti-è davvero stimolante, perchè consente, tra l'altro, di perfezionare il profilo di un personaggio che spesso è stato relegato al rango di un agiato e un po' eccentrico borghese di provincia. In realtà Nando Salce risulta dotato di robuste capacità d'indagine corroborate da una proficua propensione nel tessere relazioni a livello internazionale, elementi che gli hanno consentito di emergere tra le molte personalità che, a cavallo dei due secoli, si dilettarono nella raccolta degli avvisi pubblicitari. Gli strumenti a disposizione per tentare questo approccio sono naturalmente i materiali stessi, di volta in volta estrapolati e ricomposti in un insieme più o meno omogeneo, e la scarna corrispondenza di Salce, reperibile presso l'archivio annesso alla collezione; due strumenti che vanno ad intersecarsi innanzitutto con la pubblicistica dell'epoca e con gli studi specialistici posteriori. L'insieme prescelto questa volta è la cartellonistica riferibile alla cosiddeta "école liégeoise", ossia la scuola di Liegi d'inizio Novecento, i cui esemplari reperibili in Salce riescono ad essere sufficente-mente rappresentativi di quella stagione artistica. Come spiega Jean Patrick Duchesne-uno dei massimi esperti di storia del cartellonismo belga-, gli studiosi, non a torto, assegnano ai cartellonisti belgi, ope-ranti tra il 1895 e il 1905 circa, un ruolo che è secondo solo a quello dei francesi, sia per talento che per originalità 2. Tale riconoscimento venne rilevato già nel 1897 da Vittorio Pica nel suo articolo pubblica-to in Emporium, un contributo ampio in cui dava conto dei nomi più illustri dell'arte pubblicitaria in America, Inghilterra, Belgio e Olan-da 3. Gli scritti di Pica furono senz'altro un punto di riferimento per chi, come Salce, iniziava a dedicarsi con passione e dedizione all'afficho-manie. Scrive Pica: «Mi sono riservato in ultimo i tre pittori di Liegi, Augu-ste Donnay, Armand Rassenfosse ed Emile Berchmans, perchè è sopra tutto a questa valorosa triade che si deve se la pubblicità murale è andata assumendo in Belgio un sempre più spiccato carattere artistico e ciò anche per merito dell'editore Auguste Bénard, in cui eglino hanno trovato un sapiente e fedele traduttore delle opere loro sulla pietra litografica» 4. Il Pica indica dunque gli artisti gravitanti attorno all'Imprimerie Bénard di Liegi tra coloro che hanno impo-sto una svolta alla qualità degli affissi pubblicitari in Belgio a cominciare da fine Ottocento. Le officine di Auguste Bénard (1854-1907), parigino trasferitosi a Liegi con il suo bagaglio tecnico di litografo ben infor-mato su ciò che stava accadendo a Parigi con Jules Cheret e le sua Imprimerie Chaix, daranno vita a quella che viene definita, appunto, l'"école liégeoise", guadagnandosi una rinomanza a livello internazionale 5. Non vi sono, ad oggi, riscontri archivistici che indichino una corrispondenza diretta tra Salce e Bénard. L'unica traccia esistente presso l'Archivio Salce che faccia riferimento alla città di Liegi è una busta senza contenuto, datata al settembre 1900, indirizzata alla "Societé belge des Affichofiles" 6. La missiva ritornò
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Uploads
Teaching Documents by Roberta Rizzato
Talks by Roberta Rizzato
Drafts by Roberta Rizzato