IT201900017159A1 - Kit per implantologia dentale, e relativo componente odontoiatrico - Google Patents
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Description
Titolo: KIT PER IMPLANTOLOGIA DENTALE, E RELATIVO COMPONENTE ODONTOIATRICO
D E S C R I Z I O N E
Il presente trovato ha come oggetto un kit per implantologia dentale, e un relativo componente odontoiatrico.
In implantologia, si è ormai ampiamente diffusa una prassi terapeutica denominata "chirurgia guidata", che sfrutta software dedicati per riprodurre fedelmente l'anatomia del paziente, pianificare in modo virtuale gli interventi e quindi ottenere risultati in tempi minori e con minori margini di rischio.
Più in dettaglio, tale tecnica prevede innanzitutto di eseguire scansioni ottiche delle arcate dentarie e della bocca di un paziente (parzialmente o completamente edentulo), così da costruire un modello tridimensionale del cavo orale, che il chirurgo può visualizzare sullo schermo del suo computer e utilizzare per le fasi successive. Infatti, i software disponibili in commercio permettono al chirurgo di realizzare sullo schermo un primo progetto di posizionamento degli impianti, verificandone innanzitutto sul modello tridimensionale la compatibilità con i vincoli anatomici e le strutture effettivamente presenti nella bocca del paziente.
Sulla base del progetto eseguito, i software sul mercato permettono quindi di generare uno strumento, denominato "dima chirurgica" (o "guida chirurgica"), in grado di assistere il chirurgo nell'attività vera e propria di posizionamento degli impianti.
Infatti, la dima chirurgica è una sorta di mascherina che viene posizionata e fissata nel cavo orale (grazie a perni che si ancorano ai mascellari): nella dima sono realizzati fori (con boccole o riduttori) che guidano la fresa deputata alla generazione degli alvei destinati ad ospitare l'impianto, sulla base di quanto definito nel progetto eseguito con il software. Così, la successiva fase di posizionamento effettivo degli impianti avviene in condizioni di maggior sicurezza e precisione, assicurando un miglior risultato rispetto a tecniche tradizionali, in termini di orientamento e profondità degli alvei stessi.
Nel posizionamento reale si verifica comunque uno scostamento, seppur contenuto, dai parametri di progetto e quindi, si rende successivamente necessaria la rimozione della dima, per poi rilevare le informazioni relative al posizionamento effettivo degli impianti e trasferirle in un nuovo modello di lavoro, da utilizzare per plasmare il manufatto protesico finale.
Attualmente, tale attività si svolge secondo due modalità operative, entrambe non del tutto soddisfacenti.
Una prima tecnica, talvolta definita "analogica", prevede di vincolare agli impianti dei perni (detti "transfer da impronta"), che vengono poi inglobati in un'impronta in silicone, o in materiali similari. Il corpo unico formato dall'impronta in silicone e dai perni (che forniscono appunto le desiderate informazioni sul posizionamento degli impianti) viene quindi estratto dal cavo orale del paziente e fornito al chirurgo e/o all'odontotecnico, che se ne serve appunto per la realizzazione del manufatto protesico.
Si tratta però di una procedura piuttosto laboriosa e costosa, alla quale quindi, proprio per questi motivi, viene sempre più spesso preferita una seconda tecnica, detta anche "digitale".
In questa seconda metodologia, sugli impianti vengono avvitati dei grossi perni, che possono essere letti da scanner intra-orali dedicati. Le informazioni acquisite dallo scanner vengono fornite ad un software in grado di elaborare le immagini dei perni, per guidare quindi il chirurgo o l'odontotecnico alla costruzione del manufatto protesico definitivo.
Anche tale soluzione realizzativa non è però priva di inconvenienti.
Infatti, dopo il posizionamento degli impianti non di rado il cavo orale del paziente è afflitto da un forte sanguinamento, che complica sensibilmente la lettura dello scanner, fino a renderla del tutto inaffidabile. Inoltre, si è visto nel tempo che in particolari condizioni cliniche (impianti molto distanti tra loro e disposti su ampi archi di cerchio) la lettura si rivela essere comunque molto imprecisa (anche in assenza di sangue).
Compito precipuo del presente trovato è quello di risolvere i problemi sopra esposti, realizzando un kit che assicuri pratiche modalità di rilevamento della posizione degli impianti nel cavo orale di un paziente.
Nell'ambito di questo compito, uno scopo del trovato è quello di realizzare un componente odontoiatrico che possa cooperare con una dima chirurgica per assicurare pratiche modalità di rilevamento della posizione degli impianti nel cavo orale di un paziente.
Un altro scopo del trovato è quello di realizzare un kit e un componente odontoiatrico che assicurino ottimali modalità di rilevamento della posizione degli impianti, in qualunque condizione del cavo orale e per qualsiasi disposizione degli impianti.
Un altro scopo del trovato è quello di realizzare un kit e un componente odontoiatrico che permettano di acquisire informazioni sul posizionamento degli impianti nel cavo orale in modo rapido ed economico.
Un altro scopo del trovato è quello di realizzare un kit e un componente odontoiatrico che assicurino un'elevata affidabilità di funzionamento e che si dimostrino versatili, adatti sia per tecniche "analogiche" che per tecniche "digitali" di realizzazione dei manufatti protesici.
Non ultimo scopo del trovato è quello di realizzare un kit e un componente odontoiatrico di costi contenuti e che risultino facilmente ottenibili partendo da elementi e materiali di comune reperibilità in commercio.
Un altro scopo ancora del trovato è quello di realizzare un kit e un componente odontoiatrico di sicura applicazione e che adottino una architettura tecnica e strutturale alternativa a quelle delle soluzioni di tipo noto.
Questo compito e questi ed altri scopi che risulteranno maggiormente chiari nel seguito vengono raggiunti da un kit secondo la rivendicazione 1 e da un componente odontoiatrico secondo la rivendicazione 10.
Ulteriori caratteristiche e vantaggi del trovato risulteranno maggiormente dalla descrizione di una forma di esecuzione preferita, ma non esclusiva, del kit e del componente odontoiatrico secondo il trovato, illustrata a titolo indicativo e non limitativo, negli uniti disegni, in cui:
la figura 1 illustra il kit secondo il trovato, in vista assonometrica;
la figura 2 illustra il componente odontoiatrico secondo il trovato, in vista assonometrica dall'alto;
la figura 3 illustra il componente odontoiatrico di figura 2, in alzato laterale;
la figura 4 illustra il componente odontoiatrico di figura 2, in vista assonometrica dal basso.
Con particolare riferimento alle figure citate, è indicato globalmente con il numero di riferimento 1, un kit per implantologia dentale che comprende innanzitutto una dima chirurgica 2, che può essere collocata nel cavo orale di un paziente. Più in dettaglio, la dima 2 è una sorta di mascherina (tipicamente ma non necessariamente in resina) che può essere applicata su un bordo gengivale ed ancorata al corrispondente osso mascellare attraverso viti o altri organi di fissaggio, che si inseriscono in apposite sedi 3 realizzate sul fronte anteriore della dima 2 stessa.
La dima 2 presenta almeno un canale 4 di guida, per il posizionamento di almeno un impianto nel cavo orale stesso. Come è noto, l'impianto è un dispositivo medico, che viene inserito nell'osso mascellare e reso solidale a quest'ultimo al termine di un processo di osteointegrazione: alla testa di uno o più impianti, mantenuti accessibili dall'esterno, possono così essere ancorati, direttamente o indirettamente, uno o più manufatti protesici, che replicano un dente o un'arcata dentaria (completa o parziale), che il paziente ha perduto. Tipicamente, un solo impianto consentirà di sostenere un manufatto replicante un solo dente, mentre protesi in sostituzione di intere o parziali arcate dentarie necessiteranno di un numero maggiore di impianti di supporto e ancoraggio.
Si specifica comunque che di per sé la dima chirurgica 2 è di tipo già noto nel settore dell'implantologia dentale (e conosciuta anche come "guida chirurgica"), dove viene impiegata, più specificatamente, nel contesto della cosiddetta "chirurgia guidata", una prassi terapeutica che porta alla realizzazione di manufatti protesici per pazienti totalmente o parzialmente edentuli, attraverso il ricorso a software dedicati, in grado di offrire valido ausilio al chirurgo (e all'odontotecnico).
In tale contesto, il software permette di realizzare, su schermo, un progetto di posizionamento degli impianti (sulla base di informazioni precedentemente acquisite attraverso scansioni del cavo orale del paziente stesso) e la dima chirurgica 2 è a sua volta costruita attraverso istruzioni fornite dal software stesso, conformemente al progetto.
Esempi di software disponibili in commercio, del tipo qui menzionato, sono quelli distribuiti dalla società 3DIEMME® s.r.l. di Cantù (CO) per l'implementazione del protocollo REALGUIDE® o il software IMPLANT STUDIO della società danese 3Shape A/S.
Pur non escludendo che la dima 2 presenti un solo canale 4, si specifica sin da ora che tipicamente la dima 2 presenterà una pluralità di canali 4, per rispettivi impianti (la dima 2 viene infatti solitamente impiegata quando il manufatto protesico necessita di una pluralità di impianti di supporto e ancoraggio). Quanto verrà in seguito illustrato in riferimento ad "un" canale 4 (e/o ad un impianto), può quindi essere riferito a "ciascun" canale 4 (e/o a ciascun impianto).
Il canale 4 è disposto in modo tale da guidare nel modo più appropriato la fresa o comunque lo strumento che, dopo aver collocato la dima 2 nel cavo orale, si incarica di realizzare l'alveo che ospita l'impianto, affinché quest'ultimo possa successivamente essere collocato in modo quanto più possibile conforme ai valori di progetto, in particolare in termini di orientamento, profondità e posizione nel cavo orale. A tale scopo, e in modo altrettanto noto, si precisa che il canale 4 può essere internamente rivestito da una boccola 4a o da un altro elemento in grado di guidare in modo più efficace la fresa al suo interno. La dima 2 viene mantenuta nel cavo orale anche durante la successiva fase di posizionamento dell'impianto, e per tale motivo il canale 4 e la boccola 4a (o altro analogo elemento) hanno dimensioni e collocazione rispetto alla base della dima 2, scelte in funzione del rispettivo impianto (che dovrà appunto essere infilato nell'alveo poco prima realizzato proprio attraverso il canale 4). Sin qui comunque, si ribadisce che la dima chirurgica 2 è di tipo noto e la persona esperta del ramo è sicuramente in grado di conoscerne le modalità di realizzazione così come l'impiego, per guidare al meglio lo strumento del chirurgo e quindi il posizionamento degli impianti. Tale impiego è previsto anche nell'ambito di applicazione del kit 1 secondo il trovato, con quest'ultimo che presenta peculiarità che si manifestano, come sarà meglio chiarito nelle prossime pagine, nelle fasi a valle di quelle poc'anzi descritte, preliminari alla realizzazione del manufatto protesico vero e proprio.
Secondo il trovato, il kit 1 comprende almeno un perno 5 che presenta conformazione sostanzialmente assialsimmetrica e che si può inserire con gioco nel canale 4, grazie ad un adeguato dimensionamento della sezione trasversale del perno 5 rispetto a quella del canale 4 (eventualmente tenendo conto della boccola 4a che, come si è visto, può essere inserita nel canale 4 stesso per guidare la fresa).
E' opportuno specificare sin da ora che, sebbene il kit 1 possa essere munito di una dima 2 con un solo canale 4 e di un solo perno 5, tipicamente il kit 1 comprende una pluralità di perni 5, per rispettivi canali 4 realizzati nella dima 2 (e per altrettanti impianti posizionati in un osso gengivale del paziente).
Similmente a quanto già osservato per i canali 4, si precisa quindi che in seguito ciò che verrà illustrato in riferimento ad "un" perno 5, può anche intendersi riferito a "ciascun" perno 5.
Peraltro, si prevede la possibilità che il kit 1 comprenda anche uno o più impianti, del tipo qui illustrato.
La prima porzione 5a di estremità del perno 5 è configurata per realizzare un accoppiamento amovibile con l'impianto posizionato nel cavo orale. Ad accoppiamento avvenuto, la posizione e l'orientamento assunte dal perno 5 dipendono univocamente da quelle dell'impianto, fornendo quindi indicazioni circa il posizionamento di quest'ultimo. La scelta di mantenere gioco tra perno 5 e canale 4 è da interpretarsi in questo senso, per assicurare al perno 5 la possibilità di perfezionare l'accoppiamento senza vincoli o ostacoli. Si osservi come la tipologia di accoppiamento (nel prosieguo se ne fornirà un esempio) sarà tipicamente ma non necessariamente coassiale, tale comunque da assicurare appunto un posizionamento univoco del perno 5, dal quale sarà possibile risalire a quello dell'impianto.
La lunghezza del perno 5 (la sua dimensione assiale) è scelta tale che, quando la prima porzione 5a è accoppiata all'impianto, la seconda porzione 5b di estremità del perno 5, opposta alla prima porzione 5a, sporge dal canale 4. A tale proposito, a scopo meramente esemplificativo e non limitativo si cita la possibilità che il perno 5 abbia lunghezza scelta fra 13mm, 15mm e 17mm.
Inoltre, tale seconda porzione 5b presenta almeno uno smusso 6 volto a facilitare la lettura del perno 5 stesso da parte di uno scanner ottico. Si osservi come, dopo aver perfezionato l'accoppiamento tra impianto (inserito nell'osso gengivale) e prima estremità 5a del perno 5 (inserito nella dima 2), la seconda estremità 5b sia evidentemente rivolta verso l'esterno e quindi verso uno scanner ottico, che può essere inserito nel cavo orale per una scansione della configurazione ottenuta (per i motivi che verranno chiariti in seguito). In tale contesto, lo smusso 6 definisce una irregolarità nel profilo altrimenti assialsimmetrico del perno 5 e così permette una più facile acquisizione delle informazioni relative alla posizione e all'orientamento del perno 5 stesso.
Si prevede comunque la possibilità che il perno 5 comprenda due (distinti) smussi 6, lungo la seconda porzione 5b di estremità, per esempio diametralmente contrapposti, per incrementare la bontà della lettura eseguita dallo scanner.
Nella pratica lo smusso 6 potrà assumere qualsiasi conformazione e collocazione, se ritenute idonee a consentire una agevole lettura da parte dello scanner.
Comunque, nella soluzione delle figure allegate, che riveste ruolo meramente illustrativo e non limitativo dell'applicazione del trovato, lo smusso 6 è costituito da una svasatura che definisce uno scivolo 7, il quale appunto è volto a facilitare la lettura del perno 5 da parte di uno scanner ottico.
La conformazione dello smusso 6 e dello scivolo 7 si possono considerare come ottenuti dall'asportazione di uno spicchio di un perno idealmente cilindrico, eseguita sezionando quest'ultimo con un piano che intercetta con angolo inclinato (rispetto all'asse longitudinale) una sua estremità, in corrispondenza di una sua corda (un segmento che unisce due punti del bordo circonferenziale ideale).
Opportunamente, il kit 1 comprende un collante (una resina per esempio), che può essere applicato sulla dima 2 e sul perno 5, quando quest'ultimo è inserito nel rispettivo canale 4 ed è accoppiato al corrispondente impianto, così da ottenere l'ancoraggio stabile del perno 5 alla dima 2.
Tale collante (che potrà essere reperito anche separatamente dal kit 1) permette così di registrare la posizione del perno 5, che come si è visto fornisce indirettamente la voluta indicazione circa il posizionamento dell'impianto. Utilmente, la superficie laterale del perno 5 presenta almeno una tacca; più genericamente, il perno 5 potrà essere munito di un numero a piacere di tacche, di qualsiasi forma. Ciascuna tacca (che costituisce di fatto una sorta di sottosquadro) definisce una zona ritentiva che favorisce eventuali fasi successive di incollaggio, come quella già illustrata nel precedente paragrafo o altre che il chirurgo o l'odontotecnico potrebbero voler eseguire nelle attività che portano al manufatto protesico.
Opportunamente, il perno 5 è realizzato in un materiale a scelta fra un materiale calcinabile e un materiale sovrafondibile (ma non si escludono ulteriori scelte realizzative, comunque ricomprese nell'ambito di protezione qui rivendicato).
Come è noto alla persona esperta del ramo, il materiale calcinabile, che può per esempio essere una resina che fonda a temperature inferiori a quelle della lega utilizzata per il manufatto protesico, è un materiale destinato appunto a fondere durante le successive fasi di realizzazione di quest'ultimo, così da lasciare una impronta o cavità, destinata appunto a ricevere il materiale che costituirà il manufatto. E' altrettanto noto che il materiale sovrafondibile, utilizzato per esempio nei metodi di produzione di manufatti protesici denominati "a cera persa", non fonde durante il processo di fusione ma viene avvolto da uno strato di cera, utile appunto per modellare il manufatto.
Per esempio, il materiale sovrafondibile con cui è realizzato il perno 5 può essere una lega metallica (una lega aurea o una lega al cromocobalto per esempio).
Vantaggiosamente, almeno uno strato superficiale della seconda porzione 5b di estremità del perno 5 (e preferibilmente dell'intero perno 5) è realizzato in un materiale opaco, non riflettente, per facilitare la lettura del perno 5 da parte di uno scanner ottico. Infatti, una superficie riflettente opposta al campo visuale dello scanner potrebbe disturbare la lettura di quest'ultimo e pregiudicare la acquisizione di immagini e informazioni.
Nel caso il perno 5 sia realizzato in metallo, tale risultato può per esempio essere ottenuto sottoponendolo ad un trattamento di sabbiatura, così appunto da ottenere le citate condizioni sul suo strato superficiale.
Nella forma di realizzazione preferita, citata e illustrata nelle figure allegate a scopo esemplificativo e non limitativo dell'applicazione del trovato, il kit 1 comprende almeno una vite (una per ciascun perno 5), che può essere inserita in un condotto assiale passante 8, il quale è realizzato in un rispettivo perno 5. Ciò consente il desiderato accoppiamento amovibile tra il corrispondente impianto e la prima porzione 5a, la quale presenta conformazione sostanzialmente coniugata alla testa sporgente del corrispondente impianto. In altri termini, il perno 5 viene dapprima inserito nel canale 4 e premuto contro l'impianto, realizzando un primo vincolo (a incastro o di forma per esempio); poi la vite viene inserita nel condotto 8 (dalla seconda porzione 5b) fino a perfezionare e stabilizzare l'accoppiamento (comunque temporaneo) per avvitamento.
Si prevede comunque di commercializzare kit 1 in cui i perni 5 prevedano altre modalità di accoppiamento e/o abbiano prima porzione 5a di altra conformazione, comunque in qualche modo coniugata alla testa sporgente di un rispettivo impianto collocato nel cavo orale del paziente, per consentire appunto un accoppiamento, stabile ma amovibile, del perno 5 al rispettivo impianto.
Costituisce oggetto della presente trattazione, al pari del kit 1, un componente odontoiatrico che è costituito da un perno 5 del tipo adottabile in un kit 1 secondo quanto sin qui osservato e presentante quindi le specifiche già illustrate nelle precedenti pagine. In particolare, il componente odontoiatrico presenta conformazione sostanzialmente assialsimmetrica ed è configurato per essere inserito con gioco in un canale 4 di guida di una dima chirurgica 2. Una prima porzione 5a di estremità del perno 5 è configurata per l'accoppiamento amovibile con un impianto posizionato nel cavo orale, mentre una sua seconda porzione 5b, opposta alla prima e sporgente dal canale 4 quando la prima porzione 5a è accoppiata all'impianto, presenta almeno uno smusso 6 volto a facilitare la lettura da parte di uno scanner ottico.
In altre parole si prevede di impiegare, commercializzare o fornire ad un laboratorio un kit 1 comprendente una dima 2 e uno o più perni 5 (ed eventualmente uno o più impianti); parimenti, si prevede di commercializzare unicamente componenti odontoiatrici costituiti dai perni 5, scelti idonei a cooperare (nelle modalità già illustrate) con una dima 2 ottenuta a parte. Su tutte le situazioni sopra descritte si rivendica tutela.
L'impiego del kit (e del componente odontoiatrico) secondo il trovato è il seguente.
Come si è già visto, la dima 2 può essere prodotta secondo modalità tradizionali e, sempre seguendo conoscenze note nel settore, può essere applicata nel cavo orale del paziente per facilitare la realizzazione degli alvei destinati a ricevere gli impianti, e quindi per favorire il posizionamento di questi ultimi.
Sebbene ciò consenta di disporre gli impianti sulla base del progetto di posizionamento eseguito a computer (proprio perché la disposizione e l'orientamento dei canali 4 sono realizzati a partire dalle istruzioni del software con cui il chirurgo ha realizzato il progetto), gli impianti non risulteranno effettivamente collocati nella esatta disposizione e con l'esatto orientamento desiderati, per via di piccoli scostamenti e errori che inevitabilmente affliggono le attività manuali del chirurgo (anche in funzione dei vincoli posti dalle strutture anatomiche presenti nel cavo orale del paziente).
Pertanto, è altrettanto nota l'esigenza di trasferire le informazioni relative all'effettiva collocazione degli impianti, al termine degli step sopra descritti, a chi si dovrà incaricare della realizzazione del manufatto protesico.
Quest'ultimo compito può essere efficacemente svolto avendo cura di inserire ciascun perno 5 nel rispettivo canale 4 della dima 2 (mantenuta nella sua posizione all'interno del cavo orale), fino ad accoppiare la rispettiva prima estremità 5a al corrispondente impianto. Si noti infatti che, ad accoppiamento avvenuto (e scegliendo appositamente la tipologia di accoppiamento stesso), la posizione assunta da ciascun perno 5 nel rispettivo canale 4 (e rispetto alla dima 2) fornisce indirettamente l'informazione della posizione del rispettivo impianto nel suo alveo e nel cavo orale. Si precisa che per posizione si intende l'orientamento, la sua profondità di inserimento, la distanza dalle altre struttura della bocca e dagli altri impianti, eccetera. I perni 5 possono essere accoppiati agli impianti nella stessa seduta in cui questi ultimi sono stati inseriti nella bocca del paziente, o al termine del processo di osteointegrazione. La posizione assunta dai perni 5 viene "bloccata" utilizzando il collante, o comunque facendo in modo che, ad accoppiamento con gli impianti avvenuti, i perni 5 vengano ancorati alla dima 2. Tale impiego coordinato della dima 2 e dei perni 5, e quindi del kit 1, consente di trasferire efficacemente le citate informazioni (posizione/orientamento) sugli impianti, sia nel contesto delle tecniche cosiddette "analogiche" di trasferimento delle informazioni, che in quelle "digitali", sostituendosi alle modalità tradizionali.
Nel primo caso infatti, la prassi nota prevede di rimuovere la dima 2 e quindi di vincolare agli impianti degli elementi in qualche misura simili ai perni 5, che vengono poi inglobati in un'impronta in silicone; l'impronta viene poi a sua volta rimossa e quindi utilizzata dal chirurgo e/o dall'odontotecnico per modellare il manufatto protesico (secondo modalità ben note alla persona esperta del ramo, su cui quindi qui non ci si dilungherà).
In tale ambito, il trovato prevede semplicemente di rimuovere dal cavo orale i perni 5 (precedenti resi solidali alla dima 2), disimpegnando quindi i perni 5 dai rispettivi impianti: come si è visto, la posizione assunta dai perni 5 nei canali 4 della dima 2 permette appunto di conservare e trasferire la posizione degli impianti stessi. Così, l'insieme si sostituisce efficacemente all'impronta in silicone che ingloba elementi analoghi ai perni 5. Rispetto alla tecnica nota, è evidente il vantaggio di poter contare sulla dima 2, senza dover preparare e applicare nel cavo orale del paziente l'impronta in silicone. Ciò infatti determina un cospicuo risparmio di tempo (che si traduce in una riduzione della durata della seduta per il paziente) e di denaro, oltre che in una più generale semplificazione delle attività. Inoltre, la dima 2 non è afflitta da ritiri e contrazione del materiale (come accade con le impronte in silicone) e quindi assicura una più fedele riproduzione della disposizione degli impianti nel cavo orale (anche tenendo conto che la dima 2 è stata a sua volta ottenuta sulla base di scansioni del cavo orale fornite al software). Nel contesto invece delle tecniche digitali, è nota la prassi di rimuovere la dima 2 e vincolare temporaneamente agli impianti dei dispositivi noti come "scan abutment", la cui disposizione viene acquisita da uno scanner ottico. Il trovato prevede semplicemente di far acquisire allo scanner l'immagine della dima 2 e dei perni 5, con la dima 2 ancora applicata sul bordo gengivale e i perni 5 ancora vincolati agli impianti e alla dima 2 stessa (con il collante o in altro modo): come si è visto, in tale contesto gli smussi 6 delle seconde porzioni 5b facilitano la lettura. Dunque, qui i perni 5 svolgono il ruolo che nelle soluzioni note è assolto dagli scan abutment, con il vantaggio che la dima 2 offre una traccia di guida allo scanner (e all'addetto, sia esso il chirurgo o altro) nella lettura. Ciò permette di acquisire informazioni complete e esatte sulla posizione dei perni 5 (e quindi, come desiderato, degli impianti) anche in presenza di forte sanguinamento e/o per qualsiasi disposizione degli impianti.
Le modalità di impiego si adattano facilmente sia alle tecniche cosiddette "a carico immediato" che in quelle "a carico differito"; esse possono altresì essere svolte a seguito della osteointegrazione degli impianti; inoltre, si può scegliere di realizzare ciascun perno 5 in materiale calcinabile o sovrafondibile (o altro ancora) a seconda dello specifico metodo di modellazione di manufatti protesici che si desidera seguire. L'ampio e diversificato campo di applicazione del trovato (tecniche analogiche e digitali, carico immediato e differito, eccetera) dimostra quindi l'elevata versatilità del kit e del componente secondo il trovato.
L'impiego del trovato si rivela nel contempo assai pratico e agevole: grazie a perni 5 dedicati, si prevede infatti di utilizzare dime 2 tradizionali per ulteriori funzioni, rispetto a quelle per le quali sono impiegate nelle soluzioni note (e quindi senza dover plasmare ulteriori impronte in silicone per esempio). La praticità di impiego, che richiede poche e semplici operazioni, permette di ottenere una soluzione economica e rapida.
La facoltà di mantenere la dima 2 nella bocca (impossibile utilizzando gli scan abutment tradizionali) assicura una lettura ottimale da parte dello scanner, in qualsiasi condizione del cavo orale e per qualsiasi disposizione degli impianti.
Il trovato, così concepito, è suscettibile di numerose modifiche e varianti tutte rientranti nell'ambito del concetto inventivo; inoltre, tutti i dettagli potranno essere sostituiti da altri elementi tecnicamente equivalenti.
Negli esempi di realizzazione illustrati singole caratteristiche, riportate in relazione a specifici esempi, potranno essere in realtà sostituite con altre diverse caratteristiche, esistenti in altri esempi di realizzazione.
In pratica i materiali impiegati, nonché le dimensioni, potranno essere qualsiasi secondo le esigenze e lo stato della tecnica.
Claims (10)
- R I V E N D I C A Z I O N I 1. Kit per implantologia dentale, comprendente una dima chirurgica (2), collocabile nel cavo orale di un paziente e presentante almeno un canale (4) di guida, per il posizionamento di almeno un impianto nel cavo orale, caratterizzato dal fatto di comprendere almeno un perno (5), presentante conformazione sostanzialmente assialsimmetrica e inseribile con gioco in detto almeno un canale (4), una prima porzione (5a) di estremità di detto perno (5) essendo configurata per l'accoppiamento amovibile con l'impianto posizionato nel cavo orale, una seconda porzione (5b) di estremità di detto perno (5), opposta a detta prima porzione (5a) e sporgente da detto canale (4) quando detta prima porzione (5a) è accoppiata all'impianto, presentando almeno uno smusso (6) volto a facilitare la lettura di detto perno (5) da parte di uno scanner ottico.
- 2. Kit, secondo la rivendicazione 1, caratterizzato dal fatto di comprendere una pluralità di detti perni (5), per rispettivi detti canali (4) realizzati in detta dima (2).
- 3. Kit, secondo la rivendicazione 1 o la 2, caratterizzato dal fatto che detto smusso (6) è costituito da una svasatura definente uno scivolo (7), volto a facilitare la lettura di detto perno (5) da parte di uno scanner ottico.
- 4. Kit, secondo una o più delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto di comprendere un collante, applicabile su detta dima (2) e su detto perno (5) quando detto perno (5) è inserito nel rispettivo detto canale (4) e accoppiato al corrispondente impianto, per l'ancoraggio stabile di detto perno (5) a detta dima (2).
- 5. Kit, secondo una o più delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto che la superficie laterale di detto almeno un perno (5) presenta almeno una tacca.
- 6. Kit, secondo una o più delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto che detto perno (5) è realizzato in un materiale a scelta fra un materiale calcinabile e un materiale sovrafondibile.
- 7. Kit, secondo una o più delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto che almeno uno strato superficiale di detta seconda porzione (5b) di estremità di detto perno (5) è realizzato in un materiale opaco, non riflettente, per facilitare la lettura di detto perno (5) da parte di uno scanner ottico.
- 8. Kit, secondo una o più delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto di comprendere almeno una vite, inseribile in un condotto assiale passante (8) realizzato in un rispettivo detto perno (5) per l'accoppiamento amovibile tra il corrispondente impianto e detta prima porzione (5a), a conformazione sostanzialmente coniugata alla testa sporgente del corrispondente impianto.
- 9. Kit, secondo una o più delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto che detta prima porzione (5a) di estremità ha conformazione coniugata alla testa sporgente di un rispettivo impianto collocato nel cavo orale di un paziente, per l'accoppiamento di detto perno (5) al rispettivo impianto.
- 10.Componente odontoiatrico, caratterizzato dal fatto di essere costituito da un perno (5) del tipo adottabile in un kit (1) secondo una o più delle rivendicazioni precedenti e presentante conformazione sostanzialmente assialsimmetrica e configurato per il suo inserimento con gioco in un canale (4) di guida di una dima chirurgica (2), una prima porzione (5a) di estremità di detto perno (5) essendo configurata per l'accoppiamento amovibile con un impianto posizionato nel cavo orale, una seconda porzione (5b) di estremità di detto perno (5), opposta a detta prima porzione (5a) e sporgente da detto canale (4) quando detta prima porzione (5a) è accoppiata all'impianto, presentando almeno uno smusso (6) volto a facilitare la lettura da parte di uno scanner ottico.
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Citations (3)
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---|---|---|---|---|
WO2004039280A1 (en) * | 2002-10-29 | 2004-05-13 | Neoss Limited | Multiple use impression coping |
US20130172731A1 (en) * | 2011-12-30 | 2013-07-04 | Philip D. Gole | Image-overlay medical evaluation devices and techniques |
KR20150108535A (ko) * | 2014-03-18 | 2015-09-30 | 주식회사 디오 | 치아 임플란트 식립 세트 및 그의 제조방법 |
-
2019
- 2019-09-25 IT IT102019000017159A patent/IT201900017159A1/it unknown
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