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Circe

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Circe (N. Régnier)

Circe, personaggio della mitologia e della letteratura greca.

Citazioni di Circe

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  • Allora incontro ti verran le belle | spiagge della Trinacria isola, dove | pasce il gregge del Sol, pasce l'armento. (Odissea, libro XII)
  • Interrogar lo spirto | del Teban vate, che, degli occhi cieco, | puro conserva della mente il lume; | di Tiresia, cui sol diè Proserpina | tutto portar tra i morti il senno antico. | Gli altri non son, che vani spettri, ed Ombre. (Odissea, libro X)
  • La vecchiaia, questa povera carne che si corrompe e alla fine la morte. Ecco la terribile eredità degli uomini.
  • [Rivolta ad Ulisse che rifiuta il dono dell'immortalità] Mortale caparbio pieno di quel breve sogno che tu chiami la vita; innamorato delle tue debolezze e dei tuoi peccati; affascinato dalla morte. Contro una simile ostinazione anche gli dei sono senza potere. Va dunque! Poiché l'hai scelto: il mare ti aspetta!
  • Perché è strano, la differenza fra una donna e l'altra non sta forse nella mente dell'uomo?

Citazioni su Circe

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  • E giungemmo all'isola Eea. Circe dai bei capelli viveva qui, la dea tremenda che parla con voce umana, sorella del crudele Eeta: figli entrambi del Sole che illumina gli uomini, e di Perse, che fu generata da Oceano. (Ulisse: Odissea)
  • La carta geografica della Ciociaria è una fantasiosa mappa letteraria dai confini vagamente sfumati. Questa vaghezza desta contrasti e polemiche. Per fortuna la terra nostra sta sempre sotto il segno di Circe, maga burliera, che possiede il potere di mutare le forme e l'essenza delle cose viventi. Gli scherzi riferiti da Omero usa farli ai forestieri, non ai compaesani. Circe, comunque, non muta le montagne e i fiumi che, grosso modo, delimitano il suo regno temporale e magico. Per quanto svanito nei contorni, il Regno Ciociaro – che raccoglie l'eredità dei Volsci, degli Ernici e degli Equi – si estende dai Colli Albani ai Monti Aurunci, dall'Appennino Abruzzese al mare. (Anton Giulio Bragaglia)
  • Nel mondo dell'arte c'è una guerra sola: quella tra Circe e Orfeo. Tra Circe che trasforma gli uomini in bestie e Orfeo che trasforma i bruti in uomini. (Giovanni Papini)
  • Raccontano che Scilla, figlia del fiume Crateide, fosse una fanciulla bellissima. Di lei si innamorò Glauco, che a sua volta era amato da Circe, figlia di Sole. Scilla aveva l'abitudine di lavarsi in mare; e Circe, gelosa, avvelenò l'acqua con i suoi filtri. Quando Scilla s'immerse, dai suoi inguini spuntarono dei cani e divenne un mostro selvaggio. Ella poi si prese la rivincita delle offese patite: infatti divorò i compagni di Ulisse che le sfilava vicino sulla nave. (Fabulae)
  • Uscîr del porto; e pria rasero i liti | ove Circe del Sol la ricca figlia | gode felice, e mai sempre cantando | soavemente al periglioso varco | de le sue selve i peregrini invita: | e de la reggia, ove tessendo stassi | le ricche tele, con l'arguto suono | che fan le spole e i pettini e i telari, | e co' fuochi de' cedri e de' ginepri | porge lunge la notte iudicio e lume. | Quinci là verso il dì, lontano udissi | ruggir lioni, urlar lupi, adirarsi, | e fremire e grugnire orsi e cignali, | ch'eran uomini in prima: e 'n queste forme | da lei con erbe e con malie cangiati | giacean di ferri e di ferrate sbarre | ne le sue stalle incatenati e chiusi. (Publio Virgilio Marone, Eneide)

Voci correlate

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