Cristina Gavagnin
Alla ricerca di tracce di italianità
Il linguistic landscaping per studenti universitari carinziani
1 Linguistic landscape e didattica dell’italiano
Questo lavoro si inserisce in un ambito che, in seno alla glottodidattica italiana,
è ancora in parte inesplorato, ovvero, il linguistic landscape1 e il linguistic
landscaping2 (cioè la metodologia che ne consegue) applicati alla didattica
dell’italiano LS, insegnato cioè in un paese e in un contesto dove non è lingua
materna.
Nell’ambito dell’italiano insegnato all’estero mancano quasi del tutto studi
e progetti scolastici o universitari di LL in prospettiva didattica. Solo Paolini
(2019), pur non parlando di LL ma di “input ambientale”, analizza la situazione
in Slovacchia e mette in evidenza come le conoscenze lessicali di partenza degli
apprendenti di italiano slovacchi siano in gran parte dovute all’influsso del LL:
I nostri studenti arrivavano alla fase “apprendimento” della lingua dopo avere attraversato una fase “acquisizione”, che si era verificata nel contesto naturale bratislavense […].
Fin dal primo momento di lezione, essi dimostravano il possesso di una sorta di “lessico
preliminare”, che avevano evidentemente acquisito in modo “spontaneo”, cioè per effetto
di un input ambientale, nel corso della loro esperienza personale.
(Paolini 2019: 36)
Per l’italiano L2, invece, si registrano già alcune esperienze significative, nate
tutte in seno al gruppo di lavoro dell’Università per Stranieri di Siena. In particolare, nel lavoro di Bagna et al. (2018), si dà conto di una sperimentazione
didattica3 avviata con gli studenti e i docenti dei corsi di italiano L2 della Stranieri di Siena:
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1 Si tratta dello studio e dell’analisi del paesaggio linguistico, d’ora in avanti LL. Senza alcuna
pretesa di esaustività si elencano alcuni lavori significativi che danno una visione complessiva
degli studi in questo settore: Gorter (2006); Shohamy e Gorter (2009); Shohamy et al. (2010);
Hélot et al. (2012).
2 Laddove ci si riferisca al linguistic landscaping, la dizione sarà sempre indicata per intero.
3 Sempre Bagna e Machetti (2019) si sono interessate in ottica di educazione linguistica anche
alla Street Art.
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Cristina Gavagnin, Universität Klagenfurt
Open Access. © 2022 Cristina Gavagnin, publiziert von De Gruyter.
unter der Creative Commons Namensnennung 4.0 International Lizenz.
https://doi.org/10.1515/9783110784756-012
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Il LL, inteso come dimensione semiotica nel quale tutti i locutori sono immersi, partecipando attivamente ai relativi meccanismi di costruzione, trasmissione e negoziazione di
senso, ma allo stesso tempo inteso come approccio adeguato a mediare i significati specifici di un territorio e i diversi modelli di usi linguistici, anche creativi che in esso si trovano in contatto, può rappresentare in relazione al contesto degli studenti internazionali
uno strumento didattico particolarmente utile, con un impatto decisamente positivo.
(Bagna et al. 2018: 221)
Il contributo di Bagna trova i suoi riferimenti teorici sia nella bibliografia internazionale4 che in quella specificamente italiana sui “nuovi panorami linguistici
urbani globali” (Bagna et al. 2018: 221). Di particolare interesse è il feedback
raccolto dai docenti coinvolti nella sperimentazione, che hanno scelto tutti di
lavorare, a partire da elementi del LL, sull’interazione orale o su aspetti interculturali e lessicali, non cogliendo, a nostro avviso, tutte le potenzialità che
quest’approccio offre.
Il gruppo di lavoro senese si è occupato anche del settore dello scoolscape,
ovvero del paesaggio linguistico all’interno di scuole e istituzioni educative, con
il contributo di Bellinzona (2018). Nel suo lavoro Bellinzona sottolinea come il
LL possa influenzare direttamente il comportamento linguistico degli individui
(Bellinzona 2018: 298) e come lo studio del LL nei contesti educativi appaia, di
conseguenza, di grande utilità, “data l’importanza che essi rivestono nella vita
di studenti e personale scolastico, nonché in generale a livello societario” (Bellinzona 2018: 298).
Il LL nella didattica dell’italiano e, in particolare dell’italiano all’estero, si
presenta dunque promettente per essere esplorato, in modo anche da dare ai
docenti dei modelli di riferimento e dei suggerimenti per possibili percorsi didattici. Tali percorsi non dovrebbero limitarsi all’analisi del lessico o alla descrizione delle immagini, ma arricchirsi grazie a una lettura più ampia e profonda
dei segni del paesaggio linguistico, inglobando aspetti testuali, pragmalinguistici, interculturali, sociopolitici. Gli apprendenti potrebbero sviluppare così
competenze critiche grazie ad attività motivanti di ricerca sul campo. Un lavoro
sul LL permetterebbe, inoltre, di ampliare il setting didattico portandolo appunto on site, ovvero fuori dalla classe.
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4 Come, per esempio, il lavoro di Malinowski (2015), in cui lo studioso propone che il setting
didattico della classe di lingua si allarghi al LL, adottando un modello pedagogico che si appoggia alla “relazione spaziale triadica” tra spazi concepiti, percepiti, vissuti (Malinowski 2015:
109).
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2 Un progetto didattico: l’italiano in Carinzia
Il presente progetto didattico, per quanto esclusivamente esplorativo e migliorabile sotto molti aspetti, rappresenta uno dei primi tentativi di applicare concretamente il linguistic landscaping alla didattica dell’italiano LS in Austria.
La priorità per avviare un progetto didattico di LL è data dalla conoscenza e
dall’analisi del contesto per verificare quale sia la reale presenza dell’italiano
nel paesaggio linguistico. Come avvertono Cenoz e Gorter, infatti, nell’applicare
alla didattica delle lingue il LL, la distinzione tra LS e L2 è di particolare rilevanza, considerato che “with the exception of English, a foreign language is less
likely to be found in the linguistic landscape than a second language” (Cenoz e
Gorter 2008: 272).
Una persona, anche solo superficialmente interessata alla tematica del LL,
che dovesse passare qualche ora in Carinzia, sia nel suo capoluogo, Klagenfurt,
che in altre città medie (per es. Villach) o piccole, si renderebbe conto immediatamente della presenza pervasiva dell’italiano e potrebbe anche dedurne che
questa sia in qualche modo legata alla popolazione immigrata dall’Italia, geograficamente molto vicina. Tuttavia, come ben evidenzia Melchior (2020: 25–
26), non è affatto così perché a una presenza massiccia di italiano corrisponde
invece una presenza esigua di italiani. L’onnipresenza della lingua del sì sarebbe dettata piuttosto dal fascino, “prevalence of positive traits, linked to the
perception of aspects of Italianness” (Bagna e Machetti 2012: 219), che il nostro
idioma va sempre più esercitando a livello globale:
Sarebbe dunque azzardato e scorretto ipotizzare correlazioni tra presenza di italiani e presenza di italiano […]. Il ricorso all’italiano nella scrittura esposta delle due città [Klagenfurt e Graz, dato che Melchior si occupa anche del capoluogo della Stiria] è dunque piuttosto testimonianza tangibile di quella ‘grandissima attrattività della lingua italiana nel
mondo’ (Pizzoli 2019: 152), che fa sì che l’italiano, su scala mondiale, occupi ‘la seconda
posizione dopo l’inglese nelle insegne commerciali’.
(Melchior 2020: 26)
Tra l’altro Melchior (2020: 27) mette in dubbio che la frequenza di italiano sia
legata solo a determinate tipologie di business tradizionalmente italiane, poiché
risulta diffuso anche in attività legate a gastronomia e moda non gestite da italiani e sconfina in altri settori5 come le farmacie, i centri commerciali, le gioiel||
5 Alla stessa conclusione giunge Coluzzi (2017: 120) che, in riferimento alle numerose insegne
con nomi italiani o che rimandano all’Italia in un centro commerciale di Kuala Lumpur, conclude: “However, it is interesting to notice that some businesses have chosen Italian even if no
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lerie, i negozi di strumenti musicali, gli istituti di bellezza; è presente perfino
nel mondo della subcultura. A un osservatore non distratto il paesaggio linguistico carinziano si presenta pregno di italianità e di italiano non soltanto nei
settori tradizionalmente legati al made in Italy, ma anche in quelli meno visibilmente italianizzati a livello globale.
Il contesto carinziano si presta, quindi, in maniera eccellente per essere oggetto di un progetto didattico centrato sui discenti, che li veda protagonisti
nell’osservazione, analisi, discussione, riflessione critica sulla presenza
dell’italiano nel LL. Inoltre, data la diffusione dell’italiano nel paesaggio linguistico globale, un simile progetto potrebbe essere facilmente adattato e condotto
in altri luoghi dove la nostra lingua è insegnata come LS.
2.1 Contesto didattico e fasi del lavoro
Il percorso didattico di cui si darà conto è più propriamente un modulo didattico
della durata di tre settimane circa (inserito all’interno di un corso di lingua: la
Sprachkompetenz 2), che ha visto come protagonista un gruppo di 21 studenti6 di
italiano del primo anno dell’Università di Klagenfurt. Gli apprendenti, entrati
all’Università con una conoscenza dell’italiano pari a un livello A2+7, durante il
primo anno approfondiscono le loro abilità linguistiche e culturali grazie a due
corsi: uno di 6 ore (primo semestre) e uno di 8 ore (secondo semestre).
Chi scrive ha tenuto il corso di produzione scritta e orale nel semestre estivo
2019. Al centro dell’attività didattica dal punto di vista tematico figuravano
l’ambiente e la cultura, con nozioni di storia, geografia, usi e costumi, stereotipi
interculturali. Si sono proposti lavori di gruppo di natura storico–geografica e
culturale sull’Italia, e gli studenti sono stati invitati a redigere testi descrittivi e
espositivi individualmente e in gruppo. La modalità di lavoro era totalmente
centrata sui discenti e le attività proposte prevalentemente di natura progettuale. Per concludere il corso, riprendendo e ridiscutendo le tematiche di natura
culturale trattate nei primi mesi in una modalità nuova e più motivante, si è
scelto di inserire un lavoro finale sul paesaggio linguistico.
Il lavoro è stato scandito da cinque fasi:
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fashion or food are involved. In this case it may be the pure exoticism and European flavour of
the names chosen, which evoke sophistication and high quality, that the customers might find
attractive”.
6 Si avverte qui una tantum che il plurale maschile è sempre da intendersi come plurale generico e che quest’uso è rispettoso delle consuetudini pragmalinguistiche in lingua italiana.
7 Tutti avevano studiato italiano a scuola per almeno 3–5 anni.
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–
Motivazione e breve presentazione in classe a cura della docente con conseguente discussione in plenum;
– Lavoro individuale: Spot Italian;
– Condivisione del lavoro individuale all’interno di una bacheca virtuale;
– Lavoro scritto individuale;
– Conclusione collettiva e discussione dei risultati.
Durante la lezione introduttiva la docente, senza dare alcuna informazione
aggiuntiva, ha proiettato la figura 1, chiedendo agli studenti di osservarla per
un minuto e di rispondere a due domande che avevano lo scopo di testare la
loro sensibilità verso il LL e la loro consapevolezza critica:
– Dove siamo o dove potremmo essere?
– Ci sono particolarità significative in quest’immagine?
Fig. 1: La Pizzeria Il Duomo pubblicizza un calzone piccola
L’immagine è stata scattata dall’autobus che dal centro di Klagenfurt conduce
all’Università8 e pubblicizza un calzone da passeggio (piccola), dissimile dal
tipico calzone italiano.9 Nessuno studente ha saputo riconoscere il luogo, anzi
20 studenti su 21 hanno asserito con sicurezza che la foto fosse stata scattata in
Italia, giustificando la cosa con il nome del locale che appare in basso a sinistra
(Pizzeria Il Duomo). Solo una studentessa, dopo un lungo tempo di riflessione,
ha riconosciuto che quell’immagine non poteva essere stata scattata in Italia,
adducendo come unico motivo il fatto che calzone (ritenuto femminile
dall’esercente probabilmente per assonanza con canzone e pertanto accompagnato all’aggettivo piccola) fosse termine maschile. Anche da un punto di vista
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8 La tratta è ben frequentata dagli studenti, alcuni dei quali anche frequentanti il corso in
questione.
9 Tra l’altro nell’insegna del locale è presente la bandiera italiana, così da simulare una presunta italianità.
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linguistico si nota come la difficoltà a gestire l’accordo con i nomi in -e sia
tutt’altro che trascurabile persino ai livelli intermedi e alti, e quanto possa essere promettente lavorare su testi autentici semplici del LL fin dal livello A1,
quando si affrontano le regole base di morfologia nominale.
L’esperimento ha dimostrato quanto poco il LL sia consciamente percepito
dagli studenti10 e quanto sia scarsa la loro capacità di analizzare criticamente i
segni del paesaggio linguistico. A seguito di questa prima fase la docente ha
introdotto la tematica del paesaggio linguistico grazie ad alcuni esempi e ha
distribuito in fotocopia l’articolo sul LL di Bagna e Machetti (2018), dando successivamente le istruzioni di lavoro.
Nella seconda fase gli studenti sono stati invitati a trasformarsi in esploratori e
ad andare alla ricerca di segni di italianità. Il lavoro svolto si inserisce
all’interno della metodologia dello Spot Italian. Lo Spot x, dove la x può essere
sostituita da qualsiasi lingua, è una metodologia didattica nata in seno agli
studi sul LL, che ha come scopo la ricerca di elementi linguistici, o più in generale semiotici, della propria lingua/cultura o di una lingua/cultura straniera in
un paese dove questa non è lingua ufficiale o minoranza riconosciuta.11 Concretamente la consegna data prevedeva di andare in giro per strada con gli occhi
bene aperti a cercare l’italianità che fa parte del paesaggio linguistico carinziano.
Era stato specificato di fotografare solo ciò che fosse visibile all’esterno: cartelli,
annunci, insegne di negozi, menu e così via.12
Durante la terza fase, dopo aver selezionato, anche con l’aiuto dei colleghi
(in piccoli gruppi), le due foto più significative, agli studenti è stato chiesto di
caricarle all’interno di una bacheca virtuale, creata dalla discente con Padlet
(www.padlet.com), e di aggiungervi un commento scritto che descrivesse
l’oggetto dell’immagine, analizzasse la presenza di eventuali stereotipi o errori
linguistico–culturali, si soffermasse sull’originalità o meno della comunicazione. Dopo che ciascuno aveva inserito le sue due immagini commentate, gli studenti dovevano a loro volta commentare due immagini inserite da due compagni, in modo da favorire l’interazione tra pari.
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10 Si vedano in particolare gli studi di Ballweg (2018), su come i segni vengono decodificati e
recepiti da un gruppo di neo–immigrati in Germania, e di Hancock (2012) sulle reazioni e percezioni del paesaggio linguistico di Edimburgo da parte di futuri docenti in formazione.
11 Particolarmente significativo per il nostro lavoro il contributo di Heimrath (2017) su un
progetto di Spot German a Malta.
12 Le indicazioni sulla tipologia dei segni da fotografare sono state volutamente poco precise
perché il focus principale del lavoro, oltre al compito di produzione scritta e orale, era volto a
misurare la percezione degli studenti, attraverso l’autovalutazione.
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La quarta fase (lavoro individuale da caricare come compito nel Moodle13 di
classe) ha previsto una revisione e riscrittura (tenendo conto delle osservazioni
dei colleghi di studio) del commento di una delle due foto (a scelta) postate
nella bacheca, seguendo una griglia predisposta dalla docente. Veniva specificamente chiesto di trasformare il primo commento in un testo descrittivo–
espositivo arricchito da un’autovalutazione finale. Nell’autovalutazione gli
studenti dovevano rispondere alle domande seguenti: 1. Che cosa ho imparato
da questo lavoro? 2. Ero consapevole di una presenza così forte dell’italiano e
dell’Italia in Carinzia? 3. Ero consapevole del fatto che dalla lettura critica del
paesaggio linguistico possono emergere degli stereotipi o altre indicazioni per
interpretare il mondo che ci circonda?
Nella fase conclusiva del lavoro agli studenti è stata consegnata in formato
.pdf l’intera bacheca on line14 perché la potessero riconsultare e commentare
oralmente in piccoli gruppi, preparandosi così a una discussione finale in plenum.
2.2 Punti di forza e competenze
Un lavoro di analisi del LL, specie in un contesto come quello carinziano, così
ricco di elementi di italianità, appare non soltanto utile ma addirittura imprescindibile per numerose ragioni:
– sostiene e accresce la motivazione degli studenti;
– rende possibile approfondire il rapporto tra lingua e contesto, lingua e cultura;
– permette di riflettere su aspetti lessicali, per esempio sull’origine e sul significato di certi marchionimi;
– permette di riflettere su aspetti morfologici, attraverso l’analisi della prefissazione e suffissazione, o su alcuni costrutti particolari15;
– agevola il lavoro su elementi di pragmatica interculturale, sugli atti linguistici e sulle diverse tipologie testuali;
– aiuta a elaborare riflessioni sul prestigio delle lingue e a metterle in relazione con le politiche linguistiche;
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13 https://moodle.org/ è il più diffuso LMS (Learning Management System) per la costruzione e
gestione di ambienti didattici on line.
14 Con Padlet è molto semplice scaricare e stampare l’intero lavoro svolto.
15 Molto diffuso, per es., nei menu in Austria il tipo x a y come penne allo Chef per cui si veda
Melchior (2020: 35–36).
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permette di lavorare criticamente sull’interazione tra immagine, scrittura e
altri segni;
accresce la consapevolezza critica e metalinguistica;
rende possibile acquisire competenze di natura inter- e intraculturale;
incentiva la collaborazione;
permette un allargamento del setting didattico portandolo fuori dalla classe
sia on line che on site;
facilita l’apprendimento accidentale (incidental learning) di una o più lingue;
permette di lavorare su attività di natura traduttiva nel caso di segni plurilingue;
supporta il lavoro con materiale autentico.
Come detto, la presente sperimentazione ha avuto unicamente scopo esplorativo e per valutare la reale efficacia del linguistic landscaping come metodologia
didattica sarebbe opportuno avviare studi più approfonditi di natura qualitativa
e quantitativa. Nonostante ciò, dai lavori scritti degli studenti si sono ricavate
alcune prime indicazioni in termini di percezione degli apprendenti.
2.3 Analisi critica dei segni
Per quanto attiene alla capacità di analisi critica dei segni del paesaggio linguistico, si possono operare distinzioni e categorizzazioni di diverso genere.16 In
questo lavoro17 si è lasciato un forte margine di libertà, perché appariva prioritario lavorare sulla percezione/autovalutazione degli studenti e stimolare la produzione scritta e orale in LS. In altre sperimentazioni gli apprendenti potrebbero
essere invitati a distinguere tra svariate categorizzazioni: top-down o bottom-up,
ovvero segni ufficiali o non ufficiali, segni fissi e mobili, indessicali e non indessicali, autorizzati e non autorizzati e trasgressivi. Un altro tipo di distinzione
può chiedere di riconoscere emittenti e destinatari, valutare la lingua o le lingue
(e un’eventuale gerarchia) usate, le competenze linguistiche di chi scrive e chi
legge.
||
16 Per le diverse categorie si rinvia a Auer (2010), nel cui contributo l’uso della lingua nello
spazio pubblico assume una dimensione pragmatica (Auer 2010: 296).
17 Proposte didattiche affini alla nostra in Janíková (2018); Krompák (2018a e 2018b); Purschke (2018); Purschke e Trusch (2021).
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Tutte le immagini18 raccolte dagli studenti sono ascrivibili alla categoria bottom-up, benché in Carinzia non siano infrequenti scritture in italiano commissionate da organi politici locali o regionali.19 Per quanto riguarda le categorie
merceologiche, quasi tutte le immagini raccolte rientrano negli ambiti più tipicamente italiani come la ristorazione e la moda, anche se è presente qualche
eccezione (Bellaflora, un negozio di piante e fiori, e la videoteca Bellissimo).
Evidentemente l’attenzione degli studenti è stata attirata dagli elementi stereotipici dell’italianità, prevalenti nel paesaggio linguistico e quindi più semplici
da notare e decodificare.
Nel recepire un segno una distinzione importante è quella tra l’autore e la
persona o le persone alle quali, secondo l’intenzione dell’emittente, il messaggio è diretto. Qui gli studenti hanno dimostrato spesso qualche difficoltà, com’è
possibile vedere dalla confusione di una studentessa20 nel commentare insegna
e cartellonistica affisse sulla porta del caffè Harmonie di Villach:
(1)
Guardando solo il nome di questo caffè nessuno direbbe che ha a che fare
con l’Italia. Però nella porta è attaccato un cartellino con la dicitura “Qui
si parla italiano” che indica che la caffetteria è un’italiana oppure che
almeno i proprietari sono d’Italia.
Come evidente dal nome del caffè Harmonie e dal cognome della proprietaria
(sicuramente originario dell’Austria meridionale) questo esercizio commerciale,
situato a Villach, ha davvero poco a che fare con l’Italia (come hanno colto assai
bene, commentando il post della bacheca, altri studenti), ma la proprietà ha
evidentemente apposto il cartello per avvisare i potenziali turisti italiani che lì si
parla la loro lingua.
Un caso contrario è quello di un’altra studentessa che, descrivendo le pietanze tipiche del locale Da Maria, come indicate in un cartello esposto
all’esterno, rileva la presenza del termine Jause, per nulla italiano (l’equivalente
||
18 La versione finale del lavoro, pubblicata sulla bacheca on line, presenta 42 immagini, dato
che a ogni studente/studentessa era stato chiesto di selezionare due sole tra le diverse fotografie scattate, per poter lavorare in gruppo e in plenum su un numero ridotto e gestibile di foto.
19 A solo titolo esemplificativo si segnala che durante il mercatino di Natale di Klagenfurt
viene proiettata (dicembre 2019) sulla facciata del Municipio una scritta di auguri quadrilingue
in tedesco, inglese, italiano e sloveno. Anche l’ordine in cui le lingue vengono presentate è
significativo, dato che l’italiano è terzo, prima dello sloveno, lingua di minoranza della regione.
20 Si avvisa qui una tantum che per maggiore autenticità i testi degli studenti sono stati riportati sempre nella loro forma originale, senza correzioni.
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italiano potrebbe essere merenda ma nel caso in questione piuttosto tagliere di
affettati). L’austriacismo, pertanto, identifica in maniera diretta i potenziali
riceventi del cartello, ovvero carinziani o austriaci amanti della cucina italiana
sia a casa loro che oltre confine, come ben coglie l’apprendente:
(2)
Jause però è un tipico piatto carinziano e non ha niente da fare con la
cultura enogastronomica italiana. Anche quando andate a Tarvisio, nelle
trattorie viene spesso proposta la Jause.
Tra l’altro sul cartello sono presenti pasta e prosecco, ma anche un generico
Weine in lingua tedesca oltre al francesismo cafè (peraltro erroneamente accentato), diffuso in tutto il mondo germanico, ma non certo italiano.
Un altro ambito d’indagine nell’analisi del quale gli studenti hanno incontrato difficoltà riguarda la capacità di distinguere tra attività realmente italiane
e gestite da italiani (autenticità del segno), e attività pseudo–italiane (non autenticità del segno), che utilizzano il made in Italy e l’italiano per attrarre clienti.
L’esercizio commerciale Ciao ciao è stato fotografato e commentato da due studenti in (3) e in (4), che si sono espressi in maniera opposta sull’autenticità
della pizzeria. Se una studentessa in (3) ritiene la pizzeria Ciao Ciao un autentico ristorante italiano:
(3)
[…] non solo il tipico nome italiano, che dà il benvenuto e dice addio, ma
anche l’ambiente invita a un’esperienza culinaria italiana
dimostrando di non aver ancora competenze critiche e capacità di analisi di
buon livello, un altro studente vede già nel nome, sicuramente infrequente nel
Bel Paese, un indizio per capire che il locale non è gestito da italiani e commenta:
(4)
Quando si è italiano o si sa almeno preparare cibo italiano allora va bene
vendere piatti tipici. Ma il problema è che, tanti proprietari non sono
neanche italiani e di conseguenza non hanno niente a che fare né colla
cultura italiana né col cibo.
Un altro aspetto utile per sviluppare abilità linguistiche e metalinguistiche è
l’analisi degli errori21, ma anche l’esame dei modi di dire, delle espressioni me||
21 Shang e Xie (2020) misurano attraverso un questionario come i docenti di inglese in Cina
percepiscano il LL, quali siano le loro posizioni sull’utilità didattica del LL come input per
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taforiche, delle neoformazioni lessicali. Se, trattandosi di studenti del primo
anno, i commenti di natura linguistica appaiono piuttosto generici e incerti, è
anche vero che, in alcuni casi, si nota uno sforzo di analisi critica in grado di
cogliere sia il plurilinguismo e mistilinguismo presenti in certe insegne, sia gli
pseudo–italianismi. Così una studentessa che ha fotografato un locale apparentemente italiano si interroga da un lato sull’italianità del nome e dall’altro sulla
commistione tra italiano e tedesco:
(5)
[…] ho anche scoperto un ristorante che si chiama El Camino. Mi sono
fermata un attimo, perché il nome cioè la parola El mi ha confuso un po’
[…] È sorprendente che sia i piatti del menu, sia i cartelli nell’area esterna
non siano elencati in una lingua specifica, ma c’è sempre un mix di tedesco e italiano.
Infine, la stessa studentessa è attratta da un elemento lessicale che riconosce
come non italiano, ed è in grado di ipotizzare una neoformazione (segnalando
con il punto di domanda l’incertezza sulla sua ipotesi), uno dei tipici pseudoitalianismi produttivi soprattutto all’estero (Vedovelli 2005); l’osservazione è
acuta anche per quanto concerne la non autenticità del locale, il cui proprietario cerca tuttavia di apparire autentico attraverso certi stratagemmi, ben individuati dall’apprendente:
(6)
Con il nome Pizzarella si fa finta di usare una parola italiana e secondo
me sembra di essere un neologismo (?). Poi nel logo si possono vedere
anche i colori della bandiera italiana. Il proprietario della pizzeria è un
slavo ma usando certi elementi (colori italiani e parole italiane) nel logo si
potrebbe credere che fosse un italiano.
In altri casi gli studenti dimostrano una capacità critica e metalinguistica meno
spiccata, come nel caso in cui una studentessa non coglie la produttività del
suffisso -teca e presuppone per vinoteca un’origine spagnola, dimostrando così,
tuttavia, di conoscere il termine italiano enoteca:
||
l’insegnamento, come valutino gli scoolscapes delle Istituzioni Educative in cui lavorano. La
maggioranza dei docenti interpellati valuta positivamente il LL come risorsa didattica: “the
teachers show a strong belief that examining the English on signs can help improve students’
English literacy, and cultivate students’ critical thinking ability. Many teachers in our interview
remarked that exercises of correcting mistakes on English signs can stimulate students’ interests in English learning” (Shang e Xie 2020: 42).
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(7)
La parola vinoteca non esiste in italiano. La parola giusta sarebbe enoteca invece di vinoteca. Di fatto vinoteca è una parola spagnola.
2.4 Che cosa ho imparato? La percezione degli studenti
L’aspetto più interessante riguarda senz’altro lo sviluppo da parte degli studenti
di una consapevolezza critica e di una capacità di lettura e analisi del paesaggio
linguistico della loro regione, prima quasi del tutto assenti: il paesaggio linguistico, infatti, si recepisce in maniera attiva solo quando si cerca una determinata informazione che il paesaggio stesso veicola.
Nei commenti finali quasi tutti gli studenti22, prevalentemente futuri docenti
di italiano, hanno sottolineato di essere rimasti stupiti dall’onnipresenza
dell’italiano in Carinzia e hanno ribadito di non aver mai fatto attenzione in
precedenza al paesaggio linguistico né alla mole di pseudo–italianismi o errori
presenti:
(8)
Ho fatto un giro intorno al lago di Wörth e ho trovato tantissime cose italiane che non avevo notato prima! Mi sembrava che quasi ogni terzo negozio o ristorante era italiano.
(9)
Ho fatto un giro intorno al lago di Wörth e ho trovato tantissime cose italiane che non avevo notato prima! Mi sembrava che quasi ogni terzo negozio o ristorante era italiano.
(10)
Ho imparato di andare nelle nostre strade con gli occhi aperti. Per me
prima non era ovvio che Italia è molto rappresenta in Austria, soprattutto
il cibo e la moda in tanti ristoranti e negozi. Ci sono anche tantissimi errori
nella lingua italiana ed è molto divertente se capisce al modo linguistico
che è un errore e forse perché il proprietario ha fatto questo.
(11)
Con questo compito ho capito ancora di più che l’italianità in Carinzia fa
una grandissima parte. […] sono molto contento, che la cultura, la cucina
e la tradizione italiana vengono talmente apprezzate dagli Austriaci. Ma
devo anche sottolineare che temo che con tutti gli pseudonimi che si trovano in Carinzia, i cittadini corrano rischio di interpretare male l’Italia e la
sua cultura.
||
22 Qui a titolo esemplificativo le opinioni di cinque diversi apprendenti.
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(12)
In un certo senso l’italiano e l’Italia fanno parte della nostra vita e ci mancherebbe qualcosa senza l’influenza culturale del bel Paese. Sebbene si
possano trovare degli errori nei cartelli dei ristoranti o bar, la maggior
parte degli austriaci non sa l’italiano e non si accorge di quello ma potrebbe diventare imbarazzante se li leggano persone che conoscono la
lingua bene.
Gli studenti e le studentesse non si limitano peraltro a notare la presenza costante di elementi legati all’italianità, ma si interrogano anche sui motivi che
hanno condotto a questa scelta. Una studentessa che ha analizzato e commentato il negozio di piante e fiori Bellaflora si interroga, per es., sul perché l’attività
abbia quel nome, dato che si tratta di una catena austriaca, sporadicamente
frequentata da clientela italiana:
(13)
Il nome Bellaflora sembra così italiano anche se è una ditta austriaca!
Allora mi sto sempre chiedendo perché i fondatori della Bellaflora hanno
scelto un nome del tutto italiano mentre l’unica cosa italiana sono i nostri
clienti italiani.
È interessante vedere come, a partire da questo dubbio, si sviluppi l’interazione
tra pari, dato che alcuni colleghi provano a dare una loro interpretazione dei
fatti, che riconduce da un lato all’italianità come valore positivo, e dall’altro alla
facilità e comprensibilità del termine anche per non italofoni:
(14)
Credo che abbiano scelto questo nome perché l’Italia si associa con benessere, sole e una natura bellissima, per esempio colline verdi. Per questo
motivo già il nome del negozio attira i clienti! Secondo me, è una buona
strategia di vendita.
(15)
Penso che questo nome sia stato scelto deliberatamente perché è facile da
pronunciare e comprensibile per tutti.
Come si è visto, gli studenti sono parsi sorpresi di aver scoperto un paesaggio
linguistico e culturale che non recepivano consapevolmente e alcuni di loro,
grazie all’analisi dei segni, sono stati in grado di attivare le loro competenze
critiche (critical awareness, ovvero la capacità di supportare e avvalorare credenze e conoscenze con dati e fatti) e di osservare fenomeni linguistici, culturali
e sociali di estremo interesse, pur essendo solo al primo anno della loro formazione universitaria.
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3 Conclusioni
In questo contributo si è presentata una sperimentazione che integra all’interno
di un corso di lingua italiana di livello B1+/B2 – rivolto a studenti universitari
austriaci – un lavoro di analisi del LL locale.
Il lavoro qui esposto esemplifica come occuparsi dell’insegnamento della
lingua con attenzione verso i nuovi contesti urbani del mondo globale sia imprescindibile per una glottodidattica contemporanea che voglia aprirsi a nuovi
setting didattici on site, affiancando così in modo produttivo insegnamento
formale e informale. Esemplifica altresì come l’apprendimento della lingua per
scoperta costituisca una modalità motivante, soprattutto per gli studenti universitari più giovani, ma anche, in prospettiva, per alunni delle scuole superiori. Lavorare sulla presenza di una L2 nel proprio contesto di riferimento fa cogliere all’apprendente che la lingua studiata, non solo l’inglese globale, fa parte
del suo quotidiano linguistico e diventa così un po’ meno straniera.
Un altro aspetto centrale di questo percorso, talora in secondo piano in altri
studi, è l’importanza data alla percezione dei discenti e l’attenzione alla loro
consapevolezza critica. Troppo spesso nella didattica delle lingue i docenti restano ancorati a materiali e modalità tradizionali di insegnamento della grammatica e delle quattro abilità. Agli studenti invece deve essere dato modo di
riflettere sul loro processo di apprendimento e di esercitarsi in prime osservazioni di natura linguistica e interlinguistica (oltre il manuale) che, ancorché
generiche, possano poi svilupparsi e rafforzarsi grazie alla contemporanea frequenza, almeno nei corsi di Romanistica, di seminari linguistici. Dal punto di
vista del docente appare fondamentale dare spazio a nuovi approcci didattici
che tengano conto da un lato della prospettiva dei discenti e che dall’altro,
all’interno di contesti di ricerca azione, possano poi essere sperimentati (per
verificarne l’effettiva efficacia didattica) e successivamente validati per presentarsi infine come potenziale modello. Il LL non è un nuovo approccio didattico,
ma è certamente una nuova modalità di lavoro che può integrare e arricchire
approcci già sperimentati, nella direzione indicata da Malinowski (2015), in un
articolo suggestivo fin dal titolo Opening spaces of learning in the linguistic
landscape, in cui si propone un primo quadro concettuale di riferimento.
Va naturalmente tenuto presente che il linguistic landscaping non può essere integrato in tutti i contesti didattici, ma solo laddove la presenza della L2 da
insegnare sia diffusa nel paesaggio. Inoltre, va sottolineato come un percorso di
lavoro sul LL richieda tempi di progettazione e di implementazione che non
sempre sono compatibili con la scarsità di ore dedicate all’insegnamento delle
lingue nella scuola.
Alla ricerca di tracce di italianità | 209
Dalla sperimentazione è emerso come agli studenti universitari manchi la
consapevolezza di essere immersi in un paesaggio linguistico e culturale ricchissimo che merita di essere decodificato. Inoltre, i giovani formandi non hanno ancora acquisito gli strumenti che permettano loro di leggere e interpretare
correttamente il ricco mondo di segni all’interno del quale si muovono: come
afferma Schiedermaier (2018: 195), il lavoro sul LL rappresenta una sfida perfino
per gli studenti di master.
Soprattutto nell’ambito della didattica delle lingue e delle culture è necessario un cambiamento di rotta che preveda l’inserimento di metodologie di
analisi del LL nei percorsi formativi, specie quelli per futuri insegnanti di lingue. Se nel mondo anglosassone, ma anche in alcuni paesi di area romanza e
germanica, la sensibilità verso questo approccio sta crescendo, in altri paesi
europei stiamo muovendo solo ora i primi passi.
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