Papers by Antonio Lotierzo
biblioteca arte letture
recensioni
Bookmarks Related papers MentionsView impact
antonio Lotierzo, 2022
novel su NAPOLI 1943-1955
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Una storia ' à part entière', globale e complessa, questa che, fra 1208 e 1250, Raffaele Nigro na... more Una storia ' à part entière', globale e complessa, questa che, fra 1208 e 1250, Raffaele Nigro narra nel romanzo "Il cuoco dell'imperatore" (La nave di Teseo) attraverso l'io narrante ed onnisciente che è Guaimaro delle Campane, melfitano cuoco medico e musicante d'organastro, personaggio a tutto tondo, confrontabile con il Baudolino di Eco o il Tom costruttore di cattedrali gotiche di Follett. Il fraseggio fluido, chiaro e brillante fa scivolare le accattivanti settecento pagine, snodate in brevi capitoletti, che mimano il tempo breve della lettura 'da metropolitana'. Che poi gli animali parlino è un meccanismo del meraviglioso medievale, mezzo anche per illuminare le menti per l'azione o relazionare vivi e morti in un ininterrotto dialogo, postulato da Pitagora ai Longobardi, acclarato da Gregorio Magno che ascoltava la colomba parlargli all'orecchio, 'perché la vita dello spirito continuava nelle forme dei volatili'(p.82).
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Luigi Parente, nel 1991, ha curato, con un'introduzione ricca di puntualità storiografica, una ri... more Luigi Parente, nel 1991, ha curato, con un'introduzione ricca di puntualità storiografica, una ristampa del libro di 'ricordi' di Ferdinando Petruccelli presso l'editore Osanna di Venosa, inquadrandola con riferimenti opportuni alla storia del Risorgimento. Il volume è, forse, un libro triplice, in quanto induce a discutere di Petruccelli della Gattina ma richiama anche sia Francesco Torraca e sia la sistemazione critica offerta da Luigi Parente.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Dino Messina e la storiografia antileggendaria di antonio lotierzo Dino Messina, in sincronia con... more Dino Messina e la storiografia antileggendaria di antonio lotierzo Dino Messina, in sincronia con le celebrazioni dei 160 anni dell'Italia unita, pubblica un volume che costituisce uno strumento imprescindibile di aggiornamento di quelle questioni su cui riflette la storiografia etico-politica, dotata di vitalità dopo decenni di storiografia strutturale tipo 'Annales' e saggi socioreligiosi. D.Messina, giornalista del 'Corriere' e storico dal 1997 su tematiche postfasciste, d'inchiesta sulla Costituzione e sulle foibe e gli esodati istriani, qui si allinea al filone dei giornalisti storici che, da Indro Montanelli a Paolo Mieli, costituiscono una ricchezza italiana, anche per la qualità informativa della scrittura e un alone di affettività, che si snoda dalla Viggiano del padre, il rievocato avvocato Dionisio, che trasferì la famiglia a Milano, alle vicende lucane, da Sapri-Padula alla Valdagri del brigante A. Masini ed al Vulture di C. Crocco fino a giungere alle proposte di G. Fortunato e F. S. Nitti. L'esposizione della nostra 'società divisa' inizia con la discussione del libro di Carmine Pinto ('La guerra per il Mezzogiorno', Bari,2019) che legge il Sud come attraversato da una guerra civile di sessanta anni (1799-1860) in cui si fronteggiarono gli assolutisti Borbone, che come i Romanov non mostrarono alcuna intenzione di governare con una Costituzione liberale e i moderati e democratici che desideravano allineare i regni alla Gran Bretagna e Francia. E' su questa frattura civile che poté innestarsi sia la conquista regia piemontese e cavouriana e sia l'impresa garibaldina (ricordo che G. Galasso ribadiva sempre che non solo la scelta anticostituzionale aveva nociuto ai Borbone ma il dato di fatto che il Piemonte era il solo stato a rimanere fedele allo Statuto Albertino dopo il 1848-forse era già nelle pagine di G. Racioppi-aveva determinato la nostra forma di unificazione politica, premessa dello sviluppo capitalistico del paese). Mentre 3000 volontari dalla Basilicata si unirono a Garibaldi, la prima rivolta si ebbe già il 16 agosto in Corleto P. e poi il 18 a Potenza, con la proclamazione del governo Mignogna e Albini, il cui primo atto fu l'abolizione della tassa sul macinato e la promessa della distribuzione delle terre demaniali, propositi ritirati per le proteste dei 'galantuomini' (possidenti polarizzati contro e assieme ai cafoni, alla cui antropologia dedicò un articolo Michele G. Pasquarelli). Messina illumina le relazioni con la camorra e la mafia (Liborio Romano, per tutti); ricostruisce il dramma delle insorgenze antiunitarie e i dieci anni di lotta (Legge Pica del 1863) contro il brigantaggio che si accompagnarono alla costruzione amministrativa dello Stato centralizzato, al ruolo dei prefetti, al sistema educativo, alle forme della tassazione, che venne risolto con l'estensione all'Italia delle leggi piemontesi, che certo si applicavano ad aree disomogenee ed ancora senza il 'take off' industriale.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
LOTIERZO Antonio , (1950) saggista di storia moderna, d'antropologia e forme della poesia, ha ins... more LOTIERZO Antonio , (1950) saggista di storia moderna, d'antropologia e forme della poesia, ha insegnato nei licei e diretto varie istituzioni. Ha pubblicato, nel 1980, l'analisi letteraria "La parola e i frantumi", insieme a "La poesia in Basilicata" (con R. Nigro) (Forlì) ed, in un collettaneo a cura di A. Cestaro , "Il concetto di religione popolare in Ernesto De Martino e Gabriele De Rosa" (Napoli). Nel 1983 presentò uno studio sul folclore, come visione del mondo, in età positivistica: " Antropologia e cultura popolare. La Basilicata di Michele G. Pasquarelli" (Manduria); promosse la pubblicazione di un saggio di F. Ianneo, con prefazione su "Antropologia della festa e storia sociale" e la riedizione di Valinoti Latorraca su F. Petruccelli della Gattina. Inedita raccolta di articoli è: GAIA MIA LETTURA (2021) Poesie dialettali di Marsico sono in "Aggruvegliate-Arrapizze". A Napoli stampò "Poesie.(1972-2000) presso Libr.Dante e Descartes. Nel 2017 pubblicò il saggio di storia socioreligiosa: MARSICENSI.Nell'Europa moderna (rist. Youcanprint).
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Negli Oscar Mondadori, curate da Franco Vitelli, sono uscite 'Tutte le poesie" di L. Sinisgalli. ... more Negli Oscar Mondadori, curate da Franco Vitelli, sono uscite 'Tutte le poesie" di L. Sinisgalli. disegno della copertina Dalla lunga frequentazione critica, Vitelli illumina Sinisgalli, lamentando che la sua fortuna resti 'relegata ad un destino elitario'. Vitelli attesta del suo rinchiudersi in una cultura alta e spesso controcorrente-a molti come me, confesserò, sembrava un poeta di destra, visti anche i giornali con cui collaborava. Sinisgalli faveva interreagire, osserva Vitelli, il mondo industriale con la tradizione artigiana e contadina, coltivando ibridismi e contaminazioni (come fra disegno-pittura e versi). Inoltre, per lui l'Utile capitalistico doveva rifondersi con la Cultura umanistica. Ed anche i suoi versi erano come una dimostrazione matematica (anche per il richiamo alla secchezza razionalistica di P.Valéry). Per celebrare questa edizione, ci piace ripresentare una 'lettura' di una sua poesia. (A.L.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Per ragionare, dopo la lettura, intorno a questo poderoso romanzo (non fiction novel) bisognerà p... more Per ragionare, dopo la lettura, intorno a questo poderoso romanzo (non fiction novel) bisognerà partire dagli interventi di Domenico Starnone (che lo innalza e complica, inserendolo nella linea che da T. Capote porta ad E. Carrère) e di Walter Siti (" un magnifico paesaggio di Roma in nero e marciume"). Anche se, per me, la sezione del 'coro' degli amici che, sgomenti con ipocrisia e complici del contesto, discutono dell'omicidio, rende bene quel cicaleccio, anche social, che riavvolge le nostre esistenze. Va da sé che la bellezza scrittoria riprende nella descrizione dei due giorni dell'assurdo (Camus? ma il tutto è diverso) assassinio, che spegne tre vite di questa generazione, nata dopo il 1985, e con cui condividiamo la degradazione della storia europea, perché ovunque ci appartiene il tema della crisi della biosfera, degli effetti della globalizzazione tecno-economica, dell'incertezza nella percezione del futuro e l'incapacità di gestire l'ardore erotico canalizzandolo in forme di socializzazione. E qui riparte la discussione su città e borghi dell'Appennino; su come riportare equilibrio fra il senso della comunità e il sudato individualismo per cui ognuno vuole consumare il massimo dell'eros nel mentre il nichilismo e la pervasività della Tecnologia rende inattuale e vano ogni sistema morale religioso ed anche filosofico. Lagioia si appiglia a Simone Weil: "Il senso di colpa si combatte solo con la pratica della virtù"(p.447), la quale, certo, fin dai Greci, era senso della 'misura', eudaimonia, rinuncia, astensione dal compiere il Male (che è il vero protagonista di questa intricata storia documentaria, ritenuta quasi di possessione e magia). Salvo forse scoprire che proprio il senso di 'colpa' si è attenuato o è scomparso nei comportamenti di una generazione il cui vitalismo è irrelato, privo di punti di riferimenti, tanto più che i figli sono degli illustri sconosciuti per i genitori, alieni viventi in un mondo parallelo, sfiancati dal lavoro e flagellati dalle crisi intramatrimoniali. La letteratura continua ad inscenare le forme della lotta fra Armonia e Discordia. Eros, spinta al desiderio di confusione, promuovendo forze di associazione, agisce spesso in maniera inseparabile con Thanatos, con forme istintuali di distruzione, conflitto e disintegrazione, come dimostrano le vicende dei tre romani, in cui la ricerca di amicizia e di ruolo sociale si mescola con le frustrazioni, la predazione ed una conflittualità che si associa al bisogno di amore. E all'amore di e con Marta sono dedicate pagine intriganti. Per indicare una via d'uscita, da questo mondo sotterraneo alla storia che fluisce nella superficie della megalopoli infettante, Lagioia fa ricorso al 'libro dell'incontro', agli esperimenti di giustizia riparativa tra vittime e responsabili del terrorismo, agli incontri fra le parti coinvolte al fine di fermare quel circolo fra male e solitudine in cui i sopravvissuti a queste vicende negative rischiano di restare irretiti e suggerisce anche la riparazione emotiva che avviene con la visita ai cimiteri, all'opposta città dei morti, lì a Prima Porta, con la recita di qualche preghiera e la pratica sistemazione di fiori, scacciando le zanzare, tutti questi che sembrano atti restaurativi se non proprio gesti di un sacro rituale. E il tutto mentre scende una placida sera estiva, frutto di quegli ignorati ma operosi movimenti di rotazione terrestre, ' la gigantesca macchina che ci fa nascere e ci riduce in polvere'rotazione che viene imitata nella sublime danza dei dervisci-. E la narrazione si chiude con l'inizio, col Colosseo, 'eredità del mondo', visto dall'aereo del pedofilo turista olandese che, anche lui, lascia Roma con un senso di contentezza marcia, perché il saldo gli sembra positivo e la" città ti regalava molto di più di quello che chiedeva in cambio". Cosa fare con e per questi giovani? Come uscire da queste ombre e dall'incertezza della notte? Confessiamolo: lo ignoriamo. La letteratura è intrigante anche per le forme che vi assume l' esposizione linguistica e per lo scenario immaginativo che fornisce alle nostre interrogazioni. Ecco i bivi: libertà e desiderio di potere sull'altro come sopraffazione; quale città intendiamo edificare; quale natura umana ci contraddistingue e in cosa sia modificabile, se è vero che l'artificio (il contratto, il patto che fonda lo stato) consente il superamento della 'ferinitas' e l'avvio di una 'societas' governata da leggi relazionali e razionali, per quanto è possibile.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Divino e società, diritto e legittimità, mente e realtà di Antonio Lotierzo Le ' immagini' ci fas... more Divino e società, diritto e legittimità, mente e realtà di Antonio Lotierzo Le ' immagini' ci fasciano, passano veloci; per lo più inconsistenti per noi, come quelle dei social, dal cui anonimato estraggo solo questa, ché si rivela piena di significati profondi, se sottoposta ad interrogazioni appare quasi come ' pensiero in forma di mito'. Cittadini e sindaci comunicano con gli altri attraverso una foto al giorno, in cui segnalano di tutto, da un vaso rotto ad un'ordinanza, dal cibo cotto ad un paesaggio rivisitato. Il polo intellettivo della mente dell'homo sapiens si muove attraverso il digitale, accumula dati, propone considerazioni, sciorina situazioni, formula ipotesi e leggi scientifiche, categorizza la storia. Ma vi è un altro polo della mente che, con le analogie e le corrispondenze, si muove fra i simulacri, ha un'iconolatria, costruisce teologia antibizantina facendosi servo dell'immagine, scopre legami fra divino e diritto, fra gestualità e principio di legittimità sociale, fra scrittura e trasposizione delle immagini mentali, che rendono concatenato l'universo, regno del continuo. In una immagine le relazioni fra il manifesto ed il nascosto aprono le porte della filosofia, dell'esoterismo, forse della kabbalah. L'officiante, nel ieratico gesto di elevazione dell'Ostia, invoca e ottiene il mantenimento del baldacchino dal potere politico, che ricerca legittimità numinosa: legge, ordine e verità vengono ricongiunte. Talleyrand, vescovo zoppo e ultimo cerimoniere delle forme medievali teocratiche, non avrebbe fatto o suggerito di meglio. Ma l'essenza del Moderno (già da Montaigne, Cartesio e il giusnaturalismo) non consiste proprio nella separazione fra il dominio organico del sacro ed il potere politico, rifondato sul contratto e sulla coesione sociale? Nessuna investitura teocratica è possibile dopo Napoleone e la Rivoluzione industriale, con il regno del capitalismo ed il feticismo delle merci che ci culla e ipnotizza. So bene che gli attanti eseguivano la ripetizione di un rito (urgente, ciclico e necessario per la tradizionalità di gesti che partono almeno dal 1264 e da Urbano IV); so bene che il popolo partecipante ignorava ogni spunto teologico ma nella simbiosi fra potere religioso e potere civile, nel reciproco sostegno, anche contro l'anomia pandemica, i cocelebranti esprimevano la forza della comunità, la coesione della società, la pace interna delle coscienze per far fronte al male della storia, alla tragicità degli eventi, all'apocalisse dei borghi appenninici. E il grimaldello è nel simbolo di vita e di sangue, che qui, per ontologia, ingloba l'esistenza: il corpo divino, fondato sulla scolastica di Tommaso Aquinate, erede della sapienza aristotelica, che pone nella Sostanza il sinolo di materia e forma, l'inclusione del continuo e del discreto. La scena ha una sua bellezza, insegue un'estetica, è degna di Tiepolo: sotto la volta dei Pignatelli, feudatari esosi che contendevano anche la giurisdizione ai vescovi. Al di là, appena, si scorgono altre comparse, almeno altri due officianti, uno squarcio di popolo, forse adorante, il milite ignoto laico dell'inutile carneficina 1915-18, il limite orizzontale delle colline che chiudono la ristretta valle rigogliosa e trepidante per un miracolo, che assolva dalla colpa dell'ex-sistere, come separazione dall'unità primordiale. Pesa l'interrogazione se la società secolare, sperimentale (dobbiamo la vita ai vaccini, litanizza la televisione), e la società devota sappiano riconoscere il divino, al di là del puro
Bookmarks Related papers MentionsView impact
ROMA E NOI, FRA DROGA, SESSO E VIOLENZA di ANTONIO LOTIERZO Per ragionare, dopo la lettura, intor... more ROMA E NOI, FRA DROGA, SESSO E VIOLENZA di ANTONIO LOTIERZO Per ragionare, dopo la lettura, intorno a questo poderoso romanzo (non fiction novel) bisognerà partire dagli interventi di Domenico Starnone (che lo innalza e complica, inserendolo nella linea che da T. Capote porta ad E. Carrère) e di Walter Siti (" un magnifico paesaggio di Roma in nero e marciume"). Anche se, per me, la sezione del 'coro' degli amici che, sgomenti con ipocrisia e complici del contesto, discutono dell'omicidio, rende bene quel cicaleccio, anche social, che riavvolge le nostre esistenze. Va da sé che la bellezza scrittoria riprende nella descrizione dei due giorni dell'assurdo (Camus? ma il tutto è diverso) assassinio, che spegne tre vite di questa generazione, nata dopo il 1985, e con cui condividiamo la degradazione della storia europea, perché ovunque ci appartiene il tema della crisi della biosfera, degli effetti della globalizzazione tecno-economica, dell'incertezza nella percezione del futuro e l'incapacità di gestire l'ardore erotico canalizzandolo in forme di socializzazione. E qui riparte la discussione su città e borghi dell'Appennino; su come riportare equilibrio fra il senso della comunità e il sudato individualismo per cui ognuno vuole consumare il massimo dell'eros nel mentre il nichilismo e la pervasività della Tecnologia rende inattuale e vano ogni sistema morale religioso ed anche filosofico. Lagioia si appiglia a Simone Weil: "Il senso di colpa si combatte solo con la pratica della virtù"(p.447), la quale, certo, fin dai Greci, era senso della 'misura', eudaimonia, rinuncia, astensione dal compiere il Male (che è il vero protagonista di questa intricata storia documentaria, ritenuta quasi di possessione e magia). Salvo forse scoprire che proprio il senso di 'colpa' si è attenuato o è scomparso nei comportamenti di una generazione il cui vitalismo è irrelato, privo di punti di riferimenti, tanto più che i figli sono degli illustri sconosciuti per i genitori, alieni viventi in un mondo parallelo, sfiancati dal lavoro e flagellati dalle crisi intramatrimoniali. La letteratura continua ad inscenare le forme della lotta fra Armonia e Discordia. Eros, spinta al desiderio di confusione, promuovendo forze di associazione, agisce spesso in maniera inseparabile con Thanatos, con forme istintuali di distruzione, conflitto e disintegrazione, come dimostrano le vicende dei tre romani, in cui la ricerca di amicizia e di ruolo sociale si mescola con le frustrazioni, la predazione ed una conflittualità che si associa al bisogno di amore. E all'amore di e con Marta sono dedicate pagine intriganti. Per indicare una via d'uscita, da questo mondo sotterraneo alla storia che fluisce nella superficie della megalopoli infettante, Lagioia fa ricorso al 'libro dell'incontro', agli esperimenti di giustizia riparativa tra vittime e responsabili del terrorismo, agli incontri fra le parti coinvolte al fine di fermare quel circolo fra male e solitudine in cui i sopravvissuti a queste vicende negative rischiano di restare irretiti e suggerisce anche la riparazione emotiva che avviene con la visita ai cimiteri, all'opposta città dei morti, lì a Prima Porta, con la
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Bookmarks Related papers MentionsView impact
tOMMASO rUSSO DESCRIVE IL DISSENSO COMUNISTA
A nAPOLI E LE LOTTE CONTADINE FRA 1943 E 1954
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Una serie di circostanze di contesto si coagulano nella formazione mentale d'una poesia. Nel caso... more Una serie di circostanze di contesto si coagulano nella formazione mentale d'una poesia. Nel caso del mio testo "Alle passanti del 'se non ora' " la spinta iniziale fu il bando del concorso R. Fucini 2005, per un solo sonetto, che mi spinse a presentare un tema d'attualità, l'indignazione femminile e la richiesta di dignità che si movimentava nelle piazze (fra 2004 e 2011). Il tema femminile andava ristretto nelle forme costrittive del sonetto e, qui, seguendo l'esigenza di consegne rigide, l'endecasillabo e i quattordici versi, occorreva restringere la primordiale genericità del tema. Davanti a queste consegne vennero ad allinearsi altre tre spinte interiori: trovare un paragone d'elogio per il femminile; rintracciare nella tradizione poetica degli esempi; creare, se possibile, una parola nuova. Nella mente si mescolò l'immagine delle donne in corteo (di cui avevo tanta esemplarità fin dalle lotte studentesche del 1969, immagine di donne in movimento) con le parole in musica di George Brassens, il cui testo "Le passanti" avevo imparato ad amare, per la sua forza struggente, per il rimpianto di tante relazioni strisciate e svanenti e per i rimandi sia ad un tema di C. Baudelaire e sia al poeta delle passanti (che in vero non era Brassens , qui semplice chansonnier nel 1972, ma il poeta Antoine Pol). L'eccitazione dei rinvii continuava a brulicare nella mente. Come procedere? Trovare la tradizione. Allora, sul web, iniziai a cercare una poesia medievale, delle origini, che potesse contenere un particolare elogio delle donne e avesse tinte materialistiche, non stilnovistiche, e scelsi brandelli dell'epoca di Folgore da S.Gimignano. Da qui potevo prendere delle parole antiche e perciò risuonanti di letterarietà, come esige il sonetto, che un poco aristocratico lo è di suo. In tale maniera scelsi il verbo "abrenunziano", citato anche da G. Contini nella spiegazione del bando, e selezionai quello che sarebbe diventato il verso della chiusa:" bella la giornatella d'oro vi sia", che è testo pieno di auguri e fa bene sperare per il futuro, per la modifica storica delle condizioni di rapporto uomo-donna. Non più apocalittico il futuro, non più consunzione dei tempi ed ekpirosis ma costruzione sociale d'una "giornatella d'oro" per tutti, che è quasi un eden comunistico o paradisiaco (analogo a quel "Là è tutto ordine e bellezza, lusso e voluttà " dell ' ''Invito al viaggio ' di Baudelaire, ora musicato da F. Battiato). Quando sul foglio di appunti si erano costituiti questi pezzi del collage, si trattava di assemblarli nell' ordine delle due quartine e due
Bookmarks Related papers MentionsView impact
antonio Lotierzo, 2019
a Margherita B., che guida le nostre storie Frecce della storia, éccole passanti, capelli al vent... more a Margherita B., che guida le nostre storie Frecce della storia, éccole passanti, capelli al vento dell'equa libertà: abrenunziano al brodo politichese e lanciano il corpo in campo celeste. Poi far ciò che Vita comanda e spinge, segreti occhi, incantevoli paesaggi, spalle che portano un mondo feroce: siamo ciottoli levigati al fiume. Donne ora lodiamo, aurea Margherita, il futuro a riprendersi e i baci che si é osato, labbra di giustizia. Corrono fra labirinti Ilarieliete danzanti a snoquare cortesia: bella la giornatella d'oro ci sia. (Antonio Lotierzo,2005)
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Alfonso Reccia su A.LOtierzo storico di S.Cipriano d'Aversa, 2019
E' la PREFAZIONE al libro di Antonio Lotierzo: "Tempo e valori a San Cipriano d'Aversa" che non v... more E' la PREFAZIONE al libro di Antonio Lotierzo: "Tempo e valori a San Cipriano d'Aversa" che non venne pubblicata nel 1990. Lotierzo,poi, ne dà spiegazione e scrive delle note a commento sia biografico e sia storiografico
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Uploads
Papers by Antonio Lotierzo