Rime (Andreini)/Scherzo II
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SCHERZO II.
Solo i pianti,
Sol l’angosce, sol le pene
Senza spene fosser quelle
Rie procelle
Turbatrici d’ogni bene.
Io credèa, che ’nfausta sorte,
Doglia, e morte
Sostenesse un cor lontano
Da la mano, che ’l saetta,
Che l’aletta,
Per cui piange, e stride in vano
Io credèa quando sdegnose
Le amorose
Luci il vago afflitto mira,
E sospira, fosse questa
Pena infesta
Sol cagion di sdegno, e d’ira.
Io credèa, che ’n fier tormento
Il contento
Si cangiasse d’un’amante,
Che ’l sembiante amato perde,
Onde ’l verde
Fugge al fin di speme errante.
E stimai, che senza essempio
Fosse l’empio
Fato (ohime) di quel dolente,
Che languente non hà pace,
E si sface
Ne l’incendio vanamente.
Ma godendo non pensai,
Che trar guai
Da sue gioie un cor devesse,
O potesse nel gioire
Sì languire,
Ch’à doler d’Amor s’havesse.
Nè credèa, ch’amante amato
Del suo stato
Sospirasse. hor da l’effetto
Da l’affetto provo, Amore,
Che ’l dolore
Segue sempre il tuo diletto.
Stringa pur l’amato collo,
Che satollo
Mai non fia quei, che ben ama;
Perche brama il bel celeste
Chiuso in queste
Membra, e ’nvan lo cerca, e brama.
O d’amor sorte infelice
Se non lice
Mai gioir. tue cure ponno
(Fero donno) scure, e chiare,
Dolci, amare
Torne dunque il cibo, e ’l sonno?