Colonna Italiana
Colonna Italiana | |
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Descrizione generale | |
Attivo | 17 agosto 1936 - giugno 1937 |
Nazione | Spagna |
Servizio | Esercito Popolare Repubblicano Brigate Internazionali |
Tipo | Battaglione di fanteria |
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La Colonna italiana (meglio conosciuta come Colonna Rosselli o Sezione Italiana della Colonna Ascaso), è stata una delle prime unità di volontari stranieri che hanno combattuto nella guerra civile spagnola contro i nazionalisti in difesa della legalità repubblicana, era costituita da elementi di Giustizia e Libertà, anarchici e altri elementi antifascisti.
A seguito della costituzione del Battaglione Garibaldi, si è progressivamente integrata in quest'ultima formazione, sino alla formale soppressione, avvenuta nel giugno 1937.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]L'atto costitutivo della Colonna italiana è stipulato a Barcellona il 17 agosto 1936, da Carlo Rosselli, Mario Angeloni, e Camillo Berneri. Nella “Colonna Italiana Rosselli” ci sono anche Umberto Marzocchi Giuseppe Bifolchi e Antonio Cieri. La colonna annovera tra i 50 e i 150 uomini, reclutati dal movimento Giustizia e Libertà e dal Comitato Anarchico Italiano Pro Spagna fra gli esuli italiani in Francia del regime fascista di Mussolini, cui si aggiunsero anche alcuni svizzeri del Canton Ticino[1].
Dopo un breve addestramento alla caserma Pedralbes (poi caserma Bakunin), la colonna si unisce alla spagnola Divisione libertaria Francisco Ascaso, anarco-sindacalista, di cui diviene la sezione italiana ed è subito impiegata nella offensiva di Huesca e nella battaglia del Monte Pelato, al comando di Mario Angeloni.
Il 28 agosto avviene il primo scontro con i nazionalisti nella battaglia del Monte Pelato, nella quale Angeloni è ferito gravemente e muore in ospedale a Sariñena. Il comando della colonna è assunto da Carlo Rosselli, con Giuseppe Bifolchi vicecomandante.
Alla metà di settembre il fronte si attesta attorno a Huesca. Contemporaneamente, Rosselli propone all'ex segretario del PRI, Randolfo Pacciardi, ufficiale decorato nella prima guerra mondiale, la formazione di una Legione antifascista italiana sotto il patronato politico dei partiti socialista, comunista e repubblicano e con il concorso delle organizzazioni aderenti al comitato italiano pro Spagna. Il 26 ottobre successivo, Pacciardi firma a Parigi l'accordo per la formazione del Battaglione Garibaldi e la progressiva confluenza in esso di tutte le formazioni di volontari italiani. In un discorso alla radio di Barcellona il 13 novembre 1936[2], Rosselli pronuncia la frase che poi sarà il motto degli antifascisti italiani: "Oggi qui, domani in Italia".
Successivamente sorsero contrasti all'interno della Colonna Italiana per l'opposizione della maggioranza anarchica alla nomina ad ufficiale dell'antifascista cattolico Ottorino Orlandini. Ciò condusse all'uscita della componente minoritaria di Giustizia e Libertà, dei repubblicani e dei comunisti e alla nascita del Battaglione Matteotti; il 6 dicembre 1936 Carlo Rosselli rassegnò le dimissioni dal comando della formazione[3]. La Colonna Italiana rimase quindi sotto il controllo degli anarchici, al comando di Giuseppe Bifolchi. Il Matteotti il 30 aprile 1937 confluirà nel Battaglione Garibaldi, che in conseguenza di ciò si costituì in Brigata, mentre le sue compagnie furono elevate al rango di battaglione.
Il 13 aprile 1937 gli ultimi combattenti arruolati nella Colonna Italiana tentano di espugnare il difficile sito di Carrascal di Huesca; in questi combattimenti cade Antonio Cieri capo della squadra dei “bomberos”, da lui appositamente addestrata per l'assalto. Fra i combattenti italiani ci sono Etrusco Benci[4], Pietro Fancelli[4], Mario Traverso, Giuseppe Fusero[5], Pasquale Fioravanti[6] e Camillo Lanzilotta[4] (nome di battaglia Lancillotto o Nathan).
Nel mese di giugno 1937, Bifolchi lascia la Spagna per raggiungere Parigi, e la Colonna è formalmente soppressa.
I militanti
[modifica | modifica wikitesto]- Mario Angeloni, repubblicano, ufficiale della "colonna italiana", caduto nella battaglia del Monte Pelato.
- Dante Armanetti, anarchico, partigiano durante la Resistenza italiana.
- Libero Battistelli, ferito a Huesca e morto sei giorni dopo a Barcellona.
- Etrusco Benci, repubblicano, internato nel campo francese di Argelès.
- Camillo Berneri, intellettuale anarchico, ucciso a Barcellona da membri del NKVD il 5 maggio 1937.
- Giuseppe Bifolchi, anarchico, internato in Francia, poi confinato a Ventotene, partigiano durante la Resistenza italiana.
- Antonio Cieri, anarchico, caduto a Huesca il 7 aprile 1937.
- Pietro Fancelli, trotskista, ferito in battaglia nel maggio 1937.
- Federico Fontanive, anarchico, internato alle Isole Tremiti.
- Aldo Garosci, Giustizia e Libertà, ferito in battaglia al Monte Pelato[7].
- Settimo Guerrieri, anarchico, internato in Francia, partigiano nella Resistenza francese.
- Umberto Marzocchi, anarchico, poi arruolato nella Legione straniera e partigiano nella Resistenza francese.
- Ottorino Orlandini, antifascista cattolico, internato in Francia, partigiano durante la Resistenza italiana nelle formazioni militari del Partito d'Azione.
- Carlo Rosselli, già fondatore del movimento Giustizia e Libertà, e combattente al Monte Pelato, ucciso il 9 giugno 1937 a Bagnoles-de-l'Orne da una formazione della destra francese filofascista.
- Luigi Trapasso, detto "orsetto", pittore e anarchico originario di Lucoli, si recò in Francia nel 1922 per partecipare alle iniziative degli anarchici, tra i primi volontari arrivati in Spagna, morì crivellato nel 1937 sulla strada di Jaca (Huesca) mentre incitava i compagni a nascondersi dall'aviazione nemica.
Su Il Risveglio anarchico scrissero di lui:
«Egli fu una delle più belle figure di combattenti della Sezione Italiana e più tardi del Battaglione Italiano, appartenente alla Divisione Ascaso, l'eroica [...] Rosselli affidò a Gigi Evangelisti ed a lui una centuria appartenente alla mia colonna che agiva al centro di Almudevar; erano giovani catalani arrivati da Barcellona, ardimentosi ma inesperti alla guerra. Gigi ed Orsetto li portarono nel miglior modo possibile all'attacco. Li trovai negli oliveti, dov'era impossibile mantenersi in piedi tanto il fuoco era serrato. Orsetto imperterrito vi si manteneva ugualmente, impartendo ordini e consigli a destra e sinistra [...] Di bassa statura, paffuto, sempre roseo e gaio come un bambino, era amato da tutti noi. Se la sua cultura era mediocre, aveva invece un ottimo senso pratico delle cose e disimpegnava le mansioni affidategli con cura ad ardimento [...] Lo vidi l'ultima volta al Carascal di Huesca alla vigilia della sua morte. Chissà perché non mi sembrava più Orsetto. Girava e rigirava da un albero all'altro, a qualche metro dalla prima linea, senza muovere parola. Si sarebbe detto che grandi preoccupazioni attraversavano il suo cervello; forse un presentimento crudele gli faceva intuire la sua fine imminente. Povero Orsetto! Dopo inaudite sofferenze in Italia e soprattutto in Francia, dove aveva trascorso diversi mesi nelle carceri, non senza avere subito delle grandi sevizie, doveva cadere eroicamente, per la nobile causa del proletariato spagnuolo.»
- Mario Traverso, anarchico, poi capitano nel battaglione Garibaldi, due volte ferito, caduto il 16 febbraio 1938 in Estremadura.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ In difesa della democrazia: i volontari ticinesi che lottarono contro il fascismo in Spagna Template:Url=https://www.varesenews.it/2021/09/difesa-della-democrazia-volontari-ticinesi-lottarono-fascismo-spagna/1382810/
- ^ Il discorso di Rosselli su Romacivica.net Archiviato il 29 settembre 2007 in Internet Archive.
- ^ LA RISVEGLIA/Dal 17 luglio 1936 alla battaglia di monte Pelato, su geocities.com. URL consultato il 26 ottobre 2009 (archiviato dall'url originale il 26 ottobre 2009).
- ^ a b c LA RISVEGLIA/Etrusco Benci, su geocities.com. URL consultato il 29 ottobre 2011 (archiviato dall'url originale il 30 agosto 2009).
- ^ LA RISVEGLIA/Etrusco Benci (appendice), su geocities.com. URL consultato il 29 ottobre 2011 (archiviato dall'url originale il 26 agosto 2005).
- ^ LA RISVEGLIA/Dai "fatti di maggio" ai campi della miseria e della fame, su geocities.com. URL consultato il 29 ottobre 2011 (archiviato dall'url originale il 7 luglio 2009).
- ^ Biografia Aldo Garosci
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Enrico Acciai, Antifascismo, volontariato e guerra civile in Spagna. La Sezione Italiana della Colonna Ascaso, Milano, Unicopli, 2016, ISBN 978-88-400-1875-1.
- Sandro Attanasio, Gli italiani e la guerra di Spagna, editore Mursia
- Giulia Canali, L'antifascismo italiano e la guerra civile spagnola, Manni
- Giuseppe Cordedda, Guerra di Spagna: 100/17 alzo zero Chiarella 1996
- Aldo Garosci, Gli intellettuali e la guerra di Spagna pubblicato 1959 Einaudi
- Aldo Garosci, Umberto Marzocchi, Carlo Rosselli, Giustizia e libertà nella lotta antifascista e nella storia d'Italia, La Nuova Italia, 1978
- Luigi Longo, Le brigate internazionali in Spagna, Roma, Editori Riuniti, 1956
- Nanda Torcellan, Enzo Collotti, Gli italiani in Spagna: bibliografia della guerra civile spagnola, FrancoAngeli, 1988
- Pietro Nenni, Spagna, Milano, Edizioni Avanti, 1958
- Carlo Rosselli, Oggi in Spagna domani in Italia, Einaudi, 1967
- Gabriele Ranzato, Rivoluzione e guerra civile in Spagna 1931-1939, Torino, Loescher, 1975
- Giovanni Villella, Rivoluzione e guerra di Spagna: (1931-1939), Gesualdi, 1971
- Umberto Marzocchi, Carlo Rosselli e gli anarchici, Venezia, la Nuova Italia, 1978
- Umberto Marzocchi, La guerra civile spagnola, Ferrara, Consiglio provinciale federativo della Resistenza, 1962
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]- Associazione Italiana Combattenti Volontari Antifascisti di Spagna
- Battaglione Garibaldi
- Brigate Internazionali
- Battaglia del Monte Pelato
- Brigate Giustizia e Libertà
- Battaglione Matteotti
- Oggi in Spagna, domani in Italia
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Le quattromila biografie dei combattenti italiani, su aicvas.org. URL consultato il 12 giugno 2013 (archiviato dall'url originale il 16 agosto 2013).
- I caduti italiani per la Repubblica di Spagna, su originifamiglialue.ch. URL consultato il 15 luglio 2016 (archiviato dall'url originale il 27 agosto 2016).