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La Colombaia di Trapani: il libro di pietra

2021

Straordinario e plurimillenario libro di pietra, posto all’ingresso del porto di Trapani, vecchio forse più della città stessa, il castello della Colombaia di Trapani, fu oggetto nel 1993 di uno dei primi studi di archeologia dell’architettura in Sicilia, che ha consento di svelarne la ricchezza evolutiva. Benchè nell’edificio si sia ancora alla ricerca dei resti della cartaginese “Torre Peliade”, le analisi di “archeologia dell’architettura” permisero di comprendere le funzioni del Castello nei secoli ( fortilizio, faro, torre di difesa e di avvistamento, carcere regio e popolare, forse pure ospedale se non antico lazzaretto, deposito di munizioni, punto di trasmissioni radio… ) e di individuare i diversi corpi fabbrica costituenti il complesso. The Colombaia Castle in Trapani is an extraordinary, multi-millennial stone book at the entrance to the port of Trapani, perhaps older than the city itself. In 1993, one of the first studies of architectural archaeology in Sicily revealed the richness of its evolution. Although the remains of the Carthaginian "Torre Peliade" are still being sought in the building, the "architectural archaeology" analyses made it possible to understand the castle's functions over the centuries (fortress, lighthouse, defence and watchtower, royal and people's prison, perhaps even a hospital if not an ancient lazaret, ammunition depot, radio transmission point...) and to identify the various buildings that made up the complex.

La Colombaia di Trapani: il libro di pietra di Giovanni Vultaggio “Studiare il passato consente di fare le scelte migliori per il presente e migliorare anche il futuro.” Tiziano Mannoni Il Castello della Colombaia o “Columbara”, come veniva citata nei documenti medievali , con un termine che traduce e dà continuità a quello antico di Peliades da πελεια = Colomba selvatica o la Columba livia (Gmelin ), citato da Diodoro Siculo, sorge sull’estremità dell’omonimo lungo scoglio che chiude il porto di Trapani, lungo circa 680 m e largo al massimo 110, esteso circa 5 ettari ed alto oggi al massimo 3,5 m slm, con un andamento E-O ed un perimetro di 1600 m. (Fig. 1) Sia la superficie, che il perimetro, che la larghezza massima risultano oggi maggiori di quelle naturali per via del massiccio apporto di sfabbricidi che si è avuto sull’isola, in particolare, dal XVI secolo in poi, con l’edificazione del basso bastione orientale del De Grunembergh che determinò l’interramento della sua originaria caletta di accesso e di una vasta area costiera . Non mancarono, inoltre, nei secoli, vaste operazioni di demolizione e svotamento dai corpi fabbrica precedenti, tanto che si rinvengono ancora oggi sull’isola, iframmenti di antiche strutture edlizie. (Fig. 2) L’isola, al pari della zona del prospicente “quartiere Palazzo” di Trapani, è costituita da un calcare ricco di molluschi bivalvi ed echinodermi, comunemente detto ‘pietra misca’ e ha certo risentito della estrazione di materiale lapideo anche in epoche piuttosto recenti, tanto che sono ben visibili sull’isola delle tracce di cave, magari riferibili a recenti interventi sul complesso. Collocata in una posizione altamente strategica all’ingresso del porto di Trapani, scalo frequentato già durante preistorica e protostorica e di grande importanza strategica già in antico , la Colombaia, potrebbe aver visto sorgere le proprie strutture di fondazione ben prima della nascita della stessa città, tanto che ’espressione dialettale: “cchiù vecchio ddà Culummara”, riferita dal Pugnatore già alla fine del 1500, la attesta già allora nella percezione comune come la più antica delle cose note. E’ infatti possibile che Trapani, si sia sviluppata prima come porto ed emporion fenicio e solo dopo come cittadina vera e propria: in tal senso, delle strutture di servizio al porto stesso (faro, torre di avvistamento, presidio militare, etc.) possano essere state poste sullo stretto isolotto che chiude il porto naturale, da ben prima ancora che Trapani si evolvesse in nucleo urbano vero e proprio. Nel 368 a.C. Trapani era ancora descritta come “porto di Erice” ed in grado di accogliere 130 navi, mentre la nascita del nucleo urbano vero e proprio si data al 260 a.C. con spostamento sul porto degli abitanti della vicina Erice e la fortificazione dell’abitato ad opera del cartaginese Amilcare. PROGETTO PELIADE Gruppo Archeologico DREPANON Via Marengo 7 91027 Paceco (TP) Responsabile: Arch. Maria Antonina Altese Fig. 1 Foto aerea del Castello e dell’isolotto della Colombaia di Trapani. Diodoro Siculo e Cassio Dione, tramandato da Zonara (VIII,16), parlando degli avvenimenti delle Guerre puniche, citano con il nome Peliades un’isola posta dinanzi la città di Drepanon, su cui era stata innalzata una torre realizzata dal punico Amilcare Barca al posto di un faro per la navigazione e conquistata proprio nel 260 a.C. dal romano Numerio Fabio Buteone che in una notte ne uccise tutti gli occupanti. Anche grazie al lavoro degli archeologi trapanesi Antonio Filippi e Paolo Barresi, che hanno individuato i luoghi di rinvenimento dei pochi reperti archeologici a noi noti, sappiamo che anche dopo la fase delle guerre puniche, benché all’ombra di Lilibeo (Marsala), Trapani non smise di essere un porto comunque attivo almeno fino al periodo bizantino, in cui compare tra i primi tre centri della provincia con Lilibeo e Segesta. La città, infatti, per i preziosi traffici di sale, tonno e prodotti dell’entroterra, mantenne sempre una certa importanza per posizione strategica del suo porto, tanto che Agnello Ravennate la ricorda come una tappa di una cer- ta rilevanza su una rotta indiretta Bisanzio-Italia e il prof. F.Burgarella ipotizza persino che proprio il porto di Trapani fosse una importante base navale della flotta bizantina in Sicilia all’inizio dell’VIII secolo d.C.. Sebbene scarseggino le fonti riferite alla Trapani musulmana, la cittadina, così come ben sintetizzato da Ferdinando Maurici, nel corso delle suoi numerose pubblicazioni, benchè poco estesa, fu comunque tra le più fiorenti città della Sicilia e continuò a esserlo, come attesta una fonte araba anonima, forse di X o XI secolo, che la descrive come una città importante e un buon centro commerciale, dato che il suo porto fu pure teatro di violenti sconti tra arabi di Sicilia e quelli della madrepatria, con tanto di assedi, battaglie e uno sbarco in forze nel 902. Anche dal geografo arabo al-Muqaddasi venne descritta come una cittadina cinta di mura e ben difesa, tanto che la conquista normanna nel 1075, fu resa possibile solo attraverso operazioni militari combinate da terra e dal mare, mentre i viaggiatori arabi in età normanna, il pio Ibn Jubair e il famoso geografo Idrisi, la descrivono come una città fortificata, prospera, intimamente connessa all’eccellenza del suo porto “calmo, anche quando il mare aperto è agitato”, fornita di mercati spaziosi e in cui è intenso anche nella stagione invernale il movimento marittimo massimamente diretto da e verso la Tunisi. Yakut al Hamawi intorno al 1220, ricordò il gran numero di intellettuali arabi che Trapani aveva potuto vantare e la descrive come una cittadina con un alto tenore economico, che ruota intorno al suo porto, dedita in gran parte ai traffici, mentre la straordnaria ricercatrice Laura Sciascia, spiega il tumultuoso sviluppo che la città conobbe dall’età sveva in poi, grazie ad un importante trattato sottoscritto tra Federico II e Abu Zakariyya Yahya, signore di Tunisi, grazie agli auspici della importante famiglia degli Abbate de Trapano. Grazie a quell’accordo, Trapani, legata fortemente a Pisa, ma anche aperta ai commerci con Amalfitani, Catalani, Alessandrini, Genovesi, Veneziani, Lucchesi, Francesi e Fiorentini, conoscerà per oltre un secolo uno sviluppo anche edilizio che attraverserà il periodo angioino, epidemie di peste e i violenti conflitti delle guerre del Vespro, di cui fu uno dei principali epicentri. Il poderoso sforzo di ampliamento delle mura della città, voluto dal re Giacomo d’Aragona, detto il giusto, nel 1286, ufficializzò e razionalizzò la profonda accelerazione che aveva avuto la città, sia cingendo di mura quella zona già allora denominata “Palazzo” (su cui erano certo sorti edifici di pregio oltre che alcuni consolati) sia fortificando le difese del porto più prossimo alla Spagna, il “porto dei re”, reso sicuro per la fedeltà al regno aragonese di Palmerio Abate. Anche in base a personali e recenti studi è proprio a questo momento così centrale nella storia di Trapani, che ritengo si possa attribuire la realizzazione della nostra “turri mastra” (Fig. 4), la superba torre ottagonale di 32 m di altezza, che ancora oggi: domina il complesso della Colombaia, segna il panorama di Trapani dal mare e avvia l’evoluzione del complesso da struttura turrita in una prima struttura castellare. (Fig. 6) Le torri medievali della Colombaia (la nuova ottagonale e la precedente, in origine con molta probabilità esagonale) vennero infatti inglobate in una prima cinta muraria di dimensioni più piccole rispetto a quella attuale, realizzata nella locale “pietra mischia” (Fig. 5), che venne poi ingrandita in “petra lattimusa” realizzando nel corso del trecento quel grande complesso ellittico che ancora oggi ammiriamo e che venne poi ulteriormente rafforzato nella prima metà del cinquecento, attraverso un esteso intervento di rifoderatura sul fronte a mare, eseguito col fine di adattare la struttura difensiva all’impatto con le più potenti armi da fuoco. (Fig. 6) All’ opera del vicerè De Vega intorno al 1550, si deve, ancora, il riempimento e sigillatura del versante orientale della cinta ellittica medievale, con la sopraelevazione e realizzazione del massiccio “propugnacolo” orientale, che con i suoi 17 m di altezza, 30 m di lunghezza e 20 m di profondità, andò a realizzare una solida base per l’artiglieria, capace di resistere ai colpi delle nuove micidiali armi da sparo. (Fig. 7) Una importante trasformazione del Castello, avvenne dal 1673, quando su ordine del viceré Don Claude Lamoral, principe di Ligné, venne realizzato dal De Grunenberg, il nuovo corpo bastionato poligonale sul lato orientale, rivolto ora verso la città, piuttosto che verso il mare, a tutela del potere regio dalle frequenti rivolte cittadine di quegli anni. Fig. 2 La Colombaia ha sempre consevato i resti delle strutture che nei secoli vi sono state realizzate: nella foto, i frammenti in “petra tipa” di una antica parasta e una cornice. Fig. 3 La suggestiva torre orientale, conservando al suo interno una rara stanza ventilata potrebbe essere stata una antica “una torre del vento” Fig. 4 La preziosa “Turri mastra”, tra le dieci più grandi torri ottagonali mai construite, fu forse eretta già alla fine del XIII sec. da modelli spagnoli. La Colombaia, che già nel XVI secolo accoglieva dei prigionieri, venne sempre più utilizzata come prigione dai Borboni, ma finì per diventarlo ufficialmente solo dopo l’unità d’Italia, con la perdita della qualifica cittadina di piazza d’armi, per restarlo sino al 1965, tranne una breve interruzione in occasione della Seconda guerra mondiale dal 1939 al 1943, in cui vennero edificati diversi ambienti, recinzioni, i grossi capannoni delle fabbriche di mine oltre ad un tunnel in cemento armato, ricavato all’interno della base del propugnacolo del De Vega. Così la costruzione del molo/diga foranea, data ai primi decenni del ’900 e la sua estensione al 2005, in occasione degli act dell’America’s Cup. Fig. 5 - Lettura stratigrafica delle parti più antiche del complesso. La torre orientale forse araba o normanna (verde), la torre ottagonale e la muratura del XIII sec. (giallo), la cinta muraria medievale del XIV (arancio). Il faro sulla torre ottagonale, nelle sue più diverse versioni, sembra sia stato sempre presente, ma smise di funzionare prima del 1920: integrato con strutture di trasmissione, finì per essere parzialmente demolito in occasione dei restauri del 1993 diretti dall’architetto F. Terranova, dal momento che il suo peso eccessivo, stava compromettendo la stessa stabilità della torre. Allo stesso si deve pure il merito di aver reso possibile lo studio stratigrafico di archeologia dell’architettura compiuto dal sottoscritto, che ha consentito di poter scrivere una “storia” del monumento meno ipotetica, oltre al doveroso sgombero delle superfetazioni interne al mastio ottagonale e il suo consolidamento. Nel 2012 il complesso è stato oggetto di un discutibile intervento di messa in sicurezza e dopo un primo infruttuoso bando, la struttura dovrebbe ora venir restaurata con i fondi del Recovery Fund, ci auguriamo dopo intense fasi di studio e ricerche che stiamo sollecitando e una volta chiarita la sua destinazione, ancora oggi incerta. Arch. Giovanni Vultaggio Fig. 6 La singolare struttura castellare ellittica della Colombaia databile con ogni probabilità al XIV secolo e poi rifoderata nel XVI secolo (rosso). PROGETTO PELIADE Istituti e docenti referenti: Liceo Classico-Scientifico “V.Fardella-Ximenes”: Proff.ri M.Luisa Curatolo e Vincenzo Lo Pinto. Liceo Artistico “Buonarroti” (I.S. R.Salvo): Prof.ssa Graziella Ingrassia. I.T.T. Turistico “ L. Sciascia - Bufalino”: Prof.sse Elena Bettini e Antonella Maiorana. I.T.T. “Calvino-Amico” Prof. Angelo Vitale S. S. l’Grado “A. De Stefano” Proff.ri. Agata La Colla e Francesco Musillami Crediti Fotografici: Ph. 1,5,6,7: Lorenzo Gigante/Massimo d’Azeglio; 2: Giovanni Vultaggio; 3,4 Diego Mileto. Stratigrafia Muraria: Arch. Giovanni Vultaggio Gruppo archeologico Drepanon www.drepanon.org - info@drepanon.org Antonella Altese 347 1431982 Vincenza De Gregorio 328 2684935 Fig. 7 - Il “propugnacolo” del De Vega della metà del 1500 (viola), il bastione del principe di Lignè del 1673 (celeste) e le strutture del XIX e XX secolo (grigio) I Gruppi Archeologici d’Italia sono una associazione iscritta al Centro Nazionale del Volontariato. Dal 1965 si occupa di conoscere, valorizzare, salvaguardare il Patrimonio dei BB.CC.AA. su tutto il territorio nazionale collaborando con le autorità preposte.