Papers by sebastian schwibach
Un convito filosofico per Elémire Zolla. Nel ventennale della morte (2002-2022), 2023
Il presente intervento desidera focalizzare l’attenzione su un particolare aspetto dell’opera zol... more Il presente intervento desidera focalizzare l’attenzione su un particolare aspetto dell’opera zolliana, la quale, nella sua ricerca di una conoscenza capace di formare e trasformare la vita, può considerarsi vicina all’originaria vocazione della filosofia, spesso obliata o marginalizzata nella modernità, ma ancor presente in alcuni contesti del lontano e del vicino Oriente.
Il concetto di “intelletto d’amore” è in questo senso il paradigma di un confronto con la realtà che non si limiti alla semplice raccolta di dati, che non si recluda entro le mura dell’astrazione, per quanto raffinata essa possa essere, ma che si immerga nelle profondità della vita con intento contemplativo: non sdegnosa ripulsa né acritica adesione, ma ascolto amorevole.
L’amore che sprona alla ricerca può assumere di volta in volta i toni aspri della critica o quelli fluenti della narrazione, può estrapolare e mettere a nudo gli elementi più deteriori di una cultura o soffermarsi in paesaggi al confine tra la veglia e il sogno, può essere radicale ed estremo nella condanna o pacificato nella pura attenzione, ma, in tutti i casi, esso muove dall’anelito a una conoscenza che travalichi ogni contingenza e permetta la contemplazione della nuda, semplice realtà, senza astio né desiderio di consolazione.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Religioni fantastiche e dove trovarle. Divinità, miti e riti nella fantascienza e nel fantasy, 2023
Nel presente contributo, desidero indagare alcune caratteristiche di notevole interesse storico-r... more Nel presente contributo, desidero indagare alcune caratteristiche di notevole interesse storico-religioso e filosofico rinvenibili nella rappresentazione degli esseri extra-umani che popolano la trilogia fantateologico-fantascientifica di C. S. Lewis.
In particolare, vorrei soffermarmi sui tratti peculiari degli Eldil, figure divine in cui si condensano la demonologia greco-alessandrina e l’angelologia giudaico-cristiana. Essi, infatti, vivono in uno spazio fuori dallo spazio ed in un tempo fuori dal tempo, pur potendo entrare in tale dimensione a loro piacimento, quasi appartenessero ad una condizione ulteriore rispetto a quella delle altre creature.
Una tale peculiarità, non concessa a nessun altro essere dei mondi visitati da Ransom, si ripresenta in modo particolarmente significativo nel Re e nella Regina di Perelandra, i quali raffigurano il prototipo dell’uomo non caduto, dell’uomo che, per libera scelta, ha volto le spalle al male ed è rimasto in armonia con Maleldil.
Nell’affrontare un tale argomento, si analizzerà in particolare l’immaginazione in quanto canale privilegiato del contatto con il divino. Essa, infatti, prima di scadere a mero tramite tra la concreta percezione sensibile e l’astratta costruzione concettuale, venne pensata, in particolare nella tradizione platonica (a forte impronta stoica), come luogo intermedio a partire dal quale poter attingere ad una pluridimensionale conoscenza del cosmo e come veicolo della stessa intuizione intellettuale.
In questo senso, dunque, lo studio delle caratteristiche degli Eldil consentirà di chiarire anche la condizione umana secondo la complessa visione teologica di Lewis. Sembra, infatti, di poter vedere nell’uomo non caduto l’immagine riflessa degli Eldil, la loro manifestazione pienamente corporea e concreta, così come essi ne sono il prototipo extra-corporeo.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Sorge la sapienza dalle fonti zampillanti del divino e affonda le sue radici nelle acque impetuos... more Sorge la sapienza dalle fonti zampillanti del divino e affonda le sue radici nelle acque impetuose di una vita sacra, dove gli dei si mostrano, nella loro sfolgorante bellezza, in ogni elemento, azione, gesto, istituzione politica. Le vallate, i boschi, le montagne bagnate dal sole cretese, sono santuari dove gli uomini vivono a contatto con la divinità, dove la danza guida i mortali sulla strada degli immortali, dove il distacco tra le due sfere dell’essere si fa sottile e gli uomini divengono dèi.
Nel corso dei secoli, questa sensibilità si fa più labile, non riesce più un contatto duraturo, inizia a sentirsi come incolmabile una differenza che, pur sempre presente, poteva, in passato, essere facilmente superata. Nei poemi omerici, restano bagliori di questa vita divina e gli eroi, pur sofferenti, pur meschini a volte, pur umani, troppo umani, ancora vivono con gli dei, ancora ne sentono la permanente presenza, senza però riuscirne più ad esperire in modo duraturo l’essenza.
Il mondo degli eroi tramonta, nuove forze corrono attraverso la Grecia, la distanza si fa sempre più ampia ed ecco che quel che a Creta avveniva in modo spontaneo ha bisogno di istituzioni più elitarie, di forme più intime rispetto al culto esteriore, il quale non riesce, ormai, a rispondere in modo pienamente soddisfacente alle esigenze di una società sempre più complessa: nascono i Misteri, Dioniso irrompe come fuoco distruttore delle singole individualità, nasce la tragedia, che porta in luce il non senso di una realtà violenta ed atroce nella sua sete di vendetta, nel suo bisogno ancestrale di giustizia, nel suo dolore, che, se affrontato, porta, però, il singolo spettatore a liberarsi di ogni passione, per poter contemplare il giocoso alternarsi di vita e morte.
Orfeo traduce in canto il tragico sentire dionisiaco, Eleusi diviene centro iniziatico fondamentale per poter raggiungere, al termine di un tortuoso sentiero, la visione beatifica, la quale libera dagli stretti vincoli sensibili, per far rilucere, nell’attimo, il sovrasensibile.
L’iniziazione collettiva però non basta, un nuovo linguaggio si fa strada, il logos poetico prende il posto del mito ed ecco che dalle radici della visione, si sviluppa la sapienza dei primi filosofi.
Eraclito, sdegnoso, addita ai mortali la via del fuoco, mette in luce l’ambivalente essenza della realtà, che è allo stesso tempo violenta contesa e fanciullesco gioco, conduce gli uomini attraverso l’ardua via che dal mutevole divenire deve portare all’eterna sorgente scintillante, dove ogni molteplicità si mostra nella sua unità, dove ogni lotta si trasforma in danza gioiosa, dove ogni singolo, seguendo la trama del comune logos, può superare la propria inadeguata umanità per divenire sovrumano, finalmente capace di vedere il flusso come un fuoco, che con misura si dispiega nel manifesto e con misura si ritrae nel suo intimo.
A Elea, poi, nasce un medico-legislatore, che con la sua azione politica dà leggi giuste ad una città accerchiata da nemici, che con le sue cure guarisce un’umanità segnata dal dolore, che con la sua sapienza illumina una mente obnubilata dall’opinione. L’apparente astrattezza del suo poetare vibra di un amore per la verità, che lo fa correre fino alla soglia della notte e del giorno, fino alla contemplazione del cuore non tremante della verità, per poi ridiscendere e portare ai concittadini la parola della dea, la quale, sola, può indicare la stretta via della conoscenza.
Il rigore del logos parmenideo si stempera nella visione artistica di Empedocle, che, dio tra gli uomini, sente nel profondo del cuore il divino insito in ogni aspetto della natura e non può accontentarsi degli stretti vincoli dell’Essere eleatico, in quanto tutta la realtà è degna di essere cantata e ogni aspetto del mondo non è altro che un pensiero di dio, lo Sfero, che, con la sua inquieta stasi, tiene in sé il germe di tutte le radici del cosmo. Amore e Odio guidano l’alternarsi tra unità e molteplicità e la sofferenza del distacco è superata dalla consapevolezza dell’inevitabilità dell’unione.
Il grande albero della sapienza, che nei tre σοφοί presentati espande la sua ampia chioma, fiorisce nel mare del Bello platonico e porta alla luce i suoi frutti più succosi: le idee e l’amore guidano l’uomo del IV secolo, ormai completamente disorientato da un logos che si è fatto capzioso gioco sofistico, da una città che si è fatta strumento delle più abiette passioni umane, da una religione che si è degradata a spregevole culto popolare. Platone mostra alla πόλις un nuovo modo di pensare la virtù, la conoscenza, la realtà. La risalita dal buio della caverna può avvenire solo grazie ad un amore per la bellezza che sia guidato dalla dialettica e la contemplazione del Bene giunge al termine di un tortuoso sentiero in salita, che dall’amore dei corpi deve giungere fino all’amore del Bello in sé. L’eroismo solitario si affianca alla necessità politica della condivisione e la filosofia platonica si fa pratica di vita dove conoscenza, virtù e agire politico sono indissolubilmente legati
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Books by sebastian schwibach
in L. Boi, G.M. Cavalli, S. Schwibach (a cura di), "Esprimere il vissuto. La filosofia di Giorgio Colli", Istituto Italiano per gli Studi Filosofici Press, Napoli 2023, pp. 7-14; ISBN: 978-88-77231-73-4
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Il testo tenta di individuare, attraverso un'indagine storico-filosofica e teoretica, le linee di... more Il testo tenta di individuare, attraverso un'indagine storico-filosofica e teoretica, le linee di sviluppo fondamentali della tradizione coagulantesi nel termine "perennis philosophia", coniato da Agostino Steuco intorno alla metà del Cinquecento, ma già operante, seppur sotto altre vesti, perlomeno a partire dal platonismo fiorentino. La prima parte, a carattere prettamente teoretico, analizza alcuni elementi critici della modernità, per poi mostrare come il concetto di filosofia perenne, nella sua complessità, possa fornire un orizzonte ermeneutico adeguato per affrontare tale crisi. La seconda parte svolge la storia del concetto di "perennis philosophia", cercando di individuare le sue origini remote nel neoplatonismo tardo-antico. La terza, infine, affronta nel dettaglio tre autori fondamentali per comprendere a fondo il concetto: Niccolò Cusano, Pico della Mirandola, Giordano Bruno.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
L. Boi, S. Schwibach, Introduzione, in Eid. (a cura di), "«Il primo fonte della felicità umana». Leopardi e l’immaginazione", IV volume della collana "Costellazioni", La scuola di Pitagora editrice, Napoli 2021, pp. 13-22; ISBN: 978-88-97820-51-2, 2021
Il volume che qui si presenta nasce dal profondo interesse suscitato dal ciclo di "Seminari leopa... more Il volume che qui si presenta nasce dal profondo interesse suscitato dal ciclo di "Seminari leopardiani", curato da Massimiliano Biscuso e tenutosi nell'ambito della Scuola di Roma dell'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici nelle giornate del 20-22 febbraio e del 27-29 marzo 2019. A partire da tali incontri, infatti, è nata l'idea della stesura di un volume che potesse accogliere tanto i contributi dei relatori che quelli dei borsisti e dei giovani studiosi presenti. Il ciclo di seminari, diviso in due sezioni rispettivamente dedicate alla lettura leopardiana dei filosofi e alla lettura filosofica di Leopardi, ha messo in particolare luce l'importanza del rapporto tra immaginazione e ragione nel pensiero poetante del Recanatese, fornendo così lo spunto fondamentale per il successivo progetto editoriale.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Drafts by sebastian schwibach
lezione simulata per concorso ordinario 2022
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Testo scritto in occasione del ciclo di conferenze organizzato dall'Istituto Italiano per gli Stu... more Testo scritto in occasione del ciclo di conferenze organizzato dall'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici (Napoli) dal titolo "Umanesimo e Antiumanesimo tra Rinascimento e Riforma", 22 febbraio-24 ottobre 2018.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Testo scritto in occasione del ciclo di seminari proposti dall'Istituto Italiano per gli Studi Fi... more Testo scritto in occasione del ciclo di seminari proposti dall'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli dal titolo Platone: sulla forma dialogo, 29 gennaio-9 maggio 2018
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Thesis Chapters by sebastian schwibach
tesi magistrale discussa nel settembre 2017, poi pubblicata, dopo un'attenta revisione e rielabor... more tesi magistrale discussa nel settembre 2017, poi pubblicata, dopo un'attenta revisione e rielaborazione, con il titolo Discordia concors, Stamen 2017
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Conference Presentations by sebastian schwibach
Mercoledì 3 luglio ore 9:30 Introduzione ai lavori e saluti istituzionali: Eleonora Mattia-Presid... more Mercoledì 3 luglio ore 9:30 Introduzione ai lavori e saluti istituzionali: Eleonora Mattia-Presidente IX commissione Consiglio Regione Lazio, con deleghe lavoro, formazione, politiche giovanili, pari opportunità, istruzione, diritto allo studio Orlando Pocci-Sindaco di Velletri Maria Paola De Marchis-Consigliere Comunale e Presidente Calliope Associazione Culturale Igor Baglioni-Direttore del Museo delle Religioni "Raffaele Pettazzoni" ore 10:00 apertura del convegno Coordina: Andrea Ercolani (Istituto di Studi sul Mediterraneo Antico-Roma) Davide Burgio (Scuola Normale Superiore di Pisa), La questione della salvezza dei pagani nell'universo finzionale tolkieniano: il Dibattito di Finrod e Andreth Nicola Martellozzo (Alma Mater Studiorum-Università di Bologna), Come gli uomini diventano deva. Rappresentazione e funzione delle religioni in Lord of Light coffee break
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Seminar Talks by sebastian schwibach
Bookmarks Related papers MentionsView impact
La ricerca di Giorgio Colli non si è limitata a dare fondamentali contributi dal punto di vista f... more La ricerca di Giorgio Colli non si è limitata a dare fondamentali contributi dal punto di vista filologico e storico-filosofico, ma ha anche maturato un autonomo profilo teoretico muovendo da originali assunti interpretativi della storia del pensiero. Il seminario intende approfondire e valorizzare le diverse dimensioni del lavoro intellettuale del filosofo torinese. In particolare, verranno affrontati il rapporto fra sapienza presocratica e filosofia platonica e aristotelica, la meditazione nietzschiana sull’apollineo e il dionisiaco, la relazione tra la filosofia di Colli e quella di alcuni pensatori moderni e contemporanei. Il filo conduttore delle giornate di studio sarà il rapporto fra vissuto interiore e conoscenza oggettiva, immediatezza ed espressione, intuizione e ragione/discorso.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Uploads
Papers by sebastian schwibach
Il concetto di “intelletto d’amore” è in questo senso il paradigma di un confronto con la realtà che non si limiti alla semplice raccolta di dati, che non si recluda entro le mura dell’astrazione, per quanto raffinata essa possa essere, ma che si immerga nelle profondità della vita con intento contemplativo: non sdegnosa ripulsa né acritica adesione, ma ascolto amorevole.
L’amore che sprona alla ricerca può assumere di volta in volta i toni aspri della critica o quelli fluenti della narrazione, può estrapolare e mettere a nudo gli elementi più deteriori di una cultura o soffermarsi in paesaggi al confine tra la veglia e il sogno, può essere radicale ed estremo nella condanna o pacificato nella pura attenzione, ma, in tutti i casi, esso muove dall’anelito a una conoscenza che travalichi ogni contingenza e permetta la contemplazione della nuda, semplice realtà, senza astio né desiderio di consolazione.
In particolare, vorrei soffermarmi sui tratti peculiari degli Eldil, figure divine in cui si condensano la demonologia greco-alessandrina e l’angelologia giudaico-cristiana. Essi, infatti, vivono in uno spazio fuori dallo spazio ed in un tempo fuori dal tempo, pur potendo entrare in tale dimensione a loro piacimento, quasi appartenessero ad una condizione ulteriore rispetto a quella delle altre creature.
Una tale peculiarità, non concessa a nessun altro essere dei mondi visitati da Ransom, si ripresenta in modo particolarmente significativo nel Re e nella Regina di Perelandra, i quali raffigurano il prototipo dell’uomo non caduto, dell’uomo che, per libera scelta, ha volto le spalle al male ed è rimasto in armonia con Maleldil.
Nell’affrontare un tale argomento, si analizzerà in particolare l’immaginazione in quanto canale privilegiato del contatto con il divino. Essa, infatti, prima di scadere a mero tramite tra la concreta percezione sensibile e l’astratta costruzione concettuale, venne pensata, in particolare nella tradizione platonica (a forte impronta stoica), come luogo intermedio a partire dal quale poter attingere ad una pluridimensionale conoscenza del cosmo e come veicolo della stessa intuizione intellettuale.
In questo senso, dunque, lo studio delle caratteristiche degli Eldil consentirà di chiarire anche la condizione umana secondo la complessa visione teologica di Lewis. Sembra, infatti, di poter vedere nell’uomo non caduto l’immagine riflessa degli Eldil, la loro manifestazione pienamente corporea e concreta, così come essi ne sono il prototipo extra-corporeo.
Nel corso dei secoli, questa sensibilità si fa più labile, non riesce più un contatto duraturo, inizia a sentirsi come incolmabile una differenza che, pur sempre presente, poteva, in passato, essere facilmente superata. Nei poemi omerici, restano bagliori di questa vita divina e gli eroi, pur sofferenti, pur meschini a volte, pur umani, troppo umani, ancora vivono con gli dei, ancora ne sentono la permanente presenza, senza però riuscirne più ad esperire in modo duraturo l’essenza.
Il mondo degli eroi tramonta, nuove forze corrono attraverso la Grecia, la distanza si fa sempre più ampia ed ecco che quel che a Creta avveniva in modo spontaneo ha bisogno di istituzioni più elitarie, di forme più intime rispetto al culto esteriore, il quale non riesce, ormai, a rispondere in modo pienamente soddisfacente alle esigenze di una società sempre più complessa: nascono i Misteri, Dioniso irrompe come fuoco distruttore delle singole individualità, nasce la tragedia, che porta in luce il non senso di una realtà violenta ed atroce nella sua sete di vendetta, nel suo bisogno ancestrale di giustizia, nel suo dolore, che, se affrontato, porta, però, il singolo spettatore a liberarsi di ogni passione, per poter contemplare il giocoso alternarsi di vita e morte.
Orfeo traduce in canto il tragico sentire dionisiaco, Eleusi diviene centro iniziatico fondamentale per poter raggiungere, al termine di un tortuoso sentiero, la visione beatifica, la quale libera dagli stretti vincoli sensibili, per far rilucere, nell’attimo, il sovrasensibile.
L’iniziazione collettiva però non basta, un nuovo linguaggio si fa strada, il logos poetico prende il posto del mito ed ecco che dalle radici della visione, si sviluppa la sapienza dei primi filosofi.
Eraclito, sdegnoso, addita ai mortali la via del fuoco, mette in luce l’ambivalente essenza della realtà, che è allo stesso tempo violenta contesa e fanciullesco gioco, conduce gli uomini attraverso l’ardua via che dal mutevole divenire deve portare all’eterna sorgente scintillante, dove ogni molteplicità si mostra nella sua unità, dove ogni lotta si trasforma in danza gioiosa, dove ogni singolo, seguendo la trama del comune logos, può superare la propria inadeguata umanità per divenire sovrumano, finalmente capace di vedere il flusso come un fuoco, che con misura si dispiega nel manifesto e con misura si ritrae nel suo intimo.
A Elea, poi, nasce un medico-legislatore, che con la sua azione politica dà leggi giuste ad una città accerchiata da nemici, che con le sue cure guarisce un’umanità segnata dal dolore, che con la sua sapienza illumina una mente obnubilata dall’opinione. L’apparente astrattezza del suo poetare vibra di un amore per la verità, che lo fa correre fino alla soglia della notte e del giorno, fino alla contemplazione del cuore non tremante della verità, per poi ridiscendere e portare ai concittadini la parola della dea, la quale, sola, può indicare la stretta via della conoscenza.
Il rigore del logos parmenideo si stempera nella visione artistica di Empedocle, che, dio tra gli uomini, sente nel profondo del cuore il divino insito in ogni aspetto della natura e non può accontentarsi degli stretti vincoli dell’Essere eleatico, in quanto tutta la realtà è degna di essere cantata e ogni aspetto del mondo non è altro che un pensiero di dio, lo Sfero, che, con la sua inquieta stasi, tiene in sé il germe di tutte le radici del cosmo. Amore e Odio guidano l’alternarsi tra unità e molteplicità e la sofferenza del distacco è superata dalla consapevolezza dell’inevitabilità dell’unione.
Il grande albero della sapienza, che nei tre σοφοί presentati espande la sua ampia chioma, fiorisce nel mare del Bello platonico e porta alla luce i suoi frutti più succosi: le idee e l’amore guidano l’uomo del IV secolo, ormai completamente disorientato da un logos che si è fatto capzioso gioco sofistico, da una città che si è fatta strumento delle più abiette passioni umane, da una religione che si è degradata a spregevole culto popolare. Platone mostra alla πόλις un nuovo modo di pensare la virtù, la conoscenza, la realtà. La risalita dal buio della caverna può avvenire solo grazie ad un amore per la bellezza che sia guidato dalla dialettica e la contemplazione del Bene giunge al termine di un tortuoso sentiero in salita, che dall’amore dei corpi deve giungere fino all’amore del Bello in sé. L’eroismo solitario si affianca alla necessità politica della condivisione e la filosofia platonica si fa pratica di vita dove conoscenza, virtù e agire politico sono indissolubilmente legati
Books by sebastian schwibach
Drafts by sebastian schwibach
Thesis Chapters by sebastian schwibach
Conference Presentations by sebastian schwibach
Seminar Talks by sebastian schwibach
Il concetto di “intelletto d’amore” è in questo senso il paradigma di un confronto con la realtà che non si limiti alla semplice raccolta di dati, che non si recluda entro le mura dell’astrazione, per quanto raffinata essa possa essere, ma che si immerga nelle profondità della vita con intento contemplativo: non sdegnosa ripulsa né acritica adesione, ma ascolto amorevole.
L’amore che sprona alla ricerca può assumere di volta in volta i toni aspri della critica o quelli fluenti della narrazione, può estrapolare e mettere a nudo gli elementi più deteriori di una cultura o soffermarsi in paesaggi al confine tra la veglia e il sogno, può essere radicale ed estremo nella condanna o pacificato nella pura attenzione, ma, in tutti i casi, esso muove dall’anelito a una conoscenza che travalichi ogni contingenza e permetta la contemplazione della nuda, semplice realtà, senza astio né desiderio di consolazione.
In particolare, vorrei soffermarmi sui tratti peculiari degli Eldil, figure divine in cui si condensano la demonologia greco-alessandrina e l’angelologia giudaico-cristiana. Essi, infatti, vivono in uno spazio fuori dallo spazio ed in un tempo fuori dal tempo, pur potendo entrare in tale dimensione a loro piacimento, quasi appartenessero ad una condizione ulteriore rispetto a quella delle altre creature.
Una tale peculiarità, non concessa a nessun altro essere dei mondi visitati da Ransom, si ripresenta in modo particolarmente significativo nel Re e nella Regina di Perelandra, i quali raffigurano il prototipo dell’uomo non caduto, dell’uomo che, per libera scelta, ha volto le spalle al male ed è rimasto in armonia con Maleldil.
Nell’affrontare un tale argomento, si analizzerà in particolare l’immaginazione in quanto canale privilegiato del contatto con il divino. Essa, infatti, prima di scadere a mero tramite tra la concreta percezione sensibile e l’astratta costruzione concettuale, venne pensata, in particolare nella tradizione platonica (a forte impronta stoica), come luogo intermedio a partire dal quale poter attingere ad una pluridimensionale conoscenza del cosmo e come veicolo della stessa intuizione intellettuale.
In questo senso, dunque, lo studio delle caratteristiche degli Eldil consentirà di chiarire anche la condizione umana secondo la complessa visione teologica di Lewis. Sembra, infatti, di poter vedere nell’uomo non caduto l’immagine riflessa degli Eldil, la loro manifestazione pienamente corporea e concreta, così come essi ne sono il prototipo extra-corporeo.
Nel corso dei secoli, questa sensibilità si fa più labile, non riesce più un contatto duraturo, inizia a sentirsi come incolmabile una differenza che, pur sempre presente, poteva, in passato, essere facilmente superata. Nei poemi omerici, restano bagliori di questa vita divina e gli eroi, pur sofferenti, pur meschini a volte, pur umani, troppo umani, ancora vivono con gli dei, ancora ne sentono la permanente presenza, senza però riuscirne più ad esperire in modo duraturo l’essenza.
Il mondo degli eroi tramonta, nuove forze corrono attraverso la Grecia, la distanza si fa sempre più ampia ed ecco che quel che a Creta avveniva in modo spontaneo ha bisogno di istituzioni più elitarie, di forme più intime rispetto al culto esteriore, il quale non riesce, ormai, a rispondere in modo pienamente soddisfacente alle esigenze di una società sempre più complessa: nascono i Misteri, Dioniso irrompe come fuoco distruttore delle singole individualità, nasce la tragedia, che porta in luce il non senso di una realtà violenta ed atroce nella sua sete di vendetta, nel suo bisogno ancestrale di giustizia, nel suo dolore, che, se affrontato, porta, però, il singolo spettatore a liberarsi di ogni passione, per poter contemplare il giocoso alternarsi di vita e morte.
Orfeo traduce in canto il tragico sentire dionisiaco, Eleusi diviene centro iniziatico fondamentale per poter raggiungere, al termine di un tortuoso sentiero, la visione beatifica, la quale libera dagli stretti vincoli sensibili, per far rilucere, nell’attimo, il sovrasensibile.
L’iniziazione collettiva però non basta, un nuovo linguaggio si fa strada, il logos poetico prende il posto del mito ed ecco che dalle radici della visione, si sviluppa la sapienza dei primi filosofi.
Eraclito, sdegnoso, addita ai mortali la via del fuoco, mette in luce l’ambivalente essenza della realtà, che è allo stesso tempo violenta contesa e fanciullesco gioco, conduce gli uomini attraverso l’ardua via che dal mutevole divenire deve portare all’eterna sorgente scintillante, dove ogni molteplicità si mostra nella sua unità, dove ogni lotta si trasforma in danza gioiosa, dove ogni singolo, seguendo la trama del comune logos, può superare la propria inadeguata umanità per divenire sovrumano, finalmente capace di vedere il flusso come un fuoco, che con misura si dispiega nel manifesto e con misura si ritrae nel suo intimo.
A Elea, poi, nasce un medico-legislatore, che con la sua azione politica dà leggi giuste ad una città accerchiata da nemici, che con le sue cure guarisce un’umanità segnata dal dolore, che con la sua sapienza illumina una mente obnubilata dall’opinione. L’apparente astrattezza del suo poetare vibra di un amore per la verità, che lo fa correre fino alla soglia della notte e del giorno, fino alla contemplazione del cuore non tremante della verità, per poi ridiscendere e portare ai concittadini la parola della dea, la quale, sola, può indicare la stretta via della conoscenza.
Il rigore del logos parmenideo si stempera nella visione artistica di Empedocle, che, dio tra gli uomini, sente nel profondo del cuore il divino insito in ogni aspetto della natura e non può accontentarsi degli stretti vincoli dell’Essere eleatico, in quanto tutta la realtà è degna di essere cantata e ogni aspetto del mondo non è altro che un pensiero di dio, lo Sfero, che, con la sua inquieta stasi, tiene in sé il germe di tutte le radici del cosmo. Amore e Odio guidano l’alternarsi tra unità e molteplicità e la sofferenza del distacco è superata dalla consapevolezza dell’inevitabilità dell’unione.
Il grande albero della sapienza, che nei tre σοφοί presentati espande la sua ampia chioma, fiorisce nel mare del Bello platonico e porta alla luce i suoi frutti più succosi: le idee e l’amore guidano l’uomo del IV secolo, ormai completamente disorientato da un logos che si è fatto capzioso gioco sofistico, da una città che si è fatta strumento delle più abiette passioni umane, da una religione che si è degradata a spregevole culto popolare. Platone mostra alla πόλις un nuovo modo di pensare la virtù, la conoscenza, la realtà. La risalita dal buio della caverna può avvenire solo grazie ad un amore per la bellezza che sia guidato dalla dialettica e la contemplazione del Bene giunge al termine di un tortuoso sentiero in salita, che dall’amore dei corpi deve giungere fino all’amore del Bello in sé. L’eroismo solitario si affianca alla necessità politica della condivisione e la filosofia platonica si fa pratica di vita dove conoscenza, virtù e agire politico sono indissolubilmente legati