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RIVISTA DI POESIA E CRITICA LETTERARIA “EUTERPE” APERIODICO TEMATICO DI LETTERATURA ONLINE NATO NEL 2011 ISSN: 2280-8108 N°29 * LUGLIO 2019 * – WWW.ASSOCIAZIONEEUTERPE.COM Tra la Contestazione degli anni ‘60/’70 e l’esperienza della mail art ALDO PIROMALLI A cura di Lorenzo Spurio NOTA PRELIMINARE Il presente articolo è stato costruito mediante le poche notizie che si trovano in rete, grazie a testi antologici sul beat italiano quale I figli dello stupore (Edizioni Sirio, Trento, 2018) a cura di Alessandro Manca e soprattutto dal ricco e stimolante interscambio avuto direttamente con l’artista, il poeta Aldo Piromalli, a mezzo epistolare dal 2014 ad oggi. A fronte della penuria di riferimenti, testi, opere dell’autore, che risultano difficilmente recuperabili in quanto spesso non stampate con editori ma in proprio e in ciclostile e depositate solo in poche biblioteche (soprattutto all’estero), grazie allo stesso autore e alla sua disponibilità e chiarezza di linguaggio, sono riuscito a costruire il presente articolo che traccia non solo il percorso umano-letterario del Nostro, per dirlo in una sola parola “esistenziale”, quanto un valido approfondimento della sua esperienza quale uno dei maggiori esponenti beat della Contestazione del nostro paese. Una piccola annotazione va fatta in quanto alle scelte da me adoperate per la trascrizione dei passi delle lettere di Piromalli ritenuti da me interessanti e degni di divulgazione nonché significativi della stagione da lui vissuta. Le citazioni, gli estratti riportati e le varie informazioni elaborate tratte dalla sua corrispondenza sono relativi al solo periodo più recente, ovvero il 2018-2019. La grande quantità di corrispondenza in mio possesso non mi ha concesso, in tempi brevi, di poter adoperare l’intero materiale per la stesura dell’articolo. I codici che si trovano tra parentesi si riferiscono a una numerazione “da inventario” che ho tentato di dare al materiale più recente che, più che esser utile per il lettore che non dispone dell’intero corpus testuale, lo è per il sottoscritto, col fine di lavorare in una condizione di organicità. Esso, comunque, fa riferimento alla legenda apposta al termine dell’indice e fornisce indicazioni temporali vale a dire sulla data di scrittura della data lettera da cui ho estratto e citato. Inoltre ho reputato utile, per una maggiore comprensione degli estratti e fluidità nella “narrazione”, inserire informazioni aggiuntive – rese tra parentesi quadre – mentre per quanto concerne nomi propri (non verificati o non di pubblico dominio) o informazioni di carattere privato ho ritenuto idoneo provvedere a delle omissioni di testo per mezzo di asterischi continui. E ho voglia di bere la notte dei paesi delle metropoli del cielo (1966)1 Odo un cane neo-futurista abbaiare Dalla finestra prossima Alla finestra dietro a cui Scrivo. (2018)2 Aldo Piromalli3 è nato al Tufello4, borgata dell’estrema periferia romana, nel 1946 da una famiglia da lui dichiarata «numerosa da entrambi i rami». Il padre era nato a Corte di Corsica (Francia) da ALDO PIROMALLI, Uccello nel guscio, Simone Carella Editore, Roma, 1976. Una strofa di chiusura della lettera 2018/01. 3 L’autorizzazione a scrivere di Aldo Piromalli, della sua vita e della sua attività artistico-letteraria mi è stata fornita dallo stesso e si evince in questi estratti di corrispondenza: «Le do carta bianca a proposito di quello che lei vuole scrivere su di me» (2019/07); «A lei la facoltà di scrivere di me quello che ritiene opportuno» (2019/07); «Se intende scrivere di me glielo concedo immediatamente sottolineando che ci sono un’infinità di metodi, di sistemi e d’interpretazioni per classificare, segnalare, indicare riguardo ad un soggetto reso oggetto o viceversa» (2019/03). In merito alle note bio-bibliografiche, sottoposte all’autore e qui presentate, così ha avuto modo di osservare: «Ho ricevuto l’articolo dattiloscritto concernente il mio curriculum esistenziale che non sottoporrò a nessuna mutazione aggiunta o precisazione… il che mi costerebbe una troppo lunga fatica e poi tutto sommato non lo ritengo necessario…» (2019/04). 1 2 6 RIVISTA DI POESIA E CRITICA LETTERARIA “EUTERPE” APERIODICO TEMATICO DI LETTERATURA ONLINE NATO NEL 2011 ISSN: 2280-8108 N°29 * LUGLIO 2019 * – WWW.ASSOCIAZIONEEUTERPE.COM genitori italiani di ascendenza calabrese di cui in effetti il cognome è tipico e molto diffuso. Caparbio e ostinato, creativo e ribelle, Piromalli dimostra sin dalla giovane età un’attenzione fascinosa verso la cultura giungendo a scrivere la sua prima poesia all’età di otto anni.5 Noto prevalentemente per la sua rumorosa partecipazione al Movimento della Contestazione giovanile, partecipò attivamente alla vita degli ambienti beat della Capitale negli anni ’60. Nelle pagine giovanili della vita di Piromalli – in linea con i fermenti della Contestazione – la lontananza dalla famiglia che, probabilmente non capisce la sua vera natura di uomo che aspira a una sua libertà, è preoccupata, ne limita i movimenti e cerca in qualche modo di “raddrizzarlo”, ma lui non ha né voglia di continuare a studiare (per lo meno il frequentare il distante istituto scolastico voluto dal padre), né di applicarsi in maniera consapevole in altro modo. Nascono i litigi e i dissidi interni al nucleo familiare e, forse con l’idea di aiutarlo o di tutelarsi essi stessi, fanno sì che venga internato in un manicomio. Si tratta di alcune delle pagine più amare e traumatiche della sua intera esistenza che, nel carteggio, ha così rimembrato: «Mia madre e mio padre mi fecero rinchiudere in un ospedale psichiatrico perché si sentivano disturbati pericolosamente dalla mia persona. Carlo Silvestro6 (giornalista) fece sì che lo psichiatra mi lasciasse uscire da quell’istituto di ricovero» (2019/01); «Ci tengo a sottolineare e a specificare a proposito della mia permanenza di tre mesi in un ospedale psichiatrico essere questa stata un’esperienza dolorosissima. Solo tramite l’arrivo di Carlo Silvestro e di ******** ****** riuscii a uscire… E ciò grazie alla conversazione che costoro ebbero con lo psichiatra in cui spiegarono che se non mi avesse lasciato uscire avrebbero scritto degli articoli di protesta sui giornali per cui loro stavano lavorando… in seguito non avrei più vissuto assieme ai miei genitori… avevo vent’anni… non avevo voluto prestare servizio militare (ero stato riformato con l’articolo 28).7 Era l’anno di grazia 1969… c’era stato un anno prima il maggio francese… io nel 1966 ero già stato ad Amsterdam» (2019/04). Bruno Corà così descrive il Tufello: «Il nostro [ghetto] era stato edificato dalla borghesia fascista negli anni che precedettero il suo sfacelo. Allora la borgata significava concentrazione di masse lavoratrici lontane dal centro, riservato invece a famiglie “signorili”», in ALDO PIROMALLI, Uccello nel guscio, Op. Cit., p. 124. 5 Nell’intervista che feci a Piromalli nel 2017 così disse: «All’età di otto anni cominciai a scrivere. Mio padre fu il primo a criticarmi. Diceva che scrivendo io senza studiare mi sarei presto rovinato l’esistenza», in LORENZO SPURIO, “Intervista al poeta beat e poliedrico artista Aldo Piromalli”, Euterpe, n°23, Giugno 2017. https://drive.google.com/file/d/0B6xgoJG7qAofYTZINERzMkkySXc/view 6 Riporto le brevi ma utili note biografiche di Carlo Silvestro tratte da I figli dello stupore (2018): «Carlo Silvestro (Napoli, 1943) è fotografo, giornalista e scrittore. Fra il ‘66 e il ‘67 è l’animatore dei beat non violenti romani. Con un gesto clamoroso evita il servizio militare. Silvestro ha scritto per diverse testate di musica giovanile italiana per le quali era anche fotografo. Nel 1971 viene pubblicato il suo The Living Book of the Living Theatre, libro fotografico divenuto nel tempo un volume di culto. Nel 1972 è tra i fondatori della prima comunità hippy naturista italiana in Sicilia. Trasferitosi a Puna nell’Ashram di Osho ne esce dopo la morte del maestro spirituale. Rimane in India per circa venticinque anni tornando a Roma dove risiede e continua la sua attività di scrittore» (308). A proposito di Silvestro va ricordata la sua fondazione della Comune di Terrasini, a cui allude Manca, avvenuta nella palazzina di Villa Fassini a Terrasini, nell’hinterland palermitano negli anni ‘70. L’esperimento, che interessò l’opinione pubblica e venne considerato come il primo vero e proprio episodio di “comune” in Italia, durò per alcuni anni. Alla lotta al sistema borghese dei padri, di ogni forma di autoritarismo, della guerra e del militarismo, il desiderio della comunione con la natura, l’autosufficienza e la promiscuità sessuale, si aggiungeva anche l’intenzione di contrastare la mafia locale. Come recita l’articolo di Salvo Vitale: «Sino al [19]72 il posto conserva la sua struttura di Comune, da quella data in poi, pur continuando ad essere punto di ritrovo e di passaggio per molti giovani in cerca di nuove forme di vita e di socializzazione, diventa quasi un fatto personale di Carlo Silvestro, che ne assume interamente la gestione. […] A frequentarlo erano anche personaggi noti del mondo dello spettacolo, come la Premiata Forneria Marconi, Paola Pitagora, la cantante Giovanna, l’attrice Teresa Ann Savoy, Pino Masi ecc», in VITALE SALVO, “Hippies a Terrasini”, I Siciliani.it, settembre 2014 https://www.isiciliani.it/hippies-a-terrasini/). Nel maggio 2014 presso il Museo Civico Comunale di Terrasini è stata inaugurata una mostra fotografica, curata da Federica Cuccia, dedicata alla vicenda della Comune a Terrasini con scatti, veri e propri documenti storici, della vita libertaria e scanzonata, anarchica e collettiva, degli abitanti di Villa Fassini. Nelle foto, oltre a Silvestro, sono ritratte anche alcune donne oggi piuttosto note: Giuliana De Sio, Paola Pitagora e Silvia Fardella. Con quest’ultima Silvestro concepì proprio lì il figlio, Amore Silvestro. 7 Su questo aspetto ritorna nuovamente: «Non volevo prestare servizio militare. Ero del parere che di guerra non va bene nulla. Andavo contro qualche di genere, ricorrente, sempre purtroppo lo è. Di guerre e di guerreggiamenti non se ne finisce mai». (2019/01) 4 7 RIVISTA DI POESIA E CRITICA LETTERARIA “EUTERPE” APERIODICO TEMATICO DI LETTERATURA ONLINE NATO NEL 2011 ISSN: 2280-8108 N°29 * LUGLIO 2019 * – WWW.ASSOCIAZIONEEUTERPE.COM Successivamente fu impegnato in uno spasmodico ed eclettico “Grand tour” durante il quale girò abbondantemente per l’Europa e anche in alcuni paesi del Mediterraneo8, spesso in autostop o camminando per ore e ore, instancabilmente, come avviene nel celebre On the road di Kerouac (uno dei testi più letti e vissuti dai beatnik italiani): «Amavo viaggiare a quel modo. All’inizio era anche difficile. Poi, con l’esperienza, mi rimase anche meno faticoso. Non ho mai incontrato tanta gente così interessante come quando viaggiavo in autostop. Mi davano anche da mangiare e pure soldi» 9. Nei vari contesti in cui si è trovato a vivere, ha intrecciato rapporti umani con gente del posto, vivendo con loro, adeguandosi alle loro pratiche, respirandone i sapori e i riti. Si è prodigato per guadagnarsi di che vivere e ha accettato lavori di ogni tipo, da lavapiatti in un ristorante all’interno dei grandi magazzini, a commesso in una libreria, finanche in una casa di riposo per anziani. Conduce una vita turbolenta e disagiata vivendo spesso in condizioni di randagismo e divenendo dedito alle droghe tanto che nel 1970 in una retata viene trovato in possesso di un grammo e mezzo di marijuana e condotto al carcere romano di Regina Coeli dove dovrà scontare una pena detentiva di sei mesi (dal dicembre 1970 al giugno 1971). Al momento dell’arresto Piromalli è già noto alle Forze dell’Ordine dell’ambiente per una serie di atteggiamenti con i quali ha dato modo di farsi conoscere, come ricorda Fabio Ciriachi: «Il poeta aveva già conosciuto le istituzioni totali un paio di anni prima quando il suo equilibrio psichico, a seguito di una disavventura amorosa, aveva pesantemente vacillato»10. L’autore ricorda nel carteggio: «Ero stato messo in prigione in una cella con una finestra coperta da uno spesso strato di vetro attraverso cui non si poteva scorgere nulla se non il pallore di una luce biancastra che vi trapelava. Non so in quale modo ***** ***** ********* sia venuto a sapere del mio imprigionamento. Fatto sta che tramite la sua richiesta venni scarcerato» (2019/06). Una volta rimesso in libertà, fugge dalla Capitale e prende a vivere in maniera stabile ad Amsterdam. A Roma aveva preso parte alla vita dell’underground, dei bassifondi, riunendosi in locali dove dava letture e interveniva in contesti di confronto assieme ad altri poeti del periodo quali Ivano Urban e Carlo Silvestro. Per un frangente fu in contatto, indirettamente, anche con l’ondata rivoluzionaria del capoluogo lombardo dove era attiva la rivista Mondo Beat; nella corrispondenza scrive: «Viaggiando per l’Italia incontrai a Milano il movimento dei situazionisti che diffondevano un volantino… I situazionisti furono quelli che fecero chiudere per qualche tempo l’università di Strasburgo» (2019/04). Del 1971 è la prima pubblicazione cartacea della sua produzione poetica, il libro dal titolo enigmatico e beffardo, Uccello nel guscio, edito per i tipi di Carella Editore di Roma. Si tratta di un Tra i vari luoghi in cui Aldo Piromalli approdò nel corso dei suoi vari romitaggi ricordo alcuni di quelli da lui citati nelle lettere o di cui si ha evidenza nelle sue poesie: Croazia, Albania, Grecia, Jugoslavia, Bulgaria, Turchia, India, Francia, Spagna, etc. 9 LORENZO SPURIO, “Intervista al poeta beat e poliedrico artista Aldo Piromalli”, Op. Cit. 10 FABIO CIRIACHI, Uomini che si voltano, Coazinzola Press, Mompeo, 2014. 8 8 RIVISTA DI POESIA E CRITICA LETTERARIA “EUTERPE” APERIODICO TEMATICO DI LETTERATURA ONLINE NATO NEL 2011 ISSN: 2280-8108 N°29 * LUGLIO 2019 * – WWW.ASSOCIAZIONEEUTERPE.COM repertorio scelto di suoi testi curato da Simone Carella11 e Bruno di Bitonto, nel quale figurano vari componimenti elaborati durante la privativa e solitaria esperienza carceraria. Uccello nel guscio porta quale sottotitolo “Versi per lottare contro le cose difficili” e si apre con una lettera aperta dello stesso Piromalli ai suoi lettori. L’autore, che con questo primo lavoro s’inserisce nella scena letteraria del momento, senza peli sulla lingua scrive, annotando e avvertendo al contempo: «Sono un vecchio animalaccio che vuole sopravvivere alle trasformazioni trasformandosi anch’esso, di dentro. […] In testa all’uomo che legge libri e giornali rimangono frammenti e frammenti sono i ricordi e le azioni e gli incontri della quotidianità quando lui se ne va a dormire e affronta così finalmente se stesso. […] Il poeta deve essere mago. […] Dietro la prima pelle deve osservare e spiegarsi, deve esplorare il regno dello sconosciuto. Lo sconosciuto esiste per essere esplorato». Sono, queste, dichiarazioni che mettono in luce una grande consapevolezza dell’intellettuale e che hanno la forma anche di quell’impegno a ritrovare missioni dedicate e speciali per il poeta. Suo compito è impegnarsi per svelare la luce che, non è vero che non ci sia, ma sembra apparire offuscata. Così il poeta, e lui stesso ne è vivido esempio, è un’anima che osserva e scruta, che analizza e critica, che percepisce ed esperisce, in un percorso che, pur nella mutabilità innata del divenire, è proiettato verso una ricerca che non si conosce del tutto. Si tratta, appunto, di quella necessità di stagliarsi oltre il ragionevole, di spingersi in territori mai esplorati, di avanzare verso un qualcosa che non si è mai veduto e che, pure, intuiamo che esiste. Risulta assai utile, per meglio contestualizzare l’opera d’esordio di Piromalli, ricorrere alla nota di chiusura del volume, un approfondimento curato dal critico romano Bruno Corà12 che non si dedica tanto al parlare, riflettere e soppesare le tematiche di Piromalli, la forma impiegata o i rimandi ad autori elevati o meno – qualora essi siano presenti – ma a narrarci dell’uomo Piromalli e del suo contesto abitativo, familiare, sociale, antropologico, storico-sociale. Corà, che di certo ha conosciuto Piromalli da vicino, parte dalla concezione, data come assunto, che «Un poeta è un testimone», passando via via a dire il perché sino a sostenere Simone Carella (Carbonara di Bari, 1946 – Roma, 2016) grande promotore di arte e cultura, si interessò sin da giovane al mondo del teatro. Insieme a Flavio Sorrentino e alla compagnia del Dioniso Teatro di Testaccio riesce a mettere in scena lo spettacolo ispirato a Fecaloro di Elio Pagliarani a Spoleto. Negli anni successivi gravita attorno alle esperienze dell’Attico di Fabio Sergentini; nel 1971 si presenta al Beat assieme al musicista Antonello Neri, dove darà vita a una rassegna di musica d’avanguardia. Parallelamente affianca Benedetti nella Gestione del Beat di cui avrà piena organizzazione nella programmazione degli eventi dal 1973. In questi anni il Beat dà vita a spettacoli teatrali con propria regia che afferiscono al teatro nuovo e sperimentale. Appassionato anche di poesia organizza rassegne e getta le basi per la nascita del grande festival della poesia di Castelporziano al quale prenderanno parte i poeti della Beat Generation come Ginsberg, Burroughs, Corso e molti italiani. Fondò anche un marchio editoriale con il suo nome che diede alla luce opere di poeti dell’ambiente underground tra i quali Aldo Piromalli e Adriano Dorato. (Le informazioni di questa biografia sono state tratte dalla scheda presente sul sito “Patrimonio Orale” consultato il 06/06/2019). 12 Bruno Corà (Roma, 1942) è un critico d’arte e di letteratura. Giornalista pubblicista dal 1976, professore e accademico d’onore dell’Accademia di Belle Arti “Pietro Vannucci” di Perugia, docente all’università degli Studi di Cassino nel periodo 1999-2006. Curatore di biennali e mostre di artisti internazionali, ha pubblicato centinaia di scritti critici sull’arte contemporanea raccolti in monografie e riviste specializzate. 11 9 RIVISTA DI POESIA E CRITICA LETTERARIA “EUTERPE” APERIODICO TEMATICO DI LETTERATURA ONLINE NATO NEL 2011 ISSN: 2280-8108 N°29 * LUGLIO 2019 * – WWW.ASSOCIAZIONEEUTERPE.COM un’ineguagliabile concretezza: «Non c’è poesia senza un testimone/ Un poeta è il tempo». Piromalli, per dirla con Corà, è poeta in quanto espressione della sua temporalità, animo del periodo storico che gli è dato da vivere. Sembrerebbe questa una ovvietà, un qualcosa che risponde alla condizione di ciascun poeta che, dall’alba dei tempi a oggi, in qualsiasi luogo del pianeta abbia mai scritto versi. Eppure non è così, perché non tutti i poeti riescono a farsi testimoni del loro tempo: la poetica di Piromalli, per lo meno questa dell’opera d’esordio, lo è senz’altro e non potrebbe essere diversamente visto il suo impegno civile, la sua denuncia alle coercizioni e autoritarismi del mondo borghese e bigotto nella scena delle borgate romane negli anni ‘60-‘70. Continua Corà: «La vita del poeta è la vita dell’uomo». Assunto non reversibile, chiaramente. I versi di chiusura di questa nota, sono racchiusi in una lirica dal titolo “Testimoniare” che non si sa se sia dello stesso Corà, quale omaggio a Piromalli, o se di Piromalli, quale inedito finito nelle sue mani a seguito di incontri e reading. Si esalta, comunque, il valore della libertà e dell’antiviolenza, si denunciano poteri, malefatte, violenze, dittature per giungere a un canto collettivo e accorato a salvaguardia della libertà dell’uomo. In questo libro, le cui poesie sono state scritte in un periodo di tempo compreso tra il 1957 e il 1971, la metafora dell’uccello a cui ci si riferisce nel titolo del libro (uccello nel guscio, dunque non ancora nato, ma presente, in balia di un evento e in attesa di un tempo di maturazione) è centrale per l’intero lavoro. Cito, a continuazione, solo alcuni dei riferimenti all’universo avicolo che si rintracciano nel libro: «Eri simile ad un uccello» (13); gli «uccelli migratori» (23) di una poesia del 1964 che tanto fanno pensare al suo continuo romitaggio; «diverrò/ un uccello sonoro» (27); «sud come ala d’uccello» (29); «uccelli neri sulle città» (47); «Gli uccelli che dovrò ascoltare/ mi aspettano le varie specie d’alberi» (55); «alberi azzurri/ mi annunciano agli uccelli» (59); «vari richiami uccellari» (85),… L’uomo-uccello di Piromalli, che è una metafora e un simbolo al contempo, non sembra rimandare a una intertestualità dotta di padri letterari ed ha più a che fare con una sua volontà di dipingersi in questo antro di chiusura/segregazione che è in fase di latenza. Il guscio richiama, infatti, un mondo duplice che è sia di protezione, a difesa dell’ambiente esterno, ma anche di chiusura, prigionia e claustrofilia. Insomma, un luogo-non luogo, che descrive una condizione, uno stato dell’essere, prima ancora che un vero spazio. Le poesie non portano titolo per espressa volontà dell’autore (come a voler dire: tutto quello che c’è da dire, è già contenuto nel corpo della poesia!), assai scarsa si configura la punteggiatura. Alcune di esse, in nota finale, hanno il riferimento alla data nella quale sono state scritte e soprattutto (cosa che può essere utile per cercare di ricostruire le tappe del suo vissuto) il luogo. Alcune sono state scritte ad Amsterdam nell’ottobre del 1968, in uno dei suoi primi viaggi nella capitale olandese dove ritornerà nell’agosto del 1969. Numerose le liriche scritte a Roma, dal novembre 1968 al giugno 1971, con la breve parentesi di alcuni testi scritti ad Istanbul nel settembre 1969. Della produzione romana, la più consistente, del 1970-1971, si riferisce al periodo di reclusione a Regina Coeli (parla di «carte perse, occhi fra sbarre», 74; e della «lampadina della cella», 85) per i fatti di cui già si è detto. A questo riguardo va senz’altro menzionata la poesia “A Thomas Merton”13 dedicata allo scrittore cristiano statunitense, poi monaco circestense, nella quale Piromalli, in una fraterna condivisione della condizione di recluso, scrive: «La prigione è lontana dal mondo/ un detenuto è un monaco/ Thomas Merton è un poeta santo/ […] Ho paura della prigione/ perché è posto dove ci si fossilizza nel passato»14 (90). Thomas Merton (Prades, Francia, 1915 – Bangkok, Tailandia, 1968) scrittore cristiano statunitense, poi monaco circestense della stretta osservanza (trappista) autore di varie opere saggistiche (ecumeniche) e di poesia e narrativa dedicate al dialogo interreligioso, alla pace e ai diritti civili. Fu interessato anche al monachesimo buddhista. 14 La poesia, nella sua forma integrale, viene pubblicata al termine del saggio nella sezione “Testi scelti”. 13 10 RIVISTA DI POESIA E CRITICA LETTERARIA “EUTERPE” APERIODICO TEMATICO DI LETTERATURA ONLINE NATO NEL 2011 ISSN: 2280-8108 N°29 * LUGLIO 2019 * – WWW.ASSOCIAZIONEEUTERPE.COM Nelle poesie di Piromalli si parla di «tutti gli odori di umanità» (15), di fughe: «E me ne vado/ […]/ in città a caccia d’amore» (17); «fuga nel paese/ più piccolo del mondo» (37), vagabondaggi: si descrive, tanto nel corpo che nell’anima, «sognante e vagabondo» (17); «Ogni estate torna uguale e porta profumi di un vagabondaggio/ senza problemi» (28); «viaggerò sulle scintille di vento»(52); «Ho vagato per mille vie che m’inseguivano/ e il punto di partenza è riapparso/ nel mattino bianco di stanchezza./ […]/ le mie scarpe rotte/ e la camicia sporca/ con dei momenti/ di smarrimento totale/ in cui la strada è lunga/ e non è possibile percorrerla/ […]/ i miei amici furono gli alberi/ la luna gli uccelli/ […]/ E quando si arriva a una città/ le strade ti tagliano/ e un posto per dormire per te/ non c’è che sei straniero» (66-67). Così descrive la sua città in una prosa poetica datata 1958 presente in Uccello nel guscio: «Sono nato in una città maledetta dove il terrore per l’assoggettamento m’ha invecchiato. Non ho visto che visi di gente rozza, priva di fede. Ho creduto all’errore, mi sono evoluto con la vita inconclusa e la mente volta alla noia. Ho assaporato dispiaceri nella voglia del tempo, inconsapevolmente sono corso alla rovina senza parole aspre e colori e derisioni. Tutte le società ho rifiutato: creature nulle, ricche soltanto di sudore e di sguardi insensibili, armate di arena e di spini, mi trucidarono sulle spiagge desolatamente spaventose. […] I ragazzi di borgata non chiesero mai il mio nome a un barista o a un tappezziere perché s’accorsero che stavo divenendo idiota ubriaco e assassino. E non porto loro rancore». (96) Sempre a Roma (ma, per logica estensione a qualsiasi città contemporanea, nei suoi meccanismi alienanti per l’uomo e insensibili verso l’ambiente) è dedicata una poesia datata aprile 1970 che svela un Piromalli accecato dalla rabbia al punto di evocare la distruzione dell’Urbe, auspicare l’incenerimento e lo sprofondamento delle acque, in una cinica visione catastrofica del costrutto umano: «Oh città ti odio fino all’osso e ti odio da morire/ eppure mi sollazzo nel tuo bordello e mangio la tua carne/ putrida e fumo il tuo fumo./ […]/ Le tue macchine passano attraverso il mio stomaco tagliandolo,/ le tue macchine sono coltelli./ I tuoi negozi succhiano il popolo dandogli falso per vero/ e le tue vie non sono vie ma canali che portano verso il vuoto./ […]/ L’unico luogo/ sacro è la natura. Tu città non sei natura. Sei solo fango/ di plastica e l’uomo che ti abita è un vizioso./ […] Io ti odio città./ […] Per non sentire la tua voce mi nascondo di giorno e/ ti percorro di notte quando la tua mente è fuori servizio./ […/ Spero solo che tu non possa appropriarti del cielo e che/ il fuoco ti distrugga per sempre e la terra ti ricopra/ di diamanti facendoti sparire. Anche l’acqua ti sommerga,/ pesci ti abitino liberi e piante ramifichino ovunque./ Tu da me sei maledetta ora e sempre» (108). Abbandonata Roma, giunge ad Amsterdam dove da allora – salvo alcuni piccoli spostamenti – non si sposterà più essendo il luogo dove ancora oggi risiede. Lì si occupa di varie attività quali la traduzione e il designer underground che, pur occupandolo molto, non sono redditizie perché condotte in via privata e in genere non sovvenzionate da nessun ente. Nello stesso periodo è importante animatore della scena performativa olandese per mezzo di esibizioni e letture poetiche in locali alternativi della città tra i quali il Paradiso e il Melkweg. Nel 1976 viene dato alle stampe il libro Viaggio per i tipi di Tristram da Cunha di Amsterdam. Si tratta di una sorta di diario nel quale annota, oltre a testi poetici, la cronaca on the road delle sue traversie di viaggio da Roma ad Amsterdam del 1967. Il volume si apre con una breve nota 11 RIVISTA DI POESIA E CRITICA LETTERARIA “EUTERPE” APERIODICO TEMATICO DI LETTERATURA ONLINE NATO NEL 2011 ISSN: 2280-8108 N°29 * LUGLIO 2019 * – WWW.ASSOCIAZIONEEUTERPE.COM introduttiva di Bruno Corà.Due anni dopo Giulio Tedeschi cura la pubblicazione di Un quartiere nel cielo edito da Tampax Editrice di Torino. Il 4 aprile 1979 prende parte ad Amsterdam all’esibizione collettiva “Open Avond” presso il De Appel Arts Centre dando lettura ad alcuni suoi brani poetici in inglese dal titolo “Words within words”. Nello stesso anno –approfittando di un indulto di pena – riesce a ritornare brevemente in Italia e nell’estate di quell’anno partecipa a uno degli eventi culturali più importanti del periodo ovvero il Festival di Poesia di Castelporziano che si tenne tra il 28 e il 30 giugno.15 In quella circostanza diede lettura di alcune sue composizioni tra cui il celebre poema spontaneo “Affanculo” (di seguito riportato) che generò scalpore e al contempo gli fornì un lieve e inatteso clamore che gli permise di venir conosciuto, se non come uno dei maggiori esponenti del new age poetico italiano, senz’altro come uno dei più icastici e dirompenti. “Affanculo” è un testo approssimativo e perentorio con il quale Piromalli si riferisce a “filosofi e intellettuali”; tutto il poemetto è inteso a creare una provocazione che si fa a tratti assai pungente, venendo a rappresentare una sorta di componimento di denuncia dinanzi al lassismo e alla incongruità di un certo modo di fare cultura, da lui pesantemente preso a bersaglio con toni virulenti e urticanti. Nella mia intervista16 fatta a Piromalli nel giugno 2017 chiesi di “Affanculo” e così mi rispose: «La poesia la scrissi quando seppi che c’era un raduno organizzato da Simone Carella. A[d] Amsterdam lavoravo in un grande albergo per fare le pulizie. Ero in contatto con degli inglesi che da lì a poco sarebbero partiti per la Nuova Zelanda e per l’Australia. Lavoravamo assieme in quell’albergo e ai tempi di pausa ci scambiavamo delle idee. Io volevo informare i miei amici italiani residenti a Roma della mia esperienza linguistica anglosassone»17. Fatto sta che, in maniera patente, il poeta si scaglia non solo contro certi intellettuali ma anche contro la società nel suo complesso mediante un’aggettivazione che non manca di essere Alessandro Clericuzio, riferendosi ad alcuni titoli di giornali dell’epoca, ricorda il momento quale “Woodstock della poesia” e così la racconta: «In uno stile molto simile all’happening, le improvvisazioni ebbero un ruolo fondamentale, e il pubblico, che la prima sera fu abbastanza scarso, nella terza e ultima sera aveva superato le diecimila presenze. Insieme ai poeti si appropriavano del microfono anche contestatori, autori dilettanti e giovani sotto l’effetto di marijuana. Non mancarono altre sostanze più autoctone, ovvero ettolitri di vino e un grande minestrone collettivo distribuito gratuitamente (un quotidiano titolava «minestrone contro poesia»), in un be-in parzialmente ripreso nel documentario di Andrea Andermann Castelporziano. Ostia dei poeti. Dario Bellezza, Maria Luisa Spaziani, Dacia Maraini si alternarono sul palco a colleghi internazionali e a una significativa rappresentanza di scrittori Beat, tra cui William Borroughs, Ted Joans, Brion Gysin e Anne Waldman», in ALESSANDRO CLERICUZIO, “La poesia Beat in Italia: uno studio translocal”, Annali di Ca’ Foscari. Serie Occidentale, vol. 52, Settembre 2018, p. 137. Maurizio Soldini nella sua recensione al volume Il romanzo di Castelporziano scrisse: «l’iniziativa fu quasi un fallimento, se non per il fatto che su quel palco di travi di legno […] su sabbie piuttosto mobili […] passarono a declamare i loro versi numerosi poeti, più o meno famosi, o che tali sarebbero diventati, che fecero o avrebbero fatto la storia della poesia: […], Milo De Angelis, Aldo Piromalli, Dario Bellezza, Maria Luisa Spaziani, Valentino Zeichen, Giuseppe Conte, Cesare Viviani, Dacia Maraini, Renzo Paris, Sebastiano Vassalli, Giorgio Manacorda, Amelia Rosselli, Luigi Fontanella, […], Ivano Urban, […], Maurizio Cucchi, […], Allen Ginsberg. […] Ignazio Buttitta, […] Fernanda Pivano, […] Eugeny Evtushenko, […] Gregory Corso, […], William Bourroghs. Nella confusione più generale […] fu la parola a essere la protagonista di quell’evento. […] [Il] pubblico […] in gran parte era venuto non per ascoltare i poeti […] ma per contestare. […] Eppure, tra i poeti c’erano le giovani promesse della poesia italiana, che oggi sono state ampiamente storicizzate, come Dario Bellezza, Amelia Rosselli, Maria Luisa Spaziani, Renzo Paris, Maurizio Cucchi, Giuseppe Conte, Milo De Angelis e tanti altri», in Maurizio Soldini, “Il romanzo di Castelporziano”, La Recherche, il 21/08/2015.http://www.larecherche.it/testo_stampa.asp?Tabella=Recensioni&Id=916 16 LORENZO SPURIO, “Intervista al poeta beat e poliedrico artista Aldo Piromalli”, Op. Cit. 17 LORENZO SPURIO, “Intervista al poeta beat e poliedrico artista Aldo Piromalli”, Op. Cit. 15 12 RIVISTA DI POESIA E CRITICA LETTERARIA “EUTERPE” APERIODICO TEMATICO DI LETTERATURA ONLINE NATO NEL 2011 ISSN: 2280-8108 N°29 * LUGLIO 2019 * – WWW.ASSOCIAZIONEEUTERPE.COM indecorosa, recriminatoria e insultante, generando una polifonia di risposte tra consensi osannanti e un indignato rigetto delle indecenze come ricordano gli scrittori Enrico Pietrangeli e Carmelo Lucchesi. Lo scrittore Fabio Ciriachi, che lo aveva conosciuto negli anni ‘60 a Roma e con il quale aveva collaborato alla rivista ciclostile Madria, voce della lotta all’imperialismo e lucida difesa delle droghe, nel ricordo che fa di Piromalli nel suo romanzo Uomini che si voltano così scrive della sua partecipazione al Festival di Castelporziano: «[Lo] incontrai di nuovo […] nel ’79, a Castel Porziano, durante la sua indimenticabile invettiva “Affanculo” che, se non sbaglio, fu tra i pochi interventi, oltre a quello [di Amelia] Rosselli e di qualcun altro che ora non ricordo, a guadagnarsi l’ascolto del più feroce pubblico mai incontrato»18. Enrico Pietrangeli nel suo romanzo Il tempo andato con biglietto di ritorno, edito dai tipi di Proposte Editoriali di Roma nel 2005, così menziona il ricordo di quel momento in cui Piromalli prese il microfono per dar lettura al suo testo: «Sul palco a sorpresa, aveva preso il microfono Aldo Piromalli, poeta italiano che viveva ad Amsterdam e, da circa venti minuti, stava insultando tutto e tutti con il suo poema “Affanculo”. Il pubblico applaudiva e fischiava tra un “bravo” scaraventato a squarciagola e uno “stronzo” che fungeva da eco di ritorno»19. Carmelo Lucchesi in Il re anarchico, edito per i tipi di Abrogast nel 2010, ricorda, invece, che «il pubblico seguì abbastanza silenzioso, qualcuno alla fine fischiò, ma i più applaudirono»20. Il summenzionato poema venne segnalato anche sulla rivista Tuttolibri del 7 luglio 1979 da Nico Orengo che così si espose: «declamando insulti è stato per un attimo gli Skiantos di questo festival». Della performance resta testimonianza nel film-reportage Castelporziano. Ostia dei poeti (1980) di Andrea Andermann. In Olanda nel 1980 diviene coordinatore della rivista di poesia Camion e collabora con Simon Vinkenoog21, considerato uno dei maggiori esponenti del fenomeno beat/provos in Olanda. Nello stesso periodo tenta di adoperarsi anche per l’apertura di una scuola di poesia dal nome assai ambiguo, “School of Analphabetica”. Altre collaborazioni e l’amicizia con esponenti di spicco del calibro del citato Vinkenoog o del poeta statunitense Jack Micheline (1929-1988), autore dell’irriverente e geniale Tell your mama you want to be free, and other poemsongs (1969), che lo presenta come poeta di strada molto noto e promettente22, permettono a Piromalli di configurarsi come uno dei più distinguibili membri della disorganica e frantumata famiglia del beat italiano. Una parentesi va senz’altro aperta in merito alla definizione di “beat italiano”, categoria (mai esistita in quanto tale) erronea, indefinita e labile che non sta a individuare un movimento proprio, saldo e in quanto FABIO CIRIACHI, Uomini che si voltano, Op. Cit. ENRICO PIETRANGELI, Il tempo andato con biglietto di ritorno, Proposte Editoriali, Roma, 2005, p. 72. 20 CARMELO LUCCHESI, Il re anarchico, Arbogast, 2010, p. 72. 21 Simon Vinkenoog (Amsterdam, 1928-2009) poeta e scrittore olandese esordì con la raccolta poetica Windroos (1950) alla quale sarebbero poi seguite numerose altre opere. Grande promotore culturale, curò l’antologia di poeti olandesi Atonaal che contribuì a fondare il movimento sperimentale “De Vijftigers”. Collaborò con alcuni suoi testi, tradotti da Aldo Piromalli, alla rivista Camion. Nel 2004 venne nominato “Poeta Laureato Olandese”. 22 Il poeta beat americano Jack Micheline dà questa notizia durante il corso di un’intervista che viene rilasciata nel 1982 per l’editore e poeta Eddie Woods nella quale dichiara testualmente: «Abbiamo un poeta di strada in giro qui, Aldo Piromalli, un italiano che legge le sue poesie sempre e ovunque. L’ho visto in Vondel Park, per esempio, solo a piedi, si avvicina a un paio di persone sedute su una panchina, inizia a leggere loro una poesia, perché sente di avere qualcosa da comunicare. E prima che tu te ne accorgi, altre persone si fermano e subito gli si raduna un pubblico intorno. Lo fa anche a Milky Way, il centro multimediale dove hai fatto la performance, al festival, semplicemente ferma la gente nei corridoi e inizia a leggere una poesia. E la gente se ne innamora». 18 19 13 RIVISTA DI POESIA E CRITICA LETTERARIA “EUTERPE” APERIODICO TEMATICO DI LETTERATURA ONLINE NATO NEL 2011 ISSN: 2280-8108 N°29 * LUGLIO 2019 * – WWW.ASSOCIAZIONEEUTERPE.COM tale riconosciuto; al “beat italiano”, per vie e inclinazioni diverse, si è soliti avvicinare (se non inserire del tutto) una vasta gamma di autori oggi quasi completamente dimenticati, sia scrittori che poeti, tanto della zona romana, milanese e toscana. Ricorro alle puntuali annotazioni di Alessandro Clericuzio dell’Università degli Studi di Perugia in merito alla “famiglia disorganica” del beat italiano: «La Beat Generation fu a lungo percepita in Italia come fenomeno sociale e in quanto tale si presentò da una parte alle forze dell’ordine e all’establishment in generale come facile etichetta nei confronti dei giovani ribelli degli anni ‘60, dall’altra fu d’ispirazione per alcuni di questi giovani che nutrivano interessi intellettuali. Questi ultimi mescolavano insoddisfazione politica e sociale a una passione per la letteratura, organizzavano reading pubblici in perfetto stile Beat, fondavano club e si dedicavano a pubblicazioni che andavano dai semplici ciclostilati a riviste più strutturate. Dal punto di vista prettamente letterario, la scena beat italiana non ha lasciato tracce se non di carattere dilettantistico, tra cui potremmo ricordare le poesie di Poppi Ranchetti, curatore del periodico I lunghi piedi dell’uomo, il romanzo di Silla Ferradini [(1935-2018)] I fiori chiari [(La Scimmia Verde, Milano, 1976)] che racconta la Milano beat, nonché la figura controversa di Aldo Piromalli, poi migrato verso la scena alternativa di Amsterdam. Gli ultimi anni del decennio videro la fioritura di numerose pubblicazioni periodiche, tra cui la più nota è Mondo Beat pubblicata tra il 1966 e il 1967»23. Francesco Tabarelli nella prefazione a I figli dello stupore ha osservato: «Spesso, nella lunga ricerca, il termine beat generation è stato fuorviante. Di fatto il termine beat viene applicato furbescamente o ingenuamente a musica, vestiti, letteratura, orologi, scarpe e applicato oltremisura a decenni che partono dagli anni ‘50 agli anni ‘80, rendendo difficile ricondurre il fenomeno italiano alla sua matrice originale americana». Alessandro Manca, curatore del medesimo libro, aggiunge che «Il riferimento è il beat americano, certo, non lo neghiamo. La realtà italiana però è distante da questa fotografia, e caratterizzata da scritti di ragazzi che – spesso – non leggevano ancora i beat d’oltreoceano»24. Secondo altri, invece, l’esperienza poetica della Contestazione in Italia, sebbene poco sia stata antologizzata, per nulla studiata e oggi completamente dimenticata, è stata importante perché «Quel movimento – se di movimento vero e proprio si può parlare – fu, di fatto una terza via alla poesia, ponendosi al di là della linea tradizionale (vedi i vari Montale) e della via iperintellettuale dei neoavanguardisti»25. Piromalli partecipa (non invitato) al “One World Poetry Festival”, un incontro internazionale di poesia che si svolse al Milky Way Multimedia Center di Amsterdam; continua con performance artistiche, partecipazioni a letture, reading, eventi informali e underground autoproducendo i suoi lavori per mezzo delle case editrici da lui ideate, la Free Bird Press e la Procustus Press. Nel 2000 decide di donare il suo archivio artistico comprensivo di opere prodotte tra il 1967 e il 1991 all’International Institute of Social History di Amsterdam mentre altri suoi lavori creativi sono contenuti al Museo Casabianca di Malo (Vicenza). Continuano nel frattempo le sue presenze in CLERICUZIO ALESSANDRO, “La poesia Beat in Italia: uno studio translocal”, Op. Cit. ALESSANDRO MANCA, I figli dello stupore. La Beat generation italiana, Sirio, Roma, 2018, pp. 5-7. 25 “Quando Allen Ginsberg disse a Gianni Milano: “Mi fate tenerezza, siete i nostri nipotini, ma il beat è morto”. Storia degli “Angeli fo**uti” della beat generation de’ noaltri”, Pangea, 20/10/2018 http://www.pangea.news/quando-allen-ginsbergdisse-a-gianni-milano-mi-fate-tenerezza-siete-i-nostri-nipotini-ma-il-beat-e-morto-storia-degli-angeli-fouti-dellabeat-generation-de/ 23 24 14 RIVISTA DI POESIA E CRITICA LETTERARIA “EUTERPE” APERIODICO TEMATICO DI LETTERATURA ONLINE NATO NEL 2011 ISSN: 2280-8108 N°29 * LUGLIO 2019 * – WWW.ASSOCIAZIONEEUTERPE.COM mostre personali e collettive tra cui quella intitolata “Madness Show: outsider art meets regular art” che si tiene presso la Galleria Tent di Rotterdam insieme agli artisti Ben Augustus, Hein Dingemans e Chris Hipkiss (dal 5 ottobre al 4 novembre 2001). Suoi lavori grafici sono stati esposti anche nella collettiva “Outsider Art from the Netherlands/Holland 2010” tenutasi presso il Kunsthaus Kannen, il Museum fur Outsider Art und Art Brut di Munster. Un esemplare della novella illustrata Psychiatry, or Death of the Soul è conservata nella raccolta “Psyche and Muse” presso la Beinecke Rare Book & Manuscript Library dell’università americana di Yale. Dal 2011 la sua pluridecennale attività di mail art ha suscitato l’interessamento di alcuni progetti artistici: il Museo dell’arte contemporanea italiana in esilio di Cesare Pietroiusti, in collaborazione con Alessandra Meo, Mattia Pellegrini e Davide Rocco ed “Exile” di Dora Garcia. Giulia Girardello e Mattia Pellegrini hanno curato un volume raccogliendo notizie e materiali sulla più recente attività grafica di Piromalli confluita in Se io sono la lingua. Aldo Piromalli e la scrittura dell’esilio edito da Sensibili alle foglie Editore nel 2013. Alcune sue lettere e disegni e altri bozzetti artistici sono stati esposti dal 2 settembre al 1 novembre 2016 al Palazzo Ducale di Mantova all’interno della mostra “ARTE, altra letteratura” curata da Daniela Rosi e Peter Assmann. La mostra aveva la volontà di «mettere in evidenza il rapporto che esiste tra l’arte visiva e la parola scritta nell’opera di otto artisti irregolari. Intende[va] cioè indagare gli ambiti dell’estetica grafica e narrativa nell’opera di artisti autodidatti, quasi tutti poco scolarizzati, che vivono spesso nell’ombra, in una posizione di marginalità, con pochissime occasioni per farsi conoscere, ma il cui lavoro è molto incisivo e di forte impatto comunicativo»26. I materiali di Piromalli erano esposti con la dicitura “Senza titolo (la scrittura dell’esilio) 1996-2010 con Tecniche miste su carta appartenenti all’Archivio di Giobatta Meneguzzo presso il Museo Casabianca di Malo (Vicenza) e l’Archivio di Giulia Girardello (Venezia). Le numerose lettere ricevute da Aldo Piromalli sono una mistura curiosa di segni, ideogrammi, grafie diverse, cancellature, rimandi, ricopiature, lessemi in lingue lontane. Contengono non un mondo, ma molti insieme. La lettura, l’introduzione in esse, non avviene in maniera univoca, possono essere attraversate per varie vie, rincorse, estrapolate nei simboli, percorse velocemente per le colonne e, ancora, ricollegate negli assunti solo grazie all’utilissimo e mai assente numero di pagina che l’autore inserisce nell’angolo in basso a destra. Missive che contengono materiale letterario e grafico; ricopiature di spartiti musicali, silhouette, disegni e abbozzi di forme, cornici ondulate e poi cancellazioni a bianchetto, con righe tracciate, punti sospensivi, legende e rimandi, asterischi. Non mancano i bozzetti, a volte segni grafici che rimandano a caricature, sgorbi, segni misteriosi, ci sono anche ideogrammi, riferimenti ad altre lingue, avanguardistici e insondabili codici miniati. Ci sono glosse, lemmi con etimo, arzigogoli liberty, stelle, odalische fumose e campi bianchi, forse per un breve respiro. Per Piromalli una lettera, per usare le sue stesse parole, «si trasforma in un proiettare sulla carta un pezzo in movimento proveniente dai nostri sensibili organi» (2018/01). Tale informazioni è tratta dalla didascalia inserita da Mattia Camellini sul suo profilo di Flickr dove sono presenti un paio di scatti della mostra riguardanti materiale epistolare, grafico e narrativo, di Aldo Piromalli. https://tinyurl.com/yyon6jt3 26 15 RIVISTA DI POESIA E CRITICA LETTERARIA “EUTERPE” APERIODICO TEMATICO DI LETTERATURA ONLINE NATO NEL 2011 ISSN: 2280-8108 N°29 * LUGLIO 2019 * – WWW.ASSOCIAZIONEEUTERPE.COM Contenutisticamente le lettere si presentano molto varie, la lunghezza di una missiva si aggira tra le 2 e le 11 facciate di contenuto e non di rado vengono acclusi disegni su cartoncino, poesie sue e pensieri disorganici, trascrizioni di poesie di altri poeti (come quelle di Adriano Dorato e Antonio Serventi), traduzioni in altre lingue di poesie, ricopiature di passi ritenuti importanti da letture sapienziali del mondo orientale. I suoi interessi spaziano in maniera costante e tumultuosa, si riflette sull’occasionalismo di François de Malherbe (1555-1628) e si parla di “realismo terminale” (su mia proposta e sollecitazione), quello di Guido Oldani e Giuseppe Langella, del quale si è parlato nel precedente numero della rivista Euterpe. A proposito di questa nuova avanguardia Piromalli è scettico e sostiene, in un profondo antro di mistero, che «la “realtà terminale” è l’osso che si sbriciola. Il mondo è malato e sano» (2019/03). Si accenna anche alla logica kantiana e c’è spazio anche per la filosofia di Husserl, Heidegger e la sociologia di Ferdinand de Saussure: le sue letture, studi e conoscenze, sono moltissime, variegate e approfondite. Non mancano riferimenti a Freud, Jung, alla fenomenologia e strutturalismo (con approfondimento dei concetti di “carne” e “chiasma”) proposti da Maurice Merleau-Ponty e poi le chiavi di lettura e dell’interpretazione di Umberto Eco con le sue definizioni di “significato chiuso”, “significato aperto” e “significati multipli”. Disserta (si perdonerà il disordine cronologico e tematico con il quale si citano autori e opere) anche su Marc Augè (citato più e più volte), dice di aver letto per molti anni, quando poteva, il Corriere della sera; parla del filosofo Alan Watts e di Aldous Huxley e del suo libro, Filosofia perenne. Il capitolo relativo al mondo orientale, al misticismo, alla soteriologia (studio delle religioni) e al buddhismo merita un’attenzione a parte a giudicare dall’importanza che tali aspetti rivestono nella sua vita data anche la pervasiva presenza nella gran parte delle sue lettere. Aldo Piromalli si è scoperto, credo in tempi abbastanza recenti, grande amante e studioso delle lingue orientali, soprattutto il sanscrito, col quale non manca di inviare messaggi nelle varie lettere (con opportuna e 16 RIVISTA DI POESIA E CRITICA LETTERARIA “EUTERPE” APERIODICO TEMATICO DI LETTERATURA ONLINE NATO NEL 2011 ISSN: 2280-8108 N°29 * LUGLIO 2019 * – WWW.ASSOCIAZIONEEUTERPE.COM gradita didascalia in italiano tra parentesi!). Così scrive in una lettera: «In quanto libero pensatore amo spaziare fra un concetto religioso ed un altro oppure sono attratto da quel che è una congettura fra un’espressione filosofica ed un’altra». (2018/10) Recentemente è impegnato con un’assidua lettura e interpretazione del Libro tibetano dei morti di Padmasambhava, a cura di Graham Coleman e Thupten Jinpa, Traduzione a cura di Claudio Lamporelli, commento introduttivo di Sua Santità il XIV Dalai Lama, Oscar Mondadori, Milano, 2007. Quale, dunque, il suo pensiero e fede religiosa? Difficile rispondere a questa domanda dal momento che il poeta non si è mai detto rinunciatario o negatore di alcune di esse. Per quella cattolica ne ha conosciuto riti, non disdegnando la conoscenza e il colloquio con membri del clero al punto da aver rivelato recentemente: «ho partecipato alle cerimonie religiose cristiane assai spesso» (2019/01). Senz’altro è il buddhismo, quella dimensione che non è propriamente religione ma sentimento o pensiero, che sembra ricoprirlo maggiormente. Riporto alcuni estratti: «[negli anni Settanta] iniziai a praticare la preghiera buddhista…. Da cui ottenni immediati benefici» (2019/06); «A Roma negli anni ‘60 conobbi ******* ************* che era all’epoca Presidente dell’Associazione Buddhista Italiana della Nichiren Shoshu. […] In seguito praticai la preghiera buddhista assieme alla ***** ***** ***** (a Roma)» (2018/11). Evidente interesse e influenza anche da parte del taoismo e importante l’aspetto contemplativo: «Studiai meditazione da *** ****** che era stato abate di un convento in Olanda per 25 anni» (2018/08); il suo è un sincretismo di idee, pensieri, forme di cosmogonia diverse, concezioni per leggere la propria anima (di cui si è in eterna ricerca) in relazione all’acquisizione di un mondo che si concepisce e anela come primaria armonia. Per quanto attiene al mondo poetico osserva in una lettera: «Nella mia prima gioventù m’interessai dei tragici greci, li leggevo per traduzione» (2018/10). Lesse Rimbaud, cita Leopardi e Dante, conosce a menadito la letteratura beat americana giunta in Italia grazie alle traduzioni di Fernanda Pivano (Kerouac, Ginsberg, Ferlinghetti, Corso).Dei poeti del suo periodo, che frequentò i suoi stessi ambienti, animati da ideali comuni e intenti di lotta contro il mondo borghese Aldo Piromalli nelle lettere mi ha parlato con particolare attenzione di Adriano Dorato, Antonio Serventi e Roberto Trovato27, autori che non compaiono in nessun manuale della storia della letteratura contemporanea e in nessuna antologia del periodo se non il fortunato e necessario libro di Alessandro Manca, già citato. Così scrive Piromalli: «Con Adriano Dorato ho letto mie poesie in un locale adibito all’ascolto proprio in quel del Tufello nei cui paraggi sono nato e dove sono cresciuto e ho trascorso la mia prima giovinezza cioè fino all’età di vent’anni. Assieme ad Adriano Dorato ho viaggiato parecchio in autostop […] Adriano era amico di Simone Carella che gli aveva pubblicato il suo primo libro Ai piedi della terra28. Quando io ero già andato via da molti anni da Roma, Adriano aveva continuato a leggere e a diffondere il proprio verso fino ad incontrarsi con il sindaco Niccolini29 al quale aveva spiegato che una volta la poesia cessata sarebbe apparsa la musica a completare il discorso… Adriano era conosciuto da molti nell’ambito dell’underground romana… La Roma sotto. Era un attore e sapeva suonare il tamburo. Viaggiò da solo in autostop da Roma fino in India. […] Alcune sue poesie sono apparse in una piccola antologia assieme a quelle di Roberto Deangelis30 e Roberto Trovato di cui io ho avuto qualche documentazione… […] Non mi stupirebbe se venissi a sapere che Adriano Dorato si sia ritrovato a vivere in un convento non lasciando tracce dietro di sé»31 (2019/05). Alcune poesie di Roberto Trovato, tratte dal suo libro Poetare, sono trascritte e allegate da Piromalli nella lettera 2018/11. Nel corpo della lettera il titolo del libro, come pure quello di altre opere è reso tra virgolette alte per differenziarlo dal resto del testo. Qui, per una maggiore linearità alle esigenze del saggio, lo rendo in corsivo. 29 Deve trattarsi di un errore dato che non vi è mai stato un sindaco di cognome Niccolini a Roma. Forse Piromalli ha confuso volendo riferirsi al professore universitario, architetto nonché politico Renato Nicolini (1942-2012) che fu Assessore alla Cultura del Comune di Roma nel periodo 1976-1985 e principale promulgatore della “Estate romana” che l’Enciclopedia Wikipedia così descrive: «macchina politico-culturale che produsse le polemiche, ma che definì anche nuovi orizzonti relativamente alle potenzialità delle città» (Pagina consultata il 05/06/2019). 30 Non è chiaro, in questa lettera, se il nome sia Roberto Deangelis o Roberto De Angelis. 31 Alcune poesie di Adriano Dorato, tratte dal suo libro La struttura geodetica del campo Boario, sono trascritte e allegate da Piromalli nella sua lettera 2018/12. 27 28 17 RIVISTA DI POESIA E CRITICA LETTERARIA “EUTERPE” APERIODICO TEMATICO DI LETTERATURA ONLINE NATO NEL 2011 ISSN: 2280-8108 N°29 * LUGLIO 2019 * – WWW.ASSOCIAZIONEEUTERPE.COM Due poesie di Adriano Dorato, tratte da Ai piedi della terra (Simone Carella Editore, Roma, 1975), sono state pubblicate in I figli dello stupore e sono entrambe interessanti perché parlano dell’ambiente romano nel quale Piromalli era inserito negli anni ‘60. La poesia “Nel teatrino di Roma” fa senz’altro riferimento al “Beat 72” ed è un affresco nitido di uno di quegli incontri e della personalità dei vari autori; nella lirica si legge: «Roberto Trovato in meditazione sulla panca/ Simone Carella che spiega un suono della voce/ […]/ Beat ‘72/ Teatro Generation/ Aldo Piromalli che mi dice noi siamo i principi della strada/ angeli straccioni/ camminando erbosi davanti carte da gioco sparse sul tronco segato»32. Nell’altra poesia di Dorato, “Taxi dorato”, ancora il riferimento diretto agli altri compagni beatnik: «io uccello nel guscio (poesie) Aldo Piromalli – Amsterdam/ Roberto Trovato Poetare (poesie)/ […]/ Io Adriano Dorato fermo a Roma all’angolo delle piazze/ distribuendo libri poesia (Poetare) nottambuli/ ora seduti bagnati»33. Un possibile manifesto di questo beat italiano potrebbe, forse, essere ritrovato in un’incisiva e accusatoria lunga poesia di Ivano Urban dall’anafora d’apertura “dite (che)” pubblicata per la prima volta sulla rivista Mondo Beat, nel suo primo numero, a marzo 1967, e gentilmente ripubblicata nell’antologia di Manca. Ne riporto alcuni dei versi più marcati, invitando però il lettore a ricercare il testo e leggerlo per intero: «Dite (che) siamo capaci solo di accuse/ dite (che) il nostro camminare non ha soluzioni/ dite (che) le nostre parole sono oscene/ ci accusate (perché) i nostri vestiti non sono tagliati a mano o comprati in boutique/ […]/ ci chiedete i documenti per verificare le nostre conoscenze/ […]/ se gridiamo in due siamo ubriachi/ se gridiamo in più di tre siamo una associazione a delinquere/ […]/ la mia sicurezza di uomo/ la mia gioia in lacrime/ presa a schiaffi ogni istante il mio insultare per/ scuotere il vostro buco ruminante bovino» (281-282). Ancora Piromalli nel carteggio: «Di Antonio Serventi so che è scomparso all’età di settantacinque anni attorno al 1990-2000 a Roma […] L’ultima volta che lo vidi s’imbarcava in una automobile assieme al poeta americano Allen Ginsberg quando questi era stato invitato per il Festival di Castelporziano organizzato da Simone Carella e da altri del Beat 72»34 (2018/03). E poi, ancora, ha rivelato recentemente: «Valentino Zeichen lo ebbi al telefono brevemente. Nel 1980 incontrai Dario Bellezza. Ero in compagnia a Roma di Maria Paola Fadda. Una conversazione di breve durata con Dario Bellezza a casa sua, di sera. Rimanemmo assieme per una ventina di minuti. William Borroughs lo incontrai a Castelporziano (spiaggia di Roma). Un gran giorno di sole. Mi raccontò del suo interesse per il Libro tibetano dei morti. Amelia Rosselli non la conobbi personalmente»35. Sulla poesia italiana contemporanea così si è esposto recentemente in una lettera: «Oggi i poeti che contano sono un Valerio Magrelli, di cui ho potuto ALESSANDRO MANCA, I figli dello stupore, Op. Cit.,p. 97. Ivi, p. 98. 34 Riferimenti ad Antonio Serventi sono contenuti nella lettera 2018/04; poesie di Antonio Serventi, tratte dalla sua opera Segmenti (Edizioni Semerano, Roma, 1977) sono trascritte e allegate da Piromalli nella lettera 2018/03. Un’altra poesia di Serventi è contenuta nella lettera 2018/02. 35 LORENZO SPURIO, “Intervista al poeta beat e poliedrico artista Aldo Piromalli”, Op. Cit. 32 33 18 RIVISTA DI POESIA E CRITICA LETTERARIA “EUTERPE” APERIODICO TEMATICO DI LETTERATURA ONLINE NATO NEL 2011 ISSN: 2280-8108 N°29 * LUGLIO 2019 * – WWW.ASSOCIAZIONEEUTERPE.COM ascoltare (e vedere) su YouTube, ma anche copiare a mano, per esercitare il mio italiano ed interpretare meglio gli argomenti trattati da questo professore» (2018/12). In conclusione di questo scritto vorrei riportare le parole che Bruno Corà nella nota di lettura a Uccello nel guscio aveva scritto in merito alla persona-personaggio di Aldo Piromalli. Credo che, pur essendo attestazioni che si riferivano al periodo della Contestazione, siano ancora in qualche modo utili per poter descrivere Piromalli, per lo meno per il contesto della beat e del sodalizio poeticografico che ha fatto di lui un artista completo. Corà, per meglio farlo conoscere all’inconsapevole lettore, così ce lo presentava secondo un percorso sinottico (in chiusura del libro, saggiamente, evitando di contaminare il lettore sin dalle prime pagine, sviarlo o influenzarlo in qualche modo, come sempre andrebbe fatto!): «L’amico poeta per indole, in seguito, senza sentirsi forte ancora, desiderò attaccare la segregazione dovunque si manifestasse. Iniziò fughe; un primo tentativo dalla scuola di classe, un secondo dalla famiglia, nonostante nel profondo ne amasse i componenti, un terzo da un lavoro d’impiegatuccio come destinava la condizione per chi non avesse raggiunto l’università peraltro riservata non certo alla sua classe, un quarto dai mezzi di distruzione “difensiva”, tipici di tutti gli eserciti del mondo. Iniziarono i viaggi, poi i disagi; alle sue pressanti richieste di una società diversa, la nostra presente ha risposto con le istituzioni totali: commissariati, manicomi, prigioni. Egli da sempre ha saputo di non possedere altro che la sua voce. In tutto questo tempo l’ha raccolta, affinata, elettrizzata, dandole oltre la carica del suo sogno di liberazione, il corpo del mondo. Con essa dal guscio, parla il testimone» (125). A decenni di distanza dai suoi vissuti giovanili rimembrati da Corà, che hanno in qualche modo servito da prodromi alla sua condizione successiva, oggi Piromalli non è più distinguibile nettamente per quella sua voce primigenia. Le sonorità se ne sono andate, il timbro possente del contestatore di “Affanculo” che aizzava i giovani se ne è andato. Il verbo, da sonoro e impellente, si è fatto ricercato e allitterativo, in un linguaggio intimo teso a scandagliare nei recessi della coscienza. La parola s’è fatta di carta. La poesia di Piromalli, così veloce nel verso, ridondante, costruita per accumulazioni e stridenti contrasti, cacofonie ricercate, vocaboli inusitati, conserva ancora dell’avanguardistico, si direbbe – come già osservato da altri –, del dadaismo, dove la destrutturazione dell’entità non è foriera di una suddivisione comprensibile e avvicinabile, semmai a una spoliazione continua di elementi, distruzione, difficoltà di costruzione di ponti che possano permettere traghettamenti interpretativi, contestualizzazioni, affiori logici e fluidità di visioni. La voce di Piromalli, prima gridata e vibrante, ora ha la forma di una calligrafia veloce, un verso fluente e inarrestabile nelle mani di un uomo che ha ancora tanto da raccontare di sé e del mondo che ha solcato. Lontano dalla sua città d’origine e dai vecchi amici (chi morto, chi in altre parti del mondo da dove non ha più inviato aggiornamenti di sé, chi formalmente sperduto perché non se ne sa di lui più nulla da decenni), in una delle più europee capitali del Nord, nei suoi interessi variegati e sincretici verso ogni forma di cultura, sapienza, pensiero soteriologico e cosmologia, Piromalli continua a essere “testimone del tempo”, come ebbe a definirlo Corà negli anni ‘70. Di quel tempo andato (mai, completamente, negli scritti e nell’anima) e di quello che, inesorabile, cambia. 19 RIVISTA DI POESIA E CRITICA LETTERARIA “EUTERPE” APERIODICO TEMATICO DI LETTERATURA ONLINE NATO NEL 2011 ISSN: 2280-8108 N°29 * LUGLIO 2019 * – WWW.ASSOCIAZIONEEUTERPE.COM ALDO PIROMALLI Testi scelti Chi sarò Nell’estate lontana Lo diranno i passeri Alle sei del mattino. (senza titolo)36 Diverrò Un uccello sonoro Su cavi di luce Alle sei del mattino. Prima che io nascessi In non so che paese del mondo C’era già qualcosa di mio. Questa non è una favola Sono certo di quello che dico. Ho provato moltissime volte Il bisogno di ricercarmi Ma non so in che terre si trovi Questa parte di me che non ho. È forse nei mari del Nord Spazzata dalle burrasche O forse nel Sud, fra montagne Nere come la notte? Bisogna che io la ritrovi: è solo per questo che vivo. Morirò In un fiore gigante Fra sensibili api Alle sei del mattino. (1965) Da Uccello nel guscio, Simone Carella Editore, Roma, 1971, p. 27. * (1963) La città di cemento e metallo Apre le porte alla notte E il passo di milioni di uomini Aumenta sull’asfalto. Grande è la corsa verso le luci Il mito della forza Sovrasta i cieli delle cattedrali Gli esseri della metropoli Vagano per i ponti. Quale malattia ci penetra le ossa E i sogni che abbiamo Perché non muoiono Alle prime luci? Il mio delirio nero Ha un’acuta sete d’azzurro Mito fanciulla nuda E segreto di rivoltella Angoscia mia d’Europa In un pisciatoio all’aperto Dopo il film dei miei sogni. Alle sette di sera gli uomini Escono dalle fabbriche Per morire di pubblicità La solitudine dei tram Viene a inghiottirci la notte. Da Uccello nel guscio, Simone Carella Editore, Roma, 1971, p. 20. * Per le strade assolate ho raggiunto il lago e su uno scoglio Selvaggio trovato aria azzurra non accontentata. Desidero Andarmene più lontano, e non nell’entroterra, ma presso La costa tirrenica. (1964) Da Uccello nel guscio, Simone Carella Editore, Roma, 1971, p. 24. * (1965) Quasi tutte le sue poesie scritte recentemente e ricevute trascritte per posta non hanno titolo. 36 20 RIVISTA DI POESIA E CRITICA LETTERARIA “EUTERPE” APERIODICO TEMATICO DI LETTERATURA ONLINE NATO NEL 2011 ISSN: 2280-8108 N°29 * LUGLIO 2019 * – WWW.ASSOCIAZIONEEUTERPE.COM Da Uccello nel guscio, Simone Carella Editore, Roma, 1971, p. 33. Passeri delle quattro del mattino Primavera Il quartiere della prigione si spoglia della notte Mi giungono i mormorii della città Non voglio rincattucciarmi Impaurito della veglia Ho da affrontare questo silenzio Colomba che si riposa Persiana che sbatte Squillo di telefono Non me ne sono andato via E m’immagino tutto questo A ritrovarmi qui Dopo mesi Detenuto per gli uomini In attesa di giudici e periti Con il tempo che mette la coda Avviticchiato a questo letto A questa cella A un compagno che ogni tanto cambia Sapere dai giornali Che un giorno tutto non è più così E che domani ogni cosa è tornata uguale A ritrovarmi qui Dopo mesi Trastevere e la piazza di Santa Maria Ferrazzoli Bar Tabacchi Estati e estati sprofondato Dietro i tavolini Ho dimenticato cosa vuol dire donna Fra poco suonerà la campanella Porteranno pane e latte – andrò avanti anche oggi Avevo lunghi capelli Quei miei pantaloni consumati Quei miei stivali e cintura Signor brigadiere A cosa le è servito condurmi qui Avevo forse fra le mani La formula per addomesticare il sistema? Libanese rosso Vecchi problemi di razza Roba d’anteguerra Esseri improduttivi, capelloni… E ormai più nulla mi tocca Comincio a morire dietro un uccello intravisto E per le mie orecchie che gentilezza i vostri stridii. Voglio scrollarmi di dosso Questa vecchia pelle Non credere più alle fate Così sono andato all’inferno. * Viaggio sull’ultima frontiera dei sogni Mi si aprono nomi e città Bicchieri di liquido oscuro Occhi di fuoco Sono Sinbad il marinaio Sono l’Olandese Volante Sono le quattordicimila e una notte. Su montagne e mari Profumati di petali Sono le quattro stagioni. (15 aprile 1969) Da Uccello nel guscio, Simone Carella Editore, Roma, 1971, p. 56. * E qui dove tutto è memoria Non chiedere altro che la memoria Risali per ordine il cammino Che ti condusse fino a qui Affonda l´occhio e ricerca i nomi Recupera tutti i sogni e dagli forma Dai ad ogni numero il suo posto Fai tu questo elenco E con tutta sincerità e pazienza. Non tornare più indietro Se non per memoria E scava nella fossa della memoria. (Roma, Regina Coeli, dicembre 1970) Da Uccello nel guscio, Simone Carella Editore, Roma, 1971, p. 71. * A ritrovarmi qui Dopo mesi A carezzare questo cielo minuscolo Quadretti d’azzurro 21 RIVISTA DI POESIA E CRITICA LETTERARIA “EUTERPE” APERIODICO TEMATICO DI LETTERATURA ONLINE NATO NEL 2011 ISSN: 2280-8108 N°29 * LUGLIO 2019 * – WWW.ASSOCIAZIONEEUTERPE.COM (Roma, Regina Coeli, aprile 1971) Le strade erano pulite Ma la gente del 1971 è piena d’immondizie nella testa Da Uccello nel guscio, Simone Carella Editore, Roma, 1971, pp. 80-81. Scrivere una poesia è soprattutto dire la verità Poi dirla al momento giusto Tu lo sai bene, Corà, che significa sbottonarsi la camicia davanti a tutti e gridare siamo feriti, qui e qui, profondamente, ce n’andiamo in cancrena, poi ti assicurano un martirio umano e ti cancellano dal Karma * A Thomas Merton Stelle della notte Ricordo quando cercai con voi la mia comunione Ora che il soffitto di questa cella Mi separa dalla vostra vista Allora mi metterò a scrivere una poesia Quando sarà suo tempo. Vale aspettare. Campi di grano e mare Uliveti e castelli della mia terra Voi siete in me più di quanto lo siate Là nel vostro mondo di fuori (Roma, Regina Coeli, 18 giugno 1971) Da Uccello nel guscio, Simone Carella Editore, Roma, 1971, pp. 90-91. Pioggia e vento e uragano Signore dell’Universo infinito Io Ti cerco per questa mia sete d’armonia Aiutami a trovare il giusto cammino * Gli uccelli volano sulle ginestre e io colgo ginestre Da portare alle fanciulle del paese C’era una ragazzina bionda molto bella molto delicata Che stava sul tabaccaio assieme a una sua amica – oh, labbra e occhi – figlia di pescatori Alla fine uno che scrive poesie se ne rimane da solo e Guarda il mare e la costa se ha il mare e la costa davanti E uno che scrive poesie è uno che vuole stare in pace – che ama raccontare a chi lo vuole sentire Gianni Milano adesso mi torna in mente è arrivato una sera Alla comune c’ero anch’io il mio incontro con lui è stato Uno scontro è un poeta uno che ci crede alla poesia quella che Si scrive con una penna o una matita su un foglio di carta mettendo Parole che sono cose, immagini e suoni Io qui adesso davanti al mare a un chilometro e mezzo del paese La prigione è lontana dal mondo Un detenuto è un monaco Thomas Merton è un poeta santo Dio ama gli uomini Ed essi Lo ripagano con lo sputo e la croce Io non sono cattolico Sebbene sia anche cattolico La città va in rovina Ma pulsa giorno e notte L’Italia è il mio paese Parlo la lingua e vorrei morire qui Ma ho paura della prigione Perché è un posto dove ci si fossilizza nel passato Sogno l’India Sto esaminando in Bhagavad Gita La ricerca è lunga In Europa si finisce dove mi trovo Per voler rimanere coerenti con se stessi A Milano vidi il castello sforzesco Alle quattro di notte Non c’era traffico 22 RIVISTA DI POESIA E CRITICA LETTERARIA “EUTERPE” APERIODICO TEMATICO DI LETTERATURA ONLINE NATO NEL 2011 ISSN: 2280-8108 N°29 * LUGLIO 2019 * – WWW.ASSOCIAZIONEEUTERPE.COM Scrivo sulla carta cose che dico sono poesia e posso dire Che non scrivo poesia ma scrivo e basta e sto davanti Al mare ed è bello I poeti molte volte non sono belli e hanno un sacco di complessi E molti di quelli che si dicono poeti non lo sono e si danno Arie da poeti e invece non sono che uomini di cultura e gli Uomini di cultura sono gente priva di cuore e fatta Di solo cervello L’esperienza è l’unica cosa che vale. Da Uccello nel guscio, Simone Carella Editore, Roma, 1971, pp. 114-115. * Affanculo Affanculo con la piccola amministrazione quotidiana un pezzo di pane per te un pacchetto di margarina quanto hai guadagnato oggi. Affanculo con l’affitto e il padrone di casa la città dove abiti i debiti di ieri, oggi e domani. Ho ventiquattro anni sto davanti al Tirreno a 350 km dalla Mia città in cui sono nato e vissuto parlo con i sassi E gli scogli su cui s’infrange l’acqua. Fra poco andrò a mangiare. So benissimo di essere un uomo con dentro uno specchio d’acqua chiara Tutto veramente tutto in me è un lago d’acqua chiara Come i miei occhi Chi mi vuole male avrà male perché rifletto il male degli altri Non voglio creare il mito di me stesso per poi Seppellirmici dentro Affanculo con il libro da pubblicare con i vari incontri al bar l’attesa al telefono lei si farà sentire, più o meno. Affanculo con la pioggia con la bella giornata di sole con il consumo d’alcol e marijuana piatto vegetale o carne in scatola Niente letteratura Il mare è davanti a me bello calmo pulito il sole è nel cielo Io sono nudo e bello e il mio fisico sta bene non sono Né triste né felice sono in pace e basta E lontano da me l’ignobile Affanculo con il viaggio in treno, in aereo con l’urlo degli amici dispersi con i denti putrefatti i gangli delle mani. Affanculo con tutto quello che si doveva fare e che non si è fatto i mondi non visitati le religioni non scoperte i sentimenti non coltivati. 20,30 h Sono andate altre ore, un’altra volta il sole è sceso dietro la montagna Un flauto fa ombra alle stanze della casa sulla collina Il cielo è azzurro e rosso bagnato da alcune nuvole grilli Toccano le mie orecchie e le ginestre coprono la montagna Tutto è calmo gli alberi la montagna il mare Il mare è d’argento. Affanculo con le carriere letterarie e quelle ministeriali le nuove Atlantidi le collezioni d’arte e i soldi da guadagnare. (Agnone in Cilento, 1 giugno 1970) 23 RIVISTA DI POESIA E CRITICA LETTERARIA “EUTERPE” APERIODICO TEMATICO DI LETTERATURA ONLINE NATO NEL 2011 ISSN: 2280-8108 N°29 * LUGLIO 2019 * – WWW.ASSOCIAZIONEEUTERPE.COM Affanculo con il successo e milioni di persone gli applausi, la rivoluzione grandiosa serata, grandiosa scopata tutte le impressioni ricevute tutte le battaglie compiute. Affanculo con tutte le ideologie i vari sistemi punti di vista sintesi varie esperienze Affanculo con la solitudine e il dialogo con se stessi con la morte dirompente Lo studio della luce latente Affanculo con l’appuntamento mancato il lavoro perso, il lavoro trovato Ho voglia di chiudere gli occhi e immergermi nel pieno silenzio. Si alzino le vele. (Letta al Festival di Catelporziano, 1978) Affanculo con gli alti e i bassi i giochi di potere corsa del topo di città brillando forze alzando mani * Una pila di camice motivo a quadretti ben spiegate e stirate ancóra da distribuire apprensione si siede scala a pioli terra divinazione cémbalo dissolvenza nócciolo dotare rinforzarsi ritrovare l’equilibrio scommettere rischiare secchio liberazione salvezza capriola supplica strìge variopinto trascurare calcare stazzonare spiattellare avvicinamento andamento valichi rugliare isole cielo azzurro la porta dietro di sé entrano persone che presto scompaiano mangia qualcosa seduto su una panca davanti ad un tavolo quando cerca di uscire salendo le scalette scolpite nella pietra trova l’ingresso chiuso dipinto in blu e non riesce ad aprire la porta non c’è maniglia né serratura da quel lato dell’uscio. Affanculo con lo stomaco vuoto l’aria putrescente il sole demente civiltà scomparse madonne vergine cristi masochisti chiese circolo privato Affanculo con lo Stato la piccola e grossa borghesia la retorica del proletariato mente in prigione lame a doppio taglio. Affanculo con questa dimensione che comporta questo pensiero che comporta questa limitazione. La mia non è costruzione è solo un modo di sbattervelo in faccia. (Inedito, 1999) Affanculo con il velleitarismo di sempre Affanculo con il passato tutte le immagini create * 24 RIVISTA DI POESIA E CRITICA LETTERARIA “EUTERPE” APERIODICO TEMATICO DI LETTERATURA ONLINE NATO NEL 2011 ISSN: 2280-8108 N°29 * LUGLIO 2019 * – WWW.ASSOCIAZIONEEUTERPE.COM Quel che resta son gallicismi fra il giusto e lo sbagliato Lentamente trasformato al mercato dell’usato Non ci sarebbe stata Evocazione. Quale l’utilità e quale l’emergenza se non per l’altro I termini del linguaggio irresolute così ti voglio spicchio d’aglio Nel fuoco c’è l’invidia il sentimento della trasgressione le diverse fasi lunari un enigma a prima vista le statistiche dell’egoista staremo a vedere fra il torto e la ragione quale impresa e l’attenzione dove lo scambio e se consideri d’aver troppo atteso fai sì che si sappia quale il tuo peso Foglie si riflettono sull’onda. Barca in movimento. S’è spezzato il filo del mio a te rivolgermi (Inedito, 2015) * Alla faccia di chi incrocia le braccia non eri tu solo che andavi a caccia e non vorrei che te ne dispiaccia. intimo trasporto ètica èlica Dire quel che s’è già detto e dirlo tante volte in modo diverso. Di certo qualcuno lo capirà. Non sono un diplomato non sono un avanzato non mi sento sbagliato provvedi alla tua manutenzione staffetta (Inedito, 2015) * (Inedito, 2015) Paghi le conseguenze delle tue prese di posizione. non eri un concetto non eri un’astrazione * Non sono mai stato il primo della classe l’alleanza l’ho risolta sotto zero da qui rami (d’alberi) riesco ad intravedere quel che mi parve bello oggi non più. Più più. Verseggiare di merlo averlo o non averlo un pane cotto al forno e condito con l’olio Un gran vociferare andato in alto mare la risposta si lascia aspettare… Il mondo è vecchio per chi sta per morire. per i giovani e i sani è tutto da scoprire… Da solo non sarei riuscito a ricordare. 25 RIVISTA DI POESIA E CRITICA LETTERARIA “EUTERPE” APERIODICO TEMATICO DI LETTERATURA ONLINE NATO NEL 2011 ISSN: 2280-8108 N°29 * LUGLIO 2019 * – WWW.ASSOCIAZIONEEUTERPE.COM d’oliva laddove Non sei tu. Stacco. Non giocare a mondocane. Presto finisci a stame presa di posizióne e di bella figura se ha imparato fin dal fondo della bottiglia la lezióne poiché non è così che trae vantaggio dagli strumenti (di viaggio) di comunicazione che le sono stati affidati che la raggiunsero a sua propria destinazióne (messi a disposizióne) ma tenendo da conto gli elementi meccanici di accorgimenti tecnici utilizzabili per la riflessione. Il resto è legno (Inedito, 2015) * (Inedito, 2015) Uomo piccione sul cornicione d’una antica costruzione poi cerca scampo in un punto più riparato ritirandosi in un angolo da dove poter restarsene maggiormente in equilibrio oh invocazione per carità che la vertigine non mi prenda che un fùlmine a ciel sereno non mi colpisca che me ne resti tranquillo di fronte al vuoto all’illimitato adamantino. * Sarei voluto partire subito oggi stesso ho Pochi interlocutori spesso sono io a cercarli A volte gli piombano addosso letteralmente Lo assaltano senza che se l’aspetti non Scrivo più nomi di località di persone Le variazioni sul tema veduta e caratteri Sono svariatissime non so perché sto Componendo con tràmite parole in questo Momento forse m’immagino che ci sia Aderenza e ne segue una frase e Poi un’altra quindi suppongo un dialogo Il paesaggio cambia attorno a me sulla Base del mio proiettarci dei turbamenti È il mio modo di abbozzare che è diverso Da prima di un tempo ora alquanto Remoto quindi quando ritenni non Esserci alcun gènere di contiguità fra Me e gl’individui a cui volevo rivolgermi Effettuando scaglione ripieno e terrazzo E da cui mi aspettavo una qualche specie Di rimbeccata e riscontro frapporre Prolisso la realtà dell’universo in Lenta mutazione io con essa il respiro Che eccelle ed il mio unico soffio Dimenticando l’alitare di singolare brezza (Inedito, 2015) * (Inedito, 2015) Per manifestarsi in quanto tale la foglia delle api non è costretta a prèmere volendo lasciar crédere d’essere lei ad avere ragione affermando (ritenendosi soddisfatta) della intrinseca convinzióne fa sì che chi la sta ascoltando si sintonizzi su un’altra di stazióne. Ne va tanto dell’indottrinamento e di una * Se tu sei quel che menzioni E lui è quel che non s’esprime C’è la possibilità ch’egli si 26 RIVISTA DI POESIA E CRITICA LETTERARIA “EUTERPE” APERIODICO TEMATICO DI LETTERATURA ONLINE NATO NEL 2011 ISSN: 2280-8108 N°29 * LUGLIO 2019 * – WWW.ASSOCIAZIONEEUTERPE.COM Lasci precipitare in una Bòtola. Se t’aspettassero Dopo qualsiasi specie d’accadimento Auspicati di tagliare i ponti E vedi di dirigerti altrove. La notte porta consiglio. Il cielo, quando è oscuro, ti copre come un mantello sotto cui riposare. La tua ricchezza è la mancanza D’azione rudimentale. La tua Forza è l’assenza di ombre nel Tuo universo interiore. Sei in Grado di dileguarti dal luogo in Cui ti trovi senza spostarti D’un millimetro. Sai sparire. È Questa la facoltà in cui ti riconosci E ami distinguerti. Resti anònimo Per il grossolano volgare. La mediocrità non ti governa. Il livellamento non s’è reso Partecipe dell’altrui ostinazione Che finge nel non volerti e Nella sua mancanza d’assunzione Per differenziare la tua pura Specificità. Forte abbraccio sei uno straccio Non ti abbraccio non ti caccio Non ti colgo con il laccio Sbadigliando non s’impara Non c’è modo di recuperare (riparare) con il passato. Esprimersi in tèrmini concreti Significa poter convogliare Rappresentazioni verbali Che posseggano intrinsecamente Evocandola la dinàmica e la Lucentezza del vibrante. Non ingrugnarti. Non cercare Altrove. Non c’è sentimento Non c’è colore e te li sei Consumati tutti tu. Era Strafatto dalla quantità Povere all’ingrosso. Non Hai lasciato nulla a me. Quando l’ha detto. (Inedito, 2015) * Assordante rinfrescare inconsciamente Avviluppa una ghetta di città (gambaletto) Sorprendi di rinforzo illuminazione Temporaneamente incapace di reagire Stupisci fracassa preparati agli esami… Vai in carrozza in giacca da sera disorièntati Serra avvolgi spingi sorpassa abbagliante Amalgamarsi un gonnellino stivale gamba Penombra incantevole accaparra monopolizza Assorbire d’allora in poi vàligia bramosia Stupefatto stordito sbalordito barcolla Indietro in ritardo lascia pioviggina àgita Zàngola (cilindro) fai il burro pasto mangiata Pàscola sventolato alimenta ciba sorpassa Oltrepassa distanzia scossa freddo fresco Freddino avvolgi (avvoltolato) domandando Sollecitando supplicando implorando pubblica Discúti fai conoscere come conseguenza allevia Incrosta rivesti diminuisci (ribasso) rugiada Tizzone bramosia brama eclissi sorpassa Deduci detrai agogna brucia le Cervella vuota prosciuga dissecca attacco D’isteria. Faccio presto con l’arresto metto Freno al can maldèstro e qualsiasi Il suo trèno se lo trovo disonesto In un baléno se ritengo sia molèsto Giudicandolo immodèsto se lo scorgo Nel contesto sono autentico e L’innesto. (Inedito, 2015) * Da fanciullo giocavo sulla spiaggia Scrivendo con un bastoncino nella Sabbia ancóra umida (bagnata) Delle parole che presto scomparivano Con le ondate successive e combattevo Contro l’irriverenza (l’impeto) d’esse Alla pari d’un insetto (coleottero) Che voglia strafare per imporsi All’attenzione d’un elefante. 27 RIVISTA DI POESIA E CRITICA LETTERARIA “EUTERPE” APERIODICO TEMATICO DI LETTERATURA ONLINE NATO NEL 2011 ISSN: 2280-8108 N°29 * LUGLIO 2019 * – WWW.ASSOCIAZIONEEUTERPE.COM (Inedito, 2015) * Non ti soffermi più a Riflettere sul ventaglio di. Le primavere e i loro conflitti. Lezione di patata e Generale fisica mare mosso L’autocritica parola normale E parola non normale Parola semplice e parola Non semplice in un campo di Barbabietole da zucchero Lo scherno lo schermo La frequenza tèrmine Complesso e tèrmine non complesso Confusione e ordine il restante (fra questo e quello)… (cosa nacque da questi Nostri incontri)… l’educazione Non si sa dove stai andando Il suo percorso verso il profondo Con un’aria dimessa Non fai altro che prendere appunti. Non si rende aggressivo verso chi Finge di non capirlo. Se stanno bene sistemati Come stanno. L’importante è no chi Era ma chi sarà se non sarà. (Inedito, 2017) BIBLIOGRAFIA DELL’AUTORE PIROMALLI ALDO, Un uccello nel guscio, Carrella Editore, Roma, 1971 – raccolta di poesie. PIROMALLI ALDO, Viaggio, Tristram da Cunha, Amsterdam, 1976 – raccolta di poesie e cronache di viaggio. PIROMALLI ALDO, An Other Spring, 1976 - Biblioteca dell’International Institute of Social History (IISG) di Amsterdam. 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ANNO 2018 2018/01 – Lettera con timbro postale 27-01-18 h. 10:18 e nel corpo non datata. 2018/02 – Lettera con timbro postale 05-02-18 h. 14:32 e nel corpo datata 22-01-2018. 2018/03 – Lettera con timbro postale 23-02-18 h. 08:59 e nel corpo datata 22-02-2018. 2018/04 – Lettera con timbro postale 19-03-18 h. 09:04 e nel corpo non datata. 2018/05 – Lettera con timbro postale 22-08-18 h. 11:23 e nel corpo datata 22-08-2018. 2018/06 – Lettera con timbro postale 23-08-18 h. 09:43 e nel corpo datata 23-08-2018. Allegata alla lettera si trova una cartolina bicolore verde-viola eseguita con colori pastello la cui immagine rimanda a un totem o una figura primitiva resa con elementi geometrici. 2018/07 – Lettera con timbro postale 10-09-18 h. 12:47 e nel corpo datata 08-09-2018. Allegata alla lettera si trova una cartolina bicolore grigio-viola eseguita con colori pastello la cui immagine rimanda a un totem o una figura primitiva resa con elementi geometrici. 2018/08 – Lettera con timbro postale 27-09-18 h. 10:58 e nel corpo datata 27-09-2018. 2018/09 – Lettera con timbro postale 29-09-18 h. 09:59 e nel corpo datata 29-09-2018. Allegata alla lettera si trova una cartolina bicolore grigio-viola eseguita con colori pastello la cui immagine rimanda a un totem o figura primitiva resa con elementi geometrici. 2018/10 – Lettera con timbro postale 02-10-18 h. 13:08 e nel corpo datata 02-10-2018. 2018/11 – Lettera con timbro postale 15-10-18 h. 13:11 e nel corpo datata 13-10-2018. 2018/12 – Lettera con timbro postale 09-11-18 h. 14:26 e nel corpo datata 09-11-2018. 28