Chapter Text
Statua di adamantio
Logan guardò il meccanismo che legava le celle dei prigionieri con una cisterna di adamantio fumante, che liquefatto bolliva. Si voltò, lo scienziato annegato nel suo sangue con gli occhi sgranati e la mano ancora sul bottone di autodistruzione, già gli schermi stavano esplodendo e le tastiere mandavano scintille.
Un computer esplodendo fece franare alcune gabbie vuote.
Si voltò e vide i ragazzini che lo guardavano terrorizzati, alcuni di loro avevano gli arti trasformati in armi di adamantio e uno era stato reso cieco dagli esperimenti.
«Se ci libera… morirà…» gli fece presente uno dei più grandi, mentre i più piccoli urlavano in preda al panico, alcuni piangevano silenziosamente.
«Fugga» lo implorò una ragazza.
Logan estrasse gli artigli. «State indietro» ordinò, estraendo gli artigli. Li vide strisciare indietro, sorpresi, i più piccoli vennero trascinati dai più grandi.
Con un colpo, James mandò in frantumi il meccanismo, ululò venendo colpito dal getto di metallo rovente. Strisciò indietro, sentendo la sua pelle prendere fuoco e staccarsi, squagliandosi, mostrando il proprio scheletro di Adamantio che si squagliava.
«Correte!» ordinò, una volta abbastanza lontano da lasciare uno spiraglio di fuga ai prigionieri. Le giovani cavie lasciarono la cella e corsero fuori.
Logan iniziò a strascicare i piedi verso l’esterno, a fatica. I ragazzi trovavano la libertà accalcandosi lungo le scalette che portavano alla base della collina.
James raggiunse, invece, il punto più alto della collina, il sole stava solidificando l’Adamantio.
Cadde in ginocchio, completamente ricoperto, la rigenerazione era lenta e dolorosa, ma per quanto provasse a liberarsi, quella sostanza continuava ad avvilupparlo. Guardò il sole e immaginò una notte stellata e il sorriso di Victor. Mi dispiace… fratello…" pensò.
Si tramutò in una statua lucente, completamente immobile.