I primi reparti Jäger dell'esercito imperiale furono costituiti nel XVIII secolo durante la guerra dei sette anni. Si trattò di un corpo di volontari non strutturato, spesso cacciatori, e solo associato alle truppe regolari come lo furono anche i reparti di tiratori scelti del Tirolo. Da quest'ultimi fu formato nel 1778 durante la guerra di successione bavarese il corpo dei cacciatori e tiratori scelti del Tirolo (Tiroler Jäger- und Scharfschützenkorps) che comprendeva all'incirca 2.300 uomini. I soldati di questo corpo furono poi assegnati ad affiancare la fanteria di linea. Da questo momento i Jäger furono parte integrante dell'esercito imperiale.[1]
Nel 1801 fu costituito dal corpo dei cacciatori e tiratori scelti del Tirolo il primo reggimento Jäger, il Tiroler Jägerregiment n. 64 denominato in seguito reggimento Tiroler Kaiserjäger dal quale nacquero nel 1895 i quattro reggimenti Tiroler Kaiserjäger. A fianco del reggimento Tirolese furono formati nel 1808 nove battaglioni autonomi Feldjäger numerati dal n. 1 al n. 9. Nel 1813 furono aggiunti altri tre battaglioni (n. 10-12) e dopo le rivoluzioni nell'impero austriaco e nel regno d'Ungheria il loro numero salì ulteriormente a 25 per raggiungere i 33 battaglioni nel 1866. Ogni battaglione era composto da 4 compagnie più una di complemento, quest'ultima dislocata nella zona di reclutamento del battaglione. In caso di guerra le 33 compagnie di complemento dovevano formare a loro volta 10 nuovi battaglioni. Ogni compagnia contava in tempo di pace 111 quelli di complemento 32 uomini che in guerra diventavano rispettivamente 240 e 232 uomini. Nel 1880 furono formati dalle compagnie di complemento altri sette battaglioni riducendo leggermente il numero di uomini di ogni compagnia, arrivando così al loro numero massimo di 40 battaglioni Feldjäger. Questo numero si ridusse già tre anni dopo a 32 battaglioni in seguito ad una riforma legislativa che portò ad un aumento del numero dei reggimenti di fanteria da 80 a 102, formati tra l'altro da questi otto battaglioni Jäger sciolti. Dall'autunno 1889 i reparti assunsero, come le altre unità dell'esercito comune, la denominazione k.u.k. Feldjäger.[1][2][3]
Nello stesso anno i battaglioni n. 15 e 26, composti da uomini reclutati dall'Alta Austria e dal Salisburghese, furono trasformati in battaglioni Kaiserjäger per poter completare il reggimento Kaiserjäger che con la riforma legislativa del 1889 poteva disporre di più uomini. La stessa operazione fu ripetuta nel 1893 quando i battaglioni Feldjäger n. 3, 14, 18 e 27 furono aggregati al reggimento Kaiserjäger. Nel maggio 1899 Francesco Giuseppe dispose un aumento del numero dei battaglioni Feldjäger nell'arco di sei anni di ulteriori 17 unità, aumento che per mancanza di reclute non fu mai avviato. Solo nel 1903 fu formato da reclute della Bosnia-Erzegovina un battaglione Feldjäger bosniaco, il k.u.k. bosnisch-herzegowinisches Feldjägerbataillon al quale non fu però assegnato un numero di reparto.[4]
Nel 1912 si decise di introdurre delle compagnie ciclisti in alcuni battaglioni Feldjäger. Per questo scopo si trasformò una compagnia dei battaglioni n. 11, 20, 24 e 29 in una compagnia ciclisti che disponeva di un reparto mitraglieri nella grandezza di un plotone e di due motociclisti. In caso di mobilitazione le compagnie mancanti nell'organico dei battaglioni dovevano essere ricostituite.[5]
Fino alla seconda metà dell'Ottocento i Feldjäger furono impegnati per svolgere specifici compiti, per esempio tendere agguati e attaccare obiettivi ristretti come gli ufficiali dell'avversario per interrompere le linee di comando del nemico. I loro impegno fu strettamente collegato al fatto che furono ottimi tiratori che utilizzavano fucili a canna rigata a differenza della fanteria in linea che all'epoca disponeva di fucili a canna liscia inoltre erano abituati ad operare in ordine sparso in piccoli gruppi, adattandosi anche alle condizioni dell'ambiente nel quale operavano. Con l'evolversi della tecnologia e l'introduzione di fucili a retrocarica a mono colpo e successivamente a ripetizione su larga scala nella fanteria, l'impegno della fanteria andava sempre più ad assomigliare quello dei Feldjäger e nel 1872 le istruzioni per l'ammaestramento tattico della fanteria e dei Jäger furono unificate.[1]
Anche le uniformi furono standardizzate durante l'Ottocento. Fino al 1871 i Jäger, a differenza della fanteria comune, si distinguevano anche dal copricapo utilizzato, il cosiddetto Jägerhut, un cappello di feltro nero con un piumetto di penne nere di gallo e il fregio a forma di corno con al centro il numero di battaglione di appartenenza. Nel 1871 fu introdotta la cosiddetta Feldkappe anche per i Jäger e il Jägerhut portato solo per le parate.[1][6]
Prima dello scoppio della prima guerra mondiale le forze armate dell'Impero austro-ungarico disponevano di 29 battaglioni Feldjäger e di un battaglione di Feldjäger bosniaci. I battaglioni erano stanziati su tutto il territorio della monarchia asburgica. Solo nei territori di confine e oggi appartenenti all'Italia si trovavano 11 battaglioni dislocati.[7]
Durante la Prima guerra mondiale il numero dei battaglioni Feldjäger aumentò. Già nell'autunno 1914 furono ricostituiti i tre battaglioni assegnati alla fine dell'Ottocento ai Kaiserjäger, arrivando così a 32 battaglioni numerati da 1 a 32.[10] Un ulteriore battaglione fu formato alla fine dell'anno 1915 da truppe di complemento miste, le cosiddette compagnie di marcia (Marschkompanien). Fu nominato k.u.k. kombiniertes Feldjägerbataillon (battaglione Feldjäger combinato) ed era privo di numero.[7]
Dalle quattro compagnie di Feldjäger ciclisti e da altre unità ciclistiche costituitosi nel frattempo fu formato nel 1915 il battaglione Jäger ciclisti (Radfahrer-Jägerbataillon) n. 1 e in seguito, con l'inquadramento di un battaglione ciclisti volontari, il battaglione Jäger ciclisti n. 2. Quest'ultimo fu più tardi trasformato in un reparto d'assalto e impegnato lungo il fiume Piave sul fronte italiano subendo pesanti perdite. Anche il primo battaglione fu appiedato nel 1916 e schierato nelle montagne intorno alla Valsugana.[11][12]
Nel 1916 furono formati inoltre altre sette battaglioni di Feldjäger bosniaci dal n. 2 al n. 8. Al battaglione Feldjäger bosniaco già esistente fu assegnato il n. 1. Per la formazione di queste nuove truppe furono sciolti quattro battaglioni dei reggimenti di fanteria bosniaca e precisamente il quinto battaglione di ogni reggimento e aggiunto inoltre un battaglione di fanteria di fortezza.[10][13]
k.u.k. Feldjägerbataillone n. 3, 15, 18
ricostituiti nell'autunno 1914
k.u.k. kombiniertes Feldjägerbataillon
costituito fine 1915
k.u.k. Radfahr-Feldjägerbataillone n. 1 e 2
costituiti nel 1915
k.u.k. bosnisch-herzegowinisches Feldjägerbataillone n. 2-8
costituiti nel 1916
All'inizio del 1918 furono sciolti quattro battaglioni bosniaci, precisamente i battaglioni n. 5-8, e il battaglione combinato. Tutti i restanti battaglioni Feldjäger rimasero in piedi fino al novembre 1918.[14]
(DE) Johann Christoph Allmayer-Beck, Die Bewaffnete Macht in Staat und Gesellschaft, collana Die Habsburgermonarchie 1848-1918 Band 5 - Die bewaffnete Macht, Wien, Verlag der österreichischen Akademie der Wissenschaften, 1987, ISBN3 7001 1122 3.
(DE) Bundesministerium für Verteidigung (a.c.), Österreich-Ungarns letzter Krieg 1914-1918 Vierter Band Das Kriegsjahr 1916 Erster Teil, Wien, Verlag der Militärwissenschaftlichen Mitteilungen, 1933. [1]
Filippo Cappellano, L'Imperial regio Esercito austro-ungarico al fronte italiano (1915–1918), Rovereto, Museo storico italiano della guerra – Edizioni Osiride, 2003, ISBN non esistente.
(DE) Maximilian Ehnl, Die österreichisch-ungarische Landmacht nach Aufbau, Gliederung, Friedensgarnison, Einteilung und nationaler Zusammensetzung im Sommer 1914. Ergänzungsheft 9 zum Werke "Österreich-Ungarns letzter Krieg", Wien, Militärwissenschaftliche Mitteilungen, 1934. [2]
(DE) Fritz Franek, Die Entwicklung der öst.-ung. Wehrmacht in den ersten zwei Kriegsjahren. Ergänzungsheft 5 zum Werke "Österreich-Ungarns letzter Krieg", Wien, Militärwissenschaftliche Mitteilungen, 1934, ISBN non esistente. [3]
(DE) Kern, Von der alten österreichischen Armee, Ried im Innkreis, Sonderabdruck der "Rieder Volkszeitung", s.d. [4]
Alberto Lembo, Kappenabzeichen: i distintivi militari austro-ungarici 1914-1918, Rovereto, Museo storico italiano della guerra, 2007, ISBN non esistente.
Siro Offelli, Le armi e gli equipaggiamenti dell'esercito austro-ungarico dal 1914 al 1918. Uniformi - Distintivi - Buffetterie, Valdagno, Rossato, 2001, ISBN978-88-8130-076-1.
(DE) Schematismus für das k.u.k. Heer und für die k.u.k. Kriegsmarine für 1914, Wien, k.k. Hof- und Staatsdruckerei, 1914. [5]
(DE) Walter Wagner, Die k.(u.)k. Armee - Gliederung und Aufgabenstellung, collana Die Habsburgermonarchie 1848-1918 Band 5 - Die bewaffnete Macht, Wien, Verlag der österreichischen Akademie der Wissenschaften, 1987, ISBN3 7001 1122 3.