Coordinate: 41°47′03.2″N 14°06′30.69″E

Castel di Sangro

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Castel di Sangro
comune
Castel di Sangro – Stemma
Castel di Sangro – Bandiera
Castel di Sangro – Veduta
Castel di Sangro – Veduta
Localizzazione
StatoItalia (bandiera) Italia
Regione Abruzzo
Provincia L'Aquila
Amministrazione
SindacoAngelo Caruso[1] (lista civica di centro-destra Continuità per il progresso) dal 1-6-2015
Territorio
Coordinate41°47′03.2″N 14°06′30.69″E
Altitudine793 m s.l.m.
Superficie84,44 km²
Abitanti6 635[2] (30-6-2024)
Densità78,58 ab./km²
FrazioniPontone, Roccacinquemiglia, Sant'Angelo, Torre di Feudozzo
Comuni confinantiMontenero Val Cocchiara (IS), Rionero Sannitico (IS), Rivisondoli, Roccaraso, San Pietro Avellana (IS), Scontrone, Vastogirardi (IS)
Altre informazioni
Cod. postale67031
Prefisso0864
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT066028
Cod. catastaleC096
TargaAQ
Cl. sismicazona 1 (sismicità alta)[3]
Cl. climaticazona E, 2 676 GG[4]
Nome abitanticastellani
Patronosan Rufo
Giorno festivo27 agosto
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Castel di Sangro
Castel di Sangro
Castel di Sangro – Mappa
Castel di Sangro – Mappa
Posizione del comune di Castel di Sangro all'interno della provincia dell'Aquila
Sito istituzionale

Castel di Sangro (Caštiéllë in dialetto castellano) è un comune italiano di 6 635 abitanti[2] della provincia dell'Aquila, in Abruzzo. Tradizionalmente parte integrante del Sannio, costituisce il principale centro dell'Alto Sangro, attivo centro turistico data la vicinanza agli impianti sciistici di Roccaraso, Pescocostanzo e Rivisondoli.

Geografia fisica

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Castel di Sangro visto da Colle San Giovanni

La città sorge sul limitare di una valle molto ampia, sulla riva destra del Sangro, nel bacino dell'Alto Sangro. Le sorgenti di questo corso d'acqua si trovano nei pressi della cittadina di Pescasseroli, nel Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise. Prima di raggiungere il territorio comunale di Castel di Sangro, il Sangro si immette nel Lago di Barrea, un bacino artificiale creato nel 1951. Dopo aver attraversato l'abitato di Castel di Sangro, il Sangro riceve l'acqua di altri affluenti e può essere considerato non più torrente ma fiume. Presso Villa Santa Maria, in provincia di Chieti, il Sangro si immette nel Lago di Bomba, un altro bacino artificiale. Il Sangro termina il proprio percorso sfociando nel Mar Adriatico.

Lo stesso argomento in dettaglio: Stazione meteorologica di Castel di Sangro.
La Basilica di Santa Maria Assunta
Convento della Maddalena in una giornata nevosa

Castel di Sangro è caratterizzata da un clima appenninico, reso più rigido dagli influssi di aria fredda provenienti dall'Adriatico e dalla vicinanza ai massicci montuosi del Greco e delle Mainarde. Le estati sono secche e ventilate, con temperature che possono superare i 30 gradi. Rispetto al resto dell'Alto Sangro, gode di un clima più gradevole e relativamente meno nevoso.

In seguito alla scoperta, ad opera di Antonio De Nino alla fine del XIX secolo, della vasta necropoli di Campo Consolino, presso la vicina Alfedena, è possibile affermare che le prime testimonianze certe di popolazioni stanziali nell'area di Castel di Sangro risalgono al VII secolo a.C.

La posizione della necropoli non è casuale poiché nelle sue vicinanze sorgeva l'antica Aufidena, un abitato di età italica, descritto nelle fonti antiche come uno dei principali insediamenti sanniti dell'intera area. Probabilmente, questo insediamento preromano si trovava sul monte dove successivamente è stata edificata la parte più alta e antica di Castel di Sangro. Nel 298 a.C., nel periodo conclusivo delle guerre sannitiche, Aufidena venne conquistata dai romani. Così, l'Alta Valle del Sangro subì la romanizzazione, con tutti i mutamenti sociali, politici ed economici che questo processo comportava. Successivamente, il territorio di Aufidena venne inserito nella IV regione augustea Sabina et Samnium ed attribuito alla tribù rustica Voltinia.

Età medievale

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Il lungo periodo di pace interna assicurato dalla conquista romana si interruppe tra gli ultimi decenni del VI secolo e la metà del VII secolo, quando il territorio corrispondente all'attuale Abruzzo fu diviso fra i due ducati longobardi di Spoleto e di Benevento. Per tutto l'alto Medioevo, nonostante il territorio di Castel di Sangro facesse parte del ducato di Benevento, fu l'ordine benedettino, rappresentato dal monastero di San Vincenzo al Volturno, a costituire l'unico vero centro di potere nella zona. Verso la metà dell'XI secolo l'abitato di Castel di Sangro si trovava nell'attuale sito e per indicarlo comparirono le prime attestazioni del nome Castrum Sari.

In questo periodo su Colle San Giovanni fu eretto un castello sui resti di fortificazioni preesistenti, probabilmente di età antica. Con il periodo normanno l'Alta Valle del Sangro venne unificata al resto del Mezzogiorno, del quale condividerà l'assetto politico nei secoli a venire. Sul finire dell'XI secolo è uno dei principali castelli della Terra Borellense, cioè il vasto feudo della famiglia Borrello, di probabili origini franche ma legata in questo periodo ai Normanni pugliesi[5]. Mentre nel XII secolo passò sotto il controllo dei Di Sangro. Per quanto riguarda il XIII secolo, nel 1228 le truppe del cardinale Colonna incendiarono e distrussero il borgo e il castello di Castrum Sari per punire l'appoggio dato da Rinaldo II di Sangro all'imperatore Federico II di Svevia.

Nel frattempo, sul trono del Regno di Sicilia, alla dinastia normanna seguì quella sveva che regnò fino al 1266, quando venne sconfitta da Carlo I d'Angiò. Nel 1273, il primo re angioino spezzò l'unità amministrativa del Justitiaratus Aprutii creando due nuove province: l'Abruzzo Ulteriore e l'Abruzzo Citeriore. L'Alto Sangro, trovandosi a sud del fiume Pescara, venne inserito nell'Abruzzo citeriore con capitale Chieti. Intanto la dinastia dei Di Sangro si estingueva nella linea maschile e tra il XIII secolo e il XVI secolo furono le famiglie dei d'Aquino, dei d'Avalos, dei d'Afflitto e dei Caracciolo a contendersi il dominio di Castel di Sangro e degli altri feudi alto sangrini.

Nella seconda metà del XV secolo l'industria armentizia, in seguito al riordino attuato dall'amministrazione aragonese, rappresentava la principale fonte di reddito per le popolazioni dell'Abruzzo montano. Castel di Sangro, difatti, trovandosi lungo i percorsi di due importanti tratturi, quali il Pescasseroli-Candela e L'Aquila-Foggia, costituiva uno dei principali centri attraversati dalla Via degli Abruzzi, l'asse commerciale che attraverso gli altipiani e le valli fluviali dell'Abruzzo interno collegava Napoli alle fiorenti città dell'Italia centrale come Perugia e Firenze. Nonostante a Castel di Sangro si fosse sviluppata, grazie ai commerci, una piccola borghesia, la maggior parte della popolazione viveva di un'economia prevalentemente di sussistenza che ne rendeva omogenee le condizioni di vita.

Nel 1656, gli abitanti di Castel di Sangro furono colpiti da un'epidemia di peste che però non spense la vivacità della piccola borghesia castellana tanto che quasi un secolo più tardi, nel 1744, Carlo III di Borbone insignì Castel di Sangro del titolo di città. Nel 1647 ci furono anche sommosse masanelliane a Castel di Sangro e nella vicina Alfedena, che furono represse.

Età contemporanea

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Paul Thièbault

Castel di Sangro non ebbe benefici dall'annessione del Regno delle Due Sicilie al Regno d'Italia[senza fonte] e la crisi generale della fine del XIX secolo contribuì al declino della pastorizia transumante. Nel 1799 Castel di Sangro fu al centro di una battaglia scatenata dall'occupazione francese dell'Abruzzo. Il generale abruzzese Giuseppe Pronio, capo della milizia filoborbonica, organizzò la repressione contro i francesi del Generale Thièbault a Castel di Sangro, posta a metà strada dalla via degli Abruzzi per Isernia e Capua. La resistenza popolare fu sanguinosa, lo stesso Thièbault annota nelle sue memorie che i francesi dovettero sostenere ripetuti assalti alle mura e alle case, fortificate dalla popolazione, e migliaia di francesi perirono, non distruggendo per vendetta il paese perché dovettero acquartierarsi, e ripartire il giorno seguente; molti dei quali perirono lungo la strada a causa del gelo.

Nuovamente con l'unità d'Italia, Castel di Sangro continuò a prosperare, grazie alla costruzione della ferrovia Sulmona-Isernia, e all'allargamento del perimetro urbano fuori Porta Napoli. Quando nel primo ventennio del Novecento Roccaraso assurse a centro scelto d'Abruzzo per le piste da sci, Castel di Sangro per la vicinanza, divenne meta sempre più frequentata.

Nei primi anni della seconda guerra mondiale, tra il 1940 e 1943, Castel di Sangro fu uno dei comuni dell'Abruzzo ad essere designato dalle autorità fasciste come luogo di internamento civile per profughi ebrei stranieri presenti in Italia. Gli internati furono 20, uno dei gruppi più numerosi nella provincia dell'Aquila.[6] Dopo l'8 settembre 1943, l'arrivo delle truppe tedesche rese la situazione drammatica. Ciononostante, tutti gli ex-internati riuscirono a sfuggire alla cattura.

Per la zona si assestò il fronte della linea Gustav. Il 7 novembre 1943, i tedeschi distrussero l'intero centro abitato per rallentare l'avanzata delle forze alleate. Il primo dicembre dello stesso anno un caccia tedesco, colpito da proiettili di una pesante contraerea atterrò nella Piana Santa Liberata, armato con una bomba da cinquecento chilogrammi.[7]

Le sofferenze subite dalla popolazione castellana durante il periodo bellico vennero riconosciute mediante il conferimento alla cittadinanza della medaglia di bronzo al merito civile. Attualmente Castel di Sangro è una città a forte vocazione sportiva e turistica, grazie all'ampia disponibilità di strutture sportive e turistiche, in inverno, prevalentemente per gli sport sulla neve, essendo stazione sciistica e parte del comprensorio Skipass Alto-Sangro; in tutte le stagioni per la notevole gamma di specialità sportive di tutti i tipi, dal tennis, al trekking, alla pesca sportiva e il calcio.

Lo stemma e il gonfalone sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 17 maggio 2002.[8]

«Campo di cielo, al castello di rosso, mattonato di nero, merlato alla guelfa, il fastigio di dieci, le due torri, alte e alquanto coniche, di cinque, finestrate di due, di nero, una e una, chiuso dello stesso, esso castello sormontato dalla stella di sei raggi d'oro e fondato sulla pianura di azzurro, fluttuosa d'argento. Ornamenti esteriori da Città.»

Il gonfalone è un drappo partito di rosso e di giallo.

Titolo di Città - nastrino per uniforme ordinaria
«Concessione di re Carlo III di Napoli e Sicilia»
— 1744
Medaglia di bronzo al Merito Civile - nastrino per uniforme ordinaria
«Resisteva impavidamente ai bombardamenti e alle vessazioni del nemico invasore, subendo dure perdite di vite umane e di beni materiali. Ottobre 1943 – Maggio 1944. Castel di Sangro (AQ)»

Monumenti e luoghi d'interesse

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Architetture religiose

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Parziale della facciata della Basilica di Santa Maria Assunta
Altare maggiore della Basilica di Santa Maria Assunta
Interno della chiesa dell'Orazione e Morte
Bassorilievo di età rinascimentale con la Crocifissione, conservato presso il Convento della Maddalena.
Basilica di Santa Maria Assunta

È la Chiesa principale del paese. Di origini medievali, fu riedificata in forme barocche tra il 1695 e il 1725 dall’architetto Francesco Ferradini con pianta a croce greca. Conserva l'originaria impostazione basilicale semi ottagonale con tre navate. In seguito al terremoto del 1706, fu l'architetto Giovan Battista Gianni a lavorare al consolidamento della struttura. L'impianto è costituito da un vano centrale a ottagono coperto da una cupola rialzata con quattro ambienti di forma rettangolare. Ha una facciata con un portico a due ordini. Quest' ultima è abbellita da logge di santi e da due campanili gemelli laterali. Il pregevole loggiato quattrocentesco che la circonda è stato recuperato dalla precedente chiesa demolita. All’interno è possibile ammirare il gruppo bronzeo del Battesimo del Cristo sulla sommità del Battistero, attribuito alla scuola del Cellini, e otto grandi tele settecentesche di importanti artisti appartenenti alla scuola napoletana settecentesca: Vaccaro, De Mura, De Matteis, Cirillo.[9]

Chiesa di San Giovanni Battista

Fu costruita nel 1430 per volere della famiglia Marchesini. Nel XVII secolo subì rimaneggiamenti barocchi che andarono in parte perduti con il bombardamento del 1943. La chiesa fu ricostruita fedelmente al progetto originale, con facciata monumentale in pietra prospettante su Piazza Plebiscito, animata da due ordini di lesene. Tripartita verticalmente da quattro paraste a capitello dorico, conserva questa porzione originale, che testimonia la realizzazione della stessa seconda i dettami del tardo romanico abruzzese dell'area Peligna: il portale centrale ha la lunetta a semicerchio, e in origine vi era un affresco nello spazio bianco, mentre altri due portali laterali minori, sono sormontati da piccole finestre rettangolari. Sopra il cornicione marcapiano, si sviluppa la facciata barocca ricostruita, sempre tripartita da lesene, con i due lati estremi caratterizzati dal profilo ondeggiante a semicerchio, che termina in due volute a ricciolo. Al centro si trova un finestrone rettangolare con la cornice a semicerchio. Il campanile turrito è originale, a pianta quadrata, con un concerto di 5 campane. L'interno barocco rifatto è a tre navate, con l'oratorio rinascimentale del Santissimo Rosario. Vi sono dipinti dei Misteri del Rosario risalenti al XVIII secolo.

Chiesa dei Santi Cosma e Damiano

È una cappella dell'XI secolo. Venne edificata accanto al "castello del Re", sopra la roccia che sorveglia la cittadina, con pietre prelevate sul luogo di costruzione. Ha una pianta rettangolare con abside posteriore e campanile turrito, di aspetto tipicamente romanico, con un elegante portico di accesso al portale lunettato a tutto sesto, caratterizzato da arcate sestoacute, del XIV secolo ca. L'interno, in stile romanico, è molto sobrio a navata unica, con delle statue laterali. La parte posteriore della chiesa è stata rimaneggiata di molto, a causa di terremoti e distruzioni, e possiede tre absidi semicircolari.

Chiesa dell'Orazione e Morte

Venne edificata nel 1736 per volontà della Confraternita che con la bolla papale del 1683, aveva preso sede nella chiesa di Sant'Antonio abate. La prima testimonianza della nuova costruzione è data dalla visita del vescovo di Trivento Fortunato Palombo il 28 ottobre del 1736. La chiesa ha una pianta centrale semi-rettangolare, con una navata unica provvista di scanni lignei destinati alle riunioni della confraternita. A scandire lo spazio del vano sono i pilastri che sostengono la cupola e che portano a formare delle piccole cappelle con dipinti su tela. La decorazioni in stucchi è della metà del Settecento, l'esterno è preceduto da una scala a doppia rampa che dà uno slancio all'edificio. Essendo innalzata rispetto al piano stradale, era provvista di cripta per la sepoltura dei confratelli. L'interno infatti è pieno di decorazioni che richiamano al tema della morte, con la presenza di teschi sul portale, sulla balaustra della scalinata, e sui pennacchi. Anche le pitture abbracciano questo tema, e si ricordano Il martirio dei sette fratelli di Antioco e Giuda Maccabeo e La guarigione del paralitico di Gerusalemme.

Dintorni di Castel di Sangro e vallata in un disegno di Karl Stieler (1877)
Chiesa di Maria Maddalena ed ex convento

Si trova a poca distanza dal fiume Sangro, e fu convento Frati Minori Osservanti, sorto nella metà del XV secolo. Si racconta che fosse sorto sopra un piccolo romitorio fondato dal pontefice Celestino V, quando nella metà del Duecento, ancora frate Pietro Angelerio, andò a peregrinare tra Palena e Castel di Sangro. La struttura del convento posta su due livelli, si sviluppa attorno al chiostro quadrato sul quale si apre un portico ad arcate a tutto sesto e pozzo centrale, mentre gli affreschi sulle pareti sono del XVII secolo, riguardanti la vita di San Francesco d'Assisi e Sant'Antonio di Padova. Fino al 1860 rimase un convento, soppresso con le leggi piemontesi, nel 1878 divenne scuola elementare, poi nel 1901 carcere distaccato da Sulmona. Dopo le vicende alla seconda guerra mondiale, la chiesa è stata restaurata, ma spogliata degli antichi arredi, e nel 1999 nell'ex convento è stato allestito il Museo civico aufidenate che raccoglie reperti archeologici degli antichi Sanniti Pentri, della tribù di Aufidena, ossia del comune di Alfedena. La chiesa ha sulla facciata un rosone lavorato in pietra con lo stemma della famiglia d'Avalos del Vasto, e un portale a tutto sesto con lunetta, nello stile tardo romanico. L'interno a navata unica ha nove altari dedicati alla Madonna del Carmine, San Matteo, San Francesco, all'Immacolata Concezione, a San Diego, San Pasquale Baylon, alla Madonna degli Angeli e Sant'Antonio di Padova. Prima del 1943 la chiesa era impreziosita anche da un soffitto a cassettoni lignei dorati e intagliati.

Chiesa di San Nicola di Bari

In via Riviera, all'ingresso del corso Vittorio Emanuele. La chiesa è una delle più antiche di Castel di Sangro insieme alla cappella di Santa Lucia, un tempo grancia dell'ordine dei Cavalieri di Malta di San Tommaso all'Aquila. La chiesa ospitò l'eremita Pietro da Morrone ossia Celestino V durante le prime fasi della sua peregrinazione tra Palena e la Maiella, prima di giungere a Sulmona. Nel 1294 durante il viaggio con Carlo II d'Angiò all'Aquila per essere incoronato pontefice a Collemaggio, Pietro Angelerio vi si fermò una seconda volta. La chiesa oggi presenta vistosi restauri del dopo-guerra, anche se conserva l'aspetto romanico, con una facciata scandita da un portico non sporgente a tre arcate. L'impianto è rettangolare, con un'abside posteriore semicircolare, e un campanile in cemento armato posticcio. L'interno è a navata unica, con trabeazione che corre lungo tutto il perimetro, ed ha ornamenti in stucchi settecenteschi

Chiesa dei Santi Crispiniano e Crispino

Si trova lungo il corso Vittorio Emanuele, e risale al dopo sisma del 1456. Molto semplice nell'esterno, ha l'entrata laterale, segno che la chiesa fu ampiamente rimaneggiata dopo evidenti distruzioni, e forse quella del terremoto del 1706 fu fatale per l'antico edificio. L'ingresso è dato da un portale con forti strombature, che ricorda il passaggio dal romanico al gotico abruzzese tipico dell'Aquila, sormontato in alto da tre finestre quadrotte. L'interno a navata unica è poco più che una cappella, con pochi arredi, e un altare in marmo policromo per la Madonna.

Cappelle e chiese secondarie

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Cappella di Santa Lucia

Si trova nella campagna ad est del centro. Si tratta della chiesa più antica di Castel di Sangro dopo l'abbazia di Santa Maria di Cinquemiglia (oggi distrutta), e risale all'XI secolo. La semplicità della costruzione, la facciata a coronamento a capanna, il piccolo campanile a vela, conferiscono alla chiesetta un aspetto di austerità, favorito dai contrafforti laterali. Presenta un interno angusto a navata unica, impreziosito da altare in muratura sovrastato da una nicchia con la statua della santa. Un vano modesto funge da sacrestia. Nel 1132 fu donata da Ruggero II di Sicilia all'arcipretura di Santa Maria Assunta, e fino al XX secolo era usata per il cimitero delle fosse comuni degli ammalati.

Veduta della facciata della chiesa confraternale dell'Orazione e Morte
Chiesa della Madonna delle Grazie

in via Monte Greco, incrocio con via Porta Napoli, la chiesa risale al XVII secolo, anche se si presume che la cappella risalga all'epoca rinascimentale. Vari sono i rimandi all'interpretazione abruzzese della corrente cinquecentesca con il tipico portico sporgente ad arcate a tutto sesto come quello di questa chiesa. La facciata è settecentesca, con finestra centrale, e coronata da due campanili a vela gemelli. L'impianto è rettangolare, con un interno a navata unica ornato da stucchi e trabeazione che corre lungo tutto il perimetro.

Chiesa del Sacro Cuore di Gesù

Si trova nella periferia est della cittadina, in via della Croce. La chiesa è stata realizzata negli anni '50, rispettando il tipico impianto romanico delle chiese abruzzesi. La chiesa ha pianta rettangolare, con la facciata monumentale quadrata, scandita da cornicione marcapiano, che divide la prima parte con il portale a sesto acuto, incassato all'interno di un grande arco. La lunetta è decorata da un rilievo ritraente Gesù che guarisce l'infermo, mentre nel secondo piano di facciata, lo spazio è occupato da un grande oculo rotondo. Su ambedue i lati ci sono dei quadri in piastrelle di ceramica maiolicata policroma, ritraenti San Giovanni Battista, la Sacra Famiglia, e Nostra Signora di Fatima. L'interno è molto semplice, a navata unica.

Chiesa parrocchiale di San Rocco

Nella frazione Roccacinquemiglia, prima della distruzione della chiesa di San Giovanni Battista in cima al borgo nel 1943, era una chiesa secondaria, situata alle porte del borgo medievale. La chiesa è stata ampiamente restaurata, con una facciata ornata da un portale pseudo-romanico posticcio, e un campanile a vela superiore con tre arcate. Della vecchia chiesa di San Giovanni resta solo l'alta torre campanaria quadrangolare, priva di copertura sulla cima.

Resti dell'abbazia di Santa Maria di Cinquemiglia

Si trovano tra Roccacinquemiglia e Castel di Sangro, presso il fiume Sangro. L'abbazia era una delle più antiche dell'Abruzzo, fondata nel IX secolo circa, dipendente dall'abbazia di San Vincenzo al Volturno, poco distante, ed aveva i feudi dell'alto Sangro, contendendoseli con i possedimento della diocesi di Valva, presso Sulmona. Con la fondazione nel XIII secolo dell'arciprepositura di Santa Maria Assunta (l'attuale basilica mariana di Castel di Sangro), l'abbazia di Santa Maria iniziò a perdere potere, anche per via della crisi di San Vincenzo al Volturno, e nel 1421 entrò direttamente nella giurisdizione della nuova parrocchia di Santa Maria a Castel di Sangro. Dopo il terremoto del 1456, l'abbazia andò sempre più in decadenza, fino a scomparire del tutto, con il terremoto catastrofico del 1706, salvo alcuni ruderi ancora oggi visibili.

Cappella della Madonna degli Eremiti

Si trova nel bosco di Scodanibbio. Anche questa chiesa è molto antica, quasi quanto la cappella campestre di Santa Lucia, ed esisteva già prima del terremoto del 1456, quando venne ricostruita. La cappella è divisa in due edifici: il santuario del dopo sisma 1706, e la cappella medievale con arco ogivale come nartece e affreschi rinascimentali. Il santuario ha un aspetto molto semplice, con facciata a capanna ornata da portale e finestrone centrale. L'altare è posto verso Oriente secondo il costume cristiano, e dietro vi si trova la statua lignea della Madonna. Il santuario fu molto frequentato durante la grande stagione secolare della transumanza lungo il tratturo che portava a Isernia e Napoli, di cui Castel di Sangro era una delle stazioni principali per il collegamento dell'Abruzzo alla capitale del Regno.

La Civita e il castello medievale

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La Civita è il quartiere più alto ed antico della città dove si trova la Basilica di Santa Maria Assunta. È costituita da case fortificate risalenti al XVI secolo. Si distingue il Palazzo De Petra, all'interno del quale oggi si trova la Pinacoteca Patiniana. Il palazzo ha mantenuto l'originario aspetto risalente al XV secolo. Ha arcate gotiche e una torretta merlata.

Il castello è stato costruito nell'XI secolo su Colle San Giovanni, sui resti di fortificazioni preesistenti, probabilmente di età antica. Infatti presso il forte si trova la cosiddetta Porta Osca, accesso al[non chiaro], la cinta fortificata dei Sanniti, con le mura ciclopiche, e l'elemento di collegamento della fortezza degli italici con quella medievale sarebbe proprio il mastio maggiore delle tre torri, che presenta evidenti strati di fortificazioni succedutesi nei secoli. Il restante borgo, invece, si sviluppò nel XIII secolo. Il castello di Castel di Sangro serviva da presidio militare, fu conteso da varie famiglie, a partire dai Longobardi, fino ai Normanni. Appartenuto ai Di Sangro, venne soprannominato il "Castello del Re", fu poi conquistato da Jacopo Caldora, distrutto da Braccio da Montone nel 1421 ed abbandonato nel XVI secolo, quando iniziò a svilupparsi sempre più a valle il paese, dove sorse il palazzo feudale baronale, dove si insediò la famiglia Caracciolo, che acquistò il feudo. Il terremoto della Maiella del 1706 dette il colpo di grazia al castello, che crollò in molte parti. Del castello rimane la pianta quadrata irregolare, delimitata dalle basi di tre torrioni circolari, di cui la maggiore, detta mastio, è la più antica, usata come presidio di guardia dai Longobardi e prima ancora dai Sanniti, e testimonia la tipica funzione del castello nel IX secolo circa, quando fungeva da cittadella di controllo e riparo dagli assalti per la popolazione, con il torrione maggiore che era la residenza del barone. In mezzo alle torri si trova la chiesa dei Santi Cosma e Damiano, usata come cappella privata.

Piazza Plebiscito

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Piazza Plebiscito nel 2017

Si tratta del cuore pulsante di Castel di Sangro, anche se si trova alla periferia del centro storico medievale. La piazza, dove si trovava anticamente Porta Napoli, era usata per il mercato, e nel XIX secolo divenne il nuovo salotto cittadino. Nel 1898 venne realizzata una fontana monumentale per le lavandaie, restaurata nel 1974, e prima dei bombardamenti del 1943-44, era dotata da ampi loggiati rinascimentali che correvano lungo tutto il perimetro della stessa e del Corso Vittorio Emanuele, fino alla chiesa di San Giovanni Battista. Tra questa chiesa e l'attuale Ufficio Servizi vi era la caserma della Gendarmeria Francese, installata nel periodo dell'occupazione 1799-1806, e poi dei Reali Carabinieri, mentre opposta alla chiesa v'è la scalinata di via De Petra, dove si trova il palazzo omonimo. Gran parte del loggiato rinascimentale con gli archi ogivali è andato perduto, tranne che in un pezzo, perché gli edifici dopo la guerra sono stati ricostruiti in forme moderne, anche se ripropongono dei porti e dei loggiati senza contrastare troppo con l'antico assetto dello slargo. Nel 2020 la piazza è stata interamente ripavimentata e successimante pedonalizzata[10].

Borgo medievale di Roccacinquemiglia

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Il borgo si trova lungo la strada statale che collega Castel di Sangro a Roccaraso. È adagiato sopra uno sperone roccioso, e nacque nell'XI secolo, quando fu costruito a protezione della locale abbazia dipendente dal monastero di San Vincenzo al Volturno. Il borgo, nel corso dei secoli, ha mantenuto la struttura circolare formatasi attorno al castello, dove più tardi venne costruita la chiesa di San Giovanni. Nel 1943, il paese venne distrutto dalle truppe tedesche in ritirata. A testimonianza di tali fatti d'armi resta la diruta chiesa di San Giovanni. Si tratta di un borgo fortificato posto tra Castel di Sangro e Roccaraso, edificato in zona Serra di Monaco, dove si trovavano delle mura ciclopiche sannitiche. Il borgo fu costruito per proteggere il sottostante monastero di Santa Maria delle Cinquemiglia (703 d.C.), di cui oggi restano ruderi, edificato proprio presso il Sangro. Il paese inizialmente fu comune a sé, e poi fu assoggettato a Castel di Sangro, tra i feudatari ci furono i Marchesani (XVI-XVIII secolo). La rocchetta sorgeva presso la punta del colle, e oggi di essa si conserva solo la torre campanaria della chiesa di San Giovanni Battista, che fino al 1944 era parrocchia del paese, quando venne distrutta dai nazisti. Prima della devastazione della seconda guerra mondiale, il paese aveva ancora il tipico aspetto fortificato circolare, con case-mura di cinta. Oggi la civita è stata destinata a zona archeologica, e la chiesa parrocchiale si trova ai piedi della salita, dedicata a San Rocco.

Palazzo De Petra

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Organo ligneo della Basilica di S. M. Assunta

Il palazzo oggi ospita la Pinacoteca Patiniana dedicata al pittore castellino Teofilo Patini. Si tratta di una dimora rinascimentale gotica, con di interesse un leone "Marzocco", realizzato in pietra grezza, presso il cortile, simbolo araldico della famiglia. Il palazzo è diviso in due corpi di fabbrica, uno più antico con archi gotici dei portali e le finestre bifore, e l'altro con decorazioni rinascimentali del loggiato superiore.

L'antica famiglia nobile De Petra possedeva beni feudali in Campania, Abruzzo e Molise fin dal tempo della dominazione normanna dell'Italia meridionale. Il Palazzo è abbellito da un leone in pietra, detto il Marzocco, che con la zampa destra artiglia un capo mozzato. Il leone compare anche sul blasone nobiliare dei De Petra. Vengono qui di seguito elencati i personaggi importanti della famiglia:

  • Niccolò I de Petra, firmatario di un appello a Roberto d'Angiò per un'esenzione dalle tasse a favore della città di Castel di Sangro (Registro Angioino del 1335/1336);
  • Nicola II de Petra, barone di Castel di Sangro e proprietario del palazzo detto "dei due scudi", costruito accanto alla Basilica di Santa Maria Assunta. Il 5 marzo del 1383, Nicola II de Petra ricevette un diploma da Carlo III d'Angiò con il quale gli venne concessa l'esenzione dalle tasse;
  • Giovanni, figlio di Nicola II de Petra, fu Signore di Collalto, Maestro Razionale della Gran Corte e Auditore di tutti gli Officiali del Regno durante il regno di Ladislao;
  • Michele de Petra, fu Vice Protonotario del regno e Presidente del Sacro Consiglio nel 1468, durante il regno di Ferdinando d'Aragona;
  • Donato Antonio Camerario di Castel di Sangro, il 23 dicembre 1530, per Privilegio dell'imperatore Carlo V, divenne Signore di Collalto e di Rocchetta al Volturno. Sua moglie, Caterina Quatrari, mediante un pubblico istrumento, redatto da Notar Onofrio Valentini il 5 marzo 1563, ottenne in enfiteusi una casa del Regio Capitolo di Santa Maria di Castel di Sangro;
  • Prospero de Petra, famoso giurista, fu Regio Uditore di Principato Citra e secondo barone di Vastogirardi. A Castel di Sangro sono presenti gli atti notarili risalenti al 1620 circa, con i quali acquistò il feudo di Varalli;
  • Vincenzo de Petra, aggiunse il feudo di Caccavone agli altri possedimenti della famiglia e fu l'ultimo dei De Petra a dimorare a Castel di Sangro poiché suo figlio, Carlo I de Petra, Regio Consigliere di Santa Chiara, eletto il 29 maggio 1679 Preside della provincia di Abruzzo Citra, si trasferì a Napoli.

Monumenti pubblici

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  • Fontana monumentale: costruita alla fine del XIX secolo, è caratterizzata da una vasca in pietra di montagna, a pianta circolare, con quattro bassorilievi scanditi da bracci laterali e testa di leone sopra la piccola architrave. La vasca al centro ha un tronco circolare da cui si innalza una scultura in ghisa di figure femminili ispirate alle contadine montanare. Sopra di esse si innalza una seconda piccola vasca a motivi in rilievo, con girali ovoidali che contornano il cerchio, sovrastato da uno stelo minore, sopra cui poggia la vaschetta finale da cui scaturisce l'acqua. La fontana si trova in Piazza Plebiscito.
  • Cippo di Castel di Sangro: di recente costruzione, è posto sulla grande rotatoria di via Porta Napoli, ed è un blocco della montagna, con inciso in latino il nome di Castel di Sangro, l'altitudine e la longitudine.
  • Monumento a Teofilo Patini: si trova nel piazzale alberato posto tra Corso Vittorio Emanuele e via XX Settembre. Il monumento è stato realizzato negli anni '90 dall'artista Antonio D'Acchille e rappresenta il pittore castellino nell'intento di dipingere, e dal suo pennello, in un ritmo vorticoso e slanciato verso l'alto, a formare una sorta di cerchio, volteggia una figura femminile di contadina montana, posta sottosopra nell'atto di abbracciare l'artista, mentre la sua veste lunghissima compone la figura geometrica, librandosi nell'aria.

Aree naturali

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  • Bioparco faunistico d'Abruzzo: principale zoo della provincia e della regione, dopo il Centro visite dell'Orso a Pescasseroli e l'Area Faunistica di Civitella Alfedena.
  • Pista ciclopedonale del Sangro: lungo il percorso che segue il fiume, da via Porta Napoli a via Cimitero e contrada Convento, dentro il Parco avventura.
  • Parco avventura di Castel di Sangro, si trova in contrada Convento della Maddalena.
  • Oasi e laghetto di Torre Feudozzo, nella località omonima.

Evoluzione demografica

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Abitanti censiti[11]

Etnie e minoranze straniere

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Al 31 dicembre 2019 gli stranieri residenti a Castel di Sangro sono 404, pari al 6,02% della popolazione. Le nazionalità maggiormente rappresentate sono:

Lingue e dialetti

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Il dialetto di Castel di Sangro rientra pienamente nei dialetti centro-meridionali secondo la più moderna classificazione dei dialetti italiani. Vengono qui di seguito elencati i fenomeni linguistici che il castellano possiede in comune con il resto del sistema centro-meridionale: vocalismo di tipo «napoletano», le cui caratteristiche più evidenti sono il sistema vocalico a quattro gradi di articolazione e il dittongamento metafonetico, generale scadimento nell'indistinta [ə] delle vocali atone, betacismo, assimilazione consonantica dei nessi -ND- > [nn], -MB- > [mm] e -LD- > [ll], lenizione postnasale, palatalizzazione dei nessi consonantici con [l] come secondo elemento, uso del possessivo enclitico con i nomi di parentela e l'uso dei continuatori del verbo TENĒRE in luogo dei continuatori del verbo HABĒRE (quando non svolge la funzione di ausiliare ma quella di possedere).[12]

Tradizioni e folclore

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Una tradizione castellana ormai caduta in disuso è quella della Maitunata: il giorno di Capodanno, i giovani castellani giravano casa per casa cantando una canzone, detta la Matunata, con la quale chiedevano delle offerte.

La città oltre ad ospitare una scuola elementare e media, dispone di una scuola superiore con diversi indirizzi che sono anche a servizio dei comuni limitrofi.

Via Paradiso di Teofilo Patini (Pinacoteca Patiniana)
La Flagellazione del Maestro di Castel di Sangro (XV sec), ispirata alla formella di Ghiberti

Nella storia il paese non si è particolarmente distinto nel campo artistico, se non recentemente. A cavallo tra Medioevo ed epoca moderna, si ha la testimonianza di un tal "Maestro di Castel di Sangro", come lo ha definito la critica, il quale realizzò nel XV secolo un rilievo per il convento della Maddalena della Flagellazione, ispirato all'opera omonima di Lorenzo Ghiberti, che orna una delle formelle della Porta nord del Battistero di Firenze. L'opera venne copiata anche dall'abruzzese Nicola da Guardiagrele, per la realizzazione del Paliotto del Duomo di Teramo (prima metà del '400). L'opera del Maestro si trova oggi nel Museo dell'Opera del Duomo di Firenze, e ripropone schematicamente la scena della flagellazione di Cristo, con il Messia legato a una colonna, e ai suoi fianchi due aguzzini con le fruste.

Teofilo Patini

Sempre nel Medioevo, Castel di Sangro video fiorire l'arte della lavorazione dei metalli, l'oreficeria si sviluppò per tutta la Piana delle Cinque Miglia fino a Sulmona e Guardiagrele, ma Castel di Sangro diventerà famosa nel panorama nazionale grazie alla figura di Teofilo Patini (1840-1906).

Il ciabattino, 1873, Museo Diego Aragona Pignatelli Cortes, Napoli

L'attività di Patini, considerato uno dei capisaldi del nuovo realismo italiano, si svolse a Napoli e in Abruzzo, nella parte aquilana. Frequentò abruzzesi contemporanei quali l'archeologo Antonio De Nino, che gli dedicò alcuni articoli, poi i più famosi Francesco Paolo Tosti, Francesco Paolo Michetti e Gabriele D'Annunzio, venendo ospitato nel tardo Ottocento nel convento di Michetti a Francavilla al Mare. Il recupero dell'immagine e dell'attività di Patini è arrivato nella seconda metà del Novecento grazie a Cosimo Savastano, che ricorda il convenzionalismo patiniano, impostato sui modelli classici, veicolata dalla tradizione paesaggistica dell'Abruzzo e delle sue genti. Legatosi al gruppo di pittori abruzzesi quali Domenico Morelli e Filippo Palizzi, da quest'ultimo apprese la lezione del ritrarre il vero, con l'amico Cammarano frequentò la Scuola di Posillipo, apprese da Courbet l'uso della cromatura scura e grezza per ritrarre le brutture della fatica e della realtà dei ceti sociali meno abbienti. A Napoli, Patini apprese il naturalismo d'ispirazione barocca, e a questo periodo risale La rivolta di Masaniello (1863), conservato nel Municipio di Castel di Sangro, Il sacco di Roma (1864), nella Collezione d'arte del Municipio di Napoli.

Nel 1873 espose alla Mostra Promotrice Ilo ciabattino, e all'Universale di Vienna Nello studio di Salvator Rosa. Dopo la nomina alla Direzione della Scuola d'Arte e Mestieri dell'Aquila nel 1882, Patini fu anche incaricato di dipingere un'importante opera per la sala maggiore del Convitto Nazionale "Domenico Cotugno", nel palazzo dell'ex convento di San Francesco, in pieno centro aquilano.

L'opera oggi si trova all'interno della biblioteca provinciale Salvatore Tommasi, sempre dentro il palazzo, e ritrae Il volo dell'Aquila, in ossequio alla mitologia classica, e all'orgoglio della città abruzzese. Patini, di partito socialista, dopo l'Unità d'Italia denunciò le condizioni miserevoli in cui versava la maggior parte della popolazione di ceto basso, ispirandosi a modelli soprattutto abruzzesi, e si ricordano le opere Bestie da soma (1886), conservato nella Collezione d'arte della Prefettura dell'Aquila, poi Vanga e latte (1884) e L'erede (1880), nella Galleria nazionale d'arte moderna di Roma. I soggetti delle tele rappresentano una denuncia artistica della condizione miserevole delle classi rurali dell'Italia centro-meridionale ottocentesca, prendendo a campione le emergenze di indigenza e sottosviluppo colpevolmente diffuse, ed esasperate lungo la dorsale appenninica dell'Italia post-borbonica.

L'erede, 1880, un particolare

Dopo questo periodo, Patini si riavvicinò al tema religioso, lavorando soprattutto all'Aquila, per varie committenze. Nel 1888 realizzò il San Carlo Borromeo per la Cattedrale di San Massimo, purtroppo gravemente danneggiato col terremoto del 2009, che rappresenta una sintesi dello studio dei polittici crivelleschi presenti nelle chiese della città, e raccolti poi nel Museo Nazionale d'Abruzzo. Per la cittadina di Corfinio, Patini realizzò il Crocifisso (1896), situato nella Basilica valvense, un Gesù messo in croce dai tratti aspramente realistici, ispirato ai nudi di Giuseppe de Ribera.

Tra il 1898 e il 1900, Patini realizzò una serie di dipinti noti, collaborando con Amedeo Tedeschi, in special modo per la costruzione del monumentale Santuario di Nostra Signora della Libera presso Pratola Peligna. Patini realizzò le tele di Sant'Antonio abate - Santissima Trinità - Visione di Sant'Antonio - Quattro Evangelisti. In sostanza, Patini non si occupò della ricerca del dettaglio, ma del messaggio sociale del soggetto ritratto, ciò è filtrato dall'esperienza del preraffaellismo ottocentesco, tutti elementi presenti soprattutto nella tela della Visione a Pratola Peligna, con soluzioni tipiche del simbolismo, con cenni di eclettismo, in riferimento alla nuova corrente artistica del liberty, che si stava affacciando in Abruzzo nei primi anni del Novecento. Questo rinnovamento dell'arte antica, è evidente soprattutto nell'esempio della Sala Baiocco all'Aquila, dipinta da Patini nel 1900, con toni sinuosi e delicati, putti giocosi, e allegorie campestri abruzzesi, gli stucchi policromi che si rifanno a quelli barocchi, realizzati in collaborazioni con Carlo Petrignano e il Tedeschi. La morte del 1906, non permise a Patini di attendere all'ultimo lavoro: l'affrescatura dell'Aula Magna dell'Università dell'Aquila, per cui aveva presentato già dei bozzetti al Concorso Nazionale del Ministero della Pubblica Istruzione.

Ospitata permanentemente nello storico Palazzo De Petra, nel centro storico Castellino, la Pinacoteca Patiniana è dedicata al pittore di Castel di Sangro. Si tratta di una raccolta di quadri dell'artista, voluta dal sindaco Siro Pietro Gargano negli anni Ottanta, acquistando varie tele e opere da riunire in un solo museo. La raccolta propone un viaggio nella storia artistica di Patini dalle origini sino alla maturità, mediante la collocazione in ordine cronologico delle opere, con aggiunta di materiale di studio e di documentazione per studi più approfonditi. Tra le opere più importanti c'è Bestie da soma, spostato temporaneamente a Castel di Sangro da L'Aquila dopo il terremoto del 2009.

Il centro dell'alto sangro dispone del Teatro Francesco Paolo Tosti, struttura utilizzata per attività di intrattenimento dal vivo ed eventi culturalidi vario genere.

Castel di Sangro è sede del quotidiano online TeleAesse.it. In passato, la città è stata sede di due televisioni private:

quest' ultima non più attiva dal 2012. Esisteva anche Radio Antenna Sangro, un'emittente radiofonica privata oggi non più in funzione.

Geografia antropica

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Castel di Sangro può essere diviso in otto contrade:

È la parte più alta e antica della città. Si sviluppa attorno alla Basilica di Santa Maria Assunta, seguendo i diverticoli di via Civita Alta, via Neviera, piazza Santa Maria, fino al colle San Giovanni seguendo via Paradiso (dipinta anche dal Patini), con le rovine del castello e dell'remo dei Santi Cosma e Damiano. Le case sono pressoché antiche, alcune anche medievali, disposte seguendo la strada, in maniera disordinata. Era accessibile da 3 porte: Porta Santa Maria, presso la basilica, lato via Petrarca, dove si trovava l'oratorio di Santo Stefano, distrutto dalla guerra; porta Antonaccio, in via Mancini (ex via San Rocco), e porta Neviera.

Stazione

È il quartiere della stazione ferroviaria. Vi si trova l'ospedale. Costruito di recente, dopo la guerra, i palazzi si sviluppano lungo le strade di viale XX Settembre, via Stazione, via Panoramica, via Sangritana.

Colle

Quartiere residenziale di recente fondazione. Nel 2019 è stato oggetto di riqualificazione, si sviluppa da via Michetti a via Maiella, proseguendo per via Panoramica per poi arrivare a via L'Aquila, via Pescara, via Chieti e Via Teramo le quattro arterie principali. Ai piedi del colle su sviluppa un'ulteriore zona residenziale, le cui principali arterie sono via Lanciano, via Sulmona e via Vasto, tutte raggiungibili da via Fonte Vaniero.

Codacchiola

La Cudacchiola, quartiere posto a valle rispetto a quello della Civita. Sviluppatosi nel XVII-XIX secolo, si trova al di sotto della basilica dell'Assunta, lungo le strade di via Mancini, via Leone, corso Vittorio Emanuele, via Chiassetto. Di interesse il palazzo de Petra, sede della Pinacoteca Patiniana, e altri palazzi rinascimentali, alcuni dei quali con i portici ad archi ogivali.

Ara

Vi si trova lo stadio Patini e il palazzetto dello sport. Si trova sulla sponda sinistra del fiume Sangro, delimitato da viale Porta Napoli, via Vittoria Colonna, via Giardini del Rio, via Peschiera, piazza Mercato. Il quartiere è di moderna costruzione, sorge attorno alla villa comunale Vittoria Colonna.

Il quartiere "Colle" in una notte nebbiosa
Piazza

La piazza prospiciente il Comune. Delimitato da piazza Plebiscito, era accessibile anticamente dal circuito murario di Porta Napoli, che stava nell'area del moderno palazzo municipale, tra corso Vittorio Emanuele e piazza Plebiscito. Delimitato dal corso, da via XX Settembre, Piazza Teofilo Patini, conserva alcuni palazzi antichi, alcuni moderni, ricostruiti sopra le rovine dei precedenti a causa della guerra; di interesse il fontanone in ghisa e la chiesa di San Giovanni.

Ponte Nuovo

Il quartiere dove sono ubicate gran parte delle scuole secondarie di secondo grado della città. Si trova nella zona sud, delimitato da viale Porta Napoli, via Caraceni, via Ponte Nuovo.

Santa Lucia

Area agricola attraversata dal fiume Zittola, prende il nome dall'omonima cappella; è accessibile dalla strada statale 17, o via di Porta Napoli.

Roccacinquemiglia

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Sorge su un colle a 5 km dall'abitato di Castel di Sangro. È posta a 1.121 m. s.l.m. e conta 335 abitanti. Antico castello di guardia della scomparsa abbazia benedettina di Santa Maria di Cinquemiglia, dipendente da San Vincenzo al Volturno, sorge su uno sperone roccioso tra Castel di Sangro e Roccaraso. Nel 1943-44 fu quasi interamente distrutto dai tedeschi, tanto che oggi sono poche le tracce superstiti, tra cui la chiesa di San Giovanni col campanile, lasciata volutamente a rudere.

Torre di Feudozzo

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Lo stesso argomento in dettaglio: Torre di Feudozzo.

È una località situata all'estremo sud del territorio comunale, in prossimità del confine con la regione Molise. Ospita il Centro per la Biodiversità del Corpo Forestale dello Stato dove sono allevate rare razze bovine ed equine.

Il Pontone è una località situata nella parte settentrionale del territorio comunale.

Località Sant'Angelo, è una zona residenziale, ubicata a sud, lungo la strada statale 652.

Tra le attività tipiche è possibile annoverare quella della tessitura. A Castel di Sangro vengono prodotti tappeti e arazzi di pregio, arricchiti con figure geometriche[13].

Castel di Sangro è interessata da arrivi provenienti dalla Campania e da altre regioni del Sud Italia per la sua vicinanza al comprensorio sciistico di Roccaraso e al Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise.

Infrastrutture e trasporti

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Via XX Settembre in una giornata nevosa

Le principali strade sono:

Stazione RFI di Castel di Sangro

La stazione di Castel di Sangro era connessa con due linee ferroviarie a scartamento ordinario, ormai non più in funzione:

Amministrazione

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Periodo Primo cittadino Partito Carica Note
27 giugno 1985 19 marzo 1993 Siro Pietro Gargano Partito Socialista Italiano Sindaco [1]
1º maggio 1993 24 aprile 1995 Ubaldo Massari Partito Socialista Italiano Sindaco [1]
24 aprile 1995 14 giugno 2004 Roberto Fiocca Lista civica di centro-destra Alleanza Buongoverno (1995-1999)[15]
Alleanza Nazionale (1999-2004)
Sindaco [1]
14 giugno 2004 1º giugno 2015 Umberto Murolo La Casa delle Libertà (2004-2010)
Il Popolo della Libertà (2010-2015)
Sindaco [1]
1º giugno 2015 in carica Angelo Caruso Lista civica di centro-destra Continuità per il progresso Sindaco [1]

Canada (bandiera) Kentville, dal 2017[16]

A Castel di Sangro ha sede l'Associazione Calcistica Dilettantistica Castel di Sangro Cep 1953, che attualmente milita in Eccellenza. Il periodo d'oro del calcio sangrino è stato tra gli anni ottanta e gli anni duemila, quando la società, all'epoca denominata Castel di Sangro Calcio e presieduta da Gabriele Gravina, futuro presidente della federazione calcistica italiana, ha ottenuto sette promozioni di categoria in quattordici anni e ha disputato sedici campionati nelle divisioni professionistiche: due di Serie B, dal 1996 al 1998, sotto la guida degli allenatori Osvaldo Jaconi e Franco Selvaggi (rendendo Castel di Sangro la località più piccola mai rappresentata da una squadra di Serie B), e 14 tra Serie C1 e C2.

Castel di Sangro è spesso sede di ritiri estivi di società calcistiche italiane; dal 2020 ospita il ritiro del Napoli per contratto tra la società campana e la regione Abruzzo.[17][18]

Impianti sportivi

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A Castel di Sangro si trovano lo Stadio Teofilo Patini da 7.200 posti a sedere, 3 campi di calcio regolamentari, un palazzetto dello sport, il Centro Federale Tennis e Padel con 16 campi da gioco, un lago per la pesca sportiva ed un altro bacino artificiale riservato agli sport acquatici, come canoa e sci nautico[19].

  1. ^ a b c d e f Dipartimento per gli affari interni e territoriali del Ministero dell'interno, Anagrafe degli amministratori locali e regionali: storia amministrativa dell'ente – Comune di Castel di Sangro (AQ), su amministratori.interno.gov.it.
  2. ^ a b Bilancio demografico mensile anno 2024 (dati provvisori), su demo.istat.it, ISTAT.
  3. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  4. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
  5. ^ Anton Ludovico Antinori, Annali degli Abruzzi, vol. 6, Bologna, Arnaldo Forni Editore, 1971, sub anno 1093, sub voce Borrello.
  6. ^ Ebrei stranieri internati in Abruzzo.
  7. ^ Mario Rainaldi, L'atterraggio del Focke Wulf 190 a Castel di Sangro, in Le Aquile sul Sangro, Trento, Edizioni del Faro, 2019, ISBN 9788855120210.
  8. ^ Castel di Sangro, su Archivio Centrale dello Stato. URL consultato il 16 luglio 2023.
  9. ^ Mario Rainaldi, Castel di Sangro, lo sguardo su due versanti, su Transiberiana d'Italia. URL consultato il 25 maggio 2020 (archiviato il 25 maggio 2020).
  10. ^ Piazza Plebiscito a Castel di Sangro, finalmente una vera Agorà, su teleaesse.it.
  11. ^ Statistiche I.Stat, su dati.istat.it, ISTAT. URL consultato il 28 dicembre 2012.
  12. ^ Davide Boccia, Fonetica del dialetto di Castel di Sangro (AQ), in Academia.edu.. URL consultato il 21 giugno 2017 (archiviato il 4 gennaio 2019).
  13. ^ Atlante cartografico dell'artigianato, vol. 2, Roma, ACI, 1985, p. 16.
  14. ^ Apre l'ultimo tratto di superstrada Molise raggiungibile in 15 minuti, su ilcentro.gelocal.it. URL consultato il 19 dicembre 2014 (archiviato dall'url originale il 20 dicembre 2014).
  15. ^ Ecco i sindaci e i consigli comunali eletti, in il Centro, Teramo, 25 aprile 1995, p. 23.
  16. ^ Gemellaggio tra Kentville e Castel di Sangro - Filmato ufficiale. URL consultato il 9 settembre 2019.
  17. ^ Al Napoli 175mila euro in Trentino, in Abruzzo 1 milione l'anno: perché?, su Il Centro, 7 luglio 2022. URL consultato il 17 luglio 2023.
  18. ^ Napoli, dal 24 agosto ritiro a Castel di Sangro, su corrieredellosport.it.
  19. ^ Castel di Sangro: sport, turismo, effetto benessere. E il corriere la sceglie tra i posti dove vivere e comperare casa, su nicolaporro.it.
  • Vincenzo Balzano, La storia di Castel di Sangro raccontata a scuola, Bologna, Tipografia Mareggiani, 1889.
  • Vincenzo Balzano, Dove fu Aufidena, Castel di Sangro, Tipografia Oriente Putaturo, 1899.
  • Vincenzo Balzano, Bassorilievi medievali in Castel di Sangro, Castel di Sangro, Tipografia Oriente Putaturo, 1901.
  • Vincenzo Balzano, Avanzi della città pelasgica-osca-sannitica in Castel di Sangro, L'Aquila, Santini Editore, 1907.
  • Vincenzo Balzano, Aufidena Caracenorum, ai confini settentrionali del Sannio: memorie storiche intorno all'antichita di Castel di Sangro, Roma, Arti grafiche e fotomeccaniche P. Sansaini, 1923.
  • Vincenzo Balzano, La diocesi di Aufidena, Casalbordino, Tipografia Nicola De Arcangelis, 1933.
  • Vincenzo Balzano, Documenti per la storia di Castel di Sangro, vol. 3, Città di Castello-Roma-Aquila, Ed. Lapi-Tip. delle Mantellate-Ed. Vecchioni, 1915-1935.
  • Vincenzo Balzano, La vita di un Comune del reame: Castel di Sangro, Castel di Sangro, Lighea, 1985.
  • Lorenzo Fiocca, Aufidena oggi Castel di Sangro, Roma, Tipografia Vincenzo Spada, 1899.
  • Mario Rainaldi, Le Aquile sul Sangro, Trento, Edizioni del Faro, 2019.
  • Edward Togo Salmon, Il Sannio e i Sanniti, Torino, Einaudi, 1985.
  • Adelchi Sansonetti, Cosimo Savastano, La Basilica di Castel di Sangro: a trecento anni dalla posa della prima pietra, Castel di Sangro, 1995.
  • Alessandro Teti, Castel di Sangro, 13 maggio 1815. Una battaglia dimenticata, Trento, Edizioni del Faro, 2015.

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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