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Che ci fai qui, vicino a me?

Chapter 9: Troppo rumore

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Simone lo evita, non lo guarda negli occhi.

Mancano cinque giorni prima che se ne vada.

Mimmo non sa che fare, non sa come parlargli perché non ha modo di poter avere un confronto con lui.

Si sveglia e spera di trovare il solito Simone sorridente che lo aspetta impaziente per fare colazione insieme, scende le scale ma il tavolo è vuoto, o meglio, c'è solo Dante che legge il giornale e beve il caffè.

«Buongiorno professò»
In risposta, l'uomo tira su lo sguardo e si accorge della presenza del ragazzo.

«Ciao Mimmo scusa se te lo chiedo, mi potresti prendere quel libro in camera di mio figlio che ha la copertina rossa e blu? Non ricordo il titolo ma dovresti trovarlo facilmente»

Mimmo annuisce, «Ma Simone dove sta? Non vorrei disturbarlo se s' sta facend gli affari suoi» «È uscito presto per andare da Laura, tranquillo»
gli risponde Dante.

Il ragazzo non dice niente e va verso la camera.
Nota subito appena entrato che è molto in disordine, cosa non tipica di Simone.

Il libro lo trova sulla scrivania, forse Dante lo aveva dimenticato lì. La scrivania è piena di fogli stropicciati e un taccuino tutto scritto, la curiosità di Mimmo è così forte che lo spinge a leggere quanto più possibile nel minor tempo.

I fogli accartocciati non sono nulla di nuovo, spartiti musicali scritti e riscritti con tante cancellature, cosa che aveva già visto più volte fare.

Quel taccuino non lo aveva mai visto, Mimmo pensa subito sia una specie di diario segreto e questo dovrebbe bastargli per capire che forse non dovrebbe leggerlo per non invadere la privacy di Simone, che sarebbe irrispettoso mettere il naso nei pensieri privati di una persona.

Ma ormai il danno è fatto, perché Mimmo sfoglia irrefrenabilmente le pagine sottili. Vorebbe poter leggere ogni singola parola ma capisce che sarebbe davvero troppo. Così si accontenta di leggere solo gli ultimi appunti, qualcosa che possa bastargli per capire come si sente Simone dopo il fatto successo qualche giorno prima tra di loro.

"Questo silenzio mi uccide, ma so che è inevitabile"

Gira pagina.

"Non posso sopportare l'idea che tu possa odiarmi dopo quel bacio, io volevo solo farti capire un po' più di me"

E ancora.

"Preferirei morire piuttosto che farmi odiare da te. Ma non riesco a parlarti, anche solo l'idea di guardarti negli occhi mi fa venire da piangere.
Scusa se non sono la persona che vorresti che fossi"

Ancora.

"Non riesco ad avercela realmente con te perché tu non hai fatto niente di sbagliato, non avrei dovuto baciarti io. Scusa scusa scusa"

Mimmo sospira.

Vorrebbe abbracciarlo e smentire ogni singolo pensiero scritto sulla carta.

Ma sa che con Simone niente è mai facile.

Passa con il dito sulle parole scritte con la calligrafia elegante ma veloce del riccio e pensa a quanto gli manchi passare anche poco tempo con lui.
Non riesce a sopportare che Simone si senta così per colpa sua, il fatto che lui si stia colpevolizzando per tutto lo fa impazzire.

«Mimmo? L'hai trovato? Vengo io altrimenti» gli urla Dante dal pianto di sotto.

Il biondo ritorna alla realtà e scende frettolosamente le scale.
«Si, scusi è che c'era un po' di disordine e quindi
nun o' truovavo»

«Ma non è che posso andare a fare una passeggiata prima che iniziamo a studiare professò?» gli chiede poi.

Dante annuisce dicendo che a lui va più che bene.

 

Esce dalla villa e si siede su una panchina lì vicino per fumare senza dare fastidio a nonna Virginia
mentre sistema i fiori.

E mentre si mette la sigaretta tra le labbra ritorna a pensare a tutto il casino che ha combinato con
Simone.

Si sente veramente in colpa, e lo immagina già a piangere tra le braccia di Laura mentre lei cerca di consolarlo.

Butta fuori il fumo.

E stanco, stanco di tutto.

Si maledice per aver accettato questa proposta di studio, se fosse rimasto a Napoli non avrebbe scombussolato la vita di nessuno, come invece ha fatto con quella di Simone.

Pensa che forse se lui non fosse mai arrivato a
Roma in questa casa ora tutti sarebbero stati più tranquilli.

Però nonostante tutto è profondamente grato a chiunque o qualsiasi cosa gli abbia messo Simone nel cammino della sua vita.

Sente dei passi e alza lo sguardo.
Si stupisce di vedere Manuel che si siede vicino a lui.

Gli offre una sigaretta e il moro la accetta volentieri.

«Simone nun m'ha detto niente ma io ho già capito tutto. Lui t'ha baciato e tu non ce sei stato, ve?»
Mimmo odia che Manuel gli stia parlando con questa arroganza.

«Ma che vuò? Devi farmi tu la predica? A m'?
Dopo che hai trattato Simone di merda? Non ci devi provà Manuel, tu gli hai detto le peggio cose insultandolo. Non m'avesse mai permesso»
Manuel sospira.

«A Napoli, nun te incazzà sempre, mica t'ho detto niente io. E poi me so pentito de quella faccenda co' Simone e lui lo sa. Gli'ho chiesto scusa più volte e mi dispiace che a lui glie sia venuto 'na specie de trauma»

«E quindi, pecchè m' stai parlann?» gli chiede Mimmo non capendo il senso di quella loro conversazione.

«Ce deve sta pe' forza un motivo?»

Manuel si risponde da solo, d'altronde i motivi ci sono e lui sa bene.

«Vabbè, niente so' che sembro un ipocrita però te volevo dì di parlare con Simone che magari risolvete e tornate a stare bene insieme. Non non l'abbiamo fatto e guarda che finaccia che ha fatto la nostra amicizia, però è colpa mia e m' o' merito»

Mimmo apprezza che riconosca i suoi errori, ammette anche che per quanto scontato è un consiglio che ha senso.

«E tu Manuel? Hai trovato l'ammore? Te la sei fatta 'a fidanzata?» chiede il biondo sia come provocazione, sia per cambiare argomento e andare su qualcosa di più leggero rispetto al precedente.

«So che te potrebbe sembrà una presa per culo, infatti me vergogno pure un po' a dirlo. Però se te lo dico nun lo devi dì a nessuno»

«Guarda cu' me la vergona non esiste. E no, non lo dico a nessuno, a chi aggia di 'sta cosa?» ribatte
Mimmo.

Manuel lo guarda imbarazzato.

«Praticamente mo' io e mia madre ce stiamo trasferendo in un'altra casa sempre qua vicino perché co' la attuale c'abbiamo dei problemi. E quindi niente abbiamo iniziato a fa' sto trasloco con l'aiuto di dei ragazzi che in pratica nun c'hanno un cazzo da fa' nella vita»

Fino a qui non c'è nulla di strano.

«Poi vabbè le solite cose e fatto sta che conosco sto ragazzo, che non m'ha detto mica come se chiama veramente, m'ha detto solo di chiamarlo
"Fragoroso", ma io non ho capito perchè»

Mimmo sa dove Manuel sta andando a parare.

«E questo è proprio'n bel tipo, scherziamo, ce guardiamo, stiamo 'nsieme la sera. Morale della favola? Me sa che me so' innamorato. Te rendi conto Napoli? Io, de un maschio. Ma do' so' andato a finì. È che lui è proprio bello, più grande de me e co' la barba, ma me piace troppo quando me prende in giro per finta»

Manuel impreca e guarda il cielo.
Mimmo invece gli sorride, è felice che glielo abbia detto.

«Sembra una barzelletta, prima insulti e schifi un ragazzo omosessuale e poi ti innamori di un maschio»

Il moro gli da una spinta amichevole.

«E lo so, che ce voi fa? È la vita. E comunque nun te prende troppa confidenza co' me Napoli, che manco ho capito se me stai simpatico o no»
Ritornano a fumare in silenzio.

«Però tu co' Simone parlace davvero, ok?
Stamattina l'ho visto de sfuggita ma c'aveva 'na faccia brutta forte. Fagli tornare il sorriso come sai fare tu, Mimmo, so' serio» dice Manuel prima di andarsene.

Mimmo rimane seduto a riflettere.

Dopo poco si alza preferendo studiare piuttosto che affrontare la situazione seriamente.

 

«So' tornato professò» urla Mimmo entrando in
casa.

«Ma di già? Pensavo volessi fare una passeggiata più lunga» risponde poi Dante.

«Avete ragione, però ho incontrato Manuel qui fuori e ci siamo messi a parlare, poi mi è passata la voglia di camminare e sono tornato dentro»

Dante annuisce, «Avete litigato?»

«Ma no professò, perché dovremmo» aggiunge frettolosamente.

«Avete parlato di Simone però, immagino»
Mimmo suda freddo.

«Scusi ma è un interrogatorio? Non sto capen'» risponde il ragazzo evidentemente imbarazzato
dalla situazione.

Il protessore non continua la conversazione e chiede allo studente di seguirlo per continuare a studiare.
Ma Mimmo è distratto, non riesce a concentrarsi adeguatamente sullo studio e infatti solo dopo poco inventa una scusa dicendo di avere un forte mal di testa, Dante preoccupato gli dice che non ci sono problemi e che si merita un po' di riposo.

Ma la verità è che Mimmo non vedeva l'ora di tornare in camera di Simone.

Buttarsi sulle sue coperte cercando di sentire il calore e l'odore del riccio.

Guardare ancora tra i suoi affetti personali e capire qualcosa in più su di lui.

O magari scrivergli qualcosa.

Si, a Mimmo sembra una buona idea.

Prende un post it e una penna dalla scrivania disordinata, e in modo veloce e confusionario inizia a scrivere. Nota subito come la sua calligrafia appaia grezza in confronto alla delicata di Simone.

"Per favore parliamo, a mezzanotte in questa camera, non ignorarmi"

È come una supplica, una necessità.

Mimmo non riesce più a sopportare tutto questo silenzio che all'improvviso sembra comunque fare troppo rumore.