Nothing Special   »   [go: up one dir, main page]

Vai al contenuto

Jean d'Auton

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Jean d'Auton (14661528) è stato un religioso, scrittore, poeta e storico annalista francese.

Appartenente alla corrente dei cosiddetti Grands Rhétoriqueurs, fu attivo fra il 1499 e il 1528. Ricordato come un umanista, si sa che fu lo storico ufficiale della corte di re Luigi XII di Francia.

Biografo reale in versi (a partire dal 1507), al pari di altri storiografi come Pierre Sala e Jean Marot, seppe dare ai suoi scritti una forma metrica regolare e una valenza epica[1].

Cronista fra Medioevo e Rinascimento

[modifica | modifica wikitesto]

Sul piano strettamente biografico poche sono le notizie certe che si hanno sulla sua figura (le stesse date di nascita e di morte sono dubbie), eccetto che fu autore, per conto del sovrano stesso, delle Chroniques de Louis XII (o Chroniques du règne de Louis XII)[2]. Era ancora un giovane monaco benedettino[3] quando fu inviato dal monarca in Italia al seguito delle truppe francesi con il preciso incarico di registrarne - testimone e cronista al tempo stesso - le azioni.

Re Luigi XII di Francia

Coevo di François Rabelais - e come questi già frequentatore del cenacolo di latinisti radunati attorno al filosofo Guillaume Budé e all'abate di Fontaine-le-Comte[4] - si sarebbe occupato come storiografo di numerosi eventi destinati a diventare storici, come il Sacco di Castellaneta e la Disfida di Barletta. Fu testimone delle gesta dei capitani di guerra e dei capitani di ventura del Medioevo. Nei suoi Annali raccontò di come il suo sovrano soggiornò a Palazzo Malabaila di Asti per incontrare a più riprese - nel 1502 e nel 1507 - i signori di Mantova e del Monferrato, i duchi di Urbino e di Ferrara, oltre diversi ambasciatori di Stati italiani.

Affascinato, come storico, dal tema del Santo Graal[5], fu autore di un Traité sur le défaut du Garrillant[6]. Descrisse battaglie e conflitti ma anche eventi straordinari come il naufragio di cui rimase vittima, sulla via del ritorno, la nave messa a disposizione di re Luigi XII, impegnato in una spedizione contro Mitilene (capoluogo di Lesbo), dalla famiglia dei Lomellini[7], un casato che aveva fornito più dogi alla Repubblica marinara genovese. Nel 1508 pubblico a Parigi L'exil de Genes la superbe[8] che celebrava la vittoria della Francia sulla Repubblica di Genova.

Viaggiando per conto del suo re o in compagnia del sovrano stesso[9] ebbe modo di visitare e osservare in maniera attenta la Genova al tempo della Repubblica, un'epoca di fasto passata alla storia come il Secolo dei Genovesi. Di Genova ebbe modo di apprezzare i fasti dei palazzi signorili di Strada Nuova e i monili di incomparabile valore indossati come ornamento dalle dame delle prestigiose famiglie genovesi e usciti dalle botteghe orafe di via degli Orefici. Le donne di Genova gli parvero nel portamento un po' altere e superbe, nei tratti benigne, nel comportamento graziose, in amore ardenti, nel volere costanti, nel parlare feconde, nel carattere leali[10].

Il cuore della Repubblica lo colpì in maniera particolare, tanto che ebbe modo di scrivere nei suoi resoconti di viaggio:

«Dal molo e dal porto di questa città di Genova possono uscire insieme in mare ottanta o cento navi, con dieci o dodici carrache, per andare a mercanteggiare o a conquistare terre fino in Grecia, in Turchia, in Terrasanta ed ovunque per il mondo. E in passato, come ho appreso dalle parole e dalle informazioni di alcuni mercanti e di altri genovesi degni di fede e come ho letto negli annali delle loro gesta, questi genovesi con potenti flotte seppero prendere Gerusalemme, Antiochia, Negroponte, Metellino (leggi: Mitilene), Modone con Candia e Chio, che ancora occupano, con molte altre isole e paesi della Grecia e dell'Oltremare e più volte assediarono Venezia, ridotta alla ragione. In conclusione l'abilità nautica di Genova è tenuta in tale reputazione e stima in tutto il mondo che i genovesi sono detti signori del mare.»

  1. ^ Oliveri Halévy, La vie d'une forme: l'alexandrin renaissant (1452-1573) - Vedi[collegamento interrotto].
  2. ^ Le Chroniques furono pubblicate in quattro volumi fra il 1889 e il 1895, a Parigi e per conto della Société de l'histoire de France, dalle edizioni René A.M. de Maulde La Clavière. Vedi anche: Gallica.bnf.fr.
  3. ^ Fonte: Antoniodellisantieditore.it Archiviato il 28 settembre 2007 in Internet Archive..
  4. ^ Fonte. g.bude.orleans.free.fr Archiviato il 12 agosto 2007 in Internet Archive..
  5. ^ Fonte: Perso.orange.fr.
  6. ^ Fonte: Expositions.bnf.fr.
  7. ^ Fonte: Archeonavale.org.
  8. ^ Fonte: Politics.huj.ac.il Archiviato il 14 agosto 2007 in Internet Archive..
  9. ^ Fonte: Balestrieridelmandraccio.it Archiviato il 27 settembre 2007 in Internet Archive..
  10. ^ Fonte: Lormaonline.com Archiviato il 29 settembre 2007 in Internet Archive..

Altri progetti

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]
Controllo di autoritàVIAF (EN27223346 · ISNI (EN0000 0000 8342 4730 · SBN UBOV366257 · BAV 495/118987 · CERL cnp00166176 · LCCN (ENnr88007088 · GND (DE100947824 · BNF (FRcb13517794f (data) · J9U (ENHE987007390681005171