Il criterio simbolico di orientazione di
Roma antica
di
Adriano Gaspani
I.N.A.F - Istituto Nazionale di Astrofisica
Osservatorio Astronomico di Brera - Milano
adriano.gaspani@inaf.it
Introduzione
Attualmente con il nome di Archeoastronomia (taluni preferiscono Astroarcheologia o
Paleoastronomia) si intende la scienza che, tramite l’analisi dei reperti archeologici, studia
l’esistenza di un’attività di osservazione dei corpi celesti da parte di individui appartenuti
alle culture antiche. Per Archeoastronomia possiamo quindi intendere la disciplina che si
occupa dello studio e della comprensione delle conoscenze astronomiche diffuse presso i
popoli antichi in tutte le loro forme, e del loro rapporto con la vita sociale, religiosa e
rituale all’interno delle antiche comunità. Dato questo aspetto, alcuni preferiscono usare il
termine “Astronomia Culturale”. Gli archeologi si sono resi ben presto conto che l’
osservazione del cielo ha giocato inevitabilmente un ruolo di primissimo piano nello
sviluppo sociale e culturale delle varie civiltà antiche, partendo addirittura dal Paleolitico,
quando ancora il concetto di civiltà è difficile da applicarsi. Forse non ci si deve
meravigliare più di tanto che il cielo con i suoi fenomeni abbia attirato lo sguardo curioso,
ma nello stesso tempo timoroso, degli uomini fin dai tempi più remoti . È invece rilevante
che sia esistita una tendenza a produrre siti e reperti archeologici basata su tale
osservazione, che sono sopravvissuti fino ai giorni nostri e che quindi possono essere
accuratamente studiati. Noi ci rendiamo conto di aver attualmente accesso a un bagaglio
di informazioni di rilevanza astronomica, congelate e codificate nei vari siti e nei vari
reperti archeologici, e spesso non conosciamo nemmeno la chiave per decodificarle. I siti e
i reperti che abbiamo a disposizione non si limitano solo ad allineamenti di monoliti o
buche in cui in origine erano infissi dei pali, ma sono costituiti anche da strutture
complesse quali monumenti, pozzi, templi, santuari, e città che furono ideati, costruiti e
utilizzati tenendo ben presente la direzione del sorgere e tramontare della Luna, del Sole o
delle stelle più luminose visibili ad occhio nudo in taluni periodi stagionali. È chiaro che
proprio i periodi stagionali, con tutte le loro implicazioni sociali ed economiche, furono
presto messi in relazione con gli eventi celesti i quali, succedendosi regolarmente con
1
precisa periodicità, servirono da sicuri e affidabili strumenti predittivi ai fini della
pianificazione delle scadenze agricole e pastorali. A questo si aggiunge tutto il simbolismo
che fu attribuito ai fenomeni celesti e alla loro cadenza, tanto che molto frequentemente lo
sviluppo di vie sacre o per lo meno particolari direzioni celesti mappate sia accuratamente,
ma talvolta simbolicamente risulta essere strettamente astronomicamente significativo e
messo in relazione con i punti di sorgere e di tramontare di determinati astri che
rivestirono un’importanza fondamentale per le culture che svilupparono i loro
insediamenti e le parti più sacre di essi. Come vedremo in questo lavoro anche per l’antica
Roma avvenne esattamente questo.
La Via Sacra di Roma antica
L’area dei Fori Imperiali a Roma corrispondendo alla parte antica più monumentale della
città e comprende una grande quantità di monumenti che sono stati costruiti tra il 46 a.C. e
il 113 d.C. lungo il percorso evolutivo della città. Osservando l’area dalle immagini
satellitari appare chiaramente che tutti i monumenti costruiti si dispongono a destra o a
sinistra di una strada che si sviluppa lungo la direttrice che si stende da sudest a nordovest
e che probabilmente corrisponde ad un più antico percorso sacrale di altissimo significato
simbolico condiviso da tutti durante lo sviluppo del nucleo storico della città.
L’area dei Fori Imperiali a Roma con i monumenti che si allineano lungo la Via Sacra
ripresa nel 2018 da satellite.
2
Il percorso della Via Sacra, così la chiameremo d’ora in poi, e che va confusa con la strada
fatta costruire tra il 1928 e il 1932, ma si riferisce alla direttrice di sviluppo dei monumenti
presenti nell’area dei Fori Imperiali non è rettilineo ma oscilla intorno ad una direzione
media di orientazione che è stato possibile individuare e riferire al sistema di riferimento
cardinale astronomico, misurandone l’angolo di azimut, che ricordiamo essere l’angolo
che una determinata direzione forma con la direzione nord del meridiano astronomico
locale Lungo la Via Sacra si dispongono svariati monumenti famosi, i quali sono allineati
con l’asse pressochè parallelo alla direzione del segmento locale di essa..
Lo sviluppo della Via Sacra ai Fori imperiali a Roma che attraversando il Foro
conduceva al colle Capitolino.
Le misure archeoastronomiche
L’area dei Fori Imperiali è costellata dai resti degli antichi monumenti costruiti attraverso i
seoli da generali e imperatori. Ciascuno di essi mostra una ben precisa orientazione che
può essere accuratamente misurata sulle immagini satellitari secondo una metodologia
molto rigorosa e mediante tecniche caratterizzate da una grande efficacia 1 . I risultati delle
misure eseguite su ciascun monumento sono elencati nella tabella I.
Gaspani A., 2013, “ARCHEOASTRONOMIA SATELLITARE: Tecniche moderne per il rilievo e lo
studio dei siti archeologici di rilevanza astronomica”, Collana Manualistica, Ed. Associazione Culturale
Fonte di Connla, Ivrea (TO), 2013, ISBN 978-88-98411-14-6.
1
3
Tabella I .
Dati di orientazione dei vari monumenti presenti nell’area dei Fori Imperiali misurati
sulle immagini satellitari secondo la procedura indicata in Gaspani (2013).
I dati riportati nella Tabella I hanno il seguente significato. La colonna 1 elenca il nome del
sito archeologico, la seconda colonna riporta l’azimut astronomico Az (in gradi
sessagesimali) rilevato sulle immagini satellitari ad altissima risoluzione, la colonna 3
riporta la lunghezza lineare del monumento (in metri), la colonna 4 indica la lunghezza
lineare corrispondente della diagonale del segmento di immagine digitale su cui sono state
eseguite le misure, secondo il fattore di scala corrispondente all’ingrandimento ottimale
del frame, la colonna 5 riporta l’incertezza ε(Az) sull’azimut astronomico misurato (in
gradi sessagesimali). La colonna 6 e la colonna 7 riportano gli azimut astronomici Az con i
loro margini di errore ε(Az) nella direzione SE-NW (colonna 6) e i complementari, nella
direzione NW-SE (colonna 7). I dati riportati nelle colonne 6 e 7 sono quelli che sono stati
utilizzati per l’analisi archeoastronomica dell’area dei Fori Imperiali a Roma. Da notare
l’ultima riga, la quale riporta i dati ottimizzati (quelli di maggior probabilità) relativi alla
direzione media di sviluppo della Via Sacra. Per i dettagli sulle procedure utilizzate si
rimanda nuovamente al testo già citato (Gaspani, 2013), ma anche ad uno precedente2 . I
valori misurati conducono alla seguente funzione densità di probabilità relativa agli
azimut di orientazione:
2
Cernuti S., Gaspani A., 2006, "INTRODUZIONE ALLA ARCHEOASTRONOMIA: NUOVE TECNICHE
DI ANALISI DEI DATI", Atti della Fondazione Giorgio Ronchi, vol. LXXXIX, 190 pp. Edizioni Tassinari,
Firenze, 2006. ISBN 88-88649-11-5.
4
Funzione densità di probabilità degli azimut astronomici di orientazione degli assi dei
siti archeologici presenti nei Fori Imperiali nella direzione SE_NW.
Il punto dove vennero eseguite le osservazioni astronomiche
Lo studio archeoastronomico dei siti archeologici ha mostrato in maniera molto frequente
l’utilizzo di alcuni particolari orografici posti sull’orizzonte naturale locale quali punti di
mira dietro i quali erano visti sorgere gli astri che dovevano essere tenuti d’occhio.
Quando questo avviene, nel sito non si rilevano particolari dispositivi di traguardo, se mai
veniva stabilito molto accuratamente il cosiddetto “punto di stazione” cioè il punto dove si
posizionava colui che eseguiva le osservazioni astronomiche. Anche nel caso della Via
Sacra è stato possibile determinare mediante una procedura di ottimizzazione la posizione
più probabile per l’ubicazione di tale punto il quale sembra essere posto in prossimità del
Tempio di Venere-Roma. Quando la direzione di orientazione della Via Sacra venne
stabilita è molto probabile che chi eseguì le osservazioni astronomiche assolvere questo
particolare compito si pose, sul territorio in tale particolare punto. Le coordinate
geografiche più probabili di tale punto (riferite al Datum WGS84) sono risultate essere le
seguenti:
Longitudine: o = 12° 29’ 18”,46 E
Latitudine : o = 41° 53’ 28”,41 N
Quota altimetrica : ho = 26 metri
5
La ricostruzione del profilo dell’orizzonte naturale locale
Dopo aver determinato la posizione del probabile punto di osservazione è ora necessario
ricostruire il profilo dell’orizzonte naturale locale visibile da quella posizione, cioè il
profilo del paesaggio locale di sfondo determinato dalla proiezione delle colline di sfondo,
nella direzione SE-NW, sulla Sfera Celeste locale. Il nostro obbiettivo teorico è quello di
ricostruire il profilo antico dell’orizzonte naturale locale libero dalle perturbazioni dovute
alle moderne costruzioni. Diviene allora efficace il modo di procedere che permette si
sintetizzare il profilo dell’orizzonte naturale locale utilizzando dati numerici di telemetria
e tomografia radar eseguita dallo spazio, in particolare dallo Shuttle durante le sue
missioni intorno alla Terra. Questo può essere fatto utilizzando i dati DEM (Digital
Elevation Model) ottenuti dalla Shuttle Radar Topography Mission (SRTM)3 i quali
forniscono le quote altimetriche praticamente di tutta la superficie del pianeta ad intervalli
di campionamento pari a 90 metri sul territorio italiano con una precisione di 2,1 metri
sulla quota di ciascun punto rispetto all’ellissoide WGS84.
Schema del funzionamento della procedura di ricostruzione sintetica del profilo
dell’orizzonte naturale locale utilizzando i dati SRTM. Il punto A indica il punto di
stazione dove è posto l’osservatore, a quota hA; il punto B si riferisce al punto di cui la
topografia radar fornisce la quota hB, l’angolo è l’altezza angolare apparente sotto cui
è visibile il punto B dal punto A e R() è il raggio della Terra alla latitudine geografica
e d è la distanza tra i punti A e B misurata lungo il profilo dell’ellissoide WGS84.
3
I dati altimetrici relativi alla SRTM sono liberamente scaricabili in forma numerica, per gli intervalli di
latitudine e longitudine geografica richiesti, dal sito internet:
http://srtm.csi.cgiar.org/SELECTION/inputCoord.asp
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Il modello SRTM fornisce le coordinate geografiche di ciascun punto di campionamento,
riferite al WGS84 e la quota altimetrica hB di ciascuno dei punti distribuiti secondo una
griglia di 90x90 metri; da essi è possibile ricavare le corrispondenti altezze angolari con
la seguente formula:
sapendo che hA è la quota altimetrica del punto di stazione, d è la distanza di ciascun
punto e R è il raggio locale di curvatura della Terra secondo il Datum WGS84. Una volta
che la matrice delle altezze angolari dei punti è stata costruita, la sua proiezione sul piano
verticale tangente alla Sfera Celeste locale determina il profilo dell’orizzonte naturale
locale apparente. Tra i vantaggi dell’utilizzo dello SRTM è che l’intervallo di
campionamento costituisce un filtro in grado di eliminare quasi completamente la
presenza delle costruzioni di origine antropica le quali generalmente sono caratterizzate
da una dimensione lineare inferiore a 90x90 metri consentendo una buona ricostruzione
dei paesaggi antichi. I diagrammi seguenti mostrano l’altezza angolare apparente del
profilo dell’orizzonte naturale locale tutto intorno (per 360°) all’area dei Fori Imperiali a
Roma.
7
Profilo dell’orizzonte naturale locale tutto intorno all’area dei Fori Imperiali
Direzioni astronomicamente significative nei Fori Imperiali a
Roma
L’analisi archeoastronomica dei vari siti che compongono i Fori Imperiali a Roma è stata
eseguita in due differenti modi. Il primo criterio è stato quello, quello cosiddetto
“specifico” che consiste nell’analizzare ciascun monumento per se, come una singola
unità, con l’intento di determinare il criterio di orientazione astronomica di quel
determinato monumento all’epoca della sua fondazione. Il secondo criterio, generalmente
più potente, è il cosiddetto “criterio globale” che prevede l’analisi simultanea di tutti i
monumenti che compongono l’area archeologica in esame. Il criterio globale perviene a
determinare non un singolo allineamento, ma una funzione densità di probabilità (p.d.f)
pertinente all’insieme complessivo degli allineamenti presenti nell’area studiata. La
potenza del criterio globale risiede nel fatto che in questo modo è possibile pervenire a
determinare il criterio generale di orientazione astronomica condiviso da una intera
popolazione facilitando la possibilità di pervenire a conoscere l’idea del Cielo, del Cosmo e
del Tempo di quella determinata cultura. Nel presente caso si è data la preminenza
all’analisi utilizzando il criterio globale basato sulla funzione densità di probabilità
descritta in precedenza, il cui azimut astronomico medio complessivo di orientazione della
direzione sacra materializzata nell’area dei Fori Imperiali a Roma è il seguente:
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Az = 302° ± 4° ; ho = 1°.7 ± 0°.5 (live
(direzione SE-NW)
Az = 122° ± 4° ; ho
-SE)
Dove ho rappresenta l’altezza angolare apparente dell’orizzonte naturale locale rispetto a
quello astronomico locale, nelle due direzioni univocamente identificate dal valore
dell’azimut indicato.
Ellisse d’errore degli allineamenti.
La coppia di coordinate altazimutali Az (Azimut) e ho (Altezza angolare) definiscono
univocamente un punto della sfera celeste dove un determinato astro è visto sorgere o
tramontare, a seconda del caso che ricorre, in corrispondenza del profilo dell’orizzonte
naturale locale. I valori delle incertezze ε(Az) e ε(ho) definiscono un’ellisse d’errore,
proiettata sul piano tangente alla sfera celeste nel punto definito della coppia di
coordinate altazimutali Az e ho, e associata a ciascun allineamento misurato nel sito
archeologico.
Ellisse d’errore di un allineamento astronomico
9
Ciascun astro che, ad una certa epoca, sorge o tramonta entro l’ellisse d’errore di un
determinato allineamento potrebbe essere il target verso cui quell’allineamento fu diretto
quando esso fu materializzato sul terreno. La probabilità che un determinato astro sia stato
il target effettivo dell’allineamento dipende dalla sua posizione all’interno dell’elisse
d’errore. La funzione densità di probabilità f(Az,h) che permette il calcolo di tale
probabilità è la seguente:
Lo studio della distribuzione f(Az,h) ci dice molto sul criterio di orientazione che una
determinata popolazione applicò in un dato luogo ad una determinata epoca.
Funzione densità di probabilità f(Az,h) per l’allineamento SE-NW
Funzione densità di probabilità f(Az,h) per l’allineamento NW-SE
10
Ricerca dei targets astronomici
I due valori complementari dell’azimut astronomico di orientazione globale dei
monumenti presenti ai Fori imperiali conduce a due possibilità. La prima si riferisce al
tramonto del Sole al solstizio d’estate (Az=302°) e la seconda al sorgere del Sole al solstizio
d’inverno (Az=122°). Bisogna ora analizzare scrupolosamente i due possibili criteri
astronomici codificati nei monumenti dei Fori Imperiali a Roma. La seguente Tabella II
mostra i risultati dell’analisi archeoastronomica.
Tabella II
Azimut teorici di sorgere e di tramontare del Sole ai solstizi e agli equinozi osservati ai
Fori Imperiali a Roma in epoca Augustea, dal punto di stazione posto presso il tempio di
Venere-Roma, per diversi valori dell’altezza dell’orizzonte naturale locale.
La Tabella II riporta i valori teorici di sorgere e di tramontare del Sole ai solstizi e agli
equinozi osservati dal punto di stazione posto in prossimità del tempio di Venere-Roma in
epoca Augustea4, per differenti altezze dell’orizzonte naturale locale variabili da 0° a 10°.
I valori ripostati in tabella si riferiscono al solstizio d’estate (declinazione solare = +e), agli
equinozi (declinazione solare = 0°) e al solstizio l’inverno (declinazione solare = -e). Il
Il dato cronologico è del tutto irrilevante in quanto l’azimut di sorgere o tramontare dl Sole all’orizzonte
locale varia di circa 1° in 6000 anni, quindi il fenomeno è visibile ancora attualmente.
4
11
valore di “e” corrisponde all’Obliquità dell’Eclittica, cioè l’inclinazione dell’asse terrestre
rispetto alla linea ortogonale al piano orbitale della Terra (circa 23°.5). Gli indicatori U, C, e
D, riportati nella tabella di riferiscono al bordo superiore del disco solare che sorge o
tramonta (U = Up), al centro del disco del Sole (C = Center) e al bordo inferiore del disco
(D = Down). Ricordiamo che il diametro apparente medio del disco solare è pari a 30’
d’arco. L’altezza dell’orizzonte naturale locale nella direzione del tramonto del Sole al
solstizio d’estate è pari a 1°.7 quindi il valore teorico pari a 301°,2 è in ottimo accordo con
quanto misurato sulle immagini satellitari in alta risoluzione. In particolare il l’azimut
astronomico di orientazione riportato nella Tabella I per la direzione della sola Via Sacra è
pari a 301°.7 è in accordo pressochè perfetto con il dato teorico: la differenza è dell’ordine
di 0°,5 decisamente inferiore al margine di incertezza dell’azimut astronomico misurato
che è pari a 0°.2 in più e in meno.
Nome
Pdf
Via Sacra
Azimut misurato
Azimut calcolato
Differenza
Target Astronomico
302° ± 4°
301.7 ± 0°.2
301°.2
301°.2
+0°.8
+0°.5
tramonto SE
tramonto SE
Pdf
122° ± 4°
Via Sacra 121.7 ± 0°.2
125°.7
125°.7
-3°.7
-4°.0
sorgere SI
sorgere SI
A questo punto possiamo calcolare la probabilità di casualità di ciascun allineamento
utilizzando la tradizionale teoria della probabilità. Il test statistico utilizzato qui è quello
più seguito in Archeoastronomia. Si tratta del Test 3
Schaefer nel 20065.
Il t
Il criterio statistico di Schaefer (2006) prevede che un allineamento possa essere
considerato astronomicamente significativo se, stabilita una distribuzione Normale degli
Azimut di orientazione tipici di allineamenti casuali, quello esaminato è caratterizzato da
una probabilità che corrisponde ad una posizione sulla coda della Gaussiana che dista dal
valore medio più di 3 σ. Una volta calcolata la probabilità geometrica P(random) che un
dato allineamento monodirezionale possa essere casuale, ad esempio mediante la seguente
relazione:
P(random) = Δ(Az) / 360°
5
Schaefer B. E.,: Case Study of Three of the Most Famous Claimed Archaeoastronomical Alignments in North
America, in Viewing the Sky Through Past and Present Cultures, Oxford VII International Conferences on
Archaeoastronomy (Bostwick, T.W. & Bates, B. eds) Phoenix (AZ) (Pueblo Grande Museum Anthropological
Papers 15), p. 71-77.
12
Dove Δ(Az) è la differenza tra l’azimut misurato e quello calcolato per il target
astronomico a cui si dovrebbe riferire.
Una volta determinato P(random) si calcola l’area sottesa da una distribuzione Normale
standardizzata:
Q = 1 – P(random)
Con il valore di Q si entra nella tabella e si determina il valore della variabile
standardizzata z tale che integrale della Gaussiana calcolato da -z a +z sia pari a Q; quel
particolare valore è il numero di σ a cui si posiziona l’azimut Az dell’allineamento
misurato rispetto ad una distribuzione Normale di allineamenti casuali. Quindi se z>3
allora la casualità dell’allineamento può essere rigettata in favore della sua intenzionalità
altrimenti l’allineamento viene rigettato perché considerato casuale. Il livello di probabilità
corrispondente a z=3 è pari a 0,9974, quindi il criterio si Schaefer corrisponde ad un test
statistico di significatività il cui limite di accettazione è pari a:
Po = (1-P(random)) > 99,74%
Di conseguenza si verifica che il limite di accettazione dell’allineamento sarà dato da:
P(random) < (1-0,9974)
cioè: P(random) < 0,0026 pari allo 0,26% che corrisponde ad 1 probabilità su 385. A questo
punto il test statistico di significatività derivato dal criterio si Schaefer è il seguente:
a) si calcola P(random) per l’allineamento da mettere alla prova con:
P(random) = Δ(Az) / 360°
Dove Δ(Az) è la differenza, in gradi tra l’Azimut astronomico misurato e quello calcolato
per il target a cui l’allineamento potrebbe riefrirsi.
b) si esegue il confronto con il livello di probabilità corrispondente a 3σ sulla
distribuzione Normale standardizzata N(0, 1, z).
c) si applica la seguente regola decisionale:
se:
P(random) < 0,0026
→ l’allineamento viene accettato come significativo
P(random) ≥ 0,0026
→ l’allineamento viene rigettato come casuale.
Dopo aver descritto il test statistico di Schaefer ora possiamo applicarlo ai risultati
dell’analisi archeoastronomica dell’area dei Fori Imperiali a Roma e in particolare alla
direzione di sviluppo della Via Sacra.
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Nome
Pdf
Via Sacra
Azimut misurato
302° ± 4°
301.7 ± 0°.2
Pdf
122° ± 4°
Via Sacra 121.7 ± 0°.2
Probabilità di casualità
0.0022 (1/450)
0.0013 (1/720)
0.010 (1/100)
0.011 (1/90)
Target Astronomico
Esito Test
tramonto SE
significativo
tramonto SE
significativo
sorgere SI
sorgere SI
rigettato
rigettato
Il Test di Schaefer ha mostrato in maniera inequivocabile che esiste uno ed uno solo
allineamento astronomico sufficientemente significativo da essere considerato validi e
quindi aver costituito il criterio di orientazione applicato per orientare la Via Sacra. Si
tratta della direzione correlata con il tramonto del Sole al Solstizio d’estate. La direzione
opposta, quella teoricamente correlata con il sorgere del Sole al solstizio d’inverno, non ha
superato i test di significatività statistica, quindi si deve quindi concludere che la direzione
corrispondente al tramonto del Sole al solstizio d’estate è quella secondo cui i siti
archeologici presenti nei Fori Imperiali a Roma furono deliberatamente orientati. Il
criterio solare solstiziale estivo fu tenuto in considerazione immutato lungo i secoli, tanto
da essere ancora attualmente determinabile mediante l’analisi archeoastronomica. La
seguente Tabella II mostra i risultati dell’analisi archeoastronomica.
Tramonto del Sole il 24 Giugno del Calendario Giuliano per l’anno 0 a Roma. Il
tramonto solstiziale estivo avvenne alle 19:30 ora locale di Roma dietro il profilo
dell’orizzonte naturale locale (paesaggio di sfondo) elevato di 1°,7 rispetto all’orizzonte
astronomico locale.
A questo punto conviene ricordare, a grandi linee, la problematica relativa ai movimenti
apparenti del Sole sulla sfera celeste.
Il moto apparente del Sole sulla Sfera Celeste
La Terra compie annualmente una rivoluzione completa intorno al Sole. Il suo moto
orbitale è regolato dalla legge di gravitazione universale e ben descritto dalle tre leggi
14
scoperte dal matematico tedesco Giovanni Keplero, nel XVII secolo. L'orbita della Terra è
un'ellisse poco eccentrica e la distanza orbitale media, a cui il nostro pianeta orbita intorno
al Sole è di circa 149.6 milioni di chilometri. Il globo terrestre ruota su se stesso in un
giorno siderale, poco meno di 24 ore, quindi un osservatore situato in una determinata
località geografica vedrà apparentemente il Sole muoversi, assieme a tutta la sfera celeste
da est ad ovest durante l'arco di un giorno. A causa del fatto che la Terra durante un
giorno percorre anche una frazione della sua orbita, circa 1/365 del percorso annuale, il
Sole avrà variato la sua posizione apparente rispetto alle stelle visibili sulla sfera celeste di
poco meno di 1 grado. Il moto del Sole è quindi solamente apparente e dovuto in realtà al
fatto che l'osservatore si muove solidalmente con la Terra su cui è ubicato. Il moto
apparente del Sole nel cielo si compie sulla proiezione dell'orbita della Terra sulla sfera
celeste o più rigorosamente sul cerchio immaginario ottenuto intersecando la sfera celeste
con il piano dell'orbita terrestre. Questo cerchio è chiamato Eclittica, termine che fu coniato
dagli astronomi greci nell'antichità. Il movimento apparente del Sole sull'Eclittica avviene
nello stesso senso del moto orbitale della Terra lungo la sua orbita, direzione detta "diretta"
o "antioraria" perché, contraria a quella del moto apparente diurno della Sfera Celeste.
Poiché, a causa del moto apparente diurno un osservatore vede gli astri muoversi da est
verso ovest (senso orario), vedrà per il moto apparente annuo, il Sole spostarsi tra le stelle
in senso contrario, cioè da ovest verso est. La conseguenza è che se un dato giorno durante
l'anno il Sole transita al meridiano nello stesso istante in cui passa anche una stella, il
giorno successivo esso passerà al meridiano circa quattro minuti dopo la stella in quanto si
sarà spostato di circa un grado verso oriente e sarà quindi in ritardo rispetto ad essa.
Quando il Sole si trova al punto di intersezione corrispondente al nodo indicato con il
termine "Punto Gamma" o "Punto d'Ariete", allora avviene l'Equinozio di Primavera, mentre
quando il Sole passa per il punto diametralmente opposto , esso si trova al nodo contrario
e quindi avverrà l'Equinozio di Autunno.
Punti di levata e di tramonto del Sole ai solstizi e agli equinozi.
15
In definitiva quando avvengono gli equinozi il Sole è posizionato sull'Equatore Celeste; in
questi giorni le durate del giorno e della notte corrispondono allo stesso numero di ore; in
tutti gli altri giorni dell’anno il numero di ore di luce e di buio variano sia in funzione
della data sia in funzione della latitudine geografica del luogo di osservazione.
Attualmente le date in cui avvengono gli Equinozi sono il 21 marzo e il 23 settembre
rispettivamente per l'Equinozio di Primavera e quello di Autunno, ma nel tempo anche le
date degli Equinozi e dei Solstizi sono soggette ad una lenta, ma consistente, variazione
particolarmente evidente quando si va molto indietro nel tempo. Il Sole a causa della
variazione della posizione della Terra nello spazio per effetto del suo moto orbitale,
durante il corso dell'anno cambia in modo periodico la posizione dei punti di sorgere e di
tramontare sull'orizzonte. La traiettoria apparente percorsa dal Sole nel cielo varia
giornalmente non solo con il variare della data lungo l'anno ma anche in funzione della
latitudine geografica dell'osservatore. I punti estremi verso sud e verso nord toccati dalle
posizioni di sorgere e tramontare del Sole sull'orizzonte in corrispondenza di una data
località geografica, corrispondono ai giorni dei solstizi, così chiamati perché, in quei
giorni, si ha l'impressione che il punti di levata e di tramonto del Sole stazionino in quella
posizione estrema per qualche tempo, in quanto essi si muovono molto lentamente. I punti
estremi di sorgere e tramontare in direzione nord-est vengono toccati in corrispondenza
della data del solstizio estivo, mentre al solstizio d'inverno i punti di sorgere e di
tramontare saranno i più vicini alla direzione sud-est.
Ovviamente in corrispondenza dei giorni dell'anno che sono intermedi tra le due date di
solstizio le posizioni sull'orizzonte occupate dai punti di sorgere e tramontare saranno a
loro volta intermedie tra i due punti solstiziali.
16
Variazione dei punti di levata del Sole al solstizio d’estate, agli equinozi e al solstizio
d’inverno, nell’anno 0, calcolata per un intervallo di latitudine geografica compreso tra
30° e 60° Nord. Le varie curve sono calcolate per un’altezza dell’orizzonte naturale locale
compresa tra 0° e 20°.
Dal punto di vista archeoastronomico le posizioni sulla linea dell'orizzonte del sorgere e
del tramontare del Sole in corrispondenza dei solstizi è fondamentale in quanto le
testimonianze archeologiche ci suggeriscono quanto l'uomo delle Età della Pietra, del
Rame, del Bronzo e del Ferro tenesse in grande considerazione l'osservazione e la
marcatura della posizione di questi punti.
La Via Sacra: allineamento reale o simbolico?
Se studiamo, ragionando in un ottica archeoastronomica, la disposizione delle pietre o
delle buche di palo oppure lo sviluppo delle vie sacre che mostrano una natura regolare e
non casuale e quindi posizionate appositamente dall'Uomo, con qualche intento, è
possibile ipotizzare che queste linee materializzino sul terreno alcuni allineamenti diretti
verso qualche punto sull'orizzonte corrispondente al sorgere o al tramontare di qualche
oggetto celeste all'epoca della collocazione cronologica del sito che li ospita. Questo è
strettamente vero solo e solamente se l’intento dei costruttori fu di natura astronomica, ma
non è automaticamente vero in tutti i casi e per tutti gli allineamenti. E’ stato inizialmente
ipotizzato da Somerville (1920) e poi successivamente da numerosi altri autori, compreso
chi scrive, che in taluni casi gli allineamenti venissero utilizzati in combinazione con alcuni
traguardi naturali, posti in lontananza al fine di aumentare l'accuratezza della direzione
individuata. In questo caso la probabilità che l'allineamento fosse diretto verso il punto di
levata o di tramonto di un oggetto astronomico dovrebbe, almeno in teoria, essere
17
maggiore. Infatti l'uso di basi molto lunghe potrebbe essere stato motivato dall'esigenza
di ottenere una maggior precisione nel puntamento. Tali livelli di accuratezza sono
giustificabili solamente tentando di traguardare oggetti astronomici che sorgevano o
tramontavano all’orizzonte naturale locale, ma deve sempre esistere il ragionevole
sospetto che ciò non sia vero, ma solamente frutto del caso. Ad ogni modo una
conveniente analisi probabilistica dovrebbe, almeno in teoria, consentire di discriminare
tra direzioni astronomicamente significative e direzioni casuali nella maggioranza dei casi
con un buon margine di affidabilità. Ovviamente se si applicano le tecniche probabilistiche
giuste. Questa sembra un’affermazione banale, ma in realtà è ben lontana dall’esserlo
perché dobbiamo però sempre tenere ben presente un fatto di fondamentale importanza e
cioè che praticamente quasi tutta l'Archeoastronomia è fondata sulla nozione di
allineamento che potremmo sintetizzare mediante la seguente definizione formale: "un
allineamento è un segmento orientato che interseca la linea dell'orizzonte astronomico locale in un
punto". Questa definizione è formalmente esatta, ma ben poco operativa dal punto di vista
pratico. Gli allineamenti che possiamo rilevare nei siti archeologici di potenziale interesse
archeoastronomico possono essere di due tipi: allineamenti esatti e allineamenti simbolici.
Gli allineamenti di monoliti, buche di palo, sviluppo di vie sacre o altro, sono in genere
considerati come realizzazioni statistiche di direzioni esatte orientate verso precisi punti
dell'orizzonte locale e questo indipendentemente che il “target” sia di tipo astronomico o
meno. L'errore di posizionamento è, secondo questo modo di vedere le cose, descrivibile
in termini di variabili casuali che ammettono una funzione densità di probabilità (pdf),
quindi l'analisi del sito può procedere con l'impiego di metodi standard basati sulla
Statistica e sulla usuale Teoria della Probabilità. Gli allineamenti simbolici richiedono
invece solo che il posizionamento dei marcatori (monoliti, pali o altro) fosse stato disposto
già in origine in maniera approssimativa rispetto ad una determinata direzione teorica,
non necessariamente astronomica, non per cattivo lavoro da parte dei costruttori, ma
perché non esisteva la reale necessità di disporli in modo tale da essere esattamente diretti
verso un determinato punto dell'orizzonte locale dove avrebbe potuto sorgere o
tramontare un astro, questo nel caso di un allineamento astronomicamente significativo. E’
questo il caso frequente degli allineamenti lungo sui si sviluppano le vie sacre presenti nei
nuclei delle antiche città. Gli allineamenti di questo tipo non sono trattabili con successo
mediante gli usuali metodi statistici, poiché le deviazioni riscontrate non sono errori nella
usuale concezione statistica del termine e quindi, secondo questo modo alternativo di
vedere le cose, non possono essere trattati come variabili casuali. Appare allora chiaro che
durante l’analisi dei dati provenienti dal rilievo archeoastronomico non sia possibile
utilizzare le usuali tecniche statistiche che trattano le deviazioni tra gli azimut misurati e
quelli teorici come variabili casuali, ma diventa necessaria l'applicazione di tecniche più
sofisticate basate su altri principi che forniscono gli strumenti matematici necessari per
trattare le informazioni secondo una metodologia maggiormente efficace. In realtà
possiamo facilmente renderci conto che gli allineamenti "esatti" formalmente non esistono
di per se stessi in quanto nulla ci autorizza a ritenere la disposizione dei monoliti o delle
buche di palo, o gli sviluppi degli assi viari, che rileviamo in un sito archeologico come
affetti da errori casuali. Gli allineamenti potrebbero quindi, nella maggioranza dei casi,
essere frutto di disposizioni simboliche degli elementi che li definiscono e gli errori
rispetto alle direzioni vere, che tra l'altro è proprio quello che ci si prefigge di determinare
mediante dell'indagine archeoastronomica, almeno in prima battuta, non è detto che siano
tali, ma potrebbero essere frutto di un deliberato criterio approssimativo adottato dai
18
costruttori nel disporli. Attualmente disponiamo di potenti tecniche per stabilire se un
dato allineamento sia di natura esatta oppure solamente simbolica. Tali metodi si basano
sul concetto di misura della quantità di informazione racchiusa nell’allineamento che
viene esaminato.
Il riconoscimento degli allineamenti astronomicamente
significativi : Approccio basato sulla Teoria dell'Informazione
In generale il calcolo del reale livello di significatività statistica di un gruppo di
allineamenti è un problema molto complesso e non è chiaro se esistano soluzioni
matematicamente soddisfacenti ad esso. Addizionalmente l'applicazione dei criteri
statistici usuali richiede che si stia studiando un processo casuale di qualche natura. In un
sito archeologico di importanza archeoastronomica non esistono processi casuali in quanto
il luogo mostrerà sempre qualche tipo di organizzazione ordinata e ben definita, ben
lontana da quella casuale richiesta al fine di soddisfare i teoremi che ci autorizzano
l'applicazione delle usuali tecniche statistiche. Questo è il motivo per cui la direzione
complessiva definita da una linea di più di due marcatori non può essere ottenuta per
mezzo di una semplice media delle direzioni individuali oppure usuali tecniche di
regressione lineare. Lo stesso avviene nelle direzioni di sviluppo delle vie sacre presenti
nelle antiche città . Chi materializzò sul terreno gli allineamenti che sono rilevabili nei siti
archeologici non lo fece con gli occhi bendati. In questo genere di problemi l'applicazione
di particolari tecniche che hanno le loro radici nella Teorie dell’Informazione si rivela
molto potente. A questo punto è necessario fare alcune considerazioni sulla natura degli
allineamenti materializzati sul territorio che possono essere identificati dalla particolare
disposizione di buche di palo o pietre fitte o quant’altro (che qui chiameremo per
semplicità “marcatori dell’allineamento” M1 e M2), deliberatamente disposti dall'Uomo
sul suolo. Dal punto di vista strettamente geometrico un allineamento è determinato al
minimo da una qualsiasi disposizione di due marcatori sul terreno quindi un generico
allineamento sarà esprimibile con la seguente equazione lineare:
(E–Eo) = (N-No)· tan(Az)
Dove N ed E sono coordinate metriche gaussiane, in particolare E=easting, N=northing e
(Eo,No) sono le coordinate metriche gaussiane del punto B di stazione da cui si diparte
l’allineamento e Az è l’azimut geodetico (astronomico) di orientazione misurato in senso
orario partendo dalla direzione nord del meridiano astronomico locale passante per il
punto di stazione B di coordinate (Eo,No).
19
La definizione formale di allineamento in coordinate metriche gaussiane
Di fatto un allineamento uscente da un punto origine B di coordinate (Eo,No) rappresenta
un vettore u orientato che interseca il cerchio dell’orizzonte astronomico locale in un
punto Q posto sulla Sfera Celeste le cui coordinate altazimutali sono: Azimut pari ad Az
ed Altezza h pari a zero. Siccome l’orizzonte astronomico locale può essere pensato posto
a distanza convenzionalmente unitaria rispetto al punto B, il vettore “allineamento” u avrà
modulo |u|:=1. Supponiamo ora che nei dintorni del punto Q sull’orizzonte astronomico
locale sorga (o tramonti) un astro S1 il quale interseca l’orizzonte astronomico locale nel
punto S le cui coordinate altazimutali sono: azimut As e altezza pari a zero per definizione
di orizzonte astronomico locale. Se l’astro S1 viene osservato da un osservatore posto nel
punto B origine dell’allineamento u, allora la direzione tra B e il punto S potrà essere
considerata come un vettore v anche esso di modulo convenzionalmente unitario (|v|:=1)
orientato secondo un azimut astronomico pari a As. Riassumendo quanto detto fino ad ora
si ha che u è il vettore “allineamento” e v è il vettore “target astronomico” . Nel caso degli
allineamenti astronomici se il punto S di levata/tramonto dell’astro S1 potrebbe essere
stato il bersaglio dell’allineamento u e in questo caso la differenza angolare θ=(Az-As) può
essere considerata come un errore di puntamento, non necessariamente di origine casuale.
Ricordiamo anche che l’”energia” Ew di un vettore generico w è data da:
Ew = ½ |w|2
Quindi per entrambi i vettori u (allineamento) e v (target astronomico) le loro energie
saranno per definizione pari ad ½.
A questo punto possiamo definire il coefficiente di correlazione incrociata R(u,v) tra
l’allineamento u ed il target astronomico v mediante la seguente relazione (Proakis, 1989)6:
R(u,v) = (u • v) /(|u|∙|v|)
6
Il lettore interessato alla dimostrazione formale della formulazione del coefficiente di correlazione in
termini di vettori, può trovarla a pagina 222 del volume: Proakis J. G., 1989, “Digital Communications”,
McGraw Hill Series in Electrical Engineering, second edition, New York.
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Essendo u e v vettori di modulo unitario si ha semplicemente:
R(u,v) = cos(θ)
Questo modo di definire la correlazione tra l’allineamento u e il target v è perfettamente in
accordo con la metodologia statistica per i dati circolari e assiali7. La funzione coseno è una
funzione pari a forma di campana che assume valore 1 se θ=0° quindi nel caso di
correlazione perfetta tra l’allineamento ed il target astronomico. Se θ=±90° allora la
correlazione incrociata tra l’allineamento e la direzione del target astronomico sarà nulla;
se invece i due vettori sono allineati, ma di verso opposto essi saranno anticorrelati, e
saranno detti vettori antipodali e sarà θ=180° e quindi R(u,v) = -1. Questo è un caso molto
interessante in quanto se ad esempio consideriamo la direzione di levata del Sole
all’orizzonte astronomico locale al solstizio d’inverno e quella di tramonto del Sole al
solstizio d’estate, esse saranno anticorrelate, ma giustamente si riferiscono ad un
fenomeno mostrato dallo stesso astro: il Sole, quindi due vettori antipodali saranno
perfettamente correlati tra di loro.
Un allineamento e il corrispondente target astronomico possono essere considerati
come due vettori di modulo unitario rispettivamente orientati secondo un azimut
astronomico Az (l’allineamento misurato) e A* quello corrispondente nel target
astronomico.
Quantità di informazione codificata in un allineamento
Il problema di misurare quanta informazione sia contenuta in un allineamento rilevato in
un sito archeologico, che si sospetta essere astronomicamente significativo, in relazione al
punto di levata o di tramonto di un astro è un problema di non facile soluzione. Dal punto
di vista matematico e formale dobbiamo identificare ciascun allineamento con il suo
azimut Az misurato rispetto alla direzione settentrionale del meridiano astronomico locale.
In questo modo avremo a disposizione, per quel particolare allineamento, N possibili
In virtù della definizione degli allineamenti data in questa sede, il coefficiente di correlazione R(u,v) è, per
definizione, centrato.
7
21
targets nel senso che sarà possibile associare ad esso una serie di possibili targets
astronomici il cui azimut è As(k) con k=1,...,N. Per ciascun allineamento sarà possibile
misurare un errore "di puntamento" θ(k) definito nel modo seguente:
θ(k) := |Az-As(k)|
A questo punto diventa possibile calcolare il coefficiente di correlazione R(k) tra
l’allineamento misurato nel sito archeologico e ciascuno degli N target astronomici; questo
permette di valutare quale potrebbe essere il target astronomico più probabilmente
correlato con l’allineamento misurato e assumere valido quello che mostra il valore del
coefficiente di correlazione R(k) più elevato. Il coefficiente di correlazione R(k) ha un ben
definito legame con la probabilità che l’allineamento ed il target siano casualmente
correlati tra loro e che quindi non siano due aspetti differenti della stessa cosa. Per fare
questo dobbiamo introdurre una nuova quantità denominata “autoinformazione" misurata
per un dato allineamento presente nel sito archeologico, rispetto al k-esimo target
astronomico e indicata con I(k). Chiariamo un poco la questione. Dato un allineamento
presente nel sito archeologico, il solo fatto che il punto dell'orizzonte astronomico locale
da esso individuato sia posizionato ad una certa distanza θ(k) dal corrispondente punto di
levata o tramonto pertinente all'astro a lui correlato secondo un determinato coefficiente di
correlazione R(k) implica che questo evento racchiuda in se una determinata quantità di
informazione che discende dal fatto che chi lo materializzò sul terreno in quel luogo lo
fece o casualmente oppure applicando alcuni criteri, a noi ovviamente oggi
completamente sconosciuti, ma che rappresentano quello che l’analisi archeoastronomica
del sito si prefigge di conoscere. L’auto-informazione I(k) è l'informazione corrispondente
all'evento: “allineamento posizionato ad una distanza angolare θ(k) dal punto dell'orizzonte
astronomico locale in cui sorge o tramonta un astro a lui correlato secondo un determinato
coefficiente di correlazione R(k)”, essa viene denominata "auto-informazione" (selfinformation) associata a quell'evento. La Teoria dell'Informazione ci dice che l'autoinformazione associata ad un dato evento è legata in maniera semplice alla probabilità
P(k) che tale evento si possa effettivamente verificare. Tale legame viene formalizzato nella
seguente equazione:
I(k) = -ln[P(k)]
(k=1,...,N)
la quale mette in evidenza che un evento che ha probabilità pari a 1 (=100%) di verificarsi
è un evento sicuro e avrà auto-informazione nulla in quanto la sicurezza che esso accada
non richiede il verificarsi di particolari condizioni affinché esso avvenga. Esso
semplicemente accadrà sempre e in ogni caso, per cui non esisteranno particolari ragioni
per meravigliarci se accade e quindi di cercare il motivo per cui l'evento si verifica. Al
contrario, un evento di probabilità bassa richiede che siano verificati
contemporaneamente tutta una serie di fattori che concorrono al verificarsi dello stesso,
altrimenti esso non si verificherà affatto. È chiaro che il verificarsi di un evento poco
probabile racchiude dentro di se un’alta quantità di informazione relativamente alle cause
che hanno concorso a produrre quell'evento. Spingendoci al caso estremo: un evento che
ha probabilità quasi nulla di verificarsi, se si verifica racchiude in se una quantità di
informazione molto elevata, per cui la sua auto-informazione tenderà all'infinito.
Tornando al caso degli allineamenti che si rilevano in un sito archeologico
22
astronomicamente significativo, sarà possibile associare a ciascuno di essi un valore di
auto-informazione dipendente dalla loro distanza angolare dal punto dell'orizzonte locale
pertinente all'astro con cui ciascuno di loro dovrebbe essere correlato e quindi sarà
possibile calcolare la probabilità P(k), per un dato allineamento presente in un sito
archeologico potenzialmente astronomicamente significativo, che chi lo materializzò sul
terreno volesse proprio orientarlo in quel modo cioè con quel preciso Azimut astronomico,
entro i limiti di incertezza dipendenti dalla sua abilità e dalla tecnologia a sua disposizione
e in ultima analisi da quello che voleva effettivamente fare, come avviene negli
allineamenti simbolici. Tale probabilità si ottiene invertendo l'auto-informazione I(k)
relativa all’allineamento rispetto agli N possibili target astronomici, nel modo seguente:
P(k) = e –I(k)
(k=1,...,N)
Andamento della mutua informazione I(θ) in funzione di θ espresso in gradi.
Dalla Teoria dell'Informazione otteniamo che la Mutua Informazione I(k) relativa al kesimo target astronomico è legata al coefficiente di correlazione R(k) tra l'azimut Az
dell'allineamento rilevato nel sito archeologico e quello As(k) del sorgere o del tramontare
del k-esimo astro all’orizzonte astronomico locale in maniera molto semplice:
I(k) := -½ ln[ 1 - R(k)2 ]
misurata in "nats" (acronimo anglosassone di "Natural Units"). Il grado di correlazione R(k)
è già stato definito in precedenza (Proakis, 1989):
R(u,v) = (u • v) /(|u|∙|v|) = cos(θ)
23
quindi la mutua informazione sarà:
I(k) := –½ ∙ ln(sin2(θ(k))
La mutua informazione può essere considerata come la quantità di informazione legata
all'osservazione di una determinata posizione relativa tra il punto sull’orizzonte
determinato dall’allineamento e quello di sorgere o di tramontare di un k-esimo target
astronomico. Questo fatto ci conduce a poter calcolare la probabilità Pr(k) che
l’allineamento sia correlato con il punto di levata (o di tramonto) di un dato astro
all'orizzonte locale del sito in esame solamente a causa di una combinazione di eventi
casuali. Tale probabilità vale:
Pr(k) = e-I(k)
E quindi:
Pr = (u v) /(|u|.|v|) = sin(θ)
Ed essendo u e v vettori di modulo unitario si ha:
Pr(k) = sin(θ(k))
La probabilità Pr(k) ci suggerisce alcune considerazioni degne di nota. Infatti se
l’allineamento e il k-esimo target astronomico è pressoché casuale allora il valore assoluto
del coefficiente di correlazione risulta piuttosto basso e la mutua informazione sarà
pressoché nulla. Questo conduce ad avere una alta probabilità che quell'allineamento
potesse essere stato ottenuto in maniera casuale e non diretto verso il punto di levata o di
tramonto dell’astro di cui si ipotizza la correlazione. Ad ogni modo l'allineamento
potrebbe essere correlato invece con il punto di levata o di tramonto di un differente astro.
Se contrariamente a ciò la correlazione risulta elevata, come conseguenza di una deliberata
disposizione dei marcatori che individuano la direzione materializzata dall’allineamento,
la mutua informazione sarà elevata. Un valore elevato di mutua informazione implica una
bassa probabilità Pr che la correlazione allineamento-astro possa essere casuale. La
probabilità dell'evento complementare, cioè quello della effettiva correlazione tra
allineamento e astro considerato sarà:
Po(k) = 1 - Pr(k)
che nel caso di un allineamento molto accurato, essa sarà elevata.
24
Andamento della probabilità Pr di correlazione casuale tra un allineamento ed il
corrispondente target astronomico.
La tabella seguente riassume qualitativamente i vari casi :
Funzione
Allineamento casuale
Allineamento correlato
Correlazione |R|
Mutua informazione I(k)
Probabilità Pr
Probabilità Po
Vicino a 0
Vicina a 0
Vicina a 100%
Vicina a 0%
Vicino a 1
Alta
Vicina a 0%
Vicina a 100%
Questo approccio è quello più adatto qualora si consideri gli allineamenti come linee
simboliche e non come realizzazioni statistiche dei target astronomici a meno di un
margine di errore trattabile come una variabile casuale.
Allineamenti simbolici e realizzazioni statistiche
A questo punto dobbiamo eseguire un confronto tra il modo di operare quando si
considerano gli allineamenti, e le loro deviazioni rispetto al target astronomico, come se
fossero linee tracciate secondo criteri simbolici e in alternativa come se fossero
realizzazioni statistiche del target astronomico a cui si riferiscono. A questo proposito
consideriamo la formula che ci fornisce la probabilità di correlazione casuale:
Pr = sin(θ)
e siccome mediamente gli allineamenti e i targets astronomici ad essi correlati non
mostrano differenze angolari molto grandi, altrimenti non vengono nemmeno considerati,
25
limitiamoci a considerare l’intervallo [20° θ -20°], peraltro enorme nell’ambito
archeoastronomico, e sviluppiamo in serie sin(θ), quindi:
-As|+…
e quindi la probabilità di correlazione casuale sarà data corrispondentemente da:
-As|+…
Se ora cambiamo punto di vista e consideriamo gli allineamenti come realizzazioni
statistiche e quindi consideriamo la deviazione |Az-As| come una variabile casuale
uniformemente distribuita con media pari a zero e varianza σ2 =|Az-As|2/12, quindi come
un errore, la probabilità geometrica Pu di trovare un Azimut Az compreso nell’intervallo
As ± s dove s =|Az-As| è data dal principio detto del “blind marksman”:
Pu = 2 ∙|Az-As| / 360°
Quindi se facciamo il rapporto Pr/Pu otteniamo:
Che ci mostra chiaramente come sia possibile accettare per buono un allineamento
simbolico diretto verso il punto di levata o di tramonto di un determinato astro anche
quando la sua probabilità di casualità sia circa 3 volte maggiore di quella di un
allineamento casuale considerato secondo un ottica puramente statistica, che considera la
deviazione tra il punto individuato sull’orizzonte dall’allineamento e quello del target
astronomico, come un errore che può essere descritto in termini di variabili casuali. Uno
dei risultati fondamentali della metodologia descritta è che sulla base dei valori
dell’informazione ottenuti correlando gli allineamenti misurati e i loro corrispondenti
targets astronomici è che è possibile discriminare tra un allineamento reale e uno
simbolico. Nel caso degli allineamenti reali (materializzati sul terreno in maniera accurata,
quindi li definiamo impropriamente “esatti”) il livello di informazione I(u,v) risulta essere
superiore a 3 Nats, mentre per gli allineamenti simbolici il valore dell’informazione risulta
essere inferiore a 3 Nats; questo fornisce un utile strumento per discriminare tra i due tipi
di allineamento.
Bene, dopo questa parentesi teorica ritorniamo ai Fori Imperiali a Roma e calcoliamo il
coefficiente di correlazione incrociata R(u,v), la probabilità Pr(R) di ottenere casualmente
quel determinato coefficiente di correlazione e l’informazione I(u,v) contenuta nella
correlazione tra il vettore allineamento u e il vettore target astronomico v nel caso delle
direzioni rilevate per la Via Sacra ai Fori Imperiali di Roma.
Nome
Pdf
Via Sacra
Azimut misurato
Azimut calcolato
Differenza
Target Astronomico
302° ± 4°
301.7 ± 0°.2
301°.2
301°.2
+0°.8
+0°.5
tramonto SE
tramonto SE
Pdf
122° ± 4°
Via Sacra 121.7 ± 0°.2
125°.7
125°.7
-3°.7
-4°.0
sorgere SI
sorgere SI
26
Nome
Pdf
Via Sacra
Azimut misurato
R(u,v)
Pr(R)
I(u,v)
Target Astronomico
302° ± 4°
301.7 ± 0°.2
0.99990
0.99996
0.0140
0.0087
4.27
4.74
tramonto SE
tramonto SE
Pdf
122° ± 4°
Via Sacra 121.7 ± 0°.2
0.99792
0.99756
0.0645
0.0697
2.74
2.66
sorgere SI
sorgere SI
Appare chiaramente che i livelli di informazione relativi alla direzione di orientazione
correlata con il tramonto del Sole al solstizio d’estate (SE) sono rispettivamente 4.27 Nats
per la pdf globale e 4.74 Nats per il puro rilevamento individuale della direzione di
orientazione della Via Sacra. Nel caso della direzione orientata verso il sorgere del Sole al
solstizio d’inverno (SI) abbiamo valori di informazione rispettivamente pari a 2,74 Nats e
2.66 Nats, quindi decisamente inferiori. L’aspetto molto interessante è che la direzione
correlata con il tramonto del Sole al solstizio d’estate mostra in entrambi i casi un valore
dell’Informazione superiore a 3 Nats che è il limite di discriminazione tra allineamento
esatto (I(u,v)>3 Nats) rispetto a quello simbolico (I(u,v)<3 Nats). Bisogna quindi
concludere che l’allineamento che fu disposto sul terreno per materializzare la Via Sacra
fu la deliberata scelta di allinearla verso il punto di tramonto del Sole al solstizio d’estate.
Visibilità attuale del tramonto del Sole al solstizio invernale
lungo la Via Sacra
Una questione interessante è relativa alla possibilità di osservare attualmente il tramonto
del Sole al solstizio d’estate lungo la Via Sacra. L’azimut di tramonto del Sole, all’orizzonte
astronomico locale, al solstizio d’estate è dato da:
Az = 360° - arccos[sin(ε(t))/cos( )]
In cui è la latitudine geografica dell’osservatore e ε(t) è l’obliquità dell’eclittica, la quale
negli ultimi 2000 anni è variata, in funzione del tempo, secondo la seguente relazione:
ε(t) = 23°.691 – 0.000125 × t + …
dove t è l’anno (ad esempio t = 2000.0). A causa della lentezza della variazione
dell’obliquità dell’eclittica, pari a 0.000125 °/anno, il suo valore in epoca augustea era pari
a 23°,69 contro i 23°.44 attuali. La corrispondente variazione dell’azimut di tramonto del
Sole solstiziale estivo è piccola. Eseguendo i calcoli si rileva che nell’anno 0 l’Azimut
astronomico del tramonto solstiziale a Roma era pari a 302°.73, mentre attualmente tale
Azimut è diventato 302°.36. La differenza è quindi è pari a 22’ quindi meno un diametro
angolare apparente del Sole (30’ circa). Questo significa che il tramonto solare solstiziale
estivo è ancora visibile lungo la Via Sacra.
27
Tramonto del Sole al solstizio estivo 2019 lungo la Via Sacra ai Fori Imperiali a Roma.
(foto Alessio Consorte, modificata).
Conclusione
Nel presente lavoro è stato analizzato il complesso sito archeologico dei Fori Imperiali a
Roma in cui è stato possibile dimostrare che il criterio di orientazione applicato per
dirigere la Via Sacra lungo la quale si allineano i monumenti presenti in quell’area, fu di
tipo astronomico. Il criterio di orientazione adottato fu correlato con la diretta
28
osservazione del tramonto del Sole al solstizio d’estate. Addizionalmente quel tipo di
criterio fu esatto e non puramente simbolico il quale implico una precisa procedura di
allineamento e di materializzazione della direzione solstiziale solare sul terreno ottenuti
mediante l’accurata osservazione del punto di tramonto dell’astro diurno eseguita con
continuità nei giorni immediatamente antecedenti e seguenti la data del solstizio estivo.
E’ probabile che la direzione solstiziale estiva messa in evidenza possa essere stata già
materializzata sul terreno molto prima del 46 a.C., data di edificazione del Foro di Cesare.
Il fenomeno del tramonto solare solstiziale estivo lungo la Via Sacra ai Fori Imperiali è
visibile ancora attualmente.
Bibliografia
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rilievo e lo studio dei siti archeologici di rilevanza astronomica”, Collana Manualistica,
Ed. Associazione Culturale Fonte di Connla, Ivrea (TO), 2013, ISBN 978-88-98411-14-6.
Gaspani A., 2012, "ARCHEOASTRONOMIA. La conoscenza del cosmo delle
popolazioni antiche”, Collana Manualistica, Ed. Associazione Culturale Fonte di Connla,
Ivrea (TO), 2012, ISBN 978-88-98411-06-1.
Cernuti S., Gaspani A., 2006, "INTRODUZIONE ALLA ARCHEOASTRONOMIA:
NUOVE TECNICHE DI ANALISI DEI DATI", Atti della Fondazione Giorgio Ronchi,
vol. LXXXIX, 190 pp. Edizioni Tassinari, Firenze, 2006. ISBN 88-88649-11-5.
Schaefer B. E. 2006,: Case Study of Three of the Most Famous Claimed Archaeoastronomical
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VII International Conferences on Archaeoastronomy (Bostwick, T.W. & Bates, B. eds) Phoenix
(AZ) (Pueblo Grande Museum Anthropological Papers 15), p. 71-77.
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