On the Italian silver screens as well as in the cities, the feminine bodies have been crossing th... more On the Italian silver screens as well as in the cities, the feminine bodies have been crossing the most various landscapes. In so doing, they have been tracing peculiar, often unpredicted trajectories, as unpredicted and forbidden their presence was, if not accompanied by a man, in the spaces of the streets. This essay aims at proposing a first glance on these walking women, crossing the steps described in feminine writings to those appearing in films, from the Thirties to the aftermath of the war.
The essay offers an introduction to the Women Film Pioneers Project, a collaborative research lau... more The essay offers an introduction to the Women Film Pioneers Project, a collaborative research launched about the end of the last century and now involving contributions by several dozens of scholars across the world. Three key methodological issues are examined: periodization and the choice to focus on silent cinema, the adoption of a transnational approach, and the project’s orientation toward a concept of social history. In this frame, the ongoing investigation concerning the work of Italian women film pioneers is presented as a valuable contribution to a deeper appreciation of the global phenomenon of women’s participation into the film industries and cultures of early XXth century.
All’inizio degli anni Novanta la spinta teorica e l’afflato politico della riflessione femminista... more All’inizio degli anni Novanta la spinta teorica e l’afflato politico della riflessione femminista sul cinema sembrano essersi esauriti. La sensazione di una presa sempre piu debole sulla realta sociale e la consapevolezza dei limiti delle teorie prodotte sul cinema (e sull’identita femminile) decretano la fine di una stagione caratterizzata, soprattutto al di fuori dei confini nazionali, da una sinergia strettissima fra l’elaborazione del pensiero delle donne e l’attivita critica e speculativa sul cinema. In questo panorama, privo di punti di riferimento condivisi e stabili, abbiamo chiesto alle autrici e all’autore di ‘mettersi in gioco’ e di ‘partire da se’, seguendo in qualche modo le parole e le pratiche politiche reinventate dalle donne ed eleggendole a criterio di ricerca e di indagine. Da qui l’invito a guardare nei loro specifici ambiti di studio, interrogandosi sulle posizioni, sui ruoli delle figure femminili, sulle icone ricorrenti o contraddittorie. Gettati in terreni di...
D’apres l’examen des dix premieres annees de «Noi donne» (1944-1954), le specimen trace le role d... more D’apres l’examen des dix premieres annees de «Noi donne» (1944-1954), le specimen trace le role du cinema dans la ligne editoriale et politique de la revue de l’UDI. D’un cote on montre la strategie communicative bien concue de l’hebdomadaire, qui utilise le cinema et de ses paratextes pour attirer le lecteur-spectateur, et de l’autre on adresse le debat sur le film dans une cle nettement ideologique et engagee. From the examination of the first ten years of the magazine «Noi donne» (1944-1954), the essay marks the role of cinema in the editorial line and policy of UDI magazine. The weekly magazine has a well crafted communicative strategy, which from one side uses cinema and its paratexts to attract the reader-spectator and on the other addresses the debate on the film in an ideological and markedly committed key. Dallo spoglio delle prime dieci annate di «Noi donne» (1944-1954), il presente studio ripercorre il ruolo del cinema lungo la linea editoriale e politica del periodico de...
Il saggio ricostruisce i legami fra Alba de Céspedes e il cinema, a partire dal film scritto per ... more Il saggio ricostruisce i legami fra Alba de Céspedes e il cinema, a partire dal film scritto per Blasetti nel 1943 (Nessuno torna indietro), passando per i significativi articoli pubblicati su "Film" e riflettendo poi sulla presenza del cinema nella sua scrittura letteraria.
Taci, anzi parla. Diario di una femminista is used as a starting point to explore the role cinema... more Taci, anzi parla. Diario di una femminista is used as a starting point to explore the role cinema played in the life of Carla Lonzi. On the one hand, she was a biased spectator, who reflected on films and used them to develop her thoughts. On the other hand, she looked upon cinema with a hopeful gaze seeing it as a utopian universe. A place where a “return to the world” could become possible through her screenplays, which, unfortunately, remained a lingering dream. This essay explores her approach to the use of super8, as well as her poetic, deeply political and self-aware use of the cinematic device. Thus, Taci, anzi parla reveals its essence as an extreme, yet partial self-portrait which at- tests that Lonzi’s meditated approach to cinema was a moment of truth and of authentic self-awareness.
This essay explores Raffaello Matarazzo’s film adaptation of Guai ai vinti (1955) and provides an... more This essay explores Raffaello Matarazzo’s film adaptation of Guai ai vinti (1955) and provides an accurate comparison between Annie Vivanti’s writing and the film choices. The film maintains the main elements of Vivanti’s plot, but decidedly strays away from it when it comes to war rape, maternity and abortion. In partic- ular, Matarazzo (deliberately) leaves out the physical and earthly dimension of motherhood in favour of a more spiritual and Marian representation. The maternal body of the protagonist, narrated by Vivanti with an intimate and carnal mood, in the movie is totally transfigured and made elusive, mostly in the final death that was deliberately added to the film.
L’idea di guardare un film sullo schermo — tascabile, personale e high tech, eppure fatalmente pi... more L’idea di guardare un film sullo schermo — tascabile, personale e high tech, eppure fatalmente piccolo — di un iPhone e sicuramente un’idea attraente, e tuttavia reca in se qualcosa di contraddittorio e inquietante, come raccontano i contributi raccolti da Roger Odin in questo fascicolo. La videocamera del telefonino sembra dotata di un doppio occhio, un occhio tecnologico e «portabile», capace di guardare avanti, con uno sguardo che e promessa e assaggio di un futuro imminente, fuggevole e ancora incerto; e insieme, in una sorta di strabismo tecnologico, un occhio che continua a volgersi nostalgicamente al passato, scrutando gli albori del cinema e della «dinamite dei decimi di secondo», che ancora continua a crepitare. Il vecchio e il nuovo, il cinema del futuro e quello del passato si rincorrono e non smettono di cercarsi, a quanto pare, sulla superficie liscia e lucida dello schermo tascabile. La memoria del cinema dei pionieri si intreccia con i fili invisibili dei telefonini nelle immagini realizzate da Giusy Calia, artista e fotografa “di poesia”, che ha declinato il tema — Il cinema nell’epoca del videofonino — in termini di sguardo. I vagoni rosi dalla ruggine, gli argani, gli ingranaggi bloccati dal tempo, i vecchi binari ormai in disuso — ripresi in un deposito abbandonato nei pressi di Alghero — fanno da sfondo e da controcampo al racconto fotografico di Calia. In questo strano paesaggio ferroviario, abitato da fantasmi e residui industriali, campeggia una agile figura femminile, uscita chissa come dalla pellicola di un film muto, intenta a guardare dei video sul suo nuovissimo iPhone. Lo sguardo della fotografa e insieme ironico, tenero e profondo, e sembra alludere allo stupefacente fascino della tecnologia — di quella vecchia e di quella nuova —, alla sua capacita di farsi spettacolo e insieme alla sua facile obsolescenza. Il treno e il cinema, usciti dall’epoca delle grandi invenzioni e delle grandi speranze, sono ritratti ancora insieme: arrugginiti entrambi ed entrambi ormai inservibili, potranno forse incontrarsi di nuovo in un luogo e in un tempo indefinito, ancora indecifrabile. Forse sullo schermo HD di un videofonino. In ogni caso, Non ora, non qui .
Timeto F (2013) Il sospetto dell’appartenenza. Il difficile incontro tra arte e femminismo in Ita... more Timeto F (2013) Il sospetto dell’appartenenza. Il difficile incontro tra arte e femminismo in Italia [The suspicion of belonging. The difficult encounter between art and feminism in Italy]. In: Ammirati A, et al. (eds) Contro Versa. Genealogie impreviste di nate intorno agli anni ’70 e dintorni [Vice Versa. Unexpected Genealogies of Women Born around the 1970s]. Reggio Calabria: Sabbia Rossa. Zapperi G (2012) L’autoportrait d’une femme [Self-portrait of a woman]. In: Lonzi C, Autoportrait. Paris: Jrp|Ringier.
On the Italian silver screens as well as in the cities, the feminine bodies have been crossing th... more On the Italian silver screens as well as in the cities, the feminine bodies have been crossing the most various landscapes. In so doing, they have been tracing peculiar, often unpredicted trajectories, as unpredicted and forbidden their presence was, if not accompanied by a man, in the spaces of the streets. This essay aims at proposing a first glance on these walking women, crossing the steps described in feminine writings to those appearing in films, from the Thirties to the aftermath of the war.
The essay offers an introduction to the Women Film Pioneers Project, a collaborative research lau... more The essay offers an introduction to the Women Film Pioneers Project, a collaborative research launched about the end of the last century and now involving contributions by several dozens of scholars across the world. Three key methodological issues are examined: periodization and the choice to focus on silent cinema, the adoption of a transnational approach, and the project’s orientation toward a concept of social history. In this frame, the ongoing investigation concerning the work of Italian women film pioneers is presented as a valuable contribution to a deeper appreciation of the global phenomenon of women’s participation into the film industries and cultures of early XXth century.
All’inizio degli anni Novanta la spinta teorica e l’afflato politico della riflessione femminista... more All’inizio degli anni Novanta la spinta teorica e l’afflato politico della riflessione femminista sul cinema sembrano essersi esauriti. La sensazione di una presa sempre piu debole sulla realta sociale e la consapevolezza dei limiti delle teorie prodotte sul cinema (e sull’identita femminile) decretano la fine di una stagione caratterizzata, soprattutto al di fuori dei confini nazionali, da una sinergia strettissima fra l’elaborazione del pensiero delle donne e l’attivita critica e speculativa sul cinema. In questo panorama, privo di punti di riferimento condivisi e stabili, abbiamo chiesto alle autrici e all’autore di ‘mettersi in gioco’ e di ‘partire da se’, seguendo in qualche modo le parole e le pratiche politiche reinventate dalle donne ed eleggendole a criterio di ricerca e di indagine. Da qui l’invito a guardare nei loro specifici ambiti di studio, interrogandosi sulle posizioni, sui ruoli delle figure femminili, sulle icone ricorrenti o contraddittorie. Gettati in terreni di...
D’apres l’examen des dix premieres annees de «Noi donne» (1944-1954), le specimen trace le role d... more D’apres l’examen des dix premieres annees de «Noi donne» (1944-1954), le specimen trace le role du cinema dans la ligne editoriale et politique de la revue de l’UDI. D’un cote on montre la strategie communicative bien concue de l’hebdomadaire, qui utilise le cinema et de ses paratextes pour attirer le lecteur-spectateur, et de l’autre on adresse le debat sur le film dans une cle nettement ideologique et engagee. From the examination of the first ten years of the magazine «Noi donne» (1944-1954), the essay marks the role of cinema in the editorial line and policy of UDI magazine. The weekly magazine has a well crafted communicative strategy, which from one side uses cinema and its paratexts to attract the reader-spectator and on the other addresses the debate on the film in an ideological and markedly committed key. Dallo spoglio delle prime dieci annate di «Noi donne» (1944-1954), il presente studio ripercorre il ruolo del cinema lungo la linea editoriale e politica del periodico de...
Il saggio ricostruisce i legami fra Alba de Céspedes e il cinema, a partire dal film scritto per ... more Il saggio ricostruisce i legami fra Alba de Céspedes e il cinema, a partire dal film scritto per Blasetti nel 1943 (Nessuno torna indietro), passando per i significativi articoli pubblicati su "Film" e riflettendo poi sulla presenza del cinema nella sua scrittura letteraria.
Taci, anzi parla. Diario di una femminista is used as a starting point to explore the role cinema... more Taci, anzi parla. Diario di una femminista is used as a starting point to explore the role cinema played in the life of Carla Lonzi. On the one hand, she was a biased spectator, who reflected on films and used them to develop her thoughts. On the other hand, she looked upon cinema with a hopeful gaze seeing it as a utopian universe. A place where a “return to the world” could become possible through her screenplays, which, unfortunately, remained a lingering dream. This essay explores her approach to the use of super8, as well as her poetic, deeply political and self-aware use of the cinematic device. Thus, Taci, anzi parla reveals its essence as an extreme, yet partial self-portrait which at- tests that Lonzi’s meditated approach to cinema was a moment of truth and of authentic self-awareness.
This essay explores Raffaello Matarazzo’s film adaptation of Guai ai vinti (1955) and provides an... more This essay explores Raffaello Matarazzo’s film adaptation of Guai ai vinti (1955) and provides an accurate comparison between Annie Vivanti’s writing and the film choices. The film maintains the main elements of Vivanti’s plot, but decidedly strays away from it when it comes to war rape, maternity and abortion. In partic- ular, Matarazzo (deliberately) leaves out the physical and earthly dimension of motherhood in favour of a more spiritual and Marian representation. The maternal body of the protagonist, narrated by Vivanti with an intimate and carnal mood, in the movie is totally transfigured and made elusive, mostly in the final death that was deliberately added to the film.
L’idea di guardare un film sullo schermo — tascabile, personale e high tech, eppure fatalmente pi... more L’idea di guardare un film sullo schermo — tascabile, personale e high tech, eppure fatalmente piccolo — di un iPhone e sicuramente un’idea attraente, e tuttavia reca in se qualcosa di contraddittorio e inquietante, come raccontano i contributi raccolti da Roger Odin in questo fascicolo. La videocamera del telefonino sembra dotata di un doppio occhio, un occhio tecnologico e «portabile», capace di guardare avanti, con uno sguardo che e promessa e assaggio di un futuro imminente, fuggevole e ancora incerto; e insieme, in una sorta di strabismo tecnologico, un occhio che continua a volgersi nostalgicamente al passato, scrutando gli albori del cinema e della «dinamite dei decimi di secondo», che ancora continua a crepitare. Il vecchio e il nuovo, il cinema del futuro e quello del passato si rincorrono e non smettono di cercarsi, a quanto pare, sulla superficie liscia e lucida dello schermo tascabile. La memoria del cinema dei pionieri si intreccia con i fili invisibili dei telefonini nelle immagini realizzate da Giusy Calia, artista e fotografa “di poesia”, che ha declinato il tema — Il cinema nell’epoca del videofonino — in termini di sguardo. I vagoni rosi dalla ruggine, gli argani, gli ingranaggi bloccati dal tempo, i vecchi binari ormai in disuso — ripresi in un deposito abbandonato nei pressi di Alghero — fanno da sfondo e da controcampo al racconto fotografico di Calia. In questo strano paesaggio ferroviario, abitato da fantasmi e residui industriali, campeggia una agile figura femminile, uscita chissa come dalla pellicola di un film muto, intenta a guardare dei video sul suo nuovissimo iPhone. Lo sguardo della fotografa e insieme ironico, tenero e profondo, e sembra alludere allo stupefacente fascino della tecnologia — di quella vecchia e di quella nuova —, alla sua capacita di farsi spettacolo e insieme alla sua facile obsolescenza. Il treno e il cinema, usciti dall’epoca delle grandi invenzioni e delle grandi speranze, sono ritratti ancora insieme: arrugginiti entrambi ed entrambi ormai inservibili, potranno forse incontrarsi di nuovo in un luogo e in un tempo indefinito, ancora indecifrabile. Forse sullo schermo HD di un videofonino. In ogni caso, Non ora, non qui .
Timeto F (2013) Il sospetto dell’appartenenza. Il difficile incontro tra arte e femminismo in Ita... more Timeto F (2013) Il sospetto dell’appartenenza. Il difficile incontro tra arte e femminismo in Italia [The suspicion of belonging. The difficult encounter between art and feminism in Italy]. In: Ammirati A, et al. (eds) Contro Versa. Genealogie impreviste di nate intorno agli anni ’70 e dintorni [Vice Versa. Unexpected Genealogies of Women Born around the 1970s]. Reggio Calabria: Sabbia Rossa. Zapperi G (2012) L’autoportrait d’une femme [Self-portrait of a woman]. In: Lonzi C, Autoportrait. Paris: Jrp|Ringier.
Il volume si propone quale punto d’inizio per lo studio del cinema e prende in esame tutte le com... more Il volume si propone quale punto d’inizio per lo studio del cinema e prende in esame tutte le componenti del linguaggio cinematografico, guardando sia alle definizioni teoriche sia alle forme storiche in cui sono state tradotte. Il percorso si snoda attraverso l’analisi dei fattori elementari – dall’inquadratura al montaggio, dalla dimensione visiva a quella sonora – per affrontare infine i problemi più complessi della narrazione e delle sue forme. Il libro – arricchito nella nuova edizione da un dvd con una scelta di brani che dà conto delle figure di linguaggio affrontate nei vari capitoli – è calibrato sulle esigenze formative dei nuovi corsi di laurea e rappresenta un utile strumento per chi intenda avvicinarsi allo studio universitario del cinema.
Nella sinuosa e frastagliata parabola di "Noi donne" il cinema ha giocato un ruolo centrale, sopr... more Nella sinuosa e frastagliata parabola di "Noi donne" il cinema ha giocato un ruolo centrale, soprattutto nel primo decennio di vita della rivista (1944-1954). Il rettangolo dello schermo sembra assumere le sembianze di uno specchio magico dove, forse illusoriamente, prende forma un giornale attraente come una rivista femminile, e insieme "educativo", che sa divertire ma anche insegnare alle lettrici la politica. "Noi donne" cerca un punto d'equilibrio, che si rivela fatalmente instabile, fra linguaggi vecchi e nuovi (compresi quelli più spudorati del fumetto e del cineromanzo), fra le inedite aspirazioni che vanno prendendo corpo nelle sale cinematografiche del secondo dopoguerra ed un progetto culturale che vuole indirizzare e guidare quel flusso desiderante. L'analisi delle pagine cinematografiche delle prime dieci annate della rivista si chiude con le lettrici che prendono la parola per dirsi, per mettersi in scena attraverso lo schermo, invitate a scrivere le loro esperienze di vita a Cesare Zavattini. Le lettere e i racconti inviati all'illustre sceneggiatore, e qui pubblicati, sono indicativi non solo del desiderio delle donne di raccontarsi e di accedere allo spazio sociale della visibilità cinematografica, ma anche di una serie minuta di altre ipotesi e aspettative di vita, che a sprazzi traspaiono, come in filigrana, pur nella disciplinata adesione ai desideri consentiti.
Genere ambiguo e sfuggente, che lega desiderio e soggettività, discorso amoroso e pulsione di mor... more Genere ambiguo e sfuggente, che lega desiderio e soggettività, discorso amoroso e pulsione di morte, il melodramma è presente nel cinema italiano fin dagli albori, seppure con modi e intensità differenti.
Invasivo, magniloquente e a tratti silenzioso, si attesta in modo stabile nella produzione nazionale con riprese d’autore, infiltrazioni nel tessuto della modernità, recenti ritorni di maniera, e riflessioni che consapevolmente guardano alla realtà contemporanea.
Attraverso una serie di puntuali analisi filmiche, il volume offre una singolare cartografia del melodramma cinematografico italiano, tratteggiando un paesaggio franto e diseguale dove si alternano apici di alta e dirompente popolarità, e momenti di esistenza più discreta ed episodica. Ne emerge una mappa variegata e policentrica che racconta come il melodramma – con la moltitudine di fantasmi filmici che questa parola scivolosa e lievemente rétro evoca – ha abitato e abita l’intera parabola del cinema italiano.
È possibile raccontare le avventurose storie del femminismo attraverso le immagini in movimento? ... more È possibile raccontare le avventurose storie del femminismo attraverso le immagini in movimento? Quello della macchina da presa è un occhio sufficientemente perspicace per vedere e mostrare la politica delle donne di ieri e di oggi senza tradurla in apparato ideologico, senza cadere nello stereotipo? I pensieri elaborati dal femminismo hanno in qualche misura intercettato lo schermo e segnato la produzione audiovisiva? Le non poche donne attive in ambito cinematografico e, in senso più ampio, mediale, hanno fatto la differenza?
Da qui sono partite le autrici del volume, ciascuna nel proprio ambito di ricerca, per tratteggiare un paesaggio nuovo e in divenire, abitato dalle pioniere del cinema, dalle donne dell’audiovisivo, dalle spettatrici e dalle artiste contemporanee.
Con contributi di:
Claudia Barolo, Maria Pia Brancadori, Lucia Cardone, Alice Cati, Elisa Cuter, Ilaria A. De Pascalis, Giovanna Faleschini Lerner, Giulia Fanara, Mariagrazia Fanchi, Sara Filippelli, Cristina Jandelli, Bernadette Luciano, Elena Marcheschi, Sara Martin, Elena Mosconi, Francesca Parmeggiani, Marta Perrotta, Mariapaola Pierini, Susanna Scarparo, Giulia Simi, Chiara Tognolotti, Deborah Toschi, Lucia Tralli, Micaela Veronesi, Federica Villa.
Fin dal cinema delle origini e, con modalità e motivazioni differenti, ancora oggi, le grafìe fem... more Fin dal cinema delle origini e, con modalità e motivazioni differenti, ancora oggi, le grafìe femminili hanno inciso sugli schermi italiani segni sottili, profondi e tuttavia in larga parte ignorati. Questo mancato riconoscimento è in parte legato alla natura stessa della scrittura per il cinema, una scrittura tesa a scomparire nello schermo, totalmente funzionale alla qualità visiva del film e dunque trasparente, in sé invisibile; e in parte è imputabile alla debolezza nel nostro Paese dei Gender Studies di ambito cinematografico, piuttosto recenti e frammentari in Italia, rispetto a consolidate esperienze internazionali. Da qui muovono le riflessioni raccolte nel volume che, a partire da alcune specifiche ricerche - anche su nomi assai noti della scena culturale italiana del Novecento come Annie Vivanti, Grazia Deledda, Fausta Cialente, Alba de Céspedes, Goliarda Sapienza, Luciana Peverelli - offrono uno sguardo differente sulla storia del cinema con l'intento di rendere conto del contributo delle donne, in particolare delle scrittrici, alla nascita, all'affermazione e ai recenti sviluppi della produzione filmica nazionale.
Fin dal cinema delle origini e con modalità e motivazioni differenti, ancora oggi le grafie femmi... more Fin dal cinema delle origini e con modalità e motivazioni differenti, ancora oggi le grafie femminili hanno inciso sugli schermi italiani segni sottili, profondi e tuttavia in larga parte ignorati. Questo mancato riconoscimento è in parte legato alla natura stessa della scrittura per il cinema, tesa a scomparire nello scherno, totalmente funzionale alla qualità visiva del film e dunque trasparente e in parte imputabile alla debolezza nel nostro Paese dei Gender studies di ambito cinematografico.
Da qui muovono le riflessioni raccolte nel volume che, a partire da alcune specifiche ricerche su nomi assai noti come Annie Vivanti, Grazia Deledda, Fausta Cialiente, Alba de Céspedes, Goliarda Sapienza, Luciana Peverelli, offrono uno sguardo differente sulla storia del cinema con l’intento di rendere conto del contributo delle donne, in particolare delle scrittrici, alla nascita, all’affermazione e ai recenti sviluppi della produzione filmica nazionale.
This thesis is a translation from Italian into English of the work by Lucia Cardone. It examines ... more This thesis is a translation from Italian into English of the work by Lucia Cardone. It examines women's participation in the Italian Resistence, and the role of "Noi donne", the magazine of the Unione delle donne italiane (Udi), in portraying women in the immediate post-WW2 period
All’inizio degli anni Novanta la spinta teorica e l’afflato politico della riflessione femminista... more All’inizio degli anni Novanta la spinta teorica e l’afflato politico della riflessione femminista sul cinema sembrano essersi esauriti. La sensazione di una presa sempre più debole sulla realtà sociale e la consapevolezza dei limiti delle teorie prodotte sul cinema (e sull’identità femminile) decretano la fine di una stagione caratterizzata, soprattutto al di fuori dei confini nazionali, da una sinergia strettissima fra l’elaborazione del pensiero delle donne e l’attività critica e speculativa sul cinema. In questo panorama, privo di punti di riferimento condivisi e stabili, abbiamo chiesto alle autrici e all’autore di ‘mettersi in gioco’ e di ‘partire da sé’, seguendo in qualche modo le parole e le pratiche politiche reinventate dalle donne ed eleggendole a criterio di ricerca e di indagine. Da qui l’invito a guardare nei loro specifici ambiti di studio, interrogandosi sulle posizioni, sui ruoli delle figure femminili, sulle icone ricorrenti o contraddittorie. Gettati in terreni diversi – dalla ricerca storica alle indagini culturali – i semi di questo lavoro fanno germinare una ricca messe di contributi. Saggi e ricerche che entrano in un dialogo intenso e proficuo con il dibattito sul cinema e sui media, e che si caratterizzano per il venir meno di una prospettiva unica, sia politica sia teorica, e per la moltiplicazione degli sguardi, delle metodologie e delle questioni.
Uploads
Papers by Lucia Cardone
Invasivo, magniloquente e a tratti silenzioso, si attesta in modo stabile nella produzione nazionale con riprese d’autore, infiltrazioni nel tessuto della modernità, recenti ritorni di maniera, e riflessioni che consapevolmente guardano alla realtà contemporanea.
Attraverso una serie di puntuali analisi filmiche, il volume offre una singolare cartografia del melodramma cinematografico italiano, tratteggiando un paesaggio franto e diseguale dove si alternano apici di alta e dirompente popolarità, e momenti di esistenza più discreta ed episodica. Ne emerge una mappa variegata e policentrica che racconta come il melodramma – con la moltitudine di fantasmi filmici che questa parola scivolosa e lievemente rétro evoca – ha abitato e abita l’intera parabola del cinema italiano.
Da qui sono partite le autrici del volume, ciascuna nel proprio ambito di ricerca, per tratteggiare un paesaggio nuovo e in divenire, abitato dalle pioniere del cinema, dalle donne dell’audiovisivo, dalle spettatrici e dalle artiste contemporanee.
Con contributi di:
Claudia Barolo, Maria Pia Brancadori, Lucia Cardone, Alice Cati, Elisa Cuter, Ilaria A. De Pascalis, Giovanna Faleschini Lerner, Giulia Fanara, Mariagrazia Fanchi, Sara Filippelli, Cristina Jandelli, Bernadette Luciano, Elena Marcheschi, Sara Martin, Elena Mosconi, Francesca Parmeggiani, Marta Perrotta, Mariapaola Pierini, Susanna Scarparo, Giulia Simi, Chiara Tognolotti, Deborah Toschi, Lucia Tralli, Micaela Veronesi, Federica Villa.
Da qui muovono le riflessioni raccolte nel volume che, a partire da alcune specifiche ricerche su nomi assai noti come Annie Vivanti, Grazia Deledda, Fausta Cialiente, Alba de Céspedes, Goliarda Sapienza, Luciana Peverelli, offrono uno sguardo differente sulla storia del cinema con l’intento di rendere conto del contributo delle donne, in particolare delle scrittrici, alla nascita, all’affermazione e ai recenti sviluppi della produzione filmica nazionale.