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Friedrich Engels

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Friedrich Engels

Friedrich Engels (1820 – 1895), filosofo, sociologo, economista, giornalista ed imprenditore tedesco.

Citazioni di Friedrich Engels

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Per approfondire, vedi: Manifesto del Partito Comunista e L'ideologia tedesca.
  • Chi sfrutta i lavoratori non s'arresta fino a che rimane un muscolo, un nervo, una goccia di sangue da sfruttare.[1]
  • Ci si domandava: Che cosa è Dio? E la filosofia tedesca ha risposto: è l'uomo.[2]
  • Come pensate che possa essere effettuata la transizione dalla situazione attuale alla comunanza della proprietà? La prima, fondamentale condizione per l'introduzione della comunanza della proprietà è la liberazione politica del proletariato attraverso una costituzione democratica.[3]
  • [...] Dühring si annunzia come "colui che pretende di rappresentare questo potere" (la filosofia) "nella sua epoca e per gli sviluppi che immediatamente se ne possono prevedere". Egli si proclama l'unico vero filosofo del presente e del futuro "che si può prevedere". Chi si allontana da lui, si allontana dalla verità. Molta gente, già prima di Dühring, aveva pensato di se stessa qualche cosa di simile, ma egli è probabilmente il primo, eccettuato Richard Wagner, che con l'aria più tranquilla di questo mondo si sia espresso così parlando di se stesso. E, a dire il vero, la verità di cui egli si occupa è "una verità definitiva di ultima istanza". [...] Dühring ci offre dei principi che dichiara verità definitive di ultima istanza e di fronte alle quali ogni altra opinione è quindi a priori falsa; e come della verità definitiva, egli è in possesso dell'unico metodo di indagine rigorosamente scientifico di fronte al quale tutti gli altri non sono scientifici. O egli ha ragione, e allora noi siamo al cospetto del più grande genio di tutti i tempi, del primo uomo sovrumano perché infallibile. O ha torto, e anche allora, quale che sia il giudizio che diamo di lui, un atteggiamento di benevolo rispetto verso la sua eventuale buona volontà sarebbe pur sempre l'offesa più mortale per Dühring.[4]
  • [Nel 1895] È passato il tempo dei colpi di sorpresa, delle rivoluzioni fatte da piccole minoranze coscienti alla testa di masse incoscienti. Dove si tratta di una trasformazione completa delle organizzazioni sociali, ivi devono partecipare le masse stesse; ivi le masse stesse devono già aver compreso di che si tratta, per cosa danno il loro sangue e la loro vita. Questo ci ha insegnato la storia degli ultimi cinquant'anni. Ma affinché le masse comprendano quel che si deve fare è necessario un lavoro lungo e paziente, e questo lavoro è ciò che noi stiamo facendo adesso, e con un successo che spinge gli avversari alla disperazione.[5]
  • In fondo, il principio della tassazione è puramente comunista [...] Infatti o la proprietà privata è sacra e allora non c'è proprietà statale e lo Stato non ha il diritto di imporre tasse; oppure lo Stato ha tale diritto, ma allora la proprietà privata non è sacra; infatti la proprietà privata è al di sopra di quella privata e lo Stato è il vero proprietario.[6]
  • In tutta la storia della razza umana nessuna terra e nessun popolo hanno sofferto in modo altrettanto terribile per la schiavitù, le conquiste e le oppressioni straniere, e nessuno ha lottato in modo tanto indomabile per la propria emancipazione come la Sicilia e i siciliani. Quasi dal tempo in cui Polifemo passeggiava intorno all'Etna, o in cui Cerere insegnava ai siculi la coltivazione del grano, fino ai giorni nostri, la Sicilia è stata il teatro di invasioni e guerre continue, e di intrepida resistenza. I siciliani sono un miscuglio di quasi tutte le razze del sud e del nord; prima dei sicani aborigeni con fenici, cartaginesi, greci, e schiavi di ogni parte del mondo, importati nell'isola per via di traffici o di guerre; e poi di arabi, normanni, e italiani. I siciliani, durante tutte queste trasformazioni e modificazioni, hanno lottato, e continuano a lottare, per la loro libertà.[7]
  • L'Italia è il paese della classicità. Dalla grande epoca in cui apparve sul suo orizzonte l'alba della civiltà moderna, essa ha prodotto grandiosi caratteri, di classica e ineguagliata perfezione, da Dante a Garibaldi. Ma anche l'età della decadenza e della dominazione straniera le ha lasciato maschere classiche di caratteri, tra cui due tipi particolarmente compiuti, Sganarello e Dulcamara. La loro classica unità la vediamo impersonata nel nostro "illustre" Loria.[8]
  • La dialettica del cervello è solo il riflesso del movimento del mondo reale, entrambi della natura e della storia.[9]
  • La borghesia inglese è caritatevole per il proprio interesse; non dà via nulla, ma considera i suoi doni come un affare commerciale, stringe un accordo con il povero, dicendo: "Se spendo questo per le istituzioni benefiche, compro con ciò il diritto di non essere disturbato ulteriormente, e tu dovrai con ciò rimanere nei tuoi buchi tetri e non irritare i miei nervi delicati mostrando la tua miseria. Sarai disperato come prima, ma dovrai disperarti senza essere visto."
The English bourgeoisie is charitable out of self-interest; it gives nothing outright, but regards its gifts as a business matter, makes a bargain with the poor, saying: "If I spend this much upon benevolent institutions, I thereby purchase the right not to be troubled any further, and you are bound thereby to stay in your dusky holes and not to irritate my tender nerves by exposing your misery. You shall despair as before, but you shall despair unseen, [...]."[10]
  • La forma più evidente di sfruttamento è la prostituzione: questo è il modo in cui la borghesia attacca addirittura fisicamente il proletariato... La donna è sfruttata come oggetto della libidine maschile e come macchina per produrre figli.[11]
  • La materia come tale è pura creazione del pensiero e pura astrazione. Noi facciamo astrazione dalle differenze qualitative delle cose sussunendole, come esistenti fisicamente, sotto il concetto di materia.[2]
  • La moderna famiglia singola è fondata sulla schiavitù domestica della donna, aperta o mascherata.[12]
  • La storia è forse la più crudele di tutte le divinità, e conduce il suo carro trionfale su cumuli di cadaveri; e ciò non solo in guerra, ma anche durante il “pacifico” sviluppo economico. E noi, uomini e donne, siamo purtroppo così sciocchi da non aver mai il coraggio di introdurre un progresso reale se non vi siamo spinti da sofferenze che ci sembrano quasi insopportabili.[13]
  • Lodi è l'unico pied-à-terre del socialismo in Italia.[14]
  • Marx scoprì la legge dell'evoluzione della storia umana; egli scoprì il semplice fatto, sin qui nascosto da un eccesso di ideologia, che il genere umano deve innanzitutto mangiare e bere, avere un riparo e degli abiti, prima di poter raggiungere una posizione ed arrivare alla scienza, alla religione, all'arte, ecc.; e che perciò la produzione dei mezzi immediati di sussistenza e conseguentemente il grado di sviluppo economico raggiunto da un dato popolo in una data epoca, formano le fondamenta sulle quali le istituzioni dello Stato, le concezioni giuridiche, l'arte e persino le idee religiose del popolo in causa si evolvono, ed alla cui luce queste cose devono perciò essere spiegate: procedimento contrario, quindi, a quello adottato fin qui.[15]
  • [...] nessuno avrà una sfera esclusiva di attività, ma ciascuno potrà diventare completo in qualunque ramo desideri; la società regolerà la produzione generale e così mi renderà possibile fare una cosa oggi ed un'altra domani, cacciare al mattino, pescare nel pomeriggio, allevare bestiame alla sera, ragionare dopo pranzo, così come ho una mente, senza mai diventare cacciatore, pescatore, pastore o critico.[16]
  • Non c'è quindi neppure da meravigliarsi se gli operai, trattati come bestie, o divengono veramente tali o riescono a conservare la coscienza e il sentimento della propria umanità soltanto mediante l'odio più ardente, mediante una perpetua rivolta interna contro la borghesia dominante; divengono bestie non appena si adattano pazientemente al loro giogo cercando soltanto di rendersi piacevole la vita sotto di questo, senza spezzare il giogo stesso. [17]
  • Ogni giorno esistono centinaia di esseri umani che, abbindolati dai mezzi di comunicazione, darebbero persino la vita per gli stessi uomini che li sfruttano da generazioni. Io dico: è giusto così. Che questi cagnolini fedeli privi di alcun senso critico, braccio inconsapevole della classe dominante siano in prima fila nella crociata contro l'evoluzione dell'uomo! Saranno i primi a lasciare la faccia della terra (siano benedette le loro anime) al momento della resa dei conti, nessuno ne sentirà la mancanza. Amen.[18]
  • Per Muntzer il Regno di Dio è una organizzazione della società in cui non ci sono più differenze sociali, né proprietà privata, né autorità statale indipendente e contrapposta ai membri della società.[19]
  • [Su Karl Eugen Dühring] [...] quest'uomo che decanta le sue arti e le sue merci a suon di timpani e di trombe come il più volgare ciarlatano e dietro alle cui parole non c'è niente, ma proprio assolutamente niente, quest'uomo si permette di chiamar ciarlatani uomini come Fichte, Schelling e Hegel, il più piccolo dei quali è sempre un gigante di fronte a lui. Ciarlatano in effetti, -ma chi?[20]
  • Se avessi un reddito di 5mila franchi non farei altro che divertirmi con le donne, fino allo stremo. Senza le francesi la vita non avrebbe senso: ma finché ci saranno le grisettes, avanti tutta![11]
  • [...] se il sottoconsumo è un fenomeno stabile da millenni, mentre l'ingorgo generale degli sbocchi che scoppia nelle crisi in seguito a sovrapproduzione si è potuto vedere solo da cinquant'anni, ci vuole tutta la banalità dell'economia volgare di Dühring per spiegare la nuova collisione, non già col fenomeno nuovo della sovrapproduzione, ma col sottoconsumo, vecchio di millenni.[21]
  • Tanto per la produzione in massa di questa coscienza comunista quanto per il successo della cosa stessa è necessario una trasformazione in massa degli uomini, che può avvenire soltanto in un movimento pratico, in una rivoluzione; che quindi la rivoluzione non è necessaria soltanto perché‚ la classe dominante non può essere abbattuta in nessun'altra maniera, ma anche perché‚ la classe che l'abbatte può riuscire solo in una rivoluzione a levarsi di dosso tutto il vecchio sudiciume e a diventare capace di fondare su basi nuove la società.[22]
  • Un'oncia di azione vale quanto una tonnellata di teoria.[23]

I princìpi del comunismo

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Che cos'è il comunismo?
Il comunismo è la dottrina delle condizioni della liberazione del proletariato.

What is Communism?
Communism is the doctrine of the conditions of the liberation of the proletariat.

Citazioni

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  • Che cos'è il proletariato?
    Il proletariato è quella classe della società che vive interamente della vendita del proprio lavoro e non trae profitto da nessun tipo di capitale; il cui bene e il cui male, la cui vita e la cui morte, la cui unica esistenza dipende dalla domanda di lavoro - dunque dallo stato mutevole degli affari, e dai capricci della concorrenza sfrenata. Il proletariato, ossia la classe dei proletari, è, in poche parole, la classe operaia del XIX secolo.
What is the proletariat?
The proletariat is that class in society which lives entirely from the sale of its labor and does not draw profit from any kind of capital; whose weal and woe, whose life and death, whose sole existence depends on the demand for labor – hence, on the changing state of business, on the vagaries of unbridled competition. The proletariat, or the class of proletarians, is, in a word, the working class of the 19th century.
  • I proletari, dunque, non esistono da sempre?
    No. Da sempre ci sono classi povere e classi lavoratrici; e la classe lavoratrice è stata per lo più povera. Ma non ci sono sempre stati lavoratori e persone povere che vivessero nelle condizioni in cui lo sono oggi; in altre parole non ci sono sempre stati dei proletari, così come la concorrenza non è stata sempre libera e sfrenata.
Proletarians, then, have not always existed?
No. There have always been poor and working classes; and the working class have mostly been poor. But there have not always been workers and poor people living under conditions as they are today; in other words, there have not always been proletarians, any more than there has always been free unbridled competitions.

Dell'autorità

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Alcuni socialisti hanno da qualche tempo aperto una regolare crociata contro ciò che essi chiamano principio d'autorità. Basta loro dire che questo o quell'atto è autoritario, per condannarlo. Si abusa a tal punto di questo sommario modo di procedere che è necessario esaminare la cosa un po' più da vicino. Autorità, nel senso della parola di cui si tratta, vuol dire: imposizione della volontà altrui alla nostra; autorità suppone, d'altra parte, subordinazione.

Citazioni

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  • Ma la necessità d'una autorità, e di un'autorità imperiosa, non si può trovare più evidente che sopra un naviglio in alto mare. Là, al momento del pericolo, la vita di tutti dipende dall'obbedienza istantanea e assoluta di tutti alla volontà di un solo.
  • Allorché io sottoposi simili argomenti ai più furiosi anti-autoritari, essi non seppero rispondermi che questo: "Ah! Ciò è vero, ma qui non si tratta di un'autorità che noi diamo ai delegati, ma di un incarico!". Questi signori credono d'aver cambiato le cose quando ne hanno cambiato i nomi. Ecco come questi profondi pensatori si beffano del mondo.
  • Noi abbiamo dunque veduto che da una parte certa autorità, delegata non importa come, e dall'altra certa subordinazione, sono cose che, indipendentemente da ogni organizzazione sociale, s'impongono a noi come condizioni materiali, nelle quali noi produciamo e facciamo circolare i prodotti.
  • Una rivoluzione è certamente la cosa più autoritaria che ci sia: è l'atto per il quale una parte della popolazione impone la sua volontà all'altra parte per mezzo di fucili, baionette e cannoni; mezzi autoritari, se ce ne sono; e il partito vittorioso, se non vuole aver combattuto invano, deve continuare questo dominio col terrore che le sue armi inspirano ai reazionari. La Comune di Parigi sarebbe durata un sol giorno, se non si fosse servita di questa autorità del popolo armato, in faccia ai borghesi? Non si può, al contrario, rimproverarle di non essersene servita abbastanza largamente?

Dunque, delle due cose l'una: o gli anti-autoritari non sanno ciò che dicono, e in questo caso non seminano che confusione; o essi lo sanno, e in questo caso tradiscono il movimento del proletariato. Nell'un caso e nell'altro essi servono la reazione.

Parte avuta dal lavoro nel processo di umanizzazione della scimmia

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Il lavoro è la fonte di ogni ricchezza, dicono gli studiosi di economia politica. Lo è, accanto alla natura, che offre al lavoro la materia greggia che esso trasforma in ricchezza. Ma il lavoro è ancora infinitamente più di ciò. È la prima, fondamentale condizione di tutta la vita umana; e lo è invero a tal punto, che noi possiamo dire in un certo senso: il lavoro ha creato lo stesso uomo.

Citazioni

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  • Quel poco che le bestie, anche le più sviluppate, hanno da comunicarsi se lo possono comunicare anche senza linguaggio articolato. Nessuna bestia allo stato di natura sente come una mancanza il fatto di non parlare o di non poter comprendere il linguaggio umano. Le cose stanno in modo del tutto diverso per le bestie che sono state addomesticate dall'uomo, il cane ed il cavallo hanno fatto talmente l'orecchio al linguaggio articolato da poter comprendere facilmente qualsiasi lingua, nei limiti delle idee ad essi accessibili. Hanno inoltre acquistato la capacità di provare dei sentimenti, che prima erano ad essi estranei: come l'attaccamento all'uomo, la riconoscenza ecc. Chi ha avuto consuetudine con queste bestie non si sottrae facilmente all'idea che ci siano parecchi casi nei quali esse, adesso, sentono come una mancanza la loro incapacità di parlare [...]. (p. 399)
  • L'uccello che ha la voce più sgradevole, il pappagallo, è quello che parla meglio. Non si dica che egli non comprende quello che dice. Senza dubbio, ripeterà ciarliero tutto il suo patrimonio di parole per ore ed ore, per il semplice gusto di parlare e per il fatto che sta in compagnia di uomini. Ma entro i limiti delle cose che comprende può imparare anche a capire quello che dice. Si insegnino a un pappagallo delle ingiurie, in modo che si faccia una idea del loro significato (è uno dei sommi piaceri dei marinai che tornano veleggiando dai paesi tropicali); lo si stuzzichi, e si vedrà ben presto che sa far uso dei suoi insulti non meno appropriatamente di un'erbivendola berlinese. Lo stesso si dica per quel che riguarda la richiesta di leccornie. (pp. 399-400)
  • L'aquila vede molto più lontano dell'uomo, ma l'occhio dell'uomo scorge molto di più nelle cose che non quello dell'aquila. (p. 400)
  • Ma presso tutte le bestie ha luogo, in misura elevata, lo spreco del nutrimento, e con esso l'uccisione in germe del nuovo nutrimento. Il lupo non risparmia, come fa il cacciatore, la femmina del capriolo, che gli deve fornire nel prossimo anno i piccoli. Le capre di Grecia, distruggendo con il loro pascolare i piccoli arbusti all'inizio della loro crescita, hanno spogliato di vegetazione tutti i monti del paese. Questa «depredazione» propria delle bestie riveste un importante ruolo nella graduale trasformazione delle specie animali, in quanto le costringe ad assuefarsi a un nutrimento diverso dal loro abituale: con ciò nuovi composti chimici entrano nel loro sangue, e tutta la costituzione dell'organismo si altera a poco a poco, finché si estinguono le vecchie specie nelle forme in cui si erano una volta fissate. (pp. 401-402)
  • Col permesso dei signori vegetariani, l'uomo non si sarebbe formato senza alimentazione carnea; e se è pur vero che l'alimentazione carnea ha prima o poi, per un certo periodo, condotto tutti i popoli a noi conosciuti all'antropofagia (gli antenati dei berlinesi, i Veletabi o Velsi, mangiavano i loro genitori ancora nel X secolo) la cosa ormai non ci tocca più. (p. 403)
  • Insomma, l'animale si limita a usufruire della natura esterna, e apporta ad essa modificazioni solo con la sua presenza; l'uomo la rende utilizzabile per i suoi scopi modificandola: la domina. Questa è l'ultima, essenziale differenza tra l'uomo e gli altri animali, ed è ancora una volta il lavoro che opera questa differenza. (p. 407)

Incipit di L'origine della Famiglia della Proprietà privata e dello Stato

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Morgan è il primo, che, con conoscenza di causa, cercò di apportare un ordine preciso nelle nozioni della preistoria umana, e, sinchè un nuovo materiale considerevolmente più ricco non costringa a cangiamenti, le sue classificazioni rimarranno ben salde.
Delle tre epoche principali — stato selvaggio, barbarie, epoca civile — evidentemente lo occupano soltanto le prime due e la transizione alla terza. Egli suddivide ognuna delle due prime in tre stadii: inferiore, medio e superiore, secondo i progressi della produzione dei mezzi di sussistenza; perciocchè, egli dice, «l'abilità in questa produzione è decisiva per stabilire il grado della superiorità e del dominio dell'uomo sulla natura; di tutti gli esseri, solo l'uomo è giunto a farsi padrone quasi assoluto della [24] produzione degli alimenti. Tutte le grandi epoche dell'umano progresso coincidono, più o meno direttamente, con le epoche nelle quali furono arricchite le fonti della sussistenza.» Lo sviluppo della famiglia procede di pari passo, ma non offre alcun segno altrettanto caratteristico per la distinzione dei periodi.

Ludovico Feuerbach e il punto d'approdo della filosofia classica tedesca

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Citazioni

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  • Come la borghesia, mediante la grande industria, la concorrenza e il mercato mondiale, dissolve praticamente tutte le vecchie, stabili e venerabili istituzioni, così questa filosofia dialettica dissolve tutte le nozioni di verità assoluta, definitiva, e di corrispondenti condizioni umane assolute. (p. 7)
  • Per questa filosofia [la filosofia dialettica] non vi è nulla di definitivo, di assoluto, di sacro; di tutte le cose e in tutte le cose essa mostra la caducità, e null'altro esiste per essa all'infuori del processo ininterrotto del divenire e del perire, dell'ascensione senza fine dal più basso al più alto, di cui essa stessa non è che il riflesso nel cervello pensante. (p. 7)
  • [Su Ludwig Feuerbach] Non si liberò di Hegel criticandolo, ma lo gettò in disparte come inservibile, mentre egli stesso, di fronte alla ricchezza enciclopedica del sistema di Hegel, non realizzava niente di positivo fuorché un'ampollosa religione dell'amore e una morale magra, impotente (p. 29)
  • Dalla dissoluzione della scuola hegeliana uscì però anche un'altra corrente, la sola che ha veramente dato dei frutti, e questa corrente di lega essenzialmente al nome di Marx [marxismo] (p. 29)
  • [...] la maggior parte delle idee direttrici fondamentali [del pensiero marxista], particolarmente nel campo economico e storico, e specialmente la loro netta formulazione definitiva, appartengono a Marx. Il contributo che io ho dato – eccezion fatta per un paio di scienze speciali –, avrebbe potuto essere apportato da Marx anche senza di me. Ciò che Marx ha fatto invece, io non sarei stato in grado di farlo. (p. 29)
  • Marx stava più in alto, vedeva più lontano, aveva una visione più larga e più rapida di tutti noi altri. Marx era un genio, noi tutt'al più dei talenti. Senza di lui la teoria [marxista] sarebbe ben lungi dall'essere ciò che è. A ragione, perciò, essa porta il suo nome. (p. 29)
  • Per Hegel, la dialettica è l'autoevoluzione del concetto. (p. 30)
  • [...] la religione, una volta formata, ha sempre un contenuto di carattere tradizionale, così come in tutti i campi ideologici la tradizione è una grande forza conservatrice. (p. 42)

Citazioni su Friedrich Engels

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  • Al di fuori della Russia Lenin e Engels non sono ovviamente dei pensatori scientifici apprezzati e non potrebbe interessare a nessuno confutarli come tali. Può darsi che lo stesso sia in Russia, ma lì nessuno si azzarda a dirlo. (Albert Einstein)
  • Engels, accecato dal materialismo dialettico, non accettò mai il secondo principio della termodinamica. (Tullio Regge)
  • Marx ed Engels si trovano nella felice condizione di poter nascondere i propri risolini dietro folte barbe. (Stanisław Jerzy Lec)
  • In tutto quello che Engels ebbe a dire sugli effetti disumanizzanti della concorrenza capitalistica, sulla teoria della popolazione di Malthus, sulla sempre crescente febbre della produzione capitalistica, sulle crisi commerciali, sulla legge del salario, sui progressi della scienza, che sotto il dominio della proprietà privata da mezzi di liberazione dell'umanità divengono piuttosto mezzi per il sempre più intenso asservimento della classe operaia ecc., sono contenuti i germi più fecondi del comunismo scientifico per la parte economica, che in realtà Engels ha scoperto per primo in quanto tale. (Franz Mehring)
  • Ma le debolezze di Engels erano anche i suoi punti di forza. Se non possedeva la tenacia intellettuale e la forza di deduzione necessarie per essere un rigoroso e originale teorico, se i suoi tentativi di teorizzazione si facevano notare più per la loro audacia che per gli obiettivi, le sue grandi virtù consistevano nella relativa apertura alle novità, nel tenace radicalismo del suo temperamento, in una capacità di percezione straordinariamente rapida, in un'audace intuizione e nell'onnivora curiosità per tutto ciò che scorgeva intorno.
  • «Spiessburger», piccolo borghese, era uno degli insulti preferiti da Engels, e nel suo modo di vita non c'era proprio nulla di gretto e di meschino. Non nascose mai la sua provenienza e non fu mai un diplomatico. Gli operai avevano forse ragione [di] lamentarsi spesso per la sua arroganza, sebbene non si debba dimenticare che ad essa si accompagnavano un'autentica modestia personale, il candido riconoscimento dei propri limiti e l'affettuosa lealtà per i vecchi amici. Se, come scrisse lui stesso, non fu un genio, fu senza dubbio un uomo dotato di talento eccezionale. La sua prosa era fluida e chiara, e scriveva con insolita rapidità. Non solo fu un magnifico campione dell'applicazione del materialismo storico, ma fu senza dubbio uno dei più dotati giornalisti del secolo XIX, e uno dei suoi storici migliori. Proprio questa insolita fusione di doti gli permise di dare un particolare contributo all'elaborazione del materialismo storico.
  • Un tratto che distingueva Engels da molti dei suoi contemporanei era la radicata insofferenza per il proprio ambiente. Per questo era disposto non solo a imparare qualcosa sugli, ma anche dagli operai; non voleva limitarsi a leggere le fonti a lui accessibili, cercava anche un contatto personale e si considerava parte del loro movimento.

Note

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  1. Da La posizione della classe operaia.
  2. a b Citato in Roger Garaudy, Karl Marx (Clefs pour Karl Marx), traduzione di Marilena Feldbauer, Universale Sonzogno, 1974.
  3. Da Bozza della confessione di fede di un comunista, 1847.
  4. Da Anti-Dühring, cap. II Che cosa promette il sig. Dühring, 1878.
  5. Dall'Introduzione a Karl Marx, Le lotte di classe in Francia dal 1848 al 1850, in Rivoluzione e reazione in Francia (1848-1850), a cura di Leandro Perini, Giulio Einaudi editore, Torino 1976, pp. 407 sg.
  6. Da (EN) Speeches in Elberfeld, 8 febbraio 1845; in (EN) Marx/Engels Collected Works, vol. 4 (1844-1845), Progress Publishers, Moscow, 1975, p. 254. Citato nell'Introduzione di Domenico Losurdo a Karl Marx e Friedrich Engels, Manifesto del partito comunista, Gius. Laterza & Figli, Roma-Bari, 19995, p. XXV. ISBN 88-420-5894-7.
  7. Da Karl Marx, Friedrich Engels, Opere complete, Editori Riuniti, vol. XVII, pp. 375-376, 1860.
  8. Dalla prefazione al III libro de Il Capitale, 4 ottobre 1894.
  9. Da Dialettica della natura; citato in Nicholl 1956.
  10. (EN) Da Condition of the Working Class in England, 1844-1845, p. 184.
  11. a b Citato in Corriere della Sera, 25 settembre 2009.
  12. Da L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato, "La famiglia", 4. Citato in Dizionario delle citazioni, a cura di Italo Sordi, BUR, 1992. ISBN 88-17-14603-X
  13. Citato in Edward H. Carr, Sei lezioni sulla storia, a cura di R. W. Davies, traduzione di Carlo Ginzburg, Einaudi, 2016, p. 88.
  14. Citato in Roberto Michels, Storia critica del movimento socialista italiano: dagli inizi fino al 1911, p. 44.
  15. Citato in Nicholl 1956.
  16. Da The German Ideology; citato in Nicholl 1956.
  17. Da La situazione della classe operaia in Inghilterra
  18. Da Anti-Dühring.
  19. Da La guerra dei contadini in Germania, in K. Marx e F. Engels, Opere complete, Editori Riuniti, Roma, 1970, vol. X, p. 428; citato in Luigi Fenizi, Icaro è caduto Parabola storica dell'utopia moderna, Bardi Editore, Roma, 2003, pp. 6-7.
  20. Da Anti-Dühring, sez. I Filosofia, cap. XIV Conclusione, marxists.org.
  21. Da Anti-Dühring, sez. Socialismo, cap. Produzione, marxists.org.
  22. Da L'ideologia tedesca - Opere complete, V. 5, p. 38.
  23. Citato in Focus n. 117, p. 183.

Bibliografia

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Voci correlate

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Altri progetti

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Opere

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