Carmen Gallo is now Junior Researcher at Sapienza Università di Roma. She edited the new edition (translation and commentary) of "The Waste Land" by T.S.Eliot (Il Saggiatore 2021), the translation of "Lives of Great Poisoners" by Caryl Churchill (Editoria&Spettacolo 2020), and the translation of All is True, or Henry VIII by Shakespeare and Fletcher (Bompiani 2017). She also published several essays on metaphysical poets (Donne, Herbert, Crashaw), Shakespeare, Marlowe, Milton, Defoe, T.S. Eliot, Beckett, Anders Lustgarten. In 2018 she published the book L'altra natura. Eucarestia e poesia nel primo Seicento inglese ("Another Nature. Eucharist and Poetry in Early Seventeenth Century English Literature") for ETS Pisa, and won Tempera Book Prize 2018 (Italian Association for Shakespearean and Early Modern Studies). She also edited the collection of essays La misura del disordine. Miraggi e disincanti nella poesia barocca europea (Pacini 2020), Landscapes and Mindscapes. Metodologie di ricerca, percorsi geocentrati e poetiche dello spazio in una prospettiva comparata (Marchese 2014), with Stefania De Lucia and Danilo Marino, and an issue of Anglistica Aion "Stage and Beyond. Space and Place in Contemporary Theatre" (20.2, 2016) with Clément Lévy. Her research fields are early modern poetry and theatre, eighteenth-century novel, T. S. Eliot, Beckett, the relationship between literature and religious issues, British contemporary theatre, the history of twentieth-century Anglo-American criticism.
She also wrote three books of poetry. Her last, Le fuggitive (Aragno 2020) won the Premio Napoli 2021.
She also wrote three books of poetry. Her last, Le fuggitive (Aragno 2020) won the Premio Napoli 2021.
less
InterestsView All (40)
Uploads
Books by Carmen Gallo
Partendo dalla difesa di Sidney dell’altra natura della poesia, che eleva l’uomo verso Dio, e tenendo conto degli attacchi dei puritani all’immoralità della human invention, questo saggio interpreta il wit dei metafisici come lo strumento privilegiato di una più ampia strategia di compensazione poetica della crisi linguistica, prima ancora che religiosa ed epistemologica, provocata dalla critica dei riformati alla dottrina della transustanziazione. I salti del wit, la fragilità logica delle sue associazioni, l’artificiosità metapoetica, l’ironia corrosiva della discordia concors, così come le forme svuotate e risemantizzate del discorso religioso, sono la testimonianza retorica della fatica di tenere insieme i pezzi di un mondo lacerato da dissidi teologici e nuovi paradigmi scientifici. La poesia diventa così l’unico luogo in cui è ancora possibile postulare verità capaci di competere, nonostante la loro forma provvisoria, ambigua o rovesciata, con quelle un tempo indiscusse della religione.
Papers by Carmen Gallo
Soho Theatre, London, in March 2015 and later on the Aldeburgh beach at High Tide
Festival in September 2015, when the migration crisis was at its peak together with the rise
of xenophobia and populism in Western countries. The play tackles issues such as mass
migration and financial crisis in Europe through the interwoven monologues of two
characters both representative of local and global contradictions: Stefano, a Sicilian
fisherman who lives in Lampedusa, and Denise, a white East Asian woman who collects
debts for a payday loan company. The paper offers a close reading of the ‘places’ and
‘spaces’ mentioned in the play suggesting how they contribute to map the ‘routes’ of global
crisis provoked by the politics of austerity and financial capitalism. It analyses the structure
of the play and the characterization of the two protagonists in order to unveil provocative
juxtapositions and frame the political engagement underlying Lustgarten’s new millennium
theatre. It contextualizes the play within the debates on global inequality and refers to
Ashcroft’s concept of ‘transnation’ as an interpretative key to the world of Lampedusa.
Partendo dalla difesa di Sidney dell’altra natura della poesia, che eleva l’uomo verso Dio, e tenendo conto degli attacchi dei puritani all’immoralità della human invention, questo saggio interpreta il wit dei metafisici come lo strumento privilegiato di una più ampia strategia di compensazione poetica della crisi linguistica, prima ancora che religiosa ed epistemologica, provocata dalla critica dei riformati alla dottrina della transustanziazione. I salti del wit, la fragilità logica delle sue associazioni, l’artificiosità metapoetica, l’ironia corrosiva della discordia concors, così come le forme svuotate e risemantizzate del discorso religioso, sono la testimonianza retorica della fatica di tenere insieme i pezzi di un mondo lacerato da dissidi teologici e nuovi paradigmi scientifici. La poesia diventa così l’unico luogo in cui è ancora possibile postulare verità capaci di competere, nonostante la loro forma provvisoria, ambigua o rovesciata, con quelle un tempo indiscusse della religione.
Soho Theatre, London, in March 2015 and later on the Aldeburgh beach at High Tide
Festival in September 2015, when the migration crisis was at its peak together with the rise
of xenophobia and populism in Western countries. The play tackles issues such as mass
migration and financial crisis in Europe through the interwoven monologues of two
characters both representative of local and global contradictions: Stefano, a Sicilian
fisherman who lives in Lampedusa, and Denise, a white East Asian woman who collects
debts for a payday loan company. The paper offers a close reading of the ‘places’ and
‘spaces’ mentioned in the play suggesting how they contribute to map the ‘routes’ of global
crisis provoked by the politics of austerity and financial capitalism. It analyses the structure
of the play and the characterization of the two protagonists in order to unveil provocative
juxtapositions and frame the political engagement underlying Lustgarten’s new millennium
theatre. It contextualizes the play within the debates on global inequality and refers to
Ashcroft’s concept of ‘transnation’ as an interpretative key to the world of Lampedusa.
Partendo dal titolo originale o alternativo dell’opera, che provocatoriamente affermava che All is True (Tutto è vero), l’articolo intende ricostruire e analizzare i principali momenti dei due filoni della storia performativa del testo nel corso del Novecento: quello più conservativo, fedele alla tradizione degli eccessi spettacolari e trionfalistici consacrata dalla bardolatria vittoriana, e riproposta ancora, per esempio, in occasione dell’incoronazione di Elisabetta II nel 1953; e uno più radicale, o rivoluzionario, che ha sfruttato l’enfasi propagandistica e la spettacolarizzazione nazionalistica presente nell’opera per mostrarne la vacuità retorica e rituale.
Finally, the focus on writing and the subjective confrontation with Scriptures will also be evaluated in the larger context of the Reformed attention to the Word, and in the light of the epistemological shift due to the sacramental crisis following the Eucharistic debates on Christ’s real presence in the world.
L’intervento si concentra in particolare sul sogno di Eva, raccontato nel IV e V libro, e sull’interpretazione data da Adamo alla luce della tradizione trattatistica inglese (con particolare riferimento a The Terrors of the Night or, a Discourse of Apparitions di Thomas Nashe del 1594) e della distinzione tra sogno naturale e sogno sovrannaturale. Lo scopo è proporre una lettura del rapporto tra questo micro-testo onirico, che si presenta come una sorta di mise-en-abyme prolettica della caduta, e la teleologia della macrostruttura epica del testo.
storia mondiale.
Il Laboratorio indagherà le rappresentazioni, nei più diversi linguaggi dell’arte, della guerra fredda: tanto quelle dirette, in cui essa occupa il centro della scena, quanto quelle indirette, dove sembra piuttosto funzionare come sfondo, atmosfera, orizzonte delle opere considerate. L’ambito delle questioni e degli argomenti coinvolti è assai ampio: la propaganda da una parte e dall’altra (anche in forme iconografiche), le invasioni aliene, gli agenti segreti, le utopie e le distopie, i supereroi, la paura della bomba; e poi tutte le narrazioni successive alla “caduta dei muri” che la raccontano in chiave documentaristica o anche immaginando esiti diversi, oppure offrendone una rappresentazione emotiva e di rimpianto per un mondo bipolare.
Ma le pratiche artistiche (dalla letteratura, anche nelle sue declinazioni più marcatamente “di genere” quali fantascienza o spy-story, alla musica
rock e cantautorale, dal cinema alla fotografia, dal teatro alle serie televisive) non si limitano a raccontare, “in presa diretta” oppure ex post, questo conflitto – un conflitto che è al contempo ideologico, economico, politico. Esse se ne lasciano influenzare anche sul piano morfologico. Lo sforzo del Laboratorio sarà allora di evitare le secche del contenutismo; più che offrire una rassegna ragionata dell’immaginario della guerra fredda, si cercherà di comprendere come questa assuma una dimensione culturale e condizioni in profondità l’evoluzione delle forme, innervando lo spazio artistico-letterario e producendo modi e stili inediti della rappresentazione.