Sebil
Un sebil o sabil (in arabo: سبيل; in turco: sebil) è un piccolo chiosco dove l'acqua viene liberamente distribuita al pubblico. Storicamente, esso è una struttura di importanza sia civile sia religiosa nelle città musulmane, soprattutto e tipicamente sotto l'impero ottomano,[1][2] ma anche in altre regioni e periodi come il Cairo mamelucco.[3] A volte il termine è anche usato per riferirsi a semplici fontane per l'acqua potabile.[4] I sebil venivano costruiti presso i crocevia, nel mezzo delle piazze cittadine e all'esterno delle moschee e di altri complessi religiosi in tutto l'impero ottomano per fornire acqua potabile ai viaggiatori e consentire la purificazione rituale (abluzione) prima della preghiera.
Descrizione e funzione
[modifica | modifica wikitesto]Un tipico sebil veniva costruito su una cisterna sotterranea che forniva l'acqua per la distribuzione.[5] In alcuni casi, l'acqua pompata scorreva lungo un pannello decorativo in marmo scolpito chiamato selsebil, che poteva anche servire allo scopo di aerare l'acqua mentre veniva dalla cisterna.[5] Questo servizio era gratuito per i membri del pubblico, ed era pagato con le entrate o i fondi di una dotazione benefica, una waqf islamica, fornita o istituita dal patrono che aveva commissionato l'edificio.[1][3][5] Dotare denaro per la costruzione di sebil era considerato un atto di pietà e la costruzione di molti sebil era considerata il marchio di garanzia di un sovrano benefico.[6]
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Esempio di sebil: la facciata sulla strada del Sabil di Ṭūsūn Pascià (o Sabil di Muhammad Ali) al Cairo
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Area da cui sgorga l'acqua dentro il sebil di Tusun Pascià
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La cisterna sotterranea per il sebil di Tusun Pascià
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Nella Istanbul del XVI secolo, i sebil erano un simbolo di proprietà pubblica. Il tentativo di aggiungere rubinetti era avversato perché ciò era percepito come una limitazione alla pubblica fruizione dei doni della natura. Inizialmente, essi funzionavano come chioschi in cui l'acqua veniva distribuita ai passanti.[7] Spesso erano decorati in stile rococò ottomano e iscritti con versi turchi ottomani che formavano un cronogramma usando la numerazione abjad per datarne la costruzione. Fino alla diffusione degli impianti idraulici interni entro la fine del XX secolo, essi furono essenziali per la vita quotidiana degli abitanti di Istanbul.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b (EN) Doğan Kuban, Ottoman Architecture, Woodbridge, Suffolk, UK, Antique Collectors' Club, 2010, ISBN 9781851496044.
- ^ (EN) Hilary Sumner-Boyd e John Freely, Strolling Through Istanbul: The Classic Guide to the City, New York, Tauris Parke Paperbacks, 2010, ISBN 9781848851542.
- ^ a b (EN) Doris Behrens-Abouseif, Cairo of the Mamluks : A History of Architecture and Its Culture, Cairo, The American University in Cairo Press, 2007, ISBN 9789774160776.
- ^ (EN) Andrew Petersen, Dictionary of Islamic Architecture, New York, Routledge, 1996, pp. 254, ISBN 0415213320.
- ^ a b c (EN) Caroline Williams, Islamic Monuments in Cairo: The Practical Guide (6th edition), Cairo, American University in Cairo Press, 2008, p. 63, ISBN 9789774162053.
- ^ Ottoman sabils of Jerusalem Archiviato il 24 aprile 2015 in Internet Archive.
- ^ A public meeting point: Sebil of Nuruosmaniye
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Sebil
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Sebil nel dictionary of Islamic architecture
- Fontane di Istanbul