Enrico Morando

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Enrico Morando

Viceministro dell'economia e delle finanze
Durata mandato24 febbraio 2014 –
1º giugno 2018
Vice diPier Carlo Padoan
ContitolareLuigi Casero
Enrico Zanetti
Capo del governoMatteo Renzi
Paolo Gentiloni
PredecessoreStefano Fassina
SuccessoreLaura Castelli
Massimo Garavaglia

Presidente della 5ª Commissione Bilancio del Senato della Repubblica
Durata mandato7 giugno 2006 –
8 maggio 2008
PredecessoreAntonio Azzollini
SuccessoreAntonio Azzollini

Senatore della Repubblica Italiana
Durata mandato15 aprile 1994 –
14 marzo 2013
LegislaturaXII, XIII, XIV, XV, XVI
Gruppo
parlamentare
XII: Progressisti-Federativo
XIII: PDS-L'Ulivo
XIII-XIV: DS-L'Ulivo
XV: PD-L'Ulivo
XV-XVI: PD
CoalizioneXII: Alleanza dei Progressisti
XIII-XIV: L'Ulivo
XV: L'Unione
XVI: Centro-sinistra 2008
CircoscrizioneXII-XIV: Piemonte
XV-XVI: Veneto
CollegioXIII: Alessandria
Incarichi parlamentari
XIII-XIV legislatura:
Sito istituzionale

Dati generali
Partito politicoPartito Democratico (dal 2007)
In precedenza:
PCI (fino al 1991)
PDS (1991-1998)
DS (1998-2007)
Titolo di studioLaurea in Filosofia
UniversitàUniversità degli Studi di Genova
ProfessioneFunzionario di partito; Pubblicista

Antonio Enrico Morando (Arquata Scrivia, 30 settembre 1950) è un politico italiano.

È stato senatore della Repubblica dal 15 aprile 1994 al 14 marzo 2013 per il PDS, DS e PD, ricoprendo vari incarichi parlamentari tra cui nella 5ª Commissione Bilancio del Senato, e viceministro dell'economia e delle finanze dal 24 febbraio 2014 al 1º giugno 2018 nei governi Renzi e Gentiloni.

Nato ad Arquata Scrivia, in provincia di Alessandria, fatto il servizio militare nella Brigata meccanizzata "Sassari", si è laureato in filosofia all'Università degli Studi di Genova.[1][2]

Nel 1976, a soli 26 anni, viene eletto segretario provinciale di Alessandria del Partito Comunista Italiano (PCI), dopo una breve esperienza di giornalista a L'Unità[1]. Membro della segreteria regionale del PCI Piemonte tra il 1983 e il 1991, è l'estensore – con Rinaldo Bontempi – del Manifesto regionalista dei comunisti piemontesi.[3]

Esponente della corrente migliorista del PCI[4], nel 1986 durante la riunione del Comitato centrale del PCI che prepara le tesi per il congresso di quell'anno, propone due emendamenti, uno che chiede di stabilire «rapporti anche organizzativi con i partiti dell'Internazionale Socialista», l'altro che propone il superamento del centralismo democratico: entrambi gli emendamenti furono respinti a larga maggioranza, ma furono accolti nei fatti pochi anni dopo, con la svolta della Bolognina nel 1989 e la nascita del Partito Democratico della Sinistra (PDS) nel 1991.[1]

Con Giorgio Ruffolo, Salvatore Veca e Michele Salvati stende il manifesto di "Alleanza Democratica", la proposta di un nuovo partito che nasca dall'incontro tra le tradizioni del liberalsocialismo, del cristianesimo sociale e del liberalismo riformista, il primo embrione delL'Ulivo e del futuro Partito Democratico.[5]

Elezione a senatore

[modifica | modifica wikitesto]

Alle elezioni politiche del 1994 viene candidato al Senato della Repubblica nel collegio elettorale di Alessandria, sostenuto dall'Alleanza dei Progressisti in quota PDS, dove ottiene il 30,92% dei voti e viene sconfitto, giungendo secondo dietro all'esponente del Polo delle Libertà, in quota Lega Nord, Giorgio Gandini al 37,01%, ma venendo comunque eletto grazie al recupero nel proporzionale.[6]

Alle successive elezioni del 1996 viene ricandidato per la coalizione de L'Ulivo, vincendo con il 43,1% contro Eugenio Filograna, del Polo per le Libertà, fermo al 34,6%.[7]

Membro della Segreteria Nazionale del PDS, come Responsabile per le politiche sociali, nel 1998 aderisce alla svolta di Massimo D'Alema dal PDS ai Democratici di Sinistra (DS), unificando il PDS con altre forze della sinistra italiana e "ammainando" definitivamente il simbolo falce e martello del comunismo, in favore alla rosa della socialdemocrazia, con cui divenne membro della Segreteria Nazionale dei DS, come Responsabile economia, sotto Walter Veltroni.

Viene rieletto anche alle elezioni del 2001, sempre nel collegio di Alessandria, grazie nuovamente al recupero proporzionale, dopo aver perso con il 39,8% contro il 45,0% di Rossana Boldi della Casa delle Libertà.[8]

Candidatura a segretario dei DS

[modifica | modifica wikitesto]

In vista del secondo congresso dei DS "Il coraggio di cambiare il mondo" a Pesaro, tra il 16 e il 18 novembre 2001, si candida a segretario nazionale come primo firmatario della mozione congressuale ("Per salvare i Ds, consolidare l'Ulivo e costruire un nuovo, unitario partito del riformismo socialista"), rappresentando la corrente più liberale, ulivista e a destra del partito, contro quelle di Giovanni Berlinguer, sostenuto principalmente dal "Correntone", e Piero Fassino, che risulterà vincente quest'ultimo con il 61,8% dei voti, mentre Morando, che proponeva un profondo rinnovamento del partito e l'apertura agli altri riformismi di matrice laica e cattolica, ottenne circa 10.000 voti, equivalenti al 4,1%, divenendo il leader dell'ala liberal dei DS.[1]

Presidente della Commissione Bilancio

[modifica | modifica wikitesto]

Rieletto per la quarta volta senatore alle elezioni politiche del 2006[9], nella circoscrizione Veneto come capolista de L'Ulivo (lista che univa i DS con La Margherita di Francesco Rutelli), aderisce all'omonimo gruppo parlamentare e fu presidente della 5ª Commissione Bilancio del Senato per tutto il corso della XV legislatura della Repubblica.[10]

Nel 2007 viene scelto come uno dei 45 membri del Comitato nazionale per il Partito Democratico che guida il processo di costituzione del nuovo partito. Alle elezioni primarie del PD nel 2007 sostiene il candidato segretario Walter Veltroni, e dopo la vittoria di Veltroni viene incaricato di redigere il programma elettorale del partito per le elezioni del 2008.[5]

Coordinatore del governo ombra del PD

[modifica | modifica wikitesto]

Dopo la sconfitta del PD alle politiche del 2008, dov'è stato nuovamente rieletto senatore della Repubblica nella circoscrizione Veneto[11], è stato nominato da Veltroni come membro del cosiddetto governo ombra del Partito Democratico, con l'incarico di Coordinatore, ruolo che ricopre dal 9 maggio 2008 al 21 febbraio 2009.[12]

Alle primarie del PD nel 2009 sostiene la mozione di Dario Franceschini, segretario uscente del PD e vicesegretario del PD sotto Veltroni, ma che risulterà perdente, arrivando secondo al 34,27% dei voti contro il 53,23% dei voti di Pier Luigi Bersani, ex ministro dello sviluppo economico nel secondo governo Prodi[13]. Successivamente alle primarie, Morando iniziò a sostenere l'allora sindaco di Firenze Matteo Renzi e il suo movimento dei rottamatori, partecipando ai convegni della Leopolda, appoggiando la sua mozione nelle primarie del centro-sinistra "Italia. Bene Comune"[14], del Partito Democratico del 2013 e del 2017.[1][15][16]

Nel 2010 firma un appello rivolto al segretario del PD Pier Luigi Bersani per posizionare il PD a favore del energia nucleare in modo trasversale.[17]

Viceministro dell'economia e delle finanze

[modifica | modifica wikitesto]

Dopo aver rinunciato a ricandidarsi alle elezioni politiche del 2013[1], con la caduta e fine del governo Letta per volere del neo-segretario del PD Renzi per diventare Presidente del Consiglio, e alla nascita del suo governo, il 28 febbraio 2014 viene nominato dal Consiglio dei Ministri viceministro dell'economia e delle finanze, affiancando il ministro Pier Carlo Padoan.[18][19]

A seguito delle dimissioni di Renzi da Presidente del Consiglio, per la bocciatura della riforma Renzi-Boschi al referendum costituzionale, il 29 dicembre 2016 viene confermato nel ruolo di viceministro dell'Economia e delle Finanze nel successivo governo presieduto da Paolo Gentiloni, mantenendo l'incarico fino al 1º giugno 2018.[20]

Fuori dal Parlamento

[modifica | modifica wikitesto]

Alle primarie del PD del 2019 sostiene la mozione dell'ex radicale Roberto Giachetti, candidatosi in extremis per rivendicare l'attività dei governi Renzi e Gentiloni e rilancia l'attività riformatrice del partito[21][22]; tuttavia vincerà le primarie con il 66% dei voti Nicola Zingaretti, presidente della Regione Lazio e candidato con la carriera amministrativa più lunga alle spalle, mentre Giachetti arriverà terzo, piazzandosi anche dopo il segretario uscente Maurizio Martina.[23]

Alle elezioni europee del 2019 viene candidato al Parlamento europeo, tra le liste del PD nella circoscrizione Italia nord-occidentale, ma senza successo visto che non viene eletto.[24]

Nel 2020, in occasione del referendum costituzionale sulla riduzione del numero dei parlamentari legato alla riforma avviata dal governo Conte I guidato dalla Lega assieme al Movimento 5 Stelle e concluso dal governo Conte II guidato dalla coalizione M5S e PD[25], annuncia di schierarsi per il Sì, in favore della linea ufficiale del suo partito.[26][27][28]

In vista dei referendum abrogativi sulla giustizia del 2022, promossi dalla Lega di Matteo Salvini e il Partito Radicale, si schiera per il "Sì" a tutti e cinque i quesiti, facendo parte della fronda nel PD a favore dei referendum assieme ai dirigenti di "Base riformista" di Lorenzo Guerini e "Giovani turchi" di Matteo Orfini.[29]

È sposato e ha due figli.[30]

  1. ^ a b c d e f Gabriella Colarusso, Morando, il consigliere di Renzi, lettera43.it, 17 ottobre 2013. URL consultato il 23 novembre 2014 (archiviato dall'url originale il 31 marzo 2014).
  2. ^ Governo e leva militare: il "comandante" Matteo Renzi esentato dal servizio, su Il Fatto Quotidiano, 3 marzo 2015. URL consultato il 21 agosto 2022.
  3. ^ Il documento, approvato dal Comitato regionale piemontese del PCI nel 1989, è reperibile presso gli archivi del Polo del '900 di Torino: cfr. qui e qui.
  4. ^ Enrico Morando, su treccani.it. URL consultato il 2 maggio 2019.
  5. ^ a b Marco Trabucco, Morando, l'irresistibile ascesa del quasi filosofo alessandrino, la Repubblica, 13 febbraio 2008, p. 7. URL consultato il 1º marzo 2014.
  6. ^ Senato del 27 marzo 1994 - Collegio Alessandria, su Archivio Storico delle Elezioni, Ministero dell'Interno. URL consultato il 1º marzo 2014.
  7. ^ Senato del 21 aprile 1996 - Collegio Alessandria, su Archivo Storico delle Elezioni, Ministero dell'Interno. URL consultato il 1º marzo 2014.
  8. ^ Senato del 13 maggio 2001 - Collegio Alessandria, su Archivo Storico delle Elezioni, Ministero dell'Interno. URL consultato il 1º marzo 2014.
  9. ^ Senato del 9 aprile 2006 - Regione VENETO - DEMOCRATICI DI SINISTRA, su Archivo Storico delle Elezioni, Ministero dell'Interno. URL consultato il 1º marzo 2014.
  10. ^ senato.it - Scheda di attività di Enrico MORANDO - XV Legislatura, su www.senato.it. URL consultato il 21 agosto 2022.
  11. ^ Senato del 13 aprile 2008 - Regione VENETO - PARTITO DEMOCRATICO, su Archivo Storico delle Elezioni, Ministero dell'Interno. URL consultato il 1º marzo 2014.
  12. ^ Governo ombra, tutti i nomi Corriere della Sera, su www.corriere.it. URL consultato il 21 agosto 2022.
  13. ^ Tommaso Labate, Bene Bersani, ora basta con gli accrocchi, in Il Riformista, 30 luglio 2009, p. 4. URL consultato il 13 novembre 2009.
  14. ^ Morando: perché a Renzi il ticket con Bersani non basta, Reset, 6 novembre 2012. URL consultato il 1º marzo 2014.
  15. ^ Morando: "Al Congresso del PD spero vinca Renzi", Il sito di Firenze, 21 aprile 2013. URL consultato il 1º marzo 2014.
  16. ^ Pd, padri nobili, ministri e governatori (quasi) tutti con Renzi: il "chi sta con chi" in vista del congresso, su la Repubblica, 24 febbraio 2017. URL consultato il 21 agosto 2022.
  17. ^ Nel Pd nasce l'ala pro-nucleare - Il Sole 24 ORE, su st.ilsole24ore.com. URL consultato il 25 settembre 2022.
  18. ^ Chi è Enrico Morando, viceministro dell’economia, Europa, 28 febbraio 2014. URL consultato il 1º marzo 2014 (archiviato dall'url originale il 1º marzo 2014).
  19. ^ Governo, via libera del Cdm a nomine: 35 sottosegretari e 9 viceministri, su la Repubblica, 28 febbraio 2014. URL consultato il 21 agosto 2022.
  20. ^ Governo Gentiloni, i sottosegretari sono gli stessi di Renzi. Solo un cambio De Filippo-Faraone tra Scuola e Salute, su Il Fatto Quotidiano, 29 dicembre 2016. URL consultato il 21 agosto 2022.
  21. ^ Incontro con Enrico Morando a sostegno di Roberto Giachetti, su PD. URL consultato il 17 febbraio 2021 (archiviato dall'url originale il 6 ottobre 2021).
  22. ^ Anna Ascani e Roberto Giachetti si candidano alle primarie del PD, su Il Post, 12 dicembre 2018. URL consultato il 17 febbraio 2021.
  23. ^ Assemblea Pd, Zingaretti proclamato segretario: "Serve un nuovo partito, deve cambiare tutto". Gentiloni eletto presidente. Il livetweet, su la Repubblica, 16 marzo 2019. URL consultato il 5 giugno 2024.
  24. ^ Maurizio Ribechini, Europee, ufficiali i 76 candidati del PD: ci sono anche Kyenge, Sassoli e Smeriglio, su it.blastingpop.com, BlastingPop, 11 aprile 2019. URL consultato il 16 aprile 2019 (archiviato dall'url originale il 15 aprile 2019).
  25. ^ La democrazia non è un costo, su Osservatorio Globalizzazione, 18 febbraio 2020. URL consultato il 16 febbraio 2021.
  26. ^ Referendum: un Sì da riformisti, su libertaeguale.it.
  27. ^ Claudio Bozza, Zingaretti: «Sì al referendum. Il Pd starà al governo finché farà cose utili al Paese», su Corriere della Sera, 9 luglio 2020. URL consultato il 16 febbraio 2021.
  28. ^ Elenco dei soggetti politici ai sensi dell’articolo 2 della delibera n. 52/20/CONS, su agcom.it. URL consultato il 17 febbraio 2021 (archiviato dall'url originale il 4 novembre 2020).
  29. ^ Cresce lo 'squadrone' dei dem per il sì ai referendum sulla giustizia. Tregua nel Pd, su la Repubblica, 19 maggio 2022. URL consultato il 21 agosto 2022.
  30. ^ Giorgio Dell'Arti, Massimo Parrini, Catalogo dei viventi, Venezia, Marsilio Editori, 2008, p. 1176

Altri progetti

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]
Controllo di autoritàVIAF (EN123575700 · ISNI (EN0000 0001 2105 7012 · SBN PARV146689 · LCCN (ENno2010104822