Cesare Previti

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Cesare Previti

Ministro della Difesa
Durata mandato1994 –
1995
PresidenteSilvio Berlusconi
PredecessoreFabio Fabbri
SuccessoreDomenico Corcione

Dati generali
Partito politicoForza Italia

Template:Membro delle istituzioni italiane Template:Membro delle istituzioni italiane Cesare Previti (Reggio Calabria, 21 ottobre 1934) è un avvocato e politico italiano. Ha ricoperto la carica di ministro della Difesa nel primo governo Berlusconi. Condannato in via definitiva nel 2006 per il processo IMI-SIR e nel 2007 per il processo Lodo Mondadori, dopo aver beneficiato dell'indulto[1], ha scontato la pena sotto forma di affidamento ai servizi sociali. È interdetto in perpetuo dai pubblici uffici.

Biografia

Nato in Calabria, è cresciuto a Roma, dove si laurea in giurisprudenza e diviene avvocato. È in questo periodo che Previti aderisce al Movimento Sociale Italiano.

Dopo pochissimo tempo collabora con Silvio Berlusconi e, in qualità di amministratore dei beni di Anna Maria Casati Stampa di Soncino (orfana dopo il suicidio del padre), nel 1974 si occupa della cessione di villa San Martino ad Arcore allo stesso Berlusconi per la cifra di 500 milioni di lire in titoli azionari (di società all'epoca non quotate in borsa), pagamento dilazionato nel tempo. La giovane non riuscì a monetizzare, se non con un accordo con gli stessi Previti e Berlusconi, che li riacquistarono per 250 milioni, ossia la metà di quanto avrebbero dovuto valere; la villa in precedenza fu valutata circa tre miliardi e mezzo di lire. In seguito Previti lavora per Fininvest, guadagnando la reputazione di avvocato molto efficiente.

Nel 1994, da esponente di Forza Italia, Previti diviene senatore e capogruppo al Senato per un breve periodo e Berlusconi, ottenuto l'incarico di formare un governo, tenta di farlo nominare Ministro di Grazia e Giustizia, ma trova l'opposizione del Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro;[2] quindi Berlusconi lo propone per il Ministero della Difesa, carica che Previti ottiene e conserva dal maggio al dicembre 1994 (e per interim fino al gennaio 1995).

La sua entrata nel governo rischiò di essere minata da un piccolo scandalo che lo coinvolse: qualche sera dopo la conclusione delle elezioni politiche, si fece sorprendere in un'osteria romana mentre intonava canzoni del ventennio fascista[3]. Quando si scoprì la vicenda, Berlusconi lo difese e la carriera politica di Previti non venne minata.

Eletto deputato alla Camera, sempre per Forza Italia, nel 1996 e nel 2001, si trova al centro di un numero crescente di vicende giudiziarie relative a illeciti commessi in qualità di avvocato di Fininvest (ad esempio quelle correlate al cosiddetto Processo SME). È stato nuovamente proclamato deputato della Repubblica Italiana il 21 aprile 2006 in seguito alla sua elezione nella circoscrizione XV (Lazio 1) per Forza Italia. Il 31 luglio del 2007, la Camera dei deputati si riunisce per discutere la relazione della Giunta delle elezioni nella quale si proponeva di annullare, per motivi di ineleggibilità sopravvenute (in seguito alla condanna per il processo IMI-SIR di interdizione perpetua dai pubblici uffici[4]), l'elezione del deputato Previti. Durante il dibattito Previti comunica in extremis di voler rassegnare le proprie dimissioni. L'assemblea ha sospeso l'esame della proposta della Giunta delle elezioni per discutere ed accogliere con voto segreto le dimissioni[5].

Dal 29 agosto 2007 Previti può svolgere servizi sociali anziché stare agli arresti domiciliari, per la disposizione del tribunale di sorveglianza di Roma in applicazione del condono della pena consentito dall'indulto approvato nel 2006. Come attività potrà svolgere il servizio di consulente legale al Centro italiano di solidarietà (Ceis) dalle 7 alle 23[6].

Procedimenti giudiziari

Processo SME

Lo stesso argomento in dettaglio: Processo SME.

Nel 2000 Previti, viene messo sotto inchiesta per la corruzione di giudici del tribunale di Roma nel 1985, per far rigettare i ricorsi giudiziari del gruppo CIR nell'ambito della vicenda SME, i quali se accolti avrebbero danneggiato la cordata composta da Barilla, Ferrero e Fininvest.

Il 22 novembre 2003, dopo molti rinvii (comunque ininfluenti nel computo della prescrizione), il processo giunge alla sentenza di primo grado, in cui Previti viene condannato a 5 anni di reclusione, a fronte di una richiesta da parte dell'accusa di 11 anni.

Il 2 dicembre 2005 la Corte d'Appello di Milano emette la sentenza di secondo grado, riconoscendolo colpevole di corruzione semplice e confermando la condanna di primo grado a 5 anni di reclusione.

Infine, il 30 novembre 2006 la Corte Suprema di Cassazione annulla entrambe le precedenti sentenze di merito relative al processo SME emesse dal tribunale di Milano, per incompetenza territoriale, ritenendo la commissione del fatto corruttivo verificatosi in Roma. Viene quindi disposto il trasferimento degli atti al tribunale di Perugia competente a giudicare i reati di competenza ordinaria del tribunale di Roma nei quali siano però coinvolti magistrati della capitale; peraltro, essendo il termine di prescrizione fissato per aprile 2007 è molto probabile che il processo verrà dichiarato prescritto[Il 2007 è passato, cosa è successo nel frattempo?].

Processo IMI-SIR

La sentenza di primo grado, emessa dalla IV sezione penale del Tribunale di Milano il 29 aprile 2003 lo ha riconosciuto colpevole condannandolo alla pena di undici anni di reclusione ed all'interdizione perpetua dai pubblici uffici.

La sentenza è stata appellata ed il 23 maggio 2005 la Corte di Appello di Milano lo ha condannato a sette anni di reclusione.[7]

Il 4 maggio 2006 la Cassazione esprime il verdetto definitivo, condannando Previti a 6 anni di detenzione per l'accusa di corruzione in atti giudiziari nell'ambito del processo IMI-SIR. Di fatto, Previti scontò a Rebibbia solo pochi giorni per effetto della legge ex Cirielli (approvata qualche mese prima, quando Previti era ancora effettivamente in carica).

Il 19 gennaio 2010 la Corte europea dei diritti dell'uomo ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato da Previti.[8]

Compatibilità con la carica di deputato

In base alla sentenza di primo grado del processo IMI-SIR, Previti è stato condannato all'interdizione perpetua dai pubblici uffici[9], pena accessoria lasciata intatta dalla sentenza d'appello e confermata in via definitiva il 4 maggio 2006 dalla VI sezione della Corte di Cassazione[10].

Poiché il deputato Previti, al mese di luglio 2007, non ha mai presentato le sue dimissioni, è stato riconosciuto compito della Camera deliberare sulla sua deposizione dalla carica di deputato. Il 9 luglio la giunta per le elezioni della Camera, con il voto contrario dei rappresentanti dell'opposizione, ha approvato la proposta di decadenza, da sottoporre entro 20 giorni al voto dell'aula per la decisione finale[11].

La proposta di decadenza era in calendario per essere votata il 31 luglio del 2007, ma prima che la votazione avesse inizio, il deputato forzista Elio Vito ha letto una dichiarazione di Previti che annunciava le proprie dimissioni. A questo punto la Camera dei deputati non ha più votato la decadenza del deputato, ma le sue dimissioni; queste sono state accettate con 462 voti favorevoli, 66 voti contrari e 6 astenuti[12].

Processo lodo Mondadori

Lo stesso argomento in dettaglio: Lodo Mondadori.

Il 13 luglio 2007, la II sezione penale della Cassazione ha reso definitiva la condanna ad un anno e sei mesi per Cesare Previti, ed altri imputati, comminata in secondo grado. Questa sentenza stabilisce in modo definitivo che la sentenza del 14 gennaio del 1991 con cui la Corte d'appello di Roma (relatore ed estensore della sentenza il giudice Vittorio Metta, anche lui condannato) dava la maggioranza della Mondadori a Silvio Berlusconi era frutto di corruzione. La sentenza di appello del processo Mondadori a carico di Previti, confermata dalla Cassazione, dice esplicitamente che il Cavaliere aveva “la piena consapevolezza che la sentenza era stata oggetto di mercimonio”. Del resto, “la retribuzione del giudice corrotto è fatta nell’interesse e su incarico del corruttore”, cioè di Silvio Berlusconi. Il denaro adoperato per la corruzione proviene dal conto “All Iberian”, che, secondo i suoi stessi avvocati, era un conto personale di Berlusconi. Berlusconi, nel processo per il lodo Mondadori era stato prescritto avendo ottenuto le attenuanti generiche, ma il reato era stato constatato, né lo stesso Silvio Berlusconi aveva deciso di rinunciare alla prescrizione per essere assolto nel merito. A seguito di questa sentenza l'imprenditore Carlo De Benedetti, a cui la sentenza di Metta portò via la Mondadori, ha annunciato che chiederà il risarcimento di un miliardo di euro.

Altri procedimenti giudiziari

L'11 dicembre 2006 viene stabilita la data di un nuovo processo per calunnia a carico di Previti e di Giacomo Borrione, presidente del Comitato Nazionale per la Giustizia (organismo vicino a Forza Italia in Umbria). La vicenda riguarda una querela rivolta dai due presso il tribunale di Brescia contro i magistrati del tribunale di Milano, accusandoli di aver nascosto prove dell'innocenza di Silvio Berlusconi e altri imputati nella vicenda "toghe sporche". In seguito all'indagine risultata nel proscioglimento dei magistrati, è stata disposta l'apertura di un fascicolo a carico di Previti e Borrione per il reato di calunnia, che ha portato al rinvio a giudizio di Previti con sentenza del Gip Eliana Genovese in data 16 novembre 2007.

Novembre 2009 - Cesare Previti viene assolto dall'accusa di calunnia nei confronti dei magistrati Ilda Boccassini e Gherardo Colombo, i due PM di Milano che lo avevano querelato. La vicenda riguarda l’iter procedurale del famoso “fascicolo 9520” datato 1995, ovvero le carte che a Milano diedero il via a due grandi processi: Imi-Sir, Lodo Mondadori e Sme-Ariosto. Secondo Cesare Previti, finito alla sbarra nei procedimenti scaturiti da quelle indagini, i pm Ilda Boccassini e Gherardo Colombo avevano commesso una serie di irregolarità nei suoi confronti: abuso e omissione di atti d’ufficio, falso ideologico in atto pubblico, omesso deposito e occultamento di atti utili alla difesa. La sentenza di assoluzione è irrevocabile.[senza fonte]

Vita privata

È sposato dal 1982 in seconde nozze con Silvana Pompili, ex attrice.

Ha un figlio, Umberto Previti, classe 1990, calciatore (nel ruolo di portiere), ex-componente della formazione Primavera della Lazio, attualmente in forza allo Zagarolo, in Serie D.

Onorificenze

Cancelliere e Tesoriere dell'Ordine militare d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria

Note

Bibliografia

Altri progetti

Collegamenti esterni

Predecessore Ministro della Difesa della Repubblica Italiana Successore
Fabio Fabbri 1994 - 1995 Domenico Corcione