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2019 •
Raimondo Berengario V, Il suocero della cristianità
V Ciclo di Studi Medievali Programma dei lavori2019 •
Raimondo Berengario (o Berenghieri) V, conte di Provenza, visse nel rinascente XIII secolo della Francia di Luigi IX. Ebbe quattro figlie femmine: Margherita che andò in sposa al Re di Francia Luigi IX (1234), Eleonora a Enrico III d’Inghilterra (1236), Sancia a Riccardo di Cornovaglia, Re dei Romani (1241) e Beatrice a Carlo D’Angiò, futuro Re di Napoli (1246). Nell’arco di quella generazione i quattro uomini più potenti dell’Europa Medievale ebbero come comune legame il conte di Provenza. Per questo da Jacques Le Goff è stato definito il suocero della cristianità. Gerard Sivery commentò sostenendo che i quattro matrimoni erano stati “uno dei più grandi capolavori della grande strategia matrimoniale medievale”. Di fatto la grande manovra matrimoniale vide anche un altro protagonista, Romeo di Villanova, ministro del conte di Provenza, che emerge principalmente da due fonti molto autorevoli: Dante Alighieri che lo ricorda nel Paradiso della “Commedia” (Pd VI 113-114) e Giovanni Villani che lo cita all’interno della sua “Cronica” (VI 90). I due uomini quindi dalla Provenza del ‘200 riuscirono a dare motore ed impulso decisivo a quella che fu la rinascita del XIII secolo europeo. Ad esempio lo stesso Raimondo Berangario fu promotore della lirica trombadorica che si stava sviluppando componendo dei versi lui stesso. Il lavoro di ricerca che si vuole presentare mira perciò a mettere in risalto quello che può apparire un piccolo fatto della Provenza del ‘200 ma che in realtà rappresenta uno snodo decisivo per la storia europea successiva. Keywords: Raimondo Berengario V, Provenza, Carlo D’Angiò, potere politico.
V Ciclo di Studi Medievali
[2019] Pittura su tavola nella Corona d’Aragona tra XIV e XV secolo. Rapporti e relazioni tra Sardegna, penisola italiana e territori iberici2019 •
Studi recenti hanno contribuito a chiarire come la Sardegna nel Trecento non abbia una collocazione periferica, nel quadro delle dinamiche artistiche che interessano il Mediterraneo occidentale, ma viceversa risulti uno snodo commerciale e artistico centrale, pur affrontando le difficoltà che l’insularità da sempre comporta. Non sembra affatto confermato lo sconfortante quadro che si delineava nella storiografia di alcuni decenni fa, secondo cui l’isola nel XIV secolo sembrava oramai orfana della fertile ondata dell’architettura romanica e non ancora perfettamente allineata alla nuova leadership iberica. Il Trecento sardo, complici anche figure politiche carismatiche laiche quanto ecclesiastiche, non è solo un secolo di passaggio, ma un momento in cui la società, soprattutto in alcune zone dell’isola, sembra finanziare la realizzazione di ottimi manufatti artistici. Il legame tra l’isola e la penisola italiana non sembra indebolito dalla presenza di maestranze catalano-aragonesi della cui esistenza si ha contezza sono per via documentaria. Nel 1328 è documentato a Castell de Càller il pittore barcellonese Bartomeu Lunell. Nella prima metà del secolo è attestato anche Bernat de Josa, mentre nel 1355 Pietro IV il Cerimonioso concede al pittore Pere Blanch, residente a Cagliari, una casa ad Alghero. Delle opere importate nell’isola dalla Catalogna nel corso del secolo non si ha nessuna traccia materiale e solo tramite i documenti si conosce un retaule dei ss. Gabriele e Antonio, fatto eseguire nel 1364 per la Cattedrale di Cagliari dal pittore di Barcellona Llorenç Saragossa, così come un analogo dipinto su tavola commissionato nel 1399 a Pere Serra dal cittadino catalano di origini pisane Leonardo de Doni. L’analisi delle opere pittoriche su tavola presenti nel territorio isolano sarà funzionale a restituire un quadro delle relazioni artistico-culturali tra Sardegna, penisola italiana e territori iberici tra XIV e prima metà del XV secolo.
NUME Gruppo di Ricerca sul Medioevo Latino, Luca Salvatelli, Carlo Pùlisci, Roberto Del Monte, Paola Novara, Rita Mei, Sara Ragni, Sarah Procopio, Catarina M Tibúrcio, Mario Gaglione, Irma Kaplūnaitė, Rytis Jonaitis, Valerio Cappozzo, Giacomo Ponticelli, Abel Lorenzo-Rodríguez, PhD Dr., Antonella Ventura, Michele Lacerenza, Davide Esposito, Elena R . Trunfio, Giulia Calabrò, Antonio Tagliente, Nicoletta Usai, Francesco Mameli, Mattia Sanna Montanelli, Michela Giuntoli, Massimo Siani, Carlo Maria Poggi, Filippo Ribani, Mario Loffredo, Chiara Ribolla, Eleonora Casarotti, Elena Catalano, Aurelia Maruggi, Joao Nisa, Andrea-Bianka Znorovszky, Lester Lonardo, Stefano Bernardinello, Federica Fiorini, Azzurra Rinaldi, Andrea D'Apruzzo, Marianna Cuomo, Arancia Boffa, Matteo Saracini, Giacomo Brotto, Giulia Lovison, Valerio Luca Floris, Italia Caradonna, Lorenzo Fragai, Beatrice Brancazi, Annalisa Colecchia, Massimiliano David, Stefano De Togni, Alessandro Melega, Enrico Pomo, Chiara Baldestein
NUME-Gruppo di Ricerca sul Medioevo Latino, V CICLO DI STUDI MEDIEVALI, Firenze, Cenacolo del Fuligno, 3-4 giugno 2019, relazione del 3 giugno, Sala Giglio, 14.00-14.20.
Sito nel territorio della città di Mondragone, sul litorale della Campania settentrionale, a circa 280 metri s.l.m., il monastero di S. Anna de aquis vivis domina il versante ovest del monte Crestagalle, adagiato su un ampio terrazzamento. Il suo particolare toponimo è con tutta evidenza riferibile ad una sorgente, ritenuta miracolosa, rinvenuta a poca distanza. Questo interessante complesso monastico di origine tardomedievale, edificato secondo la regola sublacense, che ha goduto di discreta importanza nel corso dei secoli, è stato però abbandonato all’incuria per decenni e, soltanto da poco tempo, ha beneficiato di un’iniziale - peraltro non risolutiva - fase di restauro. La struttura - realizzata perlopiù facendo ricorso a pezzame spaccato di calcare disposto seguendo ricorsi orizzontali periodici - è scandita da vari corpi di fabbrica, in origine con funzioni diverse: sebbene sia ormai divenuta un rudere imponente, è ancora agevole analizzarne le caratterizzazioni storico-architettoniche. Le sue interessanti connotazioni ne hanno reso doverosa una puntuale analisi delle tecniche costruttive, che attesta una matrice ascrivibile al XIV secolo, come confermato anche dalle fonti filologico-documentarie, e la presenza di significative stratificazioni. Alla suddetta analisi ha fatto seguito uno studio sugli interventi di tutela del complesso monastico, utili a preservarne le superstiti strutture e, soprattutto, a tramandarne i valori culturali.
About Dante's influence in modern and contemporary literature
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