Antonio Mazzeo
Peace-researcher e giornalista impegnato nei temi della pace, della militarizzazione, dell’ambiente, dei diritti umani, della lotta alle criminalità mafiose. Ha ricevuto il “Premio G. Bassani – Italia Nostra 2010″ per il giornalismo e nel 2013 il secondo premio nazionale “Gruppo Zuccherificio” di Ravenna per il giornalismo di inchiesta. A Roma, l'8 ottobre 2020 è stato premiato dall'Archivio Disarmo con la "Colomba d'oro per la Pace" quale riconoscimento "per aver interpretato per anni il giornalismo e la scrittura come una missione di difesa dei diritti umani e di denuncia delle ingiustizie". Ha pubblicato numerosi saggi sui conflitti nell’area mediterranea, sulla violazione dei diritti umani, sulla criminalità organizzata e la militarizzazione del territorio.
less
Uploads
Papers by Antonio Mazzeo
» non esiste, va ignorato, seppellito sotto tonnellate di spot,
tele-show, dichiarazioni di figuranti della politica da Palazzo.
Altrimenti, deve essere vilipeso, irriso, etichettato, isolato.
Decine di migliaia di persone, tra cui molta gente ormai disabituata
ai cortei ed altra del tutto nuova, sono scese in piazza
negli ultimi anni da Nord a Sud per difendere il territorio e la
propria esistenza dall’ingordigia distruttrice di un falso modello
di sviluppo. Anziché capirne le ragioni o cercare il dialogo, sono stati
bollati come terroristi e «no-global» dai politici, sbeffeggiati dai
media come retrogradi ed egoisti, e talvolta – come in Val Susa
– colpiti senza misericordia dai manganelli delle «forze dell’ordine», desiderose di aprire la strada alle ruspe portatrici della
modernità. L’isteria delle reazioni nasconde certamente l’irritazione, lo
stupore, la meraviglia, lo straniamento dei Berlusconidi ormai
convinti di confrontarsi esclusivamente con una tele-platea narcotizzata
ed intontita dalle frasi ad effetto studiate dai geni del marketing. E invece si sono trovati di fronte a gente che esce, protesta,
pensa e dice e scrive parole che non avevano trovato cittadinanza
in televisione. Piccole minoranze, nel corso del tempo, hanno saputo spiegare le proprie ragioni – concrete e non ideologiche – guadagnandosi il consenso di chi – al di là dell’appartenenza politica
– pagherà comunque sulla propria pelle la presenza di megacantieri,
discariche radioattive o impianti inquinanti. A tutto questo, alle ferite immediate, vanno aggiunti i danni letali ai conti pubblici, la politica della privatizzazione che arricchisce pochi ed impoverisce tutti gli altri, l’inefficienza senza rimedio e la lentezza infinita delle troppe opere mai completate che nessuno spot elettorale potrà mai coprire.
Sui
nuovo Mostro. per annientare il pianeta dallo spazio ed eclissare
i Soli e le Lune. Si nutrirà del sangue di ogni essere vivente. Muterà
il dna delle specie e degli habitat. trasformerà i ghiacciai in
deserti, i laghi in paludi, gli oceani in melma. Fiumi e torrenti di
fuoco, piogge di ceneri, uragani di polveri e fumo. Il quinto cavaliere
dell’Apocalisse. Vestale dell’Olocausto. Elogio della Follia
e della Morte.
Il padre Marte ha battezzato il figlio MUOS, Mobile User
Objective System, perché fosse chiara a tutti la sua natura infernale.
E ne ha donato l’uso esclusivo alle forze armate degli Stati
Uniti d’America perché possano affermare la loro superiorità
universale.
» non esiste, va ignorato, seppellito sotto tonnellate di spot,
tele-show, dichiarazioni di figuranti della politica da Palazzo.
Altrimenti, deve essere vilipeso, irriso, etichettato, isolato.
Decine di migliaia di persone, tra cui molta gente ormai disabituata
ai cortei ed altra del tutto nuova, sono scese in piazza
negli ultimi anni da Nord a Sud per difendere il territorio e la
propria esistenza dall’ingordigia distruttrice di un falso modello
di sviluppo. Anziché capirne le ragioni o cercare il dialogo, sono stati
bollati come terroristi e «no-global» dai politici, sbeffeggiati dai
media come retrogradi ed egoisti, e talvolta – come in Val Susa
– colpiti senza misericordia dai manganelli delle «forze dell’ordine», desiderose di aprire la strada alle ruspe portatrici della
modernità. L’isteria delle reazioni nasconde certamente l’irritazione, lo
stupore, la meraviglia, lo straniamento dei Berlusconidi ormai
convinti di confrontarsi esclusivamente con una tele-platea narcotizzata
ed intontita dalle frasi ad effetto studiate dai geni del marketing. E invece si sono trovati di fronte a gente che esce, protesta,
pensa e dice e scrive parole che non avevano trovato cittadinanza
in televisione. Piccole minoranze, nel corso del tempo, hanno saputo spiegare le proprie ragioni – concrete e non ideologiche – guadagnandosi il consenso di chi – al di là dell’appartenenza politica
– pagherà comunque sulla propria pelle la presenza di megacantieri,
discariche radioattive o impianti inquinanti. A tutto questo, alle ferite immediate, vanno aggiunti i danni letali ai conti pubblici, la politica della privatizzazione che arricchisce pochi ed impoverisce tutti gli altri, l’inefficienza senza rimedio e la lentezza infinita delle troppe opere mai completate che nessuno spot elettorale potrà mai coprire.
Sui
nuovo Mostro. per annientare il pianeta dallo spazio ed eclissare
i Soli e le Lune. Si nutrirà del sangue di ogni essere vivente. Muterà
il dna delle specie e degli habitat. trasformerà i ghiacciai in
deserti, i laghi in paludi, gli oceani in melma. Fiumi e torrenti di
fuoco, piogge di ceneri, uragani di polveri e fumo. Il quinto cavaliere
dell’Apocalisse. Vestale dell’Olocausto. Elogio della Follia
e della Morte.
Il padre Marte ha battezzato il figlio MUOS, Mobile User
Objective System, perché fosse chiara a tutti la sua natura infernale.
E ne ha donato l’uso esclusivo alle forze armate degli Stati
Uniti d’America perché possano affermare la loro superiorità
universale.
Il popolo italiano che con due referendum ha rigettato il nucleare si ritrova nei porti unità navali a propulsione nucleare che costituiscono un pericolo per le città.
Amianto presenti nelle navi militari, smaltimento in mare e laghi di materiale bellico obsoleto pericoloso ed inquinante.
Quale futuro? Quale salute anche in tempo di pace?
La risposta istituzionale al coronavirus ha privilegiato lo stato di guerra, i suoi linguaggi, le sue metafore, i suoi simboli.
Nell’incantevole scenario di Scilla e Cariddi, i mitologici mostri decantati da Omero, si chiede di realizzare due torri di cemento e acciaio alte 382,60 metri, formata ognuna da due piloni del diametro di oltre 50 metri, rette da quattro tiranti di acciaio per un peso totale di 166.600 tonnellate. Il volume delle fondazioni in Sicilia sarà di 86.000 metri cubi, mentre in Calabria di 72.000. Oltre al Ponte vero e proprio saranno realizzati 40 chilometri di raccordi stradali e ferroviari (2 km su viadotto e 20,6 km in galleria), mega-discariche, cave e strutture di raccordo. L’Opera investirà superfici territoriali vastissime nelle province di Messina e Reggio Calabria: la somma delle aree destinante ai cantieri ammonterà a 514.000 metri quadri, a cui si aggiungeranno le aree destinate a discariche finali, distanti anche più di 50 km dall’infrastruttura, per un valore complessivo di 764.500 mq.