L A PA R O L A D E L PA S S A T O
La parola del passato e© sempre simile a una sentenza
d'oracolo; e voi non la intenderete se non in quanto sarete
gli intenditori del presente, i costruttori dell' avvenire.
NIETZSCHE
LA PAROLA DEL PASSATO
RIVISTA
DI
STUDI
VOLUME
ANTICHI
LXIX
NAPOLI
MACCHIAROLI EDITORE
2014
Direzione: Pia de Fidio - Gianfranco Fiaccadori - Valeria Gigante Lanzara
Responsabile: Gisella Macchiaroli
Consiglio direttivo: Luigi Beschi - John K. Davies - Sergio Donadoni
Hans Joachim Gehrke - Michel Gras - Johannes Kramer
Gianfranco Maddoli - Dirk Obbink - Raffaella Pierobon Benoit
Mirjo Salvini - Salvatore Settis
Marisa Tortorelli Ghidini - Gernot Wilhelm - Fausto Zevi
Redazione: Marco Di Branco - Agostino Soldati
Coordinatore: Luigi Vecchio
in collaborazione con
l'istituto italiano per gli studi filosofici
PRINTED IN ITALY ISSN 0031-2355
prefazione
5
EFORO DI CUMA
NELLA STORIA DELLA STORIOGRAFIA GRECA
Atti dell'Incontro Internazionale di Studi
Fisciano-Salerno, 10-12 dicembre 2008
a cura di Pia de Fidio e Clara Talamo
con la collaborazione di Luigi Vecchio
Volume secondo
LA PAROLA DEL PASSATO - MACCHIAROLI EDITORE
6
pia de fidio - clara talamo
In copertina
Moneta di Cuma del Museo Nazionale di Napoli
(inv. n. 7984) recto e verso
INDICE DEL VOLUME LXVIII/2013
Prefazione
Sigle e abbreviazioni
P. de Fidio, Introduzione
Prolusione di J.K. Davies, The historical and cultural world of Ephoros
I. Spunti biografici e contesto storico e culturale
F. Landucci Gattinoni, Sulle tracce di Eforo di Cuma: appunti
biografici
G. Ragone, Eforo `campanilista'. Lo spazio storico di Cuma eolica
nei frammenti dell'Epichorios e delle Storie
R. Nicolai, La storiografia di Eforo tra paideia retorica e identitaÁ
greca
G. Ottone, `In corsa nello stadio della storia'. Eforo e Teopompo
secondo Fozio
G. Camassa, Sacralizzazione e semplicitaÁ incompromessa delle antiche leggi. Due poli del pensiero storiografico di Eforo
A.M. Biraschi, Eforo e Omero
A.L. ChaÂvez Reino, La `idealizacioÂn' de los escitas en EÂforo: un replantamiento general (En torno a FGrHist 70 F 42 = EstraboÂn VII 3, 9)
II. Le koinai praxeis tra storie regionali e storia `universale'
L. Breglia, L'Atene arcaica di Eforo
P. de Fidio, Eforo e le tradizioni sulla Messenia arcaica
7
11
13
55
71
95
217
241
289
303
331
373
413
Frontespizio e retro: moneta di Cuma del Museo Nazionale di Napoli (inv.
n. 7983) recto e verso
INDICE DEL VOLUME LXIX/2014
EFORO DI CUMA
NELLA STORIA DELLA STORIOGRAFIA GRECA
Atti dell'Incontro Internazionale di Studi
Fisciano-Salerno, 10-12 dicembre 2008
a cura di Pia de Fidio e Clara Talamo, con la collaborazione di Luigi Vecchio
Volume secondo
R. Vattuone, Eforo in Diodoro XI
P. Vannicelli, Eforo e le guerre persiane
D. Ambaglio, Il contributo di Eforo per la Pentecontaetia
L. Canfora, Tra Cratippo e Teopompo
C. Bearzot, Eforo e Teramene
E. Bianco, Eforo e la tradizione sugli strateghi ateniesi del IV secolo a.C.
G. Daverio Rocchi, Eforo, Senofonte e la storia del loro tempo
C. Tuplin, Ephorus on post-Herodotean Persian history
L. Prandi, L'ultimo Eforo
III. Risonanze eforee nella tradizione storiografica posteriore
M. Moggi, Eforo e Aristotele
M. Polito, Eforo e la scuola di Aristotele sulla sqtug* dei Milesi
S. Bianchetti, Aspetti di geografia eforea nei Giambi a Nicomede
G. Parmeggiani, Diodoro lettore di Eforo
L. Porciani, Eforo e i proemi di Diodoro. Per una ridefinizione del
modello storiografico
EÂ . Parmentier, EÂ chos d'EÂ phore dans l'oeuvre de Nicolas de Damas,
Histoires et Recueil de coutumes
A. Filoni, Eforo e Apollodoro in Strabone
Indice delle fonti
Indice dei nomi e delle cose notevoli
Abstracts
Profili degli autori
I collaboratori dei volumi LXVIII e LXIX
Indice del volume LXVIII
Indice del volume LXIX
507
529
545
561
569
591
609
643
683
705
723
751
781
807
827
847
927
951
967
981
991
992
993
prefazione
7
PREFAZIONE
L'Incontro internazionale di studi del quale qui si pubblicano
gli Atti, svoltosi nel dicembre del 2008, eÁ giunto al termine di un
periodo particolarmente felice per gli studi di storiografia greca e
denso di dibattiti e di iniziative.
Esattamente venti anni prima, nel 1988, si era tenuto a Leuven un Colloquio seminale, Purposes of History, dedicato agli storici
greci tra IV e II secolo a.C. 1 Nella prefazione al volume degli Atti,
Henry Verdin e Guido Schepens richiamavano con luciditaÁ la questione che ancor oggi eÁ centrale nei nostri studi: per cui la critica
esercitata dagli storici antichi verso le proprie fonti eÁ inseparabile
dal loro metodo storico in generale; cosõÁ come lo storico moderno
che si interroga sul valore della storiografia antica non puoÁ prescindere dalle concezioni storiografiche degli autori antichi che sono di
volta in volta suo oggetto di studio. Nel clima di rinnovato interesse per la storiografia greca post-tucididea inaugurato dal colloquio di Leuven, particolare attenzione fu dedicata negli anni seguenti ai problemi di metodo che si pongono in linea di principio
nell'analisi della storiografia frammentaria, e ne sono efficace testimonianza vari convegni, e soprattutto i due del 1997 (Collecting
Fragments) 2 e del 2005 (AtheÂne e et les fragments d'historiens). 3 NeÂ
1
H. Verdin, G. Schepens & E. De Keyser (eds), Purposes of History.
Studies in Greek Historiography from the 4th to the 2nd Centuries B.C., Proc. of the
I n t . C o l l o q u i u m , L e u ve n , 2 4 - 2 6 M a y 1 9 8 8 ( S t u d i a H e l l e n i s t i c a , 3 0 ) , L o v a n i i
1990 .
2
G.W. Most (ed.), Collecting Fragments ± Fragmente sammeln, GoÈ ttingen
1997.
3
D. Lenfant (e d.), Athe ne e et les fragments d'historiens, Actes du Colloque
de Strasbourg, 16-18 juin 2005, Paris 2007.
pia de fidio - clara talamo
8
sono mancati incontri su tematiche specifiche, come l'uso dei documenti nella storiografia antica, 4 o su storici centrali per la comprensione del IV secolo, come Senofonte, 5 o sulla storiografia di IV
secolo in generale. 6
Parallelamente, negli stessi anni si segnala una serie di iniziative editoriali di altissimo livello, tra cui spiccano Die Fragmente
der griechischen Historiker Continued, in corso di pubblicazione
sotto la direzione di vari studiosi e con il coordinamento di Guido
Schepens, e la collana de `I frammenti degli storici greci' curata da
Eugenio Lanzillotta, in cui il nuovo rigore critico nell'approccio
alla storiografia frammentaria e la riflessione sulle prospettive,
anche teoriche, che tali imprese esigono, stanno ormai trovando
concreta applicazione.
E tuttavia in tanto fervore di studi mancava, al momento
della stesura del programma del nostro convegno, un serio tentativo di collocare Eforo di Cuma su questo sfondo e di restituirgli lo
spazio che gli compete nella storia degli studi sulla storiografia
greca. Dalla monografia di Barber, del 1935, meritevole per tanti
aspetti ma insufficiente e ormai per molti versi superata dai progressi della ricerca, erano trascorsi piuÁ di settanta anni. E sebbene
non mancassero progetti di riedizione dei frammenti e di elaborazione di nuovi commenti alle Storie, il Cumano era rimasto un po'
ai margini delle discussioni sulla storia della storiografia di IV
secolo. Soltanto in anni relativamente recenti si era iniziato a
dedicare una riflessione piuÁ attenta alla personalitaÁ di questo storico, che pure funge da cerniera tra le istanze di metodo della
storiografia di V secolo e i nuovi orizzonti della storiografia del
IV, tra retorica e storiografia e tra storia `universale' e storie locali,
tra interessi di carattere `evenemenziale' e interessi geografici ed
etnografici: un autore sul quale ha pesato a lungo in negativo il
A.M. Biraschi, P. Desideri, S. Roda & G. Zecchini (a cura di), L'uso dei
documenti nella storiografia antica, Incontri Perugini di Storia della Storiografia,
XII, Gubbio, 22-24 maggio 2001, Napoli 2003.
5
C. Tuplin (ed.), Xenophon and his World. Papers from a Conference held in
Liverpool in July 1999 (Historia Einzelschriften, 172), Stuttgart 2004.
6
G. Parmeggiani (ed.), Between Thucydides and Polybius: the Golden Age of
Greek Historiography (Hellenic Studies Series, 64), Cambridge (ma).
4
prefazione
9
giudizio impietoso di Schwartz e della filologia dell'Ottocento e
della prima metaÁ del Novecento, ma che proprio gli orientamenti
piuÁ attuali in materia di metodologia storiografica invitavano a
riprendere in considerazione in maniera piuÁ sistematica e con
mentalitaÁ piuÁ aperta che per il passato.
Da qui il proposito di creare le condizioni per una discussione
che rendesse giustizia a uno storico dagli interessi poliedrici e che
appariva a torto sottovalutato. Il programma, con nostro rammarico solo parzialmente completato per il venir meno, per indisponibilitaÁ dei relatori, di alcuni contributi rilevanti, dopo la prolusione di John Davies ha visto dapprima la trattazione di alcune
tematiche di carattere piuÁ generale, vertenti sulla formazione culturale e il metodo di lavoro di Eforo, per poi seguire un itinerario
suggerito dall'impianto stesso delle Storie, la cui diacronia ha fatto
da filo conduttore per un'analisi dei frammenti tesa a chiarire ±
attraverso i modi del racconto degli eventi ± gli scopi e le caratteristiche della storiografia di Eforo e il suo rapporto con le fonti;
mentre una speciale sezione eÁ stata dedicata in chiusura alla ricezione delle Storie, a sua volta spesso rivelatrice dei contenuti e
della metodologia eforei.
La sorte ha poi voluto che nei tempi lunghi della gestazione di
questi Atti venissero a compimento altri due lavori di notevole
interesse per gli studi eforei, apparsi troppo tardi per essere messi
a frutto, se non per minimi accenni, nei testi confluiti in questi due
volumi e per la maggior parte giaÁ consegnati. Il primo eÁ rappresentato da una ricerca monografica su Eforo, di assai ampio respiro, dovuta a Giovanni Parmeggiani, un giovane studioso della
`scuola' bolognese. 7 Il secondo consiste invece in una accurata e in
parte ampliata riedizione online, con commento, dei frammenti
eforei di Jacoby a cura di Victor Parker. 8 L'augurio eÁ che nell'insieme di questi contributi i futuri lettori possano trovare strumenti
di lavoro tutti parimenti utili per ulteriori approfondimenti.
EÁ un compito gradito riconoscere il nostro debito nei conG. Parmeggiani, Eforo di Cuma. Studi di storiografia greca, Bologna 2011.
V. Parker, Ephoros (70), in I. Worthington (Ed. in Chief), Brill's New
Jacoby, Brill Online.
7
8
10
pia de fidio - clara talamo
fronti delle istituzioni e delle persone che a suo tempo hanno reso
possibile la realizzazione dell'incontro salernitano: in primo luogo
il Rettore, prof. Raimondo Pasquino, e i membri del Consiglio di
amministrazione dell'Ateneo di Salerno; e inoltre la Preside della
FacoltaÁ di Lettere e Filosofia e attuale pro-Rettore, prof.ssa Maria
Galante; i Direttori del Dipartimento di Beni Culturali, prof.
Mauro Menichetti, e del Dipartimento di Scienze dell'AntichitaÁ ,
prof.ssa Paola Volpe Cacciatore; la dr.ssa Carmen Caterina e le
signore Stefania Romaniello e Antonietta Rosamilia del Dipartimento di Beni Culturali, responsabili dell'organizzazione logistica
e finanziaria.
Un ringraziamento particolare va inoltre al Presidente della
Provincia di Salerno, dr. Angelo Villani, per aver messo a disposizione il salone di Palazzo S. Agostino, sede salernitana dell'Incontro di studi, e al Sindaco della CittaÁ di Salerno, dr. Vincenzo
De Luca, per lo stanziamento di un fondo supplementare; noncheÂ
ai proff. Marina Polito e Luigi Vecchio e ai giovani studiosi del
Dottorato di ricerca e della Magistrale di Scienze dell'AntichitaÁ
(dottori Ferraioli, Fortunato, Raiola e Tanga), i quali si sono generosamente prodigati per assicurare il regolare svolgimento dei
lavori.
V o r r e m mo e s p r i me r e i n f i n e l a n o s t r a g r a t i tu d in e a G i s e l l a
Ma c c h i a r o l i , c h e h a g e n e r o s a me n t e a c c o n s e n t i t o a d a c c o g l i e r e q u e s t i A t ti ± n o n o s t a n t e a l o r o m o l e e l a r i d o n d a n z a d i p a s s i g r e c i ± n ei d u e v o lu m i L X V I I I ( 2 0 1 3 ) e L X I X (2 0 1 4 ) d e
« L a p a r o l a d e l P a s s a to » .
Questi Atti sono dedicati alla memoria di Delfino Ambaglio.
Pia de Fidio e Clara Talamo
SIGLE E ABBREVIAZIONI *
ANRW
Aufstieg und Niedergang der roÈ mischen Welt, hrsg. von H. Temporini & W. Hase, Berlin & New York 1972ARV
J.D. Beazley, Attic Red-Figure Vase-painters, Oxford 1963.
Annual of the Swedish Theological Institute, Leiden 1962-1983.
ASTI
BEFAR BibliotheÁ que des EÂ coles francË aises d'AtheÁ nes et de Rome.
BMC
British Museum Catalogue of Greek Coins, I-XXIX, London 18731929.
C AH 2
The Cambridge Ancient History, 2nd ed., Cambridge 1982-2005.
CeRDAC Atti del Centro Ricerche e Documentazione sull'AntichitaÁ Classica,
1977CISA
Contributi dell'Istituto di Storia Antica, UniversitaÁ Cattolica del
Sacro Cuore, Milano 1977CLGP
G. Bastianini & alii (a cura di), Commentaria et Lexica Graeca in
papyris reperta, MuÈ nchen & Leipzig 2004CPG
E.L. Leutsch & F.B. Schneidewin (Hrsgg.), Corpus Paroemiographorum Graecorum, I-II, Gottingae 1839-1851.
CSMG
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H. Diels & W. Krantz, Die Fragmente der Vorsokratiker6, Berlin
1951-1952.
Der Kleine Pauly. Lexicon der Antike, hrsg. von K. Ziegler, W.
DKP
Sontheimer, M. Landfester & alii, I ± V, Stuttgart 1964-1975.
DNP
Der Neue Pauly. EnzyklopaÈdie der Antike, hrsg. von H. Cancik,
H. Schneider & alii, 1-16, Stuttgart & Weimar 1996-2003.
FACTA Facta. A Journal of Roman Material Culture Studies, Roma 2007FGrHist F. Jacoby, Die Fragmente der griechischen Historiker, I-III, BerlinLeiden 1923-1958.
FGrHistC G. Schepens & alii (eds), Die Fragmente der griechischen Historiker Continued, Leiden, Boston & KoÈln, IV A, 1998C. & Th. MuÈller, Fragmenta Historicorum Graecorum, I-V, PaFHG
risiis 1841-1870.
* Per i periodici non inclusi in questo elenco si rinvia alle abbreviazioni
dell'Anne e Philologique.
12
G.-P.
pia sdieglfeideioab- bcrleavriaaztia
olnai mo
B. Gentili & C. Prato (a cura di), Poetae elegiaci. Testimonia et
fragmenta, I2, Lipsiae 1988.
HCT
A.W. Gomme, A. Andrewes & K.J. Dover, A Historical Commentary on Thucydides, I-V, Oxford 1945-1981.
Inscriptiones Graecae, I-XIV, 1873-1927.
IG
JJS
Journal of Jewish Studies, Oxford 1976F. Montanari & alii (a cura di), Lessico dei Grammatici Greci AntiLGGA
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P.M. Fraser & E. Matthews (eds), Lexicon of Greek Personal
LGPN
Names, Oxford 1987D.L. Page, Lyrica Graeca Selecta, Oxford 1968
LGrS
LHG&L Lexicon Historiographicum Graecum et Latinum, diretto da C.
Ampolo & U. Fantasia, con il coordinamento di L. Porciani,
Pisa 2004LSJ
H.G. Liddell, R. Scott, H.S. Jones & R. McKenzie, A GreekEnglish Lexicon9, Oxford 1968.
LSJ,
H.G. Liddell, E.A. Barber, P.G.W. Glare & A.A. Thompson (eds),
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Greek-English Lexicon. Revised Supplement, Oxford 1996 [19681].
M GR
Miscellanea Greca e Romana, Pubblicazioni dell'Istituto di Storia
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R. Meiggs & D. Lewis, A Selection of Greek Historical Inscriptions to the End of the Fifth Century B.C., Oxford 1969.
R. Merkelbach & M.L. West, Hesiodi Fragmenta Selecta, Oxonii
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Prosopographia Attica, edidit I. Kirchner, I-II Berolini 1901-1902.
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D.L. Page, Poetae Melici Graeci, Oxford 1962.
The Oxyrhynchus Papyri, I-XV, London 1898-1922.
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PSI
Pubblicazioni della SocietaÁ Italiana. Papiri Greci e Latini (dir. G.
Vitelli), I-X, Firenze 1911-1932.
RAC
Reallexicon fuÈ r Antike und Christentum, hrsg. von Th. Klauser &
H. Kruse, I-XXV, Stuttgart 1950-2012
RE
Real-EncyclopaÈ die der klassischen Altertumswissenschaft, hrsg. von
A. Pauly, G. Wissowa & W. Kroll, Stuttgart 1894SEG
Supplementum Epigraphicum Graecum, Leiden 1923Sylloge Nummorum Graecorum, London 1931SNG
Syll.3
W. Dittenberger, Sylloge Inscriptionum Graecarum3, hrsg. von
S. Hirzel, Leipzig 1915-1923.
TGL
H. Stephanus (C.B. Hase & G.&L. Dindorf [eds]), Thesaurus
Graecae Linguae3, I-IX, Parisiis 1831-1865.
T GF
Tragicorum Graecorum Fragmenta, ed. A. Nauck, 18892; suppl.
adiecit B. Snell, Hildesheim 1964.
TrGF
Tragicorum Graecorum Fragmenta, 1. ed. B. Snell, Didascaliae tragicae, catalogi tragicorum et tragoediarum, testimonia et fragmenta tragicorum minorum, GoÈ ttingen 19862; 2. ed. Kannicht & Snell, Fragmenta adespota, 1981; 3. ed. S. Radt, Aeschyli fragmenta; ed. S.
Radt, Sophoclis fragmenta, 1977.
aspetti di geografia eforea nei giambi a nicomede
751
ASPETTI DI GEOGRAFIA EFOREA
NEI GIAMBI A NICOMEDE
Il testo comunemente attribuito allo Ps. Scimno 1 ha goduto
negli ultimi tempi di un rinnovato interesse e ha riportato anche
me a tematiche che piuÁ di dieci anni fa mi avevano coinvolta
soprattutto sul fronte dell'informazione geografica dell'A., ricca
di spunti ancora oggi in gran parte da approfondire.
Si discute, in particolare, il problema dell'identificazione di
questo Anonimo oltre a quello ± spinoso e strettamente legato al
precedente ± della cronologia dell'opera.
Su questo secondo aspetto il tempo trascorso non ha mutato la
mia opinione, confermata autorevolmente da D. Marcotte il quale,
nella sua eccellente edizione del I volume dei Geografi greci dedicato allo Ps. Scimno, ribadisce una datazione dei Giambi agli anni
precedenti il 110/9 `au plus tard' 2 e una dedica che potrebbe essere
indirizzata a Nicomede II (senza escludere del tutto Nicomede
III), antecedente comunque alla pubblicazione del IV libro delle
Cronache di Apollodoro.
Si tratta naturalmente di datazioni ipotetiche cosõÁ come
ipotetica resta a tutt'oggi l'identificazione del nostro A.: Diller 3
pensava a un Pausania di Damasco altrimenti pressoche sconosciuto, Marcotte ha proposto Apollodoro di Atene e Boshnakov 4
Sul titolo dell'opera cf. Marcotte 2000, 16.
Marcotte 2000, 11. In questo senso giaÁ Unger 1882, 611-612 per un
lasso di tempo compreso tra 133 e 116; Bianchetti 1990a, 23-35. Per una datazione piuÁ bassa, intorno al 90 a.C., cf. MuÈller, 1855, lxxvii; Diels 1876, 5;
PeÂdech 1964, 576.
3
Diller 1952, 177; 1955, 268-279. Cf. in questo senso Lasserre 1975;
Habicht 1985, 20-21.
4
Boshnakov 2004, 33.
1
2
752
serena bianchetti
ha contestato questa paternitaÁ proponendo Semo di Delo, figura
anch'essa assai evanescente e tale da legittimare dubbi sull'opportunitaÁ di contrapporre ipotesi che rischiano di ricostruire,
con scarsi dati, profili di autori altrimenti pressoche ignoti. 5
Per quanto attiene al mio intervento in questa sede, tenteroÁ di concentrare l'attenzione sulla presenza eforea nei
Giambi nella convinzione che anche una Quellenforschung condotta nella prospettiva di un'indagine storica, piuÁ che di una
dissezione anatomica, possa portare qualche elemento utile alla
definizione della personalitaÁ del nostro A. e, di conseguenza,
almeno alla sua collocazione all'interno della nostra tradizione
letteraria.
Nella raccolta di Jacoby (FGrHist 70) sono 11 i Frammenti e 1
la Testimonianza che lo studioso riporta a Eforo ricavandoli dai
Giambi. 6
La T 32 = vv. 115 ss. contiene l'elenco delle fonti alle quali il
nostro A. dichiara di rifarsi: sono qui citati, in un ordine che a
Marcotte 7 non eÁ sembrato casuale, Eratostene, Eforo, Dionisio di
Calcide, Demetrio di Callatis, Cleone di Sicilia, Timostene, forse
Teopompo e Ecateo di Abdera nella lacuna dei vv. 119-125, e
infine Callistene e Timeo, nonche Erodoto.
Sul `peso' delle due fonti ritenute principali ± Eratostene e
Eforo ± la dottrina si eÁ divisa tra chi ± come Dopp 8 ± considerava
Eforo la maggiore autoritaÁ e chi ± come HoÈfer 9 ± riportava invece
a Eratostene gran parte delle informazioni contenute nei giambi.
EÁ questa anche l'opinione di Marcotte, il quale sottolinea che la
dottrina dell'alessandrino eÁ riportata con tre termini tecnici (geo5
A favore di un autore ateniese dall'identitaÁ non precisabile vd. ora Bravo
2009, 2-29, il quale immagina che il Peqi+ cg&| attribuito ad Apollodoro da Strabone e da Stefano di Bisanzio sia un falso, composto dall'anonimo autore della
nostra Periegesi a Nicomede.
6
FGrHist 70 T 32; FF 18c (= vv. 516 ss.); 129b ( vv. 152 ss.); 131b (= vv.
183 ss.); 134b (= vv. 236 ss.); 138b ( = vv. 312 ss.); 144 (= vv. 470-478); 145
(= vv. 535-549); 158 (= vv. 835 ss.); 159 (= vv. 865 ss.); 160 (= vv. 874 ss.);
161b (= vv. 900 ss.).
7
Marcotte 2000, 17-19 e comm. ai vv. 119-125.
8
Dopp 1900;1908; 1909.
9
HoÈfer 1928, 127-152; 1883, 67-95.
aspetti di geografia eforea nei giambi a nicomede
753
graphia, klimata e schemata) 10 tali da far ritenere che l'A. attingesse
soprattutto al III libro della Geografia, dove erano descritte le
diverse regioni dell'ecumene. Dello stesso Eratostene l'A. avrebbe
utilizzato le Cronografie, 11 cioeÁ la griglia cronologica che dalla
guerra di Troia (fissata da Eratostene al 1184) 12 arrivava ai Diadochi, periodo al di sotto del quale i Giambi raramente sembrano
andare.
Ora, l'appello alle fonti cui l'A. si rifaÁ, costituisce certo un
elemento importante per comprendere il filone cui i Giambi si
connettono in via prioritaria e su cui torneroÁ in seguito, ma va
preliminarmente detto che le citazioni, piuÁ che chiarire quantitativamente i debiti del nostro e succedersi sotto questo aspetto nel
testo, potrebbero essere indicative di un metodo di lavoro che
utilizzava fonti diverse in relazione alle diverse aree geografiche,
con una scelta che potrebbe costituire dunque la cifra dell'identitaÁ
culturale dell'A.
In questa ipotesi di lavoro il prioritario richiamo a Eratostene
± di fatto poi non utilizzato quanto ci si aspetterebbe ± appare di
ordine generale, quasi un richiamo indispensabile a quella `carta'
dell'ecumene che viene qui evocata quando si dichiara di voler
presentare al re di Bitinia `la descrizione di tutte le terre e il
giro completo della terra in pochi versi' ( vv. 90 ss.).
All'interno dunque di questo quadro di riferimento di natura
prettamente geografica, si sviluppa il lavoro dell'A. che vuole essere di natura storica (v. 111, cf. 44; 65) e che tende a raccontare,
in forma metrica, `le colonie, le fondazioni di cittaÁ, i luoghi terrestri accessibili per via di terra e di mare', 13 coniugando in sostanza
l'indagine storica e quella geografica.
Strab. IX 1, 2 Per HoÈgemann 1929, 10-11 l'espressione deriverebbe a
Strabone da Ps. Scimno. Cf. in proposito Korenjak 2003, 73; Shcheglov 2004,
31-37; 2006, 351-359; Bianchetti 2007-2008, 33-35.
11
Sull'opera di Eratostene cf. Berger 1880; 19032, 411; Aujac 2001, 87122; Geus 2002, 261-288; Bianchetti 2006, 35-46.
12
FGrHist 244 F 1 (apud Steph. Byz. s.v. Ltot&|); F 61a (apud Diod. I 5, 1).
13
Dei quattro termini a\poiji* ai, jsi* rei|, pkxsa*, poqetsa*, Marcotte 2000,
107 n. 11 sottolinea che i primi due richiamano Timeo mentre considera i secondi
una variante di Arr., Ind. 43, 10. I due termini ricorrono invero nella critica di
10
754
serena bianchetti
Si tratta di un procedimento del quale si puoÁ trovare un confronto, pressoche coevo, in Agatarchide di Cnido, il quale dice di
seguire per le quattro parti del mondo in cui eÁ divisa l'ecumene le
fonti che specificatamente avevano trattato quelle aree: per l'occidente Lico e Timeo, per l'oriente Ecateo di Abdera e Basilide, per
il nord Diofanto e Demetrio di Callatis, mentre per il sud (che nel
caso specifico concerne le regioni del Mar Rosso) afferma di essere
il primo e di svolgere percioÁ una funzione pionieristica. 14
Il confronto risulta congruo anche in relazione al taglio della
descrizione del nostro A. che segue, analogamente al Periplo del
mar Rosso, una rotta marina, descritta peraltro da uno che non
sembra lasciar trapelare alcuna esperienza diretta, 15 segno evidente di una utilizzazione di uno schema geografico (quello del
periplo) a fini storici.
In effetti, il modulo periplografico, la cui flessibilitaÁ e diffusione sono dimostrate dal complesso dei testi giuntici, 16 consente
al nostro A. di costruire un'opera originale della quale viene rivendicata, da un lato, la parentela con le Cronografie di Apollodoro
composte in metro comico e, dall'altro, quella con autori come
Erodoto, Eforo e Timeo, storici canonici 17 e padri di una storia
che aveva visto protagonisti i Greci sui mari.
Il concetto che quella dei Greci fosse, fin dalle vicende coloniali,
una storia che trovava nelle acque dei fiumi e dei mari le sue direttrici
Polibio a Pitea (Strab. II 4, 2 = Pyth. F 21 Bianchetti) ed eÁ verosimile che si tratti
di una iunctura di provenienza piteana: Bianchetti 1998, 107. Il tema dell'indagine di Eforo eÁ indicato da Polyb. (IX 1, 4 = FGrHist 70 T 18b) con espressioni
che richiamano i nostri vv. e che ritornano in Strab. X 3, 5 = FGrHist 70 T 18a.
14
Phot. 64, 454b. Su Agatarchide cf. Woelk 1966, passim; Gozzoli 1978,
54-79; Burstein 1989, 1-41; Desanges 1998, 69-82; Marcotte 2001, 385-435;
Engels 2004, 179-192.
15
Sul valore dell'autopsia cf. Nenci 1955, 14-46; Schepens 163-182; 1980,
passim. Sul `sapere libresco' del nostro cf. Marcotte 2000, 20-24.
16
Sui peripli cf. Gisinger 1937, 841-850; Peretti 1979, 13-116; Janni
1984, passim; Prontera 1992; Cordano 1992, passim; GonzaÂlez-Ponce 1998,
41-75; GoÂmez-EspelosõÂn 2000, passim; GonzaÂlez-Ponce 2008, 19-44.
17
Cf. Nicolai 1986, 9-24; 1992, 250-340. EÁ verosimile ± come rilevato da
Bravo 2009, 34-35 ± che l'Anonimo leggesse direttamente Eforo, contro quanto
ipotizzato da Jacoby (FGrHist 70, Komm. ad FF 34-35, 128-133).
aspetti di geografia eforea nei giambi a nicomede
755
qualitative risulta chiaramente dalla definizione di spazi che sono,
fin dalla prima indagine ionica, disegnati dal mare, come dalle acque
del mare e dei fiumi sono divisi i continenti e sono limitati i contorni dell'ecumene, intesa nel suo complesso come un'isola.
La scansione in continenti, la cui definizione territoriale stava
giaÁ alla base della narrazione storica di Erodoto nonche dell'indagine di Ecateo, si concentra in due libri specifici dell'opera storica
di Eforo (IV e V dedicati a Europa e Asia) 18 con un modulo destinato a godere di fortuna, ad es. presso Polibio, che considera la
geografia una parte della storia e alla quale eÁ dedicata non una
sezione iniziale bensõÁ quella finale delle Storie. 19
Se questo eÁ dunque il filone al quale il nostro si rifaÁ e che trova
in Eforo un autorevole capostipite, eÁ verosimile che le opzioni
geografiche presenti nei giambi possano rispondere ± anche solo
in negativo ± a questa scelta di metodo che, condizionando l'impianto dell'opera, influisce anche sulle singole sezioni di essa.
Nella raccolta di Jacoby i FF di Eforo ricavati dai giambi sono
di ampiezza meno estesa di quella adottata da Dopp 20 e tuttavia
sono riportati allo storico anche alcuni passi nei quali Eforo non eÁ
esplicitamente citato (e che sono percioÁ editi in corpo piccolo) ma
che a lui andrebbero ricondotti per le analogie con altri luoghi dove
la citazione eÁ invece esplicita. EÁ il caso del F 18c = vv. 516 ss. in
cui sono descritti gli stati del Peloponneso con una enumerazione
degli ecisti che ricorre nello stesso ordine in un passo di Strabone
(VIII 8, 5 = 70 F 18b) che cita Eforo direttamente.
EÁ ancora considerato F il 30c = vv. 167-182 in cui vengono
tratteggiati i quattro popoli che definiscono i confini dell'ecumene
secondo quanto Strabone VIII 2, 28 = F 30a e Cosma Indicopleuste (II 148 = F 30b) avevano fatto riportando le parole di Eforo e
che hanno poi determinato una interpretazione schematica dell'alCf. Prontera 1984, 187-256 con l'analisi dello spazio geografico in Eforo
e in Polibio.
19
Sulla geografia polibiana cf. PeÂdech 1964, 587-88; 1974, 39-61; Texier
1976, 395-407; Walbank 1979, 591-592; Clarke 1999, 77-128; Engels 1999,
157-165.
20
Dopp 1900; 1908; 1909.
18
756
serena bianchetti
locazione dei popoli su una `carta', verosimilmente estranea alla
concezione eforea. 21 Lo stesso accade per il F 129 = vv. 152 ss.
dedicato all'estremo Occidente e all'isola di Erytheia e per il F
131b (= vv. 183 ss.) sui Celti ellenizzati. Infine anche il F 134b =
vv. 236 ss., dedicato a Cuma vicino Napoli ecc. (Averno e Circe), eÁ
ricostruito sulla base di Strabone V 4, 5 che contiene la menzione
di Eforo.
Eforo eÁ invece esplicitamente citato al v. 472 = F 144 dove
l'A. dice di voler descrivere la Grecia e\hmijx&|, cioeÁ seguendo la
successione dei popoli a cominciare dagli Acarnani. 22 Il cumano eÁ
citato poi al v. 546 = F 145 relativo a Creta e al suo popolamento
arcaico.
Lasciamo per ora da parte i FF 158, 159, 160 che sono relativi
al Ponto Eussino e che risultano traÁditi non dal testo in versi ma da
citazioni da parte dell'anonimo compilatore di un Periplo del Ponto
Eussino, che risale al VI sec. e che pone ulteriori problemi di
tradizione, tali da rendere ± come vedremo ± ancor piuÁ cauti
sull'attribuzione a Eforo di gran parte del testo.
Occidente
Ci fermeremo ora, in particolare, sui passi relativi all'estremo
Occidente: il F 129b = vv. 152 ss. contiene la descrizione del
distretto delle Colonne d'Eracle, la cui localizzazione costituõÁ oggetto di ampie discussioni presso gli antichi. 23
i) Per il giambografo le Colonne sono due isole, secondo una
21
Cf. Wolska Conus 1978, 185-187 e in particolare Prontera 2001, 187229; Marcotte 2000, 54-55 con la giusta osservazione che Eratostene non
avrebbe potuto immaginare gli Indiani estesi tra il levante estivo e quello invernale, ritenendo il Tauro la catena che limitava l'estensione dell'India. Sul fr.
eforeo vd. ora Parmeggiani 2011, 219-224.
22
Per HoÈfer 1933, 68 gli Acarnani sarebbero al di fuori della Grecia propriamente detta e percioÁ i vv. in questione non deriverebbero da Eforo, che invece
li considerava greci (F 143 apud Strab. VIII 1, 3). Sul punto cf. Engels 1999, 136;
Marcotte 2000, 62-63.
23
Sulle Colonne vd. Peretti 1979, 154 ss.; 364 ss.; Bianchetti 1990a, 3973; Cataudella 1989-1990, 315-337; Antonelli 1997, 151-160.
aspetti di geografia eforea nei giambi a nicomede
757
antica localizzazione che faceva capo a Euctemone (citato da
Avieno, Ora mar. 350-69), 24 mentre per Dicearco, Eratostene e
Polibio le Colonne stavano sui due promontori di Calpe e Abyle. 25
ii) L'isola di Erytheia, dista un giorno di navigazione dal
monte che chiude lo Stretto. Si tratta di una determinazione
che, per il riferimento al giorno di navigazione e per la direzione
della rotta, fa capo a una tradizione periplografica antecedente alla
descrizione di Eratostene, il quale ± come noto ± aveva omologato
in stadi le distanze diversamente computate.
iii) Il riferimento alla mitica Tartesso, da cui discendono argento e stagno, come un centro distinto da Gades lascia intravedere una tradizione diversa da quella confluita in Avieno, che
unifica peraltro Malaka-Mainake. Si tratta di una tradizione, anche in questo caso, diversa da quella che attraverso Pitea confluisce in Eratostene e poi in Posidonio, il quale contesteraÁ per l'appunto su basi scientifiche i racconti mitici relativi a Tartesso. 26
iv) Il riferimento agli Etiopi che sarebbero migrati dalla Libia,
in ottemperanza alla spiegazione del verso omerico che parlava di
Etiopi divisi in due, 27 non trova riscontro nel filone eratostenico
che distingue la poesia ± in particolare quella omerica ± dalla
geografia. Esso riporta piuttosto a una scansione dello spazio
che comprende e organizza i dati di una tradizione che non si priva
di Omero ma lo utilizza per comprendere meglio la localizzazione
di popoli antichi e moderni.
EÁ da notare infatti che al v. 98 lo Ps.Scimno considera le
peregrinazioni di Ulisse un punto di riferimento per la conoscenza
geografica. Il fatto che il poeta riusciraÁ a condurre il lettore in giro
per l'ecumene risparmiandogli le fatiche dell'eroe omerico costituisce, percioÁ, un ulteriore elemento per comprendere quanto l'opera di Omero costituisse ancora, ai suoi occhi ± come poi a quelli
di Cratete e dello stesso Strabone ± un testo indispensabile per
acquisire una conoscenza completa del mondo.
24
Su Avieno cf. Bianchetti 1990a, 50 ss.; Antonelli 1998, 61-63; 174;
Bravo 2009, 44-45, che riporta a Eforo l'informazione su Euctemone.
25
Vd. nota 22.
26
Antonelli 1997, 62 ss.; 2008, 99-102.
27
Od. I 83, su cui Aujac 1966, 20-26; Ballabriga 1986, 108-110.
758
serena bianchetti
vi) Il riferimento alla Colonna Boreale o di Briareo 28 eÁ indicativo ± come avevo giaÁ osservato parecchi anni fa ± di una
tradizione diversa da quella presente in Avieno. Nell'Ora maritima infatti si parla di Oestrymnis e si menziona un dato geografico che risale probabilmente a una tradizione nautica antica, le
cui tracce si riscontrano ancora nella descrizione piteana della
regione del Finisterre francese. I vv. dello Ps. Scimno sembrano
ignorare, invece, questa tradizione e seguire un filone che identificava nella colonna settentrionale una sorta di confine del
mondo, segnato da quei Celti i cui gruppi nord-occidentali, definiti Henetoi, avrebbero costituito un ramo dei Veneti stanziatisi poi in Adriatico.
TorneroÁ su questo ultimo aspetto, ma cioÁ che emerge nel
complesso di questi versi eÁ un'idea del Nord-Ovest assolutamente
diversa da quella piteana, confluita poi nella carta eratostenica.
Noto per inciso che il vero Scimno citava nel F 9 29 la Britannia e
aveva quindi una conoscenza del Nord diversa da quella che risulta
dai giambi, una conoscenza nella quale confluivano i dati ricavati
da Pitea e trasmessi da Eratostene.
Il Nord-Ovest che emerge dai versi del nostro poemetto eÁ in
definitiva diverso da quello eratostenico ma anche da quello degli
antichi peripli confluiti in Avieno, 30 il quale citava le isole Oestrymnides e una insula Albionum, attingendo a fonti precedenti
a Pitea e tramandando le tracce di un sapere nautico che si era
conservato evidentemente in un filone differente da quello scientifico. Il Nord-Ovest dei nostri giambi segue invece uno schema
geometrico che attribuisce alle popolazioni celtiche tutto il lato
28
Per bqiaqe*x| Marcotte 2000, 122 in apparato (malim) a fronte di ba*qia
del testo (locus desperatus); cf. anche 165. Su questi vv. vd. Bianchetti 1990b,
241-246; Antonelli 1997, 65-66; Bravo 2009, 65-67.
29
F 9 (apud Schol. Apoll. Mir. 15); Gisinger 1927, 670.
30
Secondo Bravo 2009, 30-39 la coincidenza di fonti utilizzate da Avieno
e dal nostro anonimo farebbe pensare che il primo potesse aver attinto parte delle
sue informazioni geografiche dal falsario ateniese autore di un Peqi+ cg&|, composto
per reagire al successo dell'opera di Artemidoro, suo contemporaneo.
aspetti di geografia eforea nei giambi a nicomede
759
occidentale dell'ecumene, confinante a sud con gli Etiopi e a nord
con gli Sciti.
Si tratta di uno schema che i confronti con il resto della
tradizione lasciano ricondurre facilmente a Eforo e nel quale
non sono esclusi ± come rilevato giaÁ da HoÈfer 31 ± i riferimenti a
Eratostene, come la menzione, al v. 169 del mare Sardo.
A parte comunque inserzioni di questo tipo, dettate probabilmente dalla necessitaÁ di `aggiornare' il quadro geografico mediterraneo, resta da chiedersi il perche di una smaccata preferenza
da parte dell'Anonimo per una descrizione che, relativamente all'area atlantica, risulta chiaramente vecchia e superata.
Si tratta di una scelta che eÁ, in un certo senso, doppiamente
datata percheÂ, se da un lato tradisce il consapevole rifiuto dell'esposizione eratostenica, dall'altro rivela anche una non conoscenza
di quella polibiana; elemento questo, che potrebbe indurre a datare il nostro testo prima della pubblicazione delle Storie, composte
almeno per il XII libro ecc. dopo il 146 32 o, comunque, a ritenere
che la fonte utilizzata e che forse trasmetteva anche Eforo, fosse
antecedente alla pubblicazione dell'opera di Polibio.
Eforo, cui si rifaÁ il quadro geografico della sezione in esame,
non eÁ tuttavia menzionato nei vv. relativi all'Occidente, mentre eÁ
citato al v. 115, all'inizio dell'elenco di storici cui l'A. eÁ debitore e
forse percioÁ implicitamente richiamato nella descrizione dell'area
iberica per la quale costituiva, agli occhi del nostro A. ± o forse a
quelli della fonte dalla quale attingeva la descrizione ± ancora la
fonte storica piuÁ attendibile.
L'adesione a Eforo, con l'implicito rifiuto della descrizione
eratostenica sporadicamente evocata, implica dunque una presa di
posizione piuttosto decisa su un'idea di geografia che eÁ dichiaratamente storica piuttosto che scientifica.
Anche la descrizione dell'Oriente mostra, come vedremo, un
allontanamento da Eforo che non si traduce, ancora una volta e a
HoÈfer 1928, 127-152; 1933, 67-95, seguito da Marcotte 2000, 18.
Marcotte 2000, 23 osserva che difficilmente Polibio doveva comparire
tra le fonti citate nel prologo che ci eÁ giunto peraltro lacunoso. In questo senso
anche Bravo 2009, 18. Vd. anche le osservazioni di Gabba 2003, 146.
31
32
serena bianchetti
760
differenza di quanto sottolineato fin qui dalla critica, in una adesione a Eratostene, ma piuttosto nella scelta di una fonte storica la
cui identificazione eÁ complessa ma che potrebbe essere individuata
± se risulteranno fondate le nostre argomentazioni ± in Demetrio
di Callatis, la cui autoritaÁ in storia e geografia del Ponto era riconosciuta anche da Agatarchide. 33
Autore di un'opera storica in 20 libri intitolata Europa e
Asia 34 che narrava gli eventi storici almeno fino al 216/5 (Ierone
di Siracusa), 35 Demetrio divideva l'opera ± da quanto si ricostruisce dai pochi FF giuntici 36 ± in due sezioni (Europa-Asia) seguendo
l'impianto geografico di Eforo per discostarsene proprio per quell'area pontica le cui vicende avevano subito, nel corso di quasi un
secolo e mezzo, significativi mutamenti.
Oriente
Per quanto riguarda la regione orientale, in particolare quella
della Palude Meotide, il problema delle fonti dei nostri giambi eÁ
complicato dal fatto che il testo ci eÁ giunto per tradizione indiretta, riportato da un Anonimo compilatore di un Periplo del Ponto
Eussino, che in etaÁ bizantina raccolse excerpta dal nostro poemetto.
Marcotte, a differenza di Diller, 37 ricostruisce 34 Frammenti ricavati da quelle parti di Eux. nelle quali sono riferite ± sotto forma
giambica ± affermazioni riconducibili al nostro Anonimo e arriva
a una sottile e puntuale distinzione tra cioÁ che a questi puoÁ essere
riportato e cioÁ che presumibilmente eÁ imputabile al testimone
bizantino.
Si comprende giaÁ da questo ± e la scelta di Marcotte di segnalare con l'asterisco le parti dubbie e di riprodurre in corsivo le
sequenze giambiche lo conferma ± la difficoltaÁ di risalire a un testo
Agathar. apud Phot. 64, 454b Henry, su cui Marcotte 2001, 391-406.
Sul rapporto Agatarchide - Demetrio cf. UrõÂas MartõÂnez 1993, 57-67.
34
FGrHist 85 T 1 apud Diog. L. V 83.
35
FGrHist 85 F 3 apud Luc., Macrob. 10.
36
Cf. Schwartz 1901, 2807; Boshnakov 2004, 83 ss.
37
Diller 1952, 165-176.
33
aspetti di geografia eforea nei giambi a nicomede
761
il cui eventuale rapporto con Eforo risente necessariamente della
precarietaÁ con cui il testo eÁ costituito.
Jacoby ± che come si eÁ detto era giaÁ piuÁ selettivo e cauto di
Dopp ± considerava invece eforei ampi tratti della descrizione
delle regioni pontiche basandosi, da un lato, sulla menzione di
Eforo ai vv. 835 ss. (= F 158), e dall'altro sulla giaÁ dimostrata
presenza di Eforo per la parte occidentale dell'ecumene.
Nessuno dei due criteri jacobiani appare oggi privo di dubbi:
per il primo ± la menzione di Eforo ± si tratta infatti di definire e
delimitare l'estensione della citazione; mentre per il secondo ci si
deve domandare se, a fronte di un Occidente descritto dopo Eforo
solo da Eratostene e secondo i criteri sopra esposti ± cioeÁ poco
consoni a una descrizione storico-encomiastica dell'ecumene ± per
l'Oriente possano valere gli stessi criteri.
Vediamo a questo punto i FF traditi da Eux. per cercare di
capire in che termini si configurino qui gli eventuali debiti nei
confronti di Eforo.
Si prenderanno qui in esame i vv. 835-73 MuÈller = vv. 83774 Diller = FF 15a-b Marcotte; i vv. 874-85 MuÈller = vv. 875-84
Diller = F 16 Marcotte = FGrHist 70 FF 158-160 nei quali si
concentra la descrizione della regione intorno alla Palude Meotide
e dalla quale si eÁ tentato di ricostruire la Scizia di Eforo. 38
EÁ noto che questi si rifaceva a Erodoto con il quale si notano
consonanze all'interno del nostro testo, che presenta anche discrepanze che sono state interpretate come il frutto dell'intervento del
cumano, che si sarebbe allontanato da Erodoto proprio per quel
tanto che di non erodoteo eÁ presente nei nostri giambi. 39
Va detto tuttavia che gli inquietanti e ragionevoli dubbi for38
LeÂvy 1981, 57-68; Takhtadz'an 1986, 53-68; Corde 2005, 79-81;
Parmeggiani 2011, 236-240; A.L. ChaÂvez-Reino (nel primo volume di questi
Atti).
39
Marcotte 2000, 249. Vd. in particolare gli Androfagi e i Sauromati
considerati Sciti mentre Erodoto non li considerava tali. Probabilmente la scansione di Eforo eÁ segnata dalla distinzione in Greci e barbari, cioeÁ tra Sciti (europei) e Saka, localizzati come i Sarmati a est del Tanais. Per il `modello' erodoteo
cf. Breglia 2005, 277-314.
serena bianchetti
762
mulati da Marcotte sul testo che ci eÁ giunto fanno riflettere sulla
possibilitaÁ che proprio la localizzazione dei gruppi scitici, segnalata da avverbi e preposizioni usati in senso vago e talora improprio (a>mxhem + gen. che ricorre peraltro solo qui) 40 possa essere
frutto di una sorta di `taglia e incolla' messo in opera da Eux. piuÁ
che da Eforo, all'interno del cui usus scribendi ± per quanto se ne
possa ricavare dai nostri frammenti ± non sembrano ricorrere le
preposizioni di luogo presenti nel poemetto.
Oltre a cioÁ, la difficoltaÁ di ricostruire le sequenze giambiche
nelle quali sarebbe chiuso il testo del cumano rende ancora piuÁ
improbabile l'operazione di Jacoby che ha accolto come frammento tanto le parti in poesia quanto quelle in prosa, chiaro segno
dell'intervento di Eux. e della inevitabile distanza tra il testo che
leggiamo e quello ± sempre piuÁ virtuale ± di Eforo. 41
Cominciando dal F 15a Marcotte (= Eux. 49 = vv. 835-59
MuÈller = vv. 837-60 Diller = FGrHist 70 F 158) e relativo alla
descrizione delle popolazioni scitiche, sembrano difficilmente riconducibili a Eforo:
1. Il riferimento ai re del Bosforo, che allude ai sovrani spartocidi i quali avrebbero trasformato, con Spartoco III (304/3-284/
3), ufficialmente in monarchia la carica di arconti dei predecessori.
La doppia titolatura (arconte e re) 42 giaÁ attestata per Leucone (389/
8-349/8) e sulla quale avrebbe influito secondo Moreno 43 anche
Isocrate, con il quale la nobiltaÁ locale era in contatto, limita in
effetti la basileia a Toreti, Danari e Psessi.
Alla luce dell'evoluzione della storia dei `re' del Bosforo, delineata di recente da S. Gallotta, puoÁ essere di qualche peso il fatto
Nell'uso di Erodoto (IV 105) non eÁ associato al genitivo e ha valore
avverbiale (`dall'alto').
41
Valgono in questo senso i dubbi giaÁ formulati da HoÈfer 1933, 67-95. Cf.
anche Parmeggiani 2011, 166 nota 44.
42
Marcotte 2000, 248. Cf. Geyer 1930, 686-695; Werner 1955, 412414; Gardiner-Garden 1986, 192-225.
43
Moreno 2007, 146-206. Sulla titolatura dei dinasti bosforani con analisi
della documentazione epigrafica cf. Gallotta 2010, 21-22; 29-33; 49-50. Per
Parisatide I cf. Gallotta 2003, 250.
40
aspetti di geografia eforea nei giambi a nicomede
763
che la sede della dinastia venga definita nei vv. in questione `reggia'
cosõÁ da far pensare a una compiuta trasformazione del governo in
monarchia. Il dato potrebbe far pensare, in questo senso, a una
fonte piuÁ recente di Eforo e che probabilmente aggiornava le notizie ricavate dal cumano in una prospettiva che ± come quella
dell'A. dei giambi ± risulta centrata sul Ponto. 44
2. La menzione di una `Scizia barbara', poco perspicua nella
sua localizzazione `al di sopra di questi' (chi?). La definizione
sembra alludere genericamente a quei territori nordici che per
Erodoto non erano piuÁ scitici e che per Eforo costituivano il bordo
settentrionale di un'ecumene tratteggiata nei suoi contorni mediante il riferimento ai gruppi etnici che l'abitavano.
Se l'espressione `al di sopra di essi' ci fornisce la spia di un
procedimento che giaÁ con Erodoto tendeva a definire le latitudini
che segnavano il progressivo allontanamento dei popoli dalla civiltaÁ normativa (quella greca), eÁ anche vero che l'assenza di coordinate precise per le regioni distanti dalla Palude Meotide dimostra la centralitaÁ di essa nella fonte sottesa e il progressivo disinteresse per le regioni distanti. 45
44
L'inizio del F 15 Marcotte cita Pantikapaion-cittaÁ mentre alla fine del
passo eÁ menzionato il fiume Panticape, oltre il quale starebbero i Limnaioi. Cf.
anche Strab. XI 2, 10 dove Pantikapaion eÁ la capitale dei Bosforani europei,
mentre Phanagoreion eÁ capitale dei Bosforani asiatici. Per Phanagoreia cf. Hecat.
FGrHist 1 F 212 apud Steph. Byz. s.v. Uamaco*qeia. Su questi centri vd. ora
Gallotta 2003, 250.
45
La descrizione eforea comprende una scansione della Scizia secondo le
linee dei fiumi che risale a Erodoto. In particolare i Karpides del F 15a Marcotte sono stati avvicinati ai Callippidi di Erodoto (IV 17) mentre sono, in
realtaÁ, piuÁ a occidente della popolazione citata dallo storico lungo il Boristene e
costituiscono la prima popolazione di quella Scizia europea valutata dal cumano
positivamente e affatto diversa dalla `Scizia barbara' citata ai vv. precedenti.
Ancora di matrice erodotea sembra la successione degli Sciti \Aqosg&qe|-Metqoi*
fissati a occidente del Boristene e estesi fino alle latitudini desertiche settentrionali. La Scizia Hylaia di Hdt. IV 18 eÁ a oriente del Boristene, come per
Eux., cosõÁ come analoga eÁ la descrizione degli Sciti Cexqcoi* . Questi si estendono per Erodoto fino al fiume Panticape oltre il quale comincia la popolazione
degli Sciti Nomadi. Il fiume Panticape segna dunque per lo storico (IV 19) il
confine con gli Sciti Nomadi, mentre Eux. cita prima dei Nomadi i Limnaioi.
Sono esplicitamente eforei `i portatori di casa' (cf. Strab. VII 3, 9 = FGrHist
764
serena bianchetti
3. Il riferimento ai Limnaioi per gli Sciti stanziati sulla Palude
Meotide. Si tratta di un unicum che difficilmente risale a Eforo, il
quale chiamava questo stesso gruppo Maiotai, trattandosi di un
popolo che abitava sulle coste della Palude.
Maiotai compare anche in [Scyl.] 68 46 e in Demetrio di Callatis (FGrHist 85 F 1) che chiamava Iazamatai quei Maiotai che
Eforo chiamava anche Sauromati. 47
4. I Sarmati citati al F 16 Marcotte che compaiono, oltrecheÂ
nel nostro testo, in Polibio (XXV 2) con un ethnonimo che sembra
un'evoluzione-variante di Syrmatai 48 presente in Eudosso di Cnido
(F 277 Lasserre) e in [Scyl.] 68. Questi Sarmati sono diversi, come
giaÁ rilevato da Rostovtzeff, 49 dai Sauromati e sono localizzati a
ovest del Tanais, mentre a est di questo fiume si trovano i Sauromati dei quali il nostro A. fornisce l'opinione di Demetrio, 50 diversa da quella di Eforo.
I Sauromati di Eforo (che Erodoto IV 57 non considerava sciti;
cf. anche IV 110 con la storia delle Amazoni) sono una popolazione
selvaggia e diversa dagli Sciti europei localizzati a occidente del
70 F 42 con la descrizione eforea degli Sciti Nomadi i quali si sarebbero nutriti
del latte delle cavalle, sarebbero stati pii e sarebbero stati menzionati anche da
Omero) e quelli che si nutrivano di latte delle giumente. Cf. Parmeggiani
2011, 237-240.
46
Su cui cf. Counillon 2004, 82-83, che rileva una sensibile somiglianza tra
la descrizione dello Ps.Scilace e quella di Eforo, ricavata dai nostri versi. Il fatto
che Eforo citi i Gynaikokratoumenoi a proposito di quelli che Demetrio chiamava
Maiotai-Iazamatai potrebbe far pensare che Eforo non menzionasse i Maiotai. Sul
rapporto Eforo-Ps.Scilace cf. Peretti 1961, 5-42.
47
Cf. anche Strab. XI 2, 11. Sui Sauromati cf. Smirnov 1980, 139-153;
Simonenko 1994, 99-134; Jouanna 2001, 23-39; Lebedynsky 2002, 11-14.
48
I Syrmatai diventano Sarmatai in Polibio e in Ps.Scimno, al tempo cioeÁ
dell'intervento romano nelle questioni d'Oriente: Marcotte 2000, 252. Cf.
Smirnov 1980, 139-153.
49
Rostovtzeff 1922. Contra cf. Smirnof 1980, 139-153; Simonenko
1994, 99-134; Lebedynsky 2002, 11-14.
50
F 16 Marcotte = FGrHist 85 F 1. Vd. anche il F 20 Marcotte con la
successione Koraxike - Lolike - Melanchlainoi - Kolchoi che si ritrova in [Scyl.] 7781 e che Marcotte 2000, 144 nota 20, ritiene elaborata da Eux. sulla base del
Periplo. Per l'ipotesi poi che l'elenco di Ps.Scilace derivi da una lista delle popolazioni asiatiche ordinata su base geografica cf. Counillon 2004, 87.
aspetti di geografia eforea nei giambi a nicomede
765
Tanais. 51 Sauromati, Geloni (Hdt. IV 108) e Agatirsi (Hdt. IV 100,
104) erano per il cumano (= F 15b Marcotte) Saka, cioeÁ Sciti d'Asia
che avevano tratto origine da gruppi scitici europei, caratterizzati da
una gamma molto ampia di modi di vita. Si tratta di popoli dei quali
Eforo sottolineava il carattere `misto', essendo il risultato di fusioni
tra popolazioni europee e asiatiche, con una attenzione piuÁ che alle
componenti distintive (europei-asiatici) al mixer che ne risultava.
Ora, questo atteggiamento del cumano, che si riscontra proprio all'interno dei nostri versi, nella descrizione dei Celti ellenizzati e poi dei popoli misti della Penisola Anatolica (v. oltre) mi pare
possa essere individuato come una sorta di fil rouge che lega i
contesti ± geograficamente diversi ± per i quali il nostro A. (o la
sua fonte) si richiama a Eforo. PiuÁ che un'adesione letterale e
compatta al cumano, i FF 15a-b-16 Marcotte, che Jacoby pubblicava come eforei tout court 52 (salvo poi inserire i vv. 874 ss. sotto
Demetrio di Callatis), 53 sembrano evocare Eforo precipuamente su
alcuni punti selezionati e qualificanti sui quali si costruiva un
quadro delle popolazioni e delle loro vicende, dinamicamente condizionate da processi di fusione e assimilazione.
EÁ questo il concetto guida che il nostro ± o la sua fonte ±
sembra mediare da Eforo senza che al cumano possa essere ricondotto tutto il blocco del testo che mostra invece ± come si eÁ tentato
di evidenziare fin qui ± sensibili tracce di aggiornamento riconducibili, probabilmente, a una fonte storica altrettanto interessata a
quei processi di assimilazione che avevano trovato in Asia Minore
un contesto privilegiato.
Questa conclusione, benche provvisoria, sembra lasciare intravedere dunque la possibilitaÁ che i vv. relativi all'area pontica
possano far capo in ultima analisi a una fonte piuÁ recente di Eforo,
probabilmente quel Demetrio di Callatis 54 esplicitamente citato
Sulla provenienza del fiume da un lago di cui non si sa il nome (F 15b
Marcotte) cf. Hdt. IV 57.
52
FGrHist 70 FF 158-160.
53
FGrHst 85 F 1 apud [Scyl.] 874 ss.
54
A Demetrio per le date delle fondazioni delle cittaÁ del Ponto Eussino
pensano Ivantchik 1998, 321-322; Boshnakov 2004, 168-170; 211-217. Contra
51
766
serena bianchetti
(vv. 718-720) come l'autore piuÁ accurato e attendibile (e\pilekersa*sx| peptrle*mo|), il quale poteva aver accolto e trasmesso al
nostro A. il concetto eforeo dell'importanza da attribuire a quei
miscugli di popoli che avevano fatto la storia dell'Asia.
Passando al F 25 Marcotte = vv. 917-40 MuÈller = vv. 95681 Diller, si nota subito che Eforo non eÁ qui citato ma la critica ha
unanimemente richiamato l'autoritaÁ dello storico per il riferimento ai `popoli misti' che abitano la Penisola dell'Asia Minore
descritta ai vv. 917-40 e ricostruiti in base a Eux.
Infatti Strabone, 55 che riporta nell'ambito di una discussione
sulla critica di Apollodoro all'omerico Catalogo delle navi anche la
descrizione eforea dell'Asia Minore, elenca i 16 popoli che abitano
la regione, dei quali tre sono greci e gli altri barbari vxqi+ | sx&m
lica*dxm. Questa espressione, del cui significato lo stesso Strabone
si interrogava, 56 eÁ stata variamente tradotta e intesa dai moderni:
`except those that were mixed' (Jones 1929), `a parte i misti'
(Desideri 1992, 20), `abgesehen von den MischvoÈlkern' (Radt
2005), `quand ils ne sont pas meÃleÂs' (Marcotte 2000).
La diversitaÁ di traduzione trova ragione nell'esame dei popoli
citati e confrontati con l'elenco dei 12 popoli che Erodoto narra
essere stati assoggettati da Ciro (I 28) e tra i quali sembra potersi
individuare un grado di ellenizzazione tale da impedire di considerare alcuni di essi barbari tout court: i Panfili, presenti tanto
nella lista di Erodoto che in quella eforea potrebbero ad es. ben
esemplificare la categoria dei lica*de| che erano il risultato di
forme di assimilazione del tutto originali in terra asiatica.
A conferma di questa interpretazione si puoÁ citare un frammento dello stesso Eforo 57 che menziona gli abitanti di Corico in
Panfilia come rt*llijsoi* sime|.
cf. Bravo 2009, 191-198, il quale pensa alla Cronaca di Apollodoro. L'Anonimo
non avrebbe citato a bella posta l'Ateniese come fonte per le ktiseis: `Peut-eÃtre a-til voulu faire croire aux lecteurs que tout en imitant la forme de la Chronique
d'Apollodore, il ne lui avait pas emprunte d'informations' (!).
55
Strab. XIV 5, 23 = FGrHst 70 F 162. Cf. Parmeggiani 2011, 254-258.
56
Strab. XIV 5, 25.
57
FGrHist 70 F 27 apud Suda s.v. Jxqtjai& o|.
aspetti di geografia eforea nei giambi a nicomede
767
L'elenco eforeo riportato da Strabone eÁ dunque confrontabile, almeno in parte, con quello del F 25 Marcotte che cita 15
popoli, di cui tre greci sa+ koipa+ sx&m lica*dxm de+ vxqi+ | ba*qbaqa.
Non entro qui nel merito delle differenze tra i gruppi citati, ma
quello che eÁ chiaro eÁ il ricorso a una formula che vuol essere eforea
(quella dei popoli misti) ma che dai contenuti eforei si allontana,
probabilmente anche per ragioni metriche.
L'eco eforea ritorna invece ± a mio parere in maniera significativa ± nella valutazione di quei Celti ellenizzati di cui il cumano
aveva parlato secondo quanto riferisce, ancora una volta Strabone 58 e che si legge nei nostri giambi (vv. 183 ss.) a dimostrazione
di una attenzione peculiare nei confronti di quelle aree di confine
dove si erano verificati importanti fenomeni acculturativi noncheÂ
nei confronti degli aspetti sociali di questi processi.
La differente valutazione del significato di lica*de| in Eforo
rispetto a Isocrate, ad es., che usa il termine in senso dispregiativo, 59 rende evidente un processo che eÁ tuttavia forse eccessivo
considerare emblematico della dignitaÁ scientifica 60 attribuita al
termine (e quindi del concetto). Mi pare sufficiente sottolineare
che in Eforo il termine eÁ usato ± a differenza di Isocrate ± per
contesti che non implicano una scala di valori e che non sono
rapportati a Atene e a Sparta ma che gettano luce su un contesto,
costruito sulla presenza di Greci, barbari e lica*de| coprotagonisti
di una storia `universale'. 61
Il fatto che questa chiave di lettura, che si presta essa stessa a
aggiornamenti, `passi' nei nostri giambi in almeno tre contesti
diversi ne conferma il carattere di modulo dinamico, indispensa-
Strab. IV 4, 6 = FGrHist 70 F 131. Cf. Hatt 1984, 79-87.
Isocr., Paneg. 24, 3; Panath. 124, 7 in opposizione alla purezza di stirpe e
all'autoctonia degli Ateniesi; Arch. 80, dove la composizione mista dell'esercito
beota eÁ contrapposta a quella della compagine spartana guidata da Archidamo.
60
Desideri 1992, 25.
61
Sul carattere `misto' delle popolazioni localizzate sulle coste del mar Nero
cf. ad es. Maslennikov 1978, 24-37. Vd. inoltre Iliescu 1969, 51-55; Wasowicz
1980, 29-39; Ol'khovskij 1981, 52-65. Sulla storia universale nella concezione
eforea cf. Candau MoroÂn 1983, 325-329.
58
59
serena bianchetti
768
bile a comprendere i mutamenti della storia dei popoli, e ne ribadisce la fortuna.
Le differenze nella descrizione della Penisola Asiatica nel F
25 Marcotte rispetto a Eforo sono poi piuÁ di una e fanno riflettere
sulla flessibilitaÁ con cui il concetto di `popolo misto' sembra adattarsi a un contesto che non pare di matrice eforea per questi
motivi:
i - Sono citati 15 popoli che abitano la penisola, con un elenco
che differisce da quello di Eforo (FGrHst 70 F 162 apud Strab.
XIV 5, 23) che ne citava 16, con alcune differenze che difficilmente possono far pensare che il testo di Eux. dipendesse da quello
del cumano. 62
ii - La descrizione della Penisola segue uno schema geometrico
che vede il punto del massimo restringimento correre lungo la linea
del meridiano Isso-Amiso secondo la diorthosis di Eratostene, 63 il
quale aveva corretto la precedente concezione che vedeva la linea
orientale della penisola, concidente con il massimo restringimento
della stessa, correre da Isso a Sinope.
iii - Amiso eÁ colonia focese con una definizione che non trova
riscontro nel resto della tradizione. 64
La distanza da Eforo 65 qui evidenziata e la vicinanza a Eratostene (ad es. nella definizione del meridiano Amiso-Isso) danno
dunque ragione a Marcotte che ha tentato di circoscrivere, riducendoli sensibilmente, gli echi di Eforo presenti nel nostro poemetto e limitabili, ad es. nel frammento in questione, al riferimento ai `popoli misti'.
62
Cf. l'analisi di Aly 1957, 55-56; Desideri 1992, 26-27; Marcotte 2000,
64-69.
63
Eratosth. FF III A 35-36 Berger 1880 e Komm. 205. Cf. Marcotte
2000, 65.
64
Cf. Hischfeld 1894, 1839-40G; Keil 1941, 444-448 ritengono non attendibile la notizia (su Amiso in Eforo cf. FGrHist 70 F 162 apud Strab. XIV 5,
23). Contra cf. Antonelli 2008, 175 n. 60, il quale considera il dato `nei termini
di una presenza che precede l'autentica ktisis milesia'.
65
Strab. XIV 5, 24 dice che Eforo non citava i Cappadoci mentre Eux. li
cita.
aspetti di geografia eforea nei giambi a nicomede
769
Ma se Eforo ± come fin qui argomentato ± non costituisce la
fonte principale della descrizione dell'area pontica, si pone allora il
quesito relativo all'eventuale fonte alternativa e che Marcotte
connette a quello dell'identitaÁ del nostro A., identificabile con
Apollodoro, autore di una Periodos ges in trimetri giambici e citata
dallo stesso Strabone.
A sostegno di questa ipotesi lo studioso adduce la menzione al
v. 387 dell'origine paflagone dei Veneti. 66 Essa potrebbe derivare
infatti da Apollodoro, se eÁ vero che questi contestava la possibilitaÁ
che fossero arrivati in aiuto dei Troiani popoli localizzati `al di laÁ'
del fiume Halys. 67 Contro Zenodoto che intendeva il verso del
Catalogo omerico (§§ 852) come riferito alla cittaÁ di EneteAmiso, 68 l'allievo di Eratostene avrebbe osservato che, essendo
Amiso al di laÁ dell'Halys e non avendo ricevuto i Troiani aiuti
da popoli localizzati al di laÁ del fiume, gli alleati non potevano
provenire da Enete ma dovevano essere qualificati di un etnico
> Emesoi ± riconducibile alla Paflagonia. 69 Apollodoro avrebbe ipotizzato dunque di leggere \Emesx&m al v. 852 del Catalogo e questa
sarebbe la lezione presente anche nel nostro testo poetico. 70
L'argomento di Marcotte eÁ indubbiamente suggestivo anche
perche cerca di dare una identitaÁ al nostro A., altrimenti condannato a restare uno dei tanti fantasmi della tradizione. 71
La ricostruzione del pensiero geografico di Apollodoro eÁ resa
peraltro difficile dal filtro di Strabone. Secondo il geografo, Apollodoro (244 F 171 apud Strab. XIV 5, 22) annoverava diciassette
popoli nella Penisola Asiatica, aggiungendo ai quindici di Eforo i
Galati, 72 laddove il nostro A. ne menzionava quindici.
Strabone, nella difesa di Omero-geografo, attacca apertaMarcotte 2000, 69-70; 199.
FGrHist 244 F 171 apud Strab. XII 3, 24.
68
Hecat., FGrHist 1 F 199 apud Strab. XII 3, 25.
69
Per gli Enetoi-Paflagoni noti giaÁ a Sofocle cf. Braccesi 19972; Coppola
2000, 11-22; Antonelli 2008, 180-187.
70
Marcotte 2000, 69-70.
71
Contro l'identificazione del nostro Anonimo con Apollodoro cf., per un
contesto diverso, Ragone 2003, 25-113.
72
Sul valore qualitativo della differenza cf. Desideri 1992 con bibliografia.
66
67
serena bianchetti
770
mente la scuola alessandrina, responsabile di aver criticato l'idea
di un sapere universale impropriamente attribuito all'antico poeta.
In un analogo contesto di difesa di Omero si inserisce poi la
testimonianza dell'Amaseno (XII 3, 26), 73 il quale traeva spunto
dalla critica di Apollodoro a Omero e a Eforo, che seguiva il poeta,
per difendere attraverso Eforo Omero e per prendere le distanze,
attraverso Apollodoro, dalla geografia scientifica, di impronta eratostenica, che attaccava la possibilitaÁ di leggere il mondo sulla base
del testo omerico. 74
All'interno della stessa polemica nei confronti di Apollodoro,
detrattore di Omero-geografo, Strabone 75 attribuisce a Apollodoro la fissazione a Sinope del terminale settentrionale dell'Istmo
asiatico, in contrasto dunque con il F 25 Marcotte del nostro
poemetto che parla di una linea Amiso-Isso, di chiara provenienza
eratostenica.
Il filtro di Strabone rischia, dunque, di non restituire appieno
la sostanza delle argomentazioni di Apollodoro il quale risulterebbe, specificatamente su temi di geografia omerica, piuÁ critico
Quella di Strabone eÁ dunque, per tutta la lunghezza dei §§ in questione
all'interno del libro XII, una difesa di Omero nel contesto della quale va letta
anche ± almeno a quanto mi pare ± quella consacrazione di Eforo nel canone dei
geografi, oltreche in quello degli storici, sulla quale torneroÁ. Il buon uso del testo
omerico da parte di uno storico e geografo d'eccellenza ± come Eforo ± corroborava in questo senso anche la posizione del geografo di Amasea, sostenitore di una
concezione globale nella quale poesia, storia, filosofia e geografia si fondevano.
Sull'importanza di Omero nei libri `asiatici' di Strabone cf. Biraschi 2000, 47-69
e, della stessa Biraschi, il contributo su Eforo e Omero in questo stesso volume.
Vd. anche FGrHist 70 F 42 apud Strab. VII 3, 9 da confrontare con 244 F 157
apud Strab. VII 3, 6, nel quale il geografo riporta le critiche di Apollodoro che
negava che Omero conoscesse le regioni scitiche e dichiarava che gli Ippemolgi e i
Galaktofagi di Omero erano frutto di invenzione e risalivano a un tempo nel quale
si ignorava la reale consistenza delle popolazioni intorno al Ponto ancora Axeinos
proprio per la ferocia delle popolazioni circostanti delle quali gli Sciti in particolare uccidevano gli stranieri e li mangiavano usando i loro crani come bicchieri. Cf.
Corde 2005, 79-81. Sulla scarsa presenza di Eforo all'interno dei libri XI-XII
della Geografia di Strabone cf. Forderer 1913, 39-41.
74
Sulla dipendenza di Apollodoro da Eratostene su temi di cronologia e di
geografia omerica cf. AtenstaÈdt 1933, 137.
75
XIV 5, 22 su cui cf. Marcotte 2000, 69; Biffi 2009, 316-317.
73
aspetti di geografia eforea nei giambi a nicomede
771
nei confronti di Eforo di quanto non sia l'A. del poemetto. Se poi
Apollodoro aveva realmente accolto l'origine paflagone dei Veneti
riscontrabile anche ai vv. 387 ss. del poemetto, la provenienza
celtica di essi che si riscontra nei vv. 191 ss. e che potrebbe risalire
a Eforo dovrebbe far pensare a una diversa posizione nei confronti
del problema in relazione a diversi contesti (storico-geografico e
filologico) trattati. Lo stesso Strabone, che sembra difendere decisamente Eforo contro le critiche di Apollodoro, menziona 76 del
resto le due versioni sull'origine (celtica e paflagone) dei Veneti a
testimonianza di una coesistenza ± forse sentita non particolarmente fastidiosa da parte dei lettori ± tra due concezioni delle
quali l'una dava ragione a Eforo, l'altra salvava l'interpretazione
del testo omerico.
In questa sede piuÁ che tentare di individuare l'identitaÁ del
nostro A. interessa indagare il rapporto con le fonti, con Eforo in
particolare.
Al momento percioÁ di tirare qualche conclusione di questo
studio, centrato sulle influenze eforee nel nostro poemetto, penso
si possa affermare che:
i - Il diverso peso attribuito alla testimonianza di Eforo per
l'Occidente e per l'Oriente trova una sua giustificazione nella
scelta di merito dell'A. ± o della sua fonte ± che da un lato privilegia il quadro geografico complessivo proveniente dal cumano e,
dall'altro, aggiorna e completa quella sezione orientale, di precipuo interesse per Nicomede di Bitinia cui l'opera eÁ dedicata.
Per la sezione orientale, che investe il Ponto e le regioni
scitiche, l'A. cita Demetrio di Callatis (F 16 Marcotte) considerato
tra le fonti di riferimento anche al v. 117.
Un elemento mi pare debba essere tenuto a questo punto in
considerazione: il fatto che ai vv. 760-63 Diller = 761-764 MuÈller
= F 4 Marcotte, il nostro A. stabilisca un sincronismo tra l'inizio
del regno di Aminta di Macedonia e la fondazione di Callatis. Gli
studiosi sono divisi sull'identificazione di questo Aminta che dovrebbe essere il primo se si accoglie la tradizione letteraria che fissa
76
IV 4, 1; V 1, 4; XII 3, 8.
serena bianchetti
772
la fondazione di Callatis nel VI sec., 77 il terzo invece se si tiene
conto dei risultati degli scavi che rinvengono tracce del centro solo
a partire dal IV sec. a.C. 78 Hind, in particolare, ritiene che per lo
Ps.Scimno, che scriveva in etaÁ ellenistica, il solo Aminta che poteva
essere evocato senza ulteriori specificazioni doveva essere il terzo,
padre di Filippo e nonno di Alessandro. Se avesse inteso citare
Aminta I lo Ps.Scimno sarebbe stato percioÁ piuÁ preciso.
Si puoÁ tuttavia ipotizzare che proprio l'assenza di precisazioni
sul re di Macedonia sia riconducibile a un autore come Demetrio il
quale si rifaceva, per la fondazione della sua cittaÁ, a una consolidata tradizione letteraria che sottolineava l'antichitaÁ della fondazione e non aggiungeva particolari ritenuti, in questa prospettiva,
superflui. 79
Il ricorso al Callatino doveva risultare, dunque, particolarmente prezioso proprio per quell'area per la quale la descrizione
eforea risultava insufficiente e superata.
ii - Il necessario aggiornamento non incide sulla struttura
dell'opera che vuole inserirsi in un filone di geografia storica o
di racconto storico geograficamente giustificato di cui Eforo eÁ
considerato il modello. PiuÁ che immaginare l'opera dell'Anonimo
il risultato di un `esprit confus', 80 dettata dalla necessitaÁ di descriMarcotte 2000, 240-241 con ampi riferimenti.
Cf. Hind 1984, 75; Hind 1992-93, 88; Guldager Bilde, Bogh & alii
2007-2008, 125; Bravo 2009, 223-224.
79
Bravo 2009, 223-224 ritiene che il sincronismo Aminta I-fondazione di
Callatis non possa risalire a Apollodoro in quanto incompatibile con i risultati
dell'indagine archeologica. In realtaÁ Apollodoro avrebbe potuto rifarsi intenzionalmente a quella tradizione letteraria che, come noto, faceva di Callatis una
fondazione piuÁ antica. Anche il F 10 Marcotte = vv. 801-17 Diller = 804-812
MuÈller, relativo alla fondazione di Olbia-Boristene non sarebbe per Bravo 2009,
ib., di pura provenienza apollodorea ma conterrebbe la data di fondazione di
Olbia (derivata da Apollodoro) e notizie geografiche (confluenza Hypanis- Borysthenes, distanza dal mare computata in 240 stadi) ricavate dallo Ps.Scimno da
una fonte diversa, il cui peso eÁ ritenuto insignificante dallo studioso. Invero, eÁ
questo un ulteriore elemento che puoÁ lasciare intravedere alla base dei versi in
esame una fonte ben informata sulla geografia pontica e che eÁ probabilmente
identificabile in Demetrio.
80
Bravo 2009, 110.
77
78
aspetti di geografia eforea nei giambi a nicomede
773
vere il mondo sulla base di fonti antiche che ignorassero la catastrofica situazione moderna (scomparsa del regno di Macedonia e
di quello di Pergamo, fine delle leghe achea e etolica, distruzione
di Corinto), si puoÁ invece intenderla come il tentativo di legittimare, attraverso l'adesione a fonti autorevoli, un quadro geografico che, specialmente per l'Oriente, doveva risultare aggiornato e
non poteva che compiacere il sovrano di Bitinia. 81
Il ricorso a Eforo quale autoritaÁ in campo geografico oltrecheÂ
storico trae verosimilmente spunto da una tradizione la cui eco si
coglie in Strabone (I 1, 1), che cita Eforo nel canone dei geografi
con Democrito, Eudosso, Dicearco dopo Anassimandro e Ecateo,
prima di Polibio e Posidonio `tutti filosofi'. L'origine di questo
canone eÁ riportata da Nicolai 82 e da Prontera, 83 nel suo complesso
a Eratostene, ma proprio la presenza di Eforo appare a Nicolai
difficilmente riconducibile all'alessandrino.
Per comprendere la genesi dell'inserzione di Eforo ± verosimilmente successiva a Eratostene ± credo si debba tener presente
la valutazione di Eforo da parte di Polibio il quale, oltre a considerarlo `il primo e l'unico che si fosse accinto a scrivere una storia
universale', 84 sottolineava come avesse fatto un'ottima descrizione
`delle colonie, delle fondazioni di cittaÁ e dei legami di parentela di
popoli'. 85
Le espressioni con cui Polibio definiva l'opera eforea ricorrono anche nei nostri vv. 65 ss. dove l'A. dice che descriveraÁ a
Nicomede le colonie, le fondazioni delle cittaÁ, i luoghi accessibili
per terra e per mare.
Dice poi al suo re (vv. 75 ss.): `Tu conoscerai le caratteristiche
e i corsi dei grandi fiumi, la posizione dei due continenti nei
particolari, quali sono le cittaÁ greche in ognuno dei due, chi
sono i fondatori e in quali epoche le fondarono, i popoli che
Sull'opportunismo della menzione di Roma cf. Ragone 2003, 107-113.
Nicolai 1986, 9-24; 1992, 250-383.
83
Prontera 1984, 201-203.
84
V 33, 1 = FGrHist 70 T 7 su cui Engels 1999, 132. Cf. anche Strab. VIII
1, 1 su cui Prontera 1984, 215.
85
Strab. X 3, 5 = FGrHist 70 T 18a. Cf. Polyb. IX 1, 4 = FGrHist 70 T 18b su
cui Prandi 1988, 51. Cf. inoltre Drews 1963, 244-255; Vannicelli 1987, 167-191.
81
82
774
serena bianchetti
sono omogenei, quelli che sono autoctoni, quelle stirpi di barbari
che sono confinanti, quelle che risultano miste, quelle nomadi,
quelle che sono popolazioni pacifiche e quelle che sono le piuÁ
inospitali nei loro modi o quelle piuÁ barbare nelle regole e nei fatti,
quali sono i popoli piuÁ grandi e piuÁ numerosi e di quali norme e
abitudini ciascuno faccia uso...'.
Ritorna, come si vede, qui in maniera esplicita il riferimento a
quello che abbiamo definito il modulo dinamico di interpretazione
storica messo a punto da Eforo, che considerava le vicende dei popoli
e la geografia dei territori descritti un nesso da dipanare utilizzando
un metodo storico-geografico, tale da giustificare l'inserimento del
cumano nel canone dei geografi oltreche in quello degli storici.
A questo filone di geografia storica si riconnettevano ± come
si eÁ visto ± Polibio e poi Strabone con la successione Eforo, Polibio
e Posidonio, considerati geografi-filosofi, cioeÁ sapienti.
Non sappiamo se l'inserimento di Eforo nel canone dei geografi possa risalire molto oltre la metaÁ del II sec. a.C. EÁ probabile,
peroÁ, che esso nasca dalla valutazione dei meriti che Polibio aveva
tratteggiato e che Strabone aveva messo a punto.
Se l'analisi fin qui condotta lascia intravedere che Demetrio
di Callatis, individuabile nell'aggiornamento della sezione pontica
del nostro poemetto, confermava attraverso l'adesione di massima
al quadro eforeo la fortuna del metodo storico-geografico del cumano, eÁ probabile che si sia qui giunti a una piuÁ precisa delimitazione dei frammenti riconducibili a Eforo. EÁ verosimile altresõÁ che
si sia contribuito, per questa via, anche a comprendere un nodo
importante del metodo eforeo che spiegava la storia dei popoli
attraverso la loro stessa composizione e attraverso quelle forme
di osmosi che, spezzando le logiche poleiche, aprirono in effetti la
via a una storia globale.
Serena Bianchetti
serenabianchetti@yahoo.it
aspetti di geografia eforea nei giambi a nicomede
775
Bibliografia
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