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Genio e Follia

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GENIO E FOLLIA

La mente di ogni uomo è qualcosa di unico e incredibile: ciascuno vede e interpreta la realtà a
modo suo. Ma ci sono uomini la cui realtà è talmente diversa da quella percepita dalla “massa” da
esser definiti folli. E molti di questi “folli”, di questi uomini che vivono la loro realtà, sono uomini
che noi oggi studiamo sui libri di storia, di arte, di letteratura, di medicina, come “artisti” o “geni”.
Emblematica in letteratura è la figura di Pirandello ( 1867- 1936) ( appartiene al decadentismo) la
follia entra nella sua vita perché la moglie soffriva di un disturbo mentale. Da quel momento la
follia diventa un tema principale delle sue opere. Nelle sue opere il tema della follia è legato
all’idea per cui la personalità degli uomini non è una, ma molteplici; ed i suoi personaggi si
sdoppiano in più personalità. La personalità che ha l’uomo è soltanto un illusione, una maschera
che ci mettiamo per difenderci dal caos della realtà. Noi crediamo di essere “uno” per noi e per gli
altri, mentre siamo “centomila” individui diversi, a seconda della visione di chi ci guarda. L’io reale
non esiste; esiste solo l’io apparente. L’unica via di relativa salvezza che dà ai suoi eroi è la fuga
nell’irrazionale e nella Follia; che sono gli unici strumenti per contestare le forme imposte dalle
convenzioni sociali. I personaggi che sono riusciti a capire come funziona la grande mascherata
della società sono sempre gli stessi che sono diventati folli anche se allo stesso tempo geniali
perché sono gli unici ad aver compreso come funziona il flusso della vita. Degli esempi li ritroviamo
in “Uno, nessuno e centomila” con Vitangelo Moscarda che alla fine del romanzo decide di vivere
senza alcuna maschera e di nascere e morire ogni attimo senza bloccare il flusso della vita nelle
forme. Un altro esempio di follia lo ritroviamo nel romanzo “Il treno ha fischiato” con Belluca che
in seguito al fischio di un treno capisce di non vivere la vita a pieno e inizia ad essere considerato
come un folle perché cambia completamente il suo comportamento.

Perché esiste un limite, un confine sottile e a volte invisibile tra genialità e follia, e i geni sono
Coloro che vivono proprio su quel confine, facendo della loro pazzia la loro forza.
Il “genio” soffre spesso di disturbi dell’umore, tanto più che, talvolta, le opere migliori sono
dettate da sentimenti tristi o, al contrario, da picchi di euforia.
Il folle può essere considerato semplicemente quella persona con problemi mentali, e quindi
comandata dall’irrazionalità.

Nel corso della storia dell’umanità la follia fu considerata in diversi modi ma è soltanto alla fine
dell’Ottocento che la follia iniziò ad essere concepita come una malattia. Tuttavia era considerato
solo il suo aspetto organico ( come una malattia corporea o dell’organismo) e il paziente era
sottoposto a diversi trattamenti: l’ipnosi e l’elettroshock; Si deve soprattutto a Sigmund Freud
(1856-1939) il tentativo di affrontare in altro modo il disturbo mentale, prestando attenzione al
funzionamento della psiche del paziente, individuando la tecnica della psicoanalisi come possibile
cura.
Ma un’altra interpretazione di “folle” può essere rivolta all’artista, quell’uomo pieno di estro e
ispirazione creativa, il cosiddetto “Genio”, comandato anch’esso dal caos e dall’irrazionalità.
Quando tale visione sfocia in atteggiamenti innovativi e positivi per l’umanità si hanno espressioni
geniali in campo scientifico, tecnologico, artistico e musicale.
Un esempio perfetto di tale genialità lo ritroviamo in Vincent van Gogh (1853-1890). È considerato
oggi “il pittore malato” per eccellenza. La natura della sua malattia, che si manifestò prima dei
trent’anni, è stata oggetto di numerose ricostruzioni e interpretazioni diagnostiche, fondate
soprattutto sulle numerose lettere che van Gogh stesso scrisse al fratello Theo e alla sorella
Wilhelmine. Van Gogh passa da uno stato di profonda depressione, ansietà e confusione mentale,
tanto da renderlo totalmente incapace di lavorare a momenti di creatività euforici. Utilizzerà l’arte
come unico sfogo dei propri sentimenti, infatti le sue tele possono considerarsi come delle vere e
proprie pagine di diario.

Quando tale visione degenera in atteggiamenti negativi di esaltazione individuale e poi collettiva, e
quindi patologici, si ha una negazione irrazionale della realtà stessa che spesso sfocia in
aggressività, sopraffazione, negazione di diritti e distruzione. Basti pensare alle guerre, come ad
esempio la seconda guerra mondiale, che ha sconvolto la prima metà del 900, causata proprio da
Hitler un folle che ha compiuto dei veri e propri crimini contro l’umanità che nella sua follia ha
pianificato il genocidio dell’intero popolo ebreo. Ritroviamo la follia anche in Italia fascista con
Mussolini, nel regime comunista di Stalin , nel franchismo di Francisco Franco e in generale in tutti
i totalitarismi basati su ideologie che distruggono completamente il concetto di libertà.
Il punto di incontro tra genio e follia è sicuramente una visione nuova del mondo. Genialità e Follia
altro non sono che effetti della stessa causa, che è il modo di guardare con un’altra prospettiva,
con occhi diversi.

(Non esiste genio senza una vena di follia”. Se ne era accorto Seneca. Anche per Aristotele “Non
esiste grande genio senza una dose di follia”. )

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