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Sotto le stelle
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E-book220 pagine3 ore

Sotto le stelle

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Info su questo ebook

I sentimenti di lady Lavinia Stanmore sono piuttosto confusi da quando Edmund Wincote ha iniziato a farle una corte serrata, ma lei non riesce a comprendere appieno i motivi del proprio turbamento. Tra l'altro si è accorta che il caro amico James, che da qualche anno è diventato anche il suo fratellastro, ha cambiato atteggiamento verso di lei. Forse l'amicizia e l'affetto si stanno tramutando in un'emozione più profonda? Complice una notte sotto le stelle...
LinguaItaliano
Data di uscita10 mar 2021
ISBN9788830526778
Sotto le stelle
Autore

Mary Nichols

Nata a Singapore, si è trasferita in Inghilterra giovanissima e prima di dedicarsi a tempo pieno alla scrittura ha lavorato in ospedale, nella scuola e nell'industria. La ragazza di cristallo è collegato a La contessina ribelle.

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    Anteprima del libro

    Sotto le stelle - Mary Nichols

    Copertina. «Sotto le stelle» di Nichols Mary

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Lady Lavinia’s Match

    Harlequin Mills & Boon Historical Romance

    © 2002 Mary Nichols

    Traduzione di Emanuela De Simoni

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2003 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3052-677-8

    Frontespizio. «Sotto le stelle» di Nichols Mary

    1

    Londra, 1820

    L’enorme tela, lunga qualche metro e alta due, era appoggiata contro una parete nel salone da ballo di Stanmore House, la residenza londinese del duca di Loscoe. Accanto a essa, sul pavimento, giacevano parecchi barattoli di colori e, su un tavolo lì vicino, una selezione di pennelli, stracci e una brocca di acqua.

    Lady Lavinia Stanmore, un largo grembiule sopra l’abito di percalle costellato di alcune macchie di pittura e un pennello in mano, indietreggiò di qualche passo per osservare il suo lavoro che, date le notevoli dimensioni, doveva essere guardato da una certa distanza per averne una visione completa. Il quadro rappresentava una scena fiabesca ambientata in campagna, con molti vecchi alberi nodosi cinti dall’aquilegia, che offrivano il sollievo dell’ombra a una mezza dozzina di conigli, alcuni funghi colorati e fiori di campo.

    «Santo cielo, Lavinia! Sapevo che ti piacciono le ampie vedute, ma questo è immenso.»

    Lavinia si voltò a guardare l’uomo che si era fermato sulla soglia, la schiena appoggiata con disinvoltura contro lo stipite della porta. James, conte di Corringham, era vestito con impeccabile eleganza e soltanto i suoi modi scherzosi gli evitavano di essere definito un damerino. Il taglio dei suoi capelli biondi era perfetto, come quello della raffinata giacca verde che indossava. I pantaloni color biscotto infilati in un paio di stivali di nappa e la cravatta annodata con assoluta precisione lo proclamavano un modello di buongusto e di stile.

    «Oh, sei tu, James.»

    Lui sorrise, gli occhi grigi accesi da un guizzo divertito. «Chi altri aspettavi?»

    «Nessuno in particolare.»

    Il giovane conte di Corringham avanzò verso la tela. «Dove pensi di appendere una simile mostruosità?»

    «Non è una mostruosità.»

    «Ti chiedo scusa. Non intendevo dire che è brutta» si affrettò a correggersi lui, sapendo che l’umore di Lavinia poteva essere piuttosto volubile. «Ho detto mostruoso nel senso di molto grande.»

    «Deve essere grande. È un fondale.»

    «Questo mi sembra evidente.»

    «Mi riferisco alla scena di una commedia. È un fondale per Sogno di una notte di mezza estate

    «Oh, capisco. Hai voglia di parlarmene?»

    Glielo aveva chiesto soltanto perché adorava guardarla. Amava il suono della sua voce, l’entusiasmo che le brillava negli occhi verdi quando parlava di cose che le interessavano particolarmente. Non si sarebbe mai stancato di ammirare il modo in cui i riccioli ramati le sfioravano il collo sottile, la grazia naturale dei suoi movimenti che non aveva niente a che fare con l’alterigia dei suoi aristocratici antenati. Amava tutto di lei ed era un vero peccato che lei lo considerasse un fratello maggiore, diversamente da ogni madre dell’alta società che lo reputava un buon partito.

    Ma lui non era suo fratello. E l’unico legame di parentela che li univa, il matrimonio relativamente recente tra il padre di lei, il duca di Loscoe, e la sua matrigna, Frances, vedova del conte di Corringham, non comportava alcuna differenza nei sentimenti che provava per lei. Sentimenti che si erano insinuati nel suo cuore l’istante stesso in cui l’aveva conosciuta, tre anni prima. All’epoca, lei era una ragazzina di sedici anni, cresciuta in campagna e appena giunta a Londra per avere un assaggio delle delizie della mondanità, ma ancora troppo giovane per debuttare in società o per pensare al matrimonio. Quando, un anno più tardi, il duca aveva sposato la sua matrigna, Frances, contessa di Corringham, lui aveva imparato a trattare Vinny come una sorella e tra loro era nato un affetto fraterno che ora lui disperava di trovare il modo di cambiare.

    «Sto allestendo una commedia per raccogliere fondi per l’orfanotrofio di cui si occupa la mamma» gli spiegò Lavinia con orgoglio.

    La causa degli orfani di guerra stava molto a cuore alla duchessa. Tre anni prima era stato proprio il suo impegno caritatevole a trasformare in ammirazione il risentimento che Vinny, inizialmente, aveva provato nei suoi confronti. E quando il duca aveva espresso il desiderio di sposare Frances, la stima aveva lasciato il posto a un affetto profondo e sincero.

    Per lei la duchessa era diventata una madre più di quanto la sua vera mamma non fosse mai stata. Se non fosse stato per Duncan, suo fratello minore, la sua infanzia sarebbe stata molto triste e solitaria. Gli unici momenti in cui sua madre le aveva rivolto qualche attenzione erano stati quelli dedicati ai rimproveri e alle punizioni.

    «Suppongo che sia stata un’idea di mamma.» James aveva adottato quel modo di chiamare la sua matrigna quando Frances era entrata nella loro casa dell’Essex come seconda moglie di suo padre. All’epoca, lui aveva sette anni e lei diciassette. Né la morte del conte o il fatto che lei si fosse risposata avevano modificato il tono affettuoso con cui James si rivolgeva a lei.

    «No, è stata mia. La scorsa primavera, una compagnia di attori si è fermata a Risley. Hanno montato un enorme tendone e tutti gli abitanti della zona sono andati a vederli. Così ho pensato che non sarebbe stata una cattiva idea organizzare qualcosa di simile. Trasformeremo questo salone da ballo in un teatro.»

    «Noi chi?»

    «Oh, chiunque sia interessato all’iniziativa. Anche tu puoi partecipare, se lo desideri.»

    «Che cosa ti fa pensare che io sia in grado di recitare?»

    «Non lo sapremo finché non ci avrai provato, non credi? E se proprio ti rivelerai un caso senza speranza, come sospetto che succederà, potrai sempre darci una mano dietro le quinte.»

    «A spostare i fondali» precisò lui, annuendo in direzione dell’enorme tela. «E se non avessi voglia di farlo?»

    «Non importa. Ci sono altri disposti ad aiutarmi.»

    «Chi?»

    «Duncan. E forse Benedict Willoughby.»

    «Non puoi contare su quei due giovani scavezzacolli.»

    «Duncan sa mantenere un impegno, quando vuole. Inoltre mi sembra di aver capito che neanche tu sei stato uno stinco di santo quando eri giovane. Ora che sei più grande e maturo, hai dimenticato com’eri a diciotto anni?»

    «Grande e maturo?» ripeté lui ridendo. «È così che si diventa a ventisette anni? E io che credevo di essere nel pieno della giovinezza.»

    «Sai che cosa voglio dire.»

    «Hai intenzione di recitare nella commedia?»

    «Certamente.»

    «E chi altri?»

    «Lancelot Greatorex.»

    «Lancelot Greatorex? Chi è?»

    «Il regista dei Thespian Players, nonché un eccellente attore. Quando l’ho conosciuto a Risley, mi ha promesso che verrà a Londra a fine estate con alcuni dei suoi attori per dirigere la commedia.»

    «Santo cielo! Mi stai dicendo che il duca ti ha permesso di frequentare degli attori?»

    «Perché non dovrebbe?»

    «Oh, Lavinia» sospirò James. «Glielo hai chiesto?»

    «Non ancora, ma lo farò.»

    Lui proruppe in una risata. «Allora ti auguro buona fortuna, ma perdonami se non sarò presente quando glielo dirai. Preferisco non assistere alla sua sfuriata.»

    «Papà non ama le sfuriate. Anzi, è sempre disponibile ad ascoltare.» Suo padre era sempre stato una figura distaccata e irraggiungibile, che ispirava più timore che affetto. Ma dopo aver sposato Frances era diventato un altro uomo e Lavinia aveva imparato a conoscerlo, scoprendo che era molto diverso da come lo aveva giudicato in passato.

    «Sei disposta a scommettere cinque ghinee che, dopo averti ascoltata, il duca ti negherà il permesso di frequentare quel Greatorex?»

    «D’accordo» assentì lei prontamente. «Farò in modo che la mamma sia dalla mia parte. A lei papà non rifiuta mai niente.»

    «Supponiamo che lui approvi il tuo progetto; chi speri che venga ad assistere alla commedia?»

    «Tutti i nostri amici, e chiunque sarà disposto a pagare il biglietto. Ricordi il ballo che la mamma ha dato a Corringham House, tre anni fa, per raccogliere fondi a favore dell’orfanotrofio in Maiden Lane?»

    «È successo prima che sposasse tuo padre. E poi un ballo è diverso da una commedia.» James fece una pausa, osservandola mentre afferrava un pennello e lo intingeva nel colore. Lavinia era veramente un’artista piena di talento, un talento che Frances, in virtù della propria fama ed esperienza di pittrice, aveva sempre incoraggiato. Quindi, pur odiando la parte dell’avvocato del diavolo, aggiunse: «Ti consiglio di tenere conto che il ton sarà molto distratto dagli sforzi che il re sta compiendo per liberarsi di sua moglie».

    Carolina, dopo aver vissuto all’estero per sei anni dando vita a una serie infinita di pettegolezzi di vario genere, aveva deciso improvvisamente di tornare a Londra in seguito alla morte di re Giorgio III e alla successione del marito al trono, sperando di essere incoronata regina al suo fianco. E benché il futuro re si ostinasse a ignorarla, lei si divertiva a sentirsi acclamata da quella parte della popolazione che le era rimasta fedele, preferendola al vizioso e impopolare Reggente.

    «Lo so, ma credo che questo aiuterà la nostra causa, invece di metterla in ombra. Molte persone che contano, infatti, hanno deciso di trascorrere l’estate in città sperando di assistere all’incoronazione o almeno alla processione che seguirà la cerimonia. E la Stagione durerà più a lungo del solito, poiché il grande evento è stato fissato per il primo di agosto. È per questo motivo che siamo qui. La mamma non avrebbe accettato di stare lontano da Loscoe Court e dal piccolo Freddie, se la presenza di papà non fosse stata indispensabile a Londra.»

    «Se ci sarà un’incoronazione... L’intera faccenda si sta trasformando in un’enorme farsa e il re si sta coprendo di ridicolo.»

    «Così dice papà, ma tutto ciò renderà più interessante la Stagione, non trovi?» commentò Lavinia con un sorrisetto malizioso. «Pensa a tutte quelle persone che non vengono in città da anni e che sicuramente cercheranno di divertirsi.»

    «Pensi che verranno alla tua commedia?»

    «Perché no? Non si può mai sapere. Potresti persino trovare una moglie tra loro...»

    «Dio me ne scampi!»

    «Perché no? Non credi che sia ora di sposarti?»

    «Oh, Vinny! È già sufficientemente seccante che la mamma continui a insistere al riguardo. Non ho bisogno di sentire anche i tuoi inviti a trovare una moglie. Io mi sposerò quando sarò pronto. Per amore.»

    «No, davvero?» ribatté Lavinia ridacchiando. «Per amore? E chi è lei? Dimmi...»

    «No. E non hai il diritto di burlarti di me. Se non ricordo male, due anni fa il duca ha speso una fortuna per il tuo debutto in società e tu hai respinto tutti i gentiluomini che hanno dimostrato di avere il minimo interesse per te.»

    «Non sarebbe stato onesto incoraggiarli, quando sapevo di non provare nulla per loro, non credi?»

    «Ma perché non hai accettato nessuno di loro?»

    «Per lo stesso motivo che tu hai appena espresso. Anch’io mi sposerò quando mi sentirò pronta.»

    «Quando succederà?»

    «Quando mi innamorerò.»

    «E come saprai di essere innamorata?»

    Era una questione che occupava la mente di Lavinia da quando aveva debuttato in società, ma che non aveva ancora trovato una risposta soddisfacente. Neanche le sue amiche e coetanee sembravano in grado di fornire una spiegazione al riguardo, però molte di loro erano già diventate mogli e madri.

    «Lo capirò» dichiarò infine, intingendo il pennello in un barattolo. «Non mi hai ancora detto perché sei qui» aggiunse cambiando discorso.

    «Ho bisogno di una ragione particolare? Ho saputo che sei arrivata in città e sono venuto a trovarti.»

    «Una semplice visita di cortesia, dunque. Dirò alla mamma che sei passato. È uscita per fare delle compere.»

    «Ma ho anche qualcosa da mostrarti.»

    «Che cos’è?»

    «Avvicinati alla finestra.»

    Senza esitare Lavinia gli obbedì e corse a una delle alte finestre che si affacciavano sulla strada. Sotto di essa scorse la carrozza con la quale James era arrivato. «Oh, un phaeton! Lo hai appena comprato?»

    «Sì. Ti piace?»

    «Voglio guardarlo da vicino.» Lavinia si tolse il grembiule e si precipitò fuori del salone, scese la scalinata di corsa e attraversò il vialetto lastricato dell’ingresso. James la seguì sorridendo.

    «Mio Dio!» esclamò lei fermandosi accanto al phaeton. «Queste ruote sono alte almeno un metro e mezzo!»

    «Esatto.»

    «Ma il colore è orribile. L’abbinamento di giallo e nero è troppo eccentrico. Sono i colori che un industriale arricchito sceglierebbe per ostentare la propria ricchezza.»

    Lui rise. «Forse perché l’ho comprato proprio da un industriale arricchito. Sua moglie lo ha costretto a venderlo dicendo che è troppo pericoloso.»

    «E tu credi che sia pericoloso?»

    «No, se condotto da mani esperte. Ti piacerebbe farci un giro?»

    «Adesso?»

    «Perché no? Puoi abbandonare il tuo lavoro per un’ora o due, vero?»

    Lavinia non esitò ad accettare. «Vado a cambiarmi. Aspettami nel salotto.»

    Dieci minuti più tardi si presentò vestita di un abito da passeggio di taffettà azzurro e una mantellina in tinta, i riccioli ribelli raccolti sotto un grazioso cappellino di paglia.

    James la aiutò a salire sull’alto sedile, si sedette accanto a lei, prese le redini e i cavalli si avviarono docilmente al trotto in direzione di Piccadilly.

    «È come trovarsi in cima al mondo» commentò lei allegramente.

    «Forse avrei dovuto chiedere il permesso a tuo padre, prima di invitarti a venire con me.»

    «Non sarebbe stato possibile. È andato alla Camera dei Lord e non tornerà prima di sera» lo informò lei. «Gli è stato chiesto di intervenire nella discussione del caso dell’incoronazione della regina. Ma ora...» Lavinia fece una pausa e ammiccò in direzione del largo viale del parco che avevano appena imboccato. «Mi permetti di guidare?»

    «Neanche per sogno!»

    «Perché no? Sai che sono in grado di guidare una carrozza come un uomo» protestò Lavinia appoggiando una mano su quella di James con la speranza di farsi consegnare le redini. A quel contatto lui trasalì leggermente, tuttavia si sforzò di mantenere il controllo.

    «No, Vinny. Ci sono troppe persone in giro. Non sarebbe prudente.»

    «D’accordo» si rassegnò lei. «Allora usciremo di primo mattino, quando il parco è pressoché deserto.»

    «Sicuramente tuo padre non acconsentirà. E neanche la mamma.»

    «E noi non lo diremo a nessuno. Ti prego, James, sarà divertente! Ti prego...» insistette, fissandolo con aria di supplica. «Mi dirai di sì?»

    «Ci penserò. Ora credo che tu debba salutare lady Willoughby, prima che corra dalla mamma a lamentarsi che tu l’hai ignorata.»

    Dall’alto del suo sedile, Lavinia si voltò e rivolse una riverenza con il capo alla gentildonna. Da quel momento fu occupata a salutare le numerose persone che conosceva e che, come lei, erano uscite per una passeggiata nel parco.

    Tra loro c’era anche lord Bertram Haverley, un vedovo di mezza età accompagnato dalle due giovani figlie. Poco dopo si fermarono a parlare con il signor Martin Drew che celò a stento la sua disapprovazione per il fatto che lady Lavinia non fosse scortata da uno chaperon. E infine, la loro strada si incrociò con quella del bel lord Edmund Wincote, che salutò James con un tale entusiasmo, che lui fu costretto a fermarsi e a presentarlo a Lavinia.

    Era un giovane gentiluomo di circa ventiquattro anni, vestito alla moda con una giacca da equitazione in un buon tessuto di Bath, un panciotto giallo, un paio di pantaloni in pelle di daino e stivali di nappa. Il prestante lord sollevò il cappello a cilindro per salutare Lavinia, rivelando una testa di corti ricci corvini.

    «Sono onorato di fare la vostra conoscenza, milady» le disse, fissandola con due occhi così scuri che sembravano quasi neri. «Siete in città per la Stagione?»

    «Certamente, milord. E voi?»

    «Oh, sicuramente, Londra è il luogo

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