Farsetti
Farsetti | |
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Troncato d'azzurro e di rosso, al crescente volto d'argento nel 1º, e due dardi impennati d'oro, decussati, e con le punte all'ingiù nel 2º[1]. | |
Stato | Ducato di Massa e Carrara Granducato di Toscana |
Titoli | Patrizi veneziani |
Etnia | Italiana |
I Farsetti furono una nobile famiglia toscana.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Divisi in numerosi rami sparsi per l'Italia centro-settentrionale, i Farsetti passarono da un governo all'altro riuscendo sempre a mantenere ruoli di prestigio[2].
Originari di Luni, dopo la distruzione della città si trasferirono a Vinca, in Garfagnana, passando poi a Bergiola e a Lavacchio. Dalla fine del Trecento si trovavano a Massa, partecipando alla vita pubblica del suo Ducato[2].
Dalla seconda metà del Cinquecento suoi membri si distinsero come letterati, giuristi e politici in vari altri Stati italiani e specialmente nel Granducato di Toscana[2].
Ramo veneziano
[modifica | modifica wikitesto]Discende da Anton Francesco Farsetti (Massa, 1606 - Padova, 1680) che si era trasferito nella Roma di papa Urbano VIII dove fu Depositario generale e Tesoriere segreto della Camera Apostolica[3]. Giunto più tardi a Venezia, riuscì ad accedere al patriziato nel 1664, mediante l'esborso di centomila denari[4]. Si trattò, quindi, di un ramo estremamente ricco, il che assicurò a molti suoi membri un'ottima formazione letteraria e artistica[5].
Da questa linea uscirono Filippo Vincenzo (1703 - 1774), distintosi come mecenate illuminato, e i suoi cugini Tommaso Giuseppe (1720 - 1791) e Daniele Filippo (1725 - 1787), entrambi letterati. Nel loro palazzo di San Luca, sul Canal Grande, avevano allestito un vero e proprio museo aperto ad intellettuali e semplici cittadini, ricco di opere d'arte e completato da una fornitissima biblioteca[5].
I Farsetti di Venezia si estinsero nel 1808 con la morte di Anton Francesco, figlio di Daniele Filippo, il quale condusse una vita dissoluta e disperse il museo e la biblioteca ereditata dai parenti[6]. Nel 1817 il governo austriaco riconobbe alla vedova Elena Adriana da Ponte i titoli della famiglia purché non si risposasse[7].
Paolo sp. Placidia Campodonico | |||||||||||
Anton Francesco 1606 - 1680 sp. Eugenia Pavia | |||||||||||
Paolo | Maffeo 1643 - 1699 | Giovanni Giacomo | Filippo 1647 - 1700 sp. Laura Valier | Tommaso Giuseppe 1652 - ? | |||||||
Anton G. Francesco 1675 - 1733 sp. Marina Foscari | Maffeo Nicolò 1677 - 1741 | Anton Francesco sp. Bianca Morosini | |||||||||
Filippo Vincenzo 1703 - 1774 | Tommaso Giuseppe 1720 - 1791 sp. Cattaruccia Maria Grimani nel 1786 | Daniele Filippo 1725 - 1787 sp. Elisabetta Minotto nel 1759 | |||||||||
Anton Francesco 1760 - 1808 sp. Elena Adriana da Ponte | |||||||||||
Proprietà
[modifica | modifica wikitesto]Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Fabrizio di Montauto, Manuale di araldica, Firenze, Edizioni Polistampa, 1999, p. 136.
- ^ a b c Maria Pia Paoli, Andrea Farsetti, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 45, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1995. URL consultato il 7 gennaio 2014.
- ^ Fiorenza Rangoni, Fra' Desiderio Scaglia cardinale di Cremona. Un collezionista inquisitore nella Roma del Seicento, Gravedona, Nuova edizione Delta, 2008, p. 149.
- ^ John Temple-Leader, Libro dei nobili veneti ora per la prima volta messo in luce, Firenze, Tipografia delle Murate, 1866, p. 25.
- ^ a b Paolo Preto, Filippo Vincenzo Farsetti, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 45, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1995. URL consultato il 7 gennaio 2014.
- ^ Paolo Preto, Daniele Filippo Farsetti, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 45, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1995. URL consultato il 7 gennaio 2014.
- ^ Francesco Schröeder, Repertorio genealogico delle famiglie confermate nobili e dei titolati nobili esistenti nelle Provincie Venete, Vol. 1, Venezia, Tipografia di Alvisopoli, 1830, p. 319.
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