Il conte di Montecristo: differenze tra le versioni

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'''''Il conte di Montecristo''''' (''Le Comte de Monte-Cristo'') è un romanzo di [[Alexandre Dumas padre|Alexandre Dumas]], scritto in collaborazione con [[Auguste Maquet]], la cui pubblicazione a puntate iniziò nel 1844. È parzialmente ispirato a fatti reali, presi a prestito dalla biografia di [[Pierre Picaud]]. Il libro racconta come, al debutto del regno di [[Luigi XVIII]], il 24 febbraio 1815, il giorno in cui [[Napoleone Bonaparte]] abbandona l'[[isola d'Elba]], [[Edmond Dantès]], un giovane marinaio di diciannove anni, primo ufficiale di bordo della nave commerciale ''Le Pharaon'', sbarca a [[Marsiglia]] per fidanzarsi il giorno successivo con Mercedes, una bella donna catalana. Tradito da amici gelosi, egli è denunciato come cospiratore "bonapartista" e rinchiuso in una cella del [[Castello d'If]], al largo di Marsiglia. Dopo quattordici anni, prima ridotto alla solitudine e alla più nera disperazione e poi rigenerato e istruito in segreto da un compagno di prigionia, l'[[abate Faria]], Dantès riesce a evadere: prende possesso d'un tesoro nascosto sull'[[isola di Montecristo]], del quale l'abate, prima di morire, gli aveva rivelato l'esistenza. Ormai ricco e potente, Dantès si fa passare per diversi personaggi: l'abate Busoni, Lord Wilmore e, infine, il conte di Montecristo. Attraverso queste tre identità, il protagonista consuma metodicamente la propria vendetta, ripagando i propri nemici - quelli che lo hanno accusato a torto e fatto imprigionare - della loro stessa moneta, intromettendosi nelle loro vite, fingendosi amico e distruggendole dall'interno come in una sorta di contrappasso dantesco, mentre garantisce la felicità e la libertà a quei pochi che gli son restati fedeli.<ref>https://biblioteche.unicatt.it/milano-Catalogo_mostra_Conte_Montecristo.pdf</ref>


Questo romanzo, assieme a ''[[I tre moschettieri]]'', è una delle due opere più conosciute di Dumas sia in Francia che in Italia e nel mondo. Fu prima pubblicato in [[Romanzo d'appendice|feuilleton]] sul ''[[Journal des débats]]'' dal 28 agosto al 19 ottobre 1844 (1ª parte), dal 31 ottobre al 26 novembre 1844 (2ª parte), poi dal 20 giugno 1845 al 15 gennaio 1846 (3ª parte).
'''''Il conte di Montecristo''''' (''Le Comte de Monte-Cristo'') è uno dei più famosi [[romanzo d'appendice|romanzi d'appendice]] attribuiti ad [[Alexandre Dumas (padre)|Alexandre Dumas]]<ref>Infatti, secondo una diffusa tradizione letteraria partita dalla [[Francia]] (in particolare dalla penna di [[Eugène de Mirecourt]]), mutuata in [[Italia]] e oggetto di una nota [[polemica]] fra [[Alexandre Dumas (padre)|Dumas]] e [[Francesco De Sanctis]], il vero autore dell'opera sarebbe stato [[Pier Angelo Fiorentino]]. Cfr. [[Benedetto Croce|B. Croce]], ''Alessandro Dumas a Napoli'', in ''[[Uomini e cose della vecchia Italia]]'', s. II, [[Casa editrice Giuseppe Laterza & figli|Laterza]], Bari 1927, specie pp. 360-362, che la ritenne comunque una [[leggenda]], tenendo conto anche della congrua smentita dello scrittore francese. Il tema è ricordato da ultimo nell'articolo di [http://www.ilgiornale.it/cultura/la_vera_storia_conte_montecristo/09-07-2010/articolo-id=459604-page=0-comments=1 L. Croci, ''La vera storia del Conte di Montecristo'', in «Il Giornale» del 09 luglio 2010]</ref>. Considerata la sua opera migliore insieme alla trilogia dei moschettieri (comprendente ''[[I tre moschettieri]]'', ''[[Vent'anni dopo]]'', ''[[Il visconte di Bragelonne]]''), fu completata nel [[1844]] e pubblicata nei due anni successivi come una serie in 18 parti.


La storia è ambientata in [[Italia]], in [[Francia]] e nelle isole del [[Mediterraneo]], durante gli anni tra il [[1815]] ed il [[1838]] (dalla fine del regno di [[Napoleone Bonaparte|Napoleone I]] al regno di [[Luigi Filippo di Francia|Luigi Filippo]]). I principali temi trattati riguardano la [[giustizia]], la [[vendetta]], il [[perdono]] e la [[misericordia]].
La storia è ambientata tra l'[[Italia]], la [[Francia]] e alcune isole del [[Mar Mediterraneo]], durante gli anni tra il 1815 ed il 1838 (dall'esordio del regno di [[Luigi XVIII di Francia|Luigi XVIII di Borbone]] al regno di [[Luigi Filippo di Francia|Luigi Filippo d'Orléans]]). Romanzo dalla forte valenza emotiva, oltre che affresco della storia francese ed europea del XIX secolo, da 180 anni non ha mai smesso di appassionare e avvincere i lettori.


== Trama ==
== Trama ==
{{vedi anche|Trama de Il conte di Montecristo}}
=== Da marinaio a prigioniero ===
==== Lo sbarco ====
=== Il complotto ===
[[Marsiglia]], [[1815]]: anno della [[Restaurazione francese|Restaurazione Borbonica]]. Edmond Dantès è un giovane [[marinaio]] della [[nave mercantile]] ''Pharaon'' che sta per essere promosso a [[capitano]], oltre che a essere in procinto di sposarsi con l'amata fidanzata [[#La famiglia Morcerf|Mercédès]]. Mosso dall'invidia, [[#La famiglia Danglars|Danglars]], scrivano della nave e aspirante da lungo tempo alla nomina di capitano, organizza una trappola per incastrare Edmond e strappargli, così, l'agognata promozione.
[[24 febbraio]] [[1815]]: [[Edmond Dantès]], [[marinaio]] diciannovenne a bordo della [[nave#Navi mercantili|nave mercantile]] ''Pharaon'', ritorna a casa a [[Marsiglia]]. All'arrivo incontra il suo [[armatore]], il signor Pierre Morrel, a cui comunica la morte del precedente capitano ed amico Leclérc. Nonostante il momento di lutto, Morrel fa capire a Edmond che il ruolo del defunto sarà presto suo, essendo onesto e bravo, cosa che aveva già dimostrato a bordo del ''Pharaon'' durante il viaggio, capitanando la nave in quanto secondo. Spinto dalle insinuazioni dettate dal feroce odio di Danglars, scrivano della nave, Morrel domanda a Dantès perché aveva fatto fermare la nave all'[[isola d'Elba]]. Edmond racconta come dovesse consegnare un plico al gran Maresciallo Bertrand, eseguendo le ultime volontà del capitano Leclérc, e come in quell'occasione avesse scambiato due parole con [[Napoleone Bonaparte|Napoleone]]. Come si verrà a sapere in seguito, poi, durante l'incontro con il gran Maresciallo Edmond riceve l'ordine di portare una lettera confidenziale ad un uomo a [[Parigi]], con l'assicurazione che il suo contenuto è inoffensivo. Morrel è soddisfatto della risposta, anche se teme, e glielo riferisce, che gli incontri fatti sull'[[isola]] potrebbero causare dei guai al giovane. Riconfermando nuovamente la promessa del suo prossimo incarico di capitano, Morrel lascia che Edmond torni a terra per incontrare il padre Louis e la sua futura sposa, la [[Catalogna|catalana]] Mercédès.


Con la complicità di [[#La famiglia Morcerf|Fernand Mondego]] (cugino di Mercédès e dichiaratamente innamorato di lei, seppur respinto) e [[#Altri personaggi importanti|Gaspard Caderousse]] (invidioso vicino di casa di Dantès), Danglars scrive una lettera anonima, dove denuncia Edmond accusandolo di essere un agente [[Bonapartismo|bonapartista]]. La missiva finisce nelle mani del sostituto procuratore del re e [[magistrato]] pubblico [[#La famiglia Villefort|Gérard de Villefort]]. Quest'ultimo, desideroso di mostrarsi degno di entrare a far parte della ricca famiglia dei marchesi di Saint-Méran (filo monarchici) per poterne sposare la figlia Renée, e allo stesso tempo proteggere il proprio padre (attivo bonapartista), manifesta una particolare inflessibilità contro Dantès (nonostante sia consapevole della sua innocenza ed estraneità alle accuse) ed emette contro di lui un ordine di arresto.
==== Il ritorno a casa ====
La prima visita di Edmond è per il vecchio padre, che ritrova dimagrito e senza soldi nella sua piccola camera: infatti l'anziano si era incaricato di saldare il [[debito]] con il vicino di casa Gaspard Caderousse, e le finanze rimaste gli erano bastate appena per sopravvivere. Edmond rimprovera affettuosamente il padre, gli offre subito i pochi beni che ha "contrabbandato" oltre la dogana (piccole quantità di caffè, tabacco e altri generi di conforto) e gli mostra i soldi guadagnati con il viaggio, assicurandolo che con essi e i futuri compensi da capitano non vi saranno più problemi economici. In quel momento entra il [[sarto]] Caderousse, che nonostante i complimenti affettuosi a Edmond, non riesce a celare del tutto l'invidia del benessere del vicino e la cupidigia per i denari che gli vede in possesso.


=== La prigionia ===
Una volta che Dantès esce per recarsi ai ''Catalani'', il villaggio spagnolo, e riabbracciare l'amata Mercédès, Caderousse e Danglars si incontrano, e parlando mostrano il loro odio per Edmond, augurandosi di tutto cuore che la sua fortuna termini al più presto.
{{doppia immagine|right|Monte-Cristo if castle - marseille France by JM Rosier.JPG|275|Facial pic of If castle.jpg|170|A sinistra veduta della prigione-fortezza nota come il ''Castello d'If''; a destra la facciata della prigione.}}


Edmond Dantès viene arrestato e condotto nottetempo nella prigione del [[Castello d'If]] dove, per la gravità del reato imputatogli, è condannato a trascorrere il resto della vita. Proprio quando le speranze di tornare libero svaniscono, vi fa la conoscenza di un altro prigioniero, l'[[abate Faria]]<ref name= Faria>Curioso notare come la traduzione italiana di [[#Tagli e censure nella traduzione di Emilio Franceschini|Emilio Franceschini]], per molto tempo la più diffusa in Italia, abbia omesso in tutto il testo il termine "abate" associato a Faria, attribuendogli invece il laico titolo di "scienziato". Il solo abate presente nella suddetta traduzione è quello interpretato da Edmond Dantés: l'abate Busoni.</ref>, che da anni sta scavando un tunnel sotterraneo, nella speranza che possa condurlo fuori dalla fortezza.
Nel contempo Edmond si è recato ai ''Catalani'' dove incontra Mercédès e suo cugino Fernand Mondego (pure lui [[catalogna|catalano]]), il quale non riesce a trattenere la sua rabbia verso il francese che ha rubato il [[cuore]] della sua amata. Mercédès, infatti, ha respinto di nuovo la sua richiesta di matrimonio, ribadendo la fortissima amicizia che li lega, ma negando di amare altri fuorché Dantès.


Edmond decide di aiutare l'anziano, il quale - per contro - aiuta Dantès a fare luce sugli eventi che lo hanno condotto in prigione. Consapevole di essere stato vittima di un complotto, Edmond giura di vendicarsi di tutti quelli che lo hanno incastrato. In attesa di realizzare il suo piano si fa istruire da Faria in varie discipline, dall'[[economia]] alla [[matematica]], dalle lingue straniere alla filosofia, almeno fino a quando l'anziano abate viene colpito da una serie di [[Ictus|attacchi apoplettici]] che lo portano alla morte.
Mentre i due innamorati passeggiano lungo il promontorio, tre uomini si incontrano; le fortune del protagonista, infatti, non passano inosservate a tre "amici" di Dantès che stavano bevendo nelle vicinanze, all'[[osteria]] della ''Riserva'': il pescatore Fernand, a cui ha sottratto l'amore di Mercédès, l'invidioso Caderousse e Danglars, che farebbe di tutto affinché il comando del ''Pharaon'' non andasse all'odiato Edmond.


Tuttavia, prima di morire e conscio della bontà d'animo di Dantès, gli rivela l'esatta ubicazione di un tesoro nascosto nell'[[isola di Montecristo]]. Dantès vede nella morte di Faria l'unica occasione concreta per fuggire e così si sostituisce a lui all'interno del sacco in cui il vecchio era stato messo per la sepoltura. Gettato in mare (il "cimitero" del Castello d'If), Dantès riesce a liberarsi del sacco e a trarsi in salvo sull'[[Arcipelago delle Frioul|isola di Tiboulen]].
==== La lettera ====
Mentre Edmond e Mercédès si allontanano, Danglars stuzzica il giovane Fernand sul [[matrimonio]] tra i due, mentre Caderousse, alticcio, segue la conversazione con vago interesse. Danglars nasconde ai due amici la sua invidia per la promozione a [[capitano]] di Dantès, sottolineando il fatto di non voler fare del male al suo futuro superiore, ma di essere dispiaciuto per la situazione di Mondego. Così i due, quasi per scherzo, arrivano a concludere che la soluzione migliore sarebbe mandare Edmond in prigione per lungo tempo, allontanandolo così da Mercédès senza ucciderlo. Sempre con fare scherzoso Danglars, a conoscenza del fatto che all'[[Isola d'Elba|Elba]] Edmond avesse ricevuto una lettera da recapitare in [[Francia]], si fa portare carta e penna e scrive, con la sinistra per modificare la propria [[calligrafia]], una lettera anonima che denuncia Edmond come agente bonapartista.


=== La vendetta ===
{{quote|Il signor procuratore del re è avvisato, da un amico del [[trono]] e della [[religione]], che tale Edmond Dantès, comandante in seconda del ''Pharaon'', giunto stamani da [[Smirne]] dopo aver toccato [[Napoli]] e [[Portoferraio]], è stato incaricato da Murat di consegnare una lettera per l'[[Napoleone Bonaparte|usurpatore]], e dall'usurpatore di consegnarne un'altra per il comitato bonapartista di [[Parigi]].<br>Si avrà la prova del suo crimine arrestandolo, perché si troverà tale lettera o su di lui o in casa di suo padre o nella sua cabina a bordo del ''Pharaon''.<ref>Alexandre Dumas, ''Il conte di Montecristo'', traduzione di Lanfranco Binni, Garzanti, Milano, 2011, p. 33.</ref>}}
[[File:Montecristo islet.jpg|thumb|right|L'isola di Montecristo vista dal suo lato nord.]]
Finalmente libero, dopo 14 anni di prigionia, e trovatosi in possesso di un'immensa fortuna grazie al ritrovamento del tesoro, dal valore inestimabile, indicatogli da Faria, Dantès si costruisce una nuova identità e, sotto le mentite spoglie del ''Conte di Montecristo'', ritorna a Marsiglia per attuare il piano di vendetta. Qui assume una serie di [[#Edmond Dantès e i suoi travestimenti|identità diverse]], come quella dell'abate Busoni - con cui fa visita a Caderousse e da cui si fa raccontare i dettagli del complotto, della morte del padre, del destino dell'amata Mercédès e delle vicende degli altri congiurati - e quelle del nobile inglese Lord Wilmore e di Sinbad il marinaio, attraverso cui compie buone azioni nei confronti di coloro che gli sono sempre stati leali.


Eppure solo a distanza di 10 anni dal suo ritorno a Marsiglia, passati a consolidare la sua presenza presso coloro di cui vuole vendicarsi, Dantès decide di attuare concretamente il regolamento di conti e così Fernand Mondego (che, divenuto ''conte de Morcerf'' grazie alla ricchezza accumulata come [[Coscrizione|coscritto]], era riuscito a sposare Mercédès) viene processato per aver tradito il [[Pascià]] [[Alì Pascià di Tepeleni|Alì-Tebelen]] mentre era ufficiale in Grecia; indignati del suo comportamento, la moglie e il figlio decidono di abbandonarlo, portando Mondego al suicidio. Gérard de Villefort, colui che pur sapendo dell'innocenza di Dantès e pur avendo i mezzi per scagionarlo aveva deciso di lasciarlo in prigione per non mettere a rischio la propria posizione sociale e la propria carriera politica, viene spinto alla pazzia sia da una catena di avvelenamenti di cui cadono vittime i membri della sua famiglia, sia dalla scoperta della vera identità del conte.
Una volta scritta, Danglars si rivolge ai due compari: Caderousse, nonostante il [[vino]], si rende conto dell'atto infame che potrebbe essere la spedizione della lettera, al che Danglars gli ripete che nemmeno lui vuole male a Dantès, e spiegazza il foglio gettandolo in un angolo. Poco dopo i tre si separano, Danglars e Caderousse tornano a [[Marsiglia]]; Mondego invece fa finta di tornare ai ''Catalani'' mentre, dopo aver raccattato da terra il foglio, si reca in [[città]] per spedirlo. Danglars voltandosi e vedendo le mosse del giovane [[Catalogna|catalano]] si rende conto che il suo piano è ormai avviato. Adesso deve solo aspettare l'evolversi della situazione.


Caderousse, diventato un criminale bramoso di denaro, viene ucciso dal suo complice. Infine Danglars, colui che ordisce materialmente il complotto iniziale contro Dantès, divenuto il più ricco banchiere di Parigi (dopo aver abbandonato l'incarico di capitano della nave ''Pharaon''), viene prima portato al tracollo finanziario per poi essere rapito e imprigionato, costretto a dilapidare ciò che era rimasto del suo denaro per sfamarsi. Solo a questo punto il Conte di Montecristo gli rivela la sua vera identità e, di fronte al sincero pentimento di Danglars, gli concede il perdono.
==== L'arresto ====
Il giorno seguente Edmond e Mercédès tengono il loro [[pranzo]] di [[fidanzamento]] all'osteria della ''Riserva'', e alla presenza di amici e parenti, tra cui il vecchio Dantès, Fernand, Caderousse, Morrel e Danglars, annunciano, con sorpresa (e sgomento per Mondego) che si sposeranno il pomeriggio stesso. Mentre la coppia e il seguito sta per partire per dirigersi al Palazzo della città per essere uniti in [[matrimonio]], un commissario e quattro soldati traggono in [[arresto]] Edmond. Se da una parte Mercédès e Louis Dantès sono sconvolti, Danglars e Fernand vedono realizzarsi i loro intenti (Morrel lo nomina capitano finché la faccenda non si risolverà); il solo Caderousse è sinceramente preoccupato della situazione e sulle prime vorrebbe spiegare tutto, ma Danglars lo fa desistere.

==== Villefort e l'interrogatorio ====
La lettera spedita da Fernand era stata, infatti, consegnata al sostituto procuratore del re e [[magistrato]] pubblico Gérard de Villefort. Costui, a soli ventisette anni, era giunto ad un importante posto nella magistratura, e stava, con sua grande felicità, per sposare Renata, erede dei [[marchese|Marchesi]] di S. Méran, ricchi e molto legati alla [[monarchia]] (quindi particolarmente severi verso i bonapartisti). L'unico suo motivo di preoccupazione è il padre, Noirtier, ex membro del governo [[napoleonico]] e bonapartista, che era stato quasi rinnegato dal figlio per preservarsi la carriera e i rapporti con la famiglia della fidanzata (aveva addirittura mutato il nome da Noirtier a Villefort). Ed è proprio durante il pranzo di fidanzamento tra Renata e Gérard, che Villefort deve assentarsi per interrogare Edmond. Nonostante il Marchese e la Marchesa di S. Méran ricordino al futuro genero di tenere un atteggiamento non indulgente, il giovane (rispondendo alla richiesta della fidanzata) si reca ben disposto, nei limiti del possibile, all'interrogatorio.

Dopo aver incontrato Morrel, che cerca di mettere una buona parola sul giovane agli arresti, Villefort inizia a interrogare Dantès: è subito colpito dalla sincerità del giovane, dalla sua onestà e, comprendendo la sua situazione e la certa innocenza, cerca di fare il prima possibile per risolvere il problema. Villefort comunica quindi ad Edmond che se gli avesse reso la lettera che avrebbe dovuto consegnare a [[Parigi]] sarebbe stato libero; ma una volta avutala tra le mani rimane sgomento: il destinatario è suo padre!

Villefort cade nello sconforto; benché riconosca l'innocenza di Edmond e sia sul punto di rilasciarlo, sa che il legame tra il padre e il possibile [[complotto]], se scoperto, potrebbe portare ad una speculazione mortale per la sua [[carriera]] e l'imminente [[matrimonio]]. Per seppellire questo segreto Villefort decide che vi è un'unica via, benché a discapito del povero Dantès, l'unico a conoscenza del destinatario della lettera e, forse, del contenuto. Villefort rassicura Edmond sulla sua situazione, promettendogli a breve la libertà, anche se dovrà trattenerlo ancora un poco al Palazzo di Giustizia. Detto ciò brucia la lettera diretta al padre e convince il giovane a non parlarne più, assicurandogli in questo caso la sicura salvezza; Edmond, credendo che l'uomo davanti a lui si stia adoperando con ogni mezzo per la sua scarcerazione, giura di fare ciò che gli è stato consigliato. Villefort fa così condurre nella [[prigione]] del [[Palazzo di Giustizia]] Dantès, e poi comincia a mettere in atto il piano che potrà salvarlo dalla catastrofe che pochi minuti prima si prospettava davanti a lui.

==== La prigionia di Dantès ====
[[File:chateau if 2009.jpg|thumb|right|350px|Il [[Castello d'If]]]]
Verso le dieci di sera del [[1º marzo]] Edmond viene prelevato dalla [[prigione]] e portato al [[porto]], dove un battello lo porta verso il [[Castello d'If]], terribile prigione su una roccia in mezzo al mare. Edmond durante il viaggio è inizialmente ottimista sul suo destino, ma una volta venuto a sapere la meta del viaggio cade nello sconforto: arrivato al castello è rinchiuso in una cella. Il giorno seguente domanda al suo carceriere informazioni sulla sua condizione; per la disperazione arriva a minacciarlo se non gli darà una mano, e per pronta risposta viene rinchiuso nelle segrete:

{{quote|La porta si richiuse, e Dantès avanzò con le mani in avanti finché sentì il muro; allora si sedette in un angolo e rimase immobile, mentre i suoi occhi, abituandosi all'oscurità, cominciavano a distinguere gli oggetti.<br>Il carceriere aveva ragione: mancava davvero poco che Dantès diventasse pazzo.<ref>''Ivi'', p. 78.</ref>}}

==== Villefort alle Tuileries ====
Intanto a [[Marsiglia]] Villefort rientra in casa del [[Marchese]] di Saint-Méran e, dopo aver ricevuto una lettera che gli permetteva di essere ricevuto dal re, si congeda dalla fidanzata e dai suoi genitori, e si prepara per andare a Parigi. Prima di prendere la carrozza incontra però Mercédès, che gli chiede notizie sul fidanzato, senza ottenere nulla; l'incontro con la catalana colpisce Villefort, che per qualche minuto è indeciso sul da farsi, capendo la proporzione del suo misfatto, poi però non arretra e parte per Parigi.

Villefort giunge all'ufficio di [[Gabinetto (ufficio)|gabinetto]] di [[Luigi XVIII]] al [[Palazzo delle Tuileries]] il [[4 marzo]], mentre il sovrano sta analizzando la situazione di Napoleone, che si teme possa compiere qualche azione per andarsene dall'[[Isola d'Elba]] e destabilizzare la situazione francese. Villefort riferisce al re di aver arrestato un bonapartista legato ad una pericolosissima cospirazione, che avrebbe portato in quei giorni alla fuga di Bonaparte dall'Elba e alla sua discesa in qualche zona dell'Italia e della Francia. Proprio mentre Luigi XVIII rassicura il giovane magistrato sulla poca pericolosità di un'azione del genere, entra nella sala il Ministro della polizia comunicando al sovrano che Napoleone ha lasciato l'Elba il [[26 febbraio]], ed è sbarcato in [[Francia]] (iniziavano quelli che passeranno alla storia come i "[[Cento giorni]]") dove ha trovato subito uomini e sostegno popolare. Il re, incollerito ancora di più sapendo che [[Napoleone Bonaparte|Napoleone]] marcia verso [[Parigi]], comincia a rimproverare aspramente il Ministro, facendogli notare anche come Villefort, semplice magistrato di provincia, fosse maggiormente informato di lui. Durante la discussione Villefort apprende con orrore che un uomo la cui descrizione corrisponde a quella del padre, il signor Noirtier, è accusato dell'[[omicidio]], ai margini di una riunione bonapartista in data [[5 febbraio]], del [[generale]] Flaviano Quesnel d'Epinay. Con lo sconforto dovuto alla paura che il padre possa essere catturato, Villefort lascia poco dopo le Tuileries, non prima che [[Luigi XVIII]] gli consegni la croce della [[Legion d'onore]].

Rientrato in albergo, Villefort riceve inaspettatamente la visita del padre, con cui ha modo di parlare degli ultimi eventi: la lettera che doveva ricevere da Leclerc, la ricerca dell'assassino di Epinay, e l'imminente arrivo nella capitale di Napoleone. Una volta rassicurato il figlio che in caso di un ritorno al potere di Bonaparte la sua persona sarà salvaguardata, Noirtier si separa da Gérard de Villefort (non prima di essersi cambiato d'aspetto per non essere riconosciuto e catturato da chi, certo, lo stava seguendo).

==== Il ritorno di Napoleone e la seconda Restaurazione ====
Il [[20 marzo]] [[1815]] [[Napoleone Bonaparte|Napoleone]] entra trionfalmente a [[Parigi]]: sotto il suo secondo e breve regno Villefort riesce comunque a conservare la sua posizione grazie all'influenza del padre, di nuovo alla corte dell'[[Imperatore]]. Un giorno riceve la visita di Morrel che, avvalendosi del prestigio acquistato in seguito al mutamento della situazione politica, cerca di far liberare Dantès. Villefort si rende conto che accontentando l'armatore sarebbe finito, quindi gli fa scrivere una [[petizione]] al Ministro della giustizia, garantendogli il suo appoggio, in cui si sottolineano i meriti di Edmond come agente bonapartista, in modo che leggendola il ministro avrebbe dovuto scarcerarlo. In realtà però Villefort non inoltra il documento, bensì lo tiene pronto nel caso in cui la monarchia torni, per avvalorare il provvedimento nei confronti di Dantès.

Come da molti previsto, poco tempo dopo [[Napoleone Bonaparte|Napoleone]] viene sconfitto (a [[Waterloo]]), e [[Luigi XVIII]] ritorna [[re]] di [[Francia]]: a questo punto il destino di Dantès è più che mai segnato; Morrel non è più nei favori del [[regime]], mentre dal canto suo Villefort gode di grande fiducia da parte del sovrano, e non deve preoccuparsi dell'innocente rinchiuso al [[Castello d'If]].

Nello stesso periodo Danglars si reca in [[Spagna]] per lavorare come commesso presso un banchiere, mentre Caderousse e Fernand (che spera al ritorno di sposare Mercédès) sono [[coscritti]]. Il padre di Edmond dopo la seconda caduta di Napoleone perde ogni speranza e muore poco tempo dopo.

=== Fuga dalla prigione ===
Durante un'ispezione nella prigione, in data [[30 luglio]] [[1816]], Edmond chiede disperatamente ad un funzionario di poter affrontare un regolare [[processo (diritto)|processo]], cosa finora negatagli: l'ispettore, tale signor de Boville, colpito dalle parole del giovane, controllerà nel registro di consegna la situazione del detenuto "numero 34":

{{quote|Edmond Dantès – Bonapartista accanito: ha preso parte attiva al ritorno dall'[[isola d'Elba]].<br>Da tenersi segregato, sotto la più stretta sorveglianza.<ref>''Ivi'', p. 126.</ref>}}

Questa nota, scritta da Villefort in un periodo successivo all'arresto di Edmond, tronca sul nascere ogni possibile iniziativa in suo favore, data la gravità dell'accusa. Durante l'ispezione il lettore fa la conoscenza di Faria, prigioniero numero 27, che dice di essere a conoscenza di un grande tesoro (appartenente alla famiglia Spada) di cui offrirebbe una parte a chi lo liberasse. Nemmeno questo ispettore però crede a Faria che, deluso, torna nel buio della sua cella alle prese con i suoi ragionamenti.

==== L'incontro con Faria ====
Il tempo passa, e Dantès diventa sempre più afflitto: ogni giorno che passa la sua speranza di uscire dal [[castello d'If]] si attenua; a ciò si aggiunge la solitudine a cui è sottoposto nelle segrete. Edmond arriva a pregare intensamente [[Dio]] affinché venga rilasciato, ma la sua è solo "una fede passeggera", a cui segue una rabbia incontenibile verso gli uomini e verso lo stesso Dio. Gli anni passano, il desiderio di [[suicidio]] cresce; decide infine di farla finita, e inizia a gettare via il cibo, con l'intenzione di lasciarsi morire di fame. Tuttavia, quando ormai il suo corpo sta per abbandonarlo, sente scavare sotto il pavimento. Spera sia opera di un prigioniero e questo gli dà speranza.

Edmond abbandona così il suo proposito suicida e comincia anch'egli a scavare per facilitare l'opera del prigioniero: dopo poco tempo riesce a scambiare alcune parole con l'uomo, convincendolo per il suo bene a raggiungerlo nella cella per parlare comodamente. Ecco che dal pavimento della prigione esce l'[[abate]] Faria:

{{quote|Era un uomo di bassa statura, con i capelli incanutiti più dalla prigionia che dall'età, uno sguardo penetrante nascosto sotto folte sopracciglia grigie, la barba ancora nera e lunga fino al petto: la magrezza del volto solcato da rughe profonde e i lineamenti marcati rivelavano un uomo più abituato a esercitare le sue facoltà morali che le forze fisiche.<ref>''Ivi'', p. 144.</ref>}}

Faria, numero 27, è imprigionato nel castello d'If fin dal [[1811]], e ormai da molti anni stava scavando un tunnel che lo doveva condurre fuori dalla prigione, permettendogli di fuggire a nuoto verso una delle [[isole]] lì vicino. Purtroppo i calcoli erano sbagliati e quindi il prigioniero finisce nella cella di Edmond, con grande disperazione.

==== Faria e Dantès ====
Fin dal primo incontro Edmond è colpito dalla figura di Faria: dotato di una tenacia e di una astuzia fuori dal comune, era riuscito a progettare ed eseguire il complesso piano di fuga, con pazienza in tanti anni. Ciò risolleva le speranze del giovane e lo convince a non arrendersi. Faria, con il quale Dantès instaurerà un'amicizia profonda, gli mostra il suo arsenale di oggetti utilizzati per l'evasione, il trattato [[Filosofia|filosofico]] che ha scritto (con mille arguzie), gli narra della sua enorme cultura datagli dalla lettura assidua di classici nel periodo precedente alla prigione. Il giovane [[marinaio]], impressionato dal sapere del vecchio, gli racconta allora la sua storia, nella speranza che quell'uomo straordinario trovi le cause delle peripezie che lo hanno portato al [[castello d'If]]. In pochissimo tempo, sfruttando il suo ingegno e alcune conoscenze personali, Faria ricostruisce il complotto che ha portato alla rovina il suo amico, compreso il ruolo di Gérard de Villefort. È in seguito a questa atroce scoperta che Dantès giura che, una volta uscito, la vendetta sarebbe caduta terribile e inesorabile su coloro che lo avevano privato di tutto ciò che aveva caro al mondo.

In seguito Faria, su desiderio di Dantès, lo istruisce in varie materie, dall'[[economia]], alla [[matematica]], alle lingue straniere ed alla filosofia.

==== Il secondo tentativo di fuga ====
Faria elabora un secondo piano di fuga, per il quale i due passano ore a scavare un tunnel: dopo quindici mesi di lavoro tutto è pronto, ma il vecchio Faria viene colto sotto gli occhi di Edmond da un attacco apoplettico che lo rende infermo. Dantès si rifiuta di fuggire senza l'amico, il quale si convince del tutto della bontà d'animo del giovane, e della devozione che nutre per lui. Sentendo prossimo un terzo attacco, che lo ucciderebbe, Faria confida a Dantès la posizione di un grande tesoro, appartenuto alla famiglia Spada (egli era stato segretario dell'ultimo discendente della casata), nascosto sull'[[isola di Montecristo]]. Inizialmente Edmond crede, come tutti, che sia una fandonia, ma la vista di un documento che indica la posizione del tesoro, oltre al rispetto per Faria, lo convince sulla veridicità del racconto.

Faria fa imparare a memoria a Dantès l'ubicazione del tesoro, in modo che, quando uscirà, con o senza lui, possa venirne in possesso.

==== L'evasione ====
Una notte Dantès viene destato dagli urli di Faria: giunto nella sua cella vede che sta per essere preso da un terzo attacco apoplettico. Dopo aver ricordato a Edmond del tesoro di [[Isola di Montecristo|Montecristo]], e prima di essere colpito dalla crisi vera e propria, dà l'addio all'amico:

{{quote|«Oh! eccola... viene... è finita... la vista si annebbia... la mente si offusca... La vostra mano, Dantès!... addio!... addio!»<br>E sollevandosi in uno sforzo estremo nel quale raccolse tutte le sue forze:<br>«Montecristo! – disse, – non dimenticate Montecristo!».<br>E ricadde sul letto.<ref>''Ivi'', pp. 187-8.</ref>}}

Una volta finito l'attacco Edmond spera che, come la volta precedente, la somministrazione di una medicina risvegli Faria, ma invece non funziona, confermando la morte del suo caro amico e maestro. Quando il carceriere si accorge di quello che è successo al "prigioniero 27" avverte il Governatore, che predispone la sepoltura per la sera. Dantès, ritrovatosi di nuovo solo, perde ogni speranza di uscire dalla prigione, ma poi la vista dell'amico defunto gli suggerisce un piano: si sostituisce al corpo di Faria nel sacco che ne contiene le spoglie e attende l'arrivo dei [[Becchino|becchini]], tenendo a portata di mano un coltello. Essi non si accorgono dello scambio, portano il sacco fuori dalla prigione e, legatogli una pietra ai piedi, lo gettano nel mare, il "cimitero" del Castello d'If. Per quanto sorpreso Dantès, che pensava di essere sepolto sotto terra, con il coltello riesce faticosamente a uscire dal sacco e tagliare la corda alle gambe, risalendo in superficie appena in tempo per non affogare.

==== Di nuovo marinaio ====
Vedendo che il [[mare]] minaccia tempesta Edmond si dirige a nuoto all'[[isola di Tiboulen]], dove aspetta un momento migliore per riprendere la fuga; il mattino dopo avvista una [[tartana]] genovese, la ''Giovane Amelia'', si tuffa in mare e appoggiato a una tavola di legno riesce a raggiungere l'imbarcazione. Il naviglio, con a bordo [[contrabbandieri]], accoglie Dantès, che riesce a entrare nell'equipaggio grazie alla sua bravura. Edmond, il [[28 febbraio]] [[1829]], è finalmente libero:

{{quote|Erano passati 14 anni, giorno dopo giorno, da quando Dantès era stato arrestato.<br>Era entrato a 19 anni nel castello d'If, ne usciva a 33.<ref>''Ivi'', p. 208.</ref>}}

Giunto a [[Livorno]], dopo pochi giorni Edmond riparte per varie spedizioni, acquistando la fiducia di tutta la ciurma della ''Giovane Amelia'' e in particolare del giovane corso Jacopo. Durante questo periodo Dantès si rende sempre più conto di come la sua lunga esperienza in prigione lo abbia cambiato: sia fisicamente, dandogli vigore fisico e aspetto "vampiresco", sia mentalmente, dandogli una profondità e una ampiezza di conoscenza molto più grandi, e pure socialmente, dal momento che ora possiede un'immensa ricchezza. Tuttavia il cambiamento più grande è psicologico: da giovane idealista è diventato un uomo intenso, vicino all'ossessione per i suoi propositi di ripagare in natura ciò che hanno fatto a lui, vendicandosi.

==== Il tesoro degli Spada ====
[[File:Montecristo islet.jpg|350px|thumb|right|L'[[isola di Montecristo]]]]
Edmond coglie al volo l'occasione di una spedizione di [[contrabbando]] in cui si fa scalo all'[[isola di Montecristo]] per cercare il [[tesoro (preziosi)|tesoro]] indicato da Faria. Durante la sosta nell'isola Edmond cerca il tesoro e, una volta trovata traccia sicura del luogo dove è conservato, fa finta di farsi male cadendo da una sporgenza, in modo da essere lasciato per qualche giorno libero sull'isola per cercare il tesoro. Dopo affannose ricerche, finalmente Edmond trova l'apertura che dava accesso a un sotterraneo, all'interno del quale rinviene un [[baule (contenitore)|baule]], il favoloso tesoro di Guido Spada:

{{quote|Il forziere era diviso in tre scomparti.<br>Nel primo brillavano fulgidi [[Scudo (moneta)|scudi]] d'[[oro]] dai riflessi giallastri.<br>Nel secondo, lingotti mal bruniti e disposti in buon ordine, che avevano dell'oro solo il peso e il valore.<br>Nel terzo infine, pieno a metà, Edmond sollevò manciate di [[diamanti]], [[perla|perle]], [[rubino|rubini]] che, ricadendo gli uni sugli altri come cascate scintillanti, facevano il rumore della grandine sui vetri.<ref>''Ivi'', p. 233.</ref>}}

=== La ricompensa ===
==== Il ritorno a Marsiglia e l'incontro con Caderousse ====
Quando la ''Giovane Amelia'' ritorna in [[Italia]], Dantès ha con sé alcune gemme con le quali si procura grandi liquidità: acquista così due [[imbarcazione|barche]], una per Jacopo (con la quale deve recarsi a Marsiglia per avere informazioni su coloro che amava), ed uno [[Panfilo|yacht]] per se stesso con il quale prelevare indisturbato il tesoro dall'[[isola di Montecristo]].

Saputo della [[morte]] del padre e della scomparsa dell'amata Mercédès, Dantès torna a Marsiglia per ottenere ulteriori informazioni su di essi e sui responsabili del [[complotto]] di cui è stato vittima, e preparare così la sua vendetta. Si reca perciò all'[[albergo]] del [[Ponte del Gard|Ponte di Gard]], gestito, con scarso successo, da Gaspard Caderousse, a cui si presenta sotto la falsa identità dell'[[abate]] Busoni.

Edmond racconta al suo vecchio vicino di casa che Dantès, in punto di morte, aveva affidato all'abate la missione di regalare un preziosissimo [[diamante]], equamente diviso, al padre Louis, a Mercédès, a Fernand Mondego, a Danglars ed allo stesso Caderousse. I due cominciano così a parlare: Caderousse, sia per il desiderio di avere più parti possibili del preziosissimo diamante, sia per render onore al vero, racconta all'abate la storia del complotto, oltre che i destini degli altri quattro destinatari del lascito di Dantès.

Vinte le resistenze della moglie, la Carconta, e le personali paure di una vendetta da parte di Danglars e Fernand, diventati grandi e potenti personalità, Caderousse comincia il suo racconto. Il vecchio Louis Dantès, distrutto dal dolore, si era chiuso nella solitudine della sua camera, rifiutando di vedere chicchessia o di essere aiutato economicamente, fino, secondo il parere di Caderousse, a morire di fame. L'albergatore racconta poi per filo e per segno la storia del complotto.

Dopo aver ascoltato con dolore e odio la verità che già Faria gli aveva raccontato in prigione, l'abate Busoni continua a interrogare Caderousse, scoprendo che tutti coloro che lo hanno denunciato hanno avuto fortuna. Danglars, con speculazioni e fortunati [[investimenti]], è milionario, il più ricco [[banchiere]] di [[Parigi]] oltre che [[barone]]; Fernand Mondego, riverito come eroe di guerra, è divenuto [[conte]] e [[Pari di Francia]] ([[deputato]]), ed ha sposato Mercédès, dalla quale ha avuto un figlio: Albert. Invece Pierre Morrel, ex [[armatore]] del ''Pharaon'', dopo l'imprigionamento di Edmond ha subìto una serie di rovesci ed ora è sull'orlo del [[fallimento (diritto)|fallimento]].

Alla fine l'abate si accomiata da Caderousse donandogli il [[diamante]]: l'albergatore in fondo è già stato punito in qualche modo (la sua vita familiare ed economica non sono certo rosee), ed il suo ruolo nel complotto è stato marginale: è giusto che abbia una possibilità di redenzione (anche se l'avidità dell'uomo lo potrebbe portare alla rovina).

==== Nell'ufficio di de Boville ====
Il giorno dopo Dantès si presenta, sotto le sembianze dell'[[Inghilterra|inglese]] Lord Wilmore (primo commesso della casa Thomson e French di [[Roma]]) dal [[sindaco]] di [[Marsiglia]], dal quale apprende che Pierre Morrel, per quanto onesto e probo, è sull'orlo della [[bancarotta]] ed ha un grosso [[debito]] con il signor de Boville. Edmond si reca quindi nell'ufficio di de Boville, che altri non era che l'ispettore cui Dantès aveva chiesto aiuto quando era rinchiuso al Castello d'If. De Boville conferma di dover ricevere duecentomila [[Franco francese|franchi]] da Morrel, ma di riporre poche speranze sul pagamento dato che il ''Pharaon'' non è ancora giunto in [[porto]], e che senza i soldi del suo carico Morrel non potrà pagarlo. Lord Wilmore compra il [[credito]] da de Boville, e chiede un favore all'uomo, che ricopriva ancora l'incarico di ispettore delle prigioni: poter vedere i registri delle prigioni, con la scusa di consultare le note su Faria. Riesce anche a venire a sapere, con sua grande gioia, che la sua fuga dal [[Castello d'If]] è stata archiviata con la sua dichiarazione di morte. Nei registri Dantès trova la denuncia scritta da Danglars, di cui si appropria; scopre inoltre l'inganno tessuto da Villefort, come Faria aveva intuito, e come lui stesso, divenuto adesso Procuratore del Re, avesse sfruttato (dopo la caduta definitiva di Napoleone) la petizione di Morrel per evitare che Dantès uscisse di prigione.

==== La salvezza di Morrel ====
Dantès entra in casa Morrel sotto le mentite spoglie di Lord Wilmore, e scopre che la famiglia è ormai impoverita: due soli impiegati rimangono, Coclite, fedele contabile della famiglia, ed il giovane Emmanuel Herbault, innamorato della figlia dell'[[armatore]], Julie. La casa è ormai spoglia e pervasa da un'aria di tristezza. Mentre Morrel e Wilmore discorrono, giunge all'armatore la terribile notizia dell'affondamento del ''Pharaon'', che sancisce di fatto la [[bancarotta]] della ''Morrel e Figlio''.

Morrel si comporta comunque molto bene nei confronti dell'equipaggio sopravvissuto, anche se è costretto a licenziarli. Quando però Morrel rimane solo con il presunto inviato della Thomson e French scopre che quest'ultimo, rimasto suo unico creditore avendo rilevato i suoi [[debiti]] da de Bouville, ha deciso di offrigli una dilazione del pagamento di tre [[mese|mesi]].

Nei successivi tre mesi Morrel riesce, con fatica, a pagare tutte le cambiali e le spese previste in quel periodo, per quanto la fiducia dell'ambiente commerciale nei suoi confronti sia crollata e ad ogni fine del mese ci si aspetti il fallimento della casa. Morrel è sempre più depresso e preoccupato, non sa che Dantès, in nome di tutto quello che l'armatore aveva fatto per lui, della sua onestà verso amici e dipendenti, della sua lealtà, si sta preparando a tirarlo fuori dai guai, nascondendo la sua vera identità dietro lo pseudonimo di [[Simbad|"Sinbad il marinaio"]]. Morrel, come ultima risorsa, decide di chiedere un prestito a Danglars, anche in nome dei loro vecchi rapporti, ma il rifiuto del [[banchiere]] è un colpo durissimo alle speranza dell'uomo.

La situazione economica della casa ''Morrel e figlio'' ha le ore contate in vista della fatidica data del [[5 settembre]], quando Lord Wilmore verrà a riscuotere i 287.500 [[franchi]] che Pierre Morrel, nonostante gli sforzi, non ha. Anche Coclite è disperato perché conosce la situazione dei registri e la scadenza prossima della dilazione, mentre Julie Morrel e la madre richiamano a casa Maximilien, primogenito, per affrontare la situazione, e il giovane, brillante come il padre e con una sicura carriera [[militare]], si precipita a [[Marsiglia]]. Nel momento in cui il giovane varca la porta di casa un messaggero consegna a Julie un biglietto (il cui arrivo a Julie era stato preannunciato alla prima visita di Lord Wilmore), in cui la si invita, per il bene del padre, a recarsi in un certo luogo per ritirare una borsetta. Intanto Maximilien, appresa la gravità della situazione, si precipita dal padre, che trova indaffarato negli ultimi preparativi per suicidarsi. Pierre Morrel spiega che questa è l'unica soluzione rimastagli: solo il [[sangue]] avrebbe lavato il disonore della [[bancarotta]]. Egli ha fatto tutto ciò che era in suo potere, si è comportato sempre onestamente, non ha niente da rimproverarsi, ma ormai la situazione era compromessa. Il figlio in un primo momento vuole darsi la morte con il padre, ma poi viene convinto che rimanendo alla guida della casa potrà, forse, risollevare le sorti della ''Morrel e Figlio''. Maximilien lascia così il padre, che attende solo l'annuncio dell'arrivo di Lord Wilmore per spararsi. Mentre le lancette scorrono inesorabili, la voce piena di gioia della figlia Julie interrompe i suoi pensieri; la giovane porta al padre una borsa e gli mostra ciò che vi è dentro:

{{quote|Da una parte c'era la [[cambiale]] di duecentottantasettemilacinquecento [[franchi]], [[quietanza]]ta; dall'altra c'era un [[diamante]] della grandezza di una [[nocciola]], con queste tre parole scritte su un biglietto di [[pergamena]]: «[[Dote]] di Julie».<ref>''Ivi'', p. 298.</ref>}}

Morrel non si rende conto ancora di quello che sta accadendo, quando un annuncio giunge dalle scale: il ''Pharaon'' giunge in [[porto]]! Incredulo Morrel si precipita al porto, dove nello stupore di migliaia di persone, arriva una [[nave]] recante la scritta "Pharaon: Morrel e Figlio di [[Marsiglia]]", con a bordo la ciurma del ''Pharaon'' andato perduto ed un ricco carico nelle [[stive]].

La famiglia Morrel passa così dal [[dolore]] alla [[gioia (emozione)|gioia]], mentre in disparte [[Sinbad il marinaio]], alias [[Edmond Dantès]], assiste alla scena per poi salpare sul suo [[Panfilo|yacht]], dove Jacopo lo attende.

Chi doveva è stato ricompensato, adesso è il momento della vendetta:

{{quote|E ora – disse l'uomo sconosciuto – addio bontà, umanità, riconoscenza... Addio a tutti i sentimenti che allargano il cuore!... Mi sono sostituito alla [[Provvidenza]] per ricompensare i buoni... che il [[Dio]] vendicatore mi ceda il suo posto per punire i malvagi!<ref>''Ivi'', p. 300. Il passo in cui Edmond nomina la «Provvidenza» e «Dio vendicatore» è censurato nella maggioranza delle traduzioni italiane.</ref>}}

==== Franz d'Epinay e Sinbad il marinaio ====
Il romanzo riprende a narrare facendo un salto temporale in avanti di dieci anni dagli eventi narrati, anni che Dantès trascorre viaggiando, soprattutto in Oriente, per raccogliere tutte le informazioni necessarie alla sua vendetta.

Primi [[mese|mesi]] dell'anno [[1838]]: il barone Franz d'Epinay e il visconte Alberto de Morcerf (figlio di Mercédès e Fernand Mondego, conte de Morcerf) stabiliscono di passare il [[carnevale]] a [[Roma]]: poiché manca ancora del tempo a tale data, Franz compie alcuni viaggi nelle isole del [[Mar Tirreno]], ed infine sbarca a [[Isola di Montecristo|Montecristo]]. Qui incontra Dantès, che si presenta a lui come Sinbad il marinaio, in compagnia di alcuni banditi; Dantès lo invita a cena nella sua lussuosissima [[grotta]], in un'atmosfera da ''[[Mille e una notte]]'', con il muto servitore Alì, raffinatissima tappezzeria, [[hashish]] e piatti prelibati. I due parlano: Sinbad descrive se stesso come un [[filantropo]] molto particolare che non disdegna di dare una mano a coloro che sono in difficoltà. Così si descrive:

{{quote|Io! Conduco la vita più felice che conosca, una vera vita da [[pascià]]; sono il re del [[creato]]: se mi piace un luogo, mi fermo; se mi annoio, riparto; sono libero come un [[uccello]], come lui ho le [[ala (zoologia)|ali]]; le persone che ho intorno mi obbediscono a un solo cenno. Di tanto in tanto mi diverto a prendermi gioco della giustizia umana sottraendole un bandito che sta cercando, un criminale che insegue. Poi, ho una mia giustizia personale, bassa e alta, senza proroghe né appello, che condanna o assolve, e che dipende soltanto da me.<ref>''Ivi'', p. 318. Anche in questo caso, il riferimento al «re del creato» è censurato in molte traduzioni.</ref>}}

Al mattino Franz non trova più colui che lo aveva ospitato, solo scorge il suo yacht allontanarsi all'orizzonte.

==== Le peripezie romane ====
A [[Roma]] Franz e Albert si incontrano e alloggiano all'[[albergo]] Londra, in attesa dell'inizio del [[carnevale]]; dopo aver visitato la [[Basilica di San Pietro]], i due vogliono ammirare il [[Colosseo]], ma il proprietario dell'albergo li mette in guardia dai briganti che infestano le strade nei pressi del monumento. Tra essi c'è il temibile Luigi Vampa, alla cui storia i due giovani si mostrano interessati, cosicché l'albergatore gliela narra. Con sua gran sorpresa Franz scopre come Vampa in gioventù avesse incontrato Sinbad il marinaio, proprio colui che gli aveva fatto da anfitrione a [[Isola di Montecristo|Montecristo]]. Finito il racconto Franz ed Albert si recano in visita al [[Colosseo]]: qui Franz assiste inavvertitamente all'incontro tra Luigi Vampa e Sinbad, dove quest'ultimo promette di salvare dal patibolo un amico del [[brigante]], sfruttando le sue conoscenze. La sera successiva Franz e Albert si recano a [[teatro]], e mentre assistono alla ''[[Parisina d'Este]]'' di [[Donizetti]], lo sguardo di Franz è attratto da una giovane e bellissima donna dai lineamenti greci, seduta in un palco: alle sue spalle, nell'ombra, si trovava Sinbad il marinaio. Durante i preparativi per il carnevale i due giovani fanno la conoscenza del misterioso ed enormemente ricco e aristocratico Conte di Montecristo, così si faceva chiamare Sinbad il marinaio. Il Conte diventa loro amico, aiutandoli a passare con spensieratezza il carnevale romano, offrendo loro cene e passaggi in carrozza. La sera stessa in cui si chiude il carnevale, Albert si reca ad incontrare una donna che durante i giorni passati aveva dimostrato interesse per lui, sperando in un'avventura a lieto fine. Purtroppo per lui la donna era Teresa, compagna di Luigi Vampa, che in occasione dell'incontro lo fa rapire, e manda la richiesta di riscatto a Franz:

{{quote|«Caro amico, appena ricevuta la presente abbiate la compiacenza di prendere dal mio portafogli, che troverete nel cassetto quadrato del secrétaire, la lettera di credito: se non bastasse, unite la vostra. Correte da Torlonia, ritirate subito quattromila piastre e consegnatele al latore della lettera. È urgente che questa somma mi sia inviata senza alcun ritardo.<br>Non insisto ulteriormente, contando su di voi come voi potreste contare su di me.<br>Il vostro amico,<br>

Albert di Moncerf<br>
''P.S. I believe now the italian banditi.''»<br>
Sotto queste righe erano scritte da una mano sconosciuta le seguenti parole italiane:<br>
«Se alle sei della mattina le quattromila piastre non sono nelle mie mani, alle sette il conte Alberto avia cessato di vivere.<br>
Luigi Vampa»<ref>''Ivi'', pp. 418-9.</ref>}}

Il giovane barone d'Epinay, non riuscendo a raggranellare la somma richiesta, chiede aiuto al Conte di Montecristo, che sapeva in buoni rapporti con il bandito avendo assistito all'incontro fra i due al Colosseo. Informatosi dal messaggero che aveva consegnato la richiesta di riscatto, lo stesso salvato da Dantès dal patibolo, il Conte di Montecristo si reca insieme a Franz nelle [[catacombe di Roma|catacombe di San Sebastiano]], dove si rifugiava Vampa con la sua banda. Là riesce facilmente ad ottenere la liberazione del giovane Morcerf.

L'indomani, poiché Albert deve tornare a [[Parigi]], Dantès si accomiata dai due giovani, chiedendo ad Albert un favore: quando verrà a Parigi gradirebbe essere introdotto alle alte personalità della città, dato che laggiù non era conosciuto. Albert accetta con entusiasmo la proposta, e dà appuntamento al Conte per il [[21 maggio]] di quell'anno nella sua dimora.

=== Vendetta ===
==== La colazione in casa de Morcerf ====
[[21 maggio]] [[1838]]: quasi dieci anni dopo il suo ritorno a [[Marsiglia]], Dantès inizia a mettere in atto il suo piano di vendetta. Con la solita falsa identità del [[Conte]] di [[Isola di Montecristo|Montecristo]], si trasferisce a [[Parigi]]. Il primo evento mondano è la mattina stessa, a colazione da Albert de Morcerf, assieme a Lucien Debray, il signor Beauchamp, il signor Château-Renaud e Maximilien Morrel. Durante il pasto Dantès riesce a tessere i primi buoni rapporti con gli altri commensali, sfruttando, adesso come in seguito, la sua notevole [[cultura]] ([[arte]], [[chimica]], [[storia]]...) e la sua abilità retorica. Riesce inoltre ad ottenere preziose informazioni, quali il prossimo [[matrimonio]] del giovane de Morcerf con la figlia di Danglars, Eugenie, e la già avvenuta unione tra Emmanuel Herbault e Julie Morrel.

Rimasto solo con il Conte, Albert lo introduce ai due genitori, Fernand Mondego e Mercédès: mentre la [[Catalogna|catalana]] sembra riconoscere Edmond, Mondego no, anzi ne ha un'ottima impressione, anche grazie alle lusinghe che il Conte gli fa.

==== Il racconto di Bertuccio ====
Edmond si reca insieme al suo intendente corso, Giovanni Bertuccio, nella casa che ha acquistato ad Auteuil: qui il servitore è preso dal panico. Così, costretto dal Conte a raccontare il perché del suo terrore, inizia una lunga storia. Siamo nel [[1815]]: il fratello di Bertuccio parte per la guerra; dopo Waterloo rimane senza soldi, così Bertuccio parte dalla Corsica e si reca a [[Nîmes]] per aiutarlo, ma al suo arrivo scopre che è stato assassinato. Si rivolge perciò al procuratore del re della [[città]], Gérard de Villefort, che si era fatto trasferire da [[Marsiglia]] dopo i fatti che ben conosciamo; il [[magistrato]] si rifiuta di aiutare Bertuccio a fare giustizia, sostenendo che l'uccisione di un soldato bonapartista da parte dei sostenitori del [[re]] è cosa normalissima data la situazione. Infuriato dall'atteggiamento di Villefort, Bertuccio promette che lo ucciderà. Un giorno, il [[27 settembre]] [[1817]], Villefort si reca in una casa di Auteuil (la stessa acquistata da Dantès) per incontrare una donna (che scopriremo essere la moglie di Danglars, all'epoca però sposata con un certo barone Louis de Nargonne), con cui aveva una storia e da cui stava per avere un figlio: mentre Villefort esce di casa per sotterrare una cassetta in giardino, Bertuccio esce dal nascondiglio e lo pugnala. Poi, aperta la cassetta, vede che dentro vi è un bambino: Villefort stava infatti seppellendo suo figlio che credeva fosse nato morto, ma Bertuccio riesce a rianimarlo e, mentre fugge, lo lascia ad un ospizio.

Tornato in [[Corsica]] dalla cognata, Bertuccio le racconta tutta la storia, ed ella decide di riprendersi il figlio di Villefort per allevarlo come fosse suo (sotto il nome di Benedetto), mentre Bertuccio riprende la sua occupazione di [[Contrabbando|contrabbandiere]]. Un giorno il carico di contrabbando viene intercettato dai doganieri, e Bertuccio fugge nei pressi dell'albergo del Ponte di Gard, gestito da Caderousse. È la sera del [[3 giugno]] [[1829]]: Caderousse è appena venuto in possesso, tramite l'abate Busoni/Edmond Dantès, del diamante e ha fatto venire a casa sua un gioielliere per venderlo. Bertuccio assiste alla vendita del [[diamante]], che però scontenta la cupidigia di Caderousse e della moglie. Costretto dal maltempo a passare la notte nell'[[albergo]], il [[gioielliere]] viene assassinato e la moglie di Caderousse, la Carconta, viene uccisa, nella colluttazione, da un colpo di pistola. L'albergatore fugge all'arrivo dei gendarmi, che invece trovano Bertuccio e lo arrestano per l'assassinio.

Bertuccio racconta tutta la verità, ma sarà solo l'intervento dell'[[abate]] Busoni che, avvalorando la sua storia, permetterà la cattura di Caderousse. Dantès, nel ruolo del religioso, raccoglie la confessione dei crimini del corso, e decide di farlo entrare al servizio del Conte di [[Isola di Montecristo|Montecristo]]. La storia prosegue: Benedetto, ormai adolescente, è un ragazzo cattivo, presuntuoso e avido, che tormenta la [[cognata]] di Bertuccio, approfittando dell'assenza di quest'ultimo, con richieste di denaro. L'autorità della povera donna non vale alcunché, perché Benedetto è a conoscenza che i due corsi non sono i suoi veri genitori. All'ennesimo rifiuto di fronte alle continue richieste di soldi, Benedetto si reca nottetempo con due compari in casa e tortura la donna per ottenere il [[denaro]]; durante la lotta l'abitazione prende [[fuoco]], i tre fuggono con il [[denaro]] e lasciano bruciare la poverina dentro la [[casa]]. Al ritorno dalla [[prigione]] Bertuccio trova la cognata morta e Benedetto sparito; distrutto, decide di entrare al servizio del Conte.

Finita la storia, il Conte consola Bertuccio: la verità ha fatto sparire i suoi dubbi su di lui, mentre le informazioni che ha appreso dal terribile racconto serviranno di certo per la vendetta.

==== Gli incontri con Danglars e Villefort ====
Montecristo incontra Danglars, divenuto un ricchissimo [[banchiere]]: Dantès stupisce il [[barone]] con la sua parlantina; in seguito i due discutono sulla richiesta ricevuta da Danglars dell'apertura di un credito illimitato sulla sua casa in favore del Conte. All'inizio Danglars è restio, ma la ricchezza apparentemente infinita del [[Conte]], assieme al voler mantenere il suo prestigio, gli fanno cambiare idea. Il conte riesce ad estendere il suo credito fino a 6 milioni di [[franchi]]. Dopo aver discusso d'affari Danglars presenta ad Edmond la moglie, Hermine, in compagnia di Lucien Debray (suo amante), i quali, come tutti, rimangono stupiti dall'uomo.

Un incidente a cavallo, abilmente orchestrato da Edmond, permette al Conte di Montecristo di guadagnare la riconoscenza di Héloise de Villefort, moglie del procuratore del re, e madre del secondo figlio di Gérard, lo scalmanato Édouard. Ben presto quindi Gérard de Villefort si presenta in casa del Conte di Montecristo: i due iniziano a parlare di [[filosofia]] e Dantès asserisce di essere investito di una specie di "missione divina", stupendo il [[magistrato]], non preparato ad una situazione del genere:

{{quote|Io sono uno di quegli esseri eccezionali, sì, signore, e credo che fino a oggi nessun uomo si sia trovato in una condizione simile alla mia. [...] Il mio regno è grande come il [[mondo]] [...]: io sono [[cosmopolitismo|cosmopolita]]. Nessun paese può dire di avermi visto nascere. [[Dio]] solo sa quale contrada mi vedrà morire. Adotto tutti i costumi, parlo tutte le lingue. [...] Dunque capirete che non essendo di nessun paese, non chiedendo protezione a nessun governo, non riconoscendo nessun uomo per mio fratello, non uno solo degli scrupoli che fermano i potenti, non uno solo degli ostacoli che paralizzano i deboli, può fermarmi o paralizzarmi. Ho soltanto due avversari, non dirò due vincitori perché riesco a sottometterli con un po' di tenacia: la distanza e il [[tempo]]. Il terzo, e il più terribile, è la mia condizione di uomo mortale. Soltanto questa può fermarmi nel cammino che percorro, e prima che abbia raggiunto il mio obiettivo; tutto il resto, l'ho calcolato. I cosiddetti capricci della fortuna, cioè la rovina, l'imprevisto, l'eventualità, li ho tutti previsti; e se qualcosa può colpirmi, niente può abbattermi. A meno che non muoia, sarò sempre ciò che sono.<ref>''Ivi'', p. 558.</ref>}}

Dopo l'incontro con Villefort, Dantès si reca nella casa della famiglia Morrel, per vedere come erano andate le cose in seguito alla salvezza della ''Morrel e Figlio'' ad opera di [[Sinbad il marinaio]]: Julie Herbault ed Emmanuel Herbault sono felicemente sposati; il signor Morrel è morto lasciando l'azienda con ottimi [[Bilancio d'esercizio|bilanci]], anche se poi il genero e la figlia l'hanno venduta; infine Maximilien Morrel ha un'ottima posizione nell'[[esercito]] ed è innamorato di Valentine de Villefort che, pur ricambiandolo, è promessa (per ferrea volontà del padre Gérard) al [[barone]] Franz d'Epinay. La povera giovane non ha amici, il padre non la considera, mentre la matrigna Héloise è invidiosa del fatto che erediterà un grande patrimonio a discapito del figlio Édouard. Unica sua consolazione è la presenza del nonno, Noirtier de Villefort, rimasto però muto e paralizzato in seguito a un colpo apoplettico.

==== Cattivi investimenti e fantasmi del passato ====
Nei primi giorni a [[Parigi]] il [[Conte]] di [[Isola di Montecristo|Montecristo]] è riuscito a fare colpo sull'alta società, e si è facilmente procurato le informazioni necessarie sui suoi nemici. Dopo aver conquistato la fiducia di Gérard de Villefort e della moglie, dopo aver stretto l'accordo con Danglars, essersi guadagnato la riconoscenza della consorte, e dopo aver intessuto buoni rapporti con i Morcerf ed i Morrel, Dantès può proseguire nel suo piano di vendetta.

Durante un incontro con la signora Villefort, Edmond le fornisce la ricetta di un potente [[veleno]] che non lascia tracce, a cui la donna sembrava molto interessata. Intanto la situazione in casa Villefort si evolve: il vecchio Noirtier, pur di non far [[matrimonio|sposare]] Valentine a Franz, provvede, nel suo [[testamento]], a diseredare la nipote nel caso che le nozze si celebrino. Gérard però è inflessibile e prosegue nell'intento di voler maritare i due, con grande dispiacere della moglie.

Nel contempo Edmond assolda un italiano ed un giovane, che altri non è che Benedetto, figlio di Gérard de Villefort e Hermine Danglars. Per i due, dietro compenso, il Conte crea le false identità del maggiore Bartolomeo Cavalcanti e del figlio Andrea, sostenuti economicamente, nella loro finzione, dallo stesso Conte.

Dantès organizza poi un ricevimento nella casa di Auteuil invitando Morrel, i Danglars, i Villefort ed i Cavalcanti. Durante la serata riesce ad instillare il germe della paura in Villefort e nella signora Danglars, riferendo tra l'altro di aver trovato nel [[giardino]] il [[cadavere]] di un [[neonato]]. Villefort però aveva già scoperto da diversi anni che il figlio era sopravvissuto, anche se ne aveva perso le tracce: dunque il Conte di Montecristo non era una figura amica, bensì celava un segreto obiettivo, che il [[magistrato]] si impegna a scoprire. Purtroppo per lui gli incontri parigini con l'[[abate]] Busoni e Lord Wilmore (in entrambi i casi Edmond abilmente camuffato) non gli forniscono informazioni utili.

Nella stessa sera della festa ad Auteuil Andrea Cavalcanti viene fermato per strada da Caderousse, che aveva riconosciuto in lui l'ex compagno di carcere Benedetto e coglieva l'occasione per ricattarlo. Come facevano i due a conoscersi? Dumas ci spiega che al tempo del processo istruito contro Caderousse per l'omicidio del gioielliere, viene riconosciuto come esecutore materiale del delitto la moglie Carconta, rimasta poi uccisa nella lotta. Caderousse viene condannato ai lavori forzati a vita. Trasferito al carcere di [[Tolone]], lì conosce Benedetto, un prigioniero che diventa suo compagno di catena. Edmond Dantès sa molto bene che la libertà di Benedetto è necessaria per la piena riuscita del suo piano di vendetta. Così, travestito da Lord Wilmore, consegna una lima ai due prigionieri che prontamente usano per segare la catena e fuggire poi a nuoto (in questo modo Dantès concede l'ennesima possibilità di riscatto a Caderousse).

Intanto Dantès manipola, con astuti stratagemmi, il [[mercato azionario]] e inizia un'opera di distruzione del patrimonio di Danglars. Preoccupato per le sue finanze, Danglars medita di far sposare Eugénie (in realtà già promessa ad Albert de Morcerf) ad Andrea Cavalcanti che, a dire del Conte, è portatore di una ingente fortuna famigliare. Edmond inoltre afferma di aver udito alcune voci poco chiare su presunte malefatte compiute da Fernand, il conte de Morcerf, quando prestava servizio in Grecia, spingendo così Danglars a fare ricerche su questo evento. Inoltre il crollo economico incrina ancora di più la relazione tra Danglars e la moglie, a cui il [[banchiere]] rinfaccia anche la relazione con Debray.

==== I dubbi su Morcerf ed il terzo avvelenamento ====
Mentre Villefort non riesce a capacitarsi del perché il Conte di Montecristo voglia rovinare la sua posizione con la storia del figlio illegittimo avuto da Hermine Danglars, giunge a casa Villefort la signora di S. Méran. I [[marchese|marchesi]] di S. Méran erano giunti a Parigi da Marsiglia per concludere il matrimonio della nipote Valentine con Franz d'Epinay, ma durante il viaggio il marchese era morto. A poche ore dalla firma del contratto matrimoniale, quando Valentine e Maximilien Morrel già si preparavano alla fuga insieme per non essere separati, la signora di S. Méran muore, in circostanze simili al marito. Stavolta però il signor d'Avrigny, il [[medico]] di famiglia che era in casa Villefort, comunica a Gérard i suoi forti sospetti sulla tesi dell'avvelenamento. In seguito ai funerali dei S. Méran, Villefort cerca di concludere al più presto il contratto di [[matrimonio]] di Valentine, ma un nuovo colpo di scena sconvolge i suoi piani. Il signor Noirtier rende nota, alla presenza di Franz, Gérard, Valentine e altri, il resoconto della riunione bonapartista del [[5 febbraio]] 1815, quella che seguì la morte del generale d'Epinay, il padre di Franz. Dal documento si evince come il generale fosse stato ucciso in [[duello]] dal presidente del comitato bonapartista; su precisa domanda di Franz, Noirtier conferma di essere lui l'assassino: a quel punto è Franz a rinunciare al matrimonio con Valentine.

Intanto il signor Danglars è sempre più propenso a dare in sposa Eugénie ad Andrea Cavalcanti. Rompe così l'accordo con Morcerf, causando la rabbia di Fernand su cui, come riferisce a Montecristo, ha ricevuto infauste notizie a proposito di un affare a [[Giannina]], in [[Grecia]]. Albert stesso viene a conoscenza della storia: Dantès gli presenta infatti Haydée, che gli narra la storia della caduta (e morte) del padre, il [[pascià]] [[Alì Pascià di Tepeleni|Alì-Tebelen di Giannina]], grazie al tradimento di un [[ufficiale (forze armate)|ufficiale]] [[Francia|francese]] in cui il padre aveva riposto grande fiducia. Il Conte di Montecristo fa omettere però il nome di Morcerf nel racconto della giovane [[Grecia|greca]], lasciando il dubbio in Albert. In quelle ore appare sul giornale gestito da Beauchamp un trafiletto:

{{quote|Ci scrivono da Giannina.<br>Siamo venuti a conoscenza di un avvenimento finora ignorato o almeno inedito: le fortezze che difendevano la città furono vendute ai turchi da un ufficiale francese nel quale il [[visir]] Alì Tebelen aveva riposto tutta la sua fiducia, e che si chiamava Fernand.<ref>''Ivi'', pp. 892-3.</ref>}}

Albert, infuriato, sfida a duello Beauchamp per difendere l'onore del padre, ma il [[giornalista]] prende tempo in attesa di avere maggiori informazioni sull'accaduto.

In casa Villefort la situazione è mutata nuovamente: dopo la confessione di Noirtier dell'omicidio del padre di Franz e il progetto di matrimonio fallito, Valentine viene reinserita nel [[testamento]] del nonno. Valentine è nuovamente destinata ad ereditare l'intera fortuna di suo nonno e dei genitori della madre (la famiglia Saint-Méran). Héloise, che cerca fortuna per suo figlio Édouard, non perde tempo. Dopo aver avvelenato mortalmente i Saint-Méran, cerca di assassinare Nortier (per far ereditare tutto a Valentine e poi ucciderla lasciando il patrimonio a suo figlio), ma il suo servo beve accidentalmente il [[veleno]] e muore. L'omicidio però viene scoperto dal [[dottore]], il signor d'Avrigny, che spiega a Villefort la situazione, incolpando la figlia Valentine: il [[magistrato]], sconvolto, supplica l'uomo di tenere nascosto il triplice assassinio ancora per qualche tempo.

==== La fine di Caderousse ====
Uscito dalla casa di Danglars, dopo aver ottenuto dal banchiere la sicurezza sul matrimonio con Eugénie, Andrea Cavalcanti/Benedetto viene a sapere che Caderousse lo vuole vedere: i due parlano a lungo, e Gaspard, avido, gli dice che i soldi che gli dava mensilmente non sono più sufficienti. Caderousse ha saputo inoltre del suo prossimo [[matrimonio]] con Eugénie Danglars, e quindi sa che può alzare il tiro nelle sue richieste di denaro. Andrea gli racconta di essere convinto che il suo vero padre sia il [[Conte]] di [[Isola di Montecristo|Montecristo]], che lo mantiene come Andrea Cavalcanti, dopo averlo affidato al [[maggiore]] Cavalcanti di cui non è figlio. Caderousse è assai interessato alla fortuna del Conte, e si fa descrivere la casa dove alloggia, chiaramente per compiervi un furto. La sera del giorno successivo Caderousse penetra in casa di Montecristo, che però è là presente assieme al servitore muto Alì, avvisato da un biglietto anonimo (scritto ovviamente da Benedetto). Edmond, sotto le mentite spoglie dell'[[abate]] Busoni, coglie il ladro in flagrante. Caderousse chiede pietà a Edmond, che gli rimprovera di aver sempre seguito la via sbagliata tutte le volte che la fortuna lo aveva tratto dai guai: sia dopo il regalo del [[diamante]] da parte di Busoni sia dopo la liberazione (ad opera di Lord Wilmore) dalla [[prigione]], Caderousse si era dato ad azioni criminali. Alla fine Edmond lascia andare il ladro, sapendo che probabilmente sarebbe caduto vittima di un attentato da parte di Benedetto, che stava appostato fuori casa. Appena uscito dalla villa, infatti, Caderousse viene pugnalato dal giovane. Dantès soccorre Caderousse in fin di vita, riesce a fargli firmare la [[denuncia]] contro Benedetto, e un istante prima che spiri gli rivela la sua vera identità, ottenendo il sincero pentimento da parte del malfattore.

==== Il processo a Mondego ====
Beauchamp, di ritorno da Giannina, si reca a casa di Albert con un documento che provava il tradimento del padre:

{{quote|Albert aprì il foglio: era un attestato in cui quattro notabili di Giannina dichiaravano che il [[colonnello]] Fernand Mondego, colonnello istruttore al servizio del [[visir]] Alì Tebelen, aveva ceduto il castello di Giannina dietro un compenso di duemila borse.<br>Le firme erano legalizzate dal console.<ref>''Ivi'', p. 959.</ref>}}

Albert cade nello sconforto, ma Beauchamp, in nome della loro amicizia, promette di tenere il segreto su ciò che ha scoperto e permette all'amico di bruciare il foglio, unica prova.

Albert e il Conte di Montecristo partono per un breve periodo lontano da [[Parigi]], in Normandia, ma il loro soggiorno viene interrotto dalla notizia della pubblicazione dello scandalo; su un giornale si leggeva infatti:

{{quote|Quell'[[ufficiale (forze armate)|ufficiale]] francese al servizio di Alì, [[pascià]] di Giannina, di cui parlava tre settimane fa il giornale «L'Impartial», e che non solo vendette ai turchi i castelli di Giannina ma per di più vendette loro il suo benefattore, si chiamava effettivamente Fernand in quell'epoca, come ha scritto il nostro onorevole collega; in seguito aggiunse al suo nome di battesimo un titolo nobiliare e un nome di terra.<br>Oggi si chiama signor conte di Moncerf ed è membro della Camera dei pari.<ref>''Ivi'', p. 973.</ref>}}

Albert si precipita a [[Parigi]] a casa di Beauchamp, e l'amico gli narra gli ultimi avvenimenti: il dossier su Morcerf era stato portato alla redazione di un importante giornale da un uomo venuto da Giannina, il quale aveva fatto intendere di essere pronto a rivolgersi ad un'altra testata in caso di rifiuto di pubblicazione. La notizia si era sparsa velocemente, arrivando alla Camera dei pari dove, in presenza del conte Morcerf, era stato chiesto ed ottenuto un [[processo (diritto)|processo]] per stabilire la verità. Il racconto di Beauchamp prosegue: la sera stessa il processo ha inizio e Fernand tesse un'[[apologia]] che, grazie alla sua parlantina, riesce a convincere molti membri della commissione, già ben disposti in suo favore. Quando ormai la situazione sembra volgere al meglio per Morcerf, una lettera che annuncia una testimonianza diretta dei fatti viene posta all'attenzione del presidente della commissione. La commissione decide di ascoltare la testimonianza. Haydée, con sgomento di Morcerf, si presenta alla commissione, portando prove inconfutabili della sua identità [[regale]]. Inizia poi a raccontare la sua storia, partendo dal tradimento di Fernand, l'uccisione del padre, la sua vendita e quella di sua madre come schiave, fino al momento in cui venne comprata dal Conte di Montecristo al mercato degli [[schiavismo|schiavi]] di [[Costantinopoli]]. Nonostante Fernand si rifiuti di riconoscere Haydée, lei accusa davanti alla commissione il conte de Morcerf, [[reo]] di [[assassinio]], tradimento e menzogna. Messo alle strette, Mondego si rifiuta di rispondere e scappa via dalla sala come un pazzo. Viene emessa dunque la sentenza:

{{quote|«Signori – disse il presidente quando fu ristabilito il silenzio, – ritenete il conte di Moncerf colpevole di fellonia, di tradimento e di indegnità?»<br> «Sì» risposero con voce unanime tutti i membri della commissione d'inchiesta.<ref>''Ivi'', p. 987.</ref>}}

==== I Morcerf contro Montecristo ====
Terminato il racconto, Albert desidera compiere vendetta contro colui cha ha scatenato questo [[inferno]] contro il padre: su indicazione di Beauchamp si reca da Danglars, il quale gli dice di aver chiesto informazioni su Morcerf a Giannina in seguito ad un dubbio instillatogli dal [[Conte]] di [[Isola di Montecristo|Montecristo]]. Allora Albert raggiunge il conte all'[[Opéra National de Paris|Opéra]], lo incolpa per la rovina di suo padre e pubblicamente lo sfida a [[duello]] per il mattino successivo: la rabbia di Albert si scontra con la placidità del Conte, sicuro della vittoria e ben intenzionato ad uccidere il giovane, fino a poche ore prima suo amico. Mercédès, che ha seguito il figlio a [[teatro]], si reca segretamente a casa del Conte di Montecristo e, affrontandolo come Edmond Dantès (era l'unica ad averlo riconosciuto), gli chiede di risparmiare Albert, in nome di quell'amore che un tempo li legava. Durante questo colloquio Edmond le rivela la verità sul suo arresto e sull'imprigionamento, le spiega che il suo compito adesso è vendicarsi per quei quattordici anni di [[prigione]], di dolore e di sofferenze. Ma alla fine il Conte cede davanti alle richieste di colei che ha tanto amato: affronterà dunque Albert in duello, ma con l'intento di farsi uccidere. Edmond prepara tutto, scrive il [[testamento]], dice addio a Haydée, si congeda da amici e servitori. Il mattino dopo, sul campo del duello e alla presenza di testimoni, inaspettatamente Albert si scusa pubblicamente con il Conte; Mercédès infatti, per salvare la vita ad Edmond, aveva rivelato tutta la verità al figlio.

Albert e Mercédès progettano poi di abbandonare la loro casa e di partire per ricostruirsi una vita. Mentre i due stanno facendo i preparativi per la partenza, il [[conte]] Morcerf, ormai caduto in disgrazia, si reca da Montecristo per affrontarlo. I due parlano, ed Edmond si rivela a Morcerf come Dantès: sconvolto, Fernand fugge via ma, arrivato alla sua casa, vede il figlio e la moglie che se ne vanno senza un saluto. Distrutto per la perdita di tutto ciò che aveva, Fernand si spara. Albert e Mercédès decidono di rifiutare l'eredità loro spettante (che viene donata in beneficenza) e si risolvono di alloggiare per qualche giorno in un piccolo albergo, poi decidono il da farsi: Albert partirà per l'[[Africa]] come [[soldato]] affinché possa ricostruire il suo onore sotto il nome di Herrera (il cognome da nubile di sua madre), mentre Mercédès tornerà ad una vita solitaria a [[Marsiglia]] nella casa del vecchio padre di Edmond Dantès, donatale da quest'ultimo.

==== Un matrimonio all'aria ====
Nello stesso periodo Héloise cerca di concludere il suo piano diabolico: tenta di uccidere Valentine, facendo in modo che Édouard riceva tutta l'[[eredità]]. Durante una visita a casa di Morrel la giovane viene presa dagli stessi attacchi che il [[veleno]] della signora Villefort procurava. Morrel si precipita da Montecristo, mentre Villefort va a chiedere aiuto al [[dottore]] d'Avrigny. Edmond dice a Morrel di essere a conoscenza del dramma mortale che colpisce la famiglia Villefort, e di esserne indifferente; quando però vede la disperazione del giovane e viene a sapere del suo [[amore]] per Valentine, lo assicura che farà di tutto per risolvere la situazione. Intanto a casa Villefort ci sono buone notizie: Valentine è ancora viva. Come Noirtier fa capire a d'Avrigny, egli da tempo aveva intuito che avrebbero avvelenato la nipote, e fino a quel momento era riuscito a salvarla dandole ogni giorno un poco della sostanza mortale, neutralizzandone così parzialmente gli effetti.

Intanto Danglars è sull'orlo della rovina, l'unico modo per uscirne è dare in sposa Eugénie ad Andrea Cavalcanti, anche se la giovane non vuole, noncurante della distruzione del benessere della famiglia (anche se sa che la madre ha raggranellato abbastanza per tirare avanti). Infatti tutto quello che rimane a Danglars è una buona reputazione e 5.500.000 [[franchi]], di cui 5.000.000 da rendere a degli ospizi. Per questo motivo Danglars vuole dare la figlia in moglie al "principe" Cavalcanti: la dote in denaro che avrebbe ricevuto avrebbe di certo risollevato le sue finanze. Dietro alle pressanti richieste del padre, Eugénie accetta di sposare Cavalcanti, o almeno così gli fa credere. Qualche giorno dopo gran parte della [[Parigi]] che conta è a casa Danglars per assistere alla firma del contratto di [[matrimonio]] tra Eugénie ed il [[principe]] Andrea Cavalcanti. Al suo arrivo nella casa il [[Conte]] di [[Isola di Montecristo|Montecristo]] racconta, mentre i preparativi per il contratto stanno per essere ultimati, che aveva fornito al Procuratore Villefort delle nuove prove sull'omicidio di Caderousse; sentendo questa notizia Andrea Cavalcanti si dilegua (verrà però catturato la mattina dopo). Pochi istanti dopo i [[gendarmi]] irrompono in casa Danglars per arrestare Andrea, ovvero Benedetto, spiegando che si tratta di [[Lavoro forzato|forzato]] fuggito dalla [[prigione|galera]], ora accusato dell'omicidio di Caderousse. Approfittando della confusione generale Eugénie, assieme alla sua amante lesbica d'Armilly, fugge via dalla [[Francia]] in panni maschili per vivere finalmente secondo i suoi desideri.

In una sera Danglars è rovinato: ha perso la figlia e il matrimonio che doveva risollevare le sue finanze.

==== Il funerale e il fallimento ====
La signora Danglars si reca da Villefort per chiedergli se poteva rinviare il [[processo (diritto)|processo]] di Benedetto/Andrea Cavalcanti, per poter aver tempo di risistemare la situazione famigliare, ma il procuratore del [[re]] è inamovibile.

Montecristo affitta (sotto le mentite spoglie dell'[[abate]] Busoni) una casa confinante con quella dei Villefort e sorveglia la stanza di Valentine, impedendo più volte che Héloise de Villefort la avveleni: si introduce infatti nella stanza e sostituisce le bevande mortali con sostanze benefiche. Una notte Edmond si rivela a Valentine, le fa scoprire l'identità del suo assassino e la rassicura sul fatto che presto tutti i problemi saranno risolti. Poi fa bere alla giovane una mistura che la fa cadere in un coma indotto: in questo modo tutti, compresa Héloise, credono che sia morta. La notizia della [[morte]] getta nella disperazione Morrel, Noirtier e Villefort; Morrel, disperato, chiede a gran voce che Villefort trovi l'assassino. Noirtier rivela al figlio l'identità dell'omicida (Héloise): Gérard, scioccato, chiede tre giorni di silenzio a Morrel e d'Avrigny, entro i quali avrà punito il colpevole. Intanto le esequie della morta Valentine vengono affidate all'abate Busoni: in questo modo Edmond può proseguire con il suo piano.

Mentre si svolge il funerale di Valentine, il [[Conte]] di [[Isola di Montecristo|Montecristo]] si reca da Danglars e gli chiede cinque milioni in ossequio al loro accordo: il Conte aveva infatti presso Danglars un [[credito]] di sei milioni di [[franchi]] e, avendone in precedenza presi novecentomila, poteva in qualsiasi momento chiederne il resto.
La reputazione di Danglars è così destinata ad essere rovinata: è costretto a venire meno alla richiesta del Conte oppure a quella degli ospizi; sceglie di pagare il Conte fornendo il denaro (cinque assegni da un milione di franchi l'uno) in cambio di una ricevuta generale di sei milioni con il quale il loro conto è regolato. Danglars quindi fugge a [[Roma]] per riscuotere (dalla casa Thomson e French) la lettera di credito in contanti e poter vivere in maniera agiata ma necessariamente anonima con i cinque milioni che avrebbe dovuto rendere agli ospizi.

==== La rovina di Villefort ====
Edmond incontra Morrel dopo il [[funerale]] di Valentine e gli impedisce di suicidarsi: rivelatosi a lui come il salvatore di suo padre e come Edmond Dantès, gli chiede un [[mese]] di tempo per sistemare le cose, promettendogli che al termine di quel periodo non si opporrà al suo intento suicida, anzi lo aiuterà.

Intanto il processo di Benedetto/Andrea si avvicina: in un colloquio in prigione Bertuccio gli rivela l'identità del vero padre. Arriva intanto il giorno fatidico, in cui Gérard de Villefort ha giurato di farla pagare all'assassino di Valentine. Villefort ha un confronto con Héloise: come un giudice elenca le accuse dei quattro omicidi, mentre la moglie attonita, non risponde. Alla fine, con fare terribile e risoluto, il procuratore pone davanti alla moglie due soluzioni per fare giustizia: o il processo e l'esecuzione pubblica, che disonorerebbe tutta la famiglia, o il [[suicidio]] tramite il suo stesso terribile [[veleno]]. Detto questo Villefort lascia la moglie per recarsi al processo di Andrea.

Di fronte alla [[Corte d'assise]] e alle molte persone che erano venute ad assistere, il [[processo (diritto)|processo]] ha inizio: Villefort legge l'atto d'accusa, conciso ed eloquente, già pronosticando la sentenza. Quando gli è data la parola, Andrea rivela che è in realtà il figlio di Villefort salvato dopo che questi lo aveva seppellito vivo, nella famosa [[notte]] tra il [[27 settembre]] e il [[28 settembre]] [[1817]], nella casa d'Auteuil. Villefort, sorpreso e distrutto dalla rivelazione di quel terribile segreto, ammette la sua colpa e se ne va dal [[tribunale]]. Villefort, con il dolore e la disperazione nel cuore, si ricorda allora di ciò che aveva detto alla moglie poche ore prima e, sentendosi colpevole quanto lei, decide di fermarne il suicidio. Il suo progetto è di fuggire dalla [[Francia]], e farsi una nuova vita, finalmente felice. Ma, tornato a casa, Gérard trova la moglie Héloise che spira pochi istanti dopo averlo visto; cerca disperatamente il figlio Édouard ma lo trova senza vita, con un foglio sul [[petto]]:

{{quote|Sapete bene che ero una madre affettuosa, poiché fu per mio figlio che mi resi criminale!<br>Una buona madre non se ne va senza suo figlio!<ref>''Ivi'', p. 1215.</ref>}}

Disperato, ed in cerca di conforto, Villefort si precipita a casa del padre: il vecchio Noirtier è in compagnia dell'[[abate]] Busoni; quest'ultimo si toglie il travestimento e si mostra a Villefort come Edmond Dantès. Dantès si confronta con Villefort che, impazzito dal dolore, gli mostra la moglie ed il figlio morti:

{{quote|«Guarda, Edmond Dantès! – disse mostrando al conte i cadaveri di sua moglie e di suo figlio, – guarda! sei ben vendicato?»<br>Montecristo impallidì a quello spaventoso spettacolo; capì di aver oltrepassato i diritti della vendetta; capì che ora non poteva più dire: "Dio è per me e con me".<ref>''Ivi'', p. 1217.</ref>}}

Dantès cerca di riportare in vita Édouard, ma fallisce. Distrutto dallo spettacolo di [[morte]] lasciato in casa Villefort (che si chiude con la pazzia di Gérard), Edmond prende con sé Morrel e assieme lasciano [[Parigi]].

=== Redenzione ===
==== L'addio a Mercédès ====
A [[Marsiglia]], mentre Morrel va a trovare la tomba del padre, Edmond incontra Mercédès (che aveva appena salutato il figlio Albert in partenza per l'Africa) nella casa del vecchio Louis Dantès. I due parlano a lungo: Mercédès non odia l'uomo che ha davanti, ma anzi rimprovera sé stessa per le scelte sbagliate che ha fatto e per non aver avuto [[fede]] in [[Dio]] quando era il momento. Alla fine, le strade dei due, un tempo giovani e felicemente innamorati, si dividono: la catalana resterà a Marsiglia, pregando per il figlio Albert (in missione con gli [[spahis]] in [[Africa]]) e vivendo pensando ai momenti felici passati con Edmond Dantès prima della prigionia. Edmond poi parte, per completare i suoi piani.

==== I dubbi e il passato ====
La morte inaspettata, e di certo non voluta, del figlio di Villefort, Édouard, fa sorgere in Edmond Dantès una serie di dubbi sulla sua opera di "giustiziere divino". È vero che nei sei mesi trascorsi a Parigi egli è riuscito a compiere quasi del tutto la sua vendetta, ma nel suo cuore sente che qualcosa non va:

{{quote|Giunto all'apice della sua vendetta per l'erto e tortuoso sentiero che aveva seguito, aveva visto dall'altro versante della montagna l'abisso del dubbio.<ref>''Ivi'', p. 1231.</ref>}}

Le incertezze lo portano, così, ad un viaggio nel passato: si reca al Castello d'If, che ormai non è più una prigione, bensì una sorta di museo aperto ai turisti. Qui visita la sua vecchia cella e quella dell'amico Faria. Disperatamente in cerca di un segno che possa cancellare ogni dubbio e rimorso, Dantès riesce a venire in possesso del trattato filosofico che il vecchio scienziato italiano aveva scritto durante la sua prigionia. L'epigrafe del manoscritto recitava:

{{quote|Tu strapperai i [[denti]] al [[drago]], tu calpesterai i [[Panthera leo|leoni]], ha detto il Signore.<ref>''Ivi'', p. 1239.</ref>}}

Tali parole rincuorano Edmond, che vi vede una conferma della giustizia per ciò che aveva fatto ai suoi nemici, e del carattere divino che aveva dato alla sua missione di vendetta.

==== Danglars e Dantès ====
Mentre il Conte di Montecristo si allontana da [[Marsiglia]], Danglars giunge a Roma: subito si reca alla casa Thomson e French, dove si fa dare una lettera da cui risulta essere possessore di un credito di cinque milioni di franchi. Intenzione del banchiere è passare da [[Venezia]], riscuotere una parte del denaro, poi recarsi a [[Vienna]] per stabilirvisi. Partita da [[Roma]], la carrozza viene però intercettata da Luigi Vampa e la sua banda, avvisati per tempo dal Conte di Montecristo. Ricondotto nelle campagne romane, Danglars viene portato alle [[catacombe di Roma|catacombe di San Sebastiano]] e rinchiuso nella stessa cella in cui era stato rinchiuso anni addietro Albert de Morcerf. La prigionia di Danglars risulta subito molto particolare: ad ogni richiesta di cibo o bevande, questi gli vengono serviti celermente e sono di grande qualità, ma col difetto di avere un prezzo esorbitante, che Danglars, pur a malincuore, paga con assegni al portatore. Ben presto però il banchiere si stanca dello "scherzo", e domanda di parlare con il capo: Vampa allora gli chiede, in cambio della libertà, cinque milioni di franchi. Danglars rifiuta. Ma col passare dei giorni la fame e la sete diventano insopportabili, così il banchiere cede, tanto che, nel giro di meno di due settimane, non gli rimangono che cinquantamila franchi. Invece di spendere tale cifra, egli la conserva, sperando di essere liberato prima di morire di stenti, e poter così sopravvivere con quei denari.

Alla fine, esausto, ridotto ad uno straccio, reso disperato dalla fame, Danglars supplica Vampa, pronto a cedere anche quegli ultimi soldi che gli restava in cambio non già della libertà ma della vita; in quel momento giunge il Conte di Montecristo che, ottenuto il sincero pentimento del banchiere, lo perdona. Poi, svelatagli la sua identità, gli lascia i cinquantamila [[franchi]], mentre i cinque milioni vengono restituiti agli ospizi. Infine il Conte dà ordine a Vampa di rifocillare bene Danglars, e poi di rendergli la libertà.

==== Una nuova vita ====
È il [[5 ottobre]] [[1838]]. Maximilien Morrel, sempre sconvolto per la perdita di Valentine, approda sull'[[isola di Montecristo]], dove il Conte lo aspetta: la scadenza del mese è finalmente arrivata, e l'ora della morte del giovane Morrel si avvicina. Il [[Conte]] lo fa accomodare nel suo palazzo sotterraneo: qui gli fa ingerire dell'hashish, e fa entrare Valentine. Morrel, sotto l'effetto della droga, vedendo l'amata defunta crede di essere morto. Intanto Dantès affida Haydée a Valentina, chiedendole di proteggerla e di comportarsi con lei come una sorella. Egli, infatti, ora che la sua missione era definitivamente compiuta, ha intenzione di partire solo, ma Haydée, anche lei lì presente, si oppone alla partenza e gli schiude il suo cuore: la giovane greca offre ad Edmond un nuovo amore ed una nuova vita, che forse Edmond sente di meritarsi.

Finito l'effetto della droga, Maximilien si sveglia e Valentine gli rivela come sia stata salvata dal Conte di Montecristo (dal tentativo di [[avvelenamento]] da parte della matrigna), e di come sia stata portata lì, dopo il finto funerale, in attesa di ricongiungersi con lui.

L'indomani Montecristo e Haydée lasciano insieme l'[[isola]]. Prima di partire, Edmond lascia al servo Jacopo una lettera da consegnare a Maximilien e Valentine, in cui tra l'altro il Conte li rende eredi di parte della sua immensa fortuna:

{{quote|Mio caro Maximilien,<br>c'è una feluca per voi all'ancora. Jacopo vi condurrà a [[Livorno]], dove il signor Noirtier attende sua nipote, che vuol benedire prima che vi segua all'[[altare]]. Tutto ciò che si trova in questa [[grotta]], amico mio, la casa degli [[Champs-Elysées]] e il mio piccolo castello di [[Le Tréport]] sono il regalo di [[nozze]] che Edmond Dantès offre al figlio del suo padrone Morrel. [...]<br>Dite all'angelo che veglierà sulla vostra vita, Morrel, di pregare qualche volta per un uomo che, come [[Satana]], si è creduto per un attimo uguale a [[Dio]] [...]<br>Quanto a voi, Morrel, ecco il motivo segreto della mia condotta nei vostri confronti: in questo mondo non ci sono né felicità né infelicità, esiste solo il confronto tra una condizione e l'altra, ecco tutto. Solo chi abbia provato l'estremo dolore è in grado di percepire l'estrema felicità. Bisogna aver voluto morire, Maximilien, per sapere quanto è bello vivere.<br>Vivete dunque e siate felici, figli cari del mio cuore, e non dimenticate mai che, fino al giorno in cui Dio si degnerà di svelare all'uomo l'avvenire, tutta la saggezza umana consisterà in queste due parole:<br>''Attendere e sperare!''<br>

Il vostro amico<br>Edmond Dantès<br>Conte di Montecristo<ref>''Ivi'', pp. 1280-1.</ref>}}


== Personaggi ==
== Personaggi ==
=== Edmond Dantès e i suoi travestimenti ===
=== Edmond Dantès e i suoi travestimenti ===
[[File:Edmond Dantès.JPG|thumb|upright=1|Edmond Dantès in una illustrazione di Pierre Gustave Eugene Staal presente nell'edizione del [[1888]] del romanzo.]]
* '''[[Edmond Dantès]]''' — Edmond è il protagonista della storia, durante la quale assume molteplici travestimenti per portare a termine l'elaborato piano di vendetta nei confronti di coloro che hanno provocato la sua rovina. Inizialmente Edmond è un esperto [[marinaio]], ottimo fidanzato della bella catalana Mercédès, e futuro [[capitano]] della [[nave]] mercantile ''Pharaon''. Dopo gli anni di prigionia diventa il [[Conte]] di [[Isola di Montecristo|Montecristo]], nome preso da un'[[isola]] di cui è diventato proprietario dopo avervi trovato il [[tesoro (preziosi)|tesoro]] indicato dallo scienziato Faria. Sotto questa nascosta identità compirà la sua elaborata vendetta.
* '''[[Edmond Dantès]]''' — Il protagonista del romanzo. Appena diciannovenne, è già esperto marinaio e futuro capitano della [[nave mercantile]] ''Pharaon'', nonché promesso sposo della [[Catalogna|catalana]] Mercédès. Durante l'ultimo viaggio in mare ferma la nave sull'[[isola d'Elba]] per consegnare un plico al gran Maresciallo [[Henri Gatien Bertrand|Bertrand]] (uomo di fiducia di [[Napoleone Bonaparte|Napoleone]], quest'ultimo in procinto di fuggire dall'[[isola d'Elba]] per riprendere il potere in Francia, i noti "[[Cento giorni]]"), seguendo così le ultime volontà del capitano Leclerc, ed in cambio riceve una lettera confidenziale da consegnare ad un uomo a [[Parigi]]. Nessuno conosce il contenuto della lettera, ma l'incontro con l'ufficiale di Napoleone dà l'occasione all'invidioso Danglars di denunciare Dantès come agente bonapartista, in modo da allontanarlo per lungo tempo e prendere il suo posto come capitano della nave. Edmond viene, così, arrestato e condotto in una prigione-fortezza (il Castello d'If), dove avrebbe dovuto trascorrere l'intera vita, ma da cui riesce ad evadere. Dopo gli anni di prigionia diventa il ''Conte di Montecristo'', nome preso da un'[[Isola di Montecristo|isola]] di cui è diventato proprietario dopo avervi trovato il [[tesoro]] indicato dall'abate Faria, conosciuto durante la detenzione. I 14 lunghi anni di prigionia cambiano Dantès sia fisicamente, dandogli vigore fisico e aspetto "vampiresco", sia mentalmente, dandogli conoscenze di grande profondità e ampiezza. Tuttavia il cambiamento più grande è psicologico: da giovane idealista è diventato un uomo ossessionato dalla vendetta contro coloro che hanno provocato la sua rovina e che lui colpirà usando l'identità del Conte di Montecristo e di molti altri personaggi.


* '''Conte di Montecristo''' — La persona in cui Edmond cambia la sua identità per compiere la vendetta è un nobile italiano, la cui ricchezza va di pari passo solo con l'aura di mistero che lo circonda. Secondo il passato costruito da Edmond per il suo alter ego, dietro l'identità del Conte di Montecristo si celerebbe il signor Zaccone, figlio di un ricco [[armatore]] [[Malta|maltese]], che vive nell'agio di una ricca rendita, e che ha acquistato il titolo di "[[conte]]", assieme all'[[isola di Montecristo]], per diletto. Egli avrebbe fatto la [[guerra]] nella [[Marina militare|marina]], e poi si sarebbe dedicato a notevoli opere di [[carità]], sfruttando le sue enormi ricchezze. Il Conte appare come una persona gentile ed educata, sebbene restia a dare eccessive confidenze. Per quanto circondato da un alone di mistero, il Conte ha molte conoscenze, è assai colto, ha viaggiato per il [[mondo]], è amante degli agi più raffinati, ed è capace di stupire con la sua eloquenza e con le sue stravaganze.
* signor '''Zaccone''', '''conte di Montecristo''' — La persona in cui Edmond cambia la sua identità per compiere la vendetta è un nobile italiano, la cui ricchezza è pari solo all'aura di mistero che lo circonda in quanto il tesoro trovato ha un valore inestimabile. Secondo il passato costruito da Edmond per il suo [[alter ego]], dietro l'identità del Conte di Montecristo si celerebbe il signor Zaccone, figlio di un ricco [[armatore]] [[Malta|maltese]], che vive nell'agio di una ricca rendita e che ha acquistato il titolo di "[[conte]]", assieme all'[[isola di Montecristo]], per diletto. Egli avrebbe fatto la [[guerra]] nella [[Marina militare|marina]] e poi si sarebbe dedicato a notevoli opere di [[carità]], sfruttando le sue enormi ricchezze. Il Conte appare come una persona gentile ed educata, sebbene restia a dare eccessive confidenze, e dalla imperturbabile flemma anche nelle situazioni peggiori; ha immense conoscenze in ogni ambito dello scibile umano: per esempio, è un esperto chimico nonché valente medico, un eccellente combattente e spadaccino, ha viaggiato per il [[mondo]], è amante degli agi più raffinati ed è capace di stupire con la sua eloquenza e con le sue stravaganze.
* '''Lord Wilmore''' — Un [[Nobiltà|nobile]] inglese interpretato da Edmond per compiere buone azioni e atti di generosità. Questo personaggio è l'esatto opposto del Conte di Montecristo e il romanzo fa supporre che i due siano rivali, come tra l'altro asserisce Lord Wilmore stesso.

* '''[[Sindbad il marinaio]]''' — Il personaggio che Edmond userà per salvare la famiglia Morrel dalla [[bancarotta]].
* '''Lord Wilmore''' — Un [[nobile (aristocrazia)|nobile]] [[Inghilterra|inglese]] interpretato da Edmond per compiere buone azioni e atti di generosità. Questo personaggio è l'esatto opposto del Conte di Montecristo e durante il romanzo si suppone che i due siano rivali.
* '''[[abate]] Giacomo Busoni''' — abate siciliano, identità che usa Edmond in alcune circostanze per la presunta autorità [[religione|religiosa]].
{{quote|Era un uomo piuttosto alto, aveva le [[basette]] rade e rosse, la pelle bianca, ed i [[capelli]] biondi grigiastri; era vestito con tutta la eccentricità inglese, cioè, un abito turchino coi bottoni d'[[oro]] e col [[colletto (abbigliamento)|colletto]] alto e imbottito, un [[gilet (abbigliamento)|gilè]] di ''[[cachemire]]'' bianco, ed un [[Pantaloni (abbigliamento)|pantalone]] di nanchino, tre pollici troppo corto, ma a cui i sottopiedi della stessa [[stoffa]] impedivano di risalire fino alle [[ginocchia]].}}

* '''[[Sinbad il marinaio|Sinbad il Marinaio]]''' — Il personaggio che Edmond userà per salvare la Famiglia Morrel dalla [[bancarotta]].
{{quote|Indossava un costume [[Tunisia|tunisino]], vale a dire una calotta rossa con una lunga [[Nappa (ornamento)|nappa]] di [[seta]] turchina, una veste di panno nero tutta ricamata d'[[oro]], [[pantaloni]] color [[sangue]] di [[bue]] larghi e gonfi, le [[ghette]] dello stesso colore orlate d'[[oro]] come la veste, ed i pianelli gialli, una magnifica [[sciarpa]] di [[cachemire]] gli cingeva la vita al disopra dei fianchi, e un piccolo cangiar acuto e ricurvo passava dentro la [[cintura]].

Quantunque di un pallore quasi livido, quest'uomo aveva una fisionomia molto bella: gli [[occhi]] erano vivi e penetranti, il [[naso]] dritto [...] i [[denti]] bianchi come perle spiccavano mirabilmente sotto i [[baffi]] neri.}}

* '''[[Abate]] Busoni''' — L'identità che usa Edmond in altre circostanze per la presunta autorità [[religione|religiosa]].


=== I servitori del Conte ===
=== I servitori del Conte ===
* '''Bertuccio''' — Intendente e braccio destro del Conte, stimato da quest'ultimo poiché in grado di eseguire al meglio ogni ordine che riceve. Bertuccio, prima di conoscere il Conte, dichiara vendetta a Gérard de Villefort per non aver aperto alcuna indagine sull'[[assassinio]] di suo fratello; convinto di averlo ucciso, gli salva il figlio illegittimo che Villefort ha avuto da Hermine Danglars e che crescerà, assieme alla cognata, con il nome Benedetto. Nel corso dell'opera Benedetto reciterà il ruolo di Andrea Cavalcanti.
* '''Giovanni Bertuccio''' — Intendente e braccio destro del Conte, stimato da quest'ultimo poiché in grado di eseguire al meglio ogni ordine che riceve. Molto tempo prima di conoscere il Conte, Bertuccio aveva giurato vendetta nei confronti di Gérard de Villefort per non aver aperto alcuna indagine sull'[[Omicidio|assassinio]] del fratello. Segue Villefort ad Auteuil, in una casa dove era solito incontrarsi con l'amante Hermine Danglars, e lo pugnala mentre il magistrato è in giardino per seppellire una cassetta. Incuriosito dall'oggetto, Bertuccio scopre che contiene un neonato (il figlio illegittimo di Villefort appena partorito da Hermine Danglars) apparentemente morto. L'uomo riesce a rianimarlo e lo porta via con in Corsica dove, assieme alla cognata, lo alleva con il nome di Benedetto.
* '''Haydée''' — Principessa albanese, salvata dalla schiavitù da Edmond e, al termine della vendetta del Conte, sua futura sposa. Haydée era figlia di [[Alì Pascià di Tepeleni|Alì-Tebelen]], [[Pascià]] di [[Giannina]]. Quando era ancora molto piccola il padre viene rovesciato dall'acerrimo nemico [[generale]] Kourchid, grazie al tradimento di un [[ufficiale (forze armate)|ufficiale]] [[Francia|francese]] in cui il Pascià riponeva grande fiducia: Fernand Mondego. Ridotta in [[schiavismo|schiavitù]] assieme alla madre, dopo la morte di questa, viene comprata dal Conte al mercato degli schiavi di [[Costantinopoli]]. Pur avendola acquistata come schiava, il Conte la tratta con il massimo rispetto, non le fa mancare niente e non si approfitta minimamente di lei. Questo suscita in Haydée una profonda gratitudine nei suoi confronti, che presto si trasforma in amore. Egli però la considera troppo giovane per lui e non vuole precluderle la possibilità di una vita felice. Durante il [[processo (diritto)|processo]] a Fernand Mondego rivelerà la sua vera identità e porterà le prove per farlo condannare. Alla fine del [[romanzo]] Edmond capisce l'amore della donna per lui, e decide di partire con lei per farsi una nuova vita, possibilmente felice.

* '''Alì''' — Il fedele servitore del [[Conte]] di [[isola di Montecristo|Montecristo]]. Egli è [[Mutismo|muto]] e totalmente devoto al suo padrone che gli ha salvato la vita in [[Tunisia]], dove era stato condannato - a causa di una sua "lussuriosa" incursione nell'[[harem]] del [[Bey (carica)|Bey]] - a subire la mutilazione prima della [[Lingua (anatomia)|lingua]], poi delle [[Mano|mani]] e infine della [[testa]]. Quel che Alì non sa è che Dantès aveva atteso a bella posta che la lingua gli venisse mozzata prima di offrirsi di riscattarlo, in modo da potersi avvalere di un servitore muto. Alì è un abilissimo domatore di [[Equus caballus|cavalli]].
* '''Haydée''' — Principessa greca, salvata dalla schiavitù da Edmond e, al termine della vendetta del Conte, sua futura sposa. Haydée era figlia di [[Alì Pascià di Tepeleni|Alì-Tebelen]], [[Pascià]] di [[Giannina]]. Quando era ancora molto piccola il padre viene rovesciato dall'acerrimo nemico [[generale]] Kourchid, grazie al tradimento di Fernand Mondego. Ridotta in [[schiavismo|schiavitù]] assieme alla madre, dopo la morte di questa viene comprata dal Conte al mercato degli schiavi a [[Costantinopoli]]. Anche se lei è considerata una schiava, il Conte la tratta con il massimo rispetto. Questa donna greca è innamorata follemente del Conte, che però la considera troppo giovane per lui. Durante il [[processo (diritto)|processo]] di Fernand Mondego rivelerà la sua vera identità e porterà le prove per farlo condannare. Alla fine del [[romanzo]] Edmond capisce l'amore della donna per lui, e decide di partire con lei per farsi una nuova vita, possibilmente felice.
{{quote|La bellezza del viso era da beltà greca in tutta la purezza del tipo, coi grandi occhi neri vellutati, la fronte di [[marmo]], il naso dritto, le labbra di [[corallo]], e i denti di [[perla|perle]]. E in questa graziosa donna il fiore della gioventù appariva in tutto il suo splendore e [[profumo]]. Haydée poteva avere diciannove o venti anni.}}

* '''Alì''' — Il fedele servitore del [[Conte]] di [[isola di Montecristo|Montecristo]]. Egli è [[Mutismo|muto]] e totalmente dedito al suo padrone per avergli salvato la vita in [[Tunisia]], dove era stato condannato - a causa di una sua "lussuriosa" incursione nell'[[harem]] del [[Bey (carica)|Bey]] - a subire la mutilazione prima della [[Lingua (anatomia)|lingua]], poi delle [[Mano|mani]] e infine della [[testa]]. Quel che Alì non sa è che Dantès aveva atteso a bella posta che la lingua gli venisse mozzata prima di offrirsi di riscattarlo, in modo da potersi avvalere di un servitore muto. Alì è un abilissimo domatore di [[Equus caballus|cavalli]].
{{quote|«[...] non ha stipendio, non è un domestico, è uno [[schiavo]], è il mio [[cane]]; se non facesse il suo dovere, non lo caccerei, ma lo ammazzerei!.» [...] <br /> Alì ascoltò, sorrise, si avvicinò al padrone, mise un ginocchio a terra e gli baciò rispettosamente la mano.}}
* '''Baptistin''' — Servitore del Conte.
* '''Baptistin''' — Servitore del Conte.
* '''Jacopo''' — [[Marinaio]] conosciuto da Edmond a bordo della [[tartana]] genovese ''Giovane Amelia'', che lo trae in salvo durante la sua fuga dal [[Castello d'If]]. Diventa, in seguito, il capitano dello [[Panfilo|yacht]] del Conte.

* '''Jacopo''' — [[Marinaio]] conosciuto da Edmond a bordo della [[tartana]] genovese ''Giovane Amelia'' che lo trae in salvo durante la sua fuga dal [[Castello d'If]]. Diventa, in seguito, il capitano dello [[Panfilo|yacht]] del Conte.


=== La famiglia Morcerf ===
=== La famiglia Morcerf ===
* '''Mercédès Herrera Mondego''' — Fidanzata di Edmond all'inizio dell'opera. In seguito sposerà suo [[cugino]] Fernand quando Edmond viene creduto morto in prigione. Lei non ama Fernand, ma lo considera suo fidato amico. Dopo la rovina del marito torna a Marsiglia e vivrà nella casa del padre di Dantès.
* '''Mercédès Herrera Mondego''' — Fidanzata di Edmond all'inizio dell'opera. In seguito sposerà suo [[cugino]] Fernand quando Edmond viene creduto morto in prigione. Lei non ama Fernand, ma lo considera suo fidato amico. È l'unica a riconoscere nel Conte di Montecristo l'amore di un tempo, Edmond Dantès. Dopo la rovina del marito, del quale rifiuta l'eredità (preferendo donarla in beneficenza), torna ad una vita solitaria a [[Marsiglia]] nella casa del vecchio padre di Edmond Dantès, donatale da quest'ultimo.
* '''Fernand Mondego''' — Più tardi conosciuto come ''conte de Morcerf''. Lui è innamorato di Mercédès e farebbe qualsiasi cosa per averla. Infatti, con l'aiuto di Danglars, progetta l'accusa contro Edmond. Dopo l'incarcerazione di Dantès parte per la [[guerra]] come [[Coscrizione|coscritto]]: durante le sue campagne militari guadagna denaro e reputazione. Una volta tornato in [[Francia]], con il titolo di [[conte]], sposa Mercédès. Diventato membro della [[Camera dei pari di Francia|Camera dei Pari]], la sua vita viene rovinata dal [[processo (diritto)|processo]] che lo vede imputato per il tradimento, mentre era ufficiale in [[Albania]], del [[Pascià]] [[Alì Pascià di Tepeleni|Alì-Tebelen]], grazie anche alla decisiva testimonianza della figlia Haydée. Quando scopre che la moglie e il figlio lo hanno abbandonato, si suicida con un colpo di pistola.

* '''Albert de Morcerf''' — Figlio di Mercédès e Fernand. Conosce il Conte a [[Roma]] (quando è in compagnia di Franz d'Epinay) durante il [[carnevale]]. Qui vive un'esperienza di rapimento e prigionia ad opera del bandito Luigi Vampa. Viene liberato dal Conte di Montecristo, grazie alla lealtà e il rispetto che Vampa ha nei suoi confronti. Tornato in Francia, il padre combina un matrimonio tra Albert e la giovane Eugenie Danglars, che però non ama. Quando il barone Danglars scopre il tradimento di Fernand a Giannina, fa saltare il matrimonio, preferendo dare la figlia in sposa ad Andrea Cavalcanti. Albert diventa grande amico di Dantès, almeno fino a quando Edmond non causa la rovina del padre Fernand: a quel punto sfida pubblicamente il Conte a [[duello]], anche se poi gli porgerà - altrettanto pubblicamente - le proprie scuse, grazie alle rivelazioni che la madre gli fa sull'identità reale del Conte e sulle giustificate motivazioni del suo comportamento. Alla fine del romanzo, morto il padre, Albert abbandona la madre Mercédès e parte per l'[[Africa]] come soldato negli [[Spahis]] per potersi costruire una nuova vita con il cognome materno ''Herrera''.
* '''Fernand Mondego''' — Più tardi conosciuto come '''conte de Morcerf'''. Lui è innamorato di Mercédès e farebbe qualsiasi cosa per averla. Infatti, con l'aiuto di Danglars, progetta l'accusa contro Edmond. Dopo l'incarcerazione di Dantès parte per la [[guerra]]: durante le sue campagne militari guadagna denaro e reputazione. Una volta tornato in [[Francia]] con il titolo di [[conte]] sposa Mercédès. Diventato membro della Camera dei Pari, la sua vita viene rovinata dal [[processo (diritto)|processo]] che lo vede imputato per il tradimento, mentre era ufficiale in [[Grecia]], del [[Pascià]] [[Alì Pascià di Tepeleni|Alì-Tebelen]], grazie anche alla decisiva testimonianza di Haydée. Quando scopre che la moglie e il figlio lo hanno abbandonato, si suicida.

* '''Albert de Morcerf''' — Figlio di Mercédès e Fernand. Conosce il Conte a [[Roma]] (quando è in compagnia di Franz d'Epinay) durante il [[carnevale]]. Qui vive un'esperienza di rapimento e prigionia ad opera del bandito Luigi Vampa. Viene liberato dal Conte di Montecristo, grazie alla lealtà ed il rispetto che Vampa ha nei suoi confronti. Tornato in Francia, Albert viene costretto dal padre a sposare Eugenie Danglars, che però non ama. Quando il barone Danglars scopre il tradimento di Fernand a Giannina, fa saltare il matrimonio, preferendo dare la figlia in sposa ad Andrea Cavalcanti. Albert diventa grande amico di Dantès, finché egli non causa la rovina del padre: a quel punto sfida pubblicamente il Conte a duello, anche se poi gli porgerà - altrettanto pubblicamente - le sue scuse, grazie alle rivelazioni che la madre gli fa sull'identità reale del Conte e sulle giustificate motivazioni del suo comportamento. Alla fine del romanzo abbandonerà Fernand e partirà come soldato negli [[Spahis]] per l'[[Africa]], per potersi ricostruire una nuova vita con il nome Herrera.


=== La famiglia Danglars ===
=== La famiglia Danglars ===
* '''Barone Danglars''' — Inizialmente è lo scrivano di bordo della nave dove lavora Edmond, del quale è geloso perché l'armatore della nave, Pierre Morrel, lo vuole nominare capitano. Dopo aver incastrato il protagonista, viene promosso capitano della nave ''Pharaon''. Dopo poco tempo abbandona l'incarico e si trasferisce in Spagna dove lavora presso un banchiere. In seguito ad una serie di speculazioni ed investimenti (in cui dimostra un'indiscussa abilità), diventa milionario. Acquistato il titolo di barone torna in Francia, dove ben presto diventa il più ricco banchiere di Parigi.
* '''Barone Danglars''' — Inizialmente è lo scrivano di bordo della nave mercantile ''Pharaon'' dove lavora Edmond, del quale è invidioso perché l'[[armatore]] Pierre Morrel lo vuole nominare capitano, nomina a cui lui stesso aspirava. Dopo aver incastrato Dantès con l'accusa di essere un bonapartista, viene promosso a capitano della ''Pharaon''. Successivamente abbandona l'incarico e si trasferisce in [[Spagna]] dove lavora come commesso presso un [[Banca|banchiere]]. Qui, grazie ad una serie di [[Speculazione|speculazioni]] ed [[Investimento|investimenti]] (in cui dimostra un'indiscussa abilità), diventa milionario. Acquistato il titolo di ''barone'' torna in Francia, dove ben presto diventa il più ricco banchiere di Parigi. Conosce il Conte di Montecristo, che lo spinge al tracollo finanziario per poi farlo rapire e imprigionare; solo quando è costretto a dilapidare il denaro rimastogli per sfamarsi il Conte di Montecristo gli rivela la propria vera identità e, di fronte al sincero pentimento di Danglars, gli concede il perdono e gli restituisce la libertà.
* '''Hermine Danglars''' — Moglie del barone Danglars. In gioventù, mentre il primo marito (il barone Louis de Nargonne) era assente, ha una relazione con Gérard de Villefort, dalla quale nasce il figlio Benedetto, creduto morto alla nascita ma in realtà salvato e allevato da Bertuccio. Nel frattempo, prima della nascita del figlio, rimane vedova. Già abbastanza ricca prima di sposare il barone Danglars, con l'aiuto di Lucien Debray (ben informato sugli eventi politici in quanto lavora al Ministero degli Interni), amico e amante, riesce a mettere da parte un milione di franchi investendo il denaro del marito.

* '''Eugenie Danglars''' — Figlia dei Danglars, animo d'artista, per salvare la famiglia dal tracollo finanziario è costretta dal proprio padre a farsi promessa sposa prima ad Albert de Morcerf poi ad Andrea Cavalcanti. Lei però non li ama, preferendo più o meno manifestamente le donne e volendo vivere libera, senza alcun vincolo matrimoniale. Alla fine scappa di casa assieme alla sua amante Louise D’Armilly , approfittando della confusione creatasi per la fuga del presunto Andrea Cavalcanti, smascherato lo stesso giorno in cui i due dovevano firmare il contratto di matrimonio.
{{quote|Davvero quest'uomo è una laida creatura. Come mai, dalla prima volta che lo vedono, non riconoscono il serpente dalla fronte schiacciata, l'avvoltoio dal cranio rotondeggiante, lo sperviero dal becco acuto?|Edmond Dantès}}

* '''Hermione Danglars''' — Moglie del barone Danglars. In gioventù, mentre il primo marito (il barone Louis de Nargonne) era assente, ha una relazione con Gérard de Villefort, dalla quale nasce il figlio Benedetto, creduto morto alla nascita, ma in realtà salvato e allevato da Bertuccio. Nel frattempo, prima della nascita del figlio, rimane vedova. Già abbastanza ricca prima di sposare il barone Danglars, con l'aiuto di Lucien Debray (ben informato sugli eventi politici in quanto lavora al Ministero degli Interni), amico e amante, riesce a mettere da parte un milione di franchi investendo il denaro del marito.

* '''Eugenie Danglars''' — Figlia dei Danglars, con animo d'artista, è promessa sposa prima ad Albert de Morcerf, poi ad Andrea Cavalcanti. Ma lei non ama nessuno dei due: è infatti uno spirito libero, non desidera il matrimonio, sogna una vita sola, magari dedicata all'arte del canto e della musica. Alla fine riesce a realizzare il suo sogno: scappa di casa assieme ad un'amica approfittando della confusione creatasi per l'arresto di Andrea Cavalcanti, lo stesso giorno in cui i due dovevano firmare il contratto di matrimonio.

{{quote|Eugenie Danglars era bella, ma [...] di una bellezza un poco sostenuta. I capelli erano di un bel nero, ma nell'ondulazione si notava una specie di ritrosia al [[pettine]]; gli occhi, neri come i capelli, sotto magnifiche sopracciglia, che non avevano che un difetto, quello cioè di aggrottarsi qualche volta, erano particolarmente notevoli per una espressione di fermezza rara in una donna; il naso aveva quelle proporzioni esatte che un bravo scultore darebbe alla statua di [[Giunone]], soltanto la bocca era un po' grande, ma con bei denti che davano risalto alle labbra, il cui [[carminio]] troppo vivo spiccava sul pallore del viso; infine, un neo nero posto all'angolo della bocca, e più largo del naturale, finiva col dare a questa fisionomia un'indole risoluta [...] Era [...] una [[Diana (divinità)|Diana]] cacciatrice, ma con qualche cosa di più fermo e di più maschio nella sua bellezza.}}


=== La famiglia Villefort ===
=== La famiglia Villefort ===
[[File:Дюма Гаварни Вильфор в 1838.JPG|thumb|upright=0.9|Gérard de Villefort in una illustrazione di [[Paul Gavarni]] presente nell'edizione del [[1846]] del romanzo.]]
* '''Gérard de Villefort''' — Sostituto Procuratore del re e, in seguito, Procuratore del re. Figlio di un bonapartista (il signor Noirtier), arriva a rinnegare il padre (e a cambiare cognome in Villefort) per garantire la sua fedeltà alla monarchia ed entrare così nelle grazie del re e di tutto l'entourage monarchico, compresa la famiglia Saint-Méran (importante e nobile famiglia di cui vuole sposare la giovane discendente, Renata). È inoltre il responsabile materiale dell'incarcerazione di Edmond: pur riconoscendo la sua innocenza, Villefort si vede costretto ad incastrarlo per salvare la sua posizione e la vita del padre; Dantès, infatti, era l'unico testimone di una lettera destinata al signor Noirtier in cui si annunciava l'imminente ritorno di Napoleone (e quindi il suo indiscusso e attivo legame con l'''usurpatore'', appellativo con cui i filomonarchici chiamavano Napoleone); se quella lettera fosse finita in mani sbagliate, il padre sarebbe stato condannato a morte e lui avrebbe perduto per sempre quella posizione di rilievo presso il re così faticosamente conquistata. <br /> Morta Renata (da cui aveva avuto una figlia, Valentine), Villefort si risposa in seconde nozze con una donna di nome Héloise, da cui nascerà il figlio Édouard. Ha pure una relazione con la signora Danglars (anche se all'epoca della relazione lei era sposata con un certo barone de Nargonne), da cui nasce il figlio illegittimo Benedetto (che, creduto morto, verrà seppellito in giardino). Quando Héloise, la sua seconda moglie, avvelena gli eredi del patrimonio di famiglia affinché il figlio Édouard diventi erede universale (non solo da parte di padre, ma anche da parte della sorellastra), Villefort scopertala, la spinge al suicidio. Ma lei deciderà di portare con sé anche suo figlio. Quelle due perdite, assieme a quella della primogenita Valentine, alla scoperta che il figlio illegittimo (Benedetto) è un assassino e che dietro all'identità del Conte di Montecristo si nasconde Edmond Dantès, spingeranno Villefort alla pazzia.
* '''Gérard de Villefort''' — Sostituto procuratore del re e, in seguito, procuratore del re. Figlio di un [[Bonapartismo|bonapartista]] (il signor Noirtier), arriva a rinnegare il padre (e a cambiare cognome in Villefort) per garantire la sua fedeltà alla monarchia ed entrare così nelle grazie del re e di tutto l<nowiki>'</nowiki>''entourage'' monarchico, compresa la famiglia Saint-Méran (importante e nobile famiglia di cui vuole sposare la giovane discendente, Renée). È inoltre il responsabile materiale dell'incarcerazione di Edmond: Dantès infatti era l'unico testimone di una lettera destinata al signor Noirtier in cui si annunciava l'imminente ritorno di [[Napoleone Bonaparte|Napoleone]] (e quindi il suo indiscusso e attivo legame con l'''usurpatore'', appellativo con cui i filomonarchici chiamavano Napoleone); se quella lettera fosse finita in mani sbagliate, il padre di Gerard sarebbe stato condannato a morte e lui avrebbe perduto per sempre quella posizione di rilievo presso il re così faticosamente conquistata: quindi Villefort, pur riconoscendo l'innocenza di Edmond, si vede costretto a incastrarlo per salvare la propria posizione e la vita del padre. Morta la moglie Renée (da cui aveva avuto una figlia, Valentine), Villefort sposa in seconde nozze una donna di nome Héloise, da cui nascerà il figlio Édouard. Ha pure una relazione con Hermine Danglars (anche se all'epoca della relazione lei era sposata con un certo barone de Nargonne), da cui nasce il figlio illegittimo Benedetto (che, creduto morto, verrà seppellito in giardino). Quando Villefort scopre che Héloise, la sua seconda moglie, avvelena gli eredi del patrimonio di famiglia affinché il figlio Édouard diventi erede universale (non solo da parte di padre, ma anche da parte della sorellastra), la spinge al suicidio, ma lei deciderà di portare con sé anche suo figlio. Quelle due perdite, assieme a quella della primogenita Valentine, alla scoperta che il figlio illegittimo (Benedetto) è un assassino e che dietro all'identità del Conte di Montecristo si nasconde Edmond Dantès, spingeranno Villefort alla pazzia.

* '''Valentine de Villefort''' — Figlia di Gérard de Villefort e Renata di Saint-Méran. Innamorata di Maximilien Morrel, è promessa, per volontà del padre, al barone Franz d'Epinay; vive isolata dal resto della famiglia, per l'indifferenza del padre e l'odio della matrigna Héloise. Unica vera compagnia familiare è costituita dal nonno Noirtier, che però è muto e paralizzato, e comunica con la nipote con i soli occhi. È proprio il nonno che fa di tutto per impedire il matrimonio della nipote con d'Epinay: predispone nel suo testamento che nel caso questa unione avvenisse, Valentine verrebbe diseredata. Poi, poiché il figlio Gérard persiste nell'intento di matrimonio, rivela che è lui l'assassino del padre di Franz: a quel punto il giovane d'Epinay rompe l'accordo di matrimonio. Rimasta unica erede della famiglia dopo gli omicidi dei marchesi di Saint-Méran, Valentine viene avvelenata da Héloise, la matrigna, ma grazie a Noirtier (che, dandole un poco della stessa sostanza mortale da lui assunta, la abitua al veleno neutralizzandolo parzialmente) l'attacco non le è fatale, per quanto la costringa a letto. Il Conte di Montecristo le dà una sostanza che la fa cadere in coma, inducendo tutti a crederla morta, in modo da poterla salvare dalla matrigna. Dopo il finto funerale, il Conte la porterà sull'isola di Montecristo in attesa dell'arrivo dell'amato Maximilien Morrel, che finalmente potrà sposare.
* '''Valentine de Villefort''' — Figlia di Gérard de Villefort e Renée de Saint-Méran. Innamorata di Maximilien Morrel, è promessa, per volontà del padre, al barone Franz d'Epinay; vive isolata dal resto della famiglia, tra l'indifferenza del padre e l'odio della matrigna Héloise, quest'ultima invidiosa dell'immenso patrimonio che la ragazza avrebbe ereditato (a discapito del figlio Édouard). L'unico vero affetto familiare è costituito dal nonno Noirtier, che però è muto e paralizzato e comunica con la nipote con i soli occhi (potrebbe essere [[sindrome del chiavistello]]). È proprio il nonno che fa di tutto per impedire il matrimonio della nipote con d'Epinay, predisponendo di diseredare Valentine nel caso questa unione avvenisse. Poi, poiché il figlio Gérard persiste nell'intento di matrimonio, rivela di essere l'uccisore, in leale duello, del padre di Franz, ed a quel punto il giovane d'Epinay rompe l'accordo di matrimonio. Rimasta unica erede della famiglia dopo gli omicidi dei marchesi di Saint-Méran, Valentine viene avvelenata da Héloise, la matrigna. Tuttavia, grazie a Noirtier (che, dandole un poco della stessa sostanza mortale da lui assunta, la abitua al veleno neutralizzandolo parzialmente) e al Conte di Montecristo (che più volte sostituisce le bevande venefiche con sostanze innocue) l'attacco non le è fatale, per quanto la costringa a letto. Tempo dopo, il Conte di Montecristo le svela l'identità del suo assassino e le dà una mistura che la fa cadere in coma, inducendo tutti a crederla morta in modo da poterla salvare dalla matrigna. Dopo il finto funerale, il Conte la porterà sull'isola di Montecristo in attesa dell'arrivo dell'amato Maximilien Morrel, che finalmente lei potrà sposare.
* '''Noirtier de Villefort''' — Padre di Gérard e nonno di Valentine: ex membro del governo [[Napoleone Bonaparte|napoleonico]] e attivo bonapartista durante la rivoluzione, uccide il generale d'Epinay. Durante i ''[[Cento giorni]]'' torna alla corte di Napoleone. Dopo essere stato colpito da un [[Ictus|attacco apoplettico]] diviene muto e paralitico, capace solo di comunicare con la nipote (a cui è legatissimo) ed il figlio attraverso l'espressività dello sguardo. Per salvare Valentine dal [[matrimonio]] forzato con Franz d'Epinay riesce a dettare un testamento col quale lascia i propri beni ai poveri, diseredando la nipote nel caso in cui ella sposi il barone. Dal momento che il figlio Gérard continua a voler maritare Valentine a Franz, Noirtier rivela di aver ucciso in duello il [[generale]] Flaviano Quesnel d'Epinay, padre del giovane, che a quel punto rompe il contratto di matrimonio. Scampa per caso al progetto di avvelenamento da parte di Héloise (solo perché il suo medico - il signor d'Avrigny - gli fa assumere ogni giorno un po' di veleno per contrastare la malattia) e, resosi conto del piano della donna, riesce a salvare Valentine dal successivo tentativo di omicidio, abituandola a piccole dosi giornaliere del veleno.

* '''Héloise de Villefort''' — Seconda moglie di Gérard. Pensa solo a proteggere il proprio figlio Édouard e trama per assicurargli una generosa eredità. Odia profondamente Valentine, destinata ad ereditare il patrimonio di famiglia. Per evitare ciò mette in atto un diabolico piano: prima avvelena i due marchesi di Saint-Méran, rendendo la giovane unica erede; poi tenta, senza successo, di fare lo stesso con il vecchio Noirtier e con la stessa Valentine. Convinta di averla uccisa, viene scoperta dal marito, che le impone una scelta: o il processo pubblico e il patibolo (assieme allo scandalo e il disonore che sarebbe caduto sulla famiglia), oppure il suicidio tramite il suo terribile veleno. Héloise opta per il suicidio, portando con sé l'amatissimo figlio Édouard.
* '''Noirtier de Villefort''' — Padre di Gérard e nonno di Valentine: attivo bonapartista durante la rivoluzione, uccide il generale d'Epinay. Durante i ''[[Cento giorni]]'' torna alla corte di Napoleone. Dopo essere stato colpito da un attacco apoplettico diviene muto e paralizzato, e capace solo di comunicare con la nipote (a cui è legatissimo) ed il figlio attraverso il linguaggio degli occhi. Per salvare Valentine dal [[matrimonio]] forzato con Franz d'Epinay riesce a dettare il testamento, dando i suoi beni ai poveri (di fatto diseredando la nipote) nel caso in cui ella sposi il barone. Dal momento che il figlio Gérard continua a voler dare in sposa Valentine a Franz, Noirtier rivela di aver ucciso in duello il generale d'Epinay, padre del giovane, che a quel punto rompe il contratto di matrimonio. Scampa per caso al progetto di avvelenamento da parte di Héloise (solo perché il suo medico - il signor d'Avrigny - gli fa assumere ogni giorno un po' di veleno per contrastare la malattia) e, resosi conto del piano della donna, riesce a salvare Valentine dal successivo tentativo di omicidio, abituandola a piccole dosi giornaliere del veleno.
* '''Édouard de Villefort''' — Unico figlio maschio legittimo di Villefort, viene avvelenato dalla madre quando, scoperta dal marito colpevole di quattro omicidi, viene spinta al suicidio.

* '''Benedetto''' alias '''Andrea Cavalcanti''' — Figlio illegittimo di Villefort e Hermine Danglars. Salvato da Bertuccio, viene cresciuto dal [[Corsica|còrso]] e da sua cognata Assunta. Malvagio e avido fin da piccolo, assieme a due compagni tortura la madre adottiva per ottenere del denaro: nella confusione la casa prende fuoco, i tre giovani fuggono con i soldi, lasciando morire la donna tra le fiamme. Conduce una vita criminale, finché non si ritrova in cella (nella prigione di [[Tolone]]) assieme a Gaspard Caderousse. Grazie all'intervento di Lord Wilmore/Edmond Dantès i due fuggono. Benedetto torna a Parigi sotto il nome di Andrea Cavalcanti: crede che il suo vero padre sia il Conte di Montecristo, che quest'ultimo lo abbia fatto riconoscere dal maggiore Cavalcanti e che lo mantenga. In questo periodo conosce Eugenie Danglars e instaura buoni rapporti con il padre di lei, riuscendo a convincerlo a dargli in sposa la figlia; è lo stesso Conte di Montecristo ad elogiare le ricchezze e la nobile discendenza del Conte (in seguito chiamato anche ''principe'') Andrea. Nel frattempo Caderousse lo scopre e lo ricatta; l'ex compagno di cella, però, non si accontenta di quanto gli viene offerto e si fa descrivere la villa di Montecristo per poterla svaligiare. Andrea/Benedetto allora manda un messaggio anonimo al Conte per avvisarlo. Poi, la sera del furto, si apposta fuori dalla casa e, quando Caderousse esce, risparmiato da Edmond, lo pugnala a morte. Il giorno del suo matrimonio con Eugenie Danglars i gendarmi vengono a prenderlo per arrestarlo. Fugge, ma la sua fuga dura un solo giorno. In prigione Bertuccio gli svela l'identità del vero padre (Gérard de Villefort), che lui riferisce pubblicamente durante il processo, scioccando il procuratore.
* '''Héloise de Villefort''' — Seconda moglie di Gérard. Pensa solo a proteggere suo figlio Édouard, e combatte per assicurargli una generosa eredità. Odia profondamente Valentine, destinata ad ereditare il patrimonio della famiglia. Per evitare ciò mette in atto un diabolico piano: prima avvelena i due marchesi di Saint-Méran, rendendo la giovane unica erede, poi tenta, senza successo, di fare lo stesso con il vecchio Noirtier e con la stessa Valentine. Convinta di averla uccisa, viene scoperta dal marito, che le impone una scelta: o il processo pubblico e il patibolo (assieme allo scandalo e il disonore che sarebbe caduto sulla famiglia), oppure il suicidio tramite il suo terribile veleno. Héloise opta per il suicidio, portando con sé l'amatissimo figlio Édouard.

* '''Édouard de Villefort''' — Unico figlio maschio legittimo di Villefort, viene avvelenato dalla madre quando ella, scoperta dal marito colpevole di quattro omicidi, decide di togliersi la vita.

{{quote|Era piccolo, gracile, bianco di pelle come i bambini rossi, ad onta di una foresta di capelli neri, ribelli ad ogni acconciatura, che ne copriva la fronte rotondeggiante, e cadendo sulle spalle ne contornava il viso, e raddoppiava la vivacità degli occhi pieni di furba malizia e di giovanile cattiveria; la bocca appena ritornata vermiglia, era sottile nelle labbra, e larga nell'apertura: i lineamenti di questo ragazzino di otto anni, dimostravano un'età almeno di dodici.}}

* '''Benedetto''' alias '''Andrea Cavalcanti''' — Figlio illegittimo di Villefort ed Hermine Danglars, salvato da sicura morte da Bertuccio, viene cresciuto dal [[Corsica|còrso]] e da sua cognata Assunta. Malvagio e avido fin da piccolo, assieme a due compagni tortura la madre adottiva per ottenere del denaro: nella confusione la casa prende fuoco, i tre giovani fuggono con i soldi, lasciando morire la donna tra le fiamme. Conduce una vita criminale, finché non si ritrova in cella (nella prigione di Tolone) assieme a Gaspard Caderousse: grazie all'intervento di Lord Wilmore/Edmond Dantès i due fuggono. Benedetto ritorna a Parigi sotto il nome di Andrea Cavalcanti: crede che il suo vero padre sia il Conte di Montecristo, che quest'ultimo lo abbia fatto riconoscere dal maggiore Cavalcanti e che lo mantenga. In questo periodo conosce Eugenie Danglars e instaura buoni rapporti con il padre di lei, riuscendo a convincerlo a dargli in sposa la figlia; è lo stesso Conte di Montecristo a elogiare le ricchezze e la nobile discendenza del Conte (in seguito chiamato anche "principe") Andrea. Nel frattempo Caderousse lo scopre e lo ricatta; l'ex compagno di cella però non si accontenta e si fa descrivere la villa di Montecristo per poterla svaligiare. Andrea/Benedetto allora manda un messaggio anonimo al Conte per avvisarlo: la sera del furto si apposta fuori dalla casa e, quando Caderousse esce, risparmiato da Edmond, lo pugnala a morte. Il giorno del suo matrimonio con Eugenie Danglars i gendarmi vengono a prenderlo per arrestarlo: la sua fuga dura un solo giorno. In prigione Bertuccio gli svela l'identità del vero padre (Gérard de Villefort), che lui riferisce pubblicamente durante il processo, scioccando il procuratore.


=== La famiglia Morrel e dipendenti ===
=== La famiglia Morrel e dipendenti ===
* '''Pierre Morrel''' — Armatore della nave ''Pharaon'' su cui lavorava Edmond all'inizio del romanzo. Uomo d'affari onesto, si fida di Edmond e gli propone di diventare [[capitano]] della nave. Dopo che Edmond viene arrestato, cerca in tutti i modi di aiutarlo, ma, essendo il protagonista accusato di bonapartismo, la cosa diventa impossibile. Negli anni dal [[1825]] e [[1830]] subisce gravi perdite e solo grazie a Sinbad il Marinaio (ovvero [[Edmond Dantès]]) risolleva i suoi affari.
* '''Pierre Morrel''' — [[Armatore]] della [[nave mercantile]] ''Pharaon'', di cui Edmond era Secondo Comandante all'inizio del romanzo. Uomo d'affari onestissimo, si fida di Edmond e gli propone di diventare [[capitano]] della nave. Dopo che Edmond viene arrestato cerca in tutti i modi di aiutarlo ma, essendo il giovane accusato di [[bonapartismo]], la cosa diventa impossibile. Negli anni dal [[1825]] al [[1830]] subisce gravi perdite al punto da essere sull'orlo della [[bancarotta]] e solo grazie a Sinbad il Marinaio (ovvero [[Edmond Dantès]]) la sua situazione economica si risolleva.
* '''Maximilien Morrel''' — Figlio di Pierre, [[capitano]] nel [[reggimento]] degli [[Spahis]] e [[ufficiale (onorificenza)|ufficiale]] della [[Legion d'onore]]. Maximilien conosce il Conte di Montecristo a [[Parigi]], in occasione di una colazione a casa di un amico comune, Albert de Morcerf. Riconoscendo in lui l'onestà del suo antico armatore, il Conte gli si affeziona come fosse suo figlio. Il cuore del giovane Morrel arde per Valentine de Villefort, la quale lo ricambia; ma i due devono incontrarsi in segreto perché la giovane è stata promessa a Franz d'Epinay. Quando Valentine muore - questo è ciò che egli, come tutti, crede - Maximilien cade nella disperazione e decide di uccidersi; però il Conte (di cui si fidava ciecamente) lo fa desistere dal proposito, promettendogli di aiutarlo se accetterà di ritardare di un mese la propria fine. Alla scadenza del periodo prefissato Edmond gli fa incontrare sull'[[isola di Montecristo]] l'amata Valentine, che ora potrà sposare.

* '''Julie Herbault''' — Figlia di Pierre, sposata con Emmanuel Herbault. Edmond Dantes si servirà di lei (sotto l'alias di Simbad il marinaio) per salvare i Morrel dal fallimento.
* '''Maximilien Morrel''' — Figlio di Pierre, [[capitano]] nel [[reggimento]] degli [[Spahis]] e [[ufficiale (onorificenza)|ufficiale]] della [[Legion d'Onore]]. Maximilien conosce il [[Conte]] di [[isola di Montecristo|Montecristo]] a Parigi, in occasione di una colazione a casa di un amico comune, Albert de Morcerf. Riconoscendo in lui l'onestà del suo antico armatore, il Conte gli si affeziona come fosse suo figlio. Il cuore del giovane Morrel arde per Valentine de Villefort, la quale lo ricambia, ma i due devono incontrarsi in segreto, essendo la giovane promessa a Franz d'Epinay. Quando Valentine muore, almeno così crede, cade nella disperazione e decide di uccidersi: il Conte (di cui si fidava ciecamente) però lo fa desistere dal proposito, promettendogli di aiutarlo se accetterà di ritardare di un mese la propria fine. Alla scadenza del periodo prefissato, sull'[[isola di Montecristo]], Edmond gli fa incontrare l'amata Valentine, che adesso potrà sposare.

* '''Julie Herbault''' — Figlia di Pierre, sposata con Emmanuel Herbault.

* '''Emmanuel Herbault''' — Marito di Julie, ha lavorato per lungo tempo alla ''Morrel & Figlio'' come [[Contabilità|contabile]]: è genero di Pierre e cognato di Maximilien.
* '''Emmanuel Herbault''' — Marito di Julie, ha lavorato per lungo tempo alla ''Morrel & Figlio'' come [[Contabilità|contabile]]: è genero di Pierre e cognato di Maximilien.
* '''Cocles''' — Fedele e scrupoloso commesso della casa ''Morrel e Figlio''.

* '''Coclite''' — Fedele e scrupoloso commesso della casa ''Morrel e Figlio''.


=== I marchesi di Saint-Méran ===
=== I marchesi di Saint-Méran ===
* '''Marchesi di Saint-Méran''' — Genitori di Renata, fedeli monarchici, avversi ai bonapartisti e non disposti a mischiare la loro [[nobiltà]] con persone di classe sociale diversa dalla loro. Danno in sposa la figlia Renata a Gérard de Villefort, e poi cercano di maritare la nipote Valentine, loro unica erede, con il [[nobile (aristocrazia)|nobile]] [[barone]] Franz d'Epinay. Entrambi i marchesi vengono [[Avvelenamento|avvelenati]] a morte dalla signora Villefort, per rendere Valentine unica erede del patrimonio.
* '''Marchesi di Saint-Méran''' — Genitori di Renée, fedeli monarchici, avversi ai bonapartisti e non disposti a mischiare la loro [[nobiltà]] con persone di classe sociale diversa dalla loro. Danno in sposa la figlia Renée a Gérard de Villefort, e poi cercano di maritare la nipote Valentine, loro unica erede, con il [[Nobiltà|nobile]] [[barone]] Franz d'Epinay. Entrambi i marchesi vengono [[Avvelenamento|avvelenati]] a morte dalla signora Villefort, per rendere Valentine unica erede del patrimonio.
* '''Renée di Saint-Méran''' — Figlia ed unica erede dei marchesi di Saint-Méran, sposa Gérard de Villefort: il matrimonio è coronato dalla nascita di Valentine, ma qualche anno dopo Renée muore.

* '''Renata di Saint-Méran''' — Figlia ed unica erede dei marchesi di Saint-Méran, sposa Gérard de Villefort: il matrimonio è coronato dalla nascita di Valentine, ma qualche anno dopo Renata muore.


=== Altri personaggi importanti ===
=== Altri personaggi importanti ===
[[File:Дюма Гаварни Аббат Фариа в 1822.JPG|thumb|upright=0.9|L'[[abate Faria]] nel [[castello d'If]], in una illustrazione di [[Paul Gavarni]] presente nell'edizione del [[1846]] del romanzo.]]
* '''Faria''' — [[Scienziato]] italiano, in giovinezza fu [[precettore]] dei figli del [[Conte]] Spada, grazie al quale venne a conoscenza dell'immenso [[tesoro (preziosi)|tesoro]] di famiglia. Mentre è imprigionato nel [[Castello d'If]], nel tentativo di scavare un [[tunnel]] che, secondo i piani, doveva condurlo fuori dal castello, sbuca invece nella cella di Edmond Dantès, con il quale stringe amicizia. Diventato come un padre per Edmond, insegna al giovane le [[lingue]] e le [[scienze]], e gli rivela il suo tesoro nascosto sull'[[isola di Montecristo]]. Muore in prigione colpito da un letale attacco apoplettico. Edmond riesce a fuggire di galera sostituendosi al suo cadavere.
* '''[[Abate Faria|Faria]]''' — [[Abate]]<ref name= Faria /> ed [[Erudizione|erudito]] italiano, in giovinezza fu segretario del Conte Spada e precettore dei suoi figli; proprio in questo periodo venne a conoscenza dell'immenso tesoro della famiglia Spada. Nel [[1811]] viene arrestato e condotto al Castello d'If, dove sarà conosciuto solo come "prigioniero numero 27"; non rassegnato, inizia a scavare un tunnel che lo avrebbe condotto fuori dalla prigione, permettendogli di fuggire a nuoto verso una delle isole lì vicino. I calcoli si rivelano sbagliati e, dopo molti anni, Faria si ritrova nella cella di Edmond Dantès, con il quale stringe amicizia. Diventato come un padre per Edmond, insegna al giovane le lingue e le scienze e gli rivela l'ubicazione del tesoro nascosto sull'[[isola di Montecristo]]; inoltre Faria, grazie al suo intelletto e alcune conoscenze personali, aiuta Edmond a fare luce sulle circostanze della sua prigionia. Muore in cella colpito da un letale [[Ictus|attacco apoplettico]]. Edmond riesce a fuggire dalla prigione sostituendosi al suo cadavere.

* '''Luigi Vampa''' — [[Bandito]] italiano e amico del Conte di Montecristo, aiuterà quest'ultimo nel suo piano di vendetta.<br /> Nato da una famiglia di [[pastori]], ben presto mette in evidenza un'intelligenza fuori dal comune, ed il conte della zona si prende cura di lui insegnandogli a leggere e a scrivere. Comincia inoltre ad [[Scultura|intagliare]] piccoli oggetti destinati ai venditori di giocattoli; con il ricavato compra regali alla sua cara amica, la contadina Teresa, la sola che riesce a tenere a bada lo spirito ardente e burbero del giovane. A soli diciassette anni Luigi Vampa aveva fama di essere il più bravo contadino dei dintorni, oltre che un eccellente tiratore con il suo [[fucile]]. Nel medesimo periodo una banda di [[briganti]] si nascondeva sui [[montagna|monti]] vicini, guidata dal celebre Cucumetto, tanto audace quanto brutale; un giorno, mentre erano soli, Teresa e Luigi salvano la vita al capobandito, nascondendolo ai [[gendarmi]]. Un giorno Vampa incontra Sinbad il marinaio ([[Edmond Dantès]]) che, persa la strada, lo ferma per chiedergli indicazioni. Tornato dove aveva lasciato Teresa, Vampa vede che è stata rapita: scorto il rapitore, lo uccide con un colpo di fucile; egli era Cucumetto, che si era invaghito della giovane la prima volta che l'aveva vista. A quel punto Vampa prende con sé Teresa e si unisce ai banditi, facendosi eleggere loro capitano: il [[brigantaggio]] permetterà a Luigi di garantire a Teresa, invidiosa della bella vita della [[nobiltà]] della zona, una vita [[Lusso|lussuosa]], seppur pericolosa. Il Conte di Montecristo ha occasione di aiutarlo in diverse situazioni, e questo gli permette di avere una sincera riconoscenza da parte del bandito, che gli si mette a completa disposizione. Durante il [[carnevale]] [[roma]]no, rapisce Albert de Morcerf, ma quando scopre che era amico del Conte, lo libera immediatamente. Analogamente rapisce, questa volta su ordine di Montecristo, il [[banchiere]] Danglars, quando questi si reca a Roma per riscuotere il credito, e lo libera solo quando il piano di vendetta di Edmond si conclude.
* '''Luigi Vampa''' — [[Banditismo|Bandito]] italiano e amico del Conte di Montecristo, aiuterà quest'ultimo nel suo piano di vendetta. Nato da una famiglia di pastori, ben presto mette in evidenza un'intelligenza fuori dal comune, al punto che il conte della zona si prende cura di lui e gli insegna a leggere e a scrivere. Comincia inoltre ad [[Scultura|intagliare]] piccoli oggetti destinati ai venditori di giocattoli; con il ricavato compra regali alla sua cara amica, la contadina Teresa, la sola che riesce a tenere a bada lo spirito ardente e burbero del giovane. A soli diciassette anni Luigi Vampa aveva fama di essere il più bravo contadino dei dintorni, oltre che un eccellente tiratore con il suo [[fucile]]. Nel medesimo periodo una banda di [[Brigante|briganti]] si nascondeva sui [[montagna|monti]] vicini, guidata dal celebre Cucumetto, tanto audace quanto brutale; un giorno, mentre erano soli, Teresa e Luigi salvano la vita al capobandito, nascondendolo ai [[Gendarmeria|gendarmi]]. Un giorno Vampa incontra Sinbad il marinaio ([[Edmond Dantès]]) che, persa la strada, lo ferma per chiedergli indicazioni. Tornato dove aveva lasciato Teresa, Vampa vede che è stata rapita: scorto il rapitore, lo uccide con un colpo di fucile; egli era Cucumetto, che si era invaghito della giovane fin dalla prima volta che l'aveva vista. A quel punto Vampa prende con sé Teresa e si unisce ai banditi, facendosi eleggere loro capitano: il [[brigantaggio]] permetterà a Luigi di garantire a Teresa, invidiosa della bella vita della [[nobiltà]] della zona, una vita [[Lusso|lussuosa]], seppur pericolosa. Il Conte di Montecristo ha occasione di aiutarlo in diverse situazioni e questo gli permette di avere una sincera riconoscenza da parte del bandito, che gli si mette a completa disposizione. Durante il [[carnevale]] [[roma]]no, rapisce Albert de Morcerf, ma quando scopre che era amico del Conte, lo libera immediatamente. Analogamente rapisce, questa volta su ordine di Dantès, il [[Banca|banchiere]] Danglars quando questi si reca a Roma per riscuotere il credito, e lo libera solo quando il piano di vendetta di Edmond si conclude.
[[File:Дюма Жоанно Кадрусс Карконта Аббат Бузони в 1829.jpg|thumb|upright=1|L'abate Busoni mentre mostra il diamante a Caderousse e alla moglie Carconta. Illustrazione di [[Tony Johannot]] presente nell'edizione del [[1846]] del romanzo.]]
{{quote|[...] è un bandito, vicino al quale i Decesaris e i Gasperoni sono specie di [[Chierichetto|chierichetti]].}}
* '''Gaspard Caderousse''' — [[Sarto]] e vicino di casa del padre di Edmond, partecipa - da [[Ubriachezza|ubriaco]] e quasi senza rendersene conto - al piano per incastrare Dantès. Dopo aver fallito come sarto, gestisce un [[albergo]] a [[Ponte del Gard|Ponte di Gard]] e collabora con dei [[Contrabbando|contrabbandieri]]. Caderousse è il primo, fra i vecchi "conoscenti" di Dantès, ad essere rintracciato e contattato dal giovane marinaio dopo la fuga dalla prigione. Dantès gli si presenta sotto le mentite spoglie dell'abate Busoni. L'abate gli racconta come sia stato mandato dal giovane Dantès (essendo stato il suo confessore prima della "prematura morte") con l'incarico di scoprire la verità sulla sua ingiusta incarcerazione e per dividere il valore di un enorme diamante da cinquantamila franchi (che aveva con sé) tra le uniche persone che lo avevano sinceramente amato: il padre, la fidanzata e i suoi tre migliori amici (Danglars, Fernand e lo stesso Caderousse). Il vecchio Gaspard, allora, inizia a raccontare come andarono veramente le cose all'epoca dell'arresto di Dantès, raccontando anche le vicende successive dei singoli individui, sottolineando come solo lui sia stato veramente amico di Edmond e, di certo, l'unico ad avere bisogno del diamante (essendo gli altri diventati molto ricchi). L'abate/Dantès, allora, decide di consegnare il diamante interamente a Caderousse. Ma la cupidigia sua e della moglie Carconta è insaziabile e porterà all'omicidio del [[gioielliere]] a cui avevano venduto la [[Gemma (mineralogia)|gemma]], in modo da tenere per sé non solo il denaro corrispondente al valore del diamante, ma conservando pure la pietra preziosa. Arrestato parecchio tempo dopo, Caderousse viene rinchiuso in [[prigione|galera]] per complicità con la moglie, riconosciuta come colpevole materiale dell'omicidio. Liberato da Lord Wilmore (Dantès), che voleva far evadere il suo compagno di cella (Benedetto, figlio di Gérard de Villefort e della signora Danglars), Caderousse diventa un [[Criminalità|criminale]]. A [[Parigi]] ritrova Benedetto, che all'epoca si faceva chiamare Andrea Cavalcanti, e lo ricatta in cambio del suo silenzio: ma i [[Denaro|soldi]] ben presto non gli sono più sufficienti, così decide di compiere una rapina nella villa del Conte di Montecristo. Dantès viene però avvertito da Andrea (tramite un biglietto "anonimo"); così, travestito da abate Busoni, lo coglie in flagrante per poi lasciarlo andare, sapendo che fuori c'è Benedetto che lo aspetta, pronto per [[Pugnale|pugnalarlo]]. Le grida di Caderousse richiamano Edmond: durante l'agonia, Dantès riesce a fargli firmare la [[denuncia]] contro Benedetto e, rivelatosi a lui come Edmond Dantès, ne ottiene il sincero pentimento. Questo personaggio è differente dagli altri autori della [[Cospirazione|congiura]], perché vi ha partecipato senza volerlo (era ubriaco), ma è troppo vigliacco per raccontare la verità. Edmond gli darà più volte la possibilità di redimersi dai suoi peccati, ma egli, mal consigliato e trascinato dalla cupidigia, dalla pigrizia e dall'orgoglio, continua a compiere malefatte.

* '''Gaspard Caderousse''' — [[Sarto]] e vicino di casa del padre di Edmond, partecipa - da [[Ubriachezza|ubriaco]] - al piano per incastrare Dantès. Dopo aver fallito come sarto, gestisce un [[albergo]] a [[Ponte del Gard|Ponte di Gard]] e collabora con dei [[contrabbandieri]]. Caderousse è il primo, fra i vecchi "conoscenti" di Dantès, ad essere rintracciato e ricontattato dal giovane marinaio dopo la fuga dalla prigione, e lo fa presentandoglisi sotto le mentite spoglie dell'abate Busoni. L'abate gli racconta come sia stato mandato dal giovane Dantès (essendo stato il suo confessore prima della prematura "morte") con l'incarico di scoprire la verità sulla sua ingiusta incarcerazione, e per dividere il valore di un enorme diamante da cinquantamila franchi (che aveva con sé) tra le uniche persone che lo avevano sinceramente amato: il padre, la fidanzata e i suoi tre migliori amici (Danglars, Fernand e lo stesso Caderousse). Il vecchio Gaspard, allora, inizia a raccontare come andarono veramente le cose all'epoca dell'arresto di Dantès, raccontando anche quello che fecero e riuscirono a diventare quelle persone "care" al marinaio, sottolineando come solo lui sia stato veramente amico di Edmond e, di certo, l'unico ad avere bisogno del diamante (essendo gli altri diventati molto ricchi). L'abate/Dantès, allora, decide di consegnare il diamante interamente a Caderousse. Ma la cupidigia di questo e della moglie Carconta è insaziabile e porterà all'omicidio del [[gioielliere]] a cui avevano venduto la [[Gemma (mineralogia)|gemma]], in modo da tenere per sé non solo il denaro corrispondente al valore del diamante, ma conservando pure la pietra preziosa. Arrestato parecchio tempo dopo, Caderousse viene rinchiuso in [[prigione|galera]] per complicità con la moglie, riconosciuta come colpevole materiale dell'omicidio. Liberato da [[Lord]] Wilmore (Edmond), che voleva far evadere il suo compagno di cella, Benedetto (figlio di Gérard de Villefort e della signora Danglars), Caderousse diventa un [[criminale]]. A [[Parigi]] ritrova Benedetto, che all'epoca si faceva chiamare Andrea Cavalcanti, e lo ricatta in cambio del suo silenzio: ma i [[soldi]] ben presto non gli sono più sufficienti, così decide di compiere una rapina nella villa del Conte di Montecristo. Dantès viene però avvertito da Andrea (tramite un biglietto "anonimo"); così, travestito da abate Busoni, lo coglie in flagrante per poi lasciarlo andare, sapendo che fuori c'è Benedetto che lo aspetta. Poco dopo, infatti, i gridi di Caderousse, [[Pugnale|pugnalato]] a morte dall'ex compagno di cella, richiamano Edmond: durante l'agonia Dantès riesce a fargli firmare la [[denuncia]] contro Benedetto e, rivelatosi a lui come Edmond Dantès, ne ottiene il sincero pentimento. <br /> Questo personaggio è differente dagli altri autori della [[congiura]], perché ha partecipato ad essa senza volerlo (era ubriaco), ma è troppo vigliacco (in quanto coinvolto, seppur involontariamente) per raccontare la verità. Edmond gli darà più volte la possibilità di redimersi dai suoi peccati, ma egli, mal consigliato e trascinato dalla cupidigia, dalla pigrizia e dall'orgoglio, continua a compiere malefatte.

{{quote| [...] alto, secco e nerboruto, vero tipo [[Sud|meridionale]], cogli occhi infossati e vivaci, col naso a becco d'aquila e i denti bianchi come quelli di un animale carnivoro.}}

* '''Louis Dantès''' — Padre di Edmond, è molto affezionato al figlio. Durante la prigionia di Edmond rimane senza soldi, ma l'orgoglio lo costringe a lasciarsi morire di fame piuttosto che chiedere aiuto e denunciare così la sua indigenza.

* '''Barone Franz Quesnel d'Epinay''' — Figlio del [[generale]] d'Epinay (ucciso in [[duello]] nel [[1815]] da Noirtier de Villefort), è grande amico di Albert de Morcerf. Conosce Dantès, sotto l'identità di Sinbad il marinaio, durante una sosta all'[[isola di Montecristo]], poi lo ritrova durante i festeggiamenti del [[carnevale]] a [[Roma]], assieme ad Albert. Promesso sposo, anche se non innamorato, di Valentine de Villefort, il suo [[matrimonio]] salta quando Noirtier, nonno della giovane, gli svela di essere stato lui ad uccidere il padre.


=== Personaggi minori ===
=== Personaggi minori ===
* '''Louis Dantès''' — Padre di Edmond, è molto affezionato al figlio. Durante la prigionia di Edmond rimane senza soldi, ma l'orgoglio lo costringe a lasciarsi morire di fame piuttosto che chiedere un aiuto che avrebbe fatto scoprire la sua indigenza.
* '''Lucien Debray''' — Segretario del [[Ministro degli Interni]]. Amico di Albert de Morcerf, confidente e amante della signora Danglars. Debray è inoltre in affari con la signora Danglars: questa, infatti, incomincia ad investire (dietro suggerimento di Lucien) parte del denaro del marito, ottenendo ottimi rendimenti da spartire con il suo amante. Così, Debray diventa milionario, mentre la signora Danglars può vivere agiatamente nonostante la bancarotta e l'annessa fuga del marito.
* '''Barone Franz Quesnel d'Epinay''' — Figlio del [[generale]] d'Epinay (ucciso in [[duello]] nel [[1815]] da Noirtier de Villefort), è grande amico di Albert de Morcerf. Conosce Dantès sotto l'identità di Sinbad il marinaio, durante una sosta all'[[isola di Montecristo]], poi lo ritrova durante i festeggiamenti del [[carnevale]] a [[Roma]], assieme ad Albert. Promesso sposo, anche se non innamorato, di Valentine de Villefort, il suo [[matrimonio]] salta quando Noirtier, nonno della giovane, gli svela di essere stato lui ad uccidere il padre.
* '''Lucien Debray''' — Segretario del [[Ministri dell'interno della Francia|Ministro dell'interno]], nonché amico di Albert de Morcerf e confidente e amante della signora Danglars. Debray è, inoltre, in affari con la signora Danglars: questa, infatti, incomincia ad investire (dietro suggerimento di Lucien) parte del denaro del marito, ottenendo ottimi rendimenti da spartire con il suo amante. Così, Debray diventa milionario, mentre la signora Danglars può vivere agiatamente nonostante la bancarotta e l'annessa fuga del marito.
* '''Beauchamp''' — [[Giornalista]] amico di Albert de Morcerf: scopre per primo il segreto di Fernand Mondego e del suo tradimento del [[Pascià]] Alì-Tebelen, ma non diffonde la notizia in nome dell'amicizia con Albert.
* '''Barone Raoul de Château-Renaud''' — Altro amico di Albert de Morcerf, gli viene salvata la vita in [[Africa]] da Maximilien Morrel.
* '''Madeleine Radelle''' — anche conosciuta come La Carconte. Moglie di Caderousse con cui gestisce una locanda a Pont du Gard. È una donna di salute cagionevole, di carattere poco affabile, scorbutico e insofferente.


== Critica ==
* '''Beauchamp''' — [[Giornalista]] amico di Albert de Morcerf: scopre per primo il segreto di Fernand Mondego e del suo tradimento del pascià Alì-Tebelen, ma non diffonde la notizia in nome dell'amicizia con Albert.
*''La prima parte di ''Montecristo'', fino alla scoperta del tesoro, è un pezzo perfetto di racconto a effetto; non c'è mai stato un uomo che abbia partecipato a queste commoventi avventure senza un fremito, eppure Faria è un personaggio di cartapesta e Dantès poco più di un nome. Il seguito non è che il dilungarsi di un errore, cupo, sanguinoso, innaturale e stupido; ma quanto a questi primi capitoli, non credo esista un altro volume nel quale si possa respirare la stessa inconfondibile atmosfera di romanzo.'' ([[Robert Louis Stevenson|R.L. Stevenson]])<ref>Trad. it. Flaminia Cecchi, ''Memorie'', Roma, Editori Riuniti, 1997, p. 145.</ref>
*[Il Conte di Montecristo] ''è forse il più «oppiaceo» dei romanzi popolari: quale uomo del popolo non crede di aver subito un'ingiustizia dai potenti e non fantastica sulla «punizione» da infliggere loro? Edmondo Dantès gli offre il modello, lo «ubbriaca» di esaltazione, sostituisce il credo di una giustizia trascendente in cui non crede più «sistematicamente».'' ([[Antonio Gramsci|A. Gramsci]])<ref>''Ciò che è «interessante» nell'arte'' in '' Letteratura e vita nazionale'', Roma, Editori Riuniti, 1996.</ref>
*''Ancora oggi può interessare la grossa ma genuina facoltà inventiva, che associa, in un rapido susseguirsi, senza preoccupazioni di una trama ragionata e verosimile, le più straordinarie avventure, raccontate con l'ausilio di uno stile che non manca di agilità e di movimento, anche se numerosi luoghi comuni guastino la verità psicologica dei caratteri e la coerenza delle vicende.'' (Amelia Bruzzi)<ref>''Conte di Montecristo (Il)'' in ''Dizionario Bompiani delle opere e dei personaggi''.</ref>
*Il Conte di Montecristo ''è senz'altro uno dei romanzi più appassionanti che siano mai stati scritti e d'altra parte è uno dei romanzi più ''mal scritti'' di tutti i tempi e di tutte le letterature.'' ([[Umberto Eco|U. Eco]])<ref>''Elogio del Montecristo'' in ''Sugli specchi e altri saggi'', Bompiani, 2001.</ref>
* Il Conte di Monte-Cristo ''è una sterminata hilarotragedia, dove il riso e il delitto, il gioco e il Male Assoluto si sfiorano e si intrecciano. Il lieve tocco ironico, lo spirito settecentesco, l'allegretto sono presenti in ogni capitolo.'' ([[Pietro Citati|P. Citati]])<ref>«Il conte di Montecristo» in ''[[La Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]'', 7 giugno 2010, pp. 34-35.</ref>
*''Il quadro socio-storico, nel ''Conte di Montecristo'', forse è la componente di maggiore rilievo: la facilità del guadagno, dello sperpero di danaro, delle corse irrefrenabili su per la scala sociale di affaristi spregiudicati e funzionari di mezza tacca che sapevano sfruttare la politica, le amicizie di qualità a unico profitto personale; quindi il precipizio in cui tante improvvise fortune finanziarie piombavano a terra con la velocità del suono, e travestimenti conseguenti, lacrime per alcuni e per altri gioie: questa la vera sostanza del romanzo.'' ([[Enzo Siciliano|E. Siciliano]])<ref>In ''Alias'', supplemento de ''[[Il manifesto]]'', 2004.</ref>
*''Un motivo che riveste un fascino perenne: il nesso maestro-allievo. Tra Faria e Dantès si stabilisce il rapporto, l'intesa, la complicità, la devozione che nasce tra maestro e allievo. Dantès deve tutto al vecchio: ma non importa tanto il tesoro abbagliante; gli deve la conoscenza.'' ([[Luciano Canfora|L. Canfora]])<ref>Introduzione a ''Il conte di Montecristo'', Corriere della Sera, 2002.</ref>
*''Mio nonno, che era quasi analfabeta (sapeva leggere ma non scrivere), mi raccontava storie meravigliose attingendole a una miniera segreta. Prima di morire, mi ha consegnato la sua biblioteca: era fatta di due libri e uno era Il Conte di Montecristo. E così ho scoperto dov'era la sua miniera segreta; perché nel Conte di Montecristo c'è tutto: l'amore, il tradimento, il sopruso, la vendetta, la voglia di resistere e il coraggio di soccombere.'' ([[Alessandro Perissinotto|A. Perissinotto]])<ref>{{Cita libro|autore=|titolo=Il Conte di Montecristo|edizione=Sesta edizione|anno=2010|editore=Bur|posizione=Quarta di copertina|ISBN=978-88-17-00967-6}}</ref>


== Le traduzioni italiane ==
* '''Barone de Château-Renaud''' — Altro amico di Albert de Morcerf: Maximilien Morrel gli salvò la vita in [[Africa]].
=== Tagli e censure nella traduzione di «Emilio Franceschini» ===
{{vedi anche|Emilio Franceschini}}
La [[traduzione]] attribuita a [[Emilio Franceschini]], pubblicata dal 1984 ad oggi da [[Arnoldo Mondadori Editore|Mondadori]], dalla [[RCS MediaGroup|BUR]] (1998-2012), e per molto tempo la più diffusa, presenta numerosi tagli e [[censura|censure]]. Solo le [[#Altre traduzioni|edizioni più recenti]] riportano una corretta traduzione del testo di Dumas.


Un esempio di censura fra tanti riguarda il capitolo XVI, incentrato sul personaggio di Faria: nel testo originale, egli viene descritto come «''abbé, savant, homme d'église''» («abate, erudito, uomo di chiesa»); nella traduzione di Franceschini, Faria diventa semplicemente «scienziato [e] uomo di studi», senza connotazioni religiose. Censure simili vengono adottate ogniqualvolta nel testo originale un personaggio è paragonato a un [[dio]]: nel capitolo XXXI [[Edmond Dantès]] non si presenta a Franz come «''le roi de la création''» («il re della [[Creazione (teologia)|creazione]]»), e nel capitolo XXXIII Luigi Vampa non appare «''beau, fier et puissant comme un dieu''», ma solo «bello, superbo e potente». Inoltre, nella traduzione di Franceschini sono assenti frasi o paragrafi interi, come ad es. il finale del capitolo XXXI. Non meno curioso è lo stravolgimento del capitolo XXXV, già a partire dal titolo: «La mazzolata» in francese, «Il [[patibolo]]» in italiano. La «[[mazzolatura|mazzolat(ur)a]]» è un tipo d'esecuzione pubblica molto cruento, inflitto per mezzo d'una [[mazza]] percossa sul cranio del condannato; nell'edizione italiana, l'intera descrizione della mazzolata è sostituita da una più blanda [[impiccagione]].
== Capitoli ==
{{scroll box
|altezza=310px
|testo=# L'arrivo a [[Marsiglia]]
# Padre e figlio
# I ''Catalani''
# Il complotto
# Il pranzo di fidanzamento
# Il sostituto del Procuratore del Re
# L'interrogatorio
# Il [[Castello d'If]]
# La sera del fidanzamento
# Il [[gabinetto (ufficio)|gabinetto]] delle [[Palazzo delle Tuileries|Tuileries]]
# Il lupo di [[Corsica]]
# Padre e figlio
# I [[cento giorni]]
# I due prigionieri
# Il numero 34 e il numero 27
# Lo [[scienziato]]
# La cella dello scienziato
# Il tesoro
# Il terzo attacco
# Il [[cimitero]] del [[Castello d'If]]
# L'[[Arcipelago delle Frioul|isola di Tiboulen]]
# I contrabbandieri
# L'[[isola di Montecristo]]
# L'abbagliamento
# Lo sconosciuto
# L'[[albergo]] del [[Ponte del Gard|Ponte di Gard]]
# Il racconto
# I registri delle prigioni
# La casa Morrel
# Il [[5 settembre]]
# L'[[Italia]] e [[Sinbad il marinaio]]
# Risveglio
# I briganti
# Le apparizioni
# Il patibolo
# Il [[carnevale]] di [[Roma]]
# Le [[catacombe di San Sebastiano|catacombe di S. Sebastiano]]
# Il convegno
# La colazione
# La presentazione
# Bertuccio
# La [[casa]] di Auteil
# La vendetta
# Pioggia di [[sangue]]
# Il credito illimitato
# La [[Attacchi#Tipi di attacchi|pariglia]] [[Grigio (cavallo)|grigio-pomellata]]
# [[Ideologia]]
# Haydée
# La famiglia Morrel
# [[Piramo]] e [[Tisbe]]
# [[Tossicologia]]
# Roberto il [[Diavolo]]
# Rialzo e ribasso dei fondi
# Il maggiore Cavalcanti
# Andrea Cavalcanti
# Il recinto di [[trifoglio]]
# Il signor Noirtier Villefort
# Il testamento
# Il telegrafo
# Mezzo di liberare un giardiniere dai [[ghiri]] che gli mangiano le [[pesche]]
# I [[fantasmi]]
# Il pranzo
# Il mendico
# Scena coniugale
# Disegni di [[matrimonio]]
# L'ufficio del Procuratore del Re
# Un ballo in [[estate]]
# Le informazioni
# La festa del ballo
# Il [[pane]] e il [[sale]]
# La signora di Saint-Méran
# La promessa
# La [[tomba]] della famiglia Villefort
# Processo verbale
# Progressi del signor Cavalcanti figlio
# Haydée
# Ci scrivono da Giannina
# La limonata
# L'accusa
# La stanza del fornaio in ritiro
# Rottura
# Giustizia di [[Dio]]
# Beauchamp
# Viaggio
# Il giudizio
# La sfida
# L'insulto
# La [[notte]]
# L'incontro
# Madre e figlio
# [[Suicidio]]
# Valentina
# Confessione
# Padre e figlia
# Contratto di [[nozze]]
# La strada del [[Belgio]]
# L'osteria della [[Campana]] e della [[Bottiglia]]
# La legge
# L'apparizione
# Locusta
# Valentina
# Massimiliano
# La [[firma]] di Danglars
# Il [[cimitero]] Lachaise
# La separazione
# La fossa dei leoni
# Il [[giudice]]
# Le [[assise]]
# L'atto d'accusa
# L'espiazione
# La partenza
# La casa dei viali di Meillan
# Il passato
# Peppino
# La carta di Luigi Vampa
# Il perdono
# Il [[5 ottobre]]
}}


La figura del traduttore [[Emilio Franceschini]] possiede tratti assai incerti. Il suo nome comparve per la prima volta in un'edizione degli [[Oscar Mondadori]] del [[1984]], in tutto simile a un'anonima traduzione italiana dell'[[XIX secolo|Ottocento]] pubblicata da [[Adriano Salani Editore|Salani]]. Secondo la ricostruzione effettuata dall'editore [[Donzelli Editore|Donzelli]], Franceschini non sarebbe mai esistito, e tale nome di fantasia sarebbe stato impiegato solo al fine di firmare la traduzione anonima, che resiste da ormai due secoli.<ref>{{Cita news|autore= Mario Baudino|url= http://www3.lastampa.it/cultura/sezioni/articolo/lstp/253152/|titolo= Il fantasma di Montecristo|pubblicazione= [[La Stampa]]|data= 24 giugno 2010|accesso= 22 dicembre 2015|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20100703011528/http://www3.lastampa.it/cultura/sezioni/articolo/lstp/253152/|dataarchivio= 3 luglio 2010|urlmorto= sì}}</ref>
== Tagli e censure ==
{{U|pagina=Emilio Franceschini|argomento=letteratura|data=marzo 2012|commento=Vedi anche [[WP:Localismo]]}}


=== Altre traduzioni ===
La [[traduzione]] italiana attualmente più diffusa de ''Il conte di Montecristo'', ossia quella a opera di un tale «Emilio Franceschini», più volte pubblicata da [[Arnoldo Mondadori Editore|Mondadori]] e [[Rcs MediaGroup|BUR]], presenta numerosi tagli e [[censura|censure]].
Negli anni [[2010]] e [[2011]] sono state pubblicate due traduzioni integrali, filologicamente corrette e senza censure: la prima condotta da [[Gaia Panfili]], per Donzelli Editore; la seconda da [[Lanfranco Binni]], per [[Garzanti]]. Entrambe si basano sull'[[edizione critica]] di [[Claude Schopp]], autorevole studioso di Dumas, pubblicata in Francia dall'editore [[Éditions Robert Laffont|Robert Laffont]] nel [[1993]].
Dal [[2012]], la traduzione di Gaia Panfili è pubblicata anche da Feltrinelli, nella collana [[Universale Economica Feltrinelli]].


Nel [[2013]], è stata la Rizzoli, nelle edizioni [[Biblioteca Universale Rizzoli|BUR]] a proporre una nuova traduzione, a firma di [[Guido Paduano]].
Questo succede, ad esempio, ogniqualvolta un personaggio venga paragonato a un [[dio]]. Così, nel capitolo 31 («L'Italia e Sinbad il marinaio»), [[Edmond Dantès]] non si presenta a Franz come ''le roi de la création'' («il re della [[Creazione (teologia)|creazione]]»), né poco più avanti, nel capitolo 33 («Banditi romani»), Luigi Vampa appare ''beau, fier et puissant comme un dieu'' («bello, fiero e potente come un dio»), bensì soltanto «bello, superbo e potente». Inoltre, nella traduzione di Franceschini, risultano mancare intere frasi o paragrafi. Si veda, ad esempio, il finale del succitato capitolo 31:


Nell'aprile [[2014]] è uscita la traduzione di [[Margherita Botto]] per [[Giulio Einaudi Editore|Einaudi]], nella collana Supercoralli (nel cui ambito ha preso avvio l'opera di ritraduzione di altri classici stranieri); nel 2015, esce nella collana economica ''ET Classici'', con una prefazione di [[Michele Mari]].
{{quote|Allora, per Franz che subiva la prima volta l'effetto dell<nowiki>'</nowiki>''hashish'', fu una voluttà, un amore come quello che prometteva il Vecchio della Montagna ai suoi seguaci.
||Alors ce fut une volupté sans trêve, un amour sans repos comme celui que promettait le Prophète à ses élus. Alors toutes ces bouches de pierre se firent vivantes, toutes ces poitrines se firent chaudes, au point que pour Franz, subissant pour la première fois l'empire du haschich, cet amour était presque une douleur, cette volupté presque une torture, lorsqu'il sentait passer sur sa bouche altérée les lèvres de ces statues, souples et froides comme les anneaux d'une couleuvre; mais plus ses bras tentaient de repousser cet amour inconnu, plus ses sens subissaient le charme de ce songe mystérieux, si bien qu'après une lutte pour laquelle on eût donné son âme, il s'abandonna sans réserve et finit par retomber haletant, brûlé de fatigue, épuisé de volupté, sous les baisers de ces maîtresses de marbre et sous les enchantements de ce rêve inouï.|lingua=fr}}


Tuttavia, anche la precedente traduzione di Giovanni Ferrero, pubblicata da [[Edizioni San Paolo|San Paolo]] dal 1969, e uscita poi da [[Fratelli Fabbri Editori|Fabbri Editori]] nel 2001, è stata segnalata come rispettosa dell'originale<ref>È definita testualmente ''«aderente traduzione italiana del romanzo»'' da Clara Miccinelli; Carlo Animato, ''Il Conte di Montecristo. Favola alchemica e massonica vendetta'', Roma, Edizioni Mediterranee, 1991, p. 17, nota 6.</ref>, sebbene non sia basata sul testo stabilito dallo Schopp, il quale&nbsp;– consultando, quando possibile, il manoscritto di Dumas&nbsp;– ha emendato diverse imperfezioni tipografiche, comprese le rimozioni d'interi capitoli<ref>Cfr. ''Il conte di Montecristo'', Donzelli, [http://books.google.it/books?id=8XzGXQDBdRsC&pg=PR15#v=onepage&q= p. VIII].</ref>.
Anche il finale del capitolo 40 («La presentazione») risulta incompleto, seppure in misura minore:


== Elementi storici e leggendari ==
{{quote|«Davvero» disse, «gli uomini non sono tutti eguali.»||«Décidément», dit-il, «les hommes ne sont pas égaux; il faudra que je prie mon père de développer ce théorème à la Chambre haute.»|lingua=fr}}
*Il grande tesoro citato nel romanzo, appartenuto alla famiglia Spada e nascosto sull'[[isola di Montecristo]], riprende un'antica [[Mamiliano di Palermo#Il tesoro di San Mamiliano|leggenda]] legata ad un ipotetico tesoro che i monaci di [[Colombano di Bobbio|San Colombano]] avrebbero nascosto prima della distruzione del potente [[Monastero di San Mamiliano]] (edificato proprio sull'isola di Montecristo) da parte dei [[saraceni]]. Nel romanzo il tesoro è localizzato in una grotta e in effetti sull'isola esiste, sotto i resti di un eremo, la [[grotta di San Mamiliano]]. In realtà, un tesoro, costituito da 498 monete d'oro del [[V secolo]], è stato effettivamente scoperto nel [[2004]], non però sull'isola di Monte Cristo, ma nella [[Chiesa di San Mamiliano (Sovana)|chiesa di San Mamiliano]] di [[Sovana]]; per custodire questo tesoro è stato allestito un [[Museo di San Mamiliano|apposito museo]].
*Dumas potrebbe essersi ispirato, per il personaggio di Edmond Dantès, alla storia di [[Pierre Picaud]], un [[Calzolaio|ciabattino]] francese realmente vissuto tra la fine del '700 e la prima metà dell'800.


== Adattamenti cinematografici, televisivi e teatrali ==
Di portata decisamente maggiore è lo stravolgimento del capitolo 35, già a partire dal titolo: «La mazzolata» in francese, «Il patibolo» in italiano. La «[[mazzolatura|mazzolat(ur)a]]» è un tipo di esecuzione pubblica molto cruenta, inflitta ai condannati a morte per mezzo di una mazza percossa sul cranio della vittima. Nell'edizione italiana, l'intera descrizione della ''mazzolata'' è sostituita da una più blanda [[impiccagione]]:
[[File:CC No 03 Count of Monte Cristo.jpg|thumb|Adattamento a fumetti statunitense del romanzo (''Classic Comics'' n.3, 1942).]]

* ''[[Monte Cristo (film 1922)|Monte Cristo]]'', film diretto da [[Emmett J. Flynn]], 1922.
{{quote|I due aiutanti avevano portato a grande stento il paziente ai piedi della scala fatale. Il misero si dibatteva, si contorceva, e puntava i piedi, gettandosi con tutta la persona all'indietro. Uno di quei due tentò d'acquistare qualche vantaggio col salire alcuni scalini dalla sua parte, e tirarlo a sé mentre l'altro lo avrebbe sospinto all'insù. In quell'attimo il [[carnefice]] lo afferrò per la vita e lo sollevò da terra. Il misero, senza punto d'appoggio e tirato e sospinto, in un attimo fu sotto al laccio.}}
* ''[[Il conte di Montecristo (film 1929)|Il conte di Montecristo]]'' (''Monte-Cristo''), film diretto da [[Henri Fescourt]], 1929.

* ''[[Il conte di Montecristo (film 1934)|Il conte di Montecristo]]'' (''The Count of Monte Cristo''), film diretto da [[Rowland V. Lee]], con [[Robert Donat]], 1934.
Nel testo originale, la descrizione della ''mazzolata'' è molto più cruenta e giustifica la reazione di Franz – che si trova a cadere mezzo svenuto – al turpe spettacolo:
* ''[[Il conte di Montecristo (film 1943)|Il conte di Montecristo]]'' (''Le comte de Monte Cristo''), film diretto da [[Robert Vernay]], con [[Pierre Richard-Willm]], 1943.

* ''[[Il ritorno di Montecristo]]'' (''The Return of Monte Cristo''), film diretto da [[Henry Levin]], con [[Louis Hayward]], 1946.
{{quote|I due aiutanti avevano portato il [[condannato]] al [[patibolo]] e là, malgrado i suoi sforzi, i suoi morsi, le sue grida, lo avevano costretto a mettersi in ginocchio. Intanto il [[boia]] si era messo di lato con la [[mazza]] sollevata; poi a un suo cenno i due aiutanti si spostarono. Il condannato volle rialzarsi, ma prima di averne avuto il tempo la mazza si abbatté sulla sua tempia sinistra; si udì un rumore sordo e cupo, il condannato cadde come un [[bue]] con la faccia a terra e poi, per il contraccolpo, si rivoltò sulla schiena. Allora il boia lasciò cadere la mazza, prese il [[coltello]] dalla cintura e con un colpo solo lo sgozzò. Quindi salitogli sul [[ventre]], si mise a pestarlo con i piedi. A ogni pressione un fiotto di sangue sprizzava dal collo del condannato.||Les deux valets avaient porté le condamné sur l'échafaud, et là, malgré ses efforts, ses morsures, ses cris, ils l'avaient forcé de se mettre à genoux. Pendant ce temps, le bourreau s'était placé de côté et la masse en arrêt; alors, sur un signe, les deux aides s'écartèrent. Le condamné voulut se relever, mais avant qu'il en eût le temps, la masse s'abattit sur sa tempe gauche; on entendit un bruit sourd et mat, le patient tomba comme un bœuf, la face contre terre, puis d'un contre-coup, se retourna sur le dos. Alors le bourreau laissa tomber sa masse, tira le couteau de sa ceinture, d'un seul coup lui ouvrit la gorge et, montant aussitôt sur son ventre, se mit à le pétrir avec ses pieds. A chaque pression, un jet de sang s'élançait du cou du condamné.|lingua=fr}}
* ''[[L'isola della vendetta (film 1953)|L'isola della vendetta]]'' (''El conde de Montecristo ''), film diretto da [[León Klimovsky]], con [[Jorge Mistral]], 1953.

* ''[[Il conte di Montecristo (film 1954)|Il conte di Montecristo]]'' (''Le comte de Monte Cristo''), film diretto da [[Robert Vernay]], con [[Jean Marais]], 1954.
Significativo è inoltre il taglio che riguarda la spiegazione che Faria dà a Dantès circa i motivi della sua reclusione (capitolo 16 - «Lo scienziato»):
* ''[[Il conte di Montecristo (film 1961)|Il conte di Montecristo]]'' (''Le comte de Monte Cristo''), film diretto da [[Claude Autant-Lara]], con [[Louis Jourdan]], 1961.

* ''[[Il conte di Montecristo (Biblioteca di Studio Uno)|Il conte di Montecristo]]'', varietà televisivo della serie ''[[Biblioteca di Studio Uno]]'', con [[Franco Volpi (attore)|Franco Volpi]], 1964.
{{quote|Perché ho sognato nel 1807 il progetto che Napoleone ha tentato di realizzare nel 1811.||Moi? parce que j'ai rêvé en 1807 le projet que Napoléon a voulu réaliser En 1811; parce que, comme Machiavel, au milieu de tous ces principicales qui faisaient de l'Italie un nid de petits royaumes tyranniques et faibles, j'ai voulu un grand et seul empire, compact et fort: parce que j'ai cru trouver mon César Borgia dans un niais couronné qui a fait semblant de me comprendre pour me mieux trahir. C'était le projet d'Alexandre VI et de Clément VII; il échouera toujours, puisqu'ils l'ont entrepris inutilement et que Napoléon n'a pu l'achever; décidément l'Italie est maudite!|lingua=fr}}
* ''[[Il conte di Montecristo (miniserie televisiva 1966)|Il conte di Montecristo]]'', sceneggiato televisivo diretto da [[Edmo Fenoglio]], con [[Andrea Giordana]], 1966.

* ''[[Montecristo 70|Il conte di Montecristo]]'' (''Montecristo 70''), film diretto da [[André Hunebelle]], con [[Paul Barge]] e [[Claude Jade]], 1968.
La figura del traduttore [[Emilio Franceschini]] possiede tratti assai incerti. Il suo nome comparve per la prima volta in un'edizione degli [[Oscar Mondadori]] del [[1984]], in tutto simile ad un'anonima traduzione italiana dell'[[Ottocento]] pubblicata da [[Salani]]. Secondo la ricostruzione effettuata dall'editore [[Donzelli]], Franceschini non sarebbe mai esistito e tale nome di fantasia sarebbe stato impiegato soltanto al fine di firmare la traduzione anonima, che resiste da ormai due secoli.<ref>{{Cita news|autore= Mario Baudino|url= http://www3.lastampa.it/cultura/sezioni/articolo/lstp/253152/|titolo= Il fantasma di Montecristo|pubblicazione= [[La Stampa]]|data= 24 giugno 2010|accesso= 26 aprile 2012}}</ref>
* ''[[Il conte di Montecristo (film 1975)|Il conte di Montecristo]]'', film TV diretto da [[David Greene (regista)|David Greene]], con [[Richard Chamberlain]], 1975.
* ''[[Il conto Montecristo]]'', film TV diretto da [[Ugo Gregoretti]], 1996.
* ''[[Il conte di Montecristo (miniserie televisiva 1998)|Il conte di Montecristo]]'' (''Le comte de Monte Cristo''), miniserie televisiva diretta da [[Josée Dayan]], con [[Gérard Depardieu]] e [[Ornella Muti]], 1998.
* ''[[Montecristo (film 2002)|Montecristo]]'' (''Montecristo''), film diretto da [[Kevin Reynolds]], con [[Jim Caviezel]] e [[Guy Pearce]], 2002.
* {{nihongo|''[[Il conte di Montecristo (serie animata)|Il conte di Montecristo]]''|巌窟王|Gankutsuō}}, serie [[anime]] diretta da [[Mahiro Maeda]], 2004.
* ''[[Montecristo (telenovela argentina)|Montecristo]]'', telenovela argentina diretta da [[Miguel Colom]] e [[Diego Sánchez (regista)|Diego Sánchez]], 2006.
* ''Il conte di Montecristo - Il musical'', di [[Robert Steiner]] e [[Francesco Marchetti]], regia di [[Jocelyn Hattab]], 2007.
* ''Il conte di Montecristo - Il musical'', di Robert Steiner e Francesco Marchetti, regia di [[Gino Landi]], 2008.
* ''[[Un amore e una vendetta]]'', serie televisiva italiana, regia di [[Raffaele Mertes]], 2011.
* ''[[Revenge (serie televisiva)|Revenge]]'', serie televisiva di [[Mike Kelley (produttore)|Mike Kelley]], liberamente ispirata, 2012-2015.
* ''[[Senza identità]]'', serie televisiva di [[Samuel Bouza]], 2014-2015.
*{{Nihongo|''Il conte di Montecristo''|森山絵凪}} è un adattamento [[manga]] disegnato da Ena Moriyama ed edito in Italia da [[Planet Manga]], 2015.
* Il personaggio del conte di Montecristo appare frequentemente nella sesta stagione di [[C'era una volta (serie televisiva)|Once Upon a Time]] interpretato dall'attore Australiano [[Craig Horner]].
* ''Il Conte di Montecristo'', serie TV in 8 puntate, diretto da [[Bille August]], protagonista [[Sam Claflin]], con [[Jeremy Irons]], 2024.
* ''[[Il conte di Montecristo (film 2024)|Il conte di Montecristo]]'' (Le Comte de Monte-Cristo), film diretto da [[Alexandre de La Patellière]] e [[Matthieu Delaporte]], con [[Pierre Niney]] e [[Pierfrancesco Favino]], 2024.


== Edizioni italiane ==
Nel [[2010]] e nel [[2011]] sono state pubblicate due traduzioni (per la prima volta) integrali e senza censure del romanzo: una condotta da [[Gaia Panfili]] per [[Donzelli Editore]], l'altra da [[Lanfranco Binni]] per [[Garzanti]]; entrambe sono state effettuate basandosi sulla [[edizione critica]] di [[Claude Schopp]], autorevole studioso di Dumas, pubblicata dall'editore [[Éditions Robert Laffont|Robert Laffont]] nel [[1993]].
* ''Il Conte di Monte Cristo'', 4 voll., Livorno, Andrea Nanni, 1846.
* ''Il conte di Monte Cristo'', trad. di Oreste Ferrario, 4 voll., Milano, Borroni e Scotti, 1846-1847.
* ''Il conte di Monte-Cristo'', Milano, Sonzogno, 1867.
* ''Il Conte di Monte-Cristo'', illustrazioni di [[Tancredi Scarpelli]], Firenze, [[Casa Editrice Nerbini|Nerbini]], 1923.
* ''Il Conte di MonteCristo'', trad. di Natale Bianchi, 2 voll., Sesto San Giovanni-Milano, A. Barion, 1930; Milano, Mursia, 1966-1995.
* {{Cita libro|titolo=Il Conte di Montecristo|trad=G. Boselli|altri=2 voll.|editore=Europa Press Service|città=Roma|anno=}}
* {{Cita libro|titolo=Il conte di Montecristo|trad=Renato Maggi|editore=Bietti|città=Milano|anno=1960-1966}}
* , ''Il conte di Montecristo'', Le Edizioni del Gabbiano, Roma, 1966, vol. 1 (pp. 190) e vol. 2 (pp. 188).
* {{Cita libro|titolo=Il Conte di Montecristo|trad=Luigi Riondino|altri=2 voll., illustrazioni di Ugo Monicelli|edizione=Biblioteca degli anni verdi nn.74-77|editore=Arnoldo Mondadori Editore|città=Milano|anno=1968}}
* {{Cita libro|titolo=Il conte di Montecristo|trad=Giovanni Ferrero|altri=illustrazioni di Lamberto Lombardi|editore=Edizioni Paoline|città=Roma|anno=1969|p=1284}} - Milano, Fabbri Editori, 2001; Prefazione di [[Luciano Canfora]], Collana I Grandi Romanzi, RCS-Corriere della Sera, 2002.
* {{Cita libro|trad=[[Emilio Franceschini]]|titolo=Il conte di Montecristo|editore=Mondadori|città=Milano|anno=1984-2023}} - Milano, CDE, 1998; con Introduzione di [[Umberto Eco]]<ref>Elogio del «Montecristo»</ref>, Milano, BUR, 1998-2012; Poligrafici Editoriale.
* ''Il Conte di Montecristo'', traduzione di S. Di Martinis riveduta da Riccardo Reim, Introduzione e cura di Riccardo Reim, Roma, Newton Compton, 1998, p.896.
* {{Cita libro|titolo=Il conte di Montecristo|altri=Prefazione e Dizionario dei personaggi di Claude Schopp. Edizione italiana a cura di Gaia Panfili condotta sul testo francese stabilito da C. Schopp|edizione=Collana Fiabe e storie|editore=Donzelli Editore|città=Roma|anno=2010|p= LXXII-1130|isbn=978-88-603-6403-6}} - Collana [[Universale Economica Feltrinelli|UEF. I Classici]], Milano, Feltrinelli, 2012, ISBN 978-88-078-2251-3.
* {{Cita libro|titolo=Il conte di Montecristo|trad=Antonia Marza|edizione=|editore=Baldini Castoldi Dalai|città=Milano|anno=2010|isbn=978-88-607-3663-5}}
* {{Cita libro|trad=Lanfranco Binni|titolo=Il conte di Montecristo|edizione=Collana I grandi libri|editore=Garzanti|città=Milano|anno=2011|isbn=978-88-113-7967-6|pp=1313}}
* {{Cita libro|trad=e postfazione di [[Guido Paduano]]|titolo=Il conte di Montecristo|editore=BUR|città=Milano|anno=2013|p=1249|isbn=978-88-170-6336-4}}
* {{Cita libro|trad=Margherita Botto|titolo=Il conte di Montecristo|edizione=Collana Supercoralli. Le Grandi Traduzioni|editore=Einaudi|città=Torino|anno=2014|p=1264|isbn=978-88-062-1976-5}} - Prefazione di [[Michele Mari]], Collana ET Classici, Einaudi, 2015, ISBN 978-88-062-2518-6.
* ''Il conte di Montecristo'', traduzione di [[Vincenzo Latronico]], Collana I Classici, Milano-Firenze, Bompiani, 2019, p.1304, ISBN 978-88-301-0019-0.
* {{Cita libro|titolo=Il conte di Montecristo|edizione=Collana I Grandi Capolavori|editore=Rusconi|città=Santarcangelo di Romagna|anno=2022|isbn=978-88-180-3770-8}}
* {{Cita libro|titolo=Il conte di Montecristo|altri=a cura di A. Interno|edizione=Collana Grandi classici|editore=Crescere|anno=2022|isbn=979-12-545-4194-4}}


== Curiosità ==
=== Edizioni condensate ===
* {{Cita libro|trad=C. Siniscalchi|titolo=Il conte di Montecristo|altri=2 voll.|editore=Editrice Lucchi|città=Milano|anno=1933|p=668}}<ref>Riporta il nome dell'autore italianizzato. Composta da soli 96 dei 107 capitoli dell'originale.</ref>
* Il grande tesoro citato nel romanzo, appartenuto alla famiglia Spada e nascosto sull'[[isola di Montecristo]], riprende una leggenda già esistente legata ad un ipotetico tesoro che i monaci di [[San Colombano]] avrebbero nascosto prima della distruzione del potente [[Monastero di San Mamiliano]] da parte dei [[saraceni]]. Nel romanzo il tesoro è localizzato in una grotta; e in effetti sull'isola esiste, sotto i resti di un eremo, la [[Grotta di San Mamiliano]].
* {{Cita libro|titolo=Il conte di Montecristo|trad=Benedetta De Lucia|edizione=Collana Young|editore=Curcio|città=Roma|anno=2021|isbn=978-88-686-8564-5}}


== Note ==
== Note ==
<references/>
<references/>

== Adattamenti cinematografici, televisivi e teatrali ==
[[File:CC No 03 Count of Monte Cristo.jpg|thumb|Adattamento a fumetti statunitense del romanzo (''Classic Comics'' n.3)]]
* ''[[Monte Cristo (film 1922)|Monte Cristo]]'', film diretto da [[Emmett J. Flynn]] ([[1922]]).
* ''[[Il conte di Montecristo (film 1929)|Il conte di Montecristo]]'' (''Monte-Cristo''), film diretto da [[Henri Fescourt]] ([[1929]]).
* ''[[Il conte di Montecristo (film 1934)|Il conte di Montecristo]]'' (''The Count of Monte Cristo''), film diretto da [[Rowland V. Lee]], con [[Robert Donat]] ([[1934]]).
* ''[[Il conte di Montecristo (film 1943)|Il conte di Montecristo]]'' (''Le comte de Monte Cristo''), film diretto da [[Robert Vernay]], con [[Pierre Richard-Willm]] ([[1943]]).
* ''[[Il ritorno di Montecristo]]'' (''The Return of Monte Cristo''), film diretto da [[Henry Levin]], con [[Louis Hayward]] ([[1946]]).
* ''[[Il conte di Montecristo (film 1961)|Il conte di Montecristo]]'' (''Le comte de Monte Cristo''), film diretto da [[Claude Autant-Lara]], con [[Louis Jourdan]] ([[1961]]).
* ''[[Il conte di Montecristo (Biblioteca di Studio Uno)|Il conte di Montecristo]]'', varietà televisivo della serie ''[[Biblioteca di Studio Uno]]'', con [[Franco Volpi (attore)|Franco Volpi]] ([[1964]]).
* ''[[Il conte di Montecristo (sceneggiato televisivo)|Il conte di Montecristo]]'', sceneggiato diretto da [[Edmo Fenoglio]], con [[Andrea Giordana]] ([[1966]]).
* ''[[Montecristo 70|Il conte di Montecristo]]'' (''Montecristo 70''), film diretto da [[André Hunebelle]], con [[Paul Barge]] e [[Claude Jade]] ([[1968]]).
* ''[[Il conte di Montecristo (film 1975)|Il conte di Montecristo]]'', film TV diretto da [[David Greene]], con [[Richard Chamberlain]] ([[1975]]).
* ''[[Il conte di Montecristo (film 1996)|Il conte di Montecristo]]'', film TV diretto da [[Ugo Gregoretti]] ([[1996]]).
* ''[[Il conte di Montecristo (miniserie televisiva)|Il conte di Montecristo]]'' (''Le comte de Monte Cristo''), film a puntate diretto da [[Josée Dayan]], con [[Gérard Depardieu]] e [[Ornella Muti]] ([[1998]]).
* ''[[Montecristo (film 2002)|Montecristo]]'' (''Montecristo''), film diretto da [[Kevin Reynolds]], con [[Jim Caviezel]] e [[Guy Pearce]] ([[2002]]).
* ''[[Il conte di Montecristo (anime)|Il conte di Montecristo]]'', serie [[anime]] diretta da [[Mahiro Maeda]] ([[2004]]).
* ''Il conte di Montecristo, il musical'', di [[Robert Steiner]] e [[Francesco Marchetti]], regia di [[Jocelyn Hattab]] ([[2007]]).
* ''Il conte di Montecristo, il musical'', di [[Robert Steiner]] e [[Francesco Marchetti]], regia di [[Gino Landi]] ([[2008]]).

== Edizioni ==
* {{Cita libro
|autore= Alexandre Dumas
|altri= traduzione di [[Emilio Franceschini]]
|titolo= Il conte di Montecristo
|anno= [[1998]]
|editore= [[Rcs MediaGroup|Rizzoli]]
|edizione= 1 ed., collana [[Superbur Classici]]
|pagine= pp. 915, cap. 117
|id= ISBN 88-17-15039-8
}}

* Alexandre Dumas, ''Il conte di Montecristo'', I ed., Donzelli Editore, 2010. ISBN 88-6036-403-5


== Voci correlate ==
== Voci correlate ==
* [[Edmond Dantès]]
* [[Edmond Dantès]]
* [[Abate Faria]]
* [[Alexandre Dumas (padre)|Alexandre Dumas]]
* [[Alexandre Dumas (padre)]]
* [[Isola di Montecristo]]
* [[Isola di Montecristo]]
* [[Castello d'If]]
* [[Castello d'If]]


== Altri progetti ==
== Altri progetti ==
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== Collegamenti esterni ==
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{pdf}} [[e-book]] de [http://www.booksandbooks.it/downloads/Ebook/(Ebook---Ita)-Alessandro-Dumas---Il-Conte-Di-Montecristo-(Ita-Libro).pdf/ ''Il Conte di Montecristo''] <small>(URL consultato il 26-04-2012)</small>
*http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/bari/arte_e_cultura/15_gennaio_01/nel-castello-taranto-lunga-prigionia-conte-montecristo-3175d4e4-91cd-11e4-9f1e-68217d4aa5c8.shtml?refresh_ce-cp
* [http://www.radio.rai.it/radio3/terzo_anello/alta_voce/archivio_2004/eventi/2004_07_01_conte_montecristo/index.cfm ''Il Conte di Montecristo'', riduzione radiofonica di Radio 3 Rai] (Il Terzo Anello - Ad alta voce): 44 puntate, formato.ram <small>(URL consultato il 26-04-2012)</small>
* ''Il conte di Monte-Cristo'' su [[Google books]]: [http://books.google.it/books?id=Mj1MAAAAcAAJ vol I, II]; [http://books.google.it/books?id=oD5MAAAAcAAJ vol. III, IV]; [http://books.google.it/books?id=0j5MAAAAcAAJ vol. V, VI]; [http://books.google.it/books?id=80BMAAAAcAAJ vol. VII, VIII]; [http://books.google.it/books?id=EUFMAAAAcAAJ vol. IX, X]. <small>(URL consultato il 22-12-2015).</small>
* [http://www.adaltavoce.rai.it/dl/portaleRadio/Programmi/Page-9fe19bce-1c27-4b63-b41e-2d7581d21374# ''Il Conte di Montecristo''] (nella traduzione di [[Emilio Franceschini]]): riduzione radiofonica di [[Rai Radio 3]] (''[[Ad alta voce]] - I classici della letteratura letti da grandi attori'') in 44 puntate (voce di [[Andrea Giordana]]). <small>(URL consultato il 22-12-2015).</small>


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[[sv:Greven av Monte Cristo]]
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[[uk:Граф Монте-Крісто]]
[[vi:Bá tước Monte Cristo]]
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Versione attuale delle 14:50, 22 lug 2024

Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi Il conte di Montecristo (disambigua).
Il conte di Montecristo
Titolo originaleLe Comte de Monte-Cristo
AutoreAlexandre Dumas
1ª ed. originale1844-1846
1ª ed. italiana1846
Genereromanzo
Sottogenereromanzo d'appendice
Lingua originalefrancese
AmbientazioneFrancia, Italia e isole del Mar Mediterraneo (1815-1838)
ProtagonistiEdmond Dantès
AntagonistiFernand Mondego, Gérard de Villefort, Danglars
Altri personaggiabate Faria, Mercédès Herrera, Albert de Morcerf, Franz d'Epinay, Pierre Morrel, Maximilien Morrel, Julie Morrel, Hermine Danglars, Eugénie Danglars, Noirtier de Villefort, Héloïse de Villefort, Valentine de Villefort, Édouard de Villefort, Luigi Vampa, Gaspard Caderousse, Benedetto/Andrea Cavalcanti, Haydée

Il conte di Montecristo (Le Comte de Monte-Cristo) è un romanzo di Alexandre Dumas, scritto in collaborazione con Auguste Maquet, la cui pubblicazione a puntate iniziò nel 1844. È parzialmente ispirato a fatti reali, presi a prestito dalla biografia di Pierre Picaud. Il libro racconta come, al debutto del regno di Luigi XVIII, il 24 febbraio 1815, il giorno in cui Napoleone Bonaparte abbandona l'isola d'Elba, Edmond Dantès, un giovane marinaio di diciannove anni, primo ufficiale di bordo della nave commerciale Le Pharaon, sbarca a Marsiglia per fidanzarsi il giorno successivo con Mercedes, una bella donna catalana. Tradito da amici gelosi, egli è denunciato come cospiratore "bonapartista" e rinchiuso in una cella del Castello d'If, al largo di Marsiglia. Dopo quattordici anni, prima ridotto alla solitudine e alla più nera disperazione e poi rigenerato e istruito in segreto da un compagno di prigionia, l'abate Faria, Dantès riesce a evadere: prende possesso d'un tesoro nascosto sull'isola di Montecristo, del quale l'abate, prima di morire, gli aveva rivelato l'esistenza. Ormai ricco e potente, Dantès si fa passare per diversi personaggi: l'abate Busoni, Lord Wilmore e, infine, il conte di Montecristo. Attraverso queste tre identità, il protagonista consuma metodicamente la propria vendetta, ripagando i propri nemici - quelli che lo hanno accusato a torto e fatto imprigionare - della loro stessa moneta, intromettendosi nelle loro vite, fingendosi amico e distruggendole dall'interno come in una sorta di contrappasso dantesco, mentre garantisce la felicità e la libertà a quei pochi che gli son restati fedeli.[1]

Questo romanzo, assieme a I tre moschettieri, è una delle due opere più conosciute di Dumas sia in Francia che in Italia e nel mondo. Fu prima pubblicato in feuilleton sul Journal des débats dal 28 agosto al 19 ottobre 1844 (1ª parte), dal 31 ottobre al 26 novembre 1844 (2ª parte), poi dal 20 giugno 1845 al 15 gennaio 1846 (3ª parte).

La storia è ambientata tra l'Italia, la Francia e alcune isole del Mar Mediterraneo, durante gli anni tra il 1815 ed il 1838 (dall'esordio del regno di Luigi XVIII di Borbone al regno di Luigi Filippo d'Orléans). Romanzo dalla forte valenza emotiva, oltre che affresco della storia francese ed europea del XIX secolo, da 180 anni non ha mai smesso di appassionare e avvincere i lettori.

Lo stesso argomento in dettaglio: Trama de Il conte di Montecristo.

Marsiglia, 1815: anno della Restaurazione Borbonica. Edmond Dantès è un giovane marinaio della nave mercantile Pharaon che sta per essere promosso a capitano, oltre che a essere in procinto di sposarsi con l'amata fidanzata Mercédès. Mosso dall'invidia, Danglars, scrivano della nave e aspirante da lungo tempo alla nomina di capitano, organizza una trappola per incastrare Edmond e strappargli, così, l'agognata promozione.

Con la complicità di Fernand Mondego (cugino di Mercédès e dichiaratamente innamorato di lei, seppur respinto) e Gaspard Caderousse (invidioso vicino di casa di Dantès), Danglars scrive una lettera anonima, dove denuncia Edmond accusandolo di essere un agente bonapartista. La missiva finisce nelle mani del sostituto procuratore del re e magistrato pubblico Gérard de Villefort. Quest'ultimo, desideroso di mostrarsi degno di entrare a far parte della ricca famiglia dei marchesi di Saint-Méran (filo monarchici) per poterne sposare la figlia Renée, e allo stesso tempo proteggere il proprio padre (attivo bonapartista), manifesta una particolare inflessibilità contro Dantès (nonostante sia consapevole della sua innocenza ed estraneità alle accuse) ed emette contro di lui un ordine di arresto.

A sinistra veduta della prigione-fortezza nota come il Castello d'If; a destra la facciata della prigione.

Edmond Dantès viene arrestato e condotto nottetempo nella prigione del Castello d'If dove, per la gravità del reato imputatogli, è condannato a trascorrere il resto della vita. Proprio quando le speranze di tornare libero svaniscono, vi fa la conoscenza di un altro prigioniero, l'abate Faria[2], che da anni sta scavando un tunnel sotterraneo, nella speranza che possa condurlo fuori dalla fortezza.

Edmond decide di aiutare l'anziano, il quale - per contro - aiuta Dantès a fare luce sugli eventi che lo hanno condotto in prigione. Consapevole di essere stato vittima di un complotto, Edmond giura di vendicarsi di tutti quelli che lo hanno incastrato. In attesa di realizzare il suo piano si fa istruire da Faria in varie discipline, dall'economia alla matematica, dalle lingue straniere alla filosofia, almeno fino a quando l'anziano abate viene colpito da una serie di attacchi apoplettici che lo portano alla morte.

Tuttavia, prima di morire e conscio della bontà d'animo di Dantès, gli rivela l'esatta ubicazione di un tesoro nascosto nell'isola di Montecristo. Dantès vede nella morte di Faria l'unica occasione concreta per fuggire e così si sostituisce a lui all'interno del sacco in cui il vecchio era stato messo per la sepoltura. Gettato in mare (il "cimitero" del Castello d'If), Dantès riesce a liberarsi del sacco e a trarsi in salvo sull'isola di Tiboulen.

L'isola di Montecristo vista dal suo lato nord.

Finalmente libero, dopo 14 anni di prigionia, e trovatosi in possesso di un'immensa fortuna grazie al ritrovamento del tesoro, dal valore inestimabile, indicatogli da Faria, Dantès si costruisce una nuova identità e, sotto le mentite spoglie del Conte di Montecristo, ritorna a Marsiglia per attuare il piano di vendetta. Qui assume una serie di identità diverse, come quella dell'abate Busoni - con cui fa visita a Caderousse e da cui si fa raccontare i dettagli del complotto, della morte del padre, del destino dell'amata Mercédès e delle vicende degli altri congiurati - e quelle del nobile inglese Lord Wilmore e di Sinbad il marinaio, attraverso cui compie buone azioni nei confronti di coloro che gli sono sempre stati leali.

Eppure solo a distanza di 10 anni dal suo ritorno a Marsiglia, passati a consolidare la sua presenza presso coloro di cui vuole vendicarsi, Dantès decide di attuare concretamente il regolamento di conti e così Fernand Mondego (che, divenuto conte de Morcerf grazie alla ricchezza accumulata come coscritto, era riuscito a sposare Mercédès) viene processato per aver tradito il Pascià Alì-Tebelen mentre era ufficiale in Grecia; indignati del suo comportamento, la moglie e il figlio decidono di abbandonarlo, portando Mondego al suicidio. Gérard de Villefort, colui che pur sapendo dell'innocenza di Dantès e pur avendo i mezzi per scagionarlo aveva deciso di lasciarlo in prigione per non mettere a rischio la propria posizione sociale e la propria carriera politica, viene spinto alla pazzia sia da una catena di avvelenamenti di cui cadono vittime i membri della sua famiglia, sia dalla scoperta della vera identità del conte.

Caderousse, diventato un criminale bramoso di denaro, viene ucciso dal suo complice. Infine Danglars, colui che ordisce materialmente il complotto iniziale contro Dantès, divenuto il più ricco banchiere di Parigi (dopo aver abbandonato l'incarico di capitano della nave Pharaon), viene prima portato al tracollo finanziario per poi essere rapito e imprigionato, costretto a dilapidare ciò che era rimasto del suo denaro per sfamarsi. Solo a questo punto il Conte di Montecristo gli rivela la sua vera identità e, di fronte al sincero pentimento di Danglars, gli concede il perdono.

Edmond Dantès e i suoi travestimenti

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Edmond Dantès in una illustrazione di Pierre Gustave Eugene Staal presente nell'edizione del 1888 del romanzo.
  • Edmond Dantès — Il protagonista del romanzo. Appena diciannovenne, è già esperto marinaio e futuro capitano della nave mercantile Pharaon, nonché promesso sposo della catalana Mercédès. Durante l'ultimo viaggio in mare ferma la nave sull'isola d'Elba per consegnare un plico al gran Maresciallo Bertrand (uomo di fiducia di Napoleone, quest'ultimo in procinto di fuggire dall'isola d'Elba per riprendere il potere in Francia, i noti "Cento giorni"), seguendo così le ultime volontà del capitano Leclerc, ed in cambio riceve una lettera confidenziale da consegnare ad un uomo a Parigi. Nessuno conosce il contenuto della lettera, ma l'incontro con l'ufficiale di Napoleone dà l'occasione all'invidioso Danglars di denunciare Dantès come agente bonapartista, in modo da allontanarlo per lungo tempo e prendere il suo posto come capitano della nave. Edmond viene, così, arrestato e condotto in una prigione-fortezza (il Castello d'If), dove avrebbe dovuto trascorrere l'intera vita, ma da cui riesce ad evadere. Dopo gli anni di prigionia diventa il Conte di Montecristo, nome preso da un'isola di cui è diventato proprietario dopo avervi trovato il tesoro indicato dall'abate Faria, conosciuto durante la detenzione. I 14 lunghi anni di prigionia cambiano Dantès sia fisicamente, dandogli vigore fisico e aspetto "vampiresco", sia mentalmente, dandogli conoscenze di grande profondità e ampiezza. Tuttavia il cambiamento più grande è psicologico: da giovane idealista è diventato un uomo ossessionato dalla vendetta contro coloro che hanno provocato la sua rovina e che lui colpirà usando l'identità del Conte di Montecristo e di molti altri personaggi.
  • signor Zaccone, conte di Montecristo — La persona in cui Edmond cambia la sua identità per compiere la vendetta è un nobile italiano, la cui ricchezza è pari solo all'aura di mistero che lo circonda in quanto il tesoro trovato ha un valore inestimabile. Secondo il passato costruito da Edmond per il suo alter ego, dietro l'identità del Conte di Montecristo si celerebbe il signor Zaccone, figlio di un ricco armatore maltese, che vive nell'agio di una ricca rendita e che ha acquistato il titolo di "conte", assieme all'isola di Montecristo, per diletto. Egli avrebbe fatto la guerra nella marina e poi si sarebbe dedicato a notevoli opere di carità, sfruttando le sue enormi ricchezze. Il Conte appare come una persona gentile ed educata, sebbene restia a dare eccessive confidenze, e dalla imperturbabile flemma anche nelle situazioni peggiori; ha immense conoscenze in ogni ambito dello scibile umano: per esempio, è un esperto chimico nonché valente medico, un eccellente combattente e spadaccino, ha viaggiato per il mondo, è amante degli agi più raffinati ed è capace di stupire con la sua eloquenza e con le sue stravaganze.
  • Lord Wilmore — Un nobile inglese interpretato da Edmond per compiere buone azioni e atti di generosità. Questo personaggio è l'esatto opposto del Conte di Montecristo e il romanzo fa supporre che i due siano rivali, come tra l'altro asserisce Lord Wilmore stesso.
  • Sindbad il marinaio — Il personaggio che Edmond userà per salvare la famiglia Morrel dalla bancarotta.
  • abate Giacomo Busoni — abate siciliano, identità che usa Edmond in alcune circostanze per la presunta autorità religiosa.

I servitori del Conte

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  • Giovanni Bertuccio — Intendente e braccio destro del Conte, stimato da quest'ultimo poiché in grado di eseguire al meglio ogni ordine che riceve. Molto tempo prima di conoscere il Conte, Bertuccio aveva giurato vendetta nei confronti di Gérard de Villefort per non aver aperto alcuna indagine sull'assassinio del fratello. Segue Villefort ad Auteuil, in una casa dove era solito incontrarsi con l'amante Hermine Danglars, e lo pugnala mentre il magistrato è in giardino per seppellire una cassetta. Incuriosito dall'oggetto, Bertuccio scopre che contiene un neonato (il figlio illegittimo di Villefort appena partorito da Hermine Danglars) apparentemente morto. L'uomo riesce a rianimarlo e lo porta via con sé in Corsica dove, assieme alla cognata, lo alleva con il nome di Benedetto.
  • Haydée — Principessa albanese, salvata dalla schiavitù da Edmond e, al termine della vendetta del Conte, sua futura sposa. Haydée era figlia di Alì-Tebelen, Pascià di Giannina. Quando era ancora molto piccola il padre viene rovesciato dall'acerrimo nemico generale Kourchid, grazie al tradimento di un ufficiale francese in cui il Pascià riponeva grande fiducia: Fernand Mondego. Ridotta in schiavitù assieme alla madre, dopo la morte di questa, viene comprata dal Conte al mercato degli schiavi di Costantinopoli. Pur avendola acquistata come schiava, il Conte la tratta con il massimo rispetto, non le fa mancare niente e non si approfitta minimamente di lei. Questo suscita in Haydée una profonda gratitudine nei suoi confronti, che presto si trasforma in amore. Egli però la considera troppo giovane per lui e non vuole precluderle la possibilità di una vita felice. Durante il processo a Fernand Mondego rivelerà la sua vera identità e porterà le prove per farlo condannare. Alla fine del romanzo Edmond capisce l'amore della donna per lui, e decide di partire con lei per farsi una nuova vita, possibilmente felice.
  • Alì — Il fedele servitore del Conte di Montecristo. Egli è muto e totalmente devoto al suo padrone che gli ha salvato la vita in Tunisia, dove era stato condannato - a causa di una sua "lussuriosa" incursione nell'harem del Bey - a subire la mutilazione prima della lingua, poi delle mani e infine della testa. Quel che Alì non sa è che Dantès aveva atteso a bella posta che la lingua gli venisse mozzata prima di offrirsi di riscattarlo, in modo da potersi avvalere di un servitore muto. Alì è un abilissimo domatore di cavalli.
  • Baptistin — Servitore del Conte.
  • JacopoMarinaio conosciuto da Edmond a bordo della tartana genovese Giovane Amelia, che lo trae in salvo durante la sua fuga dal Castello d'If. Diventa, in seguito, il capitano dello yacht del Conte.

La famiglia Morcerf

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  • Mercédès Herrera Mondego — Fidanzata di Edmond all'inizio dell'opera. In seguito sposerà suo cugino Fernand quando Edmond viene creduto morto in prigione. Lei non ama Fernand, ma lo considera suo fidato amico. È l'unica a riconoscere nel Conte di Montecristo l'amore di un tempo, Edmond Dantès. Dopo la rovina del marito, del quale rifiuta l'eredità (preferendo donarla in beneficenza), torna ad una vita solitaria a Marsiglia nella casa del vecchio padre di Edmond Dantès, donatale da quest'ultimo.
  • Fernand Mondego — Più tardi conosciuto come conte de Morcerf. Lui è innamorato di Mercédès e farebbe qualsiasi cosa per averla. Infatti, con l'aiuto di Danglars, progetta l'accusa contro Edmond. Dopo l'incarcerazione di Dantès parte per la guerra come coscritto: durante le sue campagne militari guadagna denaro e reputazione. Una volta tornato in Francia, con il titolo di conte, sposa Mercédès. Diventato membro della Camera dei Pari, la sua vita viene rovinata dal processo che lo vede imputato per il tradimento, mentre era ufficiale in Albania, del Pascià Alì-Tebelen, grazie anche alla decisiva testimonianza della figlia Haydée. Quando scopre che la moglie e il figlio lo hanno abbandonato, si suicida con un colpo di pistola.
  • Albert de Morcerf — Figlio di Mercédès e Fernand. Conosce il Conte a Roma (quando è in compagnia di Franz d'Epinay) durante il carnevale. Qui vive un'esperienza di rapimento e prigionia ad opera del bandito Luigi Vampa. Viene liberato dal Conte di Montecristo, grazie alla lealtà e il rispetto che Vampa ha nei suoi confronti. Tornato in Francia, il padre combina un matrimonio tra Albert e la giovane Eugenie Danglars, che però non ama. Quando il barone Danglars scopre il tradimento di Fernand a Giannina, fa saltare il matrimonio, preferendo dare la figlia in sposa ad Andrea Cavalcanti. Albert diventa grande amico di Dantès, almeno fino a quando Edmond non causa la rovina del padre Fernand: a quel punto sfida pubblicamente il Conte a duello, anche se poi gli porgerà - altrettanto pubblicamente - le proprie scuse, grazie alle rivelazioni che la madre gli fa sull'identità reale del Conte e sulle giustificate motivazioni del suo comportamento. Alla fine del romanzo, morto il padre, Albert abbandona la madre Mercédès e parte per l'Africa come soldato negli Spahis per potersi costruire una nuova vita con il cognome materno Herrera.

La famiglia Danglars

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  • Barone Danglars — Inizialmente è lo scrivano di bordo della nave mercantile Pharaon dove lavora Edmond, del quale è invidioso perché l'armatore Pierre Morrel lo vuole nominare capitano, nomina a cui lui stesso aspirava. Dopo aver incastrato Dantès con l'accusa di essere un bonapartista, viene promosso a capitano della Pharaon. Successivamente abbandona l'incarico e si trasferisce in Spagna dove lavora come commesso presso un banchiere. Qui, grazie ad una serie di speculazioni ed investimenti (in cui dimostra un'indiscussa abilità), diventa milionario. Acquistato il titolo di barone torna in Francia, dove ben presto diventa il più ricco banchiere di Parigi. Conosce il Conte di Montecristo, che lo spinge al tracollo finanziario per poi farlo rapire e imprigionare; solo quando è costretto a dilapidare il denaro rimastogli per sfamarsi il Conte di Montecristo gli rivela la propria vera identità e, di fronte al sincero pentimento di Danglars, gli concede il perdono e gli restituisce la libertà.
  • Hermine Danglars — Moglie del barone Danglars. In gioventù, mentre il primo marito (il barone Louis de Nargonne) era assente, ha una relazione con Gérard de Villefort, dalla quale nasce il figlio Benedetto, creduto morto alla nascita ma in realtà salvato e allevato da Bertuccio. Nel frattempo, prima della nascita del figlio, rimane vedova. Già abbastanza ricca prima di sposare il barone Danglars, con l'aiuto di Lucien Debray (ben informato sugli eventi politici in quanto lavora al Ministero degli Interni), amico e amante, riesce a mettere da parte un milione di franchi investendo il denaro del marito.
  • Eugenie Danglars — Figlia dei Danglars, animo d'artista, per salvare la famiglia dal tracollo finanziario è costretta dal proprio padre a farsi promessa sposa prima ad Albert de Morcerf poi ad Andrea Cavalcanti. Lei però non li ama, preferendo più o meno manifestamente le donne e volendo vivere libera, senza alcun vincolo matrimoniale. Alla fine scappa di casa assieme alla sua amante Louise D’Armilly , approfittando della confusione creatasi per la fuga del presunto Andrea Cavalcanti, smascherato lo stesso giorno in cui i due dovevano firmare il contratto di matrimonio.

La famiglia Villefort

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Gérard de Villefort in una illustrazione di Paul Gavarni presente nell'edizione del 1846 del romanzo.
  • Gérard de Villefort — Sostituto procuratore del re e, in seguito, procuratore del re. Figlio di un bonapartista (il signor Noirtier), arriva a rinnegare il padre (e a cambiare cognome in Villefort) per garantire la sua fedeltà alla monarchia ed entrare così nelle grazie del re e di tutto l'entourage monarchico, compresa la famiglia Saint-Méran (importante e nobile famiglia di cui vuole sposare la giovane discendente, Renée). È inoltre il responsabile materiale dell'incarcerazione di Edmond: Dantès infatti era l'unico testimone di una lettera destinata al signor Noirtier in cui si annunciava l'imminente ritorno di Napoleone (e quindi il suo indiscusso e attivo legame con l'usurpatore, appellativo con cui i filomonarchici chiamavano Napoleone); se quella lettera fosse finita in mani sbagliate, il padre di Gerard sarebbe stato condannato a morte e lui avrebbe perduto per sempre quella posizione di rilievo presso il re così faticosamente conquistata: quindi Villefort, pur riconoscendo l'innocenza di Edmond, si vede costretto a incastrarlo per salvare la propria posizione e la vita del padre. Morta la moglie Renée (da cui aveva avuto una figlia, Valentine), Villefort sposa in seconde nozze una donna di nome Héloise, da cui nascerà il figlio Édouard. Ha pure una relazione con Hermine Danglars (anche se all'epoca della relazione lei era sposata con un certo barone de Nargonne), da cui nasce il figlio illegittimo Benedetto (che, creduto morto, verrà seppellito in giardino). Quando Villefort scopre che Héloise, la sua seconda moglie, avvelena gli eredi del patrimonio di famiglia affinché il figlio Édouard diventi erede universale (non solo da parte di padre, ma anche da parte della sorellastra), la spinge al suicidio, ma lei deciderà di portare con sé anche suo figlio. Quelle due perdite, assieme a quella della primogenita Valentine, alla scoperta che il figlio illegittimo (Benedetto) è un assassino e che dietro all'identità del Conte di Montecristo si nasconde Edmond Dantès, spingeranno Villefort alla pazzia.
  • Valentine de Villefort — Figlia di Gérard de Villefort e Renée de Saint-Méran. Innamorata di Maximilien Morrel, è promessa, per volontà del padre, al barone Franz d'Epinay; vive isolata dal resto della famiglia, tra l'indifferenza del padre e l'odio della matrigna Héloise, quest'ultima invidiosa dell'immenso patrimonio che la ragazza avrebbe ereditato (a discapito del figlio Édouard). L'unico vero affetto familiare è costituito dal nonno Noirtier, che però è muto e paralizzato e comunica con la nipote con i soli occhi (potrebbe essere sindrome del chiavistello). È proprio il nonno che fa di tutto per impedire il matrimonio della nipote con d'Epinay, predisponendo di diseredare Valentine nel caso questa unione avvenisse. Poi, poiché il figlio Gérard persiste nell'intento di matrimonio, rivela di essere l'uccisore, in leale duello, del padre di Franz, ed a quel punto il giovane d'Epinay rompe l'accordo di matrimonio. Rimasta unica erede della famiglia dopo gli omicidi dei marchesi di Saint-Méran, Valentine viene avvelenata da Héloise, la matrigna. Tuttavia, grazie a Noirtier (che, dandole un poco della stessa sostanza mortale da lui assunta, la abitua al veleno neutralizzandolo parzialmente) e al Conte di Montecristo (che più volte sostituisce le bevande venefiche con sostanze innocue) l'attacco non le è fatale, per quanto la costringa a letto. Tempo dopo, il Conte di Montecristo le svela l'identità del suo assassino e le dà una mistura che la fa cadere in coma, inducendo tutti a crederla morta in modo da poterla salvare dalla matrigna. Dopo il finto funerale, il Conte la porterà sull'isola di Montecristo in attesa dell'arrivo dell'amato Maximilien Morrel, che finalmente lei potrà sposare.
  • Noirtier de Villefort — Padre di Gérard e nonno di Valentine: ex membro del governo napoleonico e attivo bonapartista durante la rivoluzione, uccide il generale d'Epinay. Durante i Cento giorni torna alla corte di Napoleone. Dopo essere stato colpito da un attacco apoplettico diviene muto e paralitico, capace solo di comunicare con la nipote (a cui è legatissimo) ed il figlio attraverso l'espressività dello sguardo. Per salvare Valentine dal matrimonio forzato con Franz d'Epinay riesce a dettare un testamento col quale lascia i propri beni ai poveri, diseredando la nipote nel caso in cui ella sposi il barone. Dal momento che il figlio Gérard continua a voler maritare Valentine a Franz, Noirtier rivela di aver ucciso in duello il generale Flaviano Quesnel d'Epinay, padre del giovane, che a quel punto rompe il contratto di matrimonio. Scampa per caso al progetto di avvelenamento da parte di Héloise (solo perché il suo medico - il signor d'Avrigny - gli fa assumere ogni giorno un po' di veleno per contrastare la malattia) e, resosi conto del piano della donna, riesce a salvare Valentine dal successivo tentativo di omicidio, abituandola a piccole dosi giornaliere del veleno.
  • Héloise de Villefort — Seconda moglie di Gérard. Pensa solo a proteggere il proprio figlio Édouard e trama per assicurargli una generosa eredità. Odia profondamente Valentine, destinata ad ereditare il patrimonio di famiglia. Per evitare ciò mette in atto un diabolico piano: prima avvelena i due marchesi di Saint-Méran, rendendo la giovane unica erede; poi tenta, senza successo, di fare lo stesso con il vecchio Noirtier e con la stessa Valentine. Convinta di averla uccisa, viene scoperta dal marito, che le impone una scelta: o il processo pubblico e il patibolo (assieme allo scandalo e il disonore che sarebbe caduto sulla famiglia), oppure il suicidio tramite il suo terribile veleno. Héloise opta per il suicidio, portando con sé l'amatissimo figlio Édouard.
  • Édouard de Villefort — Unico figlio maschio legittimo di Villefort, viene avvelenato dalla madre quando, scoperta dal marito colpevole di quattro omicidi, viene spinta al suicidio.
  • Benedetto alias Andrea Cavalcanti — Figlio illegittimo di Villefort e Hermine Danglars. Salvato da Bertuccio, viene cresciuto dal còrso e da sua cognata Assunta. Malvagio e avido fin da piccolo, assieme a due compagni tortura la madre adottiva per ottenere del denaro: nella confusione la casa prende fuoco, i tre giovani fuggono con i soldi, lasciando morire la donna tra le fiamme. Conduce una vita criminale, finché non si ritrova in cella (nella prigione di Tolone) assieme a Gaspard Caderousse. Grazie all'intervento di Lord Wilmore/Edmond Dantès i due fuggono. Benedetto torna a Parigi sotto il nome di Andrea Cavalcanti: crede che il suo vero padre sia il Conte di Montecristo, che quest'ultimo lo abbia fatto riconoscere dal maggiore Cavalcanti e che lo mantenga. In questo periodo conosce Eugenie Danglars e instaura buoni rapporti con il padre di lei, riuscendo a convincerlo a dargli in sposa la figlia; è lo stesso Conte di Montecristo ad elogiare le ricchezze e la nobile discendenza del Conte (in seguito chiamato anche principe) Andrea. Nel frattempo Caderousse lo scopre e lo ricatta; l'ex compagno di cella, però, non si accontenta di quanto gli viene offerto e si fa descrivere la villa di Montecristo per poterla svaligiare. Andrea/Benedetto allora manda un messaggio anonimo al Conte per avvisarlo. Poi, la sera del furto, si apposta fuori dalla casa e, quando Caderousse esce, risparmiato da Edmond, lo pugnala a morte. Il giorno del suo matrimonio con Eugenie Danglars i gendarmi vengono a prenderlo per arrestarlo. Fugge, ma la sua fuga dura un solo giorno. In prigione Bertuccio gli svela l'identità del vero padre (Gérard de Villefort), che lui riferisce pubblicamente durante il processo, scioccando il procuratore.

La famiglia Morrel e dipendenti

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  • Pierre MorrelArmatore della nave mercantile Pharaon, di cui Edmond era Secondo Comandante all'inizio del romanzo. Uomo d'affari onestissimo, si fida di Edmond e gli propone di diventare capitano della nave. Dopo che Edmond viene arrestato cerca in tutti i modi di aiutarlo ma, essendo il giovane accusato di bonapartismo, la cosa diventa impossibile. Negli anni dal 1825 al 1830 subisce gravi perdite al punto da essere sull'orlo della bancarotta e solo grazie a Sinbad il Marinaio (ovvero Edmond Dantès) la sua situazione economica si risolleva.
  • Maximilien Morrel — Figlio di Pierre, capitano nel reggimento degli Spahis e ufficiale della Legion d'onore. Maximilien conosce il Conte di Montecristo a Parigi, in occasione di una colazione a casa di un amico comune, Albert de Morcerf. Riconoscendo in lui l'onestà del suo antico armatore, il Conte gli si affeziona come fosse suo figlio. Il cuore del giovane Morrel arde per Valentine de Villefort, la quale lo ricambia; ma i due devono incontrarsi in segreto perché la giovane è stata promessa a Franz d'Epinay. Quando Valentine muore - questo è ciò che egli, come tutti, crede - Maximilien cade nella disperazione e decide di uccidersi; però il Conte (di cui si fidava ciecamente) lo fa desistere dal proposito, promettendogli di aiutarlo se accetterà di ritardare di un mese la propria fine. Alla scadenza del periodo prefissato Edmond gli fa incontrare sull'isola di Montecristo l'amata Valentine, che ora potrà sposare.
  • Julie Herbault — Figlia di Pierre, sposata con Emmanuel Herbault. Edmond Dantes si servirà di lei (sotto l'alias di Simbad il marinaio) per salvare i Morrel dal fallimento.
  • Emmanuel Herbault — Marito di Julie, ha lavorato per lungo tempo alla Morrel & Figlio come contabile: è genero di Pierre e cognato di Maximilien.
  • Cocles — Fedele e scrupoloso commesso della casa Morrel e Figlio.

I marchesi di Saint-Méran

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  • Marchesi di Saint-Méran — Genitori di Renée, fedeli monarchici, avversi ai bonapartisti e non disposti a mischiare la loro nobiltà con persone di classe sociale diversa dalla loro. Danno in sposa la figlia Renée a Gérard de Villefort, e poi cercano di maritare la nipote Valentine, loro unica erede, con il nobile barone Franz d'Epinay. Entrambi i marchesi vengono avvelenati a morte dalla signora Villefort, per rendere Valentine unica erede del patrimonio.
  • Renée di Saint-Méran — Figlia ed unica erede dei marchesi di Saint-Méran, sposa Gérard de Villefort: il matrimonio è coronato dalla nascita di Valentine, ma qualche anno dopo Renée muore.

Altri personaggi importanti

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L'abate Faria nel castello d'If, in una illustrazione di Paul Gavarni presente nell'edizione del 1846 del romanzo.
  • FariaAbate[2] ed erudito italiano, in giovinezza fu segretario del Conte Spada e precettore dei suoi figli; proprio in questo periodo venne a conoscenza dell'immenso tesoro della famiglia Spada. Nel 1811 viene arrestato e condotto al Castello d'If, dove sarà conosciuto solo come "prigioniero numero 27"; non rassegnato, inizia a scavare un tunnel che lo avrebbe condotto fuori dalla prigione, permettendogli di fuggire a nuoto verso una delle isole lì vicino. I calcoli si rivelano sbagliati e, dopo molti anni, Faria si ritrova nella cella di Edmond Dantès, con il quale stringe amicizia. Diventato come un padre per Edmond, insegna al giovane le lingue e le scienze e gli rivela l'ubicazione del tesoro nascosto sull'isola di Montecristo; inoltre Faria, grazie al suo intelletto e alcune conoscenze personali, aiuta Edmond a fare luce sulle circostanze della sua prigionia. Muore in cella colpito da un letale attacco apoplettico. Edmond riesce a fuggire dalla prigione sostituendosi al suo cadavere.
  • Luigi VampaBandito italiano e amico del Conte di Montecristo, aiuterà quest'ultimo nel suo piano di vendetta. Nato da una famiglia di pastori, ben presto mette in evidenza un'intelligenza fuori dal comune, al punto che il conte della zona si prende cura di lui e gli insegna a leggere e a scrivere. Comincia inoltre ad intagliare piccoli oggetti destinati ai venditori di giocattoli; con il ricavato compra regali alla sua cara amica, la contadina Teresa, la sola che riesce a tenere a bada lo spirito ardente e burbero del giovane. A soli diciassette anni Luigi Vampa aveva fama di essere il più bravo contadino dei dintorni, oltre che un eccellente tiratore con il suo fucile. Nel medesimo periodo una banda di briganti si nascondeva sui monti vicini, guidata dal celebre Cucumetto, tanto audace quanto brutale; un giorno, mentre erano soli, Teresa e Luigi salvano la vita al capobandito, nascondendolo ai gendarmi. Un giorno Vampa incontra Sinbad il marinaio (Edmond Dantès) che, persa la strada, lo ferma per chiedergli indicazioni. Tornato dove aveva lasciato Teresa, Vampa vede che è stata rapita: scorto il rapitore, lo uccide con un colpo di fucile; egli era Cucumetto, che si era invaghito della giovane fin dalla prima volta che l'aveva vista. A quel punto Vampa prende con sé Teresa e si unisce ai banditi, facendosi eleggere loro capitano: il brigantaggio permetterà a Luigi di garantire a Teresa, invidiosa della bella vita della nobiltà della zona, una vita lussuosa, seppur pericolosa. Il Conte di Montecristo ha occasione di aiutarlo in diverse situazioni e questo gli permette di avere una sincera riconoscenza da parte del bandito, che gli si mette a completa disposizione. Durante il carnevale romano, rapisce Albert de Morcerf, ma quando scopre che era amico del Conte, lo libera immediatamente. Analogamente rapisce, questa volta su ordine di Dantès, il banchiere Danglars quando questi si reca a Roma per riscuotere il credito, e lo libera solo quando il piano di vendetta di Edmond si conclude.
L'abate Busoni mentre mostra il diamante a Caderousse e alla moglie Carconta. Illustrazione di Tony Johannot presente nell'edizione del 1846 del romanzo.
  • Gaspard CaderousseSarto e vicino di casa del padre di Edmond, partecipa - da ubriaco e quasi senza rendersene conto - al piano per incastrare Dantès. Dopo aver fallito come sarto, gestisce un albergo a Ponte di Gard e collabora con dei contrabbandieri. Caderousse è il primo, fra i vecchi "conoscenti" di Dantès, ad essere rintracciato e contattato dal giovane marinaio dopo la fuga dalla prigione. Dantès gli si presenta sotto le mentite spoglie dell'abate Busoni. L'abate gli racconta come sia stato mandato dal giovane Dantès (essendo stato il suo confessore prima della "prematura morte") con l'incarico di scoprire la verità sulla sua ingiusta incarcerazione e per dividere il valore di un enorme diamante da cinquantamila franchi (che aveva con sé) tra le uniche persone che lo avevano sinceramente amato: il padre, la fidanzata e i suoi tre migliori amici (Danglars, Fernand e lo stesso Caderousse). Il vecchio Gaspard, allora, inizia a raccontare come andarono veramente le cose all'epoca dell'arresto di Dantès, raccontando anche le vicende successive dei singoli individui, sottolineando come solo lui sia stato veramente amico di Edmond e, di certo, l'unico ad avere bisogno del diamante (essendo gli altri diventati molto ricchi). L'abate/Dantès, allora, decide di consegnare il diamante interamente a Caderousse. Ma la cupidigia sua e della moglie Carconta è insaziabile e porterà all'omicidio del gioielliere a cui avevano venduto la gemma, in modo da tenere per sé non solo il denaro corrispondente al valore del diamante, ma conservando pure la pietra preziosa. Arrestato parecchio tempo dopo, Caderousse viene rinchiuso in galera per complicità con la moglie, riconosciuta come colpevole materiale dell'omicidio. Liberato da Lord Wilmore (Dantès), che voleva far evadere il suo compagno di cella (Benedetto, figlio di Gérard de Villefort e della signora Danglars), Caderousse diventa un criminale. A Parigi ritrova Benedetto, che all'epoca si faceva chiamare Andrea Cavalcanti, e lo ricatta in cambio del suo silenzio: ma i soldi ben presto non gli sono più sufficienti, così decide di compiere una rapina nella villa del Conte di Montecristo. Dantès viene però avvertito da Andrea (tramite un biglietto "anonimo"); così, travestito da abate Busoni, lo coglie in flagrante per poi lasciarlo andare, sapendo che fuori c'è Benedetto che lo aspetta, pronto per pugnalarlo. Le grida di Caderousse richiamano Edmond: durante l'agonia, Dantès riesce a fargli firmare la denuncia contro Benedetto e, rivelatosi a lui come Edmond Dantès, ne ottiene il sincero pentimento. Questo personaggio è differente dagli altri autori della congiura, perché vi ha partecipato senza volerlo (era ubriaco), ma è troppo vigliacco per raccontare la verità. Edmond gli darà più volte la possibilità di redimersi dai suoi peccati, ma egli, mal consigliato e trascinato dalla cupidigia, dalla pigrizia e dall'orgoglio, continua a compiere malefatte.

Personaggi minori

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  • Louis Dantès — Padre di Edmond, è molto affezionato al figlio. Durante la prigionia di Edmond rimane senza soldi, ma l'orgoglio lo costringe a lasciarsi morire di fame piuttosto che chiedere un aiuto che avrebbe fatto scoprire la sua indigenza.
  • Barone Franz Quesnel d'Epinay — Figlio del generale d'Epinay (ucciso in duello nel 1815 da Noirtier de Villefort), è grande amico di Albert de Morcerf. Conosce Dantès sotto l'identità di Sinbad il marinaio, durante una sosta all'isola di Montecristo, poi lo ritrova durante i festeggiamenti del carnevale a Roma, assieme ad Albert. Promesso sposo, anche se non innamorato, di Valentine de Villefort, il suo matrimonio salta quando Noirtier, nonno della giovane, gli svela di essere stato lui ad uccidere il padre.
  • Lucien Debray — Segretario del Ministro dell'interno, nonché amico di Albert de Morcerf e confidente e amante della signora Danglars. Debray è, inoltre, in affari con la signora Danglars: questa, infatti, incomincia ad investire (dietro suggerimento di Lucien) parte del denaro del marito, ottenendo ottimi rendimenti da spartire con il suo amante. Così, Debray diventa milionario, mentre la signora Danglars può vivere agiatamente nonostante la bancarotta e l'annessa fuga del marito.
  • BeauchampGiornalista amico di Albert de Morcerf: scopre per primo il segreto di Fernand Mondego e del suo tradimento del Pascià Alì-Tebelen, ma non diffonde la notizia in nome dell'amicizia con Albert.
  • Barone Raoul de Château-Renaud — Altro amico di Albert de Morcerf, gli viene salvata la vita in Africa da Maximilien Morrel.
  • Madeleine Radelle — anche conosciuta come La Carconte. Moglie di Caderousse con cui gestisce una locanda a Pont du Gard. È una donna di salute cagionevole, di carattere poco affabile, scorbutico e insofferente.
  • La prima parte di Montecristo, fino alla scoperta del tesoro, è un pezzo perfetto di racconto a effetto; non c'è mai stato un uomo che abbia partecipato a queste commoventi avventure senza un fremito, eppure Faria è un personaggio di cartapesta e Dantès poco più di un nome. Il seguito non è che il dilungarsi di un errore, cupo, sanguinoso, innaturale e stupido; ma quanto a questi primi capitoli, non credo esista un altro volume nel quale si possa respirare la stessa inconfondibile atmosfera di romanzo. (R.L. Stevenson)[3]
  • [Il Conte di Montecristo] è forse il più «oppiaceo» dei romanzi popolari: quale uomo del popolo non crede di aver subito un'ingiustizia dai potenti e non fantastica sulla «punizione» da infliggere loro? Edmondo Dantès gli offre il modello, lo «ubbriaca» di esaltazione, sostituisce il credo di una giustizia trascendente in cui non crede più «sistematicamente». (A. Gramsci)[4]
  • Ancora oggi può interessare la grossa ma genuina facoltà inventiva, che associa, in un rapido susseguirsi, senza preoccupazioni di una trama ragionata e verosimile, le più straordinarie avventure, raccontate con l'ausilio di uno stile che non manca di agilità e di movimento, anche se numerosi luoghi comuni guastino la verità psicologica dei caratteri e la coerenza delle vicende. (Amelia Bruzzi)[5]
  • Il Conte di Montecristo è senz'altro uno dei romanzi più appassionanti che siano mai stati scritti e d'altra parte è uno dei romanzi più mal scritti di tutti i tempi e di tutte le letterature. (U. Eco)[6]
  • Il Conte di Monte-Cristo è una sterminata hilarotragedia, dove il riso e il delitto, il gioco e il Male Assoluto si sfiorano e si intrecciano. Il lieve tocco ironico, lo spirito settecentesco, l'allegretto sono presenti in ogni capitolo. (P. Citati)[7]
  • Il quadro socio-storico, nel Conte di Montecristo, forse è la componente di maggiore rilievo: la facilità del guadagno, dello sperpero di danaro, delle corse irrefrenabili su per la scala sociale di affaristi spregiudicati e funzionari di mezza tacca che sapevano sfruttare la politica, le amicizie di qualità a unico profitto personale; quindi il precipizio in cui tante improvvise fortune finanziarie piombavano a terra con la velocità del suono, e travestimenti conseguenti, lacrime per alcuni e per altri gioie: questa la vera sostanza del romanzo. (E. Siciliano)[8]
  • Un motivo che riveste un fascino perenne: il nesso maestro-allievo. Tra Faria e Dantès si stabilisce il rapporto, l'intesa, la complicità, la devozione che nasce tra maestro e allievo. Dantès deve tutto al vecchio: ma non importa tanto il tesoro abbagliante; gli deve la conoscenza. (L. Canfora)[9]
  • Mio nonno, che era quasi analfabeta (sapeva leggere ma non scrivere), mi raccontava storie meravigliose attingendole a una miniera segreta. Prima di morire, mi ha consegnato la sua biblioteca: era fatta di due libri e uno era Il Conte di Montecristo. E così ho scoperto dov'era la sua miniera segreta; perché nel Conte di Montecristo c'è tutto: l'amore, il tradimento, il sopruso, la vendetta, la voglia di resistere e il coraggio di soccombere. (A. Perissinotto)[10]

Le traduzioni italiane

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Tagli e censure nella traduzione di «Emilio Franceschini»

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Lo stesso argomento in dettaglio: Emilio Franceschini.

La traduzione attribuita a Emilio Franceschini, pubblicata dal 1984 ad oggi da Mondadori, dalla BUR (1998-2012), e per molto tempo la più diffusa, presenta numerosi tagli e censure. Solo le edizioni più recenti riportano una corretta traduzione del testo di Dumas.

Un esempio di censura fra tanti riguarda il capitolo XVI, incentrato sul personaggio di Faria: nel testo originale, egli viene descritto come «abbé, savant, homme d'église» («abate, erudito, uomo di chiesa»); nella traduzione di Franceschini, Faria diventa semplicemente «scienziato [e] uomo di studi», senza connotazioni religiose. Censure simili vengono adottate ogniqualvolta nel testo originale un personaggio è paragonato a un dio: nel capitolo XXXI Edmond Dantès non si presenta a Franz come «le roi de la création» («il re della creazione»), e nel capitolo XXXIII Luigi Vampa non appare «beau, fier et puissant comme un dieu», ma solo «bello, superbo e potente». Inoltre, nella traduzione di Franceschini sono assenti frasi o paragrafi interi, come ad es. il finale del capitolo XXXI. Non meno curioso è lo stravolgimento del capitolo XXXV, già a partire dal titolo: «La mazzolata» in francese, «Il patibolo» in italiano. La «mazzolat(ur)a» è un tipo d'esecuzione pubblica molto cruento, inflitto per mezzo d'una mazza percossa sul cranio del condannato; nell'edizione italiana, l'intera descrizione della mazzolata è sostituita da una più blanda impiccagione.

La figura del traduttore Emilio Franceschini possiede tratti assai incerti. Il suo nome comparve per la prima volta in un'edizione degli Oscar Mondadori del 1984, in tutto simile a un'anonima traduzione italiana dell'Ottocento pubblicata da Salani. Secondo la ricostruzione effettuata dall'editore Donzelli, Franceschini non sarebbe mai esistito, e tale nome di fantasia sarebbe stato impiegato solo al fine di firmare la traduzione anonima, che resiste da ormai due secoli.[11]

Altre traduzioni

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Negli anni 2010 e 2011 sono state pubblicate due traduzioni integrali, filologicamente corrette e senza censure: la prima condotta da Gaia Panfili, per Donzelli Editore; la seconda da Lanfranco Binni, per Garzanti. Entrambe si basano sull'edizione critica di Claude Schopp, autorevole studioso di Dumas, pubblicata in Francia dall'editore Robert Laffont nel 1993. Dal 2012, la traduzione di Gaia Panfili è pubblicata anche da Feltrinelli, nella collana Universale Economica Feltrinelli.

Nel 2013, è stata la Rizzoli, nelle edizioni BUR a proporre una nuova traduzione, a firma di Guido Paduano.

Nell'aprile 2014 è uscita la traduzione di Margherita Botto per Einaudi, nella collana Supercoralli (nel cui ambito ha preso avvio l'opera di ritraduzione di altri classici stranieri); nel 2015, esce nella collana economica ET Classici, con una prefazione di Michele Mari.

Tuttavia, anche la precedente traduzione di Giovanni Ferrero, pubblicata da San Paolo dal 1969, e uscita poi da Fabbri Editori nel 2001, è stata segnalata come rispettosa dell'originale[12], sebbene non sia basata sul testo stabilito dallo Schopp, il quale – consultando, quando possibile, il manoscritto di Dumas – ha emendato diverse imperfezioni tipografiche, comprese le rimozioni d'interi capitoli[13].

Elementi storici e leggendari

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  • Il grande tesoro citato nel romanzo, appartenuto alla famiglia Spada e nascosto sull'isola di Montecristo, riprende un'antica leggenda legata ad un ipotetico tesoro che i monaci di San Colombano avrebbero nascosto prima della distruzione del potente Monastero di San Mamiliano (edificato proprio sull'isola di Montecristo) da parte dei saraceni. Nel romanzo il tesoro è localizzato in una grotta e in effetti sull'isola esiste, sotto i resti di un eremo, la grotta di San Mamiliano. In realtà, un tesoro, costituito da 498 monete d'oro del V secolo, è stato effettivamente scoperto nel 2004, non però sull'isola di Monte Cristo, ma nella chiesa di San Mamiliano di Sovana; per custodire questo tesoro è stato allestito un apposito museo.
  • Dumas potrebbe essersi ispirato, per il personaggio di Edmond Dantès, alla storia di Pierre Picaud, un ciabattino francese realmente vissuto tra la fine del '700 e la prima metà dell'800.

Adattamenti cinematografici, televisivi e teatrali

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Adattamento a fumetti statunitense del romanzo (Classic Comics n.3, 1942).

Edizioni italiane

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  • Il Conte di Monte Cristo, 4 voll., Livorno, Andrea Nanni, 1846.
  • Il conte di Monte Cristo, trad. di Oreste Ferrario, 4 voll., Milano, Borroni e Scotti, 1846-1847.
  • Il conte di Monte-Cristo, Milano, Sonzogno, 1867.
  • Il Conte di Monte-Cristo, illustrazioni di Tancredi Scarpelli, Firenze, Nerbini, 1923.
  • Il Conte di MonteCristo, trad. di Natale Bianchi, 2 voll., Sesto San Giovanni-Milano, A. Barion, 1930; Milano, Mursia, 1966-1995.
  • Il Conte di Montecristo, traduzione di G. Boselli, 2 voll., Roma, Europa Press Service.
  • Il conte di Montecristo, traduzione di Renato Maggi, Milano, Bietti, 1960-1966.
  • , Il conte di Montecristo, Le Edizioni del Gabbiano, Roma, 1966, vol. 1 (pp. 190) e vol. 2 (pp. 188).
  • Il Conte di Montecristo, traduzione di Luigi Riondino, 2 voll., illustrazioni di Ugo Monicelli, Biblioteca degli anni verdi nn.74-77, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1968.
  • Il conte di Montecristo, traduzione di Giovanni Ferrero, illustrazioni di Lamberto Lombardi, Roma, Edizioni Paoline, 1969, p. 1284. - Milano, Fabbri Editori, 2001; Prefazione di Luciano Canfora, Collana I Grandi Romanzi, RCS-Corriere della Sera, 2002.
  • Il conte di Montecristo, traduzione di Emilio Franceschini, Milano, Mondadori, 1984-2023. - Milano, CDE, 1998; con Introduzione di Umberto Eco[14], Milano, BUR, 1998-2012; Poligrafici Editoriale.
  • Il Conte di Montecristo, traduzione di S. Di Martinis riveduta da Riccardo Reim, Introduzione e cura di Riccardo Reim, Roma, Newton Compton, 1998, p.896.
  • Il conte di Montecristo, Prefazione e Dizionario dei personaggi di Claude Schopp. Edizione italiana a cura di Gaia Panfili condotta sul testo francese stabilito da C. Schopp, Collana Fiabe e storie, Roma, Donzelli Editore, 2010, p. LXXII-1130, ISBN 978-88-603-6403-6. - Collana UEF. I Classici, Milano, Feltrinelli, 2012, ISBN 978-88-078-2251-3.
  • Il conte di Montecristo, traduzione di Antonia Marza, Milano, Baldini Castoldi Dalai, 2010, ISBN 978-88-607-3663-5.
  • Il conte di Montecristo, traduzione di Lanfranco Binni, Collana I grandi libri, Milano, Garzanti, 2011, pp. 1313, ISBN 978-88-113-7967-6.
  • Il conte di Montecristo, traduzione di e postfazione di Guido Paduano, Milano, BUR, 2013, p. 1249, ISBN 978-88-170-6336-4.
  • Il conte di Montecristo, traduzione di Margherita Botto, Collana Supercoralli. Le Grandi Traduzioni, Torino, Einaudi, 2014, p. 1264, ISBN 978-88-062-1976-5. - Prefazione di Michele Mari, Collana ET Classici, Einaudi, 2015, ISBN 978-88-062-2518-6.
  • Il conte di Montecristo, traduzione di Vincenzo Latronico, Collana I Classici, Milano-Firenze, Bompiani, 2019, p.1304, ISBN 978-88-301-0019-0.
  • Il conte di Montecristo, Collana I Grandi Capolavori, Santarcangelo di Romagna, Rusconi, 2022, ISBN 978-88-180-3770-8.
  • Il conte di Montecristo, a cura di A. Interno, Collana Grandi classici, Crescere, 2022, ISBN 979-12-545-4194-4.

Edizioni condensate

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  • Il conte di Montecristo, traduzione di C. Siniscalchi, 2 voll., Milano, Editrice Lucchi, 1933, p. 668.[15]
  • Il conte di Montecristo, traduzione di Benedetta De Lucia, Collana Young, Roma, Curcio, 2021, ISBN 978-88-686-8564-5.
  1. ^ https://biblioteche.unicatt.it/milano-Catalogo_mostra_Conte_Montecristo.pdf
  2. ^ a b Curioso notare come la traduzione italiana di Emilio Franceschini, per molto tempo la più diffusa in Italia, abbia omesso in tutto il testo il termine "abate" associato a Faria, attribuendogli invece il laico titolo di "scienziato". Il solo abate presente nella suddetta traduzione è quello interpretato da Edmond Dantés: l'abate Busoni.
  3. ^ Trad. it. Flaminia Cecchi, Memorie, Roma, Editori Riuniti, 1997, p. 145.
  4. ^ Ciò che è «interessante» nell'arte in Letteratura e vita nazionale, Roma, Editori Riuniti, 1996.
  5. ^ Conte di Montecristo (Il) in Dizionario Bompiani delle opere e dei personaggi.
  6. ^ Elogio del Montecristo in Sugli specchi e altri saggi, Bompiani, 2001.
  7. ^ «Il conte di Montecristo» in la Repubblica, 7 giugno 2010, pp. 34-35.
  8. ^ In Alias, supplemento de Il manifesto, 2004.
  9. ^ Introduzione a Il conte di Montecristo, Corriere della Sera, 2002.
  10. ^ Il Conte di Montecristo, Sesta edizione, Bur, 2010, Quarta di copertina, ISBN 978-88-17-00967-6.
  11. ^ Mario Baudino, Il fantasma di Montecristo, in La Stampa, 24 giugno 2010. URL consultato il 22 dicembre 2015 (archiviato dall'url originale il 3 luglio 2010).
  12. ^ È definita testualmente «aderente traduzione italiana del romanzo» da Clara Miccinelli; Carlo Animato, Il Conte di Montecristo. Favola alchemica e massonica vendetta, Roma, Edizioni Mediterranee, 1991, p. 17, nota 6.
  13. ^ Cfr. Il conte di Montecristo, Donzelli, p. VIII.
  14. ^ Elogio del «Montecristo»
  15. ^ Riporta il nome dell'autore italianizzato. Composta da soli 96 dei 107 capitoli dell'originale.

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