Koyata Yamamoto

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Koyata Yamamoto nel 1935.

Koyata Yamamoto (山本顧彌太?, Yamamoto Koyata; Osaka, 19 gennaio 188625 novembre 1963) è stato un imprenditore giapponese, ricordato come l'ultimo proprietario di Natura morta: Vaso con cinque girasoli, il capolavoro di Vincent van Gogh, che venne distrutto da un incendio alla sua abitazione di Ashiya durante la seconda guerra mondiale.

Yamamoto (a sinistra) e Tomimoto, 1919 ca.

Koyata Yamamoto nacque a Osaka il 19 gennaio 1886, figlio di Shinichirō Yamamoto e di sua moglie Hisa, e fratello minore di Hirokazu Yamamoto.[1] Nel 1905 conseguì il diploma alla scuola superiore commerciale di Osaka.[2][3] Ottenne un impiego commerciale presso la filiale di Osaka della Satsuma & Co., presieduta da Tokusaburō Satsuma, dove gli fu assegnato il reparto del cotone, sotto il manager Gentarō Odō. In seguito fondò industrie tessili cotoniere e, il 1º febbraio 1919, la Yamamoto Shōten Corporation, dirigendo la filiale di Osaka come direttore esecutivo e facendo una fortuna.[3][4]

Amante della cultura e dell'arte, questo eccezionale uomo d'affari fu uno dei patrocinatori di Kenkichi Tomimoto, il famoso ceramista del villaggio di Ando, nella vicina prefettura di Nara, e visitò spesso la fornace con sua moglie.[5] Per questo, quando venne pubblicato nel marzo 1923, la moglie del vasaio, Kazue Tomimoto, dedicò ai coniugi Yamamoto il suo racconto Il mio povero vicino.[6] Fu tra le quattro principali persone che fornirono sostegno finanziario al "centro di soccorso per l'amicizia della compagnia di Gesù" di Kōbe[7], e tra le circa dieci a cui l'istituto di pittura occidentale Shinanobashi di Osaka chiese di formare un gruppo di supporto per l'affitto.[8]

Il dipinto di Van Gogh

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Yamamoto (a sinistra) e Mushanokōji seduti davanti al dipinto, 1938 ca.

Apprezzando molto le arti, occasionalmente scrisse delle poesie. Nel 1915 lesse il romanzo Quando aveva 30 anni, dello scrittore e artista Saneatsu Mushanokōji. Gli fece una tale impressione che dovette leggere molte altre opere dell'autore e, nel 1917, strinse una forte amicizia con lui, che durò fino alla morte, diventando una presenza patronica della Shirakaba-ha. Colpito dalla passione del suo amico, non avendo trovato un compratore giapponese, acconsentì a comprare Natura morta: Vaso con cinque girasoli, un dipinto di Vincent van Gogh, da un venditore a Parigi per 70.000 franchi, a quel tempo circa 20.000 yen, l'equivalente di 200 milioni di yen oggi (1,886,800 dollari), diventando il primo lotto di acquirenti di dipinti occidentali.

Spedito dalla Francia sul vapore postale Binna il 21 maggio 1920, il pregiato dipinto arrivò in Giappone, nella casa di famiglia del fratello maggiore di Mushanokōji, intorno al 12 dicembre. Intendeva presentare il pezzo a un museo d'arte della città di Ashiya che Mushanokōji e altri letterati avevano sperato di stabilire: il progetto "Museo di Shirakaba". Tuttavia, prima che fosse realizzato, il piano fallì a causa della recessione causata dal grande terremoto del Kantō del 1923. Dal 5 al 13 marzo 1921 comparve alla prima mostra della società farmaceutica Hoshi di Tokyo e fu ben accolto dal pubblico, specialmente alla seconda di Osaka dal 21 al 25 novembre 1924, dove attrasse più attenzione di tutti gli altri numerosi quadri. Alla mostra di Shinanobashi, la grossa cornice pesante causò la caduta del dipinto dalla parete, e venne danneggiato. Ne rimase così offeso, che non consentì mai più di esporlo in pubblico.[9]

Nel 1927, andato in bancarotta, chiuse l'azienda e vendette la casa, ma non il dipinto perché pensava che non fosse suo, ma che gli fosse stato affidato. Nel 1943 pubblicò una raccolta di 812 delle sue poesie di haiku, in un volume intitolato Girasoli. La copertina era illustrata con un disegno basato su Quattordici girasoli e, modestamente, non usò la sua versione.[10]

Durante gli ultimi anni della seconda guerra mondiale, preoccupato per i pesanti bombardamenti nella regione di Hanshin, chiese a una banca di Osaka di custodirlo nei sotterranei. La banca rifiutò, asserendo che l'umidità avrebbe danneggiato il delicato dipinto. Così finì per lasciarlo al solito posto, su una parete sopra il divano nel salotto della sua grande residenza nel distretto di Uchide, sulla costa sud di Ashiya, quartiere benestante di Kōbe, nella prefettura di Hyōgo, nei pressi di Osaka. Nel corso del 1945, Ashiya subì quattro attacchi aerei con bombe incendiarie da parte degli statunitensi B29, sotto il comando del generale Curtis LeMay. Nell'ultimo, da notte fino a mattina presto del 5-6 agosto, per coincidenza lo stesso giorno di quello atomico su Hiroshima, la sua abitazione bruciò fino alle fondamenta. Riuscì a salvare alcuni oggetti di valore e aveva quasi salvato il dipinto, ma essendo racchiuso nella dorata cornice ingombrante, era troppo pesante e lo lasciò bruciare per poter fuggire.[9]

Gli ultimi anni

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Sopravvissuto ai raid aerei nove giorni prima della fine della guerra, in seguito sostenne e incoraggiò la nascita di scuole di poeti come la società haiku di Ashiya, lasciando un certo numero di composizioni haiku sotto lo pseudonimo di Kodō. Nel 1952, a Osaka, scrisse sull'ultimo lascito di Buddha[11]:

«Una volta ho chiesto (la suora superiore del tempio Shisendo) di condurre un servizio funebre per Hisaya, il mio secondo figlio, che perì nell'ultima guerra. Nel mezzo del canto ho sentito le parole: "Coloro che hanno molti desideri ... esperienza molto dukkha. Quelli con pochi desideri ... non si verificano tali dukkha." Queste parole mi hanno colpito come un fulmine e, dopo il servizio, ho chiesto il nome del Sūtra. Mi è stata data, in risposta, una vecchia e logora copia del Sūtra dell'ultima esortazione di Buddha. Da allora in poi, ho trascorso ogni momento libero leggendo questo Sūtra e sono convinto che non ci sia Sūtra più eccitante o più semplice.»

Devastato dopo la guerra, si scusò profondamente con Mūshanokoji e non accennò mai più al suo tanto amato dipinto, che aveva deciso di conservarlo fino a quando l'idea sul museo non fosse stata ripresa in futuro. Morì il 25 novembre 1963, all'età di 77 anni.

Si sposò con Fumiyo Kaneda, figlia maggiore di Yoshitarō Kaneda, ed ebbero tre figli: Kazuya, Hisaya e Shigeyo.[2][3]

Cultura postuma

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Una copia a bordo di porcellana del quadro di Van Gogh venne riprodotta dal museo d'arte internazionale di Otsuka, nella città di Naruto, nella prefettura di Tokushima, il 1º ottobre 2014.[12] Chieko Kamei, la nipote sposata, dichiarò di essere contenta che la volontà del nonno venga ereditata per il futuro.[13]

Opere rappresentative

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  • Thirty Years in Cotton Circles, pubblicato il 10 marzo 1935;
  • The Last Word, nel 1952;
  • The Sutra of the Teaching Left by the Buddha, nel 1952.

Nella cultura di massa

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  • Vincent and Theo Van Gogh, mostra presso l'Hokkaido Museum of Modern Art: 5 luglio - 25 agosto 2002, Yukihiro Sata/Takashi Kamata/Yayoj Yanagisawa (eds.), Hokkaido Shimbun Press, 2002, pp. 270-277.
  1. ^ (JA) 山本博一 (8th Edition), su jahis.law.nagoya-u.ac.jp. URL consultato il 25 marzo 2024.
  2. ^ a b Who's who in Japan, volumi 13-14, Who's Who in Japan Office, 1930, p. 11.
  3. ^ a b c (JA) 山本顧彌太 (8th Edition), su jahis.law.nagoya-u.ac.jp. URL consultato il 25 marzo 2024.
  4. ^ (JA) イスラーム世界と帝国日本経済, su osaka-ue.ac.jp, 2018. URL consultato il 18 settembre 2024.
  5. ^ (JA) 遺品写真から検証する富本憲吉再考Ⅱ:安堵時代1 (PDF), su jissen.repo.nii.ac.jp. URL consultato il 25 febbraio 2020.
  6. ^ (JA) 著作集4 富本憲吉と一枝の近代の家族(下), su www2.kobe-u.ac.jp. URL consultato il 14 settembre 2024.
  7. ^ (JA) 賀川豊彦と現代(絶版のテキスト化) (PDF), su core100.net. URL consultato il 16 settembre 2024.
  8. ^ (JA) 冬休み大阪遊覧ダイジェスト(前篇)本町橋へゆき、大阪市電と信濃橋洋画研究所をおもう。心斎橋から四ツ橋へ。旧・日用帳(2003-2015), su foujita2003.hatenablog.com, 17 marzo 2014. URL consultato il 16 settembre 2024.
  9. ^ a b (JA) 別ウィンドウが開きます - 芦屋市 (TXT), su city.ashiya.lg.jp, 3 novembre 2020. URL consultato il 15 settembre 2024.
  10. ^ Martin Bailey, The Sunflowers Are Mine: The Story of Van Gogh's Masterpiece, 2019, p. 183.
  11. ^ Nyanaponika Thera, V. F. Gunaratna, I. B. Horner, Collected Wheel Publications, Volume VIII: Numbers 101-105, 2010, p. 264.
  12. ^ (EN) Shelter from the Storm: 'Ashiya Sunflowers', su atpeacewithpink.blogspot.it, 30 novembre 2014. URL consultato il 2 gennaio 2016 (archiviato dall'url originale il 22 novembre 2015).
  13. ^ (EN) Unveiled of "The Lost" Sunflowers of Van Gogh, su ohmi.co.jp, 14 ottobre 2014. URL consultato il 17 gennaio 2016 (archiviato dall'url originale il 29 gennaio 2016).

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Collegamenti esterni

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