Apparentemente sul posto di lavoro non era cambiato niente: c’erano i soliti casi assurdi («Voglio denunciare Dio per inadempienza! Ho fatto la novena come prescritto e ancora non fa piovere sui miei campi!» «Deve rivolgersi in quell’altro ufficio, quello con scritto “Finnermann”, è lui l’esperto di queste cose»), i soliti abbracci catartici («Dopo 10 anni di matrimonio la moglie di quest’uomo gli ha detto in faccia che non lo ama più. Vi rendete conto di quanto può sentirsi distrutto? Venite tutti quanti ad abbracciarlo!») e le solite trame respinte dagli editori («Che cosa significa che l’idea di usare una macchina che si muove da sola e uccide le persone è un plagio?»).
L’unica novità era che da qualche giorno, quando Sam entrava in ufficio, trovava la scritta “ILOVESAM” sopra la sua scrivania. Avrebbe dovuto fargli piacere, peccato che la frase fosse ottenuta staccando e riposizionando i tasti del suo computer…
Dopo una settimana di stacca-attacca, Sam si rese conto che aveva cominciato a togliere i tasti prima di accorgersi che stavolta Gabriel li aveva lasciati al loro posto.
«Non la notavi più…» gli disse con voce atona.
«Scu… scusami, ma ormai so che cosa provi per me, non c’è bisogno che me lo scrivi tutti i giorni.»
«E infatti oggi non te l’ho scritto» replicò Gabriel di malumore.
Accidenti l’aveva ferito con la sua indifferenza, però c’era da dire che era un po’ permalosetto! Sam accese il computer e corse ad abbracciarlo: «Dai, non tenermi il broncio… Sai che ti amo anch’io, anzi ora te lo dimostro!»
«Son proprio curioso» replicò Gabriel, appoggiandogli la testa sul petto.
Sam cercò una graffetta un po’ grossa, mettendoci un po’ perché la scrivania di Gabriel era un vero caos, quando la trovò, cominciò a staccare e riposizionare i tasti del computer del collega. «Ecco qui, una dichiarazione d’amore in piena regola!» esclamò alla fine.
«ILOVEGAB?»
«C’era una sola “E”» replicò Sam con tono di scusa. «Ma Gab, Gabe o Gabriel che sia, ti amo da impazzire!» Lo baciò.
«Ok, ok, sei perdonato! Va’ a lavorare, ora!» gli disse, rifilandogli una pacca sul sedere.
Tornato al suo posto, Sam si voltò verso Gabriel e disse: «Senti ho pensato… Fra qualche giorno è Natale… Che ne dici se andassimo a sceglierti un casco nuovo come regalo?»
«Ti ringrazio ma non ne vedo il motivo» rispose Gabriel. «Non ha ammaccature, è della mia misura, è quasi nuovo, inoltre mi piace molto. Che cos’ha che non va?»
«Beh è… è rosa!» Ok, scorazzare per la città avvinghiati; ma che uno dei due avesse pure un casco rosa con i cuoricini era francamente troppo!
«Non dirmi che sei ancora fermo all’idea che il rosa è soltanto per le ragazze?» gli domandò Gabriel, inarcando un sopracciglio.
«Non mi dirai che te ne andresti in giro vestito di rosa!» esclamò Sam scioccato.
«Certamente non nell’aula del tribunale, non vorrei mai che qualche giudice o giurato se la prenda con il mio cliente per le mie preferenze stilistiche ma fuori perché no? Comunque perché avevi comprato quel casco?»
«Lo sai… era per Jessica» rispose un po’ a disagio.
«E in quel momento chi era Jessica per te?»
«La… la mia fidanzata.» Gli sembrava che fosse passato un secolo da quando avevano rotto.
«Quindi la persona che tu amavi e con la quale pensavi di passare il resto della tua vita, vero?»
Sam annuì.
«Bene! Adesso quella persona sono io, giusto? Quindi hai acquistato questo casco per me!» concluse trionfante. «Caso chiuso!»
Rassegnato a recarsi in tribunale ancora con Gabriel, versione gaia, avvinghiato a lui, Sam selezionò la cartella Documenti per accedere al file del loro ultimo caso, ma non si aprì, cliccò più volte ma inutilmente, provò con “Risorse del computer” ma stesso risultato. Controllò che il mouse fosse ben collegato, poi riprovò: ancora niente! Si voltò verso Gabriel: «Il computer non funziona, ne sai qualcosa?» Che lui e Charlie gli avessero combinato un altro scherzo?
«Sul serio?» Si avvicinò e appoggiò l’orecchio alla torretta. «Naaa, funziona benissimo!» gli disse qualche secondo dopo con un’espressione divertita.
«E allora perché…?» No, ci sarebbe riuscito da solo. Cliccò su “Start” ma era fuori uso anche quello; esasperato cliccò col pulsante destro sulla cartella Documenti ma invece di comparire il solito menù: “Apri, Esplora, Cerca…” comparve “Disponi icone per… Aggiorna, Incolla…” Sembrava assurdo ma provò con il mouse a selezionare le cartellette, niente. Si girò verso Gabriel che aveva un’espressione sorniona, mentre aspettava che risolvesse l’inghippo.
«Gabriel, hai impostato l’immagine di ciò che c’era sul mio desktop come nuovo sfondo!»(1)
«Se lo dici tu…» rispose guardando in alto.
«Piccolo demonietto!» Sam scoppiò a ridere.
«Almeno ho riottenuto la tua attenzione. Vediamo un po’ il nuovo caso» disse Gabriel andando a prendere la sua sedia e mettendola accanto a quella di Sam.
La loro cliente era una segretaria di una grossa ditta che aveva denunciato il suo capo per molestie.
«Ho gli indirizzi di tutte le sue colleghe, potremmo chiamarle come testimoni» propose Sam.
«Lascia perdere, nessuno testimonia contro chi gli dà la paga» replicò Gabriel, leccando il suo lollipop.
«Che suggerisci di fare?»
«Ragiona, Sammy… Se l’ha fatto una volta…»
«… potrebbe averlo già fatto anche in passato!»
«E se chi lavora per lui, non testimonia contro…»
«… chi lavorava per lui prima potrebbe farlo» concluse Sam trionfante.
«Fatti dare la lista delle donne che hanno lavorato lì.»
«Certo che insieme, lavoriamo proprio bene!» disse Sam.
«Sì» replicò Gabriel, «siamo una bella coppia e non solo al lavoro…» Gli accarezzò i capelli e cominciò a baciarlo…
La porta si spalancò all’improvviso. «Riunione tra… Che schifo! L’ho sempre saputo che sarebbe finita così! Siete solo due pervertiti!» strepitò Raphael disgustato.
«Ah, lo sapevi prima? Visto che hai delle doti profetiche, perché non le usi per vincere al jackpot, così la smetti di fare l’avvocato a tempo perso?» esclamò Gabriel furioso, mentre Sam tentava di riassestarsi la camicia un po’ troppo stropicciata…
«A differenza di te, io so che le relazioni sul posto di lavoro sono inappropriate e possono essere anche perseguibili. Voglio proprio vedere che cosa diranno gli avvocati Curtis e Fuller su questa vergognosa faccenda. Riunione fra 10 minuti.» Con un ghigno odioso Raphael uscì dall’ufficio.
Gabriel corse alla porta. «Raphael, fattene una ragione!» gli urlò dietro. «Lo so che sei pazzo di me e che non vedi l’ora di rotolarti nel mio letto! Ma io non ti amo e non ti amerò mai!»
Se possibile, Finnermann s’irrigidì ancora di più.
«E ora che cosa succederà?» domandò Sam preoccupato, quando Gabriel rientrò.
«Non ne ho idea, pasticcino» rispose Gabriel, stringendosi la radice del naso. «Non so come la pensino Zac e Meti sulle relazioni sul posto di lavoro… Finora non era mai successo niente del genere…»
*****
1) A quest’indirizzo le spiegazioni dello scherzo che ha combinato Gabe a Sam.