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Dialetto brigasco

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Brigasco
Brigašc
Parlato inItalia (bandiera) Italia
Francia (bandiera) Francia
Regionimaggioranza a Briga Marittima (Provenza-Alpi-Costa Azzurra) e a Briga Alta (Piemonte), minoranza a Triora in Liguria e Ormea in Piemonte
Locutori
Totale~200 lo parlano, ~500 lo capiscono
Tassonomia
FilogenesiLingue indoeuropee
 Italiche
  Romanze
   Galloromanze
    Ligure
     Intemelio
      Roiasco
       Brigasco
Statuto ufficiale
Ufficiale inriconosciuto come lingua minoritaria (come parte dell'occitano) dallo stato italiano e dalla regione Piemonte; riconosciuto come lingua minoritaria (come parte della lingua occitana) dallo stato francese
Codici di classificazione
ISO 639-1oc
ISO 639-2roa/oci
ISO 639-3lij (EN)
Linguasphere51-AAA-og
Distribuzione geografica del brigasco (Terra brigasca)
Il Brigasco nei confini anteriori al 1947
Parlate ligure in Francia e a Monaco

     + Figun (Alpes-Maritimes)

     + Figun (Var)

     Roiasco

     Tendasco (Roiasco)

     Brigasco (Roiasco)

     Monegasco

     Ligure coloniale (Bonifacio)

Il brigasco (nome nativo brigašc, in francese brigasque) è una varietà del dialetto roiasco, parlata nelle Alpi Liguri nella Terra Brigasca, a cavallo del confine italo-francese nella zona del Monte Saccarello.

Ambito geografico

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La zona di diffusione geografica della parlata brigasca (la cosiddetta Terra Brigasca) si estende sulle alte valli dei fiumi Roia, Tanaro e Argentina e comprende alcune località, divise tra Italia e Francia:

Parole in brigasco

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Occitano[1] Brigasco Ligure Piemontese Italiano
labrena labrena / cansëneštr labrena laberna, slèster salamandra
lhauç jlaus o žlaus lampu lòsna lampo
besson, gemel binèe binélu binel, bësson gemello
grolla causée/cuusée scarpa scarpa scarpa
faudilh, faudal fudìi scussà/fudà/faudà/fadó faudal grembiule
ren ren ninte-nièn-rèn pa nen, gnente niente
quauquarren cücren carcosa/caicherèn queicòs qualcosa
luenh lögn luntàn/lògni leugn, lontan lontano
a raitz arè de tüttu/ aréu dautut completamente
Deineal, Chalendas Dëneàa Denâ, deinà Dinial, Natal Natale
bealera beàa/bearera béu / beà bialera canaletto
agulha agüglia/agüya aguggia/aguglia uja, gucia ago
mai ciü - mai ciü pi, pu più
c(l)han, pl(h)an cian cian pian piano
fl(h)or sciu(u) sciùa/sciura fior fiore
cl(h)au ciau ciave ciav ['tʃaw] chiave
uelh ögl/öy öggiu/öju/ögliu euj occhio
pont pont punte/ponte pont ponte
pòrc porc porcu/ghin crin maiale
muralha, mur muragn meaia/müàglia/müragni muraja muro
escoba dëvìa spasuia/ràma ramassa, scoa scopa
sentièr dëraira senté/camin drera, senté sentiero
fea, feia fea pégua/ féa fèja pecora
abelha abeglia/abeya ava/ àve avija ape
aret aré mutòn/mautùn moton montone
volp, rainard vurp / rinard gurpe, vurpe vorp volpe
singlar sëngriée cinghiale singial cinghiale
ruaa ruà burgà borgià borgata
femna, molher femna muié/dona/femela fomna moglie
òme om maìu òm marito
marrit, chaitiu marì gramu gram cattivo

Classificazione linguistica

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Nella regione delle Alpi Liguri, le parlate liguri alpine si differenziano da quelle costiere per il mancato influsso del tipo genovese e per l'originale sviluppo di numerosi fenomeni fonetici e morfo-sintattici, che hanno conferito loro tratti maggiormente conservativi e specifici.

Questi tratti caratteristici (indebolimento delle vocali atone e finali, presenza della metafonesi) si conservano maggiormente in quelli che alcuni studiosi[2] preferiscono chiamare dialetti roiaschi, diffusi nell'alta e media valle del Roia (da Tenda e Briga Marittima fino a Olivetta San Michele), e che comprendono anche le parlate brigasche. Ciò detto, vi è la tesi che il dialetto brigasco possa appartenere al gruppo dei dialetti occitani. Per altri le affinità con l'occitano sono dovute a meri prestiti causati dalla contiguità territoriale dei due idiomi.

Tali dialetti si stemperano nel tipo ligure occidentale a mano a mano che ci si avvicina alla fascia costiera: il dialetto di Pigna in Val Nervia e quello di Triora in Valle Argentina, ad esempio, hanno conservato in tal senso soltanto alcune tracce, il primo per i continui contatti con Ventimiglia, il secondo in particolare perché Triora fu il capoluogo genovese della regione alpina interna, e subì di conseguenza un più netto influsso della parlata metropolitana.

In passato, in particolare in coincidenza della cessione di Briga e di Tenda alla Francia, nel 1947, era stata sostenuta l'attribuzione del brigasco e dei dialetti roiaschi al sistema dei dialetti occitani alpino-provenzali[3], mentre più recentemente in queste parlate è stata riconosciuta l'assoluta prevalenza di tratti fonetici, lessicali e morfologici di tipo ligure (Werner Forner[4], Jean-Philippe Dalbera[5] e Giulia Petracco Sicardi[6]).

Anche l'ipotesi di un'antica appartenenza di queste parlate al tipo provenzale, con successiva assunzione di tratti liguri, sostenuta in passato dall'antropologo Pierleone Massajoli[7] è stata ormai abbandonata: le parlate sono ormai da tempo considerate a tutti gli effetti di tipo ligure[8].

Classificazione legislativa in Francia

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In Francia non esiste classificazione legislativa.

Classificazione legislativa in Italia

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In Italia i dialetti di Briga Alta, Olivetta San Michele e delle frazioni Realdo, Verdeggia e Viozene sono stati dichiarati di parlata occitana[9] in base alla legge del 1999 in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche[10]: tale provvedimento attribuisce alle amministrazioni comunali la possibilità di dichiarare l'appartenenza delle popolazioni a un gruppo linguistico tra quelli riconosciuti come minoritari, con la possibilità quindi di accedere a particolari finanziamenti.[11]

  1. ^ Lorenzo Artusio, Piermarco Audisio, Gianni Giraudo, Eliano Macario, Disiounari Ousitan Roubilant - Roucavioun
  2. ^ Jean-Philippe Dalbera, "Le royasque: un ensemble dialectal aux confins de la langue d'oc et du ligurien", in J. Magail e J.P. Jaume (a cura di), Le site du Mont Bego de la protohistoire à nos jours. Actes du colloque de Nice (15-16 mars 2001), Nice 2005, pp. 135-144.
  3. ^ Werner Forner, "La fumée et le feu. À propos des tentatives de délimitation de l'aire occitane sud-orientale. Première partie: De 1850 à 1950", in P. Fabre (a cura di), Mélanges dédiés à la mémoire du Prof. Paul Roux, La Farlède (Association Varoise pour l'enseignement du provençal), 1995, pp. 155-180.
  4. ^ Werner Forner, "À propos du Ligurien Intémélien. La côte, l'arrière-pays", in Travaux du Cercle Linguistique de Nice, 7-8 (1985-1986), pp. 29-61; Werner Forner, "Areallinguistik I: Ligurien", in Lexikon der Romanistischen Linguistik (LRL), IV, Tübingen 1988, pp. 453-469; Werner Forner, "Géographie linguistique et reconstruction, à l'exemple du ligurien intémélien", in Actes du I Colloque International sur l'ancien provençal, l'ancien français et l'ancien ligurien, Nice sept. 1986 ("Bulletin du Centre de Romanistique et de Latinité Tardive"), Nice 1989, pp. 125-140; Werner Forner, "Fra Costa Azzurra e Riviera: tre lingue in contatto", in V. Orioles, Fiorenzo Toso (a cura di), Circolazioni linguistiche e culturali nello spazio mediterraneo. Miscellanea di studi, Recco 2008, pp. 65-90.
  5. ^ Jean-Philippe Dalbera, Les parlers des Alpes-Maritimes. Étude comparative. Essai de reconstruction. London 1994, Pubblicazione dell'Association Internationale d'Études Occitanes.
  6. ^ Giulia Petracco Sicardi, E. Azaretti, "Studi linguistici sull'anfizona Liguria-Provenza", in Dizionario Etimologico Storico Ligure, Alessandria 1989, a pp. 11-62, di Giulia Petracco Sicardi, Contributo alla definizione dell'anfizona Liguria-Provenza.
  7. ^ Pierleone Massajoli, è autore tra l'altro, con Roberto Moriani, di un Dizionario della Cultura Brigasca, I, Lessico, Alessandria 1991 (al quale ha fatto seguito nel 1996 il vol. II Grammatica).
  8. ^ La posizione del brigasco nel contesto ligure è accolta in tutte le principali pubblicazioni scientifiche: si veda ad esempio: M. Parry, M. Maiden (a cura di), The Dialects of Italy, London 1995, pp. 245-252; oppure la classificazione dei dialetti in Max Pfister, Lessico Etimologico Italiano. Supplemento bibliografico, Wiesbaden 2002: a p. 4: Ligure Alpino, comprende (citando solo quelle per le quali vi è documentazione accreditata) le parlate di Olivetta San Michele, Breglio/Breil-sur-Roya, Tenda/Tende e il brigasco, con le parlate di Morignolo/Morignole, Realdo, Verdeggia, Upega. Anche in area occitana si accetta normalmente questa classificazione: cfr. L. Revest, La langue d'oc ou langue occitane Archiviato il 18 gennaio 2012 in Internet Archive. (consultabile on-line: il saggio esclude l'intera val Roia dall'area occitana in quanto "Une autre langue se parle dans le département, le royasque dans ses variantes villagesises: dans la vallée del la Roya. Aussi appelé ligurien alpin ou intémélien alpin".
  9. ^ "Approvato all'unanimità dal Consiglio Provinciale di Imperia, un importante ordine del giorno presentato da molti consiglieri e che ha visto come primo firmatario-proponente, il Vice Presidente del Consiglio Marco Bertaina. L'ordine del giorno si riferisce all'unica minoranza linguistica presente sul territorio regionale ligure e la più piccola in Italia. La minoranza linguistica, che appartiene alla famiglia occitana, si presenta nel comune di Triora e più precisamente nelle frazioni di Realdo e Verdeggia, nella sua variante cosiddetta "brigasca"." "Il brigasco la lingua appartenente alla famiglia occitana valorizzata dalla provincia di Imperia", Genovapress, 15/07/2007
  10. ^ Legge n.482 del 15 dicembre 1999.
  11. ^ Fiorenzo Toso, "Il brigasco tra classificazione scientifica e manipolazioni politico-amministrative"', in Intemelion. Cultura e Territorio, 14 (2008), pp. 103-134; Fiorenzo Toso, "Alcuni episodi dell'applicazione delle norme di tutela delle minoranze linguistiche in Italia", in Ladinia 32 (2008), pp. 165-222.
  • (PDF) Fiorenzo Toso, Il brigasco e l'olivettese tra classificazione scientifica e manipolazioni politico-amministrative, in Intemelion. Cultura e territorio - Quaderno annuale di studi storici dell'Accademia di cultura intemelia, n. 14, anno 2008; consultabile online

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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