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Commedia di mezzo

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La commedia di mezzo (detta anche "commedia mese", dal greco antico μέση, ossia "di mezzo") è quella che temporalmente si situa tra il Pluto di Aristofane e il Misantropo di Menandro nel mondo greco (IV–III secolo a.C.), cioè tra la commedia antica e la commedia nuova[1].

Definizione e conservazione

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Non si è conservata alcuna opera completa della commedia di mezzo, ma solo 607 frammenti di 57 poeti[2], 365 dei quali sono di Antifane di Rodi, il maggiore esponente[3]. Altri autori sono Alessi e Anassandride[4], oltre Epigene di Atene, i cui frammenti sono stati raccolti da Meineke[5] e Kock[6].

La principale fonte di brani sulla commedia di mezzo è Ateneo di Naucrati, che ne cita numerosi frammenti nei suoi Deipnosophistai.

La principale caratteristica della mese[7] è la messa in pratica dei cambi scenici (che Aristofane cominciò a eseguire e che in Menandro sono già notevoli), nonché la diminuzione dell'importanza delle parti liriche (ossia i cori)[8].

Per quanto riguarda i testi delle commedie, è data grande importanza alla vita quotidiana della società, mettendo da parte la politica, argomento molto comune nella commedia antica, nella quale, come noto, accanto a personaggi immaginari, erano spesso messi in scena (e sbeffeggiati) personaggi reali della vita politica e sociale della città, come Cleone, Socrate, Euripide nelle commedie di Aristofane che si sono conservate. Nella commedia di mezzo invece i personaggi sono sempre immaginari e raggiungono una certa tipizzazione (il vecchio scorbutico, il giovane amante, lo schiavo astuto e altri).[9].

Un'altra caratteristica molto comune nella commedia di mezzo è la parodia di episodi famosi della mitologia, ovviamente con un occhio particolare al loro trattamento nella tragedia attica, in special modo in Euripide.

  1. ^ The Oxford Handbook of Greek and Roman Comedy, a cura di M. Fontaine-A. C. Scafuro, Oxford, University Press, 2014, p. 668.
  2. ^ The Oxford Handbook of Greek and Roman Comedy, a cura di M. Fontaine-A. C. Scafuro, Oxford, University Press, 2014, p. 689.
  3. ^ PCG, vol. II.
  4. ^ Anch'essi, come Antifane, in PCG, vol. II.
  5. ^ vol. iii. p. 537 ; comp. Polluce vii. 29; Ateneo. iii. p. 75, c., ix. p. 384, a., xi. pp. 469, c., 474, a;, 480, a., 486, c., 502, e. (citato da Elder)
  6. ^ Theodor Kock, Comicorum Atticorum Fragmenta, vol.2, p.416-419
  7. ^ Sulla quale si veda l'ormai imprescindibile H. G. Nesselrath, Die attische mittlere Komodie, Berlin, De Gruyter, 1990.
  8. ^ Platonio, Perì diaphorâs kōmōidiôn, I, 29-31 Koster.
  9. ^ Platonio, Perì diaphorâs kōmōidiôn, I, 16-18 e III, 7-8 Koster.
  • (DE) H. G. Nesselrath, Die attische mittlere Komodie, Berlin, De Gruyter, 1990.

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