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San Valentino a casa Tendo
Ranma si sfilò il vestito sporco di fango, rimanendo in boxer. «Odio San Valentino» borbottò, grattandosi la testa.
Akane gli versò l’acqua fredda sulla testa con un bollitore giallo e vide il fidanzato starnutire, trasformatosi in donna. «Ranmuccio, io credevo che ti piacesse ricevere così tanta cioccolata dalle sue innumerevoli amanti» cinguettò Tendo.
Ranma serrò i pugni e digrignò i denti. «Non è colpa mia se quello della mia fidanzata è veleno» ringhiò.
Akante lo spintonò. «I nostri padri si aspettano di vederci fare gli innamorati, scambiandoci baci e cioccolato» ringhiò. «Io ho solo voglia di prenderti a pugni».
Ranma ghignò e allargò le braccia. Allora prendimi a pugni, ma preparati a ricevere qualche calcio ben piazzato. Pensò: "Non siamo capaci di fare gli attori come si aspettano tutti. Non possiamo semplicemente stare zitti e buoni".
"Abbiamo cercato di stare lontani tutto il giorno" pensò Akane. "Però siamo di nuovo finiti in due guai differenti che poi sono diventati un unico cataclisma che abbiamo dovuto affrontare".
Cercò di raggiungere il fidanzato con un pugno e quello parò. Akane saltò all’indietro, scansando un calcio al viso. "I nostri genitori sono degli ipocriti. Suo padre lo ha seviziato con allenamenti inventati, lo ha promesso a mezzo mondo. Mio padre ha approfittato della morte di mia madre per usarmi come merce di scambio col migliore amico. Il primo non ha mai cercato sua moglie e il secondo ha obbligato mia sorella a fare la donna di casa per non occuparsi dei suoi figli. Però vogliono che noi ci fingiamo la coppia modello".
«La gente purtroppo parla, anche quando non sa di che cazzo parlo. Mi fanno mancare l’aria» ruggì Ranma, mentre la incalzava con una pioggia di pugni e calci ben assestati.
Akane fu costretta a indietreggiare, riuscì a parare colpo dopo colpo, ignorando gli ematomi che si creavano sulla sua pelle. «Vogliono affogarci e anche io sono stanca di faticare a rimanere a galla» rispose.
Riuscì a tirare un colpo a Ranma, facendolo volare a terra. Pensò: "Io non sarò come mia sorella, io non rinuncerò al mio carattere e alla mia vita solo perché è questo che si aspettano da me". Saltandogli addosso.
Ranma afferrò entrambe le mani di lei che cercava di colpire il suo viso. Il suo seno era umido per le gocce d’acqua fredde, le stesse che gocciolavano dal suo codino rosso, il suo boxer era così fradicio da risultare più scuro.
«Tu sei fuori di testa…» sussurrò Ranma.
«Anche tu…» ribatté Akane, entrambi respiravano a fatica, col battito cardiaco accelerato.
Sautome sussurrò: «… Però siamo diversi da loro…».
Chiusero gli occhi e si baciarono, intrecciando le loro lingue.