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Francesca Piccinini

Da Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà.
Francesca Piccinini

Francesca Piccinini (1979 – vivente), dirigente sportiva ed ex pallavolista italiana.

Citazioni di Francesca Piccinini

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Citazioni in ordine temporale.

  • [«A 18 anni hai mollato baracca e burattini per andare a giocare in Brasile [...]»] [...] non è stata una scelta semplice. Però professionalmente era un'occasione ghiottissima. E poi in prospettiva era una grande esperienza di vita. [«E a mamma e papà chi gliel'ha detto?»] Io, naturalmente. [...] Erano disperati. Però hanno assecondato la mia scelta, senza contrastarla. [«E in Brasile?»] Giocavo nel Curitiba, una squadra dello stato di Paranà, nel sud del paese a 600 km da San Paolo. [«La vita di tutti i giorni...»] Difficile, ma educativa. Ero sola, non c'era nessuno a risolvermi i problemi. Ma l'ho presa con filosofia. Appena avevo un attimo di tempo scappavo con una mia compagna di squadra alla scoperta del Brasile. Ho viaggiato tantissimo.[1]
  • So perfettamente che essere giudicate carine aiuta in popolarità. E in fondo fa anche piacere. Però guai a insinuare il dubbio. Dubbio che del resto non mi ha mai toccata. Ho iniziato a far carriera talmente presto, prim'ancora di prendere effettiva consapevolezza del mio aspetto, che ho sempre saputo di ottenere quel che stavo ottenendo solo grazie alle mie qualità.[1]
  • [«Negli spogliatoi maschili tutti guardano il pisello del compagno. In quelli femminili?»] Le tette. Io sono quella che le ha più piccole.[2]
  • In questi vent'anni di pallavolo ho attraversato quattro generazioni di atlete, ero la più piccola dello spogliatoio, e ora sono la senatrice del gruppo, e le ragazze sono cambiate tanto rispetto a quando ho iniziato io a giocare. Ho giocato con molte ragazze brave e umili. Ma spesso altre entrano in una squadra credendo che tutto gli sia dovuto, non hanno rispetto di chi è più esperto e ha una storia. Hanno la lingua lunga e il cellulare ultimo modello sempre sotto gli occhi. A 18 anni rispondono a muso duro a quelli di 40, io quando ne avevo 18 ascoltavo e sapevo stare al mio posto. Io capisco la voglia di essere giovani e sfrontati, ma bisogna avere rispetto. Soprattutto quando non hai ancora vinto niente nella vita. E comunque il rispetto serve anche se hai avuto successo.[3]
  • È chiaro che al giorno d'oggi le cose sono cambiate quando ero giovane raccoglievo i palloni in palestra e lo faccio tuttora, ascoltavo i consigli delle compagne più esperte e si lavorava con umiltà e tanto rispetto. Mentre a molte atlete che si sono affacciate da poco al mondo della pallavolo non viene in mente di mettersi a raccogliere i palloni in palestra. In senso generale quello che manca è soprattutto il rispetto. Rispetto che nel volley dobbiamo avere tutti sia da parte nostra, vale a dire delle veterane, verso le diciottenni che dalle più giovani verso di noi.[3]
  • [Annunciando l'addio alla Nazionale] Ricordo ancora il mio esordio di 21 anni fa: avevo 16 anni e l'emozione unica di quel giorno, sarà sempre viva nella mia memoria. Da allora ho vissuto un viaggio incredibile con tre generazioni di ragazze che come me hanno dato tutto se stesse alla Nazionale. Le saluto e abbraccio tutte ringraziandole per ciò che hanno condiviso con me, sia nei momenti delle grandi soddisfazioni che in quelli dei giorni difficili. L'ultima tappa della qualificazione olimpica in Giappone, mi ha fatto capire che le scelte dell'allenatore, che rispetto ma non condivido, non corrispondono alle mie aspettative e a quanto penso di rappresentare. Ho quindi maturato la scelta difficilissima di mettere la parola fine a questa bellissima avventura. Ogni volta che vedrò una partita della Nazionale, sarò sempre la prima tifosa, perché chi ne ha fatto parte sa che l'emozione speciale di rappresentare il proprio Paese, non potrà mai svanire.[4]
  • Io e Maurizia Cacciatori siamo state due pallavoliste e due belle ragazze che hanno portato uno sport di nicchia sotto i riflettori. Anche grazie a noi il volley femminile è diventato popolare, ha attratto le ragazzine: ci sono ancora ex fan, diventate donne, che mi ringraziano per averle aiutate a credere nei loro sogni. Copertine, calendario, rifarei tutto.[5]
  • Se torno con la mente a me bambina, provo tanta tenerezza. Ero piccola e fantasticavo di diventare una grande pallavolista. Sono felice di esserci riuscita.[6]

Intervista di Gianni Mura, repubblica.it, 7 marzo 2019.

  • [«Com'è arrivata alla pallavolo?»] Provando prima alcuni sport in cui non mi sono sentita a mio agio e nemmeno divertita. Danza, nuoto, pattinaggio, equitazione: tutti sport individuali, forse era scritto che mi adattassi meglio a uno sport di squadra.
  • Come per molte della mia generazione la spinta ad amare il volley è nata dai cartoni animati giapponesi di Mila e Shiro, sognavo di andare a giocare in Giappone.
  • Mi paragono [...] alla melagrana, un frutto che esclude la fretta. Non è una mela o una banana, che puoi mangiarle anche camminando per strada. È un frutto che chiede calma e tempo. È dolce ma anche amaro, nella sottile membrana che avvolge i chicchi. Non va giudicato al primo impatto, superficialmente. È buonissimo, ma bisogna sapere come prenderlo. Qual era la mia immagine pubblica? Una ragazzetta carina e stupida che gioca piuttosto bene a volley.
  • Oggi c'è troppa frenesia, troppa voglia di accorciare i tempi. Me ne accorgo sui campi. E c'è poco rispetto tra le più giovani e le più anziane. [...] Io passo per un tipo esuberante, ma da giovane sapevo stare al mio posto, mai risposto a muso duro alla critica di una veterana. Il gruppo, la compattezza dello spogliatoio, i valori positivi della collaborazione, la reciproca comprensione, insomma tutto quello che dovrebbe essere l'anima di una squadra così fa più fatica ad affermarsi.
  • [...] la maternità mi attira molto più del matrimonio.
  • [...] a essere belle non c'è merito, il merito semmai è dei genitori. A essere brave il merito c'è.
  • [...] Maurizia [Cacciatori] certamente più bella di me, ma nel volley più brava io.

Cosa farò da grande (ma resto Piccinini)

Intervista di Gian Luca Pasini, SportWeek nº 41 (958), 12 ottobre 2019, pp. 70-78.

  • [Dopo il ritiro] [...] la libertà di poter scegliere cosa fare, dove andare, non avere tempi prestabiliti mi fa una certa impressione. Non avere una preparazione a cui pensare, non andare in palestra tutti i giorni. E soprattutto non avere una squadra che mi sta attorno. Ma adesso è ancora talmente presto che non credo di capire bene cosa significhi. Quando, invece, vedrò la prima palla cadere in campionato realizzerò davvero: "Non ci sono".
  • In passato è successo che parlassero più dell'aspetto fisico che dei nostri successi. Penso, ad esempio, ai Giochi di Sydney 2000 dove si scrissero un sacco di cose negative sulla nostra squadra, che pensavamo a tutto meno che allo sport. Forse perché eravamo giovani. Oggi posso dire che ho vinto tutto, tranne l'Olimpiade, non per la mia bellezza, ma per quello che facevo in campo. Per il sudore e la fatica che ci ho messo per arrivare a quegli obiettivi.
  • [«Cosa le ha tolto la pallavolo?»] La libertà. E, quando ero più piccola, la giovinezza. Essere una ragazzina spensierata. Sono andata via di casa giovanissima, il volley mi ha tolto le tappe dell'adolescenza. Dovevo subito crescere. Diventare grande, prendermi delle responsabilità in campo, ma anche nel quotidiano. Cosa che alle mie coetanee non è successo. Dovevo essere responsabile della mia vita, vivere da sola. Sono cose belle, ma è giusto anche fare il percorso "corretto" per un'adolescente. Chiaro che tutti quei sacrifici sono stati poi ripagati ampiamente, perché la mia voglia era quella di arrivare a certi obiettivi. E ce l'ho fatta.
  • [...] lo sport è anche formazione. Ti aiuta a lavorare in gruppo e a crescere. A tirare fuori quelle cose che forse non sai neppure di avere. E poi ti cambia proprio come persona, anche nel modo di relazionarti con gli altri.
  • [«Che cosa significa essere una vincente?»] Essere una che si pone gli obiettivi e li raggiunge. Ho vinto tanto, ma ho perso anche tanto. E le sconfitte mi hanno insegnato a dare di più, a migliorarmi. Anche quello penso che voglia dire essere una vincente: sapersi migliorare, capire dove si è sbagliato. Correggere il tiro.

Citazioni su Francesca Piccinini

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  • [«A quale pallavolista ti ispiravi da piccola?»] Francesca Piccinini! Ho avuto anche l'onore di giocare per diversi anni con lei. La sua arma vincente era la capacità di lettura, anticipava il gioco, era in grado di trovarsi sempre al posto giusto al momento giusto, dote che ho riscontrato solo in lei. (Giorgia Zannoni)

Note

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  1. a b Dall'intervista di Matteo Grandi, In volo sopra la rete, news2000.libero.it, 20 aprile 2001.
  2. Da un'intervista a Le Iene, Italia 1; citato in Piccinini: Iene, sesso e amori saffici, La Gazzetta dello Sport, 20 ottobre 2009.
  3. a b Da un post sul profilo ufficiale facebook.com; citato in Roberto Marcelletti, Volley, la Piccinini s'arrabbia: "Giovani viziate e poco rispettose", repubblica.it, 30 novembre 2015.
  4. Da un post sul profilo ufficiale instagram.com, 28 maggio 2016.
  5. Dall'intervista di Gaia Piccardi, Piccinini: «Lascio la pallavolo a 42 anni, rifarei tutto, anche Playboy», corriere.it, 15 aprile 2021.
  6. Citato in Massimiliano Vitelli, Francesca Piccinini: «Smetto col volley, ma non di sognare», vanityfair.it, 16 aprile 2021.

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