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Mālinīvijaya Tantra

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Mālinīvijaya Tantra (o anche Mālinīvijayottara Tantra), testo delle tradizioni tantriche.

  • La maculazione, secondo le scritture, è la nescienza, causa del germoglio della trasmigrazione. Il karma, da parte sua, è costituito da pietà ed empietà, caratterizzato da piacere, dolore, etc. (I.23b-24a)[1]
  • Quella Potenza che è definita come l'inseparabile potere del Reggitore del mondo, quando il Dio desidera creare, si manifesta in forma di Volontà. Ascolta, o Dea, come avviene che questa, essendo una, assuma forme molteplici. Allorché fa conoscere in maniera definita il conoscibile ('questo è così e non altrimenti') in questo mondo è chiamata potenza di Conoscenza. Quando poi si manifesta secondo l'intendimento 'questa cosa deve diventare così', allora, operando in questo o in quel modo, prende qui il nome di Azione. [...] Qui, assume la forma di 'madre' (mātṛ, mātṛkā), si distingue in due, nove, cinquanta forme[2], e si presenta come mālinī. (III.5)[3]
  • Lo yoga è considerato essere l'unione d'una cosa con un'altra – la quale "altra cosa" è ciò che occorre conoscere – allo scopo di realizzare ciò che dev'essere fuggito (e ciò che dev'essere eletto). La conoscenza di cui s'è fatto cenno è stata esposta da Śiva appunto per la realizzazione di ciò. Per la realizzazione dello yoga dotato di semenza (sabīja) (la conoscenza delle) caratteristiche dei mantra è poi sufficiente. Senza l'iniziazione non si è idonei ad accedere allo yoga di Śiva. L'iniziazione, da parte sua, è duplice, secondo ch'è fondata sulla conoscenza o sull'azione. Essa dev'essere celebrata in ambedue i modi. Tale la ragione per cui tutto ciò è stato esposto. Né grazie all'iniziazione di Śiva ci deriva soltanto l'idoneità ad accedere allo yoga, bensì anche quella ad accedere ai mantra ed alla liberazione. (IV.3-8)[4]
  • Gli Yoga (degli altri sistemi), basati sui vari membri, quali il controllo della respirazione etc. son fittizi ed irreali e non valgono neppure la sedicesima parte di questo nostro, reale ed increato. (XVIII.19)[5]
  • Si deve adorare il liṅga spirituale, all'interno del quale è contenuto il mondo intero, la potenza del liṅga esterno si basa su questo. (XVIII.42)[6]

Note

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  1. Citato in Abhinavagupta 2013, IX.120-121a.
  2. Sono i fonemi dell'alfabeto sanscrito da A a KṢ: Mātṛkā è la Potenza divina come Parola, Verbo. Mālinī è una particolare disposizione dei fonemi.
  3. Citato in Kṣemarāja, Śivasūtravimarśinī; in Vasugupta 1999, p. 130.
  4. Citato in Abhinavagupta 2013, XVI.290-293a.
  5. Citato in Abhinavagupta 2013, IV.107.
  6. Citato in Mishra 2012, p. 387.

Bibliografia

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  • Abhinavagupta, Luce delle scritture (Tantraloka), a cura di Raniero Gnoli, UTET, edizione elettronica De Agostini, 2013.
  • Kamalakar Mishra, Tantra. Lo Śivaismo del Kaśmīr, traduzione di P. Zanoni, Lakṣmī, Savona 2012.
  • Vasugupta, Gli aforismi di Śiva, con il commento di Kṣemarāja, a cura e traduzione di Raffaele Torella, Mimesis, 1999.