Corsica

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Template:Infobox Francia La Corsica è, per estensione, la quarta isola del Mediterraneo (dopo Sicilia, Sardegna e Cipro). Separata dalla Sardegna dal breve tratto delle Bocche di Bonifacio, emerge come una enorme catena montuosa ricca di foreste dal mar Mediterraneo, segnando il confine tra la sua parte occidentale, il mar Tirreno ed il mar Ligure. È universalmente conosciuta come il luogo natale di Napoleone (nato nel 1769 ad Ajaccio, un anno dopo che l'isola era stata occupata dal Regno di Francia).

Crocevia da 4000 anni di rotte e di popoli, con alle spalle una storia affascinante e complessa, l'isola che, secondo un'ormai consolidata leggenda, i Greci chiamarono Kallíste (la più bella), racchiude il suo volto più vero, indomito ed orgoglioso, nelle sue selvagge valli coronate da fitte foreste e montagne alpine, nell'austera - quasi contadina - cappella funebre di Pasquale Paoli (1725-1807), ancor oggi venerato come patriota.

Con circa un terzo del suo territorio protetto come parco nazionale, e gran parte del bellissimo litorale ancora immune dalle colate di cemento che hanno deturpato gran parte delle coste mediterranee, la Corsica, quasi spopolata (31 abitanti/km²), basa buona parte della sua economia sul turismo, che permette di raddoppiare all'incirca la sua popolazione d'estate. Alla ricettività, ben sviluppata e assortita per offerte e destinazioni (dall'alpinismo alla subacquea), si affianca la tradizionale economia agro-pastorale e vinicola, cui negli ultimi anni, pur tra difficoltà e contraddizioni, si aggiunge una timida apertura verso il terziario avanzato.

Il rapporto irrisolto tra la Corsica e la Francia, che la governa da 240 anni, è reso manifesto, oltre che dall'attaccamento della sua gente alla propria tradizione e alla propria lingua (u Corsu, definita «Lingua possente, e de' più italiani dialetti d'Italia» da Nicolò Tommaseo) dagli indicatori statistici, che ne rivelano la crisi economica e sociale (perenne fanalino di coda nel Paese transalpino per natalità ed occupazione), e dalle sue forti spinte autonomistiche ed indipendentistiche, che si scontrano con la centralista Costituzione francese.

Geografia

Vista satellitare sintetica della Corsica. Sullo sfondo l'Arcipelago Toscano e l'Argentario

Poco più vasta dell'Umbria, la Corsica, con i suoi 8.681 km² di superficie, sorge dal Mar Mediterraneo come una catena di aspre montagne.

Di forma allungata nel senso dei meridiani, misura 183 km da Capo Corso (a Nord) a Capo Pertusato (a Sud), mentre la larghezza massima è di 83 km.

Lo stretto (12 km) delle Bocche di Bonifacio la separa dalla costa settentrionale della Gallura (Sardegna). A Est il promontorio più vicino sulla Penisola è quello di Piombino (82 km), mentre il litorale francese (Costa Azzurra) si trova, nel punto più prossimo, a circa 170 km a Nord-Ovest.

Ponte genovese a tre arcate sul fiume Tavignano, presso Altiani, tuttora utilizzato.

Il Capo Còrso, il promontorio spesso indicato come dito di Corsica, punta diritto sul Tigullio, distante poco più di 150 km a Nord. Lo sviluppo costiero è di circa 1200 km, solo 300 dei quali sono costituiti da spiagge, più frequenti sulla costa orientale, affacciata sul Tirreno verso l'Italia e l'Arcipelago Toscano, la cui isola più vicina è la Capraia distante 31 km dal Capo Còrso. In condizioni di buona visibilità e bel tempo le montagne della Corsica sono visibili già dalle quote medio-basse delle colline che coronano il litorale italiano dalla Liguria all'Argentario.

La dorsale montuosa principale percorre l'isola trasversalmente, da Nord-Ovest a Sud-Est, dividendo la Corsica in due regioni, distinte in buona parte da un punto di vista geologico, con prevalenza di rocce cristalline granitiche sul versante a sud e a ponente e di rocce scistose e zone alluvionali a levante.

Tale divisione è ricalcata anche dalla divisione amministrativa in due Dipartimenti ed ha avuto importanti conseguenze storiche.

Il Monte Cinto (2706 m), a soli 28 km dal mare, è la cima più elevata dell'isola; sul Monte Cinto vi sono dei nevai. Altri massicci montani raggiungono quote notevoli: il Monte Rotondo (2625 m), il Monte Padru (2390 m), il Monte d'Oro (2389 m), il Monte Renoso (2352 m), il Monte Incudine (2134 m). Numerose altre cime spingono la loro sommità intorno ai 2000 metri. Molto montuoso è pure il Capo Còrso, con cime che superano i 1300 m. L'altitudine media dell'isola supera i 500 metri (568 m).

Cime maggiori (in Còrso)

Monte Cinto (2706 m) (Monte Cintu)
Monte Rotondo (2625 m) (Monte Ritondu)
Monte Padro (2390 m) (Monte Padru)
Monte d'Oro (2389 m) (Monte D'Oru)
Monte Renoso (2358 m) (Monte Rinosu)
Monte Incudine (2134 m) (Monte Incudine)

Corsi d'acqua (in Còrso)

Golo (Golu,u Golu)
Tavignano (u Tavignanu)
Rizzanese (u Rizzanese)
Taravo (u Taravu)
Gravona (a Gravona )
Fiumorbo (u Fiumorbu)
Prunelli (u Prunelli)
Liamone (u Liamone)

Laghi (in Còrso)

Bracca (u Braccu)
Capitello (u Capitellu)
Creno (u Crenu)
Nino (u Ninu)

Stagni litoranei (in Còrso)

Biguglia (u Stagnu di Biguglia)
Diana (u Stagnu di Diana)
D'Urbino (u Stagnu d'Urbinu)
Palo (u Stagnu di Palu)

Passi

Col Saint-Nicolas
Col Santa Lucia
Col de Teghime
Col de la Vierge

Geologia

Carta Geologica della Corsica.
La baia di Calvi.

La storia geologica della Corsica trae le sue origini circa 100 milioni di anni fa, quando l'apertura dell'Oceano Atlantico settentrionale mette in moto un complesso meccanismo di rotazione e compressione reciproche tra le grandi placche africana ed eurasiatica che, tra l'altro, determinerà il sollevarsi delle Alpi.

I fenomeni di subduzione della crosta interposta tra le due placche originarono un arco magmatico attivo tra 35 e 13 milioni di anni fa lungo la costa che va attualmente dalla Catalogna alla Liguria, i cui prodotti, frattanto trasformati in graniti cristallini, affiorano oggi prevalentemente in Provenza (massiccio dell'Esterel, tra Cannes e Fréjus), sulla costa sud-occidentale còrsa e su quella nord e nord-occidentale sarda. Circa 30 milioni di anni fa, infatti, una frattura attraversò quest'arco, determinando il distacco della microplacca che comprendeva le attuali Sardegna e Corsica (allora più vaste ed unite) a Nord-Est e, più a Sud-Ovest, del complesso delle Baleari e la rotazione della placca sardo-corsa in senso antiorario, determinando così, per strizzamento, il sollevamento dal mare della catena degli Appennini e delle Alpi Apuane. A questo fenomeno, che portò a migrare Sardegna e Corsica ed a raggiungere la loro posizione attuale circa 6-7 milioni di anni fa, si aggiunse più tardi la tensione di apertura del Mar Tirreno, venendo a creare la conformazione della Corsica, descritta di seguito.

Tutta la porzione occidentale della Corsica, compresa la catena montuosa che taglia l'isola da Nord-Ovest e Sud-Est, è essenzialmente costituita da un blocco di rocce cristalline e graniti sollevato dalla placca nordafricana. Attraversata da numerose fratture perpendicolari allo spartiacque principale, tale porzione occupa oltre 2/3 dell'isola.

Spiaggia di Nonza, nel nord della Corsica, importante meta turistica

Lungo lo spartiacque si incontrano le cime più elevate di Corsica, ad eccezione della più alta, il Cinto, leggermente dislocato sul versante Est. A ovest dello spartiacque una profonda frattura arcuata corre da San Fiorenzo e dalla foce del fiume Ostriconi sino a Solenzara passando per Corte.

Oltre la frattura si trovano soprattutto scisti del Triassico, i maggiori dei quali costituiscono la catena del Capo Còrso (Monte Stello, 1307 m) e il massiccio della Castagniccia (Monte San Petrone, 1767 m). A Nord, tra la valle dell'Ostriconi e San Fiorenzo, la piattaforma del cosiddetto Deserto delle Agriate (Désert des Agriates), è costituita da un elemento granitico inglobato negli scisti.

Procedendo ancora verso la costa orientale gli scisti si immergono verso il Tirreno, secondo una faglia arcuata verso Est che procede da Bastia a Solenzara, lungo la quale si aprono due pianure alluvionali che recano tracce di depositi post-glaciali, unite da una sottile fascia costiera continua larga 2 km nel più stretto. La più vasta, a Sud, raggiunge i 14 km verso Aleria, ed è attraversata dai fiumi Tavignano e Fiumorbo. Quella a Nord, presso Bastia, ospita la foce del fiume Golo, il maggiore di Corsica.

Le scogliere di Bonifacio.

Gli unici terreni calcarei dell'Isola, di piccola estensione, sono situati ad Est del Golfo di San Fiorenzo, presso la base del Capo Còrso, e all'estremo Sud, presso Bonifacio, ove vanno a costituire le spettacolari scogliere bianche e il fiordo che coronano la città.

Frequenti fratture perpendicolari al suo spartiacque segnano la catena del Capo Còrso, dando origine alla caratteristica antropizzazione della micro-regione, ove i piccoli centri abitati sono raccolti attorno ai bacini torrenziali ospitati nelle spaccature trasversali con abitazioni sparse verso le cime e la parte principale del villaggio presso la foce del torrente.

La Castagniccia, a sua volta, è divisa in una decina di bacini torrenziali le cui creste sono disposte grosso modo a stella attorno alla zona centrale e più elevata. Lungo le creste sono dispersi in una miriade di piccole e piccolissime frazioni quasi tutti i villaggi della zona: le profonde vallate, d'altra parte, negando il sole al loro interno, scoraggiano l'insediamento verso il basso. L'asprezza dei rilievi è tale che centri distanti in linea retta un paio di km al massimo sono uniti da tortuose strade lunghe spesso non meno di 10-15 km. Tale situazione ha dato origine, per ragioni pratiche, alla tradizione, antichissima tra i pastori, di richiami cantati che sono stati recuperati da gruppi di musica etnica e portati a rappresentare esempi di musica di notevole livello. Situazioni orografiche simili hanno dato luogo a simili insediamenti e tradizioni anche sui rilievi tra il Capo Còrso e la Castagniccia, sulle Colline del Nebbio (a Sud di Calvi) e nelle Pievi che gravitano attorno al Fiumorbo.

Clima

Il clima della Corsica è in generale di tipo mediterraneo, con estati calde e secche ed inverni miti e piovosi lungo la fascia costiera, più freddi e nevosi sulle montagne dell'interno, in funzione dell'altitudine.

La temperatura media annuale (12 °C) è poco indicativa, in quanto l'isola ospita numerosi microclimi determinati dalla propria tormentata struttura orografica: sono tuttavia sempre dominanti la luminosità e l'insolazione tipiche del Mediterraneo. La temperatura media annuale delle coste è di 16,6 °C con una media invernale di 7/8 °C ed una media estiva di 25 °C.

Le precipitazioni sono concentrate in autunno e inverno (novembre è il mese più piovoso), mentre il periodo da giugno a ottobre è caratterizzato da una forte siccità con scarsissime possibilità di pioggia.

I venti più comuni sono il Maestrale da Nord-Ovest, che a volte raggiunge velocità molto elevate sul mare verso Bonifacio (in còrsu: «Bunifaziu»), battuta pure da un potente Libeccio (da Sud-Ovest) e dallo Scirocco (da Sud-Est).

Storia

Lo stesso argomento in dettaglio: Storia della Corsica.

L'insularità della Corsica, sebbene non le abbia consentito uno sviluppo realmente autonomo, ha tuttavia costituito la necessaria premessa per conferire alla sua storia un'originalità rimarchevole.

Assieme alla cospicua dimensione (quasi 8.800 chilometri quadrati) e alla natura fortemente accidentata del rilievo orografico dell'isola (altitudine media sopra i 500 metri) - che da sempre ha fatto dei còrsi più dei montanari che dei marinai - l'insularità ha garantito la nascita e la crescita, sino ai giorni nostri, di un forte sentimento nazionale e di un mai del tutto sopito desiderio d'indipendenza.

Profilo storico

Monumento funerario a Pasquino Còrso, colonnello della Guardia Còrsa papale, Roma.
San Michele di Murato, eredità del periodo di dominazione pisana

Situata in posizione strategica nel Mar Mediterraneo occidentale, la Corsica, d'altra parte, non poteva sperare di non suscitare l'interesse dei popoli e degli Stati che, via via, si sono affacciati su quel mare come commercianti o come conquistatori.

Sardi, Fenici, Greci, Romani, Vandali, Bizantini, pisani, aragonesi, genovesi e, per ultimo, i francesi (che, con il Trattato di Versailles del 1768 di fatto costrinsero la Repubblica di Genova a cedere l'isola, e subito dopo l'invasero in forze), si sono fatti signori di Corsica durante il trascorrere di oltre due millenni, lasciando al suo popolo - salvo eccezioni sporadiche - solo brevissimi periodi di autonomia ed indipendenza.

Monumento a Pasquale Paoli all'Isola Rossa - Iscrizione: "Centenariu di u ritornu di e cennere 1889-1989 In memoria di Pasquale de' Paoli, u Babbu di a Patria"

Tra questi spicca certamente il periodo che va dal 1755 al 1769, durante il quale l'eroe dell'indipendenza còrsa, Pasquale Paoli, fece dell'isola il primo Stato Europeo dotato di una Costituzione democratica e moderna. Scritta in italiano - storicamente la lingua colta di Corsica affermatasi spontaneamente nell'isola come negli altri stati preunitari della Penisola - la Costituzione Paolina fu in parte ispirata da Jean-Jacques Rousseau e più in generale dalle idee illuministe di Paoli, che s'era formato all'Università di Napoli. Durante gli anni della lotta contro Genova e poi contro la Francia, la Corsica indipendente di Pasquale Paoli si guadagnò la simpatia dei più illuminati intellettuali europei, da Rousseau a James Boswell a Voltaire, che celebrò ammirato l'eroismo mostrato dai còrsi nella sfortunata Battaglia di Ponte Nuovo (1769), che segnò la fine dell'effimero generalato paolino del Regno di Corsica.

Geografia ed orografia in Corsica hanno avuto conseguenze storiche forse più spiccate che altrove. Contraddistinta da una relativa scarsità di approdi e, soprattutto, di pianure, la Corsica è un'autentica "montagna in mezzo al mare" attraversata com'è, da nord-ovest a sud-est, da un formidabile sistema di catene montuose le cui cime superano spesso i 2.500 metri. Tali cime culminano nei 2 706 metri del monte Cinto, la cui vetta - spesso innevata anche d'estate - dista solo 28 km dal mare a ponente, illustrando così assai bene lo sviluppo verticale più che orizzontale di questa terra.

Questo sistema montuoso ha da sempre diviso la Corsica in due parti: quella a Nord-Est (oggi Haute-Corse), detta storicamente Banda di dentro, Di qua dai monti o Cismonte (avendo come riferimento l'Italia), e quella a Sud-Ovest (oggi Corse du Sud), detta Banda di fuori, Di là dai monti o Pumonte. I passi che attraversano le montagne - molti dei quali sono situati oltre i 1.000 metri - erano bloccati anche per settimane dalle nevicate, venendo così a costituire, assieme ai monti, più una barriera che un vero collegamento tra le due sub-regioni. Ancora, le ripide vallate, spesso prive di collegamenti tra loro anche nell'ambito della stessa Banda, tracciano come una ragnatela a compartimenti stagni nell'entroterra còrso.

Se da un lato queste caratteristiche del terreno hanno reso lungo e difficile il compito agli invasori, rendendone lenta la penetrazione (ed abituando i còrsi a fare di guerra e guerriglia il proprio pane quotidiano per secoli), dall'altro hanno contribuito decisivamente a tenere sempre relativamente bassa la densità di popolazione e a separare i còrsi tra loro.

Le antiche Tribù Còrse e le principali città e strade in epoca Romana.

Il versante rivolto all'Italia ha subito una maggiore influenza dalla Penisola, sia sul piano politico-sociale, sia su quello linguistico, mentre la parte sud-occidentale ha mantenuto un'originalità più spiccata (ma goduto di un minore progresso politico, almeno sino all'invasione francese), mentre il radicamento della popolazione nelle vallate montane - tutte le maggiori città sul mare sono state fondate o sviluppate dagli invasori - ha generato e diffuso ovunque una tendenza al particolarismo a volte spinta sino a sfociare in una sorta di anarchismo la cui conseguenza forse più drammatica fu il diffondersi e l'affermarsi, per secoli, della piaga della vendetta (simile alla faida diffusa anche nell'Italia meridionale) quale sistema sommario di giustizia e del diffuso fenomeno del banditismo.

La grande divisione orografica longitudinale e quelle (minori, ma a volte non meno importanti) trasversali, più marcate nella zona sud-occidentale, hanno dunque finito per creare nell'isola confini ideali, sociali, linguistici e politici. Tali confini, filtrati dalla storia, si sono tradotti nelle suddivisioni amministrative, con poche variazioni, sono rimaste immutate sino ai giorni nostri. I due dipartimenti (Départements 2A/2B), reintrodotti dalla Francia nel 1975 (dopo un'analoga parentesi tra 1793 e 1811), ricalcano i confini storici di Pumonte e Cismonte, mentre gli attuali Cantoni (Cantons) corrispondono in buona parte all'antico sistema delle Pievi (suddivisione amministrativa del territorio delle parrocchie), sviluppato durante i secoli del dominio genovese (1284-1768).

La polverizzazione del tessuto socio-politico, oltre a generare la citata piaga della vendetta ed a prevenire il decollo dell'economia (rimasta in buona parte autarchica sino al XX secolo), ha forgiato in senso individualista il carattere della popolazione, fortemente legata ad un'organizzazione per clan familiari raramente alleati tra loro oltre i confini di una singola Pieve.

Torre campanaria in stile romanico-pisano della più antica chiesa di Bonifacio, Santa Maria Maggiore (XII secolo).

Questa situazione, abilmente quanto cinicamente sfruttata sia dai Signori locali (a volte diretti responsabili di interventi stranieri, invocati per risolvere i conflitti locali), sia dalle entità amministrative straniere, ha contribuito in modo decisivo ad impedire lo sviluppo di un disegno politico nazionale condiviso davvero radicato e coerente, contribuendo a rendere vani od effimeri tutti i tentativi di unificazione ed indipendenza.

Per secoli la miseria e la mancanza di prospettive generata da questo stato di cose ha spinto i còrsi all'emigrazione, prima come coloni verso la Sardegna (già in epoca romana), poi soprattutto come soldati di ventura (per secoli - e da prima dell'istituzione della Guardia Svizzera - la Guardia Corsa costituì la truppa scelta del Papa), infine trovando sbocco soprattutto nell'amministrazione statale e coloniale francese (furono numerosissimi i còrsi emigrati in Algeria, in Indocina e nelle altre colonie francesi). La forte emigrazione ha portato alla creazione di una vastissima diaspora, tanto che oggi essa conta più còrsi nati o residenti fuori dall'isola di quelli presenti in Corsica stessa.

Complice la straordinaria circostanza della nascita di Napoleone in Corsica in coincidenza con l'occupazione francese dell'isola - e coerentemente con il proprio disegno unificatore già delineato dalla Rivoluzione - la Francia ha applicato con forza il proprio modello amministrativo, culturale e, per certi versi, di sviluppo economico all'isola, considerata sin dall'Impero come territorio metropolitano. Abituati da secoli ad essere dominati politicamente dall'esterno e dotati di un innato spirito indipendente e pratico, i còrsi si integrarono lentamente alla Francia senza particolari entusiasmi e più per le possibilità loro offerte dalla metropoli e dalla sua espansione coloniale che per le sirene della retorica nazionalista d'oltralpe. Sino a oltre metà '800, l'Italiano continuò ad essere la lingua - anche scritta - più diffusa nell'isola (e lo era sempre stata, sin da quando aveva sostituito il Latino); l'uso del francese dovette essere imposto per legge. Quando, nel 1889, le ossa di Pasquale Paoli - il vero eroe di Corsica - furono translate dall'Abbazia di Westminster, dove l'eroe Còrso era stato sepolto essendo morto in esilio a Londra nel 1807, nella tomba di famiglia presso la casa natale a Stretta di Morosaglia (in còrso Merusaglia), la lapide fu scritta in italiano.

Almeno sino alla fine del XIX secolo, la penetrazione culturale ed economica francese - contrastata armi in pugno sino al primo ventennio dell'800, sia pure con forza via via decrescente - nell'interno della Corsica rimase tutto sommato modesta e il francese non diverrà lingua veicolare diffusa ovunque sino a metà del XX secolo. A dispetto degli sforzi profusi soprattutto da Napoleone III per abbellire la capitale dell'isola e provvedere alla creazione di infrastrutture di trasporto, il culto bonapartista, largamente incoraggiato, è rimasto sempre sostanzialmente limitato alla zona di Ajaccio, dove è sopravvissuto sino ai giorni nostri. Non che ciò sia ragione di meraviglia, in considerazione dell'atavica rivalità tra còrsi già illustrata.

La prima guerra mondiale, cui la Corsica ha pagato un tributo di sangue proporzionalmente enorme, con decine di migliaia di suoi figli inghiottiti per sempre nell'immane tritacarne del fronte franco-tedesco, ebbe un ruolo notevole assieme all'avvento dello sviluppo industriale ed all'apice raggiunto dall'espansione coloniale francese, nel perfezionare l'integrazione della Corsica nell'ambito della Francia: oltre al vistoso decremento demografico indotto dalla guerra, la conseguente crisi economica incrementò l'emigrazione dall'isola che vide ridursi sostanzialmente la propria popolazione e il proprio tenore di vita.

La Corsica non fu mai davvero coinvolta nel processo unitario italiano, salvo l'eccezione di alcuni intellettuali locali che consideravano, come nei secoli passati, terraferma l'Italia piuttosto che il continente francese. Né vi fu mai da parte del Regno d'Italia, molto legato alla Francia sin dalla sua concezione, il minimo accenno concreto ad entrare in rotta di collisione con Parigi per la Corsica, neanche quando, nel 1870, con la caduta di Napoleone III, Vittorio Emanuele II, non esitò a liquidare lo Stato Pontificio, ma non ci fu alcun tentativo per recuperare la Corsica.

Anche con il risorgere dell'autonomismo còrso all'alba del XX secolo e, soprattutto nel primo dopoguerra, con la fioritura di pubblicazioni in lingua corsa (tra tutte: A Muvra'), la franca ripresa del culto Paolista e la fondazione del Partitu Corsu d'Azione (per certi versi analogo al Partito Sardo d'Azione), in Corsica non sorse nulla di simile ai movimenti irredentisti che s'erano sviluppati in Trentino, in Venezia Giulia e in Dalmazia.

I pochissimi che si scoprivano irredentisti (Petru Rocca e Petru Giovacchini tra gli altri), avevano forse delle difficoltà persino a confessarlo a sé medesimi, lacerati dallo spirito atavico che sempre legava la gente di Corsica alla sua terra, prima che ad ogni altra cosa.

In tale situazione l'Italia fascista tentò 1938 - per la verità con scarso seguito e successo - di far leva sul mai del tutto sopito sentimento antifrancese e sulla crisi diffusa in Corsica, per crearvi un sostegno alle pretese espansioniste mussoliniane (che rivendicava all'Italia la Savoia, la Contea di Nizza e la Corsica). Se alcuni intellettuali còrsi - pochissimi a dire il vero - raccolsero l'appello (più per sentimento di estraneità al contesto francese che per adesione all'ideologia fascista), la grande maggioranza lo respinse e la Francia fu abile nello sfruttare l'aggressione verbale fascista per espandere come mai in precedenza il sentimento di appartenenza alla Francia dei còrsi.

Rovine del ponte genovese sul Golo noto come Ponte Nuovo, teatro della battaglia vinta dall'Armata di Luigi XV di Francia, che segnò la fine dell'indipendenza dello Stato còrso di Pasquale Paoli, il 9 maggio 1769. Il ponte fu quasi totalmente distrutto durante gli scontri con l'esercito tedesco in ritirata verso Bastia nel settembre 1943, incalzato dall'avanzata delle truppe italiane, coadiuvate dalla Resistenza locale e da truppe coloniali francesi.

L'occupazione militare italiana (novembre 1942 - settembre 1943) durante la Seconda guerra mondiale e la repressione violenta della Resistenza operata in Corsica dall'OVRA non fecero che porre le premesse per la violenta campagna punitiva promossa nel dopoguerra da De Gaulle contro l'Italia giudicata responsabile della "coltellata alla schiena" per l'attacco del 10 giugno 1940 alla Francia già sconfitta.

Dall'8 settembre 1943 al 5 ottobre successivo, gli 80 mila militari delle forze italiane di occupazione ebbero - unico caso nel quadro del generale disastro di quei giorni - un ruolo decisivo nello sconfiggere e cacciare le truppe corazzate tedesche dall'isola, combattendo a fianco di circa 10.000 partigiani della Resistenza còrsa e di circa 6.000 soldati coloniali francesi. Il sangue dei quasi 700 caduti italiani (dieci volte il numero dei caduti delle truppe francesi), tuttavia, non valse a sanare la ferita aperta dal proditorio attacco di Mussolini alla Francia.

Anzi, lo sforzo nazionalista francese, impersonato da De Gaulle, intenso come non mai, nel celebrare la Corsica "primo Dipartimento francese liberato" e come terra francese, approfondirà come mai prima il distacco già storicamente accumulato tra Corsica e Italia, ignorando e nascondendo il notevole contributo di sangue versato dai soldati italiani per scacciare la Wehrmacht dall'isola.

Dopo la guerra, la Francia condannò a morte sette irredentisti filo-italiani fra i quali Petru Giovacchini, il quale tuttavia, come altri, sfuggì alla condanna essendo rifugiato in Italia. Altri irredentisti furono condannati a varie pene detentive, Petru Rocca a 15 di lavori forzati da scontarsi alla Caienna (Guiana francese). Il colonnello Simon Cristofini venne invece fucilato ad Algeri nel 1944 con l'accusa di tradimento e la moglie, Marta Renucci, prima giornalista della Corsica, fu condannata a 15 anni di prigione.

Integrata nella Repubblica francese, la Corsica dell'ultimo dopoguerra non ha trovato la pace malgrado il declino della lingua e delle tradizioni locali, accelerato dalla modernizzazione e dalla globalizzazione.

All'indomani dell'indipendenza dell'Algeria 1962 il governo di Parigi dispose il trasferimento in Corsica di decine di migliaia di rimpatriati francesi (pieds-noirs), alterando significativamente il quadro demografico ed economico locale. Questo evento, sommato ad una serie di scandali politici e finanziari, portò alla nascita di movimenti regionalisti che presto si trasformano in autonomisti (1966-1973).

La mancanza di risposte politiche adeguate da parte del governo francese ai problemi che esso stesso aveva contribuito a creare finì per esasperare la situazione. Così, nel 1975 (Fatti di Aleria), si giunse alla rinascita di movimenti indipendentisti e, nel 1976 alla lotta armata promossa dal FLNC (Fronte di Liberazione Naziunalista Corsu).

Mai del tutto esauritasi e caratterizzata da migliaia e migliaia di attentati dinamitardi eseguiti in Corsica (ma anche in Francia), la lotta armata indipendentista, sovente divisa al suo interno, si è data nel corso degli anni un volto politico e ha fatto sentire il suo peso utilizzando sempre più metodi pacifici e democratici.

La rocca di Corte, antica capitale della Repubblica Paolina, oggi sede dell'Università di Corsica.

Sostenuti alle elezioni da una parte sempre significativa (ma mai maggioritaria) della popolazione Còrsa, autonomisti e indipendentisti hanno ottenuto diversi successi, alcuni dei quali storici, come la riapertura (1981) a Corte dell'università di Corsica fondata da Pasquale Paoli (chiusa dai francesi non appena ebbero il controllo pieno dell'isola e mai più riaperta).

Un anno dopo (1982) il Parlamento francese dota l'isola di uno statuto particolare, che sarà riformato nel 1991, con il trasferimento all'Assemblea di Corsica (eletta a suffragio universale) di numerose competenze in materia culturale, economica e sociale.

Inquinata dal perdurare della violenza (su tutti l'affare non del tutto chiarito dell'assassinio del Prefetto Claude Erignac il 6 febbraio 1998 ad Ajaccio), la lotta politica senza esclusione di colpi tra autonomisti ed indipendentisti da una parte, e uomini politici còrsi aderenti ai partiti nazionali francesi (sovente indicati in Corsica con l'appellativo dispregiativo di clanisti) dall'altra, ha tuttavia costituito un freno notevole alle realizzazione concrete promesse dalle riforme introdotte (incluso l'insegnamento facoltativo della lingua Còrsa nelle scuole), e ancor oggi la Corsica è una delle regioni più depresse e afflitte da problemi sociali di Francia e dell'Europa occidentale.

Lingua

Lo stesso argomento in dettaglio: Lingua corsa.
Cartello bilingue francese/còrso. Sono stati cancellati i toponimi (di tradizione italiana), assunti dai francesi come propri e, per questo, sentiti come "francesi" dai nazionalisti còrsi attuali.

La lingua corsa (còrso) è una lingua neolatina afferente all'area italoromanza del gruppo delle lingue romanze e connessa al gruppo dei dialetti toscani.

Il còrso si divide in due varianti principali:

  • il cismontano ("Supranacciu"), nella parte nordorientale (Bastia, Corte), che risente di forti influssi toscani ma costituisce la variante più diffusa e standardizzata; il dialetto parlato a Bastia, sulla riviera nord-orientale e soprattutto nella penisola del Capo Corso, è tra l'altro la varietà più affine all'italiano standard e forse la lingua più simile ad esso dopo il dialetto fiorentino;
  • l'oltremontano ("Suttanacciu"), nella parte sud-occidentale (Ajaccio, Sartene) dell'isola, che specie nelle sue versioni meridionali costituisce la variante più arcaica e conservativa del corso, fortemente imparentata col dialetto gallurese del nord Sardegna, ivi portato dai marinai e coloni còrsi, e col sassarese, nato da un substrato comune al còrso ma evolutosi autonomamente.

Al còrso è riconosciuto lo status di lingua regionale. A Bonifacio e a Calvi si parlava un dialetto del ligure tuttora insegnato (ma facoltativo) nelle scuole primarie. I già citati idiomi sardo-còrsi del nord della Sardegna (gallurese e sassarese) presentano notevoli affinità lessicali e grammaticali con i dialetti della Corsica meridionale. In particolare, il gallurese parlato in Gallura nel nord-est dell'isola (circondario di Tempio Pausania e a La Maddalena) può essere classificato come una variante del còrso. Presenta inoltre forti influenze còrse anche il dialetto della vicina isola di Capraia.

Dal 2002 è intervenuta una disciplina organica in base alla quale la lingua corsa è inserita nell'orario normale di insegnamento delle scuole elementari della Corsica. Tale insegnamento non deve tuttavia avere carattere obbligatorio e non deve condurre ad una disparità di trattamento tra gli studenti.

Demografia

Tabella I - Demografia*
  Corsica Francia Corsica/Francia
(Francia = 100%)
Superficie km² 8.680 543.965 1,60%
Comuni 360 36.565 0,98%
Popolazione (1999) 260.196 58.518.395 0,44%
Abitanti/km² 30 108 27,78%
Var. media annuale (1990-1999) 0,43 0,37 116,22%
- dovuta al saldo naturale 0,03 0,36 8,33%
- dovuta al saldo migratorio 0,39 0,01 3900,00%
  • È enorme l'anomalia della variazione di popolazione dovuta all'immigrazione verso la Corsica: 39 volte superiore a quella registrata in Francia nel decennio.
  • Tuttavia, su una superficie pari all'1,60% dell'intera Francia, si ha solo lo 0,44% dei residenti complessivi.
  • La densità di abitanti per km² è meno di un terzo di quella della Francia continentale.

*Elaborazione su dati ufficiali INSEE

Anche a causa della sua natura montuosa e povera di fertili pianure, la Corsica non è mai stata molto popolata.

In epoca antica, la popolazione venne valutata in 30.000 abitanti all'alba della colonizzazione romana, ed ancora intorno alla stessa cifra nel VI secolo, essendosi - in conseguenza delle invasioni barbariche - annullato qualsiasi incremento di popolazione (che certo v'era stato, specialmente a partire dall'età Antonina e che fu valutato superare i 100.000 abitanti secondo alcune fonti).

Non è possibile ricostruire accuratamente l'andamento della popolazione durante l'Alto Medioevo, ma per certo in Corsica sono venute a mancare per lunghi secoli le condizioni di base per un significativo sviluppo demografico, con la sicura decadenza della produzione agricola per conseguenza di una successione di invasioni e del continuo stato di anarchia feudale e di guerre (anche intestine) che afflissero lungamente l'isola.

Preparata dall'istituzione nel Nord dell'isola di un regime simile a quello comunale sviluppatosi in Italia, l'amministrazione pisana coincide con un rifiorire della regione e con un incremento demografico di rilievo, testimoniato dal fervore edilizio che caratterizza quest'epoca e del quale restano tuttora significative tracce.

Più tardi, i nuovi scontri e disordini che investiranno l'isola per secoli (inclusa la Peste), sino al pieno controllo da parte di Genova, non consentiranno un'espansione paragonabile a quella pisana e verso metà del XVIII secolo, poco prima che a Genova subentri la Francia, la popolazione censita si aggira attorno alle 120.000 anime.

In questo quadro va tenuto conto che, almeno dal XV secolo si registra una notevole emigrazione verso l'Italia, con la creazione di significative colonie, come quelle presenti in Toscana, in Tuscia, a Napoli e a Roma (ove sino alla seconda metà del XVIII secolo il Papa si avvale del corpo militare della Guardia Corsa e si registrano un massimo di 900 famiglie còrse in città, per una popolazione stimabile di almeno 3.000 persone).

Nel 1801 gli abitanti sono 164.000 e salgono a quasi 290.000 nel 1891.

La Prima guerra mondiale fa quasi scomparire un'intera generazione (circa 20.000 caduti, percentualmente una cifra assai maggiore di quella sofferta da qualsiasi altro distretto francese) e l'emigrazione, - intensa sino a circa metà del XX secolo - fa il resto, causando una brusca battuta d'arresto nella crescita demografica dell'isola, che nel 1946 aveva 268.000 abitanti e nel 1975 segnava gli stessi numeri del 1891.

Il numero registrato nel 1975 include l'arrivo di circa 15.000 pied noirs, rimpatriati dall'Algeria nei primi anni sessanta del secolo scorso ed installati da Parigi per lo più nella Piana Orientale, la parte più fertile dell'isola (lo sviluppo della regione, precedentemente malarica, era iniziato nel 1957. L'arrivo dei pied noirs fu vissuto come una vera e propria colonizzazione di popolamento ed una espropriazione di massa da gran parte dei còrsi: a questo evento si lega in modo indissolubile la rivolta indipendentista scoppiata nel 1976).

Si aggiunga a questo che sino al 1982 i dati destinati al censimento erano sospettati d'essere gonfiati ad arte dai municipi allo scopo di ricavarne finanziamenti (va tenuto conto del fatto che moltissimi comuni còrsi hanno meno di 100 abitanti) e si comprenderà come anche il dato del censimento del 1999 sia sconfortante, segnando appena poco più di 260.000 residenti, cui vanno a concorrere decine di migliaia di immigrati provenienti soprattutto dal Maghreb, dal Portogallo, dalla Francia e da altri Paesi.

A titolo di paragone, l'Umbria, con una superficie quasi identica alla Corsica conta circa 873.000 abitanti, il Molise, pur essendo montuoso ed esteso circa la metà della Corsica, ne conta circa 320.000, mentre la Repubblica di Malta, con appena 316 km² di superficie conta ben 400.000 abitanti.

Tabella II - Principali Aree Urbane in Corsica*
Area Urbana (in Còrsu) Dip. N. di
Comuni
Sup. km² Popolazione
1999
% sul totale
(Corsica=100%)
Ajaccio1 (Aiacciu) 2A 2 100 55.649 21,39%
Bastia (Bastia) 2B 6 90 54.075 20,78%
Porto Vecchio (Portivechju) 2A 1 169 10.326 3,97%
Borgo (U Borgu) 2B 2 67 8.796 3,38%
Corte (Corti) 2B 1 149 6.329 2,43%
Calvi (Calvi) 2B 1 31 5.177 1,99%
Vescovato (Vescuvatu) 2B 3 44 4.365 1,68%
Isola Rossa (L'Isula) 2B 2 13 4.027 1,55%
Penta di Casinca (Penta di Casinca) 2B 4 49 3.987 1,53%
Sartène (Sartè) 2A 1 200 3.410 1,31%
Propriano (Prupià) 2A 1 19 3.166 1,22%
Prunelli di Fiumorbo (Prunelli di Fiumorbu) 2B 1 37 2.745 1,05%
  • Su un totale di 260.196 abitanti le due uniche città còrse, Ajaccio e Bastia, raccolgono da sole il 42,17% dell'intera popolazione. Le restanti aree urbane raccolgono un ulteriore 20,11%.
  • La popolazione còrsa, è concentrata in aree urbane nella misura del 62,28%, con una densità urbana di soli 167 ab./km² (162.052 ab. su 968 km²) e di appena 12 ab./km² (98.144 ab. su 7.713 km²) nel resto del territorio.
  • La quasi totalità del recente incremento demografico (+15.000 ab. tra 1999 e 2005) si è registrata in Ajaccio e Bastia e per via di immigrazione.

1Ajaccio e Bastelicaccia sono state considerate come unica area urbana.

*Elaborazione su dati ufficiali INSEE

L'ultimo rilevamento della popolazione segnala poco più di 275.000 ad inizio 2005, anche questo dovuto in massima parte all'immigrazione (funzionari pubblici dalla Francia, oltre a pensionati e lavoratori extracomunitari), mentre si registra una sempre maggiore polarizzazione della popolazione verso le uniche due vere città dell'isola, Bastia ed Ajaccio, che con i rispettivi hinterland raccolgono ormai circa il 60% degli abitanti dell'intera Corsica (mentre nessuno degli altri centri arriva ai 10.000 abitanti).

Questo vuol dire che, al di fuori delle due capitali di distretto, il resto dell'isola è abitato da circa 110.000 persone (una densità media di circa 15 abitanti/km²).

Il numero di còrsi emigrati (a diaspura) si calcola in almeno un milione, includendo anche i discendenti degli emigrati che, da metà XIX secolo agli anni trenta del successivo, hanno lasciato in massa l'isola soprattutto verso la Francia, le sue colonie (in prevalenza Algeria, Marocco, Indocina) e verso l'America Latina (soprattutto Venezuela e Porto Rico, isola nella quale circa il 4% della popolazione è d'origine còrsa).

Se molti còrsi sono emigrati dalla loro isola, altre popolazioni hanno contribuito ad un suo ripopolamento.

L'immigrazione italiana, facilitata da sempre oltre che dalla vicinanza dell'isola alle coste toscane, dalla intercomprensione naturale tra locutori di lingua italiana e di lingua còrsa è stata a lungo la più rilevante. Per secoli (e soprattutto nel XIX e sino all'alba del XX secolo genti toscane, provenienti soprattutto dalle aree montane più depresse della Lunigiana e della Lucchesia emigrarono in Corsica, soprattutto verso il Cismonte e il Capo Còrso, in via definitiva o regolarmente come lavoratori stagionali. In genere tali lavoratori, molto poveri, erano visti con un certo disprezzo dagli isolani e il termine lucchese è ancora oggi utilizzato in Corsica quale sinonimo, essenzialmente dispregiativo, di italiano.

Praticamente esauritosi con i primi decenni del secolo scorso il fenomeno dell'immigrazione dalla Toscana e dalla penisola, in epoche più recenti si è avuto un discreto afflusso di Sardi che si sono installati soprattutto nella parte più meridionale dell'isola. Alcuni di essi non hanno fatto che ripetere all'inverso il percorso seguito dai loro antenati: legami con la vicina Sardegna erano già presenti all'epoca dei Giudicati sardi, quando una popolazione eterogenea formata da sardi, còrsi e italiani continentali popolò il neonato villaggio di Sassari dando contemporaneamente origine alla Lingua sassarese, parlata nei territori di influenza. A partire dal XIV-XV secolo, provenendo dal Pumonte còrso andarono a ripopolare soprattutto la Gallura ed in generale il nord Sardegna, diffondendo sulla vicina isola la loro lingua evolutasi nel frattempo nel Gallurese, nonché una ricca onomastica che comprende i Cossu (Còrso) e i Cossiga (Corsica). Oggi sono presenti in Corsica alcune migliaia di cittadini italiani.

Soprattutto nella seconda metà del novecento è divenuto notevole l'afflusso di residenti provenienti dalla Francia, che costituiscono ancor oggi la maggioranza degli impiegati governativi e soprattutto nelle forze militari e di polizia, cui si aggiungono gli operanti nel settore turistico (notevole l'afflusso stagionale) e gli imprenditori agricoli, in particolare i pieds noirs rimpatriati dalle ex-colonie francesi (prevalentemente dall'Algeria) ed i loro associati e discendenti. Lo stabilirsi in Corsica di decine e decine di migliaia di francofoni (inclusi còrsi emigrati molto giovani in Francia e nelle sue colonie e dei loro discendenti), concentrato soprattutto negli ultimi trent'anni, ha avuto un ruolo decisivo nell'arretramento della comunità còrsofona (e nello scoppiare di tensioni sociali e violenza politica), assieme alla scolarizzazione sempre più estesa e alla diffusione dei mezzi di comunicazione di massa, nonché alla forte immigrazione dal Maghreb francofono (pari in Francia, per incidenza percentuale, solo a quella di Parigi).

Amministrazione

La Corsica è, dal punto di vista politico, integrata nello Stato francese come una regione detta Collettività Territoriale, Collectivité Territoriale de Corse (CTC), che comprende due Dipartimenti: Corsica del Sud, con capoluogo Ajaccio, e Corsica settentrionale, con capoluogo Bastia.

Alla regione, in quanto tale, fu riconosciuta maggiore autonomia solo a partire dal 13 maggio 1991, con una legge che istituì una Collectivité Territoriale de la République in Corsica. A partire dal 1960 la Corsica era parte della regione Provenza-Alpi-Costa Azzurra. Nel 1972 alla Corsica fu concessa la denominazione - scarsamente significativa, da un punto di vista dell'autonomia concreta - di "Istituzione pubblica regionale" (établissement public régional). Nel 1975 l'isola fu concretamente staccata dalla regione Provenza-Alpi-Costa Azzurra ed elevata a rango di 22esima regione metropolitana francese, comprendente due dipartimenti - allora istituiti dividendo l'unico dipartimento precedente che comprendeva l'intera isola - a loro volta suddivisi in 5 arrondissements (circondari). I circondari comprendono in tutto 52 Cantoni locali cui appartengono i 360 comuni dell'isola, molti dei quali contano meno di 100 abitanti.

La capitale della regione è Ajaccio dove hanno sede l'Esecutivo e l'Assemblea di Corsica.

Alla configurazione amministrativa attuale dell'isola si è giunti a seguito di una serie di successive riforme, l'ultima delle quali, mirante a riunificare i due dipartimenti ed a conferire maggiori poteri alla Collettività Territoriale, è stata respinta con ristretto margine a seguito di un referendum approvativo tenutosi nel 2003.

Alla riforma si opponevano sia i più partigiani sostenitori del forte centralismo dello Stato francese, temevando la concessione di autonomie giudicate troppo ampie potesse costituire un pericoloso precedente, sia autonomisti ed indipendentisti còrsi, che vedevano nella riforma un pretesto da parte dello Stato centrale per chiudere definitivamente il capitolo Corsica concedendo una configurazione amministrativa che, comunque, prevedeva autonomie e poteri in genere meno ampi di quelli di cui godono, ad esempio, le regioni a statuto speciale italiane e spagnole o i lander tedeschi.

Nel corso del 2000, il Primo Ministro Lionel Jospin propose un piano di riforme e la concessione di autonomie inedite per la Francia in cambio della fine della violenza politica scatenata da quasi un trentennio dai movimenti clandestini indipendentisti còrsi. La riforma proposta prevedeva forme più estese di protezione (ma non la coufficialità) della Lingua còrsa, dichiarata in pericolo dall'UNESCO a seguito della campagna per eradicarla seguita tradizionalmente dalla Francia verso altre sue regioni e lingue minoritarie.

L'opposizione a questo piano si concentrò con successo attorno ai gollisti, fautori della grandeur e timorosi che la concessione di troppo estese autonomie alla Corsica potesse condurre ad un effetto domino che, coinvolgendo regioni come l'Alsazia, il Paese Basco e la Bretagna, avrebbe messo in dubbio la stessa unità nazionale dell' esagono francese.

Dopo il tentativo di Jospin, il governo di Jean-Pierre Raffarin, con il contributo e l'impegno soprattutto del Ministro degli Interni Nicolas Sarkozy propose la soppressione dei due dipartimenti e la concessione di ulteriori poteri alla collettività territoriale. Il referendum approvativo della riforma si tenne il 6 luglio 2003: i no prevalsero, sebbene per un margine abbastanza ristretto.

La Corsica è pertanto governata attualmente secondo uno statuto e, soprattutto, uno schema amministrativo (regione/dipartimenti/circondari/cantoni/comuni), che non la differenzia - nella sostanza - dalle altre regioni francesi e che comunque vede come centrale la figura del Prefetto che governa l'isola direttamente per conto del governo di Parigi.

Diversi movimenti politici autonomisti ed indipendentisti còrsi si oppongono con insistenza a tale situazione e reclamano, tra l'altro, esenzioni e vantaggi fiscali ben più estesi di quelli attualmente goduti dall'isola, maggiori poteri ai governi locali, uso ufficiale della lingua còrsa e l'indipendenza totale dalla Francia. A tale proposito numerosi sondaggi hanno ripetutamente dimostrato che se una larga maggioranza dei còrsi è ampiamente favorevole ad una estesa autonomia (il modello a cui guardano è lo statuto speciale della vicina Sardegna), solo una minoranza rivendica una totale indipendenza dell'isola.

Il governo di Parigi non intende neanche discutere di indipendenza vera e propria (temendo, tra l'altro, che il caso Corsica potrebbe costituire un pericoloso precedente ed un esempio seguito da altre sue regioni - in primo luogo i Dipartimenti d'Oltremare, ma anche le province Basche - dando il via ad un parziale smembramento della Francia stessa) né, vista la sua Costituzione che prevede uno Stato fortemente centralizzato, ha largo spazio di manovra nella concessione di autonomie locali e regionali davvero estese.

D'altra parte la Corsica costituisce una posizione-chiave da un punto di vista strategico e militare sin dall'epoca della sua conquista francese nel 1769 e rappresenta, quale patria di Napoleone, un elemento nazionale di non secondaria importanza nella coscienza collettiva di buona parte dei francesi. Ancora oggi l'isola ha per la Francia una notevole importanza dal punto di vista strategico (presenza di importanti squadroni di cacciabombardieri presso la base aerea di Solenzara) e militare nel senso più specifico: anche in coordinamento con l'Italia e con la NATO, grandi porzioni del territorio còrso (e sardo) assieme ai mari limitrofi è gravato da un davvero esteso complesso di servitù militari e poligoni di tiro internazionali.

Economia e trasporti

Collegamenti marittimi

Traghetto in ingresso a Ile Rousse

La Corsica è regolarmente servita da linee di navigazione che la collegano quotidianamente alla Francia (principalmente con i porti di Tolone, Marsiglia e Nizza) e all'Italia (con il porto Livorno, Porto Torres e Santa Teresa di Gallura; di secondaria importanza o non regolari e attivi soprattutto d'estate i collegamenti con i porti di Savona Vado, Genova e Napoli). Le principali società di navigazione che servono l'isola sono:

Accanto ai porti principali dell'isola, a Bastia, Ajaccio e Isola Rossa, si affiancano, soprattutto per l'afflusso turistico e diportistico, quelli di Bonifacio, di Propriano, di Calvi e di Porto Vecchio.

Aeroporti

Nell'isola vi sono quattro aeroporti:

Non vi sono relazioni dirette e quotidiane che con la Francia, gestite in gran parte dalla compagnia di bandiera francese, Air France, e dalla sua consociata CCM Airlines, cui si aggiungono numerosi voli charter che legano l'isola ai principali scali europei durante la stagione estiva.

Rete ferroviaria còrsa; in blu il tratto dismesso dalla II guerra mondiale

Ferrovie

La rete ferroviaria dell'isola è attualmente gestita dalla CFC (Chemins de fer de Corse), una società controllata dalla SNCF (Société Nationale des Chemins de fer Français) e collega Bastia ad Ajaccio passando per Corte, nei cui pressi (Ponte a Leccia) si stacca un ramo secondario che serve Calvi.

Sino alla metà del XX secolo una terza linea collegava Bastia a Porto Vecchio seguendo la costa orientale (con progetto per giungere a Bonifacio), ma tale tracciato è stato dismesso a seguito delle distruzioni subite durante la Seconda guerra mondiale e mai riparate.

La CFC fu creata nel 1983 a seguito della forte protesta popolare che si oppose al progetto di chiusura totale dei 231 km di rete rimasti in servizio, quietamente portato avanti dalle ferrovie francesi.

Ponte ferroviario delle ferrovie còrse realizzato da Gustave Eiffel

Quando furono realizzate, negli ultimi decenni del XIX secolo, le ferrovie di Corsica rappresentarono una sfida ingegneristica di prim'ordine, poiché l'asprezza del territorio rendeva necessario sorpassare innumerevoli ostacoli naturali con la realizzazione di numerosi viadotti e gallerie (l'ing. Gustave Eiffel, celebre per la sua omonima torre parigina, ha realizzato l'ardito ponte in ferro di u Vecchju tra Vivario e Venaco). Per superare le forti pendenze e gli stretti raggi di curvatura imposti dall'orografia montuosa dell'isola fu necessaria l'adozione di uno scartamento ridotto (distanza tra le rotaie di 1000 mm).

Il binario unico lungo il quale si svolgono le linee rimaste in servizio (e la più ridotta capacità caratteristica dello scartamento ridotto) limitano lo sfruttamento della ferrovia essenzialmente al traffico passeggeri, intensificato nel periodo estivo da originali proposte turistiche che permettono di valorizzare al meglio u Trinighellu ("il trenino") per gli spettacoli unici e mozzafiato che può offrire attraversando le ripide vallate che tagliano le montagne còrse.

Rete stradale

Salvo alcune eccezioni, come il collegamento Bastia-Ajaccio e alcuni tratti meglio curati lungo la piana orientale tra Bastia e Porto-Vecchio e tra Aleria e Corte, la gran parte delle comunicazioni interne è affidata in Corsica a strade tortuose, strette e sovente prive di banchine ed adeguate protezioni.

Per buona parte le strade tra un paese e l'altro ricalcano fedelmente tracciati antichi ed anche su qualche arteria riadattata più di recente sono ancora in uso ponti costruiti durante il periodo genovese, mentre alcuni dei passi che separano Cismonte e Pumonte sono tuttora attraversati da strade a volte larghe appena più di tre metri.

Non è infrequente dover attraversare guadi asfaltati per raggiungere qualche paese (che diventano immediatamente intransitabili alla prima piena del torrente che attraversano) e questa circostanza, assieme alle intense nevicate che investono la Corsica interna d'inverno, rende non infrequente l'isolamento di diverse località per giorni e giorni o l'impraticabilità di molti passi montani.

Estremamente suggestive dal punto di vista paesaggistico, con il loro ricalcare fedelmente il profilo orografico e la loro manutenzione non sempre troppo frequente, le strade di Corsica, se da un lato rendono difficili i collegamenti, costringendo a lunghi e lunghissimi tempi di percorrenza, dall'altro prevengono l'antropizzazione eccessiva del territorio e aiutano a preservarlo dall'impatto del turismo estivo.

Economia

Tabella III - Indicatori Socio-Economici*
  Corsica     Francia Corsica/Francia
(Francia = 100%)
Prodotto Interno Lordo (2003)
(Media per abitante)
€ 20.149 € 25.991 77,52%
Imposizione Fiscale (2001)
(Media per famiglia)
€ 12.235 € 14.650 83,52%
Residenze (1999)
 
177.366 28.702.012 0,62%
% Residenze secondarie (1999)
 
34,20% 10,10% 338,61%
Media Residenziale (1999)
(Popolazione/Residenze)
1,47 2,04 71.95%
Occupati Totali (1999) 85.608
(100,00%)
22.774.306
(100,00%)
0,38%
Occupati Salariati (1999) 69.303
(80,95%)
19.928.952
(87,51%)
0,35%
Iscritti Liste Disoccupazione (2004) 13.770
(16,08%)
2.762.665
(12,13%)
132,60%
Imprese Totali (2004) 20.473
(100,00%)
2.861.602
(100,00%)
0,72%
Imprese Industria (2004) 1.615
(7,89%)
290.783
(10,16%)
0,56%
Imprese Edilizia (2004) 2.954
(14,43%)
344.264
(12,03%)
0,86%
Imprese Commercio e Artigianato (2004) 5.626
(27,48%)
759.526
(26,54%)
0,94%
Imprese Servizi (2004) 10.278
(50,20%)
1.467.029
(51,27%)
0,70%

*Elaborazione su dati ufficiali INSEE

La Corsica è una delle regioni francesi più povere e più svantaggiate da un punto di vista economico, malgrado il notevole sviluppo del turismo nell'ultimo dopoguerra.

Il prodotto interno lordo (PIL) della regione nel 2003 è stato pari a 5.455 milioni di Euro, di gran lunga il minore tra tutte le regioni francesi (il penultimo, quello del Limousin è quasi tre volte maggiore, 15.408 milioni di Euro), ed è pari ad appena lo 0,35% del totale della Francia metropolitana (1.560.192 milioni di Euro). Anche considerando il PIL per abitante, la Corsica resta il fanalino di coda, con 20.149 Euro (penultimo il Languedoc-Roussillon, 20.279 Euro), un dato impressionante (-5.842 Euro) se paragonato alla media nazionale, pari a 25.991 Euro.

Se si fa l'eccezione della microregione del Capo Còrso e di qualche piazzaforte costiera, la Corsica non ha mai avuto, come la vicina Sardegna, una vera e propria vocazione marittima, affidandosi per lo più (e sino ad epoche recenti) ad un'economia basata su un'agricoltura ed una pastorizia (capre e pecore) quasi esclusivamente di sussistenza, anche se Genova, in particolare, prese misure atte a favorire lo sviluppo delle colture boschive (soprattutto castagni e larici) che fornivano ottimo legname per costruzioni anche navali. I castagneti di Corsica, ancora oggi molto estesi, costituivano inoltre un'importante risorsa alimentare (è tuttora diffusa e tipica della gastronomia còrsa la pulenda di farina di castagne).

Dopo la conquista francese vi fu anche in Corsica il tentativo, come altrove, di introdurre le nuove tecniche di coltivazione razionale che venivano via via sviluppate, ma la forte emigrazione finì per rendere vani gran parte degli sforzi diretti a mettere a frutto le terre dell'isola.

Tale situazione si trascinò sostanzialmente sin sul finire degli anni cinquanta del XX secolo, quando furono varati da Parigi i primi piani organici di sviluppo e valorizzazione agricola, diretti essenzialmente alla bonifica ed alla messa a profitto delle terre della piana orientale tra Bastia e Solenzara, soprattutto per l'impiantazione di estesi vigneti e frutteti (da segnalare una buona produzione di clementine oltre ad alcuni vini a denominazione d'origine). Ancora oggi queste coltivazioni costituiscono, assieme al comparto edilizio, uno dei più importanti settori produttivi dell'isola, mentre l'allevamento (soprattutto ovino) ha uno scarso rilievo economico.

Pochissimo sviluppato è anche il settore manifatturiero, legato a piccoli nuclei industriali concentrati soprattutto attorno a Bastia. Da segnalare - in tempi recenti - l'apertura di uno stabilimento di componentistica aeronautica ed il discreto successo di una distilleria che produce un'originale birra còrsa aromatizzata alla castagna oltre alle attività industriali legate alla produzione agricola e alla conservazione e trasformazione dei suoi frutti.

Dopo vari tentativi di sfruttamento minerario, soprattutto a cavallo tra XIX e XX secolo, questo settore, rivelatosi non adeguatamente redditivo, è stato ormai del tutto abbandonato.

L'altra grande risorsa economica còrsa, il turismo, attivo quasi esclusivamente durante l'estate, non fornisce un reddito distribuito in modo omogeneo né sul territorio (gran parte dell'interno ne è pressoché tagliato fuori), né nell'arco dell'anno. Anzi, non esistendo norme di protezione territoriale del mercato del lavoro, il settore, operando solo alcuni mesi l'anno, richiama un notevole numero di lavoratori stagionali dalla Francia senza riuscire ad impiegare stabilmente la forza lavoro locale. Lo sfruttamento industriale del turismo, inoltre, genera continue tensioni (ad esso sono legati anche numerosi attentati dinamitardi, tesi per lo più a bloccare iniziative speculative di cementificazione delle coste) legate al mancato reivestimento nell'isola dei proventi assicurati dall'iniziativa francese ed europea (con qualche significativa presenza italiana) in tale settore.

Imprese

Al primo gennaio 2004 esistevano in Corsica poco più di 20.000 imprese, 80% circa delle quali operanti nel settore terziario. Nel complesso circa il 25% degli stabilimenti è a carattere commerciale e il 50% dedicato ai servizi, in gran parte rappresentati da alberghi e ristoranti, con scarsa presenza nel settore dei servizi alle imprese. Le imprese sono abbastanza equamente distribuite nei due dipartimenti che compongono l'isola, con polarizzazione attorno ai maggiori centri dipartimentali (Bastia e Ajaccio) e in genere sulle coste interessate dallo sviluppo turistico ed agricolo.

Solo l'8% degli stabilimenti è a carattere industriale-produttivo (due terzi dei quali afferiscono al settore agroalimentare), mentre il 15% rimonta al settore delle costruzioni edilizie. La grande maggioranza delle imprese sono piccole e piccolissime: il 59% non ha dipendenti salariati e il 95% ne hanno meno di dieci. Le imprese più grandi (che però hanno subito un incremento numerico pari quasi al 50% tra 2000 e 2004) operano quasi tutte nel terziario. Tra il 1999 e il 2004 si è registrato un incremento del 17% nel numero complessivo delle imprese e, scomponendo il dato, vi si segnala una crescita del 23% tra quelle del settore edilizio e, nel settore dei servizi, un aumento significativo nei settori immobiliare e dei servizi alle imprese.

Sport

Calcio

Il calcio è uno sport popolarissimo in Corsica. La regione ha avuto, nel corso degli anni, due squadre nella Lega Professionistica francese, un dato notevole in proporzione alla limitata popolazione e al peso economico dell'isola. Nella stagione 2004-2005 militavano in Ligue 1 (equivalente alla Serie A italiana) i due principali team calcististici dell'isola: l'AC Ajaccio e lo SC Bastia. A causa di crisi finanziarie, sia l'AC Ajaccio che lo SC Bastia sono state retrocesse in Ligue 2 (la Serie B francese). Un buon numero di squadre sono inoltre attive nei campionati minori.

Pallavolo e altri sport

Per quanto riguarda la pallavolo in Corsica, un club còrso, il GFCO Ajaccio Volley-Ball, ha raggiunto alti livelli professionistici, avendo partecipato, dal 1997 al 2006, alla Pro A (l'equivalente della Serie A1 italiana di volley).

Negli sport individuali, dal 2006 si sta mettendo in luce la tennista di origine corsa Marion Bartoli.

Parchi naturali

Il Parco Naturale della Corsica, creato nel 1970, interessa quasi un quarto del territorio dell'isola (circa 2000 km²) e permette la conservazione del paesaggio e di numerose specie animali e vegetali, alcune delle quali rare e peculiari della Corsica.

Tra queste spicca la Muvra, il muflone còrso, simbolo del parco e dell'isola (700 unità). Da poco è stato reintrodotto il cervo, e numerosi sono i cinghiali e i maiali semi-selvatici, spesso ibridati tra loro: allevati allo stato brado costituiscono materia prima per la tipica salumeria tradizionale còrsa.

Altro animale simbolo è l'avvoltoio degli agnelli, presente in una dozzina di coppie; in numero analogo l'aquila reale e il falco pescatore. Più diffusi sono il falco pellegrino, l'aquila del Bonelli, il nibbio reale. Endemiche sono pure le specie del gabbiano còrso (che nidifica anche alla Capraia) e della sitta (picchio muratore còrso, sitta whiteheadi). Nelle zone umide della costa orientale sostano cicogne bianche e nere, gru e oche ed altri migratori. L'avifauna stanziale comprende inoltre sottospecie còrse di corvo, pernice rossa, picchio, assiolo e fringuello. Tra i rettili spicca l'assenza della vipera, mentre sono presenti tre specie di tartaruga (di terra, di mare, d'acqua dolce) e due specie inoffensive di colubro. Nei torrenti e nei laghi vivono l'anguilla e la trota fario.

Tramonto nella regione dei Calanchi

Il Parco si sviluppa lungo la dorsale montuosa che attraversa l'isola da NE a SO ed include - oltre alla riserva naturale di Scandola (posta sotto il patrocinio dell'UNESCO) - anche zone pedemontane e marine, come il Golfo di Porto, coronato dagli spettacolari Calanchi, o gli stagni litoranei della costa orientale.

Durante oltre trent'anni il Parco ha avuto un ruolo chiave nel recupero del territorio attraverso la ripresa della secolare cultura del castagno, la protezione antincendio, il recupero di dozzine di ovili e stazzi, il riavviamento di mulini ad acqua, il restauro di monumenti e lo sfruttamento di giacimenti archeologici, dando nuovo impulso all'insediamento nell'interno e favorendo lo sviluppo dell'artigianato locale.

Lungo lo spartiacque del Parco corre per circa 200 km il sentiero GR 20 (Grande Randonnée 20), che unisce Calenzana (Balagna, verso Calvi) a Conca (verso Porto Vecchio), sulla costa sud-orientale dell'isola. Il tracciato si sviluppa spesso oltre i 2000 m, ed è percorribile interamente solo da luglio a ottobre, a causa del forte innevamento che interessa le aree centrali. L'intero percorso richiede almeno due settimane per essere completato, ma può essere diviso in tappe con soste nei rifugi.

Cucina

Lo stesso argomento in dettaglio: Cucina corsa.

Musica

Vari gruppi popolano la scena musicale locale; tra essi, i Chjami Aghjalesi, gruppo di musica polifonica attivo dal 1976, i Canta u populu corsu, l'Arcusgi e A filetta. A livello internazionale spicca la cantante Alizée, nata ad Ajaccio.

Bibliografia

  • AA.VV., Enciclopedia Tumminelli (terza edizione), Roma, 1950;
  • P. Arrighi, F. Pomponi, Histoire de la Corse (collana Que sais-je?, 262), Presses Universitaires de France, Paris, 1967;
  • A. Boroli e AA.VV., Universo - la grande enciclopedia per tutti, Istituto Geografico De Agostini S.p.A., Novara, 1970;
  • Jean Defranceschi, Recherches sur la nature et répartition de la propriété foncière en Corse de la fin de l'Ancien Régime jusqu'au milieu de XIXe siècle, Ajaccio, 1986;
  • Sabino Acquaviva La Corsica: Storia di un genocidio, Franco Angeli, Milano, 1987;
  • Ghjacumu Thiers, Santu Casanova è a lingua Corsa, ADECEC Cervioni, 1992;
  • C. Paletti, Un'operazione riuscita: Corsica settembre 1943 in Memorie storiche militari, Ufficio Storico Stato maggiore Esercito, Roma, 1999;
  • Stefano Tomassini, Amor di Corsica - Viaggio di terra, di mare e di memoria, Feltrinelli 2001;
  • AA.VV., l'Enciclopedia, UTET Torino - Istituto Geografico De Agostini S.p.A., Novara - Gruppo Editoriale L'Espresso S.p.A., Roma, 2003;
  • Olivier Durand La lingua còrsa, Paideia Editrice, Brescia, 2003;
  • INSEE - Institut National de la Statistique et des Études Économiques (Istituto Nazionale di Statistica francese), Pubblicazioni varie.
  • G. Vignoli, L'irredentismo italiano in Corsica durante la seconda guerra mondiale. La sentenza di condanna a morte degli irredentisti corsi, Ipotesi, Rapallo, 1981.
  • G. Vignoli, I territori italofoni non appartenenti alla Repubblica Italiana, Giuffrè, Milano, 1995.
  • G. Vignoli, Gli Italiani dimenticati. Minoranze italiane in Europa, Giuffrè, Milano, 2000.
  • L. Del Piano, Gioacchino Volpe e la Corsica ed altri saggi, Istituto di storia moderna dell'Università di Cagliari, Cagliari, 1987

Voci correlate

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