Silenzio, polifonia di Dio, 2020
Dal percorso compiuto in questo studio la “teologia” emerge come ascolto eucaristico, conoscitivo, orante e silenzioso. La parola “teologia” (da θεὸς λόγος), che nasce con Platone, nel pensiero greco rimanda a un discorso “su” Dio, dove Dio è l’oggetto della speculazione. Nella Bibbia il termine “teologia” non esiste e, poiché le parole composte con אל hanno Dio come soggetto, se esistesse rimanderebbe piuttosto a un discorso “di” Dio, al quale dovrebbe corrispondere l’ascolto dell’uomo. Sin dalla prima volta che Dio si rivolge all’uomo “parlando” – nella traduzione della LXX θεὸς τῷ Αδαμ λέγων (Gen 2,16a) – non viene però ascoltato: la donna, dopo aver ascoltato invece il serpente, avidamente “prende”, “mangia” e poi “dà” all’uomo il frutto dell’albero “della conoscenza del bene e del male” (o “del conoscere bene e male”). Nonostante i continui richiami dei profeti la storia che segue continua ad essere una sequenza di parole di Dio inascoltate, il lungo racconto di una “teo-logia” che non si realizza. Perché questo avvenga Dio va ancora oltre: si incarna, si fa parola che si offre in cibo. Nel Nuovo Testamento, nel racconto di Matteo sull’ultima cena (Mt 26,26 e paralleli), e poi nel finale del vangelo di Luca (Lc 24,30.41), riappaiono i verbi “prendere”, “dare” e “mangiare” della Genesi, ma con opposto significato: qui il Figlio, che vive nel perenne ascolto del Padre, “dà” se stesso per i discepoli i quali “prendono” e “mangiano” insieme il pane benedetto e spezzato per loro. In questo modo essi – nel Figlio – ascoltano Dio e lo riconoscono, mentre si conoscono come creati per accogliere il cibo della vita, l’eucaristia, da condividere con gli altri. Nel seguito dell’articolo vengono esaminati altri passi del Nuovo Testamento nei quali la “teo-logia” si conferma come ascolto che si realizza nell’eucaristia, fonte di conoscenza teologica che anela alla preghiera la quale nutre il silenzio che, a sua volta, si nutre di ascolto, eucaristia, e preghiera. Lo studio si conclude con un breve ricordo dell’esperienza mistica di due santi, diversi e complementari: Tommaso d’Aquino e Faustina Kowalska. From the path accomplished in this study “theology” emerges as a eucharistic, cognitive, prayerful and silent listening. The word “theology” (from θεὸς λόγος), which is born with Plato, in Greek thought refers to a discourse “on” God, where God is the object of the speculation. In the Bible the term “theology” does not exist and, since the words composed with לא have God as subject, if it existed it would rather refer to a discourse “of” God, to whom the listening of the man should correspond. From the first time that God addresses to the human being “speaking” – in the translation of LXX θεὸς τῷ Αδαμ λέγων (Gen 2,16a) – he is not heard: the woman, after having listened instead to the serpent, greedily “takes”, “eats” and then “gives” to the man the fruit of the tree “of the knowledge of good and evil” (or “of knowing good and bad”). Despite the constant calls of the prophets the following history continues to be a sequence of unheard words of God, the long story of a “theology” which is not realized. For this to happen God goes even further: he incarnates himself, he makes himself a word offered in food. In the New Testament, in Matthew’s account on the Last Supper (Mt 26,26 and parallel), and then in the final of Luke’s Gospel (Lk 24,30.41), reappear the verbs “take”, “give” and “eat” of Genesis, but with opposite meaning: here the Son, who lives in the perennial listening of the Father, “gives” himself for the disciples who “take” and “eat” together the bread blessed and broken for them. In this way they hear – in the Son – God and recognize Him, while they know themselves as created to receive the food of life, the Eucharist, to be shared with others. Hereafter the article examines other passages from the New Testament in which the “theo-logy” is confirmed as a listening that is realized in the Eucharist, source of theological knowledge that yearns for prayer which nourishes the silence which, in turn, feeds itself with listening, Eucharist, and prayer. The study concludes with a brief reminder of the mystical experience of two different and complementary saints: Thomas d'Aquinas and Faustina Kowalska.