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Roma

Da Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà.
Il Colosseo

Citazioni su Roma e i romani.

Citazioni in prosa

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  • A Londra e a Parigi si costruisce, a Roma si restaura. (Philippe Ridet)
  • A Londra, tranne il Papa, c'è tutto. A Roma, tranne tutto, c'è il Papa. (Pino Caruso)
  • A me il romano piace perché ha sempre la battuta pronta, ti parla come se ti conoscesse da sempre, è molto sciolto. Mi somiglia. Per questo a Roma mi sono trovato così bene. (Radja Nainggolan)
  • A me invece Roma piace moltissimo: è una specie di giungla, tiepida, tranquilla, dove ci si può nascondere bene. (La dolce vita)
  • Noi abbiamo avuto il privilegio di nascere a Roma, e io l'ho praticata come si dovrebbe, perché Roma non è una città come le altre. È un grande museo, un salotto da attraversare in punta di piedi. (Alberto Sordi)
  • A Parigi, nel momento in cui si decide di andare a Roma, bisognerebbe stabilire di andare al museo un giorno sì e uno no: si abituerebbe l'anima a sentire la bellezza. (Stendhal)
  • A Roma, ad esempio, della antica città, della magnificenza della caput mundi oggi possiamo ammirare quanto è stato riportato alla luce per il suo valore archeologico, quasi in un cimitero debitamente recintato. Si possono ammirare o visitare i monumenti, i fori, gli scheletri vuoti dei templi, l'ossatura degli edifici, ruderi che pur testimoniandoci indubbiamente la grandezza di un'epoca che fu, restano avulsi dalla città vera e propria e circoscritti da barriere e confini.
    A Napoli, ben poco o quasi nulla è rimasto di monumentale o di artistico, in quanto il centro urbano ha subito attraverso i secoli una lenta graduale insensibile trasformazione ma, in compenso, negli stessi luoghi in cui gli abitanti della πολίς greca si recavano per concludere affari, divertirsi o pregare, ferve la vita, che a distanza di oltre venti secoli offre una continuità di costumi e di abitudini che dà la sensazione di essere fuori dal tempo. (Vittorio Gleijeses)
  • A Roma ci siamo e ci resteremo. (Vittorio Emanuele II di Savoia)
  • A Roma, Dio nun è trino, ma è quattrino. (proverbio romano)
  • A Roma è avvenuto il contrario di quello che avviene nelle altre capitali: la città si è ingrandita e arricchita; ma è rimasta legata a un’idea del vivere elementare e grossolana. Cinica, scettica, priva di ideali, materiale, ottusa, Roma presenta insomma lo spettacolo sconcertante di una capitale il cui fine principale anzi unico sia quello di vivere alla giornata o meglio di sopravvivere. (Alberto Moravia)
  • A Roma i forastieri e gli artisti propensi alle novità erano pochi. I più erano beati di trovar qui un mondo tutto diverso da quello di casa loro. Questo pezzettino di medio evo ospitale e pacifico, discretamente ben conservato dava loro un diletto simile a quello che proviamo nel contemplare un castello feudale, che colle sue torri merlate, colle sue scale segrete e co' suoi trabocchetti, ci permette di vivere con l'immaginazione in tempi lontani, pittoreschi e differenti dal nostro. Le stesse cose ch'essi avrebbero biasimato a casa propria come un disordine intollerabile, qui parevano necessità d'armonia, un fondo indispensabile al quadro. (Aristide Gabelli)
  • A Roma, il popolo era convinto di agire con clemenza nel permettere ai condannati e agli schiavi riottosi di aver salva la vita combattendo. «Sarebbero destinati a morire, ma diamo loro un'occasione di salvarsi.» Ecco la loro mentalità. (Jim Bishop)
  • A Roma il profumo del mandorlo in fiore è più forte del rumore che fanno gli autobus. (Hermann Kesten)
  • A Roma non c'è da accumulare modernità in case labirintiche: c'è da aprire bene le finestre. (Filippo Facci)
  • A Roma non c'è un capo, non c'è la mafia, non c'è la camorra! Qui si lavora in batterie di tre/quattro persone, ognuno con la sua zona, i suoi affari: spaccio, usura, rapine. Si rispettano tra loro ma in realtà si odiano. E sa perché? Perché sono romani. (Romanzo criminale)
  • A Roma si vive per il calcio sette giorni su sette. E, se perdi, è meglio non uscire da casa. (Gervinho)
  • A Roma sta succedendo un fatto strano. Tutti occupati, tutti presi dai problemi del Piano Regolatore, gli Architetti non parlano più di Architettura e non parlandone e non scrivendone finiscono col non farne. Sembra che si sia rimandato il problema a un momento più calmo. Ma intanto si costruisce lo stesso, e l'edilizia, quella che sanno fare tutti anche i costruttori pizzicagnoli o i costruttori fabbricanti di caramelle, dilaga ovunque. (Michele Valori)
  • [Le nazioni massoniche e protestanti] avevano l'obbiettivo – a parte l'arricchimento e il potere personale –, un obbiettivo ideologico per cui sono stati aiutati dai liberal massoni di tutto il mondo, era quello di trasformare Roma da caput mundi a caput Italiae, perchè è evidente che Roma come capitale d'Italia ha finito di essere Roma. Infatti, questo lo dice in un modo, in un periodo più o meno contemporaneo agli avvenimenti, Dostoevskij, che era un geniaccio, che descrive quest'impresa di Cavour che era riuscito a trasformare una potenza spirituale come l'Italia in una colonia, e noi da allora siamo colonie di chi ha più potere momento per momento: può essere l'Inghilterra, può essere la Francia, può essere la Germania, sempre colonie siamo. (Angela Pellicciari)
  • Basta con la sigla Spqr, senatus populusque romanus… io dico: sono porci questi romani. (Umberto Bossi)
  • Che cosa, migliore di Roma? (Publio Ovidio Nasone)
  • Che cosa farò a Roma? Non so mentire. (Decimo Giunio Giovenale)
  • Che differenza c'è tra Roma e Milano, a parte il fatto che lassù si lavora? (Arrigo Benedetti)
  • Che i romani non temano di produr troppo, e rammentino ciò che inculcava il nostro Genovesi: che un popolo abbondante in grano, vigne ed olivi è da natura costituito creditore degli altri. (Carlo Luigi Morichini)
  • Chi è nato a Roma la ama, ma chi non ci è nato e l’ha incontrata, a volte, come nel mio caso, la ama ancor di più. (Giovanni Canestri)
  • C'innamorammo delle piazze, delle fontane, delle statue. Mi piaceva che il Foro fosse un gran giardino, con i suoi lauri che spuntavano lungo la Via Sacra, e le rose rosse intorno alla piscina delle Vestali. Ed eccomi qui a passeggiare per il Palatino! Ma la presenza di Mussolini nella città era schiacciante; i muri erano pieni di scritte, le camicie nere dominavano dappertutto. La notte le strade erano deserte: questa città in cui i secoli pietrificati trionfavano superbamente del nulla, ricadeva nell'assenza; una sera decidemmo di vegliarvi fino all'alba, soli testimoni [...] era emozionante camminare per quelle stradette romane senza udir altro che il rumore dei nostri passi: come avessimo miracolosamente atterrato in una di quelle città maya che la giungla difende da ogni sguardo. (Simone de Beauvoir)
  • Ci si annoia talvolta a Roma il secondo mese di soggiorno, ma giammai il sesto, e, se si resta sino al dodicesimo, si è afferrati dall'idea di stabilirvisi. (Stendhal)
  • Città in vendita, andrai presto in rovina, se si troverà uno in grado di comperarti! (Tito Livio, attribuita a Giugurta)
  • Col suo pancione placentario e il suo aspetto materno evita la nevrosi ma impedisce anche uno sviluppo, una vera maturazione. È una città di bambini svogliati, scettici e maleducati: anche un po' deformi, psichicamente, giacché impedire la crescita è innaturale. Anche per questo a Roma c'è un tale attaccamento alla famiglia. Io non ho mai visto una città al mondo dove si parli tanto dei parenti. "Te presento mi' cognato. Ecco Lallo, er fjo de mi' cugino". È una catena: si vive fra persone ben circoscritte e ben conoscibili, per un comune dato biologico. Vivono come nidiate, come covate... E Roma resta la madre ideale, la madre che non ti obbliga a comportarti bene. Anche la frase molto comune: "Ma chi sei? Nun sei nessuno!" è confortante. Perché non c'è solo disprezzo, ma anche una carica liberatoria. Non sei nessuno, quindi puoi anche essere tutto. Tutto può ancora essere fatto. Si può partire da zero. Insultata come nessun'altra città, Roma non reagisce. Il romano dice: "Mica è mia, Roma". Questa cancellazione della realtà che fa il romano, quando dice "ma che te ne frega!", nasce forse dal fatto che ha da temere qualcosa o dal papa o dalla gendarmeria o dai nobili. Egli si rinchiude in cerchio gastrosessuale. (Federico Fellini)
  • Come è brutta, Roma. Brutta di questa sua accecante bellezza, su cui risaltano i segni dello sfacelo come una voglia di barbabietola su un volto purissimo. (Vittorio Gassman)
  • Con Roma io sono arrabbiatissima. Questa Roma che ha un fardello così pesante di storia e di cultura, con questi romani pigri, che tirano a campà, che fanno la siesta per digerire le strippate di spaghetti, con tutte quelle macchine da scavalcare quando cammini, è stata snaturata, è diventata sciattona, sporca. (Gabriella Ferri)
  • Credete: vi sarebbero migliaia di case libere a Roma, dove oggi mancano gli alloggi, soltanto se si abolissero gli uffici inutili. (Francesco Saverio Nitti)
  • Dev'essere stata una gran bella città al tempo di Cesare. Il foro una piazza magnifica. Vorrei sapere qualcosa della storia latina o romana. Ma non è il caso di cominciare a impararla adesso. Perciò lasciamo marcire le rovine. (James Joyce)
  • Devo dire che malgrado sia una città così grande Roma è molto familiare. Ha una capacità di accogliere che è unica. Firenze, per esempio, pur essendo più piccola è più distante dalla gente. Roma è una mammona che accoglie tutti, non mantiene tutte le promesse, però in qualche modo è accogliente. (Athina Cenci)
  • Di Roma amo i ristoranti, le chiese e il modo naturale degli italiani di vivere la religione. (Sean Connery)
  • Di tutto quanto c'è in Roma la fontana [di Trevi] è certamente l'attrazione più forte. (John H. Secondari)
  • Diversamente dalle altre capitali europee, Roma non dette il la all'unità d'Italia; vi venne bensì annessa a un decennio di distanza dalla sua costituzione. Il governo italiano si trasferì nella città del papa; il papato restava l'istituzione chiave di Roma. (Henry Kissinger)
  • Due cose sono necessarie a Roma per avere successo, amare Dio e possedere una carrozza. (Carlo Borromeo)
  • [«Com'è il tuo rapporto con Roma?»] È come in una relazione, cioè è un rapporto di amore e odio. Non c'è una via di mezzo e Roma non può esserti indifferente. Tendenzialmente la ami, quando ci vivi a volte la odi, perché a volte è un incubo girare per la città. Non funziona mai quasi niente, i mezzi sono inesistenti, ha un sacco di problemi e quindi è una metropoli difficile da viverci. Però è anche unica al mondo e si fa perdonare con le sue bellezze. Come fai ad essere arrabbiato con Roma? A volte ti incavoli, poi passi davanti al Colosseo e dici: "Ok, vabbè, ti perdono tutti gli appuntamenti che mi hai fatto perdere" [risata, ndr]. (Ema Stokholma)
  • È curioso constatare – ed insisto su questo punto, perché mi sembra di importanza capitale, e perché, pur essendo noto, non mi sembra abbastanza sottolineato – è curioso constatare l'indifferenza pressoché totale del mondo romano per la scienza e la filosofia. Il cittadino romano si interessa alle cose pratiche. L'agricoltura, l'architettura, l'arte della guerra, la politica, il diritto, la morale.
    Ma si cerchi in tutta la letteratura latina classica un'opera scientifica degna di questo nome, e non si troverà; un'opera filosofica, ancor meno. Si troverà Plinio, cioè un insieme di aneddoti e racconti da comare; Seneca, cioè un'esposizione coscienziosa della morale e della fisica stoiche, adattate – il che significa semplificate – ad uso del pubblico romano; Cicerone, cioè i tentativi filosofici di un letterato dilettante; o Macrobio, un manuale di scuola elementare.
    È veramente stupefacente, se vi si presta attenzione, che i Romani, non producendo nulla essi stessi, non abbiano nemmeno mai sentito il bisogno di procurarsi delle traduzioni. In effetti, al di fuori di due o tre dialoghi platonici (tra cui il Timeo) tradotti da Cicerone – trasduzione di cui non ci è pervenuto nulla – né Platone, né Aristotele, né Euclide, né Archimede sono mai stati tradotti in latino. Almeno nell'età classica. Perché se è vero che l'Organon di Aristotele e le Enneadi di Plotino lo furono, è parimenti vero che in fin dei conti ciò avvenne molto tardi e per opera di cristiani. (Alexandre Koyré)
  • È senza dubbio ancora la città più bella del mondo, anche se ha perso l'occasione più volte di poterlo diventare ancora di più. Manca un gusto dell'arredo urbano, la volontà di far risplendere le bellissime ville di cui Roma è ricca, la capacità di esaltare la bellezza dei monumenti. (Edoardo Vianello)
  • È troppo caotica, anche se devo dire che quando esco la sera mi piace da morire girare per la città, cioè quando Roma non è più la città che lavora ma la città che dorme, più tranquilla. Questa è una città meravigliosa, credo sia una città unica al mondo per le sue bellezze. Ogni angolo, si parla del centro chiaramente, è meraviglioso, spettacolare. Ti perdi, insomma, cose che di giorno, non riesci sicuramente ad apprezzare. (Massimo Ciavarro)
  • È una città veramente eccezionale. Quando vedi il sole la mattina quando ti alzi, è bellissimo. Poi la gente è calda, è simpatica, ricorda quella di Tolosa, da dove vengo io. Ti stanno sempre tutti vicini e ti aiutano a superare i momenti difficili. Quando vedi il Colosseo, ti emozioni. Roma è storica, la vedi sui libri di storia. È tutta Roma che è così, a Parigi c'è solo la Tour Eiffel. Roma è il massimo che puoi trovare in Europa e nel mondo. È eccezionale. (Philippe Mexès)
  • È una splendida città antica, e una metropoli moderna piena di problemi che nessuno affronta. [Perchè?] Perché gli italiani rimandano sempre tutto a domani. (Zdeněk Zeman)
  • [Nel 2019.] Essendo un comico satirico e parlando principalmente di cose marce e che non funzionano, Roma è uno dei miei argomenti prediletti. [...] Per esempio, secondo me il Colosseo e i Fori Romani sono l'anticamera dell'emergenza rifiuti di oggi. Del resto che cosa sono se non i rifiuti dei fasti imperiali? I Fori Romani sono l'abbandono di rifiuti ingombranti da parte dell'Impero Romano: colonne e capitelli abbandonati per secoli nel centro di Roma senza che l'AMA li rimuovesse, e ora i giapponesi vengono a fotografarli. (Saverio Raimondo)
  • Facciamo dunque un ipotesi fantastica che Roma non sia un abitato umano, ma un'entità psichica dal passato similmente lungo e ricco, una entità in cui nulla di ciò che un tempo ha acquistato esistenza è scomparso, in cui accanto alla più recente fase di sviluppo continuano a sussistere tutte le fasi precedenti. (Sigmund Freud)
  • Fino a poco tempo fa mi riposavo con il rimorso. Mi sembrava di perder tempo, di lasciarmi sfuggire le ore come monete d'oro da una tasca bucata. Dev'essere Roma che fa quest'effetto. Qui il tempo non ha importanza, non c'è un orologio che segni un'ora giusta. Anch'io, ora, posso perdere tempo. (Marcello Marchesi)
  • Forse l'ultimo contributo originale dato da Roma al mondo sono state le corse delle bighe e tutta quella paccottiglia in corazza ed elmo tanto grossolana da avere conquistato facilmente Hollywood più di venti secoli dopo. (Tommaso Labranca)
  • Forse Roma è piena delle ombre degli antichi Romani, dei primi cristiani, degli artisti dell'epoca del Rinascimento e degli italiani del secolo scorso, che tanto eroicamente perirono nella lotta per unificare l'Italia. Tutte queste ombre non possono allontanarsi dalla città amata. Come un tempo, sono loro a possedere Roma, e noi, gli stranieri, cadiamo prigionieri di tali ombre, e non siamo in grado di distogliere da loro i nostri pensieri. (Ljubov' Dostoevskaja)
  • (Fra parentesi dichiaro il mio odio per tutti coloro che per Roma o da Roma hanno voluto, contro di me e contro molti altri italiani, gettare il seme dell'avvilimento sul mio – sul nostro – sentimento orgoglioso di non essere nati a Roma, di non vivere a Roma, e sulla mia – nostra – impressione che a Roma, e soltanto a Roma, si trovi quella data forma di vita che gli avvilitori di questo secolo chiamano provincia e provincialismo). (Antonio Delfini)
  • Fu Roma, infine, che mi fece capire la grandezza di un passato al quale il mio stesso popolo apparteneva, consolandomi di tante delusioni, di tante, fino ad allora, incomprensibili umiliazioni storiche. Roma, e tutta l'Italia con essa, mi rivelava la storia come piacere di esistere, di vincere e di sopravvivere, lasciandomi scoprire la possibilità di una specie di eternità fatta di destini umani, visibili nelle mura stesse della città. (Vintilă Horia)
  • Ho fatto questa esposizione storica per non dovermi vergognare quando dirò che Roma, tutto sommato, a me non piace. Né il Foro Romano, né gli spaventosi ruderi in mattoni del Palatino, né nient'altro ha evocato in me sentimenti sacri; quelle dimensioni maniacali delle terme, dei palazzi e dei circhi, quella strana passione di costruire in modo sempre più colossale, sempre più esteso, è la vera ossessione barocca, che in seguito spinse Paolo V a deturpare la Basilica di San Pietro. (Karel Čapek)
  • Ho trovato una città di mattoni, ve la restituisco di marmo. (Augusto)
  • Ho una mia teoria sui romani, un romano: simpaticissimo. Due romani: insopportabili. (Marcello Gandini)
  • I frequentatori dei superstiti giardini non sono più figurette di gentiluomini e di rustici alla Callot, ma galeotti come quelli che popolano le Carceri di Piranesi, in cerca di bimbi a cui strappare le collanine, e ancora drogati e sodomiti. [...] Altro che la pulchritudo vaga di Kant! Allo stato attuale i giardini di Roma suggeriscono tutt'altro che speculazioni filosofiche. (Mario Praz)
  • I pedanti, che trovavano nella Roma moderna l'occasione di sfoggiare il loro latino, ci hanno persuaso che essa è bella: ecco il segreto della reputazione della Città Eterna... Regna per le strade di Roma un tanfo di cavoli marci. Attraverso le belle finestre dei palazzi del Corso si scorge la povertà degli interni. Roma in realtà è un agglomerato di sublimi rovine e di brutte chiese e case moderne; sarebbe stato meglio se non fosse sopravvissuta alla fine dell'età antica, se si fosse trasformata in un deserto popolato solo dai resti dei suoi monumenti, come avvenne ad altre grandi capitali; la conversione al cristianesimo ha segnato l'inizio della sua decadenza. Della patria di Cicerone, Cesare e Virgilio rimangono solo le spoglie esteriori; il suo spirito è morto per sempre e sono i preti e le superstizioni cristiane che l'hanno ucciso... (Stendhal)
  • I romani in venti secoli hanno assistito a ogni salita in gloria e al precipitare di ogni potere e non si stupiscono più di nulla. Tutti quei re non ne hanno fatto una città di sudditi, ma di scettici. (Michela Murgia)
  • Il fascino di Roma è "Roma". I monumenti, l'antichità, tutte le cose che noi vediamo tutti i giorni camminando per il centro o anche nei quartieri limitrofi. Questi cimeli, questi templi abbattuti che ci fanno ricordare che Roma era una importante capitale anche allora, 2000 anni fa. (Lello Bersani)
  • Il passo delle Vergini delle rocce di D'Annunzio sulla devastazione dei «luoghi già per tanta età sacri alla Bellezza e al Sogno» provocherà lo scherno degli uomini d'affari, ma mi dicano costoro se la speculazione edilizia romana della fine del secolo scorso non rassomiglia a quella del ladro che fonde preziosi lavori d'oreficeria per ottenerne soltanto la materia greggia, l'oro? Ci fu in ogni modo una nemesi per gli avidi speculatori edilizi romani: fallì la Banca Romana, e il principe di Piombino, sull'orlo del disastro, dovette cedere il superbo, scenografico palazzo che s'era costruito su un lembo del giardino distrutto. (Mario Praz)
  • Il termine "idillio" usato per caratterizzare il Genius Loci di Roma può apparire sorprendente ad una prima lettura. In che senso la caput mundi sembra "idilliaca"? È ovvio che non ci si riferisce a quella intimità di dimensioni ridotte così frequente nei paesini e nelle cittadine nordiche. La monumentalità e la grandezza di Roma rimangono indiscusse, ma i singoli spazi presentano una "interiorità" che emana protezione e appartenenza. Malgrado la sua imponenza, la città conservato una semplicità rustica che la apparenta alla natura. Non vi è, probabilmente, altra capitale europea in grado di esprimere tale attaccamento alla natura, né altro luogo ove la natura sia tanto umanizzata. Proprio in questa speciale caratteristica potrebbe consistere l'essenza del Genius Loci romano: il sentimento di appartenenza ad un ambiente naturale conosciuto. (Christian Norberg-Schulz)
  • In linea di massima, la gente comune, qui in Italia, mi piace moltissimo, ma i Napoletani meno di tutti e i Romani poco più, perché sono focosi e brutali. (Charles Dickens)
  • In una città grande come questa o ci sei nata o non puoi viverci. (Ambra Angiolini)
  • Iniziai così, con un servizio sulla situazione industriale di Pomezia. In verità volevo andare a Roma. Anche a fare lo spazzino. Roma era l'immensità, il sogno, la fica. (Enrico Lucci)
  • Io ho deliberato di lasciare un monumento di quello che oggi è la plebe di Roma. In lei sta certo un tipo di originalità: e la sua lingua, i suoi concetti, l'indole, il costume, gli usi, le pratiche, i lumi, la credenza, i pregiudizi, le superstizioni, tutto ciò insomma che la riguarda, ritiene un'impronta che assai per avventura si distingue da qualunque altro carattere di popolo. Né Roma è tale, che la plebe di lei non faccia parte di un gran tutto, di una città cioè di sempre solenne ricordanza. (Giuseppe Gioacchino Belli)
  • Io resto convinto che Roma sia la più avanzata capitale del Nord Africa. Milano una delle capitali più avanzate dell'Europa. (Giovanni Fava)
  • L'essere stata a lungo sede del governo papale, ha impedito a Roma di avere un terzo stato; la borghesia romana è formata da funzionari (ossia gente remunerata a stipendio) e, per quel che riguarda il commercio, da rivenditori. L'industria è tutta sul piede di quelle piccole aziende che stanno a mezzo tra l'impresa moderna e l'artigianato; mentre i sette-otto nomi «grandi», partoriti dalle speculazioni edilizie, non bastano a costruire una classe a sé. (Mario Tedeschi)
  • L'invenzione straordinariamente varia e la ricchezza delle fontane hanno sempre colpito di vivo stupore i visitatori di Roma alla loro prima entrata. La stessa regina Cristina di Svezia poté fare, a questo proposito, una figura di perfetta provinciale allorché si credette in obbligo di ringraziare Papa e Senato della grandiosa festa idraulica che pensava improvvisata in suo onore. Conosciuto poi che le cose stavano sempre (giorno e notte) a quel modo, la Minerva svedese restò di sasso. (Antonio Baldini)
  • [«Cosa ti affascina di questa città?»] La capacità di lasciarsi scivolare sopra tutto, nel bene e nel male. Un'impermeabilità basata sulla propria solennità, sui propri anticorpi, sulla propria indolenza, sulla propria bellezza, appunto. L'Italia è artisticamente il paese più ricco del mondo ma mai come a Roma (parlo di centro storico) si ha la sensazione nitida di passeggiare in uno sterminato set, di sfiorare "la storia nei muri". (Cristiano Militello)
  • La città dei morti, anzi di coloro che non possono morire, dei sopravvissuti. (Percy Bysshe Shelley)
  • La città di Roma, come un pernio attorno a cui girava la ruota dell'impero, era una meraviglia di civiltà e di dissolutezza, di efficienza affaristica e di bassa politica, di enorme potenza e di artifici meschini. Anche nel campo del diritto, i romani riuscivano a creare una mescolanza di idee progressive con cose ridicole. (Jim Bishop)
  • La Città Eterna assomiglia a un gigantesco cervello invecchiato che da molto tempo trascura ogni interesse nel mondo – essendo il mondo qualcosa di troppo concreto – e si è dedicato alle sue stesse pieghe e circonvoluzioni. Muovendosi fra le strette, dove persino un pensiero su se stessi è troppo ingombrante, oppure fra le distese, dove il concetto medesimo di universo appare striminzito, ci si sente come una puntina di grammofono consunta che strascicandosi percorre i solchi di un grande disco – verso il centro e indietro – ed estrae con le suole la melodia che i giorni del passato canticchiano al presente [...] Quanto più ci si avvicina all'oggetto del desiderio, tanto più questo diventa di marmo e di bronzo, mentre i profili leggendari dei nativi si spargono all'intorno come monete animate sfuggite da qualche vaso di terracotta infranto. (Iosif Brodskij)
  • La città, il cui volto un giorno era stato possibile identificare nelle nobili linee della via Giulia, ha ormai trovato la sua nuova espressione grazie al cartone colorato dei Parioli. È destino, del resto, che ogni epoca, arrecando il suo contributo di incremento al disordine edilizio romano, lasci dietro di sé un piccolo nucleo ben preciso come punto di riferimento. I Savoia lasciarono via Cavour, piazza Indipendenza e le caserme del Macao; Mussolini lasciò via dell'Impero; Roma democristiana lascia i Parioli. (Mario Tedeschi)
  • La dolcezza della morbida primavera si addice a Venezia, come il sole abbacinante d'estate si addice alla splendida Genova, e l'oro e la porpora dell'autunno a Roma, grande e antica. (Ivan Sergeevič Turgenev‎)
  • La grande Roma deve essere quella d'un tempo: il centro della cultura mondiale, e il Vaticano sarà il ghetto del cattolicesimo. (Benito Mussolini)
  • La grandezza dell'orizzonte romano che armonizza con le grandi linee dell'architettura; gli acquedotti che, a guisa di raggi convergenti ad un centro, portano le acque al popolo re su archi di trionfo; il rumore infinito delle fontane; le innumerevoli statue simili a un popolo immobile in mezzo ad un popolo pieno di vita; i monumenti di tutte le età e di tutti i paesi; le opere dei re dei consoli dei cesari; gli obelischi tolti all'Egitto, le tombe tolte alla Grecia; non so qual bellezza nella luce nei vapori nei contorni delle montagne; la stessa rusticità del corso del Tevere e le mandre di cavalle quasi selvagge che s'abbeverano: nelle sue acque; la campagna, che il cittadino di Roma sdegna ora di coltivare dichiarando ogni anno alle nazioni suddite qual parte della terra avrà l'onore di nutrirlo, tutto porta in Roma l'impronta del o dominio e del tempo... (François-René de Chateaubriand)
  • La lampada accesa è il simbolo di Roma eterna, Virgilio ne è l'anima vigile e operante. (Olga Visentini)
  • La luce di Roma riposata nel cattolicesimo batte nella memoria dei vivi e nella resurrezione dei morti. (Francesco Grisi)
  • La periferia di Roma è un set cinematografico naturale. Ho imparato ad apprezzarla sin da piccolo, quando vedevo i film di Pasolini come Accattone e Mamma Roma, prima ancora di girarci come attore. Ho capito che quelle realtà sono il cuore pulsante della città, non luoghi da tenere ai margini. (Pierfrancesco Favino)
  • La potenza romana poggia sui costumi e gli uomini antichi. (Quinto Ennio)
  • La Roma che preferisco è quella delle periferie, fuori dal Raccordo. Una Roma abbandonata ma piena di poesia più del centro. Il centro è per i turisti, viene curato un po' di più ma nemmeno poi tanto. (Ilenia Pastorelli)
  • La Suburra... Sto posto non cambia da duemila anni: patrizi e plebei, politici e criminali, mignotte e preti... Roma. (Suburra - La serie)
  • La vita quotidiana a Roma è ormai inquinata. Chiesa, televisione e politica l'hanno occupata nelle sfere più intime e hanno finito per trasformarla in un paesone dove questi mondi la fanno da padrone. Invece Milano e Napoli hanno ancora uno spleen, una solitudine malinconica, sono città con forti valori simbolici. (Toni Servillo)
  • [Sull'ipotesi di un Gran Premio di formula 1 a Roma] Ma dove cazzo... cazzo corri a Roma il Gran Premio? (Umberto Bossi)
  • Ma era Roma che amavo, la Roma imperiale, questa bella regina che si rotola nell'orgia, sporcando la sua nobile veste con il vino della depravazione, fiera dei suoi vizi più che delle sue virtù. Nerone! Nerone, con i suoi carri di diamante che volano nell'arena, le sue mille vetture, i suoi amori di tigre e i suoi banchetti di gigante. (Gustave Flaubert)
  • Machar trovò a Roma la classicità. È strano. Per quanto mi riguarda, vi ho trovato principalmente il barocco. Il Colosseo è barocco. Tutta la Roma imperiale è interamente barocca. Poi arrivò il cristianesimo e in un attimo pose fine al barocco imperiale. Di conseguenza, Roma si addormentò artisticamente, si svegliò solo alla prima occasione, quando glielo permisero le strette briglie che le aveva messo il cristianesimo, e quando poté ribollire in una nuova ondata di barocco, questa volta nel segno del papato. (Karel Čapek)
  • Mai città al mondo ebbe più meravigliosa avventura. La sua storia è talmente grande da far sembrare piccolissimi anche i giganteschi delitti di cui è disseminata. Forse uno dei guai dell'Italia è proprio questo: di avere per capitale una città sproporzionata, come nome e passato, alla modestia di un popolo che, quando grida: «Forza Roma!», allude soltanto a una squadra di calcio. (Indro Montanelli)
  • Mi rivedo con Picasso mentre tornavamo di notte dall'Albergo Minerva, dove alloggiavano le ballerine russe, al nostro albergo in Piazza del Popolo. Preferivamo la Roma al chiaro di luna perché di notte si vede come è fatta una città. (Jean Cocteau)
  • [Durante i soggiorni a Roma] Mi sembra di raggiungere le altezze dell'arte. E di respirare l'aria respirata dai maestri e di vedere il mondo con i loro occhi. (Edgar Lee Masters)
  • Molti politici si sono trasferiti nella Capitale... beh, io non ci andrei ad abitare manco morto. (Romano Prodi)
  • Napoli è stata una capitale d'Europa, Roma il centro della cristianità: non appartengono al Centro Sud, appartengono al mondo e perciò si ignorano. Troppo vicine per potersi misurare, sono due immensità separate dalla storia. Hanno avuto in comune una gran folla di abitanti dentro le mura, questo ha reso temibile il popolo, gli ha dato un'aria sorniona da signore decaduto, consapevole del suo rango. (Erri De Luca)
  • Napoli non è una città violenta, semmai la capitale del crimine ora è Roma. (Aurelio De Laurentiis)
  • Niente cartoline per i giapponesi, niente monumenti, niente chiese antiche, niente Colosseo. Solo cemento armato. Da Casalbruciato, a Pietralata, poi scendendo giù per la Tiburtina, fino a San Basilio; poi da nord, verso Primaporta. La vera Roma è questa. (Cemento armato)
  • Noi romani abbiamo vissuto anni difficilissimi con la destra: ci sono stati tanti scandali, ma la cosa che mi preoccupa di più è stato il peggioramento del clima nei confronti dei poveri, delle minoranze e dei fragili. (Paolo Ciani)
  • Nominate Roma; è la pietra di paragone che scernerà l'ottone dall'oro. Roma è la lupa che ci nutre delle sue mammelle; e chi non bevve di quel latte, non se ne intende. (Ippolito Nievo)
  • Non è riuscita a capire che è diventata una metropoli, non ce la fa proprio. Basta andare un giorno in una qualsiasi grande città europea per accorgersene. Anche se non potrei vivere un sampietrino più in là, io Roma non la riconosco più. È diventata brutta, scomposta, estranea a se stessa. Non è più un'unità, ma è una somma di almeno sette città con anime diverse. Periferie che non si conoscono l'una con l'altra. (Gigi Proietti)
  • Oh Roma! mia patria! città dell'anima! (George Gordon Byron)
  • O Roma, il cui segreto nome Iddio ci ha rivelato, eterna città, o patria del cuor mio, chi ti rammenta e non s'inchina, o termine di consiglio eterno, più non intende il mistero de' secoli. Come alle forze unite una forza, e a' membri viventi l'anima, o il sole a' pianeti, e al concorde veleggiare degli astri per lo spazio interminato un'unica meta, com'a' pensieri melodiosi un'idea, e a' consorti amori un amore, o agli spiriti uno spirito che tutti gli abbraccia, tu, o Roma, sei l'unità dell' unione, centro de' tempi, universalità del genere umano. (Augusto Conti)
  • Oh! Roma!, patria dell'anima!, tu sei veramente la sola!, l'eterna! Al disopra d'ogni grandezza umana anche oggi... sotto qualunque degradazione! Il tuo risorgimento non può essere che una catastrofe da mettere a soqquadro il mondo! (Giuseppe Garibaldi)
  • Oh santa città di Roma, così amata da Dio, prediletta e privilegiata con sovrabbondanti doni di natura, di arte, di tradizioni, di religione e di grazia! possa tu in ogni tempo corrispondere alla tua preclara vocazione, in faccia al mondo ed al cospetto della Chiesa universale. Possa tu esprimere con la voce, con le opere, con gli esempi del popolo tuo nativo, squisitamente saggio e generoso, e di quanti dai vari punti d'Italia e del mondo qui convengono, esprimere — diciamo — la sostanza viva del Vangelo: che è annuncio di redenzione e di pace, presidio di vera civiltà, ornamento ed arricchimento della persona umana, delle famiglie e dei popoli. (Papa Giovanni XXIII)
  • Per me la città resta lacerata da ampi spazi nudi e lunari, singoli raggruppamenti di rovine tra piante selvatiche che lei ha progressivamente accerchiato qui e là; un insidioso sovvertimento desertico penetra per infiltrazione questo antico agglomerato urbano [...]; è una nobile città lacunosa, squarciata da radure inquietanti e ancora ignote, che sembrano aspettare in un sogno ad occhi aperti non so che sorta di atterraggi fantastici fuori dal tempo. (Julien Gracq)
  • Quando arrivai qui la settimana santa volgeva al termine. La folla straniera prossima a disperdersi riempiva ancora il corso e la piazza di Spagna. Roma ridiverrà se stessa soltanto alla partenza d'una folla che l'anima di una vita a lei estranea. Tuttavia il suo carattere è abbastanza profondo per liberarsi dal cerimoniale di questi giorni di festa; la sua severità assorbe le parole e le forme che le vengono prestate; i suoi edifici dai pesanti muri che anneriscono alle esalazioni d'un fiume melmoso, le sue strade lunghe e buie sembrano consigliare il raccoglimento nell'effusione del loro cupo corruccio. L'architettura ha quella pesantezza che esprime la potenza materiale, l'anima non si riflette da nessuna parte e le eleganze che lo stile del Rinascimento ha prodotto qua e là sembrano spaesate: ciò che colpisce è ora il monumento dello splendore cesariano, ora la casa irregolare del Medioevo. Se ci si allontana dal centro della città, si calcano, su un lastricato umido, delle vie deserte. Appena, di tanto in tanto, vi si incontra qualche «pifferaro», o un gruppo di scioperati che giocano alla «morra». Angusti giardini, ornati d'aranci che fioriscono nell'ombra, separano canove e rovine, o ci si può fermare su vaste piazze dove antichi palagi dormono sull'erba. La piazza di San Giovanni in Laterano offre la più nobile solitudine. (Octave Pirmez)
  • Quando tutto il mondo fu cittadino Romano, Roma non ebbe più cittadini; e quando cittadino Romano fu lo stesso che cosmopolita, non si amò né Roma né il mondo: l'amor patrio di Roma divenuto cosmopolita, divenne indifferente, inattivo e nullo: e quando Roma fu lo stesso che il mondo, non fu più patria di nessuno, e i cittadini romani, avendo per patria il mondo, non ebbero nessuna patria, e lo mostrarono col fatto. (Giacomo Leopardi)
  • Quest'è l'unico luogo della terra che dia materia maggiore a conoscere i legami che uniscono il vecchio mondo al mondo attuale; quest'è l'unico luogo, dove si possono più ampiamente meditare, e con profitto più grande, gli esemplari della bellezza nelle arti, e trarne quanto guadagno da esse è possibile alle speculazioni della filosofia. (Giuseppe Bianchetti)
  • Questa è una città mediocre, che dimentica tutto, un po' amorfa, mancano i grandi entusiasmi e i grandi temi. (Mario Marenco)
  • Questo astro della notte, questo globo che si suppone sia finito e spopolato, passeggia le sue pallide solitudini sopra le solitudini di Roma; illumina strade senza abitanti, recinti, piazze, giardini dove non passa nessuno, monasteri dove non si sente più la voce dei cenobiti, chiostri deserti come i portici del Colosseo. (François-René de Chateaubriand)
  • Roma ancora mi emoziona, un'emozione profonda ma non letteraria, dell'anima direi. Una città a cui ho dedicato tanti lavori: martiri, colonne... Qui mi sono laureato, a San Pietro in Vincoli. Qui sono tornato. Da qui, dove vivo da tanto, non sono più andato via. (Guido Strazza)
  • [Circa Roma capitale] Roma, che nulla qualificava a svolgere questo ruolo, salvo la sua leggenda e il suo passato, quando Napoli era – e di gran lunga –, malgrado i rapidi progressi di Torino, la sola città ad essere, verso il 1860-70, all'altezza del compito. (Fernand Braudel)
  • Roma, della quale siamo più diretti debitori, rese il più grande servizio al mondo diffondendo la tradizione greca ed adattandola alle rinnovate condizioni delle terre occidentali. (William Boyd)
  • Roma deve uscire dall'apatia e dall'immagine di paesone abbandonato e deve pensare ad avere il più alto profilo possibile. (Gianni Alemanno)
  • Roma di notte. Città morta. Città muta. Città nella quale il solo grido che ci permettono le facciate e le mura, sempre lo stesso con piccole variazioni, è Duce: il volto, di fronte e di profilo, berretto con aigrette o elmetto, amabile o terribile. La città cieca, sorda, con la lingua tagliata, si esprime soltanto attraverso le smorfie liriche di Mussolini. (Jean Cocteau)
  • Roma dovrebbe occuparsi di arte e lasciare perdere gli abiti. Troppa volgarità. Delle donne eleganti di un tempo non c'è più traccia. Colpa della tv e dei suoi modelli-velina. (Roberto Capucci)
  • Roma è bella da impazzire. Monumenti, sole, voglia di vivere, belle donne. E calore della gente. (John Carew)
  • Roma!
    E' corre vecchia fama che Roma sia parola arcana, e significhi Amor, ed io ci credo, però che sappia come l'Amore nascesse ad un parto insieme coll'Odio; ora Roma, appunto rappresenta l'Amore indomato del sangue latino alla terra latina, e l'Odio religioso contro lo straniero da qualsivoglia plaga si muova per contaminare la terra latina. (Francesco Domenico Guerrazzi)
  • Roma è l'esempio di ciò che accade quando i monumenti di una città durano troppo a lungo. (Andy Warhol)
  • Roma è la capitale della storia, della cultura, della religione; Roma è l'Italia. (Uto Ughi)
  • Roma è la città in cui sono nata, è caotica ci sono mille problemi ma non la cambierei con nessun'altra città. (Milena Vukotic)
  • Roma è la città unica, urbs et orbis che simboleggia e comprende le cose più disparate. Vi sono in Roma cinque o sei Rome, che hanno il loro carattere particolare e i loro speciali ammiratori e visitatori. Winckelmann e Overbeck, Goethe e Châteaubriand, Shelley e Lamartine, Byron e Veuillot, l'hanno adorata con eguale entusiasmo. Dall'Apollo di Belvedere, ai graffiti e ai mosaici Bizantini; dal semplice altare scavato nel tufo delle Catacombe, alle magnificenze liturgiche di San Pietro; dal palazzo dei Cesari, dal Colosseo e dalle Terme, alle Chiese dei Gesuiti e ai palazzi e alle fontane del Bernini; dalla desolata e pittoresca solitudine della Campagna, ai parterres ricamati e agli alberi pettinati delle Ville principesche; esistono in Roma i più spiccati contrasti. È la città dialettica per eccellenza. Essa concilia tutte le espressioni della storia e della vita, nella solenne unità della sua grandezza e nella infinita malinconia delle sue memorie. (Enrico Nencioni)
  • Roma è molto più ricca di nascosti tesori che, per esempio, Parigi. Questa, con compiuta generosità, mette in mostra tutte le sue splendidezze e nulla cela al primo sguardo. Roma invece vuol essere indagata, conquistata. Certo qui non vi è una avenue che per splendidezza e ampiezza si possa paragonare con i Campi Elisi; né la Roma, relativamente stretta e provinciale, non ha una Piazza della Concordia. Ma dove mai puoi trovare a Parigi quei tesori nascosti, il principesco barocco nei più riposti cantucci, le quiete strade laterali con gli stupendi palazzi in stile Rinascimento grandiosi e discreti a un tempo?
    Però sarebbe una scemenza e un'ingratitudine da parte mia, se io, nell'estasi del nuovo amore volessi rinnegare l'amore passato. Parigi è incomparabile, e io, naturalmente, invidio un po' te che vi indugi. Ma anche Roma non ha rivali. Quale fortuna che le due città regine siano rimaste intatte e ancor sempre illuminino il mondo dei loro raggi! (Klaus Mann)
  • Roma è per ciascuno ciò che egli è per se stesso. (Johann Jakob Rabus)
  • Roma è puttana come Patrizia, grintosa come il Bufalo, egocentrica come il Libano. È dolce come Roberta, svampita come il Dandy, pigra e allo stesso tempo determinata come il Freddo. Roma racchiude tutte le sfumature dell'essere umano. (Francesco Montanari)
  • Roma è sporca, ma è Roma; e per chiunque ha vissuto a lungo a Roma quella sporcizia ha un fascino che la lindura di altri posti non ha mai avuto. (William Wetmore Story)
  • Roma è stata sempre il posto che mi ha dato un metro, nel senso che io sono un centimetro dentro il metro. Invece le altre due cose, i genitori e i figli, una l'ho persa e una non l'ho fatta. Roma, invece, c'è sempre. Io costantemente ragiono anche su quanto i luoghi di Roma sono cambiati rispetto a me nelle epoche della vita, ed è una cosa inesauribile. Mi piace l'Asia, ho scritto dei libri sull'Asia, però, se devo dire come funziona la mia macchina percettiva, questo è il posto. Perché ci sono anche io. La cosa più bella che ho visto nella mia vita, le rovine di Angkor Wat, è un’emozione simile a Roma, soltanto che manca il centimetro mio. Io sono qui. Quello che mi affascina di Roma è che il mio tempo individuale, personale è come sull'abisso di un tempo pazzesco. Roma mi rende evidente il tempo, mi colloca nel tempo. Io non so cos'è il tempo, so cos'è Roma. (Emanuele Trevi)
  • Roma è una città piena di contraddizioni, che ha delle problematiche irrisolvibili ma che poi si fa perdonare con una passeggiata che ti fa riconciliare con tutto quello che non funziona. E poi la luce, la luce è impagabile. (Rosa Diletta Rossi)
  • Roma è una città un po' pigra, dove le cose nascono un po' per caso, senza un ordine ben preciso e quindi anche se i tentativi di far cultura sono tanti, rischiano di disperdersi e di non avere i risultati auspicabili. (Paola Gassman)
  • Roma è una polenta molle. (Giulio Carlo Argan)
  • Roma, essendo la mia città, è naturale che sia la più bella, non potrei vivere lontano da lei. Certo che se ce fossero meno problemi sia de traffico sia de smog sarebbe mejo, ma nonostante ciò m'accontento anche perché in Italia c'è anche de peggio. (Elena Fabrizi)
  • Roma ha l'osteria, luogo popolaresco, un po' buio, bonario, con tavole di marmo, boccali di vino, belle insegne rossastre con le scritte: «Vino dei Castelli a tanto il litro». (Alberto Moravia)
  • Roma ha parlato, la causa è finita. (Agostino d'Ippona)
  • Roma – m'hanno detto – è come una madre negra. Piena di abbominevoli difetti. Ma le madri negre – aggiungo io – sono le più amorose – e quindi le migliori – del mondo. (Umberto Saba)
  • Roma mi presenta una bellezza disarmante. Uscita dalla misura d'uomo di Firenze mi trovo immersa nella misura dei giganti. Mi è impossibile pensare. Persino il colore dei palazzi mi confonde. (Bianca Bianchi)
  • Roma non mi commuove. Mi confonde. Il canto delle fontane rivela la vera città, la necropoli che sfugge al piccone dell'ex manovale Mussolini. [...] Qui tutto sembra obbedire al pollice verso dell' Imperator, che con quel gesto decreta la fine del vinto, così come riempie la pipa o come si pianta un seme. (Jean Cocteau)
  • Roma non mi piace: sa di morte.[1] (Émile de Girardin)
  • Roma rischia di ritrovarsi tra vent'anni con gli stessi problemi di oggi, aggravati da un incremento edilizio e demografico enorme. La più orrenda, squalificata città del mondo che chiameremo Roma per una pietosa convenzione, per una abitudine fonetica. (Michele Valori)
  • Roma, Roma, Roma, Roma: giovane e decrepita, povera e miliardaria, intima e spampanata, angusta e infinita. (Aldo Palazzeschi)
  • Roma si racconta compiaciuta con i turisti che leccano i gelati e i selfie ai Fori Imperiali con i gladiatori. Ma è solo una scenografia. È invece la metropoli dove trovare lavoro senza essere protetto da un politico è quasi impossibile, dove un piccolo imprenditore per farsi pagare si deve rivolgere a bande che recuperano i crediti. In questa Roma ogni pistola è un'occasione per provare a farcela. Ancora pensate che siano le serie tv a ispirare i violenti? Quanta colpevole ingenuità, le serie raccontano il reale volto di ciò che accade e chi lo vive ci si specchia direttamente. (Roberto Saviano)
  • Roma ti prepara. Credo che crescere in un posto in cui dopo Cesare è arrivato Augusto, dove hai sotto gli occhi che passa tutto, passano cose enormi, e quindi figurati se non passo io, ti dia la misura della tua piccolezza. Puoi farne una malattia, e impegnarti a diventare un'eccezione, oppure puoi vivere con un sano distacco il fatto che perderai tutto quello che hai, diventerai irrilevante, stuccherai le stesse persone che oggi ti acclamano. (Emanuela Fanelli)
  • Roma, tra le altre cose, ha questa caratteristica da relazione disfunzionale: convince i suoi abitanti che cose assurde, come gli adulti che girano in motorino, siano perfettamente normali. (Guia Soncini)
  • Roma, sosteneva Garibaldi, la si poteva difendere meglio portando la guerriglia nelle campagne, dove c'era modo di manovrare e insieme di vettovagliarsi e di fare insorgere contado e villaggi. E quando Roma, alla fine di quel giugno, dovette capitolare, il solo a non arrendersi fu proprio lui: con quattromila uomini al suo diretto comando, uscì dalla città, deciso a continuare la lotta: «Ovunque noi saremo, sarà Roma». (Luciano Bianciardi)
  • Sapete dove sono le più belle rovine romane? Sono in Grecia, in Spagna, perché i Romani hanno distrutto le loro, hanno demolito il Colosseo per costruire i gabinetti. (Mad Men)
  • Se esiste l'inferno, Roma ci sta sopra. (Martin Lutero)
  • Se mi piace Roma? Sì, checché ne dicano... Ad abitarci no, perché ci si consuma troppo di politica: non si può vivere in un mondo di ossessi politici. (Romano Prodi)
  • Se non fossi venuto a Roma, non mi sarei mai innalzato, e se non mi fossi innalzato, non sarei caduto. (Henry James)
  • Se non vi fosse storia romana, ove imparammo una patria comune, se giovane non avessi vagato tra le macerie del gigante delle grandezze terrestri, io non saprei di essere Italiano. E dove è, cosa è questa Italia senza Roma? Può forse esistere un animale senza cuore? o durare un cuore incancrenito? (Giuseppe Garibaldi)
  • Se viene un marziano a Roma, vede una città allo sbando. (Roberto Perotti)
  • Secondo me Roma è più bella in un giorno di temporale. Il bel sole tranquillo d'una giornata di primavera non le si confà. Il suolo sembra creato apposta per l'architettura. Certamente non c'è qui, come a Napoli, un mare delizioso, la voluttà manca; ma Roma è la città delle tombe, e la felicità a cui si può aspirare è quella cupa delle passioni e non la voluttà della stupenda riviera di Posillipo. (Stendhal)
  • Sette sono i colli su cui Roma è costruita, un continuo perdifiato di salite e discese dove sono gli spazi stessi a chiederti di cambiare prospettiva e guardare il mondo ora dall'alto, ora dal basso. Tutto è relativo qui, dipende da dove lo osservi. (Michela Murgia)
  • Si dice che Bernini abbia dato alle colonnate di San Pietro il profilo di due braccia che accolgono l'umanità in un abbraccio. [...] Fa parte del fascino di Roma, almeno per me, il fatto che mi sembri, almeno tra le metropoli che conosco, l'ultima in cui si possa avere un sentimento di patria interiore. (Ingeborg Bachmann)
  • Si dice sempre "Roma non è stata costruita in un giorno". Forse però sarebbe stato meglio, perché meno ci metti a costruire una cosa e meno dura. (Andy Warhol)
  • Siamo romani. Siamo italiani. Essere nati e vivere in Italia è un dono: a Roma, è un privilegio. (Carlo Azeglio Ciampi)
  • Signor Presidente ma lei lo sa che a Roma due esseri che si amano nun sanno dove mettere piede perché è tutto una montagna de monnezza?! Sette colli, sette colli de monnezza! È la città più zozza d'Europa! E gli stranieri dicono che fa schifo... ma più schifo fanno quelli del Comune, che so solo capaci de farse elegge [...] per ave' il potere... (Dramma della gelosia (tutti i particolari in cronaca))
  • Sole fecondo, che col carro ardente porti e nascondi il giorno, e nuovo e antico rinasci, nulla piú grande di Roma possa mai tu vedere! (Quinto Orazio Flacco)
  • Solo Roma, in quel largo mio peregrinare, mi era sempre apparsa lontana e distante, fredda e quasi ostile, ma Roma, si sa, è stata sempre così, in tutti i tempi e sotto tutti i regimi. (Antonio Pugliese)
  • Soltanto in quel luogo consacrato dai millenni [Roma] tutto ciò che c'è stato e ci sarà può convivere con tutto: l'alto e il basso, il vecchio e il nuovo, la religione e l'empietà, il fasto e la miseria, persino Dio e il Diavolo sembravano aver trovato un equilibrio stabile e duraturo in quella città, dove tutto è già accaduto, e mica una sola volta! Mille volte. (Sebastiano Vassalli)
  • Sono innamorata della luce di Roma, delle case, del centro, della campagna, delle fughe che faccio al mare d'inverno o d'estate quando fa caldo... È una delle città più belle al mondo. Ho viaggiato tanto ma credo che Roma sia unica. (Elisabetta Pellini)
  • Sono nata a Hollywood, sono cresciuta a Parigi, ma è solo a Roma che sento come la «mia» città. (Tina Aumont)
  • Sono un cittadino di Roma. (Marco Tullio Cicerone)
  • Stare a Roma e non far mai una passeggiata a piedi, sarebbe, mi sembra, poco divertente. (Henry James)
  • Suggello infrangibile dell'unità italiana. (Umberto I di Savoia)
  • Ti ricordi ancora di Roma, cara Lou? Com'è nella tua memoria? Nella mia rimarranno un giorno solo le sue acque, queste limpide, stupende, mobili acque che vivono nelle sue piazze; e le sue scale, che sembrano modellate su acque cadenti, tanto stranamente un gradino scivola dall'altro come onda da onda; la festosità dei suoi giardini e la magnificenza delle grandi terrazze; e le sue notti, così lunghe, silenziose e colme di stelle. (Rainer Maria Rilke)
  • Tutta Roma, sia architettonicamente sia nel modo di vivere della gente, è un palinsesto. A prima vista alcuni settori della città danno l'impressione di essere del tutto moderni, oppure di appartenere a un ben definito periodo storico, ma basta che si guardi più da vicino e si resta sbalorditi davanti al rivelarsi di strati diversi di civiltà che ci fanno ripercorrere a ritroso il cammino attraverso i secoli.(Georgina Masson)
  • Tuttavia Roma è la mia città. Talvolta posso odiarla, soprattutto da quando è diventata l'enorme garage del ceto medio d'Italia. Ma Roma è inconoscibile, si rivela col tempo e non del tutto. Ha un'estrema riserva di mistero e ancora qualche oasi. (Ennio Flaiano)
  • Una volta ero nella città eterna con un amico che mi ha detto: "Per fare tua Roma, fatti più romane possibili". Ma se i vostri gusti sono appena un po' più sofisticati, ho qualche consiglio per voi. Lasciate perdere i fori imperiali, e non andate assolutamente a vedere il Colosseo: non è più eccitante da quando hanno abolito il pasto dei leoni. Per quanto riguarda la Cappella Sistina, è il primo esempio di arredamento frocesco di un decoratore impazzito! (Che pasticcio, Bridget Jones!)
  • Un indigeno si fa il tatuaggio della sua tribù, un romano si fa il Colosseo. (Claudio Amendola)
  • Un omaggio al­la città che mi ha amato e mi ama di più, al punto che quan­do ne parlo mi commuovo. Tifo pure per la Roma perché 'er monnezza' doveva essere romanista. Secondo me qui la malavita ha ancora il ca­rattere del suo popolo. I bandi­ti romani sono alla buona, ve­raci, sanno di basilico. Può sembrare una battuta, ma cre­do proprio che sia così. Solo a Roma i malavitosi si riunisco­no ancora al ristorante. Sotto certi aspetti sono rimasti poeti­ci. Tutt'altra storia da quello che accade negli Stati Uniti, do­ve la malavita è un'immagine della società: arida, cattiva, di plastica. Penso che quella ro­mana sia anche diversa da quella siciliana, che è rimasta folkloristica. (Tomás Milián)
  • Una musica popolare romana non esiste. [...] Forse perché Roma è stata per tanto tempo nello Stato pontificio e il popolo doveva cantare solo le litanie sennò magari qualche papa gli faceva tagliare la testa! (Armando Trovajoli)
  • Vedere uno staffiere, un bambino, una bestia, | un furfante, un poltrone diventare cardinale | e per aver accudito bene ad una scimmia, | un Ganimede avere il galero sulla testa, | questi miracoli solo a Roma accadono. (Joachim du Bellay)
  • Venerdì 15 febbraio 1823 fui a visitare il sepolcro del Tasso e ci piansi. Questo è il primo e l'unico piacere che ho provato in Roma. [...] Anche la strada che conduce a quel luogo prepara lo spirito alle impressioni del sentimento. È tutta costeggiata di case destinate alle manifatture, e risuona dello strepito de' telai e d'altri tali istrumenti, e del canto delle donne e degli operai occupati al lavoro. In una città oziosa, dissipata, senza metodo, come sono le capitali, è pur bello il considerare l'immagine della vita raccolta, ordinata e occupata in professioni utili. Anche le fisionomie e le maniere della gente che s'incontra per quella via, hanno un non so che di più semplice e di più umano che quelle degli altri; e dimostrano i costumi e il carattere di persone, la cui vita si fonda sul vero e non sul falso, cioè che vivono di travaglio e non d'intrigo, d'impostura e d'inganno, come la massima parte di questa popolazione. (Giacomo Leopardi)
  • Venezia, metà donna, metà pesce, è una sirena che si disfà di una palude dell'Adriatico. Roma invece, tante volte sotterrata e disotterrata, continua nel suo solenne seppellimento. Non vi è cosa che non si inclini, che non ceda, che non si comprima e che non scavi la propria fossa. (Jean Cocteau)
  • Vengo da una città, Napoli, che fruga e perquisisce con gli occhi. Sotto l'apparenza della strafottenza opera il più capillare sistema di controllo. Roma è opposta, un luogo di passaggio in cui nessuno controlla, nessuno pedina con gli occhi. Roma permette residenza definitiva al forestiero che tale rimane fino all'ultimo giorno. Non dà cittadinanza, tollera e non s'impiccia. Inoltre è una città di fiumi e prima di arrivarci non avevo mai visto un ponte, per me tutti quei ponti erano un'attrazione, mi ci piazzavo in mezzo per vedere l'acqua trasportare se stessa e il suo raccolto. Quando il Tevere è gonfio porta i doni ricevuti dalla piena. (Erri De Luca)
  • Vi è in Roma focolare e alimento per tutte le gradazioni e i caratteri della devozione cristiana: dalla primitiva e severa fede degli apostoli e dei martiri, dall'ascetismo ardente e visionario del medio-evo, alle regolate e disciplinate devozioni degli Exercitia, e alle tenerezze mistiche della Filotea. La fede di Châteaubriand e quella del ciociaro vi sono egualmente appagate: a breve distanza, possono qui inginocchiarsi il puritano e il gesuita: chiunque s'inchina alla Croce, ha in Roma una patria. Aggiungete, che il rituale cattolico qui dispiegato in tutta la sua immensa varietà e in tutta la sua pittoresca magnificenza, tocca il cuore del credente, e colpisce l'occhio dell'artista. Dalla messa cantata nella Sistina, alla tragica tumulazione di un cappuccino, che galleria di quadri viventi offre la Roma cattolica! (Enrico Nencioni)
  • Roma, che solo la superficialità può spingere a definire una città dolce, in realtà gronda d'angoscia, e di sangue. Dietro la sua morbidezza – la rotondità della cupole e delle piazze – preme un'anima cupa, ossessiva, tagliente. Ogni facciata di chiesa incombe come un memento della miseria umana e delle sue debolezze. Ogni croce ricorda che esiste una giustizia alla quale non è possibile sottrarsi.
  • Roma grida al mondo da duemila anni che la vita deve essere prima di tutto mortificazione e sofferenza. La carnalità e la trivialità che i romani ostentano in modo così sfrontato devono essere una loro antica risorsa per difendersi dal peso che li opprime.
  • A Roma si finisce sempre con l'ingannarsi. O col perdersi.
  • A Roma di palazzi del genere se ne trovano a migliaia, tutti di otto o nove piani, scrostati e allineati in prospettive monotone e deprimenti che tolgono luce alle strade. Dentro quei caseggiati ognuno può rimanere per sempre un enigma anche per chi gli vive accanto. Si tratta in fin dei conti dei luoghi più misteriosi del mondo.
  • A Roma, più che altrove, le catene della solidarietà sono lunghe, tortuose, insondabili. L'incessante commercio di favori al quale la città è dedita costituisce il combustibile e il collante di tali catene.
  • Era curioso come solo a Roma avesse l'impressione di calpestare una crosta sottile che da un momento all'altro dovesse rompersi, facendolo precipitare in una profondità buia. Può darsi che il grande vuoto che esiste effettivamente sotto la città – centinaia di chilometri tra catacombe, cave, vene d'acqua – finisca col trasmettere qualcosa anche all'anima.
  • Roma è una città che non smette mai di disfarsi. Eppure è sempre lì, intatta e indistruttibile.
  • E guarda[2], persino qui, quando me ne sto nella mia stanzetta (abito vicino alle Quattro Fontane, all'ultimissimo piano, in una posizione magnifica che domina mezza città), il mio amico Tritone gorgoglia con la sua acqua giù in Piazza Barberini e mi trascina ad un amichevole colloquio a due alla finestra del balcone, da dove io riesco con un unico sguardo a vedere Roma, dal Pantheon passando per San Pietro, Castel Sant'Angelo, Trinità dei Monti, Villa Ludovisi fino ad arrivare a Palazzo Barberini [...]. Anche solo la veduta che godo, in particolare i tramonti su Monte Mario, fa impazzire da come è bella. E poi questa colorata, possente Roma, che ricaccia indietro i miei poveri pensieri quando questi fanno capolino!
  • Il prossimo inverno, a meno[3]che non succeda chissà cosa, riparto per Roma. Voglio ancora farmi una bevuta da questo calice incantato e ricoperto d'oro; la primavera che sonnecchia in me sotto il ghiaccio tornerà a fiorire.
  • Ci credi, se ti[4]dico che la domenica esco mal volentieri a passeggio, solo per non incontrare berlinesi en masse? I tre quarti di questi volti sono inaciditi e avviliti, gli altri ingrassati a forza di filisteismo. Roma è certo anche povera, ma quale bellezza, chiarezza ed espressività in quei volti! Alcuni sono magri, certo segnati dagli anni e consumati dalle intemperie, ma tutto ha un che di deciso, fermo, non c'è niente di a priori scrofoloso, molliccio, informe.
  • Roma respira greve ed enorme, nella caligine ardente.
    Supremamente bella, a volte, nelle sue tremende basiliche vuote, nelle sue piazze di sangue coagulato che pare liquefarsi, fumando. Il tempo che cade in blocchi, un secolo sull'altro, audibilmente, tragico oltre ogni dire. La cupa ebbrezza di questo tempo, come braci che crollano. La notte, il solito odore di Basso Impero in putrefazione, ma anche profondi, puri momenti nei quali la città pare chiusa in uno smeraldo. Io non faccio che andare in giro per questo immenso labirinto di cerchi concentrici.
  • Stasera l'accendersi improvviso delle luci sulla città ancora tersa e chiarissima, fece di tutto un orlo di mare. Il cielo era sabbia finissima, sciacquata da un'onda di luce fonda. E i lumi accesi l'uno dopo l'altro, sgranati lungo i ponti che fuggivano, era un arrivo di conchiglie fulgide sull'onda.
  • ... vedessi, Bul, questo autunno romano! velata di fogliame e d'acque passeggere, la città riduce le distanze, è tutta uno scorcio di proporzioni perfette. Vorrei dirti di S. Giov[anni] a Porta Latina, dei 4 Santi Coronati... Ma il mio chiodo fisso è la Passaggiata di Ripetta: col suo pavé di tre secoli, le sue chiatte di ogni colore, i suoi ramai con basette e baffoni. Il tutto tra cortili di vite vergine, in una luce come sotto il tuo ombrello. (Cristina Campo)
  • Dunque domani sera a Roma! Non riesco ancora a crederci; e se questo mio voto sarà appagato, che cosa potrei desiderare ancora? (Viaggio in Italia)
  • Ma, confessiamolo, è dura e contristante fatica quella di scovare pezzetto per pezzetto, nella nuova Roma, l'antica; eppure bisogna farlo, fidando in una soddisfazione finale impareggiabile. Si trovano vestigia di una magnificenza e di uno sfacelo che superano, l'una e l'altro, la nostra immaginazione. Ciò che hanno rispettato i barbari, l'han devastato i costruttori della nuova Roma. (Viaggio in Italia)
  • Non osavo quasi confessare a me stesso la mia meta, ancora per via ero oppresso dal timore, e solo quando passai sotto Porta del Popolo seppi per certo che Roma era mia. (Viaggio in Italia)
  • Parigi sarà la mia scuola, Roma la mia università. Giacché essa è una vera Universitas e quando la si è veduta, si è veduto tutto. Perciò non ho fretta d'entrarvi.
  • Qui a Roma si vedono tanti stranieri che non vengono sempre a visitare questa capitale del mondo per amore dell'arte somma, ma amano passare anche altrimenti il loro tempo. (Viaggio in Italia)
  • Qui la grandiosità della Rotonda [il Pantheon di Roma], sia all'esterno che all'interno, ha suscitato in me un gioioso senso di referenza. In San Pietro m'è divenuto chiaro come l'arte, al pari della natura, possa trascendere ogni rapporto comparativo. (Viaggio in Italia)
  • Salii verso sera sulla colonna Traiana, da cui si gode un panorama incomparabile. Visto di lassù, al calar del sole, il Colosseo sottostante si mostra in tutta la sua imponenza; vicinissimo è il Campidoglio, più addietro il Palatino e il rimanente della città. Poi, a tarda ora, tornai a casa passeggiando lentamente per le vie. Un luogo straordinario è la piazza di Monte Cavallo con l'obelisco [l'attuale piazza del Quirinale]. (Viaggio in Italia)
  • Le novita come sapete voi stessa non abita in Roma, qui tutto è antico: Roma, Papa, le chiese, i quadri.
    A mio parere, le novita sono inventate da quelli, che s’annojano, ma sapete voi stessa che nessuno può annojarsi in Roma fiuorche quelli che hanno l’animo fredda come gli abitanti di Pietroburgo.[5]
  • Non c'è destino migliore che morire a Roma; qua l'uomo è di una "versta" più vicino al cielo.
  • Non la mia patria, bensì la patria dell'anima mia ho veduto.
  • A Roma, anche le processioni più meschine presentano un carattere artistico, il che mostra avere le arti esercitato la loro benefica influenza persino sulle minime cose del culto, quali sono gli emblemi, le allegorie, le immagini dei santi. Il senso del bello ivi regna dovunque, in ogni cosa; si direbbe che gli Dei della Grecia, i quali stanno al Vaticano e al Campidoglio, non tollerino il brutto e il barocco neanche nei santi.
  • La violenta trasformazione della città mi appare come la metamorfosi di un giocoliere, cento cattivi giornali sono cresciuti come funghi e sono strillati in tutte le strade. un invasione di venditori e ciarlatani riempie le piazze. Tutti i monumenti si innalzano bandiere, si fanno dimostrazioni. Roma perderà l'aria di repubblica mondiale che ho respirato per 18 anni, essa discende al grado di capitale degli italiani, i quali per la grande situazione in cui li hanno posti le nostre vittorie, son troppo deboli. È una fortuna che io abbia quasi completato il mio lavoro, oggi non potrei più sprofondarmi in esso. Il medio evo è come spazzato via dalla tramontana con tutto lo spirito storico del passato. Roma ha perduto per sempre il suo incanto.
  • Roma, da dopo la rivoluzione del 1848, appare ancor più silenziosa che nel passato; tutta la vivacità del popolo è scomparsa e le classi agiate si tengono paurosamente nascoste, guardandosi bene di far parlare di sè; e le classi infime sono ancora più misere e più oppresse di prima. Le feste popolari sono scomparse, o quasi; il carnevale è in piena decadenza; e persino le feste di ottobre, un tempo sì allegre fuori delle porte, fra i bicchieri di vino dei Castelli e il saltarello, sono presso che dimenticate.
  • Roma è silenziosa e pesante, come fuori dal mondo, come intrecciata in se stessa e incantata. Lo scirocco persiste. I momenti più drammatici del tempo cadono qui senza eco, come nell'eternità.
  • In Roma il gran pericolo è il disgusto delle cose belle, che viene come conseguenza triste del vederne troppe. I marmi più preziosi, le statue più perfette, dopo alcun poco non ti sollecitano più.
    Altrove dieci statue di quelle, che raccoglie il Vaticano, sarebbero stimate una ricca collezione. Ma in Roma! Ma fra tante!
    Altro guajo: l'attenzione smussata non è più stuzzicata dal bello, anzi solo dallo strano, dallo insolito, dallo stravagante, dal capriccioso. Si comprende la necessità del Barocco qui. Ci volevano statue, che per la bizzarria loro richiamassero gli occhi, si facessero distinguere in mezzo alle altre.
    In mezzo a questi monumenti dell'antichità vetusta e bellissima a poco a poco uno si sente trasportato in un altro mondo.
  • Questa città davvero è incantevole. Appaga. Non vi si ha che desiderare. O per meglio dire uno ha quasi rimorso di desiderarvi cambiamenti e miglioramenti, tanto è bella e simpatica così com'è. Questi palazzi, questi monumenti, queste ville, queste strade hanno tanta vaghezza e maestà! Potremo ripulire, ampliare, popolare: ma chi sa che così non se ne alteri il carattere? Questa è l'opinione di tutti, tranne che di pochi incontentabili, i quali trovano da biasimare anche nel Colosseo e nel palazzo Farnese.
  • Sì, Roma sembra soprattutto bella, non pel suo presente o pel passato prossimo; ma per quel passato remoto, che tutto rammenta. Comprendo benissimo quindi che il soggiorno ne sembri increscevole a' commessi viaggiatori ed a' travetti, per cui la bellezza d'una città consiste ne' caffè, balli pubblici e peggio, che ignorano la storia e non sentono neppur vergogna d'ignorarla. Comprendo che possa increscere a chi non prova simpatia per quel passato; a qualche barbaro discendente d'Arminio e protestante giunta. Ma ad un uomo veramente colto, ad un Italiano soprattutto, il viver qui è un'ebbrezza continua.
  • Cos'è oggi Roma, allora? Cos'è diventata? Da Caput Mundi a Kaputt Mundi, del Mondo Occidentale, dell'Europa. Sempre più appartenente ad un Mediterraneo inquinato da raffinerie e attraversato da correnti clerico fasciste. Punto di confluenza dei risentimenti di un Sud mafioso malato e sottosviluppato. Centro di oppressione Buro-Ministeriale, Aeroporto di Fiumicino di programmi e governi, Torre di Babele dei linguaggi pseudopolitici. Gran Teatro degli ammicchi e delle allusioni, Capitale dell'inciucio dove sfilano sulla passerella, con sorrisi da padrino e accessi di «moraloneria», come ossessivi incubi trentennali, troppi Mostri Sacri della Gran Cosca al potere e troppe Sibille Romane. Di qui l'Europa sembra lontana, perfino l'Europa Minima del funzionario che ha competenza di un problema e tratta appunto di quello e non di altro. L'Europa delle superstiti speranze sembra irraggiungibile, e Roma sempre più irrecuperabile all'Europa.
  • La luce: la qualità della luce di certe mattine romane è qualcosa di incredibilmente bello... Corot è stato il pittore di questa luce, a Roma ha fatto molti suoi quadri, a Roma ha capito che stava nel posto giusto. Vi sono certe mattine di sabato in cui esco insieme con il cane, e andiamo a passeggio, a comprare il giornale, in cui Roma sfolgora, e si sente che è stata costruita da gente che pensava in grande. Ci sono delle piazze architettonicamente grandiose, scenografiche, molto adatte a sposarsi con questa luce, ad esempio piazza Navona, piazza di Trevi, piazza di Spagna, una piazza neoclassica come piazza del Popolo, una alla De Chirico, come piazza del Quirinale. Gli antichi monumenti si stagliano nella luce in maniera meravigliosa, si vede la poetica geometria della città... io conosco molte città: Parigi, Londra, New York. Ognuna ha il suo carattere, però una città architettonica come Roma, così a misura d'uomo, è impossibile trovarla... a Parigi ci sono belle piazze, ma hanno una proporzione smisurata rispetto alle piazze romane. Invece le piazze romane hanno la misura giusta. In questo senso Roma è la città più bella che esista.
  • Roma è diventata la città dei mendicanti. Non ne ho mai visti tanti a Napoli, a Palermo e in nessun'altra città italiana. I mendicanti vengono tutti a Roma, come per un tacito accordo, molti vengono anche dall'estero, e occupano le vie e le piazze del centro storico, quelle più battute dai turisti.
  • Roma negli anni '50 non era la Roma devastata di oggi. Roma è sempre stata un po' disastrata dal punto di vista urbanistico, però non era come oggi. Era una città piacevole, e per me piena di amici; nella mia stessa condizione si trovavano tanti altri intellettuali venuti da tutte le parti d'Italia. Quindi si formavano quasi naturalmente dei punti di incontro, nei ristoranti, in certi caffè... era una città piacevole.
  • Roma non è sporca è disordinata, e questo disordine spesso fa pensare che è sporca.
  • È tipico dei Romani saper agire e soffrire in grande. (attribuita a Caio Muzio Scevola)
  • Roma, città fortunata, invincibile e eterna.
  • Una città che, partita da modestissimi inizi, è tanto cresciuta da essere ormai oppressa dalla sua stessa grandezza.
  • I romani hanno il difetto di avere troppi pregi.
  • Il nome, Roma, senti come suona bene e poi se lo capovolgi diventa Amor.
  • [Sui ricordi della sua città] La Roma di allora era una Roma tutta da scoprire, il centro era tutto da scoprire. Ricordo che prendevo l'autobus e venivo spesso in centro per vederlo da vicino.
  • A Roma, città di provincia, tutto è fatto per la quantità: tutto è falso, tutto è brutto. Il monumento a Vittorio Emanuele è di una bruttezza abietta: il trionfo della volgarità a grande orchestra. I quartieri nuovi sono orribili: imitano l'antico come i falsari. La mostruosità artificiale è peggiore dell'altra. Già il Rinascimento coltivava questa menzogna: tutto è falso a Roma e l'antico anche. Il sublime di Roma, è che ad ogni passo s'incontra un'orribile architettura. Roma annovera più detestabili monumenti di tutte le altre città del mondo. Quanto aspiro alla nudità, a Roma: la strada nuda, il muro nudo, un quartiere nudo senza palazzi, senza statue, senza chiese. La bruttezza, qui, trionfa attraverso la quantità. C'è al mondo un ciarpame più spaventoso del Foro? Questo pane dei professori fa venire voglia di un digiuno eterno.
  • Niente è così bello a Roma quanto il sito e il clima, gli orizzonti e la luce. Ora la Campagna era all'origine di questo splendore e, oserei dire, la febbre, l'abbandono e il deserto. La malaria è il respiro delle rovine: un ornamento o una malattia? Amo quest'incertezza e che tutto, nel fondo, si contraddica. Così il cuore e la ragione, eternamente.; l'ideale e l'utile.
    Roma cadente e abbandonata, era per noi un tesoro senza prezzo. Perché avere paura o vergogna di confessarlo? Se mi faccio fischiare da un milione di pecore fanatiche e da un milione di mastini al guinzaglio, devo avere ragione tre milioni di volte. Belino pure o abbaino, benissimo. A me spetta vedere e osare. (Linceo.)
  • Per chi viene da Parigi o da Londra, Roma è una città di provincia. Milano, no. E tuttavia in niente Milano può essere paragonata a Roma. D'altra parte è curioso pensare che né Roma né Milano hanno dato qualcosa d'essenziale all'Italia, né un uomo, né un'opera. Dante, Michelangelo, Botticelli, Petrarca Galileo, Tiziano, Leopardi, Vico, San Francesco, Bramante, che so, anche Raffaello, non un Milanese, non un Romano.
  • Rovine e preti, dei preti e delle rovine, ecco Roma nella sua autentica bellezza: essa esige il silenzio e la virtù di una meditazione immobile. Gettata in mezzo a questo mirabile cimitero della storia, la vita proletaria è di una volgarità odiosa. La plebe è sempre proletaria. E l'alveare proletario è sempre la democrazia. Che essa sia coronata, cosa importa? Il tiranno, l'assemblea, o l'imperatore all'antica, la corona cambia forma; ma è sempre la stessa bestia che la cinge.
    I preti d'ogni specie, di ogni colore, di ogni paese, di ogni rango salvano ancora la bellezza di Roma. Le conservano la sua atmosfera da cimitero. Ecco la vera Città Eterna. D'altronde, grazie ad essi, Roma sembra la stazione universale delle rovine. È al tal punto vero, che incontrando improvvisamente al Borgo un Giapponese e due Cinesi, mi sembrarono i soli vivi. E fui preso da un folle riso.
  • Le epoche della storia son tutte qui... Sembra che ciascuna ai suoi monumenti superstiti abbia voluto imprimere un carattere, preparar un orizzonte e, per così dire, un'atmosfera particolare. Qui si sente un bisogno di vivere nel passato, che stranamente contrasta con la nostra naturale tendenza a buttarci nell'avvenire. L'uomo è in lotta con queste due eternità; e il presente, cui peraltro non può sfuggire, più che mai gli appare fugace e miserando.
  • Qui si ingrandiscono le idee, si fanno più religiosi i sentimenti, si acquieta il cuore. Si ardisce appena soffrire dinanzi a luoghi che ricordano tante sofferenze, o mancare di forza là dove tanta forza si è rivelata.
  • Roma è la grande parrocchia del mondo cattolico; le chiese delle nazioni sono come altari nell'edifizio che li riunisce tutti.

Citazioni in versi

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  • A Roma tutto | ha a un prezzo. (Decimo Giunio Giovenale)
  • Ascolta, bellissima regina del tuo mondo, | accolta tra le stelle del firmamento, Roma; | ascolta, madre di uomini e di dei: | grazie ai tuoi templi non siamo lontani dal cielo. (Claudio Rutilio Namaziano)
  • Dopo fatta 'sta prima operazione, | Lì, ce se fece notte in mezzo a fiume: | C'era nell'aria come n'oppressione | De fracico e 'na puzza de bitume: || Nun se sentiva che scrocchià' er timone | Pe' nun impantanasse ner patume; | E verso Roma, in fonno a l'estensione, | Se vedeva ariluce' come un lume. || Un lume che sur celo era 'n chiarore. | E lì pe' fiume, in quer silenzio tetro, | Fòr che l'acqua non c'era antro rumore. || E in fonno a la campagna, a l'aria quieta, | De notte, er cupolone de San Pietro | Pareva de toccallo co' le deta. (Cesare Pascarella)
  • Il Colosseo | invoca nubi gelide | spiriti di Roma (Sono Uchida)
  • In Roma cerchi Roma, o pellegrino, | e proprio in Roma Roma non ritrovi; | le vantate muraglie, morti covi | sono, e di sé sepolcro l'Aventino. || Giace, dove regnava, il Palatino; | son limate dal tempo le medaglie; | sembrano più macerie di battaglie | degli evi, che blasone del latino. || Solo è restato il Tevere, corrente | che bagnò la città: or sepoltura, | la piange con funesto suon dolente. || Roma, da quella gloria così pura | fuggì ciò ch'era saldo e solamente | il fuggevole ormai permane e dura. (Francisco de Quevedo)
  • Io sono stato a Roma. Inondato di luce. Come | può soltanto sognare un frammento! Una dracma | d'oro è rimasta sopra la mia retina. | Basta per tutta la lunghezza della tenebra. (Iosif Brodskij)
  • Madre comune | d' ogni popolo è Roma e nel suo grembo | accoglie ognun che brama | farsi parte di lei. Gli amici onora; | perdona a' vinti; e con virtù sublime | gli oppressi esalta ed i superbi opprime. (Pietro Metastasio)
  • Nella notte azzurra Roma riposa, | è sorta la luna, e l'ha avvolta, | e la città che dorme, maestosa e deserta, | ha colmato della sua gloria silente... || Come dolce dorme Roma ai raggi della luna! | Come simile a lei è divenuta la polvere eterna! | Come se il mondo lunare e la città dormiente | fossero lo stesso mondo, incantato e morto!... (Fëdor Ivanovič Tjutčev)
  • "Non sollevate la mia testa dalla terra insanguinata, | non portate a casa il mio corpo, | poiché tutto il mondo è terra di Roma | e, dunque, io morirò a Roma". (Gilbert Keith Chesterton, La ballata del cavallo bianco)
  • O Roma, nessuno, finché vive, potrà dimenticarti [...] | Hai riunito popoli diversi in una sola patria; | la tua conquista ha giovato a chi viveva senza leggi; | offrendo ai vinti il retaggio della tua civiltà, | di tutto il mondo diviso hai fatto un'unica città. (Claudio Rutilio Namaziano)
  • Perché la storia si pe' l'antri è storia, | Pe' nojantri so' fatti de famija. (Cesare Pascarella)
  • "Roma è bella". Ricordi, Giovacchino | quanno potemio senza imbarazzo | 'sta frase? E se moveva er Ponentino | mentre a noi, nun ciannava de fa 'n c...?" || "È bella sì, ma fa finta de gnente | respirala co' l'occhi, piano piano, | eppoi coll'artri fa l'indifferente | Si cchiedono "Com'è", tu fa l'indiano". || Dije così: "Com'è questa città?" | "Mah... signore... Che vuole che je dica... | Se lo scopra da lei. Io ciò da fa'" || "Dije che ciai da fa', ma che te frega? | Si te metti a vantà la Roma antica | verranno tutti qui pe' ffà bottega". || "Famo finta che er traffico è ar collasso | dimo che qui se campa proprio male | li servizi so' pessimi, ch'è basso | il tasso de la vita curturale". || "Dimo che nun c'è manco l'Auditorio | che presto ci saranno li cantieri | e che se bloccherà tutto er Cibborio. | E che domani sarà peggio de ieri". || Così dicevi allora in quell'incanto | ner Cinquanta, e ce stava l'Ottobrata. | Ricordi? Rintoccava l'Anno Santo. || Eri profeta, dorce Giovacchino. | Però 'na cosa nun l'hai 'ndovinata: | Che non esiste più, quer Ponentino! (Gigi Proietti)
  • Roma, ne l'aer tuo lancio l'anima altera volante: | accogli, o Roma, e avvolgi l'anima mia di luce. (Giosuè Carducci)
  • Roma nostra vedrai. La vedrai da' suoi colli: | dal Quirinale fulgido al Gianicolo, | da l'Aventino al Pincio più fulgida ancor ne l'estremo | vespero, miracol sommo, irraggiare i cieli...| Nulla è più grande e sacro. Ha in sé la luce d'un astro. | Non i suoi cieli irragia solo, ma il mondo, Roma. (Gabriele D'Annunzio)
  • Roma nun fà la stupida stasera | damme 'na mano a faje di de sì | sceji tutte le stelle | più brillarelle che poi | e un friccico de luna tutta pe' noi. (Rugantino)
  • Roma puttana quattro dischi, un gatto, una serata strana, | Roma spogliata dei suoi tanti amori, dei suoi vecchi fiori, | Roma fatata lasciami cantare una serenata (Luca Barbarossa)
  • Roma può darti tante e tali donne | che puoi ben dire: «Ciò ch'è bello al mondo | è tutto qui». (Publio Ovidio Nasone)
  • Stolto, che volli coll'immobil fato | Cozzar della gran Roma, onde ne porto | Rotta la tempia, e il fianco insanguinato; | Chè di Giuda il Leon non anco è morto; | Ma vive e rugge, e il pelo arruffa e gli occhi. (Vincenzo Monti)
  • Chi Roma non vede, nulla crede.
  • Chi va a Roma perde la poltrona.
  • Domandando si va a Roma.
  • Roma, a chi nulla in cent'anni, a chi molto in tre dì.
  • Roma non fu fatta in un giorno.
  • Roma santa, Aquila bella, Napoli galante.
  • Tre sono le meraviglie, Napoli, Roma e la faccia tua.
  • Tutte le strade portano a Roma.

Note

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  1. A questa citazione, Charles Augustin de Sainte-Beuve fa precedere questa osservazione: È il maestro e il modello di quelle generazioni risolute, tutte intese al presente e all'avvenire. Più tardi, quando vedrà Roma dirà: «Roma non mi piace: sa di morte.»
  2. Gottfried Kinkel, destinatario della lettera
  3. Nella fonte: almeno.
  4. Edward Schauenburg, destinatario della lettera.
  5. Da una lettera a Varvara Osipovna Balabina. La lettera fu scritta in italiano da Gogol, il testo citato riproduce la versione originale, non emendata, della lettera. Cfr. Gogol a Roma: «La patria dell'anima», Corriere della Sera.it Roma / Arte e Cultura, 16 settembre 2009.

Voci correlate

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