Pietro Bernardini (militare)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Pietro Bernardini
NascitaPrepotto, 1914
MorteWolinzewo, 6 dicembre 1941
Cause della mortemorto in combattimento
Dati militari
Paese servitoItalia (bandiera) Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
Reparto82º Reggimento fanteria "Torino"
Anni di servizio1938 - 1941
GradoSottotenente di complemento
GuerreSeconda guerra mondiale
CampagneCampagna italiana di Russia
Decorazionivedi qui
dati tratti da Le Medaglie d'oro al Valore Militare, volume primo (1929-1941)[1]
voci di militari presenti su Wikipedia

Pietro Bernardini (Prepotto, 1914Wolinzewo, 6 dicembre 1941) è stato un militare italiano insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della seconda guerra mondiale.

Nacque a Prepotto nel 1914, figlio di Romeo e Giuseppina Rum.[2] nasce nel 1914 a Prepotto (Udine). Iscritto come studente alla facoltà di economia e commercio dell'Università di Roma, nel gennaio 1940 fu arruolato nel Regio Esercito ed ammesso a frequentare il corso allievi ufficiali di complemento presso il 52º Reggimento fanteria "Alpi" e nell’agosto dello stesso anno venne promosso sottotenente.[2] Assegnato all'82º Reggimento fanteria "Torino" mobilitato e trattenuto in servizio attivo, il 18 luglio 1941 partì con il reggimento per l'Unione Sovietica, inquadrato nella 52ª Divisione fanteria "Torino" inquadrata nel CSIR.[2] Cadde in combattimento a Wolinzewo il 6 dicembre 1941, nel corso della battaglia di Natale.[2]

A lui sono state intitolate la caserma di Cavazzo Carnico (UD), la sezione dell'Associazione Nazionale Combattenti e Reduci di Trieste e una sezione di Roma; a lui intitolate una pubblica via nel Comune di Roma, di Civitavecchia e isola del Giglio.[3]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di plotone cannoni anticarro, già distintosi in precedenti fatti d’arme per capacità e valore, nel corso di un aspro combattimento portava il reparto con prontezza e decisione oltre la linea dei fucilieri per meglio colpire le feritoie di insidiose postazioni nemiche, che ostacolavano duramente l’avanzata. Avuto distrutto un cannone, caduti i serventi, benché ferito prima ad un braccio e poi ad una gamba, si trascinava carponi all’altro pezzo e personalmente ne dirigeva il fuoco annientando una postazione avversaria. Assalito in contrattacco da ingenti forze nemiche che minacciavano accerchiarlo, e ferito una terza volta, sebbene indebolito dal sangue perduto, rimaneva sereno al suo posto incitando con la parola e con l’esempio gli unici due superstiti a combattere fino all’estremo. Al nemico, che ormai vicinissimo, gli intimava la resa, rispondeva col fuoco. Colpito a morte cadeva accanto al suo cannone che aveva strenuamente difeso. Wolinzewo q. 129 (Fronte russo), 6 dicembre 1941.[4]»
— Decreto del Presidente della Repubblica 1 ottobre 1951.[5]
  1. ^ Gruppo Medaglie d'Oro al Valore Militare 1965, p.757.
  2. ^ a b c d Combattenti Liberazione.
  3. ^ Toscanella.
  4. ^ Quirinale - scheda - visto 23 marzo 2023
  5. ^ Registrato alla Corte dei conti lì 12 novembre 1951, Esercito registro 41, foglio 145.
  • Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare, Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume primo (1929-1941), Roma, Tipografia regionale, 1965, p. 757.

Voci correlate

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]