Carlo Buccarella

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Bruno Buccarella
NascitaSalonicco, 7 giugno 1896
MorteMonfalcone, 12 luglio 1916
Cause della morteMorto in combattimento
Dati militari
Paese servitoItalia (bandiera) Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
Reparto132º Reggimento fanteria "Lazio"
Anni di servizio1915-1916
GradoSottotenente di complemento
GuerrePrima guerra mondiale
Decorazionivedi qui
Studi militariRegia Accademia Militare di Fanteria e Cavalleria di Modena
dati tratti da Le Medaglie d’oro al Valore Militare dal 1915 al 1916 [1]
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Bruno Danero (Salonicco, 7 giugno 1896Monfalcone, 12 luglio 1916) è stato un militare italiano insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della prima guerra mondiale.

Nacque a Salonicco, Grecia, il 7 giugno 1896, all'interno di una famiglia pugliese emigrata per lavoro, figlio di Francesco e di Antonietta Grasso.[2] In tenera età seguì il padre, imprenditore edile, a Smirne dove effettuò gli studi conseguendo il diploma di ragioniere presso la scuola italiana tecnico-commerciale.[2] Alla dichiarazione di guerra all'Impero austro-ungarico rientrò subito in Patria arrivando in Italia, e nel novembre 1915 ottenne di essere ammesso al corso per allievi ufficiali di complemento presso la Regia Accademia Militare di Fanteria e Cavalleria di Modena.[2] Nominato aspirante ufficiale nel marzo 1916 venne assegnato al 132º Reggimento fanteria della brigata Lazio che, fin dallo scoppio delle ostilità era schierata nel settore della testa di ponte di Gorizia.[2] Raggiunto il reggimento in linea, ed assegnato alla 6ª Compagnia, prese parte alle operazioni di attacco a sorpresa contro le posizioni del Monte San Michele.[2] Il 12 maggio, alla testa del suo plotone, partecipò alla conquista di un importante tratto di linea per cui ebbe un encomio solenne. Promosso sottotenente, alla fine di giugno fu inviato sulle posizioni italiane alle Cave di Selz, presso Monfalcone, dove il nemico aveva costruito delle trincee fortemente presidiate, che impedivano ai reparti italiani di progredire e che bisognava assolutamente conquistare.[3] Il 29 giugno vi fu un attacco agli apprestamenti difensivi a sbarramento di un valloncello verso il Monte San Michele, ed alla testa del suo plotone giunse per primo nella trincea avversaria catturandone il presidio.[3] Il 1º luglio, durante un violento contrattacco avversario, mentre in piedi sulla trincea, dirigeva il fuoco dei suoi soldati cadde mortalmente ferito.[3] Insignito di due medaglie d'argento al valor militare esse, con Regio Decreto dell'8 gennaio 1922, furono tramutare nella medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[3]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Volontario di guerra, di fronte al nemico dimostrò sempre sereno coraggio, cosciente spirito di abnegazione, fiducia in sè e nei propri uomini. Alla testa del suo reparto, animandolo con le parole e con l’esempio, si portò alla conquista di una trincea avversaria, ove giunse per primo, facendone prigionieri i difensori. Continuò la sua opera con fede e coraggio mirabili, respingendo parecchi furiosi attacchi nemici. Ferito gravemente, manteneva fermo contegno incurante del dolore che lo straziava e fiero del dovere compiuto. Moriva in seguito alla ferita riportata, non senza prima avere esortati i suoi soldati alla lotta, gridando: “Coraggio! Viva l’Italia ! “. Fulgido esempio di eroismo e di alte virtù militari. Cave di Selz, 29 giugno–1º luglio 1916 .[4]»
— Regio Decreto 8 gennaio 1922.
  • Luigi Cadorna, La guerra alla fronte italiana. Vol. 2, Milano, Fratelli Treves editori, 1921.
  • Gaetano Carolei, Guido Greganti e Giuseppe Modica, Le Medaglie d’oro al Valore Militare dal 1915 al 1916, Roma, Tipografia regionale, 1968, p. 222.
  • Alberto Cavaciocchi, Gli italiani in guerra, Milano, Ugo Mursia Editore s.r.l., 2014.
  • Massimo Coltrinari e Giancarlo Ramaccia, 1916. L'anno d'angoscia: Dalla spedizione punitiva alla presa di Gorizia. Le spallate sull'Isonzo, Roma, Edizioni Nuova Cultura s.r.l., 2018.

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