Regista
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Citazioni sul regista.
Citazioni
[modifica]- Dimmelo tu, come devo fare con te? Ma a me la cosa che non mi dà pace è che tu hai tutti i numeri per essere un grande regista. Eh sì, perché sei paraculo, sai manipolare tutti, sei pure simpatico – che in questo Paese è fondamentale –, addirittura sai girare! Ma ti manca una protezione politica! (Diego Lopez, Boris)
- Ho qualche teoria radicale sulla differenza tra recitare sul palcoscenico e recitare davanti alla macchina da presa. [...] In uno spettacolo teatrale il punto focale – e l'obiettivo in ogni momento – consiste nel privare l'attore della dipendenza dal suo regista, perché il regista è inutile una volta alzato il sipario. Al cinema è il contrario. Nel momento veramente importante, è il regista che si ritrova solo, con le sue bobine, al momento del montaggio finale. [...] Non penso che si possa parlare di una vera e propria performance di attori durante le riprese cinematografiche. Ci sono solo delle ripetizioni, è meccanico, frammentario, perché si può sempre rifare e rifare ancora. (Sydney Pollack)
- I registi da piccoli guardano attraverso i buchi delle serrature. (Marcello Marchesi)
- Il cinema deve usare necessariamente linguaggi diversi da quelli letterari. Il regista deve dare la sua lettura interpretativa. (Luigi Comencini)
- Il cinema mi ha reso uno specialista del nulla. È l'onniscienza del regista: la specializzazione in nulla. (Emir Kusturica)
- Il filosofo e il cineasta hanno in comune una certa maniera d'essere, una certa visione del mondo, che è quella d'una generazione. (Maurice Merleau-Ponty)
- Il Libro dei Proverbi ci dice che la pietra scartata dai costruttori è diventata testata d'angolo. Così è anche per chi lavora nel mondo dello spettacolo, e per il regista in particolare. Come potrebbe infatti una simile occupazione, che richiede un generalista incallito, attrarre qualcuno che sia riuscito o abbia i numeri per riuscire in un campo specifico? Proprio come il generale Grant fallì in tutto, tranne che nel preservare l'Unione, il regista è probabilmente qualcuno che per nascita, formazione o predisposizione è dotato e/o spinto a fare ordine nel caos e viceversa. (David Mamet)
- Il mestiere del regista è un mestiere, fra tutti, estremamente difficile, perché richiede la contemporanea presenza di due sentimenti opposti dell'uomo: l'ambizione (chiamiamola anche presunzione) e l'umiltà. [...] All'ambizione che nasce dall'essere il responsabile unico dell'impresa occorre accoppiare l'umiltà. Il regista deve sempre poter essere in grado di pensare che se un film fallisce tutte le colpe sono sue, e se un film riesce non tutti i meriti, e i pregi dell'opera, sono suoi. Inoltre, il regista dev'essere un comandante, deve possedere le qualità umane e morali per poter dirigere un gruppo eterogeneo di persone. Deve capire e rispettare i suoi collaboratori, intenderne il lavoro (e lo stile e la portata morale del lavoro), a cominciare dagli scrittori. Deve essere un attore, saper scegliere gli attori, vederli in rapporto ai personaggi e farli recitare. Deve essere un pittore, perché è lui, e solo lui, che sceglie le immagini del suo film. Deve essere uno scenografo e soprattutto deve essere un musicista, dominatore della musicalità e del ritmo delle immagini. (Alessandro Blasetti)
- Il regista dipinge con la luce. (Henry King)
- Il regista è indubbiamente un artista solitario, talvolta un genio melanconico e incompreso, ma è in primo luogo un caposquadra. È giudicato soprattutto per la sua capacità di motivare la troupe. Il suo partner principale è il direttore della fotografia, perché da lui dipendono non solo la qualità dell'immagine, l'atmosfera del film e il ritmo delle riprese, ma anche il vostro rapporto con gli attori che sentono immediatamente se la vostra intesa funziona o no. (Volker Schlöndorff)
- Il regista è l'elemento fondamentale che guida le mie scelte, perché è come il capitano della nave. Naturalmente è importantissima anche la sceneggiatura, ma il regista secondo me è il vero ago della bilancia. Quando ho la possibilità di lavorare con grandi professionisti del mondo del cinema accetto anche ruoli secondari o minori, perché so che anche solo in poche ore quell'esperienza e quel set mi arricchiranno. Poi, certo, anche lavorare con gli esordienti può essere una bellissima esperienza, ma in quel caso credo che fondamentale sia il ruolo che mi viene proposto: se il personaggio presuppone un certo lavoro di composizione o trasformazione e può rappresentare per me una sfida, sono prontissima a cogliere l'opportunità. (Maya Sansa)
- Non mi identifico con il regista che siede sulla sedia e dice agli altri cosa fare. Mi piace la collaborazione, ascolto i consigli. Sul set siamo tutti alla pari. Ci sono artisti straordinari che riescono a fare film d'autore all'interno di sistemi mastodontici come Hollywood. Io sposo la filosofia di Marina Abramovich, il suo mantra è Less is more. Con i soldi perdi la libertà. Meno mezzi significa più lavoro, ma per me l'ingrediente fondamentale sul set è l'intimità. Se manca, si fa fatica. [...] Oggi so di cosa ho bisogno, la prima cosa sono le persone di cui ti circondi. Quando c'è la collaborazione, il resto passa in secondo piano. (Giada Colagrande)
- Penso che sia un errore considerare i registi, come degli artisti. Penso che un regista faccia film per intrattenere la gente, ma non devono essere considerati come se fossero tanti Cervantes. Uno dei maggiori problemi ora, con tutti questi festival e premi è che si fa confusione tra qualità e bellezza... ma i registi intrattengono il pubblico e basta. Un film è un film. È qualcosa per far divertire un paio d’ore. Non è Shakespeare. (Jesús Franco)
- Quanto più un regista ammira e stima un libro, tanto più trova difficile mettervi del suo. (Luigi Comencini)
- Si è più registi prima di andare a dormire, quando si va in bagno, parlando con la propria moglie, piuttosto che sul set. (Massimo Troisi)
- Spesso ho notato come molti dei migliori registi con cui ho lavorato meglio fossero stati prima anche attori. Perché sanno come relazionarsi, sanno cosa è importante in una scena. E se riesce ad unire questi aspetti ad una visione forte e sicura, il gioco è fatto. (Katheryn Winnick)
- Trovo che tanti registi si comportano come se facessero un altro mestiere. Più che gente che si occupa di cinema sembrano dei commercianti, parlano di tutto tranne che del cinema. Questo mi colpiva molto quando ero giornalista cinematrografico, e mi dicevo: possibile che i registi siano così ignobili, a metà tra l'operaio e il venditore di pellami. (Dario Argento)
- Un'ulteriore grande regola che si impara osservando gli altri registi è che sono tutti seduttori, ciascuno a modo suo. E che c'è solo un modo di ottenere qualcosa dai tecnici e dagli attori, come dai produttori e certamente dal pubblico: bisogna sedurli. In generale, i registi non sono particolarmente belli né di primo pelo, e tuttavia sul set c'è qualcosa che fa sì che siano sempre i più belli, o almeno i più seducenti. Le riprese sono un gioco narcisistico che trasforma immediatamente il regista in un essere seducente. E quando quest'ultimo s'impunta, diventa letteralmente irresistibile. [...] Ma questa capacità di seduzione non ha niente a che vedere con il ruolo di domatore che alcuni registi cinematografici, registi di opere liriche o direttori d'orchestra vorrebbe assumere: domatori di attori per ottenere da loro cose straordinarie. Per me questo metodo, da demiurgo e isterico, non funziona mai. (Volker Schlöndorff)
- Un regista dev'essere un poliziotto, una levatrice, uno psicanalista, un adulatore e un bastardo. Tutto in una volta. (Billy Wilder)
- Un ricostruttore è in qualche modo un regista "per procura". (Ray Edmondson)
- Uno o nasce regista o non lo diventerà mai. Oh Dio, sotto un certo aspetto, fare il regista cinematografico è il mestiere più facile del mondo. [...] Un buon copione, un operatore che sappia collocare la macchina al punto giusto e conosca i raccordi tra un quadro e l'altro, una musica suggestiva e un perfetto montaggio fanno di chiunque un regista, il quale a volte, con un po' di fortuna o con un forte partito politico alle spalle, potrebbe persino ricevere un premio dello Stato per l'opera prima, soprattutto se il suo film è una noiosa disamina della miseria e della degradazione morale di qualche dimenticata regione italiana. Con un pizzico di antifascismo, poi, ci scapperà anche qualche grolla d'oro. (Riccardo Freda)
- – Vuoi lavorare nella mia rivista?
– Eh magari...
– Cosa sai fare?
– Niente.
– Niente?
– No.
– Proprio niente?
– No, no.
– Il posto c'è: il regista. (Imputato, alzatevi!)
- Il regista dovrebbe avere l'ultima parola su ogni singolo elemento, parola, suono, ogni singola cosa che scorre nel tempo sulla pellicola di celluloide. In caso contrario, il film non starà in piedi. Può anche darsi che faccia schifo, ma almeno sarà solamente colpa tua.
- La vita è piena di concetti astratti e l'unico modo per venirne a capo è usare l'intuito. Intuire è vedere la soluzione: vederla, conoscerla. Ragione e sentimento camminano a braccetto. Una condizione fondamentale per il regista.
- Per un artista, intendersene di conflittualità e di tensione è una cosa positiva. Possono fornirti degli spunti. Ti garantisco, però, che troppa tensione impedisce di creare. [...] Per mostrare la sofferenza, però, il regista non deve per forza soffrire. Puoi mostrarla, rappresentare la condizione umana, i conflitti e i contrasti, ma non devi viverli sulla tua pelle. Ne sei il regista, ma non ci sei dentro. Lascia che a soffrire siano i tuoi personaggi.
- Sento storie di registi che sbraitano contro gli attori, o che magari usano l'inganno per strappare loro una buona prestazione. Alcuni invece cercano di tirare avanti tutta la baracca facendo leva sulla paura. Secondo me è una buffonata: è un comportamento patetico e stupido allo stesso tempo. Quando le persone hanno paura, non vogliono andare al lavoro. Troppi ai giorni nostri provano questo sentimento. La paura comincia quindi a trasformarsi in odio, ed ecco che iniziano a detestare il solo fatto di andare al lavoro. L'odio può diventare rabbia, e possono prendersela con il capo o con il lavoro stesso.
- Un conto è fare ciò in cui credi e prendere un granchio: riesci ancora a guardarti allo specchio. Quando invece non credi in ciò che fai, è come morire due volte. Fa male, molto male. È un controsenso bello e buono che un regista non sia messo nella condizione di fare cinema nel modo in cui desidera. Nel nostro ambiente, però, è quasi la norma.