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Ri-mappare l’urbano. Geografie in dissolvenza e spatial thinking

2017, X Giornata Studio INU " Crisi e rinascita delle città " 10° INU STUDY DAY " Crisis and rebirth of Cities " Special issue di Urbanistica Informazioni

urbanistica X Giornata Studio INU “Crisi e rinascita delle città” 10° INU STUDY DAY “Crisis and rebirth of Cities” Special issue di Urbanistica Informazioni a cura di/edited by Francesco Domenico Moccia e Marichela Sepe 272 s.i. Rivista bimestrale Anno XXXXI Gennaio - Febbraio 2017 ISSN n. 0392-5005 € 10,00 Rivista bimestrale urbanistica e ambientale dell’lstituto Nazionale Urbanistica Fondata da Edoardo Salzano Anno XXXXIV Marzo - Aprile 2017 Euro 10,00 Editore: INU Edizioni Iscr. Tribunale di Roma n. 3563/1995; Roc n. 3915/2001; Iscr. Cciaa di Roma n. 814190. Direttore responsabile: Francesco Sbetti Urbanistica Informazioni è una rivista in fascia A2 nel ranking ANVUR, Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca Direttore: Francesco Sbetti Redazione centrale: Emanuela Coppola, Enrica Papa, Anna Laura Palazzo, Sandra Vecchietti Servizio abbonamenti: Monica Belli Email: inued@inuedizioni.it Consiglio di amministrazione di INU Edizioni: G. 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Sbetti (consigliere) Redazione, amministrazione e pubblicità: Inu Edizioni srl Via Castro Dei Volsci 14 - 00179 Roma Tel. 06 68134341 / 335-5487645 http://www.inuedizioni.com Comitato scientifico e consiglio direttivo nazionale Inu: Alberti Francesco, Amante Enrico, Arcidiacono Andrea, Barbieri Carlo Alberto, Bruni Alessandro, Capurro Silvia, Cecchini Domenico, Centanni Claudio, Dalla Betta Eddi, De Luca Giuseppe, Fantin Marisa, Gasparrini Carlo, Giaimo Carolina, Giannino Carmen, Giudice Mauro, Imberti Luca, La Greca Paolo, Licheri Francesco, Lo Giudice Roberto, Mascarucci Roberto, Moccia Francesco Domenico, Oliva Federico, Ombuen Simone, Pagano Fortunato, Passarelli Domenico, Pingitore Luigi, Porcu Roberta, Properzi Pierluigi, Rossi Iginio, Rumor Andrea, Sepe Marichela, Stanghellini Stefano, Stramandinoli Michele, Tondelli Simona, Torre Carmelo, Torricelli Andrea, Ulrici Giovanna, Vecchietti Sandra, Viviani Silvia. Componenti regionali del comitato scientifico: Abruzzo e Molise: Radoccia R. (coord.) raffaella_rad@ yahoo.it, Alto Adige: Pierguido Morello (coord) Basilicata: Lorenzo Rota (coord) aclarot@tin.it Calabria: Sante Foresta (Coord) sante.foresta@unirc.it Campania: Coppola E. (coord.) emanuela.coppola@ unina.it, Emilia-Romagna: Tondelli S. (coord.) simona.tondelli@ unibo.it, Liguria Balletti F. (Coord) francaballetti@ libero.it Lombardia: Rossi I. (coord.) iginiorossi@teletu.it Marche: Angelini R. (coord.) robyarch@hotmail.com, Piazzini M., Vitali G.Piemonte: Saccomani S. (coord.) silvia.saccomani@polito.it, La Riccia L.Puglia: Rotondo F. (coord) f.rotondo@ poliba.it, Durante S., Grittani A., Mastrovito G.Sardegna: Barracu R. (coord)Veneto: Basso M. 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Ri-mappare l’urbano. Geografie in dissolvenza e spatial thinking Fulvio Adobati Dissolvenze e nuove forme Una profonda evoluzione degli assetti spaziali si è tradotta in forma estesa sul territorio. L’abbiamo chiamata in molti modi diversi, sempre riconducendone la matrice a un’idea modificata di città. La città che chiamiamo diffusa non rappresenta, come riconoscibile in una prima fase e per molto tempo assunto, l’esito di un processo di dispersione centrifugo dai nuclei urbani; nelle aree investite, con diversa intensità, da dinamiche metropolitane, le strutture urbane configuratesi sono piuttosto esito di un processo di addensamento delle trame insediative tradizionali. Tale riassetto ha determinato una modificazione delle gerarchie urbane e delle forme di organizzazione economica, sociale e politica. Ha prodotto un diverso modo di abitare, di “appartenere” a un territorio. Di particolare efficacia qui la descrizione sull’evoluzione della forma urbana operata da Schmid:: «The process of urbanization has changed foundamentally in recent years. For more than a century the dominant form of urbanization was concentric, with suburbs arranged like belts around an urban core. This is how the large agglomerations of the twentieth century emerged. Around of the end of the century, however, urban growth patterns began to change, as manifested in a wide variety of places: the process of urbanization has become undirected; existing urban forms are beginning to dissolve, centrality is becoming polymorphous; and eccentric urban configurations are evolving. Overarching, polycentric urban regions are taking shape. Extremely heterogeneous in structure, they include old city centers as well as once-peripheral areas. In this process, new urban configurations are constantly evolving. Lightly settled, once rural areas are caught up in various forms of ‘peri-urbanization’. Urbanist have coined a number of terms to describe the new forms of centrality that are emerging in former peripheral areas: ‘edge city’, ‘technoburb’ or ‘in between cities’». (Schmid, 2014, p. 67). Ripercorrendo la lezione di Soja (2011) i processi di trasformazione che hanno investito i contesti metropolitani hanno prodotto esiti special issue - URBANISTICA INFORMAZIONI |9 distinti e intrecciati: : la progressiva omologazione degli stili di vita nei contesti urbani e dei contesti rurali gravitanti sulla città, che vede anche ribaltamenti di ruolo di contesti urbani e suburbani (exopolis), con la formazione di nuovi poli di attrazione e nuovi equilibri nei flussi vitali; in sintesi la produzione di una nuova forma urbana di regione urbana plurale, ad alta ’intensità di informazione’, multiscalare e interconnessa. Come evidenziato da Balducci (2012), una città che riprende forma, sempre in evoluzione, che si può tentare di leggere e di capire attraverso la sua rappresentazione sulle mappe o sulle fotografie aeree più che attraversandola. Lo spazio al centro Una rinnovata centralità del concetto di spazio nel dibattito entro le discipline territoriali implica, per lo studio dei fenomeni che lo attraversano, a molte scale, un rinnovamento delle categorie di definizione dell’urbano: quale densità considerare (demografica, di uso, dei flussi…)? Quale significato attribuire ai bordi in un contesto nel quale mutano rapidamente geografie dell’urbano e gradazioni delle densità? Se da un lato è riconoscibile una tendenza alla omologazione del territorio, entro una nuova condizione urbana che si fonda su associazioni a distanza e su nuove spazialità entro una frammentazione che investe territori molto diversi rendendoli tutti uguali (Boeri 2011), dall’altro lato emergono fenomeni di riconcentrazione urbana, segnali di traiettorie di riorganizzazione territoriale che vanno oltre le addizioni inerziali e le pur consistenti occupazioni degli ambiti collinari e pedemontani, e producono agglomerazioni intorno a nuove nodalità; in chiave reticolare una configurazione ben riconducibile alla definizione di città “diramata” (Detragiache, 2003). Se gli apparati descrittivi ci hanno offerto molte immagini di evoluzione della forma urbana, gli sforzi analitico-interpretativi più recenti ci offrono spaccati distinti ma convergenti verso uno scioglimento della tradizionale distinzione tra urbano e rurale. Brenner (2014) argomenta con forza la scarsa efficacia dell’esercizio di ricerca di bordi e confini di un urbano che si è fatto città-regione. Quindi urbano trattabile come geografia processuale e variabile, necessariamente multiscalare. 10 | URBANISTICA INFORMAZIONI - special issue Se il concetto di bordo si fa impalpabile, il concetto di densità insediativa mantiene una dimensione misurabile, e una carica positiva ampiamente riconosciuta (specie entro le politiche ecologico-ambientali): la città densa e compatta permane come obiettivo desiderabile delle politiche e degli strumenti di pianificazione urbana-metropolitana. La densità insediativa consente di ottimizzare l’uso di suolo agricolo o naturale, ottimizza l’accesso ai servizi con sistemi di mobilità sostenibili, lavora sul recupero e sulla rigenerazione urbana dei vuoti funzionali temporanei/scarti prodotti dall’evoluzione urbana (per abbandono, obsolescenza, …). Ma se è ampiamente riconosciuta la realtà sopra descritta, gli ultimi decenni hanno sciolto progressivamente il legame tra densità insediativa e urbanità: la città compatta rappresenta una componente sempre meno necessaria perché si rafforzino i caratteri di urbanità. Forme rinnovate di urbanità si dispiegano in forme che appartengono alle diverse configurazioni delle forme spaziali della città diffusa, ed è nella gradazione di questa diversità che ricerchiamo qualche elemento per comprenderne il funzionamento, e per provare a mettere in campo e affinare strumenti tecnici e risorse normative. Ed è su una analisi che sviluppa il concetto di densità nelle sue articolazioni che può essere fecondo recuperare elementi analitico-interpretativi: densità edilizia, demografica come tradizionalmente letto, ancora di usi e di poteri; meno intercettabile, ma più significativa, densità dei flussi (Malavolta 2007). Se la densità spaziale del costruito ha sempre costituito una componente fondamentale per la comprensione e il governo della città e per sue regole di funzionamento, oggi il concetto sfuma e si ripresenta sotto altre forme, l’intensità d’uso dello spazio è discontinua e poggia su geografie mutevoli. La lettura della complessità dell’urbano è operabile su “stati misti in transizione”, ed è questa processualità l’essenza della realtà urbana. Proprio queste transizioni spostano il fuoco dell’attenzione dal confine alla zona intermedia, dove la consistenza delle cose è più nell’interazione che nella sostanza, nel divenire più che nell’essere (Rossi 2014). Ed’ è il connettivo, l’“in between”, che dà forma alla città: «The in-between city is still unloved particularly by planners and opinion makers, and it is disregarded by urban design, planning, and politics. The fragmented urban landscape is not yet seen as part of our culture. It is my intention to approach the in-between city as the life space of the majority of the population with critical sympathy and responsibility and to detect the opportunities for a qualification of this still young urban form, which will be under great pressure of transformation in the next historical phase based on the demographic development of globalization and the preparation for a period of post-fossilist forms of energy» (Sieverts 2011, p. 20). Proprio questa città della transizione, prodotto (esito di innumerevoli volontà intrecciate, in sintesi così multi-volontario da leggersi involontario) della complessità offre spazi di riflessione e di indagine, e una sfida di comprensione a sostegno di politiche di governo territoriale sempre più in affanno nel catturare i fenomeni urbani e offrire una risposta efficace, in termini di adeguatezza strumentale e temporale. Come osserva Secchi (2008) l’enfasi posta negli ultimi decenni sulle telecomunicazioni, sulle città globali e sulle reti lunghe che le connettono, ha lasciato in penombra uno spazio dei flussi del quotidiano più concreto e tangibile. E il passaggio epocale che stiamo attraversando produce forme diverse, sovente poste al centro della critica per gli impatti negativi (da valutare accanto agli impatti positivi) ambientali e sociali. Ma, ricorda Secchi, «la storia della città è storia di forme e del loro mutare nel tempo», e responsabilizzandoci sugli effetti socio-ambientali indesiderabili, è aperto un ampio campo di sperimentazione per dare senso e futuro al nostro agire, verso forme avanzate di città. «Dopo il lungo persistere del retaggio anti-spaziale di filosofie della storia modellate sul primato del tempo, lo spazio sembra prendersi la sua rivincita, ponendosi come condizione di possibilità e fattore costitutivo del nostro agire e del nostro concreto, corporeo, essere-nel-mondo. (…) materia del contendere della “svolta spaziale” non è più l’alternativa tra “futurismo” del Progetto moderno e “presentismo” dell’Antiprogetto postmoderno: tra un tempo infuturante e un tempo congelato nell’eternizzazione e ripetizione seriale del presente. Non e฀ più un superamento (operazione tutta interna alla signoria moderna del tempo), ma uno spostamento laterale in grado di porre lo spatial thinking come via privilegiata di accesso alle concrete forme di vita e di azione dei soggetti in un mondo non-euclideo: un mondo ormai irriducibile a una superficie piana (limitata, ma infinita), ma consistente in una sfera (finita, ma illimitata)» (Marramao 2013, p. 31). Riprendendo l’insegnamento di Soja sullo spatial turn, lo spazio da riflesso passivo delle tendenze sociali e culturali diviene un’energia che dà forma alle nostre vite. Effetto significativo dell’evoluzione in atto dell’urbano risiede quindi in una nuova centralità degli abitanti, che agiscono la città, che maturano esperienze nei luoghi e che rappresentano un patrimonio a beneficio della collettività, uno spatial capital che ribalta la concezione dei cittadini abitanti quali fruitori di informazioni e ne riconosce il ruolo di produttori di informazioni, di agenti sempre più capaci di plasmare l’urbano. Si innova quindi la mappatura dell’urbano: da strumento conoscitivo e di appropriazione dei luoghi, la mappa evolve quale forma di relazione tra il territorio e chi lo abita, gli dà forma e lo modifica. «Noi, i cittadini, creiamo e ricreiamo le nostre città con ogni passo che facciamo, ogni conversazione che abbiamo, ogni cenno a un vicino di casa, ogni spazio in cui viviamo, ogni struttura che innalziamo, ogni transazione che facciamo. Una città intelligente dovrebbe aiutarci ad aumentare queste connessioni fortuite. Dovrebbe attivamente e consapevolmente permetterci di contribuire alla produzione di dati, piuttosto che considerarci come semplici consumatori di dati, e incoraggiarci a utilizzare al meglio le informazioni che sono già intorno a noi» (Haque 2012). Una narrazione che ne faccia emergere i tratti profondi che esistono, e resistono, sotto le trasformazioni, può rappresentare una matrice interessante per dare forma e riconoscibilità, non bordi, alla città contemporanea? L’evidente difficoltà di governare le trasformazioni urbane, o ancora la difficoltà di collocarle entro una descrizione pertinente ed efficace, pone da tempo come velleitario l’esercizio della pianificazione in forma regolativa predittiva; emerge quindi la necessità di descrizioni dense, capaci di riconoscere elementi strutturali ma aperte a forme di sperimentazione, (Gasparrini, 2013) atte ad alimentare scenari intenzionali e abilitanti le progettualità di diverso livello territoriale. Ripercorrendo le diverse declinazioni della ricerca (Terracciano 2013), la direzione che pare qui promettente assume quale obiettivo il riannodare la trama dei flussi territoriali ai ganci dell’armatura paesaggistica, punti fermi (come patrimonio culturale-relazionale e come fatto spaziale) di quel tessuto colloidale cangiante della città preconizza- to da Gottman. La chiave paesaggio abitato quindi quale fondamento di un disegno del disegnabile, quale de-stratificazione della layered city (Marcuse 2002) e riemersione del capitale paesaggistico, quale ancoraggio alla ri-significazione del territorio, nella ricchezza delle differenze che ne fanno corpo e vita. EVERYVILLE – metaphyCITY_pezzoA2 futuro (Davide Fancello, Filippo Sanna, Valeria Tupponi, Stefano Cadoni Biennale di Venezia 2008) References • Balducci A. (2012), “Quale pianificazione per i territori postmetropolitani? Una riflessione a partire dalla rottura del legame tra forme dell’urbano e confini amministrativi”, in Planum. 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