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Semiramide

leggendaria regina assiro-babilonese
Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi Semiramide (disambigua).

Semiramide (in siriaco: ܫܲܡܝܼܪܵܡ, Šammīrām; in greco Σεμίραμις?, Semíramis; in armeno Շամիրամ?, Šamiram; in arabo سميراميس?, Semíramis; fl. IX secolo a.C.) è stata una leggendaria regina assiro-babilonese, moglie dell'altrettanto leggendario re Nino, fondatore eponimo di Ninive.

Semiramide in un dipinto di Pierre Bellet
Semiramide riceve la notizia della rivolta di Babilonia, dipinto del Guercino, conservato presso il Museo delle belle arti di Boston
Semiramide, spidocchiatrice di straccioni, illustrazione di Gustave Doré del 1854

Tale figura mitica viene ricollegata alla regina assira Shammuramat, moglie del re assiro Shamshi-Adad V (che governò dall'823 all'811 a.C.) e reggente per il figlio Addu-Nirari III[1].

Biografia secondo gli autori greci e romani

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Compare nelle narrazioni di diversi autori greci (ad esempio nei “Persiká” - Περσικά - di Ctesia di Cnido) come moglie del leggendario (in quanto assente dalle liste dei sovrani di Assiria compilate dal raffronto tra resoconti storici e ritrovamenti archeologici) re Nino, che si sarebbe invaghito di lei quand'era ancora sposa del generale Onne; il re avrebbe chiesto al generale di lasciarla e Onne si sarebbe suicidato. In seguito Semiramide sarebbe succeduta a Nino, morto in battaglia, assumendo la reggenza per il figlio Nynias.

Secondo diverse varianti, Semiramide si sarebbe invece impadronita del potere con uno stratagemma e avrebbe fatto incarcerare e poi uccidere il marito, allontanando il figlio Nynias dalla corte e facendosi passare per lui; per mascherare la sua femminilità avrebbe adottato un abito che copriva braccia e gambe, imponendolo a tutti i sudditi. Secondo un altro racconto non avrebbe cacciato il figlio ma si sarebbe innamorata di lui, instaurando un rapporto incestuoso. Sarebbe poi stata uccisa in seguito a un complotto ordito dal figlio, ma secondo un'altra variante sarebbe riuscita a sventare il complotto e avrebbe perdonato il figlio, per poi suicidarsi[2][3][4].

Per Erodoto si sarebbe trattato di una grande sovrana. Figlia della dea Derceto, durante il suo regno conquistò la Media, l'Egitto e l'Etiopia, e realizzò grandi opere di pace come l'edificazione delle mura e dei giardini pensili di Babilonia, una delle sette meraviglie del mondo antico. Viene ripresa da autori più tardi, come Diodoro Siculo, che non le attribuisce i giardini pensili ma la costruzione di diversi palazzi e della galleria dell'Eufrate, così come della città di Ecbatana, e un regno lungo 42 anni. Ammiano Marcellino ha attribuito a Semiramide l'invenzione degli eunuchi di corte[5].

Semiramide negli autori cristiani e nell'arte

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Per gli scrittori cristiani medioevali Semiramide assurge a simbolo dell'assolutismo pagano[6], crudele e licenzioso fino all'incesto. Ne parlano Giustino (martire cristiano del II secolo), Agostino di Ippona e il suo discepolo Paolo Orosio[7], cui attinse poi anche Dante Alighieri, che la pone tra le persone che peccarono di lussuria nel secondo cerchio dell'Inferno (Inferno, V, 52-60).

In questo cerchio, Dante dice che Semiramide era così lussuriosa che, per far in modo che il suo comportamento risultasse "normale" agli occhi della popolazione, promosse una legge, attraverso la quale tutti i sudditi potevano essere altrettanto lussuriosi (dai versi di Dante «che libito fé licito in sua legge»). Infatti si vergognava profondamente di essersi innamorata del figlio, che però costrinse a un rapporto incestuoso (dai versi «per torre il biasmo in che era condotta»).

Anche Boccaccio, nel De mulieribus claris, la condanna come ambiziosa, libidinosa e crudele. Nel libretto dell'opera omonima di Rossini c'è inoltre un vago parallelo con l'Orestea, in quanto Semiramide è colpevole dell'uccisione del re defunto e suo figlio per errore la uccide.

L'antica cronaca di Treviri, Gesta Treverorum, attribuisce a Semiramide la causa della fondazione della città: ella infatti avrebbe cacciato dal regno assiro il figliastro Trebata, che, vagando col suo seguito per l'Europa, avrebbe finito col fondare questa città.

Christine de Pizan, nel libro La Città delle Donne (XV secolo), è l'unica dell'epoca che ne parla positivamente. Un brevissimo cenno di segno almeno in parte positivo lo si ritrova in Petrarca già nel secolo precedente (Trionfi, Triumphus Fame II, vv. 103-105). La storia di Semiramide è inoltre il soggetto del dramma La hija del aire ("La figlia dell'aria") di Pedro Calderón de la Barca.

«Semiramide fu una donna di immenso valore e grande coraggio nelle imprese e nell'esercizio delle armi. Fu sposa del re Nino, che diede il nome alla città di Ninive, e diventò un grande conquistatore grazie all'aiuto di Semiramide, che cavalcava in armi al suo fianco. Egli conquistò la grande Babilonia, i vasti territori degli Assiri e molti altri paesi. Questa donna era ancora molto giovane quando Nino venne ucciso da una freccia, durante l'assalto a una città. Dopo aver celebrato solennemente il rito funebre la donna non abbandonò l'esercizio delle armi, anzi più di prima prese a governare e realizzò tali e tante opere notevoli, che nessun uomo poteva superarla in forza e in vigore. Era così temuta come guerriera, che non solo mantenne i territori già conquistati ma, alla testa di una grande armata, mosse guerra all'Etiopia, contro cui combatté con ardimento, conquistandola e unendola al suo impero. Da lì partì per l'India e attaccò in forze gli Indiani, ai quali nessuno aveva mai osato dichiarare guerra, li vinse e li soggiogò. In seguito arrivò a conquistare tutto l'Oriente, sottomettendolo alle sue leggi. Oltre a queste conquiste, Semiramide fece ricostruire e consolidare la città di Babilonia, fece costruire nuove fortificazioni e grandi e profondi fossati tutt'intorno.»

Saccaggi Semiramide a Babilonia 
La regina Semiramide, dipinto del pittore tortonese Cesare Saccaggi (1905)

François Rabelais, nel primo libro di Pantagruele, inserisce la regina nella lista grottesca di regnanti mandati all'Inferno nel sogno di Epistemone. Come nella miglior tradizione carnevalesca[8], l'Inferno rappresenta il rovesciamento del mondo terreno: i regnanti del passato vengono abbassati a occuparsi dei lavori più abietti, e qui la regina Semiramide è una spidocchiatrice di straccioni[9].

Cesare Saccaggi nel 1905 dipinse l'opera La regina Semiramide di matrice simbolista.

Semiramide e la lirica

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Esistono diverse opere liriche incentrate sulla storia di Semiramide:

Nella cultura di massa

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  1. ^ Arnaldo Momigliano (a cura di), Quarto contributo alla storia degli studi classici e del mondo antico, Roma, Ed. di Storia e Letteratura, 1969, pp. 183-193.
  2. ^ Semiramide, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 1º ottobre 2013.
  3. ^ Autorî vari, L'Oriente antico. Dai Sumeri alla Bibbia, Bari, Dedalo, 1992.
  4. ^ Anna Maria G. Capomacchia, Semiramis. Una femminilità ribaltata, Roma, L'Erma, 1986.
  5. ^ Storie, Libro XIV, cap. 6.
  6. ^ Marina Mannucci, Dalla Semiramide di Dante all'elogio del pensiero lussurioso, in “Ravenna Festival” Magazine 2015, supplemento del Ravenna & Dintorni, n. 632, 4 giugno 2015, 9-13. URL consultato il 3 novembre 2021.
  7. ^ Fabrizio Farrini, Paolo Orosio, uno storico, Roma, Ed. di Storia e Letteratura, 1979, pp. 200-201.
  8. ^ Michail Bachtin, L'opera di Rabelais e la cultura popolare, Torino, Einaudi, 1979.
  9. ^ François Rabelais, Come Epistemione, che aveva la testa tagliata, fu guarito da Panurgo e come riportò notizie dei diavoli e dei dannati, in Pantagruele, Primo Libro, capitolo 30, Torino, Rizzoli, 1984, pp. 533-546, ISBN 88-17-16505-0.
  10. ^ (EN) W. H. Thompson, Sixty Minutes with Winston Churchill, 1964 [1953], p. 9.

Bibliografia

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  • C. Salvatori, Semiramide, Epika, 2020.
  • M. Mannucci, Dalla Semiramide di Dante all'elogio del pensiero lussurioso, in Ravenna Festival magazine, 2015.
  • F. Pinnock, Semiramide e le sue sorelle: immagini di donne nell'antica Mesopotamia, 2006.
  • G. Pettinato, Semiramide, Milano, 1985.
  • A. Dragone: Semiramide, in "Ottocento", nº 18, Mondadori, Milano, 1989.

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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