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Aspetti di geografia eforea nei Giambi a Nicomede

2014, P. De Fidio, C. talamo (a cura di),Eforo di Cuma nella storia della storiografia greca, Atti Incontro Internazionale di Studi Fisciano-Salerno 2008, La Parola del Passato, vol.II.

The paper examines the text of the Giambi to Nicomedes in search of aspects of the geographical thought of Ephorus of Cumae.

L A PA R O L A D E L PA S S A T O La parola del passato e© sempre simile a una sentenza d'oracolo; e voi non la intenderete se non in quanto sarete gli intenditori del presente, i costruttori dell' avvenire. NIETZSCHE LA PAROLA DEL PASSATO RIVISTA DI STUDI VOLUME ANTICHI LXIX NAPOLI MACCHIAROLI EDITORE 2014 Direzione: Pia de Fidio - Gianfranco Fiaccadori - Valeria Gigante Lanzara Responsabile: Gisella Macchiaroli Consiglio direttivo: Luigi Beschi - John K. Davies - Sergio Donadoni Hans Joachim Gehrke - Michel Gras - Johannes Kramer Gianfranco Maddoli - Dirk Obbink - Raffaella Pierobon Benoit Mirjo Salvini - Salvatore Settis Marisa Tortorelli Ghidini - Gernot Wilhelm - Fausto Zevi Redazione: Marco Di Branco - Agostino Soldati Coordinatore: Luigi Vecchio in collaborazione con l'istituto italiano per gli studi filosofici PRINTED IN ITALY ISSN 0031-2355 prefazione 5 EFORO DI CUMA NELLA STORIA DELLA STORIOGRAFIA GRECA Atti dell'Incontro Internazionale di Studi Fisciano-Salerno, 10-12 dicembre 2008 a cura di Pia de Fidio e Clara Talamo con la collaborazione di Luigi Vecchio Volume secondo LA PAROLA DEL PASSATO - MACCHIAROLI EDITORE 6 pia de fidio - clara talamo In copertina Moneta di Cuma del Museo Nazionale di Napoli (inv. n. 7984) recto e verso INDICE DEL VOLUME LXVIII/2013 Prefazione Sigle e abbreviazioni P. de Fidio, Introduzione Prolusione di J.K. Davies, The historical and cultural world of Ephoros I. Spunti biografici e contesto storico e culturale F. Landucci Gattinoni, Sulle tracce di Eforo di Cuma: appunti biografici G. Ragone, Eforo `campanilista'. Lo spazio storico di Cuma eolica nei frammenti dell'Epichorios e delle Storie R. Nicolai, La storiografia di Eforo tra paideia retorica e identitaÁ greca G. Ottone, `In corsa nello stadio della storia'. Eforo e Teopompo secondo Fozio G. Camassa, Sacralizzazione e semplicitaÁ incompromessa delle antiche leggi. Due poli del pensiero storiografico di Eforo A.M. Biraschi, Eforo e Omero A.L. ChaÂvez Reino, La `idealizacioÂn' de los escitas en EÂforo: un replantamiento general (En torno a FGrHist 70 F 42 = EstraboÂn VII 3, 9) II. Le koinai praxeis tra storie regionali e storia `universale' L. Breglia, L'Atene arcaica di Eforo P. de Fidio, Eforo e le tradizioni sulla Messenia arcaica 7 11 13 55 71 95 217 241 289 303 331 373 413 Frontespizio e retro: moneta di Cuma del Museo Nazionale di Napoli (inv. n. 7983) recto e verso INDICE DEL VOLUME LXIX/2014 EFORO DI CUMA NELLA STORIA DELLA STORIOGRAFIA GRECA Atti dell'Incontro Internazionale di Studi Fisciano-Salerno, 10-12 dicembre 2008 a cura di Pia de Fidio e Clara Talamo, con la collaborazione di Luigi Vecchio Volume secondo R. Vattuone, Eforo in Diodoro XI P. Vannicelli, Eforo e le guerre persiane D. Ambaglio, Il contributo di Eforo per la Pentecontaetia L. Canfora, Tra Cratippo e Teopompo C. Bearzot, Eforo e Teramene E. Bianco, Eforo e la tradizione sugli strateghi ateniesi del IV secolo a.C. G. Daverio Rocchi, Eforo, Senofonte e la storia del loro tempo C. Tuplin, Ephorus on post-Herodotean Persian history L. Prandi, L'ultimo Eforo III. Risonanze eforee nella tradizione storiografica posteriore M. Moggi, Eforo e Aristotele M. Polito, Eforo e la scuola di Aristotele sulla sqtug* dei Milesi S. Bianchetti, Aspetti di geografia eforea nei Giambi a Nicomede G. Parmeggiani, Diodoro lettore di Eforo L. Porciani, Eforo e i proemi di Diodoro. Per una ridefinizione del modello storiografico E . Parmentier, E chos d'E phore dans l'oeuvre de Nicolas de Damas, Histoires et Recueil de coutumes A. Filoni, Eforo e Apollodoro in Strabone Indice delle fonti Indice dei nomi e delle cose notevoli Abstracts Profili degli autori I collaboratori dei volumi LXVIII e LXIX Indice del volume LXVIII Indice del volume LXIX 507 529 545 561 569 591 609 643 683 705 723 751 781 807 827 847 927 951 967 981 991 992 993 prefazione 7 PREFAZIONE L'Incontro internazionale di studi del quale qui si pubblicano gli Atti, svoltosi nel dicembre del 2008, eÁ giunto al termine di un periodo particolarmente felice per gli studi di storiografia greca e denso di dibattiti e di iniziative. Esattamente venti anni prima, nel 1988, si era tenuto a Leuven un Colloquio seminale, Purposes of History, dedicato agli storici greci tra IV e II secolo a.C. 1 Nella prefazione al volume degli Atti, Henry Verdin e Guido Schepens richiamavano con luciditaÁ la questione che ancor oggi eÁ centrale nei nostri studi: per cui la critica esercitata dagli storici antichi verso le proprie fonti eÁ inseparabile dal loro metodo storico in generale; cosõÁ come lo storico moderno che si interroga sul valore della storiografia antica non puoÁ prescindere dalle concezioni storiografiche degli autori antichi che sono di volta in volta suo oggetto di studio. Nel clima di rinnovato interesse per la storiografia greca post-tucididea inaugurato dal colloquio di Leuven, particolare attenzione fu dedicata negli anni seguenti ai problemi di metodo che si pongono in linea di principio nell'analisi della storiografia frammentaria, e ne sono efficace testimonianza vari convegni, e soprattutto i due del 1997 (Collecting Fragments) 2 e del 2005 (AtheÂne e et les fragments d'historiens). 3 Ne 1 H. Verdin, G. Schepens & E. De Keyser (eds), Purposes of History. Studies in Greek Historiography from the 4th to the 2nd Centuries B.C., Proc. of the I n t . C o l l o q u i u m , L e u ve n , 2 4 - 2 6 M a y 1 9 8 8 ( S t u d i a H e l l e n i s t i c a , 3 0 ) , L o v a n i i 1990 . 2 G.W. Most (ed.), Collecting Fragments ± Fragmente sammeln, GoÈ ttingen 1997. 3 D. Lenfant (e d.), Athe ne e et les fragments d'historiens, Actes du Colloque de Strasbourg, 16-18 juin 2005, Paris 2007. pia de fidio - clara talamo 8 sono mancati incontri su tematiche specifiche, come l'uso dei documenti nella storiografia antica, 4 o su storici centrali per la comprensione del IV secolo, come Senofonte, 5 o sulla storiografia di IV secolo in generale. 6 Parallelamente, negli stessi anni si segnala una serie di iniziative editoriali di altissimo livello, tra cui spiccano Die Fragmente der griechischen Historiker Continued, in corso di pubblicazione sotto la direzione di vari studiosi e con il coordinamento di Guido Schepens, e la collana de `I frammenti degli storici greci' curata da Eugenio Lanzillotta, in cui il nuovo rigore critico nell'approccio alla storiografia frammentaria e la riflessione sulle prospettive, anche teoriche, che tali imprese esigono, stanno ormai trovando concreta applicazione. E tuttavia in tanto fervore di studi mancava, al momento della stesura del programma del nostro convegno, un serio tentativo di collocare Eforo di Cuma su questo sfondo e di restituirgli lo spazio che gli compete nella storia degli studi sulla storiografia greca. Dalla monografia di Barber, del 1935, meritevole per tanti aspetti ma insufficiente e ormai per molti versi superata dai progressi della ricerca, erano trascorsi piuÁ di settanta anni. E sebbene non mancassero progetti di riedizione dei frammenti e di elaborazione di nuovi commenti alle Storie, il Cumano era rimasto un po' ai margini delle discussioni sulla storia della storiografia di IV secolo. Soltanto in anni relativamente recenti si era iniziato a dedicare una riflessione piuÁ attenta alla personalitaÁ di questo storico, che pure funge da cerniera tra le istanze di metodo della storiografia di V secolo e i nuovi orizzonti della storiografia del IV, tra retorica e storiografia e tra storia `universale' e storie locali, tra interessi di carattere `evenemenziale' e interessi geografici ed etnografici: un autore sul quale ha pesato a lungo in negativo il A.M. Biraschi, P. Desideri, S. Roda & G. Zecchini (a cura di), L'uso dei documenti nella storiografia antica, Incontri Perugini di Storia della Storiografia, XII, Gubbio, 22-24 maggio 2001, Napoli 2003. 5 C. Tuplin (ed.), Xenophon and his World. Papers from a Conference held in Liverpool in July 1999 (Historia Einzelschriften, 172), Stuttgart 2004. 6 G. Parmeggiani (ed.), Between Thucydides and Polybius: the Golden Age of Greek Historiography (Hellenic Studies Series, 64), Cambridge (ma). 4 prefazione 9 giudizio impietoso di Schwartz e della filologia dell'Ottocento e della prima metaÁ del Novecento, ma che proprio gli orientamenti piuÁ attuali in materia di metodologia storiografica invitavano a riprendere in considerazione in maniera piuÁ sistematica e con mentalitaÁ piuÁ aperta che per il passato. Da qui il proposito di creare le condizioni per una discussione che rendesse giustizia a uno storico dagli interessi poliedrici e che appariva a torto sottovalutato. Il programma, con nostro rammarico solo parzialmente completato per il venir meno, per indisponibilitaÁ dei relatori, di alcuni contributi rilevanti, dopo la prolusione di John Davies ha visto dapprima la trattazione di alcune tematiche di carattere piuÁ generale, vertenti sulla formazione culturale e il metodo di lavoro di Eforo, per poi seguire un itinerario suggerito dall'impianto stesso delle Storie, la cui diacronia ha fatto da filo conduttore per un'analisi dei frammenti tesa a chiarire ± attraverso i modi del racconto degli eventi ± gli scopi e le caratteristiche della storiografia di Eforo e il suo rapporto con le fonti; mentre una speciale sezione eÁ stata dedicata in chiusura alla ricezione delle Storie, a sua volta spesso rivelatrice dei contenuti e della metodologia eforei. La sorte ha poi voluto che nei tempi lunghi della gestazione di questi Atti venissero a compimento altri due lavori di notevole interesse per gli studi eforei, apparsi troppo tardi per essere messi a frutto, se non per minimi accenni, nei testi confluiti in questi due volumi e per la maggior parte giaÁ consegnati. Il primo eÁ rappresentato da una ricerca monografica su Eforo, di assai ampio respiro, dovuta a Giovanni Parmeggiani, un giovane studioso della `scuola' bolognese. 7 Il secondo consiste invece in una accurata e in parte ampliata riedizione online, con commento, dei frammenti eforei di Jacoby a cura di Victor Parker. 8 L'augurio eÁ che nell'insieme di questi contributi i futuri lettori possano trovare strumenti di lavoro tutti parimenti utili per ulteriori approfondimenti. EÁ un compito gradito riconoscere il nostro debito nei conG. Parmeggiani, Eforo di Cuma. Studi di storiografia greca, Bologna 2011. V. Parker, Ephoros (70), in I. Worthington (Ed. in Chief), Brill's New Jacoby, Brill Online. 7 8 10 pia de fidio - clara talamo fronti delle istituzioni e delle persone che a suo tempo hanno reso possibile la realizzazione dell'incontro salernitano: in primo luogo il Rettore, prof. Raimondo Pasquino, e i membri del Consiglio di amministrazione dell'Ateneo di Salerno; e inoltre la Preside della FacoltaÁ di Lettere e Filosofia e attuale pro-Rettore, prof.ssa Maria Galante; i Direttori del Dipartimento di Beni Culturali, prof. Mauro Menichetti, e del Dipartimento di Scienze dell'AntichitaÁ , prof.ssa Paola Volpe Cacciatore; la dr.ssa Carmen Caterina e le signore Stefania Romaniello e Antonietta Rosamilia del Dipartimento di Beni Culturali, responsabili dell'organizzazione logistica e finanziaria. Un ringraziamento particolare va inoltre al Presidente della Provincia di Salerno, dr. Angelo Villani, per aver messo a disposizione il salone di Palazzo S. Agostino, sede salernitana dell'Incontro di studi, e al Sindaco della CittaÁ di Salerno, dr. Vincenzo De Luca, per lo stanziamento di un fondo supplementare; nonche ai proff. Marina Polito e Luigi Vecchio e ai giovani studiosi del Dottorato di ricerca e della Magistrale di Scienze dell'AntichitaÁ (dottori Ferraioli, Fortunato, Raiola e Tanga), i quali si sono generosamente prodigati per assicurare il regolare svolgimento dei lavori. V o r r e m mo e s p r i me r e i n f i n e l a n o s t r a g r a t i tu d in e a G i s e l l a Ma c c h i a r o l i , c h e h a g e n e r o s a me n t e a c c o n s e n t i t o a d a c c o g l i e r e q u e s t i A t ti ± n o n o s t a n t e a l o r o m o l e e l a r i d o n d a n z a d i p a s s i g r e c i ± n ei d u e v o lu m i L X V I I I ( 2 0 1 3 ) e L X I X (2 0 1 4 ) d e « L a p a r o l a d e l P a s s a to » . Questi Atti sono dedicati alla memoria di Delfino Ambaglio. Pia de Fidio e Clara Talamo SIGLE E ABBREVIAZIONI * ANRW Aufstieg und Niedergang der roÈ mischen Welt, hrsg. von H. Temporini & W. Hase, Berlin & New York 1972ARV J.D. Beazley, Attic Red-Figure Vase-painters, Oxford 1963. Annual of the Swedish Theological Institute, Leiden 1962-1983. ASTI BEFAR BibliotheÁ que des E coles francË aises d'AtheÁ nes et de Rome. BMC British Museum Catalogue of Greek Coins, I-XXIX, London 18731929. C AH 2 The Cambridge Ancient History, 2nd ed., Cambridge 1982-2005. CeRDAC Atti del Centro Ricerche e Documentazione sull'AntichitaÁ Classica, 1977CISA Contributi dell'Istituto di Storia Antica, UniversitaÁ Cattolica del Sacro Cuore, Milano 1977CLGP G. Bastianini & alii (a cura di), Commentaria et Lexica Graeca in papyris reperta, MuÈ nchen & Leipzig 2004CPG E.L. Leutsch & F.B. Schneidewin (Hrsgg.), Corpus Paroemiographorum Graecorum, I-II, Gottingae 1839-1851. CSMG Atti dei Convegni internazionali di Studi sulla Magna Grecia, Taranto 1961D.-K. H. Diels & W. Krantz, Die Fragmente der Vorsokratiker6, Berlin 1951-1952. Der Kleine Pauly. Lexicon der Antike, hrsg. von K. Ziegler, W. DKP Sontheimer, M. Landfester & alii, I ± V, Stuttgart 1964-1975. DNP Der Neue Pauly. EnzyklopaÈdie der Antike, hrsg. von H. Cancik, H. Schneider & alii, 1-16, Stuttgart & Weimar 1996-2003. FACTA Facta. A Journal of Roman Material Culture Studies, Roma 2007FGrHist F. Jacoby, Die Fragmente der griechischen Historiker, I-III, BerlinLeiden 1923-1958. FGrHistC G. Schepens & alii (eds), Die Fragmente der griechischen Historiker Continued, Leiden, Boston & KoÈln, IV A, 1998C. & Th. MuÈller, Fragmenta Historicorum Graecorum, I-V, PaFHG risiis 1841-1870. * Per i periodici non inclusi in questo elenco si rinvia alle abbreviazioni dell'Anne e Philologique. 12 G.-P. pia sdieglfeideioab- bcrleavriaaztia olnai mo B. Gentili & C. Prato (a cura di), Poetae elegiaci. Testimonia et fragmenta, I2, Lipsiae 1988. HCT A.W. Gomme, A. Andrewes & K.J. Dover, A Historical Commentary on Thucydides, I-V, Oxford 1945-1981. Inscriptiones Graecae, I-XIV, 1873-1927. IG JJS Journal of Jewish Studies, Oxford 1976F. Montanari & alii (a cura di), Lessico dei Grammatici Greci AntiLGGA chi, Genova [http://www.aristarchus.unige.it/lgga/index.php] P.M. Fraser & E. Matthews (eds), Lexicon of Greek Personal LGPN Names, Oxford 1987D.L. Page, Lyrica Graeca Selecta, Oxford 1968 LGrS LHG&L Lexicon Historiographicum Graecum et Latinum, diretto da C. Ampolo & U. Fantasia, con il coordinamento di L. Porciani, Pisa 2004LSJ H.G. Liddell, R. Scott, H.S. Jones & R. McKenzie, A GreekEnglish Lexicon9, Oxford 1968. LSJ, H.G. Liddell, E.A. Barber, P.G.W. Glare & A.A. Thompson (eds), Suppl.2 Greek-English Lexicon. Revised Supplement, Oxford 1996 [19681]. M GR Miscellanea Greca e Romana, Pubblicazioni dell'Istituto di Storia Antica, Roma 1968M.-L. R. Meiggs & D. Lewis, A Selection of Greek Historical Inscriptions to the End of the Fifth Century B.C., Oxford 1969. 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Dindorf [eds]), Thesaurus Graecae Linguae3, I-IX, Parisiis 1831-1865. T GF Tragicorum Graecorum Fragmenta, ed. A. Nauck, 18892; suppl. adiecit B. Snell, Hildesheim 1964. TrGF Tragicorum Graecorum Fragmenta, 1. ed. B. Snell, Didascaliae tragicae, catalogi tragicorum et tragoediarum, testimonia et fragmenta tragicorum minorum, GoÈ ttingen 19862; 2. ed. Kannicht & Snell, Fragmenta adespota, 1981; 3. ed. S. Radt, Aeschyli fragmenta; ed. S. Radt, Sophoclis fragmenta, 1977. aspetti di geografia eforea nei giambi a nicomede 751 ASPETTI DI GEOGRAFIA EFOREA NEI GIAMBI A NICOMEDE Il testo comunemente attribuito allo Ps. Scimno 1 ha goduto negli ultimi tempi di un rinnovato interesse e ha riportato anche me a tematiche che piuÁ di dieci anni fa mi avevano coinvolta soprattutto sul fronte dell'informazione geografica dell'A., ricca di spunti ancora oggi in gran parte da approfondire. Si discute, in particolare, il problema dell'identificazione di questo Anonimo oltre a quello ± spinoso e strettamente legato al precedente ± della cronologia dell'opera. Su questo secondo aspetto il tempo trascorso non ha mutato la mia opinione, confermata autorevolmente da D. Marcotte il quale, nella sua eccellente edizione del I volume dei Geografi greci dedicato allo Ps. Scimno, ribadisce una datazione dei Giambi agli anni precedenti il 110/9 `au plus tard' 2 e una dedica che potrebbe essere indirizzata a Nicomede II (senza escludere del tutto Nicomede III), antecedente comunque alla pubblicazione del IV libro delle Cronache di Apollodoro. Si tratta naturalmente di datazioni ipotetiche cosõÁ come ipotetica resta a tutt'oggi l'identificazione del nostro A.: Diller 3 pensava a un Pausania di Damasco altrimenti pressoche sconosciuto, Marcotte ha proposto Apollodoro di Atene e Boshnakov 4 Sul titolo dell'opera cf. Marcotte 2000, 16. Marcotte 2000, 11. In questo senso giaÁ Unger 1882, 611-612 per un lasso di tempo compreso tra 133 e 116; Bianchetti 1990a, 23-35. Per una datazione piuÁ bassa, intorno al 90 a.C., cf. MuÈller, 1855, lxxvii; Diels 1876, 5; PeÂdech 1964, 576. 3 Diller 1952, 177; 1955, 268-279. Cf. in questo senso Lasserre 1975; Habicht 1985, 20-21. 4 Boshnakov 2004, 33. 1 2 752 serena bianchetti ha contestato questa paternitaÁ proponendo Semo di Delo, figura anch'essa assai evanescente e tale da legittimare dubbi sull'opportunitaÁ di contrapporre ipotesi che rischiano di ricostruire, con scarsi dati, profili di autori altrimenti pressoche ignoti. 5 Per quanto attiene al mio intervento in questa sede, tenteroÁ di concentrare l'attenzione sulla presenza eforea nei Giambi nella convinzione che anche una Quellenforschung condotta nella prospettiva di un'indagine storica, piuÁ che di una dissezione anatomica, possa portare qualche elemento utile alla definizione della personalitaÁ del nostro A. e, di conseguenza, almeno alla sua collocazione all'interno della nostra tradizione letteraria. Nella raccolta di Jacoby (FGrHist 70) sono 11 i Frammenti e 1 la Testimonianza che lo studioso riporta a Eforo ricavandoli dai Giambi. 6 La T 32 = vv. 115 ss. contiene l'elenco delle fonti alle quali il nostro A. dichiara di rifarsi: sono qui citati, in un ordine che a Marcotte 7 non eÁ sembrato casuale, Eratostene, Eforo, Dionisio di Calcide, Demetrio di Callatis, Cleone di Sicilia, Timostene, forse Teopompo e Ecateo di Abdera nella lacuna dei vv. 119-125, e infine Callistene e Timeo, nonche Erodoto. Sul `peso' delle due fonti ritenute principali ± Eratostene e Eforo ± la dottrina si eÁ divisa tra chi ± come Dopp 8 ± considerava Eforo la maggiore autoritaÁ e chi ± come HoÈfer 9 ± riportava invece a Eratostene gran parte delle informazioni contenute nei giambi. EÁ questa anche l'opinione di Marcotte, il quale sottolinea che la dottrina dell'alessandrino eÁ riportata con tre termini tecnici (geo5 A favore di un autore ateniese dall'identitaÁ non precisabile vd. ora Bravo 2009, 2-29, il quale immagina che il Peqi+ cg&| attribuito ad Apollodoro da Strabone e da Stefano di Bisanzio sia un falso, composto dall'anonimo autore della nostra Periegesi a Nicomede. 6 FGrHist 70 T 32; FF 18c (= vv. 516 ss.); 129b ( vv. 152 ss.); 131b (= vv. 183 ss.); 134b (= vv. 236 ss.); 138b ( = vv. 312 ss.); 144 (= vv. 470-478); 145 (= vv. 535-549); 158 (= vv. 835 ss.); 159 (= vv. 865 ss.); 160 (= vv. 874 ss.); 161b (= vv. 900 ss.). 7 Marcotte 2000, 17-19 e comm. ai vv. 119-125. 8 Dopp 1900;1908; 1909. 9 HoÈfer 1928, 127-152; 1883, 67-95. aspetti di geografia eforea nei giambi a nicomede 753 graphia, klimata e schemata) 10 tali da far ritenere che l'A. attingesse soprattutto al III libro della Geografia, dove erano descritte le diverse regioni dell'ecumene. Dello stesso Eratostene l'A. avrebbe utilizzato le Cronografie, 11 cioeÁ la griglia cronologica che dalla guerra di Troia (fissata da Eratostene al 1184) 12 arrivava ai Diadochi, periodo al di sotto del quale i Giambi raramente sembrano andare. Ora, l'appello alle fonti cui l'A. si rifaÁ, costituisce certo un elemento importante per comprendere il filone cui i Giambi si connettono in via prioritaria e su cui torneroÁ in seguito, ma va preliminarmente detto che le citazioni, piuÁ che chiarire quantitativamente i debiti del nostro e succedersi sotto questo aspetto nel testo, potrebbero essere indicative di un metodo di lavoro che utilizzava fonti diverse in relazione alle diverse aree geografiche, con una scelta che potrebbe costituire dunque la cifra dell'identitaÁ culturale dell'A. In questa ipotesi di lavoro il prioritario richiamo a Eratostene ± di fatto poi non utilizzato quanto ci si aspetterebbe ± appare di ordine generale, quasi un richiamo indispensabile a quella `carta' dell'ecumene che viene qui evocata quando si dichiara di voler presentare al re di Bitinia `la descrizione di tutte le terre e il giro completo della terra in pochi versi' ( vv. 90 ss.). All'interno dunque di questo quadro di riferimento di natura prettamente geografica, si sviluppa il lavoro dell'A. che vuole essere di natura storica (v. 111, cf. 44; 65) e che tende a raccontare, in forma metrica, `le colonie, le fondazioni di cittaÁ, i luoghi terrestri accessibili per via di terra e di mare', 13 coniugando in sostanza l'indagine storica e quella geografica. Strab. IX 1, 2 Per HoÈgemann 1929, 10-11 l'espressione deriverebbe a Strabone da Ps. Scimno. Cf. in proposito Korenjak 2003, 73; Shcheglov 2004, 31-37; 2006, 351-359; Bianchetti 2007-2008, 33-35. 11 Sull'opera di Eratostene cf. Berger 1880; 19032, 411; Aujac 2001, 87122; Geus 2002, 261-288; Bianchetti 2006, 35-46. 12 FGrHist 244 F 1 (apud Steph. Byz. s.v. Ltot&|); F 61a (apud Diod. I 5, 1). 13 Dei quattro termini a\poiji* ai, jsi* rei|, pkxsa*, poqetsa*, Marcotte 2000, 107 n. 11 sottolinea che i primi due richiamano Timeo mentre considera i secondi una variante di Arr., Ind. 43, 10. I due termini ricorrono invero nella critica di 10 754 serena bianchetti Si tratta di un procedimento del quale si puoÁ trovare un confronto, pressoche coevo, in Agatarchide di Cnido, il quale dice di seguire per le quattro parti del mondo in cui eÁ divisa l'ecumene le fonti che specificatamente avevano trattato quelle aree: per l'occidente Lico e Timeo, per l'oriente Ecateo di Abdera e Basilide, per il nord Diofanto e Demetrio di Callatis, mentre per il sud (che nel caso specifico concerne le regioni del Mar Rosso) afferma di essere il primo e di svolgere percioÁ una funzione pionieristica. 14 Il confronto risulta congruo anche in relazione al taglio della descrizione del nostro A. che segue, analogamente al Periplo del mar Rosso, una rotta marina, descritta peraltro da uno che non sembra lasciar trapelare alcuna esperienza diretta, 15 segno evidente di una utilizzazione di uno schema geografico (quello del periplo) a fini storici. In effetti, il modulo periplografico, la cui flessibilitaÁ e diffusione sono dimostrate dal complesso dei testi giuntici, 16 consente al nostro A. di costruire un'opera originale della quale viene rivendicata, da un lato, la parentela con le Cronografie di Apollodoro composte in metro comico e, dall'altro, quella con autori come Erodoto, Eforo e Timeo, storici canonici 17 e padri di una storia che aveva visto protagonisti i Greci sui mari. Il concetto che quella dei Greci fosse, fin dalle vicende coloniali, una storia che trovava nelle acque dei fiumi e dei mari le sue direttrici Polibio a Pitea (Strab. II 4, 2 = Pyth. F 21 Bianchetti) ed eÁ verosimile che si tratti di una iunctura di provenienza piteana: Bianchetti 1998, 107. Il tema dell'indagine di Eforo eÁ indicato da Polyb. (IX 1, 4 = FGrHist 70 T 18b) con espressioni che richiamano i nostri vv. e che ritornano in Strab. X 3, 5 = FGrHist 70 T 18a. 14 Phot. 64, 454b. Su Agatarchide cf. Woelk 1966, passim; Gozzoli 1978, 54-79; Burstein 1989, 1-41; Desanges 1998, 69-82; Marcotte 2001, 385-435; Engels 2004, 179-192. 15 Sul valore dell'autopsia cf. Nenci 1955, 14-46; Schepens 163-182; 1980, passim. Sul `sapere libresco' del nostro cf. Marcotte 2000, 20-24. 16 Sui peripli cf. Gisinger 1937, 841-850; Peretti 1979, 13-116; Janni 1984, passim; Prontera 1992; Cordano 1992, passim; GonzaÂlez-Ponce 1998, 41-75; GoÂmez-EspelosõÂn 2000, passim; GonzaÂlez-Ponce 2008, 19-44. 17 Cf. Nicolai 1986, 9-24; 1992, 250-340. EÁ verosimile ± come rilevato da Bravo 2009, 34-35 ± che l'Anonimo leggesse direttamente Eforo, contro quanto ipotizzato da Jacoby (FGrHist 70, Komm. ad FF 34-35, 128-133). aspetti di geografia eforea nei giambi a nicomede 755 qualitative risulta chiaramente dalla definizione di spazi che sono, fin dalla prima indagine ionica, disegnati dal mare, come dalle acque del mare e dei fiumi sono divisi i continenti e sono limitati i contorni dell'ecumene, intesa nel suo complesso come un'isola. La scansione in continenti, la cui definizione territoriale stava giaÁ alla base della narrazione storica di Erodoto nonche dell'indagine di Ecateo, si concentra in due libri specifici dell'opera storica di Eforo (IV e V dedicati a Europa e Asia) 18 con un modulo destinato a godere di fortuna, ad es. presso Polibio, che considera la geografia una parte della storia e alla quale eÁ dedicata non una sezione iniziale bensõÁ quella finale delle Storie. 19 Se questo eÁ dunque il filone al quale il nostro si rifaÁ e che trova in Eforo un autorevole capostipite, eÁ verosimile che le opzioni geografiche presenti nei giambi possano rispondere ± anche solo in negativo ± a questa scelta di metodo che, condizionando l'impianto dell'opera, influisce anche sulle singole sezioni di essa. Nella raccolta di Jacoby i FF di Eforo ricavati dai giambi sono di ampiezza meno estesa di quella adottata da Dopp 20 e tuttavia sono riportati allo storico anche alcuni passi nei quali Eforo non eÁ esplicitamente citato (e che sono percioÁ editi in corpo piccolo) ma che a lui andrebbero ricondotti per le analogie con altri luoghi dove la citazione eÁ invece esplicita. EÁ il caso del F 18c = vv. 516 ss. in cui sono descritti gli stati del Peloponneso con una enumerazione degli ecisti che ricorre nello stesso ordine in un passo di Strabone (VIII 8, 5 = 70 F 18b) che cita Eforo direttamente. EÁ ancora considerato F il 30c = vv. 167-182 in cui vengono tratteggiati i quattro popoli che definiscono i confini dell'ecumene secondo quanto Strabone VIII 2, 28 = F 30a e Cosma Indicopleuste (II 148 = F 30b) avevano fatto riportando le parole di Eforo e che hanno poi determinato una interpretazione schematica dell'alCf. Prontera 1984, 187-256 con l'analisi dello spazio geografico in Eforo e in Polibio. 19 Sulla geografia polibiana cf. PeÂdech 1964, 587-88; 1974, 39-61; Texier 1976, 395-407; Walbank 1979, 591-592; Clarke 1999, 77-128; Engels 1999, 157-165. 20 Dopp 1900; 1908; 1909. 18 756 serena bianchetti locazione dei popoli su una `carta', verosimilmente estranea alla concezione eforea. 21 Lo stesso accade per il F 129 = vv. 152 ss. dedicato all'estremo Occidente e all'isola di Erytheia e per il F 131b (= vv. 183 ss.) sui Celti ellenizzati. Infine anche il F 134b = vv. 236 ss., dedicato a Cuma vicino Napoli ecc. (Averno e Circe), eÁ ricostruito sulla base di Strabone V 4, 5 che contiene la menzione di Eforo. Eforo eÁ invece esplicitamente citato al v. 472 = F 144 dove l'A. dice di voler descrivere la Grecia e\hmijx&|, cioeÁ seguendo la successione dei popoli a cominciare dagli Acarnani. 22 Il cumano eÁ citato poi al v. 546 = F 145 relativo a Creta e al suo popolamento arcaico. Lasciamo per ora da parte i FF 158, 159, 160 che sono relativi al Ponto Eussino e che risultano traÁditi non dal testo in versi ma da citazioni da parte dell'anonimo compilatore di un Periplo del Ponto Eussino, che risale al VI sec. e che pone ulteriori problemi di tradizione, tali da rendere ± come vedremo ± ancor piuÁ cauti sull'attribuzione a Eforo di gran parte del testo. Occidente Ci fermeremo ora, in particolare, sui passi relativi all'estremo Occidente: il F 129b = vv. 152 ss. contiene la descrizione del distretto delle Colonne d'Eracle, la cui localizzazione costituõÁ oggetto di ampie discussioni presso gli antichi. 23 i) Per il giambografo le Colonne sono due isole, secondo una 21 Cf. Wolska Conus 1978, 185-187 e in particolare Prontera 2001, 187229; Marcotte 2000, 54-55 con la giusta osservazione che Eratostene non avrebbe potuto immaginare gli Indiani estesi tra il levante estivo e quello invernale, ritenendo il Tauro la catena che limitava l'estensione dell'India. Sul fr. eforeo vd. ora Parmeggiani 2011, 219-224. 22 Per HoÈfer 1933, 68 gli Acarnani sarebbero al di fuori della Grecia propriamente detta e percioÁ i vv. in questione non deriverebbero da Eforo, che invece li considerava greci (F 143 apud Strab. VIII 1, 3). Sul punto cf. Engels 1999, 136; Marcotte 2000, 62-63. 23 Sulle Colonne vd. Peretti 1979, 154 ss.; 364 ss.; Bianchetti 1990a, 3973; Cataudella 1989-1990, 315-337; Antonelli 1997, 151-160. aspetti di geografia eforea nei giambi a nicomede 757 antica localizzazione che faceva capo a Euctemone (citato da Avieno, Ora mar. 350-69), 24 mentre per Dicearco, Eratostene e Polibio le Colonne stavano sui due promontori di Calpe e Abyle. 25 ii) L'isola di Erytheia, dista un giorno di navigazione dal monte che chiude lo Stretto. Si tratta di una determinazione che, per il riferimento al giorno di navigazione e per la direzione della rotta, fa capo a una tradizione periplografica antecedente alla descrizione di Eratostene, il quale ± come noto ± aveva omologato in stadi le distanze diversamente computate. iii) Il riferimento alla mitica Tartesso, da cui discendono argento e stagno, come un centro distinto da Gades lascia intravedere una tradizione diversa da quella confluita in Avieno, che unifica peraltro Malaka-Mainake. Si tratta di una tradizione, anche in questo caso, diversa da quella che attraverso Pitea confluisce in Eratostene e poi in Posidonio, il quale contesteraÁ per l'appunto su basi scientifiche i racconti mitici relativi a Tartesso. 26 iv) Il riferimento agli Etiopi che sarebbero migrati dalla Libia, in ottemperanza alla spiegazione del verso omerico che parlava di Etiopi divisi in due, 27 non trova riscontro nel filone eratostenico che distingue la poesia ± in particolare quella omerica ± dalla geografia. Esso riporta piuttosto a una scansione dello spazio che comprende e organizza i dati di una tradizione che non si priva di Omero ma lo utilizza per comprendere meglio la localizzazione di popoli antichi e moderni. EÁ da notare infatti che al v. 98 lo Ps.Scimno considera le peregrinazioni di Ulisse un punto di riferimento per la conoscenza geografica. Il fatto che il poeta riusciraÁ a condurre il lettore in giro per l'ecumene risparmiandogli le fatiche dell'eroe omerico costituisce, percioÁ, un ulteriore elemento per comprendere quanto l'opera di Omero costituisse ancora, ai suoi occhi ± come poi a quelli di Cratete e dello stesso Strabone ± un testo indispensabile per acquisire una conoscenza completa del mondo. 24 Su Avieno cf. Bianchetti 1990a, 50 ss.; Antonelli 1998, 61-63; 174; Bravo 2009, 44-45, che riporta a Eforo l'informazione su Euctemone. 25 Vd. nota 22. 26 Antonelli 1997, 62 ss.; 2008, 99-102. 27 Od. I 83, su cui Aujac 1966, 20-26; Ballabriga 1986, 108-110. 758 serena bianchetti vi) Il riferimento alla Colonna Boreale o di Briareo 28 eÁ indicativo ± come avevo giaÁ osservato parecchi anni fa ± di una tradizione diversa da quella presente in Avieno. Nell'Ora maritima infatti si parla di Oestrymnis e si menziona un dato geografico che risale probabilmente a una tradizione nautica antica, le cui tracce si riscontrano ancora nella descrizione piteana della regione del Finisterre francese. I vv. dello Ps. Scimno sembrano ignorare, invece, questa tradizione e seguire un filone che identificava nella colonna settentrionale una sorta di confine del mondo, segnato da quei Celti i cui gruppi nord-occidentali, definiti Henetoi, avrebbero costituito un ramo dei Veneti stanziatisi poi in Adriatico. TorneroÁ su questo ultimo aspetto, ma cioÁ che emerge nel complesso di questi versi eÁ un'idea del Nord-Ovest assolutamente diversa da quella piteana, confluita poi nella carta eratostenica. Noto per inciso che il vero Scimno citava nel F 9 29 la Britannia e aveva quindi una conoscenza del Nord diversa da quella che risulta dai giambi, una conoscenza nella quale confluivano i dati ricavati da Pitea e trasmessi da Eratostene. Il Nord-Ovest che emerge dai versi del nostro poemetto eÁ in definitiva diverso da quello eratostenico ma anche da quello degli antichi peripli confluiti in Avieno, 30 il quale citava le isole Oestrymnides e una insula Albionum, attingendo a fonti precedenti a Pitea e tramandando le tracce di un sapere nautico che si era conservato evidentemente in un filone differente da quello scientifico. Il Nord-Ovest dei nostri giambi segue invece uno schema geometrico che attribuisce alle popolazioni celtiche tutto il lato 28 Per bqiaqe*x| Marcotte 2000, 122 in apparato (malim) a fronte di ba*qia del testo (locus desperatus); cf. anche 165. Su questi vv. vd. Bianchetti 1990b, 241-246; Antonelli 1997, 65-66; Bravo 2009, 65-67. 29 F 9 (apud Schol. Apoll. Mir. 15); Gisinger 1927, 670. 30 Secondo Bravo 2009, 30-39 la coincidenza di fonti utilizzate da Avieno e dal nostro anonimo farebbe pensare che il primo potesse aver attinto parte delle sue informazioni geografiche dal falsario ateniese autore di un Peqi+ cg&|, composto per reagire al successo dell'opera di Artemidoro, suo contemporaneo. aspetti di geografia eforea nei giambi a nicomede 759 occidentale dell'ecumene, confinante a sud con gli Etiopi e a nord con gli Sciti. Si tratta di uno schema che i confronti con il resto della tradizione lasciano ricondurre facilmente a Eforo e nel quale non sono esclusi ± come rilevato giaÁ da HoÈfer 31 ± i riferimenti a Eratostene, come la menzione, al v. 169 del mare Sardo. A parte comunque inserzioni di questo tipo, dettate probabilmente dalla necessitaÁ di `aggiornare' il quadro geografico mediterraneo, resta da chiedersi il perche di una smaccata preferenza da parte dell'Anonimo per una descrizione che, relativamente all'area atlantica, risulta chiaramente vecchia e superata. Si tratta di una scelta che eÁ, in un certo senso, doppiamente datata percheÂ, se da un lato tradisce il consapevole rifiuto dell'esposizione eratostenica, dall'altro rivela anche una non conoscenza di quella polibiana; elemento questo, che potrebbe indurre a datare il nostro testo prima della pubblicazione delle Storie, composte almeno per il XII libro ecc. dopo il 146 32 o, comunque, a ritenere che la fonte utilizzata e che forse trasmetteva anche Eforo, fosse antecedente alla pubblicazione dell'opera di Polibio. Eforo, cui si rifaÁ il quadro geografico della sezione in esame, non eÁ tuttavia menzionato nei vv. relativi all'Occidente, mentre eÁ citato al v. 115, all'inizio dell'elenco di storici cui l'A. eÁ debitore e forse percioÁ implicitamente richiamato nella descrizione dell'area iberica per la quale costituiva, agli occhi del nostro A. ± o forse a quelli della fonte dalla quale attingeva la descrizione ± ancora la fonte storica piuÁ attendibile. L'adesione a Eforo, con l'implicito rifiuto della descrizione eratostenica sporadicamente evocata, implica dunque una presa di posizione piuttosto decisa su un'idea di geografia che eÁ dichiaratamente storica piuttosto che scientifica. Anche la descrizione dell'Oriente mostra, come vedremo, un allontanamento da Eforo che non si traduce, ancora una volta e a HoÈfer 1928, 127-152; 1933, 67-95, seguito da Marcotte 2000, 18. Marcotte 2000, 23 osserva che difficilmente Polibio doveva comparire tra le fonti citate nel prologo che ci eÁ giunto peraltro lacunoso. In questo senso anche Bravo 2009, 18. Vd. anche le osservazioni di Gabba 2003, 146. 31 32 serena bianchetti 760 differenza di quanto sottolineato fin qui dalla critica, in una adesione a Eratostene, ma piuttosto nella scelta di una fonte storica la cui identificazione eÁ complessa ma che potrebbe essere individuata ± se risulteranno fondate le nostre argomentazioni ± in Demetrio di Callatis, la cui autoritaÁ in storia e geografia del Ponto era riconosciuta anche da Agatarchide. 33 Autore di un'opera storica in 20 libri intitolata Europa e Asia 34 che narrava gli eventi storici almeno fino al 216/5 (Ierone di Siracusa), 35 Demetrio divideva l'opera ± da quanto si ricostruisce dai pochi FF giuntici 36 ± in due sezioni (Europa-Asia) seguendo l'impianto geografico di Eforo per discostarsene proprio per quell'area pontica le cui vicende avevano subito, nel corso di quasi un secolo e mezzo, significativi mutamenti. Oriente Per quanto riguarda la regione orientale, in particolare quella della Palude Meotide, il problema delle fonti dei nostri giambi eÁ complicato dal fatto che il testo ci eÁ giunto per tradizione indiretta, riportato da un Anonimo compilatore di un Periplo del Ponto Eussino, che in etaÁ bizantina raccolse excerpta dal nostro poemetto. Marcotte, a differenza di Diller, 37 ricostruisce 34 Frammenti ricavati da quelle parti di Eux. nelle quali sono riferite ± sotto forma giambica ± affermazioni riconducibili al nostro Anonimo e arriva a una sottile e puntuale distinzione tra cioÁ che a questi puoÁ essere riportato e cioÁ che presumibilmente eÁ imputabile al testimone bizantino. Si comprende giaÁ da questo ± e la scelta di Marcotte di segnalare con l'asterisco le parti dubbie e di riprodurre in corsivo le sequenze giambiche lo conferma ± la difficoltaÁ di risalire a un testo Agathar. apud Phot. 64, 454b Henry, su cui Marcotte 2001, 391-406. Sul rapporto Agatarchide - Demetrio cf. UrõÂas MartõÂnez 1993, 57-67. 34 FGrHist 85 T 1 apud Diog. L. V 83. 35 FGrHist 85 F 3 apud Luc., Macrob. 10. 36 Cf. Schwartz 1901, 2807; Boshnakov 2004, 83 ss. 37 Diller 1952, 165-176. 33 aspetti di geografia eforea nei giambi a nicomede 761 il cui eventuale rapporto con Eforo risente necessariamente della precarietaÁ con cui il testo eÁ costituito. Jacoby ± che come si eÁ detto era giaÁ piuÁ selettivo e cauto di Dopp ± considerava invece eforei ampi tratti della descrizione delle regioni pontiche basandosi, da un lato, sulla menzione di Eforo ai vv. 835 ss. (= F 158), e dall'altro sulla giaÁ dimostrata presenza di Eforo per la parte occidentale dell'ecumene. Nessuno dei due criteri jacobiani appare oggi privo di dubbi: per il primo ± la menzione di Eforo ± si tratta infatti di definire e delimitare l'estensione della citazione; mentre per il secondo ci si deve domandare se, a fronte di un Occidente descritto dopo Eforo solo da Eratostene e secondo i criteri sopra esposti ± cioeÁ poco consoni a una descrizione storico-encomiastica dell'ecumene ± per l'Oriente possano valere gli stessi criteri. Vediamo a questo punto i FF traditi da Eux. per cercare di capire in che termini si configurino qui gli eventuali debiti nei confronti di Eforo. Si prenderanno qui in esame i vv. 835-73 MuÈller = vv. 83774 Diller = FF 15a-b Marcotte; i vv. 874-85 MuÈller = vv. 875-84 Diller = F 16 Marcotte = FGrHist 70 FF 158-160 nei quali si concentra la descrizione della regione intorno alla Palude Meotide e dalla quale si eÁ tentato di ricostruire la Scizia di Eforo. 38 EÁ noto che questi si rifaceva a Erodoto con il quale si notano consonanze all'interno del nostro testo, che presenta anche discrepanze che sono state interpretate come il frutto dell'intervento del cumano, che si sarebbe allontanato da Erodoto proprio per quel tanto che di non erodoteo eÁ presente nei nostri giambi. 39 Va detto tuttavia che gli inquietanti e ragionevoli dubbi for38 LeÂvy 1981, 57-68; Takhtadz'an 1986, 53-68; Corde 2005, 79-81; Parmeggiani 2011, 236-240; A.L. ChaÂvez-Reino (nel primo volume di questi Atti). 39 Marcotte 2000, 249. Vd. in particolare gli Androfagi e i Sauromati considerati Sciti mentre Erodoto non li considerava tali. Probabilmente la scansione di Eforo eÁ segnata dalla distinzione in Greci e barbari, cioeÁ tra Sciti (europei) e Saka, localizzati come i Sarmati a est del Tanais. Per il `modello' erodoteo cf. Breglia 2005, 277-314. serena bianchetti 762 mulati da Marcotte sul testo che ci eÁ giunto fanno riflettere sulla possibilitaÁ che proprio la localizzazione dei gruppi scitici, segnalata da avverbi e preposizioni usati in senso vago e talora improprio (a>mxhem + gen. che ricorre peraltro solo qui) 40 possa essere frutto di una sorta di `taglia e incolla' messo in opera da Eux. piuÁ che da Eforo, all'interno del cui usus scribendi ± per quanto se ne possa ricavare dai nostri frammenti ± non sembrano ricorrere le preposizioni di luogo presenti nel poemetto. Oltre a cioÁ, la difficoltaÁ di ricostruire le sequenze giambiche nelle quali sarebbe chiuso il testo del cumano rende ancora piuÁ improbabile l'operazione di Jacoby che ha accolto come frammento tanto le parti in poesia quanto quelle in prosa, chiaro segno dell'intervento di Eux. e della inevitabile distanza tra il testo che leggiamo e quello ± sempre piuÁ virtuale ± di Eforo. 41 Cominciando dal F 15a Marcotte (= Eux. 49 = vv. 835-59 MuÈller = vv. 837-60 Diller = FGrHist 70 F 158) e relativo alla descrizione delle popolazioni scitiche, sembrano difficilmente riconducibili a Eforo: 1. Il riferimento ai re del Bosforo, che allude ai sovrani spartocidi i quali avrebbero trasformato, con Spartoco III (304/3-284/ 3), ufficialmente in monarchia la carica di arconti dei predecessori. La doppia titolatura (arconte e re) 42 giaÁ attestata per Leucone (389/ 8-349/8) e sulla quale avrebbe influito secondo Moreno 43 anche Isocrate, con il quale la nobiltaÁ locale era in contatto, limita in effetti la basileia a Toreti, Danari e Psessi. Alla luce dell'evoluzione della storia dei `re' del Bosforo, delineata di recente da S. Gallotta, puoÁ essere di qualche peso il fatto Nell'uso di Erodoto (IV 105) non eÁ associato al genitivo e ha valore avverbiale (`dall'alto'). 41 Valgono in questo senso i dubbi giaÁ formulati da HoÈfer 1933, 67-95. Cf. anche Parmeggiani 2011, 166 nota 44. 42 Marcotte 2000, 248. Cf. Geyer 1930, 686-695; Werner 1955, 412414; Gardiner-Garden 1986, 192-225. 43 Moreno 2007, 146-206. Sulla titolatura dei dinasti bosforani con analisi della documentazione epigrafica cf. Gallotta 2010, 21-22; 29-33; 49-50. Per Parisatide I cf. Gallotta 2003, 250. 40 aspetti di geografia eforea nei giambi a nicomede 763 che la sede della dinastia venga definita nei vv. in questione `reggia' cosõÁ da far pensare a una compiuta trasformazione del governo in monarchia. Il dato potrebbe far pensare, in questo senso, a una fonte piuÁ recente di Eforo e che probabilmente aggiornava le notizie ricavate dal cumano in una prospettiva che ± come quella dell'A. dei giambi ± risulta centrata sul Ponto. 44 2. La menzione di una `Scizia barbara', poco perspicua nella sua localizzazione `al di sopra di questi' (chi?). La definizione sembra alludere genericamente a quei territori nordici che per Erodoto non erano piuÁ scitici e che per Eforo costituivano il bordo settentrionale di un'ecumene tratteggiata nei suoi contorni mediante il riferimento ai gruppi etnici che l'abitavano. Se l'espressione `al di sopra di essi' ci fornisce la spia di un procedimento che giaÁ con Erodoto tendeva a definire le latitudini che segnavano il progressivo allontanamento dei popoli dalla civiltaÁ normativa (quella greca), eÁ anche vero che l'assenza di coordinate precise per le regioni distanti dalla Palude Meotide dimostra la centralitaÁ di essa nella fonte sottesa e il progressivo disinteresse per le regioni distanti. 45 44 L'inizio del F 15 Marcotte cita Pantikapaion-cittaÁ mentre alla fine del passo eÁ menzionato il fiume Panticape, oltre il quale starebbero i Limnaioi. Cf. anche Strab. XI 2, 10 dove Pantikapaion eÁ la capitale dei Bosforani europei, mentre Phanagoreion eÁ capitale dei Bosforani asiatici. Per Phanagoreia cf. Hecat. FGrHist 1 F 212 apud Steph. Byz. s.v. Uamaco*qeia. Su questi centri vd. ora Gallotta 2003, 250. 45 La descrizione eforea comprende una scansione della Scizia secondo le linee dei fiumi che risale a Erodoto. In particolare i Karpides del F 15a Marcotte sono stati avvicinati ai Callippidi di Erodoto (IV 17) mentre sono, in realtaÁ, piuÁ a occidente della popolazione citata dallo storico lungo il Boristene e costituiscono la prima popolazione di quella Scizia europea valutata dal cumano positivamente e affatto diversa dalla `Scizia barbara' citata ai vv. precedenti. Ancora di matrice erodotea sembra la successione degli Sciti \Aqosg&qe|-Metqoi* fissati a occidente del Boristene e estesi fino alle latitudini desertiche settentrionali. La Scizia Hylaia di Hdt. IV 18 eÁ a oriente del Boristene, come per Eux., cosõÁ come analoga eÁ la descrizione degli Sciti Cexqcoi* . Questi si estendono per Erodoto fino al fiume Panticape oltre il quale comincia la popolazione degli Sciti Nomadi. Il fiume Panticape segna dunque per lo storico (IV 19) il confine con gli Sciti Nomadi, mentre Eux. cita prima dei Nomadi i Limnaioi. Sono esplicitamente eforei `i portatori di casa' (cf. Strab. VII 3, 9 = FGrHist 764 serena bianchetti 3. Il riferimento ai Limnaioi per gli Sciti stanziati sulla Palude Meotide. Si tratta di un unicum che difficilmente risale a Eforo, il quale chiamava questo stesso gruppo Maiotai, trattandosi di un popolo che abitava sulle coste della Palude. Maiotai compare anche in [Scyl.] 68 46 e in Demetrio di Callatis (FGrHist 85 F 1) che chiamava Iazamatai quei Maiotai che Eforo chiamava anche Sauromati. 47 4. I Sarmati citati al F 16 Marcotte che compaiono, oltreche nel nostro testo, in Polibio (XXV 2) con un ethnonimo che sembra un'evoluzione-variante di Syrmatai 48 presente in Eudosso di Cnido (F 277 Lasserre) e in [Scyl.] 68. Questi Sarmati sono diversi, come giaÁ rilevato da Rostovtzeff, 49 dai Sauromati e sono localizzati a ovest del Tanais, mentre a est di questo fiume si trovano i Sauromati dei quali il nostro A. fornisce l'opinione di Demetrio, 50 diversa da quella di Eforo. I Sauromati di Eforo (che Erodoto IV 57 non considerava sciti; cf. anche IV 110 con la storia delle Amazoni) sono una popolazione selvaggia e diversa dagli Sciti europei localizzati a occidente del 70 F 42 con la descrizione eforea degli Sciti Nomadi i quali si sarebbero nutriti del latte delle cavalle, sarebbero stati pii e sarebbero stati menzionati anche da Omero) e quelli che si nutrivano di latte delle giumente. Cf. Parmeggiani 2011, 237-240. 46 Su cui cf. Counillon 2004, 82-83, che rileva una sensibile somiglianza tra la descrizione dello Ps.Scilace e quella di Eforo, ricavata dai nostri versi. Il fatto che Eforo citi i Gynaikokratoumenoi a proposito di quelli che Demetrio chiamava Maiotai-Iazamatai potrebbe far pensare che Eforo non menzionasse i Maiotai. Sul rapporto Eforo-Ps.Scilace cf. Peretti 1961, 5-42. 47 Cf. anche Strab. XI 2, 11. Sui Sauromati cf. Smirnov 1980, 139-153; Simonenko 1994, 99-134; Jouanna 2001, 23-39; Lebedynsky 2002, 11-14. 48 I Syrmatai diventano Sarmatai in Polibio e in Ps.Scimno, al tempo cioeÁ dell'intervento romano nelle questioni d'Oriente: Marcotte 2000, 252. Cf. Smirnov 1980, 139-153. 49 Rostovtzeff 1922. Contra cf. Smirnof 1980, 139-153; Simonenko 1994, 99-134; Lebedynsky 2002, 11-14. 50 F 16 Marcotte = FGrHist 85 F 1. Vd. anche il F 20 Marcotte con la successione Koraxike - Lolike - Melanchlainoi - Kolchoi che si ritrova in [Scyl.] 7781 e che Marcotte 2000, 144 nota 20, ritiene elaborata da Eux. sulla base del Periplo. Per l'ipotesi poi che l'elenco di Ps.Scilace derivi da una lista delle popolazioni asiatiche ordinata su base geografica cf. Counillon 2004, 87. aspetti di geografia eforea nei giambi a nicomede 765 Tanais. 51 Sauromati, Geloni (Hdt. IV 108) e Agatirsi (Hdt. IV 100, 104) erano per il cumano (= F 15b Marcotte) Saka, cioeÁ Sciti d'Asia che avevano tratto origine da gruppi scitici europei, caratterizzati da una gamma molto ampia di modi di vita. Si tratta di popoli dei quali Eforo sottolineava il carattere `misto', essendo il risultato di fusioni tra popolazioni europee e asiatiche, con una attenzione piuÁ che alle componenti distintive (europei-asiatici) al mixer che ne risultava. Ora, questo atteggiamento del cumano, che si riscontra proprio all'interno dei nostri versi, nella descrizione dei Celti ellenizzati e poi dei popoli misti della Penisola Anatolica (v. oltre) mi pare possa essere individuato come una sorta di fil rouge che lega i contesti ± geograficamente diversi ± per i quali il nostro A. (o la sua fonte) si richiama a Eforo. PiuÁ che un'adesione letterale e compatta al cumano, i FF 15a-b-16 Marcotte, che Jacoby pubblicava come eforei tout court 52 (salvo poi inserire i vv. 874 ss. sotto Demetrio di Callatis), 53 sembrano evocare Eforo precipuamente su alcuni punti selezionati e qualificanti sui quali si costruiva un quadro delle popolazioni e delle loro vicende, dinamicamente condizionate da processi di fusione e assimilazione. EÁ questo il concetto guida che il nostro ± o la sua fonte ± sembra mediare da Eforo senza che al cumano possa essere ricondotto tutto il blocco del testo che mostra invece ± come si eÁ tentato di evidenziare fin qui ± sensibili tracce di aggiornamento riconducibili, probabilmente, a una fonte storica altrettanto interessata a quei processi di assimilazione che avevano trovato in Asia Minore un contesto privilegiato. Questa conclusione, benche provvisoria, sembra lasciare intravedere dunque la possibilitaÁ che i vv. relativi all'area pontica possano far capo in ultima analisi a una fonte piuÁ recente di Eforo, probabilmente quel Demetrio di Callatis 54 esplicitamente citato Sulla provenienza del fiume da un lago di cui non si sa il nome (F 15b Marcotte) cf. Hdt. IV 57. 52 FGrHist 70 FF 158-160. 53 FGrHst 85 F 1 apud [Scyl.] 874 ss. 54 A Demetrio per le date delle fondazioni delle cittaÁ del Ponto Eussino pensano Ivantchik 1998, 321-322; Boshnakov 2004, 168-170; 211-217. Contra 51 766 serena bianchetti (vv. 718-720) come l'autore piuÁ accurato e attendibile (e\pilekersa*sx| peptrle*mo|), il quale poteva aver accolto e trasmesso al nostro A. il concetto eforeo dell'importanza da attribuire a quei miscugli di popoli che avevano fatto la storia dell'Asia. Passando al F 25 Marcotte = vv. 917-40 MuÈller = vv. 95681 Diller, si nota subito che Eforo non eÁ qui citato ma la critica ha unanimemente richiamato l'autoritaÁ dello storico per il riferimento ai `popoli misti' che abitano la Penisola dell'Asia Minore descritta ai vv. 917-40 e ricostruiti in base a Eux. Infatti Strabone, 55 che riporta nell'ambito di una discussione sulla critica di Apollodoro all'omerico Catalogo delle navi anche la descrizione eforea dell'Asia Minore, elenca i 16 popoli che abitano la regione, dei quali tre sono greci e gli altri barbari vxqi+ | sx&m lica*dxm. Questa espressione, del cui significato lo stesso Strabone si interrogava, 56 eÁ stata variamente tradotta e intesa dai moderni: `except those that were mixed' (Jones 1929), `a parte i misti' (Desideri 1992, 20), `abgesehen von den MischvoÈlkern' (Radt 2005), `quand ils ne sont pas meÃleÂs' (Marcotte 2000). La diversitaÁ di traduzione trova ragione nell'esame dei popoli citati e confrontati con l'elenco dei 12 popoli che Erodoto narra essere stati assoggettati da Ciro (I 28) e tra i quali sembra potersi individuare un grado di ellenizzazione tale da impedire di considerare alcuni di essi barbari tout court: i Panfili, presenti tanto nella lista di Erodoto che in quella eforea potrebbero ad es. ben esemplificare la categoria dei lica*de| che erano il risultato di forme di assimilazione del tutto originali in terra asiatica. A conferma di questa interpretazione si puoÁ citare un frammento dello stesso Eforo 57 che menziona gli abitanti di Corico in Panfilia come rt*llijsoi* sime|. cf. Bravo 2009, 191-198, il quale pensa alla Cronaca di Apollodoro. L'Anonimo non avrebbe citato a bella posta l'Ateniese come fonte per le ktiseis: `Peut-eÃtre a-til voulu faire croire aux lecteurs que tout en imitant la forme de la Chronique d'Apollodore, il ne lui avait pas emprunte d'informations' (!). 55 Strab. XIV 5, 23 = FGrHst 70 F 162. Cf. Parmeggiani 2011, 254-258. 56 Strab. XIV 5, 25. 57 FGrHist 70 F 27 apud Suda s.v. Jxqtjai& o|. aspetti di geografia eforea nei giambi a nicomede 767 L'elenco eforeo riportato da Strabone eÁ dunque confrontabile, almeno in parte, con quello del F 25 Marcotte che cita 15 popoli, di cui tre greci sa+ koipa+ sx&m lica*dxm de+ vxqi+ | ba*qbaqa. Non entro qui nel merito delle differenze tra i gruppi citati, ma quello che eÁ chiaro eÁ il ricorso a una formula che vuol essere eforea (quella dei popoli misti) ma che dai contenuti eforei si allontana, probabilmente anche per ragioni metriche. L'eco eforea ritorna invece ± a mio parere in maniera significativa ± nella valutazione di quei Celti ellenizzati di cui il cumano aveva parlato secondo quanto riferisce, ancora una volta Strabone 58 e che si legge nei nostri giambi (vv. 183 ss.) a dimostrazione di una attenzione peculiare nei confronti di quelle aree di confine dove si erano verificati importanti fenomeni acculturativi nonche nei confronti degli aspetti sociali di questi processi. La differente valutazione del significato di lica*de| in Eforo rispetto a Isocrate, ad es., che usa il termine in senso dispregiativo, 59 rende evidente un processo che eÁ tuttavia forse eccessivo considerare emblematico della dignitaÁ scientifica 60 attribuita al termine (e quindi del concetto). Mi pare sufficiente sottolineare che in Eforo il termine eÁ usato ± a differenza di Isocrate ± per contesti che non implicano una scala di valori e che non sono rapportati a Atene e a Sparta ma che gettano luce su un contesto, costruito sulla presenza di Greci, barbari e lica*de| coprotagonisti di una storia `universale'. 61 Il fatto che questa chiave di lettura, che si presta essa stessa a aggiornamenti, `passi' nei nostri giambi in almeno tre contesti diversi ne conferma il carattere di modulo dinamico, indispensa- Strab. IV 4, 6 = FGrHist 70 F 131. Cf. Hatt 1984, 79-87. Isocr., Paneg. 24, 3; Panath. 124, 7 in opposizione alla purezza di stirpe e all'autoctonia degli Ateniesi; Arch. 80, dove la composizione mista dell'esercito beota eÁ contrapposta a quella della compagine spartana guidata da Archidamo. 60 Desideri 1992, 25. 61 Sul carattere `misto' delle popolazioni localizzate sulle coste del mar Nero cf. ad es. Maslennikov 1978, 24-37. Vd. inoltre Iliescu 1969, 51-55; Wasowicz 1980, 29-39; Ol'khovskij 1981, 52-65. Sulla storia universale nella concezione eforea cf. Candau MoroÂn 1983, 325-329. 58 59 serena bianchetti 768 bile a comprendere i mutamenti della storia dei popoli, e ne ribadisce la fortuna. Le differenze nella descrizione della Penisola Asiatica nel F 25 Marcotte rispetto a Eforo sono poi piuÁ di una e fanno riflettere sulla flessibilitaÁ con cui il concetto di `popolo misto' sembra adattarsi a un contesto che non pare di matrice eforea per questi motivi: i - Sono citati 15 popoli che abitano la penisola, con un elenco che differisce da quello di Eforo (FGrHst 70 F 162 apud Strab. XIV 5, 23) che ne citava 16, con alcune differenze che difficilmente possono far pensare che il testo di Eux. dipendesse da quello del cumano. 62 ii - La descrizione della Penisola segue uno schema geometrico che vede il punto del massimo restringimento correre lungo la linea del meridiano Isso-Amiso secondo la diorthosis di Eratostene, 63 il quale aveva corretto la precedente concezione che vedeva la linea orientale della penisola, concidente con il massimo restringimento della stessa, correre da Isso a Sinope. iii - Amiso eÁ colonia focese con una definizione che non trova riscontro nel resto della tradizione. 64 La distanza da Eforo 65 qui evidenziata e la vicinanza a Eratostene (ad es. nella definizione del meridiano Amiso-Isso) danno dunque ragione a Marcotte che ha tentato di circoscrivere, riducendoli sensibilmente, gli echi di Eforo presenti nel nostro poemetto e limitabili, ad es. nel frammento in questione, al riferimento ai `popoli misti'. 62 Cf. l'analisi di Aly 1957, 55-56; Desideri 1992, 26-27; Marcotte 2000, 64-69. 63 Eratosth. FF III A 35-36 Berger 1880 e Komm. 205. Cf. Marcotte 2000, 65. 64 Cf. Hischfeld 1894, 1839-40G; Keil 1941, 444-448 ritengono non attendibile la notizia (su Amiso in Eforo cf. FGrHist 70 F 162 apud Strab. XIV 5, 23). Contra cf. Antonelli 2008, 175 n. 60, il quale considera il dato `nei termini di una presenza che precede l'autentica ktisis milesia'. 65 Strab. XIV 5, 24 dice che Eforo non citava i Cappadoci mentre Eux. li cita. aspetti di geografia eforea nei giambi a nicomede 769 Ma se Eforo ± come fin qui argomentato ± non costituisce la fonte principale della descrizione dell'area pontica, si pone allora il quesito relativo all'eventuale fonte alternativa e che Marcotte connette a quello dell'identitaÁ del nostro A., identificabile con Apollodoro, autore di una Periodos ges in trimetri giambici e citata dallo stesso Strabone. A sostegno di questa ipotesi lo studioso adduce la menzione al v. 387 dell'origine paflagone dei Veneti. 66 Essa potrebbe derivare infatti da Apollodoro, se eÁ vero che questi contestava la possibilitaÁ che fossero arrivati in aiuto dei Troiani popoli localizzati `al di laÁ' del fiume Halys. 67 Contro Zenodoto che intendeva il verso del Catalogo omerico (§§ 852) come riferito alla cittaÁ di EneteAmiso, 68 l'allievo di Eratostene avrebbe osservato che, essendo Amiso al di laÁ dell'Halys e non avendo ricevuto i Troiani aiuti da popoli localizzati al di laÁ del fiume, gli alleati non potevano provenire da Enete ma dovevano essere qualificati di un etnico > Emesoi ± riconducibile alla Paflagonia. 69 Apollodoro avrebbe ipotizzato dunque di leggere \Emesx&m al v. 852 del Catalogo e questa sarebbe la lezione presente anche nel nostro testo poetico. 70 L'argomento di Marcotte eÁ indubbiamente suggestivo anche perche cerca di dare una identitaÁ al nostro A., altrimenti condannato a restare uno dei tanti fantasmi della tradizione. 71 La ricostruzione del pensiero geografico di Apollodoro eÁ resa peraltro difficile dal filtro di Strabone. Secondo il geografo, Apollodoro (244 F 171 apud Strab. XIV 5, 22) annoverava diciassette popoli nella Penisola Asiatica, aggiungendo ai quindici di Eforo i Galati, 72 laddove il nostro A. ne menzionava quindici. Strabone, nella difesa di Omero-geografo, attacca apertaMarcotte 2000, 69-70; 199. FGrHist 244 F 171 apud Strab. XII 3, 24. 68 Hecat., FGrHist 1 F 199 apud Strab. XII 3, 25. 69 Per gli Enetoi-Paflagoni noti giaÁ a Sofocle cf. Braccesi 19972; Coppola 2000, 11-22; Antonelli 2008, 180-187. 70 Marcotte 2000, 69-70. 71 Contro l'identificazione del nostro Anonimo con Apollodoro cf., per un contesto diverso, Ragone 2003, 25-113. 72 Sul valore qualitativo della differenza cf. Desideri 1992 con bibliografia. 66 67 serena bianchetti 770 mente la scuola alessandrina, responsabile di aver criticato l'idea di un sapere universale impropriamente attribuito all'antico poeta. In un analogo contesto di difesa di Omero si inserisce poi la testimonianza dell'Amaseno (XII 3, 26), 73 il quale traeva spunto dalla critica di Apollodoro a Omero e a Eforo, che seguiva il poeta, per difendere attraverso Eforo Omero e per prendere le distanze, attraverso Apollodoro, dalla geografia scientifica, di impronta eratostenica, che attaccava la possibilitaÁ di leggere il mondo sulla base del testo omerico. 74 All'interno della stessa polemica nei confronti di Apollodoro, detrattore di Omero-geografo, Strabone 75 attribuisce a Apollodoro la fissazione a Sinope del terminale settentrionale dell'Istmo asiatico, in contrasto dunque con il F 25 Marcotte del nostro poemetto che parla di una linea Amiso-Isso, di chiara provenienza eratostenica. Il filtro di Strabone rischia, dunque, di non restituire appieno la sostanza delle argomentazioni di Apollodoro il quale risulterebbe, specificatamente su temi di geografia omerica, piuÁ critico Quella di Strabone eÁ dunque, per tutta la lunghezza dei §§ in questione all'interno del libro XII, una difesa di Omero nel contesto della quale va letta anche ± almeno a quanto mi pare ± quella consacrazione di Eforo nel canone dei geografi, oltreche in quello degli storici, sulla quale torneroÁ. Il buon uso del testo omerico da parte di uno storico e geografo d'eccellenza ± come Eforo ± corroborava in questo senso anche la posizione del geografo di Amasea, sostenitore di una concezione globale nella quale poesia, storia, filosofia e geografia si fondevano. Sull'importanza di Omero nei libri `asiatici' di Strabone cf. Biraschi 2000, 47-69 e, della stessa Biraschi, il contributo su Eforo e Omero in questo stesso volume. Vd. anche FGrHist 70 F 42 apud Strab. VII 3, 9 da confrontare con 244 F 157 apud Strab. VII 3, 6, nel quale il geografo riporta le critiche di Apollodoro che negava che Omero conoscesse le regioni scitiche e dichiarava che gli Ippemolgi e i Galaktofagi di Omero erano frutto di invenzione e risalivano a un tempo nel quale si ignorava la reale consistenza delle popolazioni intorno al Ponto ancora Axeinos proprio per la ferocia delle popolazioni circostanti delle quali gli Sciti in particolare uccidevano gli stranieri e li mangiavano usando i loro crani come bicchieri. Cf. Corde 2005, 79-81. Sulla scarsa presenza di Eforo all'interno dei libri XI-XII della Geografia di Strabone cf. Forderer 1913, 39-41. 74 Sulla dipendenza di Apollodoro da Eratostene su temi di cronologia e di geografia omerica cf. AtenstaÈdt 1933, 137. 75 XIV 5, 22 su cui cf. Marcotte 2000, 69; Biffi 2009, 316-317. 73 aspetti di geografia eforea nei giambi a nicomede 771 nei confronti di Eforo di quanto non sia l'A. del poemetto. Se poi Apollodoro aveva realmente accolto l'origine paflagone dei Veneti riscontrabile anche ai vv. 387 ss. del poemetto, la provenienza celtica di essi che si riscontra nei vv. 191 ss. e che potrebbe risalire a Eforo dovrebbe far pensare a una diversa posizione nei confronti del problema in relazione a diversi contesti (storico-geografico e filologico) trattati. Lo stesso Strabone, che sembra difendere decisamente Eforo contro le critiche di Apollodoro, menziona 76 del resto le due versioni sull'origine (celtica e paflagone) dei Veneti a testimonianza di una coesistenza ± forse sentita non particolarmente fastidiosa da parte dei lettori ± tra due concezioni delle quali l'una dava ragione a Eforo, l'altra salvava l'interpretazione del testo omerico. In questa sede piuÁ che tentare di individuare l'identitaÁ del nostro A. interessa indagare il rapporto con le fonti, con Eforo in particolare. Al momento percioÁ di tirare qualche conclusione di questo studio, centrato sulle influenze eforee nel nostro poemetto, penso si possa affermare che: i - Il diverso peso attribuito alla testimonianza di Eforo per l'Occidente e per l'Oriente trova una sua giustificazione nella scelta di merito dell'A. ± o della sua fonte ± che da un lato privilegia il quadro geografico complessivo proveniente dal cumano e, dall'altro, aggiorna e completa quella sezione orientale, di precipuo interesse per Nicomede di Bitinia cui l'opera eÁ dedicata. Per la sezione orientale, che investe il Ponto e le regioni scitiche, l'A. cita Demetrio di Callatis (F 16 Marcotte) considerato tra le fonti di riferimento anche al v. 117. Un elemento mi pare debba essere tenuto a questo punto in considerazione: il fatto che ai vv. 760-63 Diller = 761-764 MuÈller = F 4 Marcotte, il nostro A. stabilisca un sincronismo tra l'inizio del regno di Aminta di Macedonia e la fondazione di Callatis. Gli studiosi sono divisi sull'identificazione di questo Aminta che dovrebbe essere il primo se si accoglie la tradizione letteraria che fissa 76 IV 4, 1; V 1, 4; XII 3, 8. serena bianchetti 772 la fondazione di Callatis nel VI sec., 77 il terzo invece se si tiene conto dei risultati degli scavi che rinvengono tracce del centro solo a partire dal IV sec. a.C. 78 Hind, in particolare, ritiene che per lo Ps.Scimno, che scriveva in etaÁ ellenistica, il solo Aminta che poteva essere evocato senza ulteriori specificazioni doveva essere il terzo, padre di Filippo e nonno di Alessandro. Se avesse inteso citare Aminta I lo Ps.Scimno sarebbe stato percioÁ piuÁ preciso. Si puoÁ tuttavia ipotizzare che proprio l'assenza di precisazioni sul re di Macedonia sia riconducibile a un autore come Demetrio il quale si rifaceva, per la fondazione della sua cittaÁ, a una consolidata tradizione letteraria che sottolineava l'antichitaÁ della fondazione e non aggiungeva particolari ritenuti, in questa prospettiva, superflui. 79 Il ricorso al Callatino doveva risultare, dunque, particolarmente prezioso proprio per quell'area per la quale la descrizione eforea risultava insufficiente e superata. ii - Il necessario aggiornamento non incide sulla struttura dell'opera che vuole inserirsi in un filone di geografia storica o di racconto storico geograficamente giustificato di cui Eforo eÁ considerato il modello. PiuÁ che immaginare l'opera dell'Anonimo il risultato di un `esprit confus', 80 dettata dalla necessitaÁ di descriMarcotte 2000, 240-241 con ampi riferimenti. Cf. Hind 1984, 75; Hind 1992-93, 88; Guldager Bilde, Bogh & alii 2007-2008, 125; Bravo 2009, 223-224. 79 Bravo 2009, 223-224 ritiene che il sincronismo Aminta I-fondazione di Callatis non possa risalire a Apollodoro in quanto incompatibile con i risultati dell'indagine archeologica. In realtaÁ Apollodoro avrebbe potuto rifarsi intenzionalmente a quella tradizione letteraria che, come noto, faceva di Callatis una fondazione piuÁ antica. Anche il F 10 Marcotte = vv. 801-17 Diller = 804-812 MuÈller, relativo alla fondazione di Olbia-Boristene non sarebbe per Bravo 2009, ib., di pura provenienza apollodorea ma conterrebbe la data di fondazione di Olbia (derivata da Apollodoro) e notizie geografiche (confluenza Hypanis- Borysthenes, distanza dal mare computata in 240 stadi) ricavate dallo Ps.Scimno da una fonte diversa, il cui peso eÁ ritenuto insignificante dallo studioso. Invero, eÁ questo un ulteriore elemento che puoÁ lasciare intravedere alla base dei versi in esame una fonte ben informata sulla geografia pontica e che eÁ probabilmente identificabile in Demetrio. 80 Bravo 2009, 110. 77 78 aspetti di geografia eforea nei giambi a nicomede 773 vere il mondo sulla base di fonti antiche che ignorassero la catastrofica situazione moderna (scomparsa del regno di Macedonia e di quello di Pergamo, fine delle leghe achea e etolica, distruzione di Corinto), si puoÁ invece intenderla come il tentativo di legittimare, attraverso l'adesione a fonti autorevoli, un quadro geografico che, specialmente per l'Oriente, doveva risultare aggiornato e non poteva che compiacere il sovrano di Bitinia. 81 Il ricorso a Eforo quale autoritaÁ in campo geografico oltreche storico trae verosimilmente spunto da una tradizione la cui eco si coglie in Strabone (I 1, 1), che cita Eforo nel canone dei geografi con Democrito, Eudosso, Dicearco dopo Anassimandro e Ecateo, prima di Polibio e Posidonio `tutti filosofi'. L'origine di questo canone eÁ riportata da Nicolai 82 e da Prontera, 83 nel suo complesso a Eratostene, ma proprio la presenza di Eforo appare a Nicolai difficilmente riconducibile all'alessandrino. Per comprendere la genesi dell'inserzione di Eforo ± verosimilmente successiva a Eratostene ± credo si debba tener presente la valutazione di Eforo da parte di Polibio il quale, oltre a considerarlo `il primo e l'unico che si fosse accinto a scrivere una storia universale', 84 sottolineava come avesse fatto un'ottima descrizione `delle colonie, delle fondazioni di cittaÁ e dei legami di parentela di popoli'. 85 Le espressioni con cui Polibio definiva l'opera eforea ricorrono anche nei nostri vv. 65 ss. dove l'A. dice che descriveraÁ a Nicomede le colonie, le fondazioni delle cittaÁ, i luoghi accessibili per terra e per mare. Dice poi al suo re (vv. 75 ss.): `Tu conoscerai le caratteristiche e i corsi dei grandi fiumi, la posizione dei due continenti nei particolari, quali sono le cittaÁ greche in ognuno dei due, chi sono i fondatori e in quali epoche le fondarono, i popoli che Sull'opportunismo della menzione di Roma cf. Ragone 2003, 107-113. Nicolai 1986, 9-24; 1992, 250-383. 83 Prontera 1984, 201-203. 84 V 33, 1 = FGrHist 70 T 7 su cui Engels 1999, 132. Cf. anche Strab. VIII 1, 1 su cui Prontera 1984, 215. 85 Strab. X 3, 5 = FGrHist 70 T 18a. Cf. Polyb. IX 1, 4 = FGrHist 70 T 18b su cui Prandi 1988, 51. Cf. inoltre Drews 1963, 244-255; Vannicelli 1987, 167-191. 81 82 774 serena bianchetti sono omogenei, quelli che sono autoctoni, quelle stirpi di barbari che sono confinanti, quelle che risultano miste, quelle nomadi, quelle che sono popolazioni pacifiche e quelle che sono le piuÁ inospitali nei loro modi o quelle piuÁ barbare nelle regole e nei fatti, quali sono i popoli piuÁ grandi e piuÁ numerosi e di quali norme e abitudini ciascuno faccia uso...'. Ritorna, come si vede, qui in maniera esplicita il riferimento a quello che abbiamo definito il modulo dinamico di interpretazione storica messo a punto da Eforo, che considerava le vicende dei popoli e la geografia dei territori descritti un nesso da dipanare utilizzando un metodo storico-geografico, tale da giustificare l'inserimento del cumano nel canone dei geografi oltreche in quello degli storici. A questo filone di geografia storica si riconnettevano ± come si eÁ visto ± Polibio e poi Strabone con la successione Eforo, Polibio e Posidonio, considerati geografi-filosofi, cioeÁ sapienti. Non sappiamo se l'inserimento di Eforo nel canone dei geografi possa risalire molto oltre la metaÁ del II sec. a.C. EÁ probabile, peroÁ, che esso nasca dalla valutazione dei meriti che Polibio aveva tratteggiato e che Strabone aveva messo a punto. Se l'analisi fin qui condotta lascia intravedere che Demetrio di Callatis, individuabile nell'aggiornamento della sezione pontica del nostro poemetto, confermava attraverso l'adesione di massima al quadro eforeo la fortuna del metodo storico-geografico del cumano, eÁ probabile che si sia qui giunti a una piuÁ precisa delimitazione dei frammenti riconducibili a Eforo. EÁ verosimile altresõÁ che si sia contribuito, per questa via, anche a comprendere un nodo importante del metodo eforeo che spiegava la storia dei popoli attraverso la loro stessa composizione e attraverso quelle forme di osmosi che, spezzando le logiche poleiche, aprirono in effetti la via a una storia globale. Serena Bianchetti serenabianchetti@yahoo.it aspetti di geografia eforea nei giambi a nicomede 775 Bibliografia Antonelli 1997 = L. Antonelli, I Greci oltre Gibilterra (HesperõÁa, 8), Roma. Antonelli 1998 = L. Antonelli, Il Periplo nascosto, Padova. Antonelli 2008 = L. Antonelli, Traffici focei di etaÁ arcaica (HesperõÁa, 23), Roma. AtenstaÈdt 1933 = F. AtenstaÈdt , ``[Apollodoros] peqi+ cg&|'', RhM. 82, 115144. Aujac 1966 = G. Aujac, Strabon et la science de son temps, Paris. Aujac 2001 = G. Aujac, EratostheÁne de CyreÁne, le pionnier de la geÂographie. Sa mesure de la circonfeÂrence terrestre, Paris. Ballabriga 1986 = A. Ballabriga, Le soleil et le tartare. 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