Chiara Tommasini
Università degli Studi "La Sapienza" di Roma, Dipartimento di Storia, Culture, Religioni, Phd Student in History of religion
Laureata in Antropologia (2013) presso la Sapienza Università di Roma con una tesi dal titolo: “Sciamanesimo e guarigione. Pratiche Neo-sciamaniche e medicina tradizionale nel Messico contemporaneo”. Nella stessa università ha conseguito il master in “Religioni e Mediazione culturale” (2015), con una tesi dal titolo: “L’insegnamento delle religioni e delle credenze nelle scuole pubbliche. Prospettive comparate tra Europa e Stati Uniti d’America: il caso dei Toledo Guiding Principles e delle AAR Guidelines for Teaching about religion a confronto”. Si è poi specializzata con una laurea magistrale in Scienze-storico religiose (2018) dal titolo “Ripensare la religione attraverso le spiritualità alternative: il caso dello sciamanesimo harneriano in Italia”.
Durante il suo percorso accademico ha approfondito le tematiche dell’immigrazione, dell’accoglienza, del diritto d’asilo e dell’integrazione sociale e culturale, con il Corso di Formazione “Tutela, integrazione e vulnerabilità di migranti e rifugiati” (2018 - Facoltà di scienze politiche- Sapienza Università di Roma).
I suoi interessi di ricerca sono consolidati da una lunga esperienza lavorativa e sul campo. Negli ultimi anni ha collaborato con il Centro Astalli-Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati (2015-2018), nei progetti "Incontri - percorsi di dialogo interreligioso a scuola" e “Finestre – Storie di Rifugiati”. Ha lavorato come ricercatrice presso l'IPRS- Istituto Psicoanalitico per le Ricerche Sociali (2018-2022), per il quale si è occupata di progettazione sociale e di attività di ricerca desk e sul campo per lo studio di fenomeni sociali contemporanei; dal 2022 collabora con la Scuola Civica di Alta Formazione di Cittadinanzattiva.
Attualmente è dottoranda in Scienze Storico-religiose, presso la Sapienza Università di Roma, con un progetto di ricerca sulle feste induiste delle comunità migranti in Italia e la valorizzazione delle pratiche culturali e religiose come strumento di riconoscimento e inclusione sociale.
I suoi campi di studio e interesse sono: religioni nell’epoca contemporanea, feste religiose, rapporto tra migrazioni e religioni, induismo in Italia, nuove forme della spiritualità contemporanea, sciamanesimo e guarigione, spazi e luoghi sacri, etnografia urbana, metodi visuali per la ricerca etnografica.
Address: Rome, Latium, Italy
Durante il suo percorso accademico ha approfondito le tematiche dell’immigrazione, dell’accoglienza, del diritto d’asilo e dell’integrazione sociale e culturale, con il Corso di Formazione “Tutela, integrazione e vulnerabilità di migranti e rifugiati” (2018 - Facoltà di scienze politiche- Sapienza Università di Roma).
I suoi interessi di ricerca sono consolidati da una lunga esperienza lavorativa e sul campo. Negli ultimi anni ha collaborato con il Centro Astalli-Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati (2015-2018), nei progetti "Incontri - percorsi di dialogo interreligioso a scuola" e “Finestre – Storie di Rifugiati”. Ha lavorato come ricercatrice presso l'IPRS- Istituto Psicoanalitico per le Ricerche Sociali (2018-2022), per il quale si è occupata di progettazione sociale e di attività di ricerca desk e sul campo per lo studio di fenomeni sociali contemporanei; dal 2022 collabora con la Scuola Civica di Alta Formazione di Cittadinanzattiva.
Attualmente è dottoranda in Scienze Storico-religiose, presso la Sapienza Università di Roma, con un progetto di ricerca sulle feste induiste delle comunità migranti in Italia e la valorizzazione delle pratiche culturali e religiose come strumento di riconoscimento e inclusione sociale.
I suoi campi di studio e interesse sono: religioni nell’epoca contemporanea, feste religiose, rapporto tra migrazioni e religioni, induismo in Italia, nuove forme della spiritualità contemporanea, sciamanesimo e guarigione, spazi e luoghi sacri, etnografia urbana, metodi visuali per la ricerca etnografica.
Address: Rome, Latium, Italy
less
InterestsView All (20)
Uploads
Coming soon by Chiara Tommasini
Il 16 ottobre, dalle 16.00 alle 19.30, presso la sala della Facoltà Valdese, Via Marianna Dionigi 59 (Piazza Cavour), l'Associazione XXXI ottobre organizza, in collaborazione con il Master in Religioni e mediazione culturale della Sapienza, la Facoltà Valdese di Teologia e Programma Integra un incontro dal titolo:
I Princìpi di Toledo e le religioni a scuola: un dibattito aperto.
L'occasione è data dalla pubblicazione italiana del volume OSCE / ODIHR "Toledo Guiding Principles on Teaching about Religions and Beliefs in Public Schools", a cura di A. Bernardo e A. Saggioro (Aracne 2015).
L'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (www.osce.org), tramite il suo Office for Democratic Institutions and Human Rights, fornisce un orientamento comparativo circa le modalità di insegnamento sulle religioni e le credenze nella scuola pubblica dei Paesi membri. L’orizzonte di questo documento è di straordinaria ampiezza, dato che ha l’ambizione di fornire criteri giuridico-pedagogici per promuovere le conoscenze e lo studio delle religioni nell’ambito dell’educazione interculturale, pur cogliendo la difficoltà della differenziazione su base territoriale e locale dei discorsi formativi in materia religiosa.
Dopo la presentazione dei Princìpi di Toledo, a cura degli allievi del Master Sapienza in Religioni e mediazione culturale, e una relazione del dott. Pasquale Annichino, i lavori sono divisi in due sessioni:
1) Dai Princìpi alle politiche:
Annagrazia Stammati (COBAS),
Barbara Battista (USB),
Rosalba Sgroia (UAAR)
2) Dalle politiche alle prassi:
Valentina Fabbri (Programma integra),
Bernadette Fraioli (ConViViO),
Beatrice Nuti (UVA Universolaltro).
Dopo i saluti istituzionali della Presidente dell'Associazione XXXI Ottobre Silvana Ronco, coordina i lavori il Prof. Enrico Benedetto (Facoltà Valdese di Teologia). Saranno presenti i curatori del volume, Angela Bernardo e Alessandro Saggioro (Sapienza Università di Roma).
Quaderni di SMSR by Chiara Tommasini
il sacro e con le loro manifestazioni rituali, soprattutto alla luce dei cambiamenti sopraggiunti con l’arrivo di
cittadini portatori di differenti culture, tradizioni e religioni. In questo contesto è utile guardare alla portata
culturale di determinati momenti di condivisione come quelli delle “feste religiose”, in quanto nel tempo e
nello spazio della festa si aprono scenari sempre nuovi e in continua evoluzione. Lo spostamento dal contesto
di origine a quello migratorio, genera una lenta metamorfosi con un forte impatto non solo sui fedeli che
praticano il culto, ma anche sul culto stesso. Questo discorso trova terreno fertile se si considerano le
pratiche religiose festive che da secoli caratterizzano il substrato culturale e antropologico italiano, in
particolare nella città di Catania, in cui il costrutto della festa ha da sempre scandito la vita e le attività sociali
dei cittadini. Il “caso catanese” in particolare la festa del Ganesha Caturthi dedicata al dio Gaṇesh “patrono”
dei Mauriziani, è tra gli eventi più importanti e rappresentativi per gli induisti della città. Protagoniste di
questo evento sono le due comunità induiste mauriziane rappresentate dalle associazioni “Catania Ganesh
Association” e “Geetanjali Circle” che, con le loro manifestazioni rituali producono una serie di significati
che vanno a reinterpretare il senso stesso della festa. Esponendosi difronte all’intera comunità, infatti,
divengono interpreti di un rituale atto non solo a celebrare la divinità, ma anche a sancire la loro presenza nel
contesto urbano di approdo. Le due comunità induiste, differenti per tradizioni e provenienze culturali, per
due giorni festeggiano ognuna nel proprio “spazio sacro” il Ganesha Caturthi, ma nel momento della
processione si unisco per diventare un unico grande corteo sotto la statua del liotru, il “terzo elefante”
simbolo della città di Catania. Il tempo della festa appare pertanto come momento topico per il
riconoscimento e la riaffermazione della propria appartenenza religiosa e culturale, in un delicato processo di costruzione e trasformazione dell’identità religiosa, territoriale e sociale dei migranti, nella società plurale
contemporanea.
Affondando le radici nel contatto fra religioni, esso assume dimensioni diverse a seconda degli ambienti di estensione e presenta anche una diversa durata e complessità a seconda dei contesti istituzionali chiamati a gestirne l’articolazione.
Questo libro raccoglie una serie di studi interdisciplinari per approfondire
aspetti diversi del campo del pluralismo religioso. L’idea di “definizione” non si dispiega in senso classificatorio e morfologico, bensì in quello di elaborazione del campo di azione e rappresentazione della diversità religiosa. L’intento complessivo consiste nel sollecitare una maggiore consapevolezza tematica e programmatica intorno ad alcune questioni di grande rilievo, tanto per lo studio delle religioni del passato quanto per la riflessione sul presente.
Papers by Chiara Tommasini
Nell’introduzione si cerca brevemente di analizzare il ruolo della religione nella società moderna. Infatti sebbene vi sia una prospettiva che le assegna una posizione marginale, la religione fa ancora parte della vita delle persone e dei gruppi, a volte legata ad un ritorno a tradizioni antiche, altre volte invece rinnovata sotto nuove forme, continuando fortemente ad influenzare il mondo che ci circonda e in cui viviamo ogni giorno. Quindi anche in una società secolarizzata l’appartenenza religiosa resta un fattore di primaria importanza, per questo è necessaria una maggiore consapevolezza e conoscenza sia delle religioni che delle credenze, per evitare che una lettura della realtà in chiave parziale o distorta possa alimentare incomprensioni e pregiudizi. Di conseguenza il ruolo della scuola nelle democrazie pluraliste dovrebbe essere quello di portare tutti gli alunni, durante il tempo della loro scolarità, a riconoscere e comprendere anche altre concezioni del mondo differenti dalla propria.
In questo senso si procede all’analisi del concetto di libertà religiosa nei due Paesi presi in esame. Negli USA, vige una legislazione unitaria in quanto il Primo emendamento della Costituzione garantisce che: «Il Congresso non promulgherà leggi per il riconoscimento ufficiale di una religione, o che ne proibiscano la libera professione». In Europa invece, nonostante la presenza di organi posti a tutela dei diritti umani, come il Consiglio d’ Europa e la Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU), le legislazioni degli Stati membri sono autonome e i rapporti con le diverse confessioni sono regolati dai singoli Stati. Ne consegue una situazione più complessa e sfaccettata per via della la presenza di differenti modelli.
Vengono poi presentati i “Princìpi guida di Toledo sull’insegnamento delle religioni e delle credenze nelle scuole pubbliche” redatti sia in inglese che in spagnolo nel 2007 a cura di un gruppo di esperti istituito dall’OSCE/ODIHR, con l’obiettivo dichiarato di contribuire ad una migliore comprensione della crescente diversità religiosa e della presenza sempre più significativa del fattore religioso nella sfera pubblica, proponendosi come “ponte” fra culture e mondi, specie rispetto ai diversi approcci che gli Stati europei hanno adottato in tema d’insegnamento sulle religioni e le credenze.
L’altro testo al quale si fa riferimento sono le “Linee guida per l’insegnamento della religione, nelle scuole pubbliche degli Stati Uniti”. Il documento, approvato nel 2010, è il risultato di un’iniziativa, durata tre anni, intrapresa dall’American Academy of Religion, associazione che ha come scopo dichiarato quello di promuovere la riflessione sul fatto religioso attraverso l’opera di studiosi e l’esperienza nel campo dell’insegnamento sulle religioni.
Si procede dunque ad un’analisi comparata dei due documenti, cercando di mettere in evidenza quelli che sono i loro punti di forza e le loro criticità.
Drafts by Chiara Tommasini
Il 16 ottobre, dalle 16.00 alle 19.30, presso la sala della Facoltà Valdese, Via Marianna Dionigi 59 (Piazza Cavour), l'Associazione XXXI ottobre organizza, in collaborazione con il Master in Religioni e mediazione culturale della Sapienza, la Facoltà Valdese di Teologia e Programma Integra un incontro dal titolo:
I Princìpi di Toledo e le religioni a scuola: un dibattito aperto.
L'occasione è data dalla pubblicazione italiana del volume OSCE / ODIHR "Toledo Guiding Principles on Teaching about Religions and Beliefs in Public Schools", a cura di A. Bernardo e A. Saggioro (Aracne 2015).
L'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (www.osce.org), tramite il suo Office for Democratic Institutions and Human Rights, fornisce un orientamento comparativo circa le modalità di insegnamento sulle religioni e le credenze nella scuola pubblica dei Paesi membri. L’orizzonte di questo documento è di straordinaria ampiezza, dato che ha l’ambizione di fornire criteri giuridico-pedagogici per promuovere le conoscenze e lo studio delle religioni nell’ambito dell’educazione interculturale, pur cogliendo la difficoltà della differenziazione su base territoriale e locale dei discorsi formativi in materia religiosa.
Dopo la presentazione dei Princìpi di Toledo, a cura degli allievi del Master Sapienza in Religioni e mediazione culturale, e una relazione del dott. Pasquale Annichino, i lavori sono divisi in due sessioni:
1) Dai Princìpi alle politiche:
Annagrazia Stammati (COBAS),
Barbara Battista (USB),
Rosalba Sgroia (UAAR)
2) Dalle politiche alle prassi:
Valentina Fabbri (Programma integra),
Bernadette Fraioli (ConViViO),
Beatrice Nuti (UVA Universolaltro).
Dopo i saluti istituzionali della Presidente dell'Associazione XXXI Ottobre Silvana Ronco, coordina i lavori il Prof. Enrico Benedetto (Facoltà Valdese di Teologia). Saranno presenti i curatori del volume, Angela Bernardo e Alessandro Saggioro (Sapienza Università di Roma).
il sacro e con le loro manifestazioni rituali, soprattutto alla luce dei cambiamenti sopraggiunti con l’arrivo di
cittadini portatori di differenti culture, tradizioni e religioni. In questo contesto è utile guardare alla portata
culturale di determinati momenti di condivisione come quelli delle “feste religiose”, in quanto nel tempo e
nello spazio della festa si aprono scenari sempre nuovi e in continua evoluzione. Lo spostamento dal contesto
di origine a quello migratorio, genera una lenta metamorfosi con un forte impatto non solo sui fedeli che
praticano il culto, ma anche sul culto stesso. Questo discorso trova terreno fertile se si considerano le
pratiche religiose festive che da secoli caratterizzano il substrato culturale e antropologico italiano, in
particolare nella città di Catania, in cui il costrutto della festa ha da sempre scandito la vita e le attività sociali
dei cittadini. Il “caso catanese” in particolare la festa del Ganesha Caturthi dedicata al dio Gaṇesh “patrono”
dei Mauriziani, è tra gli eventi più importanti e rappresentativi per gli induisti della città. Protagoniste di
questo evento sono le due comunità induiste mauriziane rappresentate dalle associazioni “Catania Ganesh
Association” e “Geetanjali Circle” che, con le loro manifestazioni rituali producono una serie di significati
che vanno a reinterpretare il senso stesso della festa. Esponendosi difronte all’intera comunità, infatti,
divengono interpreti di un rituale atto non solo a celebrare la divinità, ma anche a sancire la loro presenza nel
contesto urbano di approdo. Le due comunità induiste, differenti per tradizioni e provenienze culturali, per
due giorni festeggiano ognuna nel proprio “spazio sacro” il Ganesha Caturthi, ma nel momento della
processione si unisco per diventare un unico grande corteo sotto la statua del liotru, il “terzo elefante”
simbolo della città di Catania. Il tempo della festa appare pertanto come momento topico per il
riconoscimento e la riaffermazione della propria appartenenza religiosa e culturale, in un delicato processo di costruzione e trasformazione dell’identità religiosa, territoriale e sociale dei migranti, nella società plurale
contemporanea.
Affondando le radici nel contatto fra religioni, esso assume dimensioni diverse a seconda degli ambienti di estensione e presenta anche una diversa durata e complessità a seconda dei contesti istituzionali chiamati a gestirne l’articolazione.
Questo libro raccoglie una serie di studi interdisciplinari per approfondire
aspetti diversi del campo del pluralismo religioso. L’idea di “definizione” non si dispiega in senso classificatorio e morfologico, bensì in quello di elaborazione del campo di azione e rappresentazione della diversità religiosa. L’intento complessivo consiste nel sollecitare una maggiore consapevolezza tematica e programmatica intorno ad alcune questioni di grande rilievo, tanto per lo studio delle religioni del passato quanto per la riflessione sul presente.
Nell’introduzione si cerca brevemente di analizzare il ruolo della religione nella società moderna. Infatti sebbene vi sia una prospettiva che le assegna una posizione marginale, la religione fa ancora parte della vita delle persone e dei gruppi, a volte legata ad un ritorno a tradizioni antiche, altre volte invece rinnovata sotto nuove forme, continuando fortemente ad influenzare il mondo che ci circonda e in cui viviamo ogni giorno. Quindi anche in una società secolarizzata l’appartenenza religiosa resta un fattore di primaria importanza, per questo è necessaria una maggiore consapevolezza e conoscenza sia delle religioni che delle credenze, per evitare che una lettura della realtà in chiave parziale o distorta possa alimentare incomprensioni e pregiudizi. Di conseguenza il ruolo della scuola nelle democrazie pluraliste dovrebbe essere quello di portare tutti gli alunni, durante il tempo della loro scolarità, a riconoscere e comprendere anche altre concezioni del mondo differenti dalla propria.
In questo senso si procede all’analisi del concetto di libertà religiosa nei due Paesi presi in esame. Negli USA, vige una legislazione unitaria in quanto il Primo emendamento della Costituzione garantisce che: «Il Congresso non promulgherà leggi per il riconoscimento ufficiale di una religione, o che ne proibiscano la libera professione». In Europa invece, nonostante la presenza di organi posti a tutela dei diritti umani, come il Consiglio d’ Europa e la Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU), le legislazioni degli Stati membri sono autonome e i rapporti con le diverse confessioni sono regolati dai singoli Stati. Ne consegue una situazione più complessa e sfaccettata per via della la presenza di differenti modelli.
Vengono poi presentati i “Princìpi guida di Toledo sull’insegnamento delle religioni e delle credenze nelle scuole pubbliche” redatti sia in inglese che in spagnolo nel 2007 a cura di un gruppo di esperti istituito dall’OSCE/ODIHR, con l’obiettivo dichiarato di contribuire ad una migliore comprensione della crescente diversità religiosa e della presenza sempre più significativa del fattore religioso nella sfera pubblica, proponendosi come “ponte” fra culture e mondi, specie rispetto ai diversi approcci che gli Stati europei hanno adottato in tema d’insegnamento sulle religioni e le credenze.
L’altro testo al quale si fa riferimento sono le “Linee guida per l’insegnamento della religione, nelle scuole pubbliche degli Stati Uniti”. Il documento, approvato nel 2010, è il risultato di un’iniziativa, durata tre anni, intrapresa dall’American Academy of Religion, associazione che ha come scopo dichiarato quello di promuovere la riflessione sul fatto religioso attraverso l’opera di studiosi e l’esperienza nel campo dell’insegnamento sulle religioni.
Si procede dunque ad un’analisi comparata dei due documenti, cercando di mettere in evidenza quelli che sono i loro punti di forza e le loro criticità.