V Ciclo
di Studi Medievali
Atti del Convegno
3-4 giugno 2019
Firenze
Prima edizione 2019
Edizioni EBS Print
ISBN 978-88-9349-584-4
Copyright © 2019 NUME Gruppo di Ricerca sul Medioevo Latino
Finito di stampare nel mese di Maggio 2019
presso Etabeta-ps in Lesmo (MB)
È vietata la produzione, totale o parziale, con qualsiasi
mezzo e per qualsiasi utilizzo, anche ad uso didattico,
se non autorizzata in forma scritta dal Curatore
Indice
3 Giugno
Sala Blu
Sessione di Archeologia | Paesaggi 1
Panel
La Sardegna nel Medioevo: nuove ricerche ed esperienze.
Fonti scritte, testimonianze materiali, progetti di valorizzazione e comunicazione
15
Fabio Pinna
Paesaggi e passaggi ‘periferici’ della storia medievale in Sardegna:
il ruolo dell’archeologia, tra ricerca, condivisione e proposte di sviluppo
21
Francesco Mameli
Archeologia dei confini nella Sardegna medievale: le curatorìe del Giudicato di Gallura
nella Sardegna del XIII e XIV secolo
29
Mattia Sanna Montanelli
De his qui ad ecclesias confugiunt. Appunti per la ricostruzione del paesaggio minerario
di Villa di Chiesa (Iglesias, SU) in età pre-pisana, tra potere civile ed ecclesiastico
35
Andrea Pergola
Una fonte per lo studio della Sardegna al tempo di Alfonso il Magnanimo:
Las Cartas Reales dell’Archivio della Corona d’Aragona
41
Valentina Milia
Nuove ipotesi cronologiche sulla frequentazione del Palazzo di Baldu (Luogosanto, Sardegna):
riflessioni sull’abbandono del villaggio medievale sulla base dei ritrovamenti di maiolica di
Montelupo Fiorentino
48
Nicoletta Usai
Pittura su tavola nella Corona d’Aragona tra XIV e XV secolo.
Rapporti e relazioni tra Sardegna, penisola italiana e territori iberici
55
Federico Tedeschi
Analisi, valorizzazione e fruizione del patrimonio architettonico religioso della Sardegna nel Trecento
62
Sara Valdes
Il Medioevo 2.0 in Sardegna. Limiti e nuovi scenari di ricerca interdisciplinari
per un’archeologia che comunica e connette
69
Daniele Fadda
Rievocatori e divulgazione storica. Potenzialità e limiti della living history in Sardegna
76
Valerio Luca Floris
Ricerca dell’efficienza amministrativa. L’evoluzione della magistratura patrimoniale
in capite del Regno di Sardegna e Corsica nel periodo 1323-1421
Sessione di Archeologia | Paesaggi 2
82
Sandrino Marra
Lo sviluppo e la vita del borgo fortificato di Johia in Terra di Lavoro (CE)
attraverso le fonti, lo studio dei materiali ceramici e delle strutture architettoniche
86
Irma Kaplūnaitė
Combining historical and archaeological data. Catholics amongst Pagans in Medieval Vilnius
92
Rytis Jonaitis
From a flooded valley to a separate suburb. Orthodox in Vilnius in the 13th-15th centuries
98
Giacomo Ponticelli
La ‘lunga durata’ del controllo militare della Val di Caprio in Lunigiana
attraverso le analisi di visibilità (secoli VI-XIII)
105
Alessandra Rofi
L’insediamento ecclesiastico della Valle di Buti, tra XI e XIV secolo
111
Andrea Biondi
L’Arcispedale di S. Maria Nuova in Casentino alla fine del Medioevo: territorio, strutture e viabilità
117
Lester Lonardo
Ingens terraemotus factus est. Primi dati sugli accorgimenti antisismici
nelle strutture fortificate dell’Appennino campano
126
Consuelo Capolupo
Riutilizzo e trasformazione delle cavità naturali ed artificiali della Campania settentrionale.
Casi studio dal progetto CARE_Campania
134
Lorenzo Fragai
Il Romanico pistoiese: una lettura archeologica, una proposta di ricerca
Sala Giglio
Sessione di Storia
143
Gerard Marí i Brull
Bartolomeo de Bonitis di Orvieto: Magister Generalis Sancti Jacobi di Altopassu
ovvero auditor generalis curie causarum Camere Apostolice
149
Mario Loffredo
Locus horroris et vastae solitudinis… Il desertum cistercense tra testo e realtà
154
Mario Gaglione
Ancora sulla lettera di Sancia d’Aragona Maiorca ai francescani riuniti ad Assisi nel 1334
Panel
Preaching about Mary Magdalene. Persistency of her sanctity in the early and later Middle Ages
160
Christoph Galle
Preaching about Mary Magdalene in the Carolingian Empire (8th-9th centuries)
166
Antonio Marson Franchini
Nicolas de Biard’s model sermon on Mary Magdalen
174
Matteo Saracini
L’incesto nell’Alto Medioevo: repressione e narrazioni esemplari
180
Rita Mei
Il dibattito storiografico intorno a Gregorio VII e la Riforma Gregoriana
185
Giulia Calabrò
«Io son advisato como Habondio, cancellero de Bartholomio Collione, ritornò de Burgogna…»:
la ricerca dell’ultima impresa del signore di Malpaga, Bartolomeo Colleoni
191
Lorenzo Freschi
Forme di potere e conflittualità locali. Società e giustizia nel Friuli del Rinascimento veneziano (XV secolo)
196
Antonio Tagliente
L’arcidiocesi di Salerno (989-1047): alcune riflessioni
201
Massimo Siani
Governa una città: individui, famiglie e uffici nella pratica amministrativa
del Regno di Napoli (XV secolo). Una prima ricostruzione
206
Pietro Sorace
Raimondo Berengario V, Il suocero della cristianità
212
Eunate Mirones Lozano
Significance and Symbolism of Jewish Clothing Regulations in Medieval Iberia
Sala Capitolo
Sessione di Storia dell’Arte
221
Elena R. Trunfio
Architettura religiosa di età normanna nelle province di Reggio Calabria e Messina. Le chiese di rito greco
227
Andrea D’Apruzzo
Pellegrinaggio iacobeo e committenza francescana: il caso di Pistoia
234
Antonella Ventura
Non troppo lontano da Limoges: cofanetti reliquiari a confronto tra Milano, Firenze, Pisa e Altamura
240
Michele Lacerenza
Sotto il manto di san Domenico. Alcune note su una variante iconografica
della Madonna della Misericordia nata in seno all’Ordine dei Predicatori
248
Sara Ragni
Sepolcri fiorentini del tardo Medioevo e loro riallestimenti barocchi
255
Silvia Cacioni
L’edilizia per il culto nella prima metà del Novecento:
reminiscenze medievali e sintesi modernista nell’opera di Tullio Rossi
263
Elena Catalano
Viaggio nel significato della decorazione scultorea dei pulpiti medievali toscani
269
Italia Caradonna
Affreschi primo-quattrocenteschi nell’Arcidiocesi di Capua:
riflessioni e qualche novità per l’‘alternativa’ della provincia
Sessione di Storia della Miniatura e Codicologia
275
Luca Salvatelli
Nuove acquisizioni sul De balneis Viterbiensibus. Per un’analisi comparativa delle fonti manoscritte
281
Catarina Martins Tibúrcio
Material aspects of fifteenth-century Portuguese illuminated court manuscripts: a common origin?
287
Andrea-Bianka Znorovszky
Mary as an Altar and Sacrifice: the Presentation to the Temple
in Fourteenth-to-Sixteenth-Century French Miniatures
296
Gianluca De Simone
La didattica nel Codex Buranus: nuove ipotesi di studio
301
Alfredo García Femenia
Lo scontro tra l’analfabetismo e la scrittura
4 Giugno
Sala Blu
Sessione di Archeologia | Edifici
309
Eleonora Casarotti, Chiara Ribolla
Archeologia e analisi degli elevati: metodologie congiunte
per lo studio e il restauro della chiesa di San Maurizio di Gravellona Toce
315
Federica D’Angelo
La chiesa di San Pietro ad oratorium: dal documento al monumento
attraverso le pagine del Chronicon Volturnense
321
Alessia Frisetti, Marianna Cuomo, Nicodemo Abate
Archeologia ed analisi dei contesti fortificati in Campania: il caso del Castello di Roccaromana (CE)
328
Arancia Boffa
Trasformazioni di un’area pubblica tra il tardoantico e l’altomedioevo: il caso di Sant’Anastasio in Asti
335
Giuseppe Mollo, Antonia Solpietro
Il campanile della cattedrale di Nola: sequenze edilizie e fasi cronologiche
345
Marco Ciliberti
Gli ipogei funerari della collina della Maddalena a Venosa (PZ)
Sessione di Archeologia | Materiali
352
Paola Novara
La lastra dedicatoria dei Ss. Fabiano e Sebastiano e l’epigrafia ravennate dell’XI secolo
359
Gemma Alfonso
La ceramica foggiata a matrice nella Toscana di XIV-XV secolo:
il contesto stratigrafico della Badia di S. Salvatore a Vaiano (PO)
366
Luca Brancazi
Il contributo dei resti faunistici alla conoscenza del consumo di pesce nella Roma di XI secolo:
il campione dai focolari del Templum Pacis
374
Beatrice Brancazi
Rappresentazioni antropomorfe dalla Maiolica Arcaica alto laziale
Panel
Ultime acquisizioni del Progetto Ostia Marina
381
Massimiliano David, Maria Stella Graziano, Irene Catanzaro
Cultura del marmo in Ostia teodosiana
390
Maria Stella Graziano, Camilla Rosati, Massimiliano David
Flussi commerciali di epoca teodosiana a Ostia
397
Massimiliano David, Stefano De Togni
L’opera listata tardoantica a Ostia
402
Massimiliano David, Stefano De Togni
Luoghi della produzione nel tardoantico ostiense: nuovi dati dagli scavi dell’insula IV, ix
407
Alessandro Melega, Massimiliano David, Stefano De Togni
Morale cristiana e termalismo a Ostia negli ultimi decenni del IV secolo
414
Massimiliano David, Enrico Pomo, Alessandro Melega
Scritture esposte datate in contesto a Ravenna
421
Eleonora Rossetti, Massimiliano David, Elisa Frigato
Forme di religiosità di ambito rurale nell’Italia settentrionale tardoantica
Sala Giglio
Sessione di Storia
Panel
L’autorità oltre la legge. La memoria sociale come fonte di potere
in Spagna e Italia tra Medioevo e Rinascimento
429
Stefano Bernardinello
Alla ricerca della nobiltà perduta.
L’importanza della “tradizione” nei milites cittadini italiani tra l’XI e il XII secolo
435
Federica Fiorini
Strategie di legittimazione nella Castiglia del XV secolo: l’ideale neogotico
440
Michela Giuntoli
Guidati dalla «felice fortuna». Il viaggio di Filippo de’ Medici in Francia nel 1461
447
João Rafael Nisa
Rogue: changing sides in late 14th century Portugal
452
Filippo Ribani
Tra satira e realtà: i furti agricoli nella Bologna trecentesca
457
Nicola Martellozzo
Venerare il patrono, umiliare il nemico
464
Giacomo Brotto
La pena di morte come rito sacro
470
Giulia Lovison
Ius velut splendor firmamenti: l’opposizione dei giuristi alle teorie demonologiche sulle streghe
475
Francesco Mastromatteo
Il Chronicon di Domenico da Gravina: una fonte sulla storia del Mezzogiorno angioino
480
Veronica De Duonni
La chiesa di S. Maria di Montevergine e le prime fondazioni di S. Guglielmo
488
Sarah Procopio
La nascita del Made in Italy.
L’apporto della seta grezza calabrese alla rivoluzione tessile italiana tra XIV e XV secolo
494
Anna Pomierny-Wąsińska
Mensurationes in the descriptions of city walls and urban forms (late medieval Florence and Milan)
501
Alessandro Furiesi
Le contrade di Volterra
507
Abel Lorenzo Rodríguez
Rites and Riots. Re-enchanting and Legitimating Violence
as a Medieval Revival in Spain and France (1936-1945)
Questioni aperte
514
Annalisa Colecchia
Eremi e monasteri nel Parco della Majella: percorsi di ricerca, valorizzazione e marketing sostenibile
522
Marco Vito
Le digital humanities negli studi medievistici: metodi, indagini e riflessioni sulla public history
527
Alessandro Conti
La letteratura latina medievale nella scuola secondaria di secondo grado
Sala Capitolo
Sessione di Letteratura
535
Ilaria Ottria
Tra politica e religione: Dante, la simbologia del libro e la decadenza della Chiesa
541
Elisabeth Trischler
Alternative Readings on Dante’s Procession in Earthly Paradise
546
Davide Esposito
Il concetto di “vendetta” nella Chanson de Jérusalem
552
Roberta Marangi
The Spectacle of a Beheading: Movement and Structure
in De Decollatione Sancti Iohannis Baptiste
557
Valeria Di Clemente
La tradizione della Capsula eburnea in inglese medio: il caso della doppia versione
del manoscritto Londra, British Library, Add. 34111
563
Azzurra Rinaldi
Melusine portoghesi: la Dama dal piede di capra e Dona Marinha.
Personaggi fatati del Libro dei Lignaggi del Conte Dom Pedro
Sessione di Filosofia
567
Alessio Tanchella
Vita e morte spirituale in Donna me prega e Quaestio de felicitate
572
Carlo Maria Poggi
L’escatologia di Bernardo di Clairvaux
577
Aurelia Maruggi
La teoria della felicità politica e contemplative nei commenti
al primo libro dell’Etica Nicomachea di Eustrazio di Nicea e Alberto Magno
584
Caitlin Smith Gilson
St. Anselm, St. Thomas and Dante: Christianity and the Medieval Transcendentals
594
Ignazio Genovese
La quaestio del fine prossimo primario dell’Incarnazione:
Tommaso d’Aquino e Giovanni Duns Scoto a confronto
Archeologia ed analisi dei contesti fortificati in Campania:
il caso del Castello di Roccaromana (CE)
Alessia Frisetti, Marianna Cuomo, Nicodemo Abate
Il contributo proposto vuole illustrare i dati archeologici, architettonici e storico artistici desunti a seguito
delle indagini condotte presso il sito fortificato di Roccaromana nel 2011 e nel 2016. Il sito è ricordato
all’interno delle fonti scritte a partire dagli inizi del XII secolo e, seppur in maniera indiretta, con citazioni
sino al XV secolo che permettono di ripercorrere la storia del borgo attraverso i secoli. Il castello si
sviluppa sulla sommità di Monte Castello, nella frazione di Statigliano in comune di Roccaromana (CE), al
centro dell’alta valle del Rio Pietramelara (affluente di destra del Volturno). I resti presenti sono pertinenti
ad un’imponente torre a pianta circolare e ad un piccolo edificio religioso con annessi, chiusi da una
prima cinta difensiva dotata di torri. Lungo il pendio occidentale e ad una quota nettamente inferiore,
sono ben visibili altre imponenti fabbriche pertinenti alla cinta muraria inferiore che doveva racchiudere e
difendere le strutture del villaggio. Di questa cinta si conserva un tratto di muratura, cui si aggancia una
torre a pianta circolare ed una a pianta quadrata. Le ricerche archeologiche, lo studio delle fasi edilizie supportate dall’impiego di SAPR, fotogrammetria 3d e stazione totale - e l’analisi degli apparati decorativi
hanno permesso di approfondire la conoscenza del contesto fortificato e della piccola chiesa della Ss.
Vergine delle Grazie, o Santa Maria del Castello, che sorge a pochi metri a Sud della torre. All’interno
dell’edificio, precisamente nel catino absidale, si conservano diverse fasi decorative ad affresco, oggetto di
recenti interventi di restauro, che testimoniano la continuità di vita del luogo dall’età basso medievale al
periodo contemporaneo.
Keywords: incastellamento, basso medioevo, Roccaromana (CE), fotogrammetria 3d, affreschi.
Il sito e le fasi
Il sito di Roccaromana si sviluppa sulla sommità di Monte Castello, uno dei rilievi del Monte
Maggiore nella frazione di Statigliano (Roccaromana, CE), al centro dell’alta valle del Rio Pietramelara, affluente di destra del Volturno.
Le prime notizie dell’insediamento fortificato sono rintracciabili nel 1101, quando fa la sua
comparsa Adamo de Roccaromana (CSS I, 106-1121), esponente dell’omonima famiglia di
feudatari che intesse rapporti di varia natura con le comunità religiose di Montecassino, S. Sofia
di Benevento e S. Giovanni di Capua (Perg.Capua 1996:262; CB. Comm.267-268; Gatt. Acc. I,
262-3; IP VIII, p.258:202).
L’insediamento fortificato si caratterizza per l’imponente torre mastia a pianta circolare che
svetta in posizione prominente rispetto alle altre strutture del sito: la chiesa, le cisterne, le due
cinte sommitali con torri e il perimetro fortificato del borgo, quest’ultimo posto ad una quota
inferiore lungo il pendio sud-orientale, alle spalle dell’attuale abitato di Roccaromana.
Le indagini archeologiche del 2011, concentratesi nel mastio e nella chiesa - cui ha fatto
seguito la campagna di rilievi strumentali e l’analisi delle tecniche costruttive - consentono di
sintetizzare le fasi di vita dell’insediamento e la sequenza del cantiere edilizio (Fig. 1a).
Nel corso del XII secolo si assiste all’impianto di una primitiva torre a pianta rettangolare, le
cui tracce sono venute alla luce nel livello inferiore del mastio cilindrico.
A cavallo di XII e XIII secolo, questa torre viene inglobata nel nuovo mastio, il cui piano
inferiore viene diviso in due vani (con una spina centrale che funge “da mur de defend” per il
solaio del primo piano): una cisterna rettangolare ad Est ed un probabile magazzino ad Ovest.
I piani alti (almeno due), dotati di alcuni comforts quali latrina, camino, forno da pane, pozzo e
scala a chiocciola, svolgono una funzione di tipo residenziale. In questa fase, l’edificio deve
essere difeso da un primo circuito fortificato che segue l’andamento dell’ultima isoipsa e si
321
Fig. 1: a. Planimetria dell’insediamento (A. Frisetti). b. Mappa dei siti fortificati nella media Valle del
Volturno (El. A. Frisetti); c. La torre torre (A) e una deolle torri del borgo
compone di due muraglie ad Est ed Ovest (Usm 800 e 1200) e di un muro a Sud (Usm
1300/1400) a protezione della chiesa.
Un nuovo importante cantiere viene approntato poi tra la fine del XIII e il XIV secolo,
quando viene aggiunta la scarpa al mastio e il circuito difensivo sommitale è agganciato da altri
segmenti posti a quote inferiori, a protezione dei fronti Nord, Ovest e Sud (Usm 100-6001000-1100-1700). La nuova fortificazione si dota anche di una torre a ferro di cavallo a Nord
(A), due torrioni circolari ad Ovest (D) e a Sud (B) ed una grande torre pentagonale all’estremità Sud-Est (C), alle cui spalle si apre un lungo ridotto fortificato costituito da due muri
paralleli (Usm 900 e 300/1100). A questo circuito si collega, ad una quota inferiore, un’altra
cinta muraria con torri circolari e quadrangolari. Nella stessa fase è plausibile inserire anche la
fondazione della chiesa. L’edificio, a pianta unica absidata, è stato oggetto di un saggio archeologico. Questo ha messo in luce le labili tracce di un piano pavimentale in cocciopesto, due
setti murari (orientati N-S) che dovevano separare la navata dal presbiterio e numerosi sectilia
marmorei romani, compatibili con quelli impiegati nel lacerto dell’abside. Inoltre, il rinvenimento di un muro (orientato E-O), che proseguiva al di sotto dell’altare moderno, fa supporre la presenza di un edificio precedente l’attuale chiesa.
322
I dati in nostro possesso non consentono di dettagliare le fasi di vita successive. Tuttavia, una
frequentazione dell’insediamento fino a tutto il XV secolo è accertata dal materiale ceramico
proveniente dai riempimenti della torre3.
A.F.
La decorazione pittorica della chiesa
Le uniche testimonianze pittoriche, sopravvissute nella chiesa di Santa Maria delle Grazie, si
conservano in due fasi ad affresco distinte e sovrapposte, emerse all’interno del catino absidale
in seguito ad un importante lavoro di riqualificazione dell’insediamento, conclusosi nel 2016
(Fig. 2).
Nonostante il recupero dei brani pittorici, la loro lettura è condizionata da alcune alterazioni
strutturali che hanno modificato l’assetto del catino rimpicciolendolo, pertanto parte della
decorazione appare in posizione defilata, mentre altra è visibile soltanto inoltrandosi all’interno
della struttura4. Inoltre, è stato possibile analizzare il palinsesto solo a seguito dei restauri,
necessari per lo stato di conversazione in cui si trovavano gli intonaci, interamente ricoperti da
strati di ridipinture a calce ed incrostazioni saline.
Fig. 2: a. Abside; b. Madonna con Bambino; c. San Giovanni Battista
La fase più antica è rappresentata da una Madonna in trono con Bambino, circoscritta
all’interno di una cornice rettangolare a tasselli in finto opus sectile alternati in blu, verde e
violetto. La Vergine è accompagnata da alcune iscrizioni mutile e coeve; in basso, poco chiari
sono i resti […] OCH∙RO, mentre in alto su un cartiglio si legge […]ATHEUS SDP,
probabilmente da sciogliere come il nome del dedicatario, seguito dalla formula abbreviata sua
devotione pingebat, ipotesi corroborata dalla presenza più in alto dei resti di quella che sembrerebbe essere una data […] 8∙9∙AP […] (aprilis?).
323
La successiva fase decorativa si conserva quasi interamente sul lato destro dell’abside 5, si
tratta di un San Giovanni Battista stante in atto di preghiera su uno sfondo campestre, chiuso
entro una cornice dorata e scanalata. Alla base della figura, un’iscrizione recita […]US SIT
PRO NOBIS (la salvezza sia per noi?), accompagnata dalla data AD MDXCVII.
Proseguendo verso il centro dell’abside, oltre la cornice che isola il santo, è dipinto un
enorme drappo rosso cui seguiva, separata da una seconda cornice – uguale alla precedente un’immagine oggi persa.
Come attesta la documentazione fotografica precedente l’inizio dei lavori, la cortina è una
ridipintura, che ha coperto la suddetta cornice ed una seconda cortina a fondo bianco, decorata
con una sequenza di rombi.
Il finto tendaggio è stato usato probabilmente per nascondere la scena centrale di una
composizione che prevedeva un’altra figura in posizione speculare rispetto al Battista. Per
consuetudine iconografica e data la posizione del santo - le cui preghiere sono rivolte verso il
centro dell’abside - si potrebbe pensare che qui si trovasse una Madonna in trono con Bambino, mentre nel pannello sinistro poteva essere raffigurato, forse, un San Giovanni Battista (?).
L’ipotesi della presenza della Madonna è suggerita anche dalla sottostante cortina a motivi
romboidali – oggi coperta dai restauri – di cui si conservavano tracce sotto la cornice che
separa la parete dall’attacco della volta. Tale cortina farebbe pensare ai tessuti generalmente
raffigurati sui dorsali dei troni o appesi alle spalle delle icone sacre. È probabile, dunque, che
l’immagine affrescata nel pannello centrale sia stata coperta - forse perché danneggiata – verso
la fine dell’ultima fase di frequentazione della chiesa, in età moderna6.
A questo momento sembrano risalire anche gli affreschi della volta raffiguranti la Trinità.
Il palinsesto di Statigliano testimonia l’ultima fase di vita dell’edificio, accertato per lo strato
cinquecentesco dall’iscrizione recante la data di esecuzione, mentre la cronologia della
Madonna in trono può essere inquadrata nel pieno Cinquecento attraverso il confronto con le
coeve immagini site nella chiesa di Santa Maria a Marciano in Piana di Caiazzo (CE) e,
precisamente, con gli affreschi della parete di fondo del coro e del braccio destro del transetto7.
Infine, alla fondazione della chiesa, avvenuta tra il XIII ed il XIV secolo, potrebbe forse
riferirsi un frammento a fondo blu sito in altro a sinistra della Madonna, il quale sembra trovarsi ad un livello inferiore.
Gli affreschi non spiccano per qualità pittorica, il bambino benedice con la mano sinistra,
forse per un errore di copiatura del cartone (?). Sicuramente, maggiori informazioni sul
palinsesto potrebbero emergere in seguito ad indagini diagnostiche più approfondite. In ogni
caso, allo stato attuale delle ricerche, il ciclo di Statigliano rappresenta un’ulteriore testimonianza della pittura cinque – seicentesca, tipica dell’area casertana.
M.C.
Rilievo e restituzione 3D del sito medioevale di Roccaromana
Con lo sviluppo delle nuove tecnologie applicate ai beni culturali è variato, inevitabilmente, il
concetto di ricerca, conoscenza e divulgazione del dato archeologico.
Un’importantissima frazione dell’ICT (Information and Communications Technology)
applicato ai Beni Culturali, è quella che si occupa del rilievo e della restituzione del record
archeologico nelle tre dimensioni dello spazio. Tali pratiche partono dalla fase di documentazione – attività esclusiva degli addetti ai lavori – per poi concludersi nell’esposizione al
pubblico del materiale elaborato, tramite supporti multimediali ed espedienti digitali 8.
Gli strumenti per il rilievo tridimensionale impiegati oggi nel Beni Culturali sono di due tipi:
range-based (sensori attivi) e image-based (sensori passivi). La scelta del tipo di strumento da
utilizzare in fase di rilievo sarà dettata da diversi fattori come le risorse economiche e
strumentali a disposizione, la morfologia dell’oggetto da rilevare, il grado di precisione e
l’accuratezza desiderata9.
324
Il lavoro effettuato nel sito di Rocca Romana ha offerto interessanti spunti di riflessione sul
confronto tra le diverse metodologie di rilievo tridimensionale. La morfologia del luogo e, in
particolare, l’impostazione strutturale della torre principale hanno posto ai rilevatori un vero e
proprio problema di metodo, legato, principalmente, al tipo di strumentazione da impiegare. Al
momento della prima campagna di rilievi (2011), infatti, il mastio, presentava una rigogliosa
vegetazione sul versante N-O che, unitamente alle caratteristiche volumetriche dell’edificio
stesso i cui aggetti creano angoli ciechi, ha reso impossibile un rilievo completo tramite comuni
sensori attivi (laser/TOF10) e passivi (fotocamere11) (Fig. 3a).
Fig. 3: (a) Schema dei punti ciechi durante le riprese da terra con scanner o camera (Dx) e dell’area ripresa
dal drone in volo (Sx); (b) Foto impiegate per la costruzione del modello tridimensionale: 1. nuvola di
punti, 2. mesh, 3. modello texturizzato; (c) Figura Nd - Risultato finale e render della struttura rilevata
(Elab. N. Abate)
Nella seconda campagna di rilievi (2016), si è preferito operare con l’utilizzo combinato di
due metodi di ripresa, uno effettuato tramite drone (APR) – che ha costituito la parte principale del lavoro – e l’altro tramite macchina fotografica reflex, calibrando e modificando in
fase di processing e post-processing le foto ottenute.
Il drone utilizzato per le riprese è un Dji Phantom 3 Professional, che integra una fotocamera
12mpx ed ha una autonomia in volo di venti minuti circa, mentre la reflex è una Canon
E1100D con comune settaggio standard.
Il lavoro di ripresa ha previsto, in un primo momento, l’acquisizione di fotografie aeree
ottenute facendo ruotare, diverse volte, il drone lungo il perimetro della torre, ad altezze
differenti, e tenendo l’inquadratura fissa sulla struttura.
Data l’impossibilità di effettuare voli all’interno della macchia vegetativa a Nord-Ovest, la
“lacuna” fotografica è stata integrata eseguendo scatti da terra con la macchina fotografica.
325
L’intero set fotografico, comprendente all’incirca 300 scatti, è stato successivamente elaborato all’interno del software Agisoft PhotoScan, utilizzato su di un Hp® Envy, con processore
Intel® i7, 12GB di memoria Ram e scheda video dedicata da 2GB.
L’elaborazione step by step, nelle sue diverse fasi, ha permesso di ottenere dalle foto, lavorando
per fotogrammetria12 tridimensionale, la nuvola di punti, il modello strutturato da mesh e il
modello finale texturizzato (Fig. 3b).
Il file così ottenuto, è stato successivamente esportato in formato obj. e rielaborato in un
secondo software, MeshLab, in cui si è provveduto all’ancoraggio alle misure reali, rilevate in
fase di cantiere, e ad un enhancement del risultato finale (Fig. 3c).
N.A.
Conclusioni
I dati estrapolati dalle indagini e dai rilievi strumentali sono supportati dallo studio delle
fabbriche architettoniche e delle tecniche murarie. Queste vedono un esclusivo impiego di
calcare compatto estratto in loco, sbozzato e messo in opera in filari abbastanza regolari.
L’impianto della torre cilindrica, ha confronti con i vicini edifici di Pietravairano, Pontelatone e
Rocca San Felice e con il mastio irpino di Montella (XII-XIII sec13). Dal punto di vista
topografico, il sito di Roccaromana è riconducibile alla tipologia d’insediamento con borgo
associato a castello-residenza, tra le più diffuse in Italia Meridionale nel Bassomedioevo. La
presenza di diversi circuiti a quote differenti rappresenta un’organizzazione delle difese piuttosto comune, che in Campania è rintracciabile a Raviscanina14, Mercato San Severino15,
Serino16 e Mondragone17.
Quanto detto suggerisce, senza ombra di dubbio, che il castello di Roccaromana deve aver
ricoperto un importante ruolo politico-amministrativo nella Campania settentrionale nei secoli
medioevali. Il sito, insieme a molti altri della Valle Volturno, si colloca in una fase di
incastellamento che si manifesta con l’arrivo delle famiglie normanne nell’XI secolo, la cui
presenza acuisce la frammentazione che caratterizza il territorio già dal IX secolo e che solo
l’intervento di Ruggero II è in grado di limitare, attraverso una decisa politica di riunificazione18. I dati materiali e le fonti scritte confermano che quest’insediamento è parte attiva di
un complesso sistema di militarizzazione che interessa la Valle vulturnense dal periodo
normanno al pieno rinascimento.
J.M. Martin, Chronicon Sanctae Sophiae (cod. Vat. Lat 4939). Fonti per la Storia d’Italia, RIS 3, Roma 2000.
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3 L. Di Cosmo, Roccaromana. Località Statigliano. Rocca, in “Archeologia Postmedevale”, 16, Firenze 2012,
pp. 219-220.
4 L’abside originario è in parte occluso dalla presenza di un arco di trionfo cui si legano due muri orientati
a 45° rispetto ai perimetrali dell’edificio.
5 L’immagine è tagliata da uno dei setti murari menzionati ad inizio testo.
6 A. Frisetti, Baronia de Rocca Romana. Il sito fortificato di Monte Maggiore e l’incastellamento della media valle del
Volturno, in Annuario Associazione Storica del Medio Volturno, Piedimonte Matese 2012, pp. 175-202.
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