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2024, Tracce d'identità: espressioni, manipolazioni e persistenze dall'Antichità all'Età contemporanea; Università degli Studi di Napoli Federico II; 27-28 Febbraio 2024
This Poster describes briefly the main changes in post-Roman Africa during the V-VI century CE putting in evidence the formation of two Mauro-Roman Kingdoms of Altava and Aurès. After the fall of the Western Roman Empire, local Berber warlords managed to impose their autority in large territories of ancient Numidia and Mauretania establishing new autonomous principates where the Latin culture and Christian faith persisted for over two centuries until the Arabic invasion (698-709 CE).
Deadline: November 30, 2023
SOCIETÀ ITALIANA DI STUDI SUL SECOLO XVIII L'invenzione del passato nel XVIII secolo
OGGETTO DELLA RICERCA La proposta verte sul tema dell’arte al servizio dell’identità e, dunque, della costruzione e della celebrazione di un passato, vero o fittizio, da parte di gruppi familiari nel XVIII secolo. Tale processo passa soprattutto attraverso la ricerca della memoria, di un legame diretto tanto con l’antico di un casato, quanto con i protagonisti della propria o altrui stirpe. La famiglia è così insieme autore, argomento e primo destinatario di un simile processo, spesso costruito mediante le carte d’archivio. L’intenzione di coltivare un eventuale ‘mito’ fondativo di tipo cartaceo non solleva però i promotori di tale sforzo da applicarsi a ulteriori passaggi, che si traducono nella concretezza di manufatti artistici in grado di assumere un valore altamente iconico (cappelle, sistemi residenziali, apparati decorativi, quadrerie). Nello specifico, il processo indagato trova una sua esemplare trasversalità geografica per il tramite delle famiglie genovesi a Genova e fuori di Genova, appunto spesso proiettate in una dimensione regionale propria degli Stati italiani e, dunque, europea. STATO DEGLI STUDI Il macro-tema ha potuto già contare su alcune prime riflessioni in occasione dell’appuntamento annuale SISSD 2018 e, ancora, nel più recente convegno “I Bonelli tra Puglia storica, Roma e l'area padana. La costruzione di un’identità” (Pavia, 2018). Nei casi appena ricordati, il binomio identità-famiglia ha trovato una sua lettura nella componente della memoria (G.Ciappelli). Tale schema, esteso al versante storico-artistico, ha poi condotto alla verifica —larga e trasversale— di una molteplicità di fenomeni-modello a discendere da una letteratura di tipo ‘fondativo’. Tra questi, il rapporto tra ‘provincia’ e ambienti della corta pontificia (F.Haskell, G.Briganti), i sistemi palazzo- villa-giardino (G.Labrot, M.Fagiolo), passando per le raccolte artistiche intese come indicatori di gusto e di tendenze (K.Pomian, G.Spezzaferro), sino alle strutture residenziali di tipo ‘neo- feudale’ (F.Zeri), che, a loro volta, nello specifico genovese di rapporti mai unidirezionali con il Meridione, originano anch’esse da un solido assunto storiografico (G.Galasso, A.Musi, C.Bitossi, E. Grendi). 1/ OBIETTIVI (A. Leonardi) Obiettivo della proposta è valutare le modalità con cui l’identità quattro-cinquecentesca del casato roveresco, così fortemente connotato in virtù del rapporto con l’ambiente romano, abbia impattato nella dinamica settecentesca del Ponente genovese. In un contesto agilmente assimilabile all’idea di ‘provincia’ haskelliana, è Francesco Maria della Rovere, futuro doge della Repubblica, a curare l’aggiornamento degli spazi pubblici e privati legati al ‘mito’ della sua famiglia, ricordiamo costruito sull’esperienza di Sisto IV e di Giulio II: ne sono prova la cappella sistina di Savona e la contestuale villa Della Rovere poi Gavotti ad Albisola con la cosiddetta ‘sala dei Papi’. L’opera di trasformazione di questi antichi ambienti non mancò di diventare anche argomento di dibattito tra i membri della locale Colonia degli Arcadi. Alcuni di loro, ad esempio, arrivarono a giudicare gli elementi della cappella quattrocentesca —tra questi il monumento funebre dei genitori di Sisto IV — «molto più belli di quelli che vi sono stati posti di nuovo», esprimendo così un giudizio di valore anche rispetto alle analoghe scelte decorative adottate nella cappella e nella galleria delle stagioni della dimora suburbana albisolese.
Questa tesi cerca di fare il punto delle ricerche svolte dalla storiografia italiana in riferimento al tema dell’identità etnica delle stirpi barbare. Poiché il sapere storiografico procede per sedimentazione, per cogliere la portata dei risultati degli studi condotti negli anni più recenti (dagli anni Novanta del secolo scorso) è stato necessario ripercorrere, seppur brevemente, le tappe più salienti della ricerca italiana sull’ Alto Medioevo; d’altra parte non può esserci innovazione senza tradizione. Dal confronto con gli studi europei è emersa così una specificità italiana: la storiografia nazionale si è trovata a dovere negoziare la propria identità fra rottura e continuità con il mondo romano; questa problematica si è tradotta inevitabilmente nella focalizzazione sulla vicenda longobarda.
Master Thesis, 2017
Imagined Fatherlands at the Edge of the Alps. The Construction of the Regional Identities in Friuli and Carinthia (1880-1920) Building on recent historiographical trends that analyse nation-building processes not as the mere assimilation of peripheries, but as complex processes of negotiation and compromise between central and peripheral areas, this Master’s thesis dissects the construction of regional identities in the Northeastern Italian region of Friuli and the Southern Austrian one of Carinthia. It highlights modalities, times and spaces in which regional and supra-regional actors managed to create images and narrations of these “Small Homelands” between 1880 and 1920. Mostly relying on documents from regional archives about local associations, sport groups and ethnographical and folklore specialists, the thesis describes commonalities and differences in the region-building efforts carried out at about the same time by local elites on opposite side of the border between Austria and Italy. While, on the Italian side, the construction of a Friulian identity was fraught with ambiguity and its meaning changed considerably across time—between its claimed Italianness and the ethnic and linguistic peculiarities of the area—,on the Austrian one, regional elites managed to construct an identity capable of accommodating the sizable Slovenian-speaking population living in the area.
Sguardi incrociati sull’antico Napoli e l’Europa, dalla Rivoluzione alla Restaurazione (1790-1840). Convegno Internazionale di Studi, Napoli 7-8-9 novembre 2019, 2019
Il 23 ottobre del 2018 una Lucrezia di Artemisia Gentileschi è stata battuta all’asta a Vienna per un milione e ottocentottantacinquemila euro (Vienna, Palais Dorotheum, 23.10.2018, lotto n. 56). Il dipinto proveniva dalla collezione Jatta a Ruvo di Puglia dove era entrato in modo probabilmente contestuale alla grande quantità di reperti antichi accumulati dalla famiglia rubastina sin dagli anni Trenta del XIX secolo. Senza dubbio un formidabile indicatore di gusto, il quadro può essere considerato rappresentativo di una stagione di cui si ha contezza soprattutto attraverso le carte legate al problema delle dispersioni post-unitarie che, in effetti, restituiscono la questione di un collezionismo —con ogni evidenza non solo di matrice archeologica— sviluppatosi anche in contesti come quello della cosiddetta ‘Puglia storica’ agli inizi dell’Ottocento, una realtà che si dimostra in questo modo solo apparentemente periferica rispetto all’ipernodo partenopeo. Il fenomeno è a più riprese fotografato nelle comunicazioni epistolari intercorse tra la Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti a Roma, la Prefettura di Bari e i diversi esperti a fare da ‘sentinelle’ presenti sul territorio. In tal senso, è del 1885, una lettera indirizzata dal prefetto di Bari al Ministero della Pubblica Istruzione che valuta con una prospettiva inusualmente storica le principali opere d’arte ancora presenti nelle quadrerie private dell’area, creando una linea di continuità tra le forme di collezionismo Sei-Settecentesche e quelle appunto primo-ottocentesche di cui il caso Jatta può essere considerato la punta avanzata: “in quanto a raccolte private quantunque disgraziatamente molti anni or sono furono distrutte o sperperate sono di positiva importanza, cioè quella posseduta dalla famiglia Paù in Terlizzi e l’altra che si possedeva dal conte di Conversano, entrambe vendute ai rigattieri, rimane in Ruvo di Puglia la discreta raccolta di quadri antichi presso la distinta famiglia Jatta, tra i quali una decina sono considerati di qualche valore artistico, e fra questi due da essere particolarmente considerati”. La cosa non deve stupire, dal momento che nella stessa dimora Jatta si conservava anche un altro eccezionale elemento significante costituito dal volume dedicato alla collezione dell’ambasciatore inglese William Hamilton, "Les Antiquités étrusques, grecques et romaines" (1766-’67), considerato da Francis Haskell, in occasione della mostra dedicata alla "Civiltà del Settecento a Napoli" (1980), come il libro più elegante del XVIII secolo. La residenza di cui sopra, ora in parte sede del Museo Archeologico Nazionale Jatta, rappresentò dunque sin dagli inizi dell’Ottocento un crocevia di interessi legati all’antico, alla cultura classica, cui porre accanto le esperienze figurative seicentesche - talvolta espressione di classicismi ‘altri’ come nel caso della suddetta Lucrezia -, in parallelo ad analoghe situazioni come quella dei Meo-Evoli a Monopoli e dei Bonelli a Barletta. La proposta intende leggere i ‘musei’ di queste famiglie —perché come tali risultano concepiti dai loro fondatori-collezionisti anche negli spazi—, ispirati da una forma di ‘paternalismo illuminato’ che, nel largo orizzonte della Puglia storica, già dal secondo Settecento creò le condizioni per il passaggio a una dimensione larga di pubblica fruizione, peraltro da mettere anche a registro rispetto alla giurisprudenza in materia di ‘beni culturali’ della Napoli ferdinandea.
Icomos Italia, 2022
EDIFICI E STRUTTURE RURALI - ARCHITETTURA E AMBIENTI RURALI - ARCHITETTURE RURALI E XX SECOLO - PROGRESSI NELLA RICERCA SULL’ARCHITETTURA RURALE - CONSERVAZIONE E RESTAURO DELL’ARCHITETTURA RURALE - PAESAGGI RURALI E ITINERARI CULTURALI - ISTRUZIONE E ADVOCACY - PATRIMONIO RURALE: RISCHIO E VULNERABILITÀ - CURA DA E PER LE COMUNITÀ
Congresso nazionale di Futures Studies “Futuri (im)possibilI” – Italian Institute for the Future (IIF), 2023
Se il sogno postumano – senza entrare in specifiche distinzioni che sanno di bizantinismo – è quello di trascendere ogni limite per realizzare un’entità che imponga di ripensare i confini della tradizionale antropologia, sembra proprio che i notevoli progressi dell’intelligenza artificiale – intesa sia come disciplina sia come insieme dei prodotti sempre più avanzati della scienza robotica – stiano dando un notevole apporto alla realizzazione concreta di quel progetto stilato nel 1995 da Pepperell. Un tale approccio, com’è noto, ha spesso alimentato sia una certa produzione cinematografica, che si è dedicata a tratteggiare scenari apocalittici, sia un’ampia produzione saggistica che ha fatto perno su previsioni catastrofiche. Benché non condivida affatto certi scenari, il presente contributo vuole prospettare un futuro (im)possibile in cui gli umani saranno uguali alle macchine (o superiori ad esse), non già per indicare dei “limiti” da porre a ingegneri o programmatori (compito precipuo delle etiche applicate), quanto, piuttosto, per sviluppare una riflessione teoretica che definisca se certi futuri contingenti abbiano almeno una certa condizione di possibilità (Kurzweil, 2009). Nel far ciò non vi è nessuna volontà demonizzante nei confronti dell’AI ma la necessità – come suggerisce Susan Schneider, filosofa e fondatrice del Center for the Future Mind in Florida – di assumere tali scenari (in cui la cosiddetta AI forte sarà stata raggiunta), quale strumento metodologico, poiché «dal punto di vista etico è meglio presumere a priori che un’intelligenza artificiale sofisticata possa essere cosciente» (2019, p. 176), almeno sintantoché non vi sarà un test capace di mostrare il contrario. A partire da tali presupposti, il contributo intercetterà quell’elemento che sembra essere, sia in via pratica sia in via teorica, l’unico fattore che in quanto limitante dell’essere umano lo costituisce in quanto tale (Cabitza, 2021; Chiariatti, 2021). Tale elemento sarà rintracciato nella capacità cognitiva di prendere decisioni libere. Nel far ciò il contributo avrà come suo scopo ultimo quello di mostrare come siano proprio il programma postumanista da un lato e la famosa analogia mente-software/cervello-hardware dall’altro, a consentire – attraverso la loro pars destruens – di pervenire a certe conclusioni che impongono un ripensamento delle categorie antropologiche in vista di una nuova pars costruens (Baker, 2000; Calì, 2022).
M. Casagrande, M. Picciau, G. Salis (a cura di), “Antonio Taramelli e l’archeologia della Sardegna”, Atti delle giornate di studio. Abbasanta, 17-18 maggio 2019, 2019
AIPH 2019 - Book of Abstract, 2020
. Enrico Mauceri (1869 - 1966): storico dell'arte tra "connoisseurship" e conservazione, Palermo, Flaccovio, 2009, pp. 77-85, 2009
Experiencing the Landscape in Antiquity 2, 2022
A cento anni dalla legge Croce Nuove prospettive sul paesaggio, 2023
IAS_2021, 2022
2019
Enrico Mauceri (1869-1966) storico dell’arte tra connoisseurship e conservazione, atti del convegno di studi internazionali a cura di S. La Barbera, Palermo, Flaccovio Editore, pp. 319-327, 2009
in Belli G., Mangone M. (a cura di), A cento anni dalla legge Croce. Nuove prospettive sul paesaggio, LetteraVentidue, Siracusa, 2023
BAR INTERNATIONAL SERIES 3107 , 2022
La Baia di Napoli STRATEGIE INTEGRATE PER LA CONSERVAZIONE E LA FRUIZIONE DEL PAESAGGIO CULTURALE , 2017
Siculorum Gymnasium , 2016
VII Ciclo di studi medievali, 2021
Geografie in Movimento - Moving Geographies - XXXIII CGI (book of abstract), 2021
Aveta A., Marino B.G., Amore R. (curr.), La Baia di Napoli Strategie integrate per la conservazione e la fruizione del paesaggio culturale, Napoli , 2017
Classi dirigenti nell'Italia unita: tra gruppi e territori a cura di Mario De Prospo Introduzione di Guido Melis, 2022