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Archeologia ed analisi dei contesti fortificati in Campania: il caso del Castello di Roccaromana

Il contributo proposto vuole illustrare i dati archeologici, architettonici e storico artistici desunti a seguito delle indagini condotte presso il sito fortificato di Roccaromana nel 2011 e nel 2016. Il sito è ricordato all’interno delle fonti scritte a partire dagli inizi del XII secolo e, seppur in maniera indiretta, con citazioni sino al XV secolo che permettono di ripercorrere la storia del borgo attraverso i secoli. Il castello si sviluppa sulla sommità di Monte Castello, nella frazione di Statigliano in comune di Roccaromana (CE), al centro dell’alta valle del Rio Pietramelara (affluente di destra del Volturno). I resti presenti sono pertinenti ad un’imponente torre a pianta circolare e ad un piccolo edificio religioso con annessi, chiusi da una prima cinta difensiva dotata di torri. Lungo il pendio occidentale e ad una quota nettamente inferiore, sono ben visibili altre imponenti fabbriche pertinenti alla cinta muraria inferiore che doveva racchiudere e difendere le strutture del villaggio. Di questa cinta si conserva un tratto di muratura, cui si aggancia una torre a pianta circolare ed una a pianta quadrata. Le ricerche archeologiche, lo studio delle fasi edilizie - supportate dall’impiego di SAPR, fotogrammetria 3d e stazione totale - e l’analisi degli apparati decorativi hanno permesso di approfondire la conoscenza del contesto fortificato e della piccola chiesa della Ss. Vergine delle Grazie, o Santa Maria del Castello, che sorge a pochi metri a Sud della torre. All’interno dell’edificio, precisamente nel catino absidale, si conservano diverse fasi decorative ad affresco, oggetto di recenti interventi di restauro, che testimoniano la continuità di vita del luogo dall’età basso medievale al periodo contemporaneo.

V Ciclo di Studi Medievali Atti del Convegno 3-4 giugno 2019 Firenze Prima edizione 2019 Edizioni EBS Print ISBN 978-88-9349-584-4 Copyright © 2019 NUME Gruppo di Ricerca sul Medioevo Latino Finito di stampare nel mese di Maggio 2019 presso Etabeta-ps in Lesmo (MB) È vietata la produzione, totale o parziale, con qualsiasi mezzo e per qualsiasi utilizzo, anche ad uso didattico, se non autorizzata in forma scritta dal Curatore Indice 3 Giugno Sala Blu Sessione di Archeologia | Paesaggi 1 Panel La Sardegna nel Medioevo: nuove ricerche ed esperienze. Fonti scritte, testimonianze materiali, progetti di valorizzazione e comunicazione 15 Fabio Pinna Paesaggi e passaggi ‘periferici’ della storia medievale in Sardegna: il ruolo dell’archeologia, tra ricerca, condivisione e proposte di sviluppo 21 Francesco Mameli Archeologia dei confini nella Sardegna medievale: le curatorìe del Giudicato di Gallura nella Sardegna del XIII e XIV secolo 29 Mattia Sanna Montanelli De his qui ad ecclesias confugiunt. Appunti per la ricostruzione del paesaggio minerario di Villa di Chiesa (Iglesias, SU) in età pre-pisana, tra potere civile ed ecclesiastico 35 Andrea Pergola Una fonte per lo studio della Sardegna al tempo di Alfonso il Magnanimo: Las Cartas Reales dell’Archivio della Corona d’Aragona 41 Valentina Milia Nuove ipotesi cronologiche sulla frequentazione del Palazzo di Baldu (Luogosanto, Sardegna): riflessioni sull’abbandono del villaggio medievale sulla base dei ritrovamenti di maiolica di Montelupo Fiorentino 48 Nicoletta Usai Pittura su tavola nella Corona d’Aragona tra XIV e XV secolo. Rapporti e relazioni tra Sardegna, penisola italiana e territori iberici 55 Federico Tedeschi Analisi, valorizzazione e fruizione del patrimonio architettonico religioso della Sardegna nel Trecento 62 Sara Valdes Il Medioevo 2.0 in Sardegna. Limiti e nuovi scenari di ricerca interdisciplinari per un’archeologia che comunica e connette 69 Daniele Fadda Rievocatori e divulgazione storica. Potenzialità e limiti della living history in Sardegna 76 Valerio Luca Floris Ricerca dell’efficienza amministrativa. L’evoluzione della magistratura patrimoniale in capite del Regno di Sardegna e Corsica nel periodo 1323-1421 Sessione di Archeologia | Paesaggi 2 82 Sandrino Marra Lo sviluppo e la vita del borgo fortificato di Johia in Terra di Lavoro (CE) attraverso le fonti, lo studio dei materiali ceramici e delle strutture architettoniche 86 Irma Kaplūnaitė Combining historical and archaeological data. Catholics amongst Pagans in Medieval Vilnius 92 Rytis Jonaitis From a flooded valley to a separate suburb. Orthodox in Vilnius in the 13th-15th centuries 98 Giacomo Ponticelli La ‘lunga durata’ del controllo militare della Val di Caprio in Lunigiana attraverso le analisi di visibilità (secoli VI-XIII) 105 Alessandra Rofi L’insediamento ecclesiastico della Valle di Buti, tra XI e XIV secolo 111 Andrea Biondi L’Arcispedale di S. Maria Nuova in Casentino alla fine del Medioevo: territorio, strutture e viabilità 117 Lester Lonardo Ingens terraemotus factus est. Primi dati sugli accorgimenti antisismici nelle strutture fortificate dell’Appennino campano 126 Consuelo Capolupo Riutilizzo e trasformazione delle cavità naturali ed artificiali della Campania settentrionale. Casi studio dal progetto CARE_Campania 134 Lorenzo Fragai Il Romanico pistoiese: una lettura archeologica, una proposta di ricerca Sala Giglio Sessione di Storia 143 Gerard Marí i Brull Bartolomeo de Bonitis di Orvieto: Magister Generalis Sancti Jacobi di Altopassu ovvero auditor generalis curie causarum Camere Apostolice 149 Mario Loffredo Locus horroris et vastae solitudinis… Il desertum cistercense tra testo e realtà 154 Mario Gaglione Ancora sulla lettera di Sancia d’Aragona Maiorca ai francescani riuniti ad Assisi nel 1334 Panel Preaching about Mary Magdalene. Persistency of her sanctity in the early and later Middle Ages 160 Christoph Galle Preaching about Mary Magdalene in the Carolingian Empire (8th-9th centuries) 166 Antonio Marson Franchini Nicolas de Biard’s model sermon on Mary Magdalen 174 Matteo Saracini L’incesto nell’Alto Medioevo: repressione e narrazioni esemplari 180 Rita Mei Il dibattito storiografico intorno a Gregorio VII e la Riforma Gregoriana 185 Giulia Calabrò «Io son advisato como Habondio, cancellero de Bartholomio Collione, ritornò de Burgogna…»: la ricerca dell’ultima impresa del signore di Malpaga, Bartolomeo Colleoni 191 Lorenzo Freschi Forme di potere e conflittualità locali. Società e giustizia nel Friuli del Rinascimento veneziano (XV secolo) 196 Antonio Tagliente L’arcidiocesi di Salerno (989-1047): alcune riflessioni 201 Massimo Siani Governa una città: individui, famiglie e uffici nella pratica amministrativa del Regno di Napoli (XV secolo). Una prima ricostruzione 206 Pietro Sorace Raimondo Berengario V, Il suocero della cristianità 212 Eunate Mirones Lozano Significance and Symbolism of Jewish Clothing Regulations in Medieval Iberia Sala Capitolo Sessione di Storia dell’Arte 221 Elena R. Trunfio Architettura religiosa di età normanna nelle province di Reggio Calabria e Messina. Le chiese di rito greco 227 Andrea D’Apruzzo Pellegrinaggio iacobeo e committenza francescana: il caso di Pistoia 234 Antonella Ventura Non troppo lontano da Limoges: cofanetti reliquiari a confronto tra Milano, Firenze, Pisa e Altamura 240 Michele Lacerenza Sotto il manto di san Domenico. Alcune note su una variante iconografica della Madonna della Misericordia nata in seno all’Ordine dei Predicatori 248 Sara Ragni Sepolcri fiorentini del tardo Medioevo e loro riallestimenti barocchi 255 Silvia Cacioni L’edilizia per il culto nella prima metà del Novecento: reminiscenze medievali e sintesi modernista nell’opera di Tullio Rossi 263 Elena Catalano Viaggio nel significato della decorazione scultorea dei pulpiti medievali toscani 269 Italia Caradonna Affreschi primo-quattrocenteschi nell’Arcidiocesi di Capua: riflessioni e qualche novità per l’‘alternativa’ della provincia Sessione di Storia della Miniatura e Codicologia 275 Luca Salvatelli Nuove acquisizioni sul De balneis Viterbiensibus. Per un’analisi comparativa delle fonti manoscritte 281 Catarina Martins Tibúrcio Material aspects of fifteenth-century Portuguese illuminated court manuscripts: a common origin? 287 Andrea-Bianka Znorovszky Mary as an Altar and Sacrifice: the Presentation to the Temple in Fourteenth-to-Sixteenth-Century French Miniatures 296 Gianluca De Simone La didattica nel Codex Buranus: nuove ipotesi di studio 301 Alfredo García Femenia Lo scontro tra l’analfabetismo e la scrittura 4 Giugno Sala Blu Sessione di Archeologia | Edifici 309 Eleonora Casarotti, Chiara Ribolla Archeologia e analisi degli elevati: metodologie congiunte per lo studio e il restauro della chiesa di San Maurizio di Gravellona Toce 315 Federica D’Angelo La chiesa di San Pietro ad oratorium: dal documento al monumento attraverso le pagine del Chronicon Volturnense 321 Alessia Frisetti, Marianna Cuomo, Nicodemo Abate Archeologia ed analisi dei contesti fortificati in Campania: il caso del Castello di Roccaromana (CE) 328 Arancia Boffa Trasformazioni di un’area pubblica tra il tardoantico e l’altomedioevo: il caso di Sant’Anastasio in Asti 335 Giuseppe Mollo, Antonia Solpietro Il campanile della cattedrale di Nola: sequenze edilizie e fasi cronologiche 345 Marco Ciliberti Gli ipogei funerari della collina della Maddalena a Venosa (PZ) Sessione di Archeologia | Materiali 352 Paola Novara La lastra dedicatoria dei Ss. Fabiano e Sebastiano e l’epigrafia ravennate dell’XI secolo 359 Gemma Alfonso La ceramica foggiata a matrice nella Toscana di XIV-XV secolo: il contesto stratigrafico della Badia di S. Salvatore a Vaiano (PO) 366 Luca Brancazi Il contributo dei resti faunistici alla conoscenza del consumo di pesce nella Roma di XI secolo: il campione dai focolari del Templum Pacis 374 Beatrice Brancazi Rappresentazioni antropomorfe dalla Maiolica Arcaica alto laziale Panel Ultime acquisizioni del Progetto Ostia Marina 381 Massimiliano David, Maria Stella Graziano, Irene Catanzaro Cultura del marmo in Ostia teodosiana 390 Maria Stella Graziano, Camilla Rosati, Massimiliano David Flussi commerciali di epoca teodosiana a Ostia 397 Massimiliano David, Stefano De Togni L’opera listata tardoantica a Ostia 402 Massimiliano David, Stefano De Togni Luoghi della produzione nel tardoantico ostiense: nuovi dati dagli scavi dell’insula IV, ix 407 Alessandro Melega, Massimiliano David, Stefano De Togni Morale cristiana e termalismo a Ostia negli ultimi decenni del IV secolo 414 Massimiliano David, Enrico Pomo, Alessandro Melega Scritture esposte datate in contesto a Ravenna 421 Eleonora Rossetti, Massimiliano David, Elisa Frigato Forme di religiosità di ambito rurale nell’Italia settentrionale tardoantica Sala Giglio Sessione di Storia Panel L’autorità oltre la legge. La memoria sociale come fonte di potere in Spagna e Italia tra Medioevo e Rinascimento 429 Stefano Bernardinello Alla ricerca della nobiltà perduta. L’importanza della “tradizione” nei milites cittadini italiani tra l’XI e il XII secolo 435 Federica Fiorini Strategie di legittimazione nella Castiglia del XV secolo: l’ideale neogotico 440 Michela Giuntoli Guidati dalla «felice fortuna». Il viaggio di Filippo de’ Medici in Francia nel 1461 447 João Rafael Nisa Rogue: changing sides in late 14th century Portugal 452 Filippo Ribani Tra satira e realtà: i furti agricoli nella Bologna trecentesca 457 Nicola Martellozzo Venerare il patrono, umiliare il nemico 464 Giacomo Brotto La pena di morte come rito sacro 470 Giulia Lovison Ius velut splendor firmamenti: l’opposizione dei giuristi alle teorie demonologiche sulle streghe 475 Francesco Mastromatteo Il Chronicon di Domenico da Gravina: una fonte sulla storia del Mezzogiorno angioino 480 Veronica De Duonni La chiesa di S. Maria di Montevergine e le prime fondazioni di S. Guglielmo 488 Sarah Procopio La nascita del Made in Italy. L’apporto della seta grezza calabrese alla rivoluzione tessile italiana tra XIV e XV secolo 494 Anna Pomierny-Wąsińska Mensurationes in the descriptions of city walls and urban forms (late medieval Florence and Milan) 501 Alessandro Furiesi Le contrade di Volterra 507 Abel Lorenzo Rodríguez Rites and Riots. Re-enchanting and Legitimating Violence as a Medieval Revival in Spain and France (1936-1945) Questioni aperte 514 Annalisa Colecchia Eremi e monasteri nel Parco della Majella: percorsi di ricerca, valorizzazione e marketing sostenibile 522 Marco Vito Le digital humanities negli studi medievistici: metodi, indagini e riflessioni sulla public history 527 Alessandro Conti La letteratura latina medievale nella scuola secondaria di secondo grado Sala Capitolo Sessione di Letteratura 535 Ilaria Ottria Tra politica e religione: Dante, la simbologia del libro e la decadenza della Chiesa 541 Elisabeth Trischler Alternative Readings on Dante’s Procession in Earthly Paradise 546 Davide Esposito Il concetto di “vendetta” nella Chanson de Jérusalem 552 Roberta Marangi The Spectacle of a Beheading: Movement and Structure in De Decollatione Sancti Iohannis Baptiste 557 Valeria Di Clemente La tradizione della Capsula eburnea in inglese medio: il caso della doppia versione del manoscritto Londra, British Library, Add. 34111 563 Azzurra Rinaldi Melusine portoghesi: la Dama dal piede di capra e Dona Marinha. Personaggi fatati del Libro dei Lignaggi del Conte Dom Pedro Sessione di Filosofia 567 Alessio Tanchella Vita e morte spirituale in Donna me prega e Quaestio de felicitate 572 Carlo Maria Poggi L’escatologia di Bernardo di Clairvaux 577 Aurelia Maruggi La teoria della felicità politica e contemplative nei commenti al primo libro dell’Etica Nicomachea di Eustrazio di Nicea e Alberto Magno 584 Caitlin Smith Gilson St. Anselm, St. Thomas and Dante: Christianity and the Medieval Transcendentals 594 Ignazio Genovese La quaestio del fine prossimo primario dell’Incarnazione: Tommaso d’Aquino e Giovanni Duns Scoto a confronto Archeologia ed analisi dei contesti fortificati in Campania: il caso del Castello di Roccaromana (CE) Alessia Frisetti, Marianna Cuomo, Nicodemo Abate Il contributo proposto vuole illustrare i dati archeologici, architettonici e storico artistici desunti a seguito delle indagini condotte presso il sito fortificato di Roccaromana nel 2011 e nel 2016. Il sito è ricordato all’interno delle fonti scritte a partire dagli inizi del XII secolo e, seppur in maniera indiretta, con citazioni sino al XV secolo che permettono di ripercorrere la storia del borgo attraverso i secoli. Il castello si sviluppa sulla sommità di Monte Castello, nella frazione di Statigliano in comune di Roccaromana (CE), al centro dell’alta valle del Rio Pietramelara (affluente di destra del Volturno). I resti presenti sono pertinenti ad un’imponente torre a pianta circolare e ad un piccolo edificio religioso con annessi, chiusi da una prima cinta difensiva dotata di torri. Lungo il pendio occidentale e ad una quota nettamente inferiore, sono ben visibili altre imponenti fabbriche pertinenti alla cinta muraria inferiore che doveva racchiudere e difendere le strutture del villaggio. Di questa cinta si conserva un tratto di muratura, cui si aggancia una torre a pianta circolare ed una a pianta quadrata. Le ricerche archeologiche, lo studio delle fasi edilizie supportate dall’impiego di SAPR, fotogrammetria 3d e stazione totale - e l’analisi degli apparati decorativi hanno permesso di approfondire la conoscenza del contesto fortificato e della piccola chiesa della Ss. Vergine delle Grazie, o Santa Maria del Castello, che sorge a pochi metri a Sud della torre. All’interno dell’edificio, precisamente nel catino absidale, si conservano diverse fasi decorative ad affresco, oggetto di recenti interventi di restauro, che testimoniano la continuità di vita del luogo dall’età basso medievale al periodo contemporaneo. Keywords: incastellamento, basso medioevo, Roccaromana (CE), fotogrammetria 3d, affreschi. Il sito e le fasi Il sito di Roccaromana si sviluppa sulla sommità di Monte Castello, uno dei rilievi del Monte Maggiore nella frazione di Statigliano (Roccaromana, CE), al centro dell’alta valle del Rio Pietramelara, affluente di destra del Volturno. Le prime notizie dell’insediamento fortificato sono rintracciabili nel 1101, quando fa la sua comparsa Adamo de Roccaromana (CSS I, 106-1121), esponente dell’omonima famiglia di feudatari che intesse rapporti di varia natura con le comunità religiose di Montecassino, S. Sofia di Benevento e S. Giovanni di Capua (Perg.Capua 1996:262; CB. Comm.267-268; Gatt. Acc. I, 262-3; IP VIII, p.258:202). L’insediamento fortificato si caratterizza per l’imponente torre mastia a pianta circolare che svetta in posizione prominente rispetto alle altre strutture del sito: la chiesa, le cisterne, le due cinte sommitali con torri e il perimetro fortificato del borgo, quest’ultimo posto ad una quota inferiore lungo il pendio sud-orientale, alle spalle dell’attuale abitato di Roccaromana. Le indagini archeologiche del 2011, concentratesi nel mastio e nella chiesa - cui ha fatto seguito la campagna di rilievi strumentali e l’analisi delle tecniche costruttive - consentono di sintetizzare le fasi di vita dell’insediamento e la sequenza del cantiere edilizio (Fig. 1a). Nel corso del XII secolo si assiste all’impianto di una primitiva torre a pianta rettangolare, le cui tracce sono venute alla luce nel livello inferiore del mastio cilindrico. A cavallo di XII e XIII secolo, questa torre viene inglobata nel nuovo mastio, il cui piano inferiore viene diviso in due vani (con una spina centrale che funge “da mur de defend” per il solaio del primo piano): una cisterna rettangolare ad Est ed un probabile magazzino ad Ovest. I piani alti (almeno due), dotati di alcuni comforts quali latrina, camino, forno da pane, pozzo e scala a chiocciola, svolgono una funzione di tipo residenziale. In questa fase, l’edificio deve essere difeso da un primo circuito fortificato che segue l’andamento dell’ultima isoipsa e si 321 Fig. 1: a. Planimetria dell’insediamento (A. Frisetti). b. Mappa dei siti fortificati nella media Valle del Volturno (El. A. Frisetti); c. La torre torre (A) e una deolle torri del borgo compone di due muraglie ad Est ed Ovest (Usm 800 e 1200) e di un muro a Sud (Usm 1300/1400) a protezione della chiesa. Un nuovo importante cantiere viene approntato poi tra la fine del XIII e il XIV secolo, quando viene aggiunta la scarpa al mastio e il circuito difensivo sommitale è agganciato da altri segmenti posti a quote inferiori, a protezione dei fronti Nord, Ovest e Sud (Usm 100-6001000-1100-1700). La nuova fortificazione si dota anche di una torre a ferro di cavallo a Nord (A), due torrioni circolari ad Ovest (D) e a Sud (B) ed una grande torre pentagonale all’estremità Sud-Est (C), alle cui spalle si apre un lungo ridotto fortificato costituito da due muri paralleli (Usm 900 e 300/1100). A questo circuito si collega, ad una quota inferiore, un’altra cinta muraria con torri circolari e quadrangolari. Nella stessa fase è plausibile inserire anche la fondazione della chiesa. L’edificio, a pianta unica absidata, è stato oggetto di un saggio archeologico. Questo ha messo in luce le labili tracce di un piano pavimentale in cocciopesto, due setti murari (orientati N-S) che dovevano separare la navata dal presbiterio e numerosi sectilia marmorei romani, compatibili con quelli impiegati nel lacerto dell’abside. Inoltre, il rinvenimento di un muro (orientato E-O), che proseguiva al di sotto dell’altare moderno, fa supporre la presenza di un edificio precedente l’attuale chiesa. 322 I dati in nostro possesso non consentono di dettagliare le fasi di vita successive. Tuttavia, una frequentazione dell’insediamento fino a tutto il XV secolo è accertata dal materiale ceramico proveniente dai riempimenti della torre3. A.F. La decorazione pittorica della chiesa Le uniche testimonianze pittoriche, sopravvissute nella chiesa di Santa Maria delle Grazie, si conservano in due fasi ad affresco distinte e sovrapposte, emerse all’interno del catino absidale in seguito ad un importante lavoro di riqualificazione dell’insediamento, conclusosi nel 2016 (Fig. 2). Nonostante il recupero dei brani pittorici, la loro lettura è condizionata da alcune alterazioni strutturali che hanno modificato l’assetto del catino rimpicciolendolo, pertanto parte della decorazione appare in posizione defilata, mentre altra è visibile soltanto inoltrandosi all’interno della struttura4. Inoltre, è stato possibile analizzare il palinsesto solo a seguito dei restauri, necessari per lo stato di conversazione in cui si trovavano gli intonaci, interamente ricoperti da strati di ridipinture a calce ed incrostazioni saline. Fig. 2: a. Abside; b. Madonna con Bambino; c. San Giovanni Battista La fase più antica è rappresentata da una Madonna in trono con Bambino, circoscritta all’interno di una cornice rettangolare a tasselli in finto opus sectile alternati in blu, verde e violetto. La Vergine è accompagnata da alcune iscrizioni mutile e coeve; in basso, poco chiari sono i resti […] OCH∙RO, mentre in alto su un cartiglio si legge […]ATHEUS SDP, probabilmente da sciogliere come il nome del dedicatario, seguito dalla formula abbreviata sua devotione pingebat, ipotesi corroborata dalla presenza più in alto dei resti di quella che sembrerebbe essere una data […] 8∙9∙AP […] (aprilis?). 323 La successiva fase decorativa si conserva quasi interamente sul lato destro dell’abside 5, si tratta di un San Giovanni Battista stante in atto di preghiera su uno sfondo campestre, chiuso entro una cornice dorata e scanalata. Alla base della figura, un’iscrizione recita […]US SIT PRO NOBIS (la salvezza sia per noi?), accompagnata dalla data AD MDXCVII. Proseguendo verso il centro dell’abside, oltre la cornice che isola il santo, è dipinto un enorme drappo rosso cui seguiva, separata da una seconda cornice – uguale alla precedente un’immagine oggi persa. Come attesta la documentazione fotografica precedente l’inizio dei lavori, la cortina è una ridipintura, che ha coperto la suddetta cornice ed una seconda cortina a fondo bianco, decorata con una sequenza di rombi. Il finto tendaggio è stato usato probabilmente per nascondere la scena centrale di una composizione che prevedeva un’altra figura in posizione speculare rispetto al Battista. Per consuetudine iconografica e data la posizione del santo - le cui preghiere sono rivolte verso il centro dell’abside - si potrebbe pensare che qui si trovasse una Madonna in trono con Bambino, mentre nel pannello sinistro poteva essere raffigurato, forse, un San Giovanni Battista (?). L’ipotesi della presenza della Madonna è suggerita anche dalla sottostante cortina a motivi romboidali – oggi coperta dai restauri – di cui si conservavano tracce sotto la cornice che separa la parete dall’attacco della volta. Tale cortina farebbe pensare ai tessuti generalmente raffigurati sui dorsali dei troni o appesi alle spalle delle icone sacre. È probabile, dunque, che l’immagine affrescata nel pannello centrale sia stata coperta - forse perché danneggiata – verso la fine dell’ultima fase di frequentazione della chiesa, in età moderna6. A questo momento sembrano risalire anche gli affreschi della volta raffiguranti la Trinità. Il palinsesto di Statigliano testimonia l’ultima fase di vita dell’edificio, accertato per lo strato cinquecentesco dall’iscrizione recante la data di esecuzione, mentre la cronologia della Madonna in trono può essere inquadrata nel pieno Cinquecento attraverso il confronto con le coeve immagini site nella chiesa di Santa Maria a Marciano in Piana di Caiazzo (CE) e, precisamente, con gli affreschi della parete di fondo del coro e del braccio destro del transetto7. Infine, alla fondazione della chiesa, avvenuta tra il XIII ed il XIV secolo, potrebbe forse riferirsi un frammento a fondo blu sito in altro a sinistra della Madonna, il quale sembra trovarsi ad un livello inferiore. Gli affreschi non spiccano per qualità pittorica, il bambino benedice con la mano sinistra, forse per un errore di copiatura del cartone (?). Sicuramente, maggiori informazioni sul palinsesto potrebbero emergere in seguito ad indagini diagnostiche più approfondite. In ogni caso, allo stato attuale delle ricerche, il ciclo di Statigliano rappresenta un’ulteriore testimonianza della pittura cinque – seicentesca, tipica dell’area casertana. M.C. Rilievo e restituzione 3D del sito medioevale di Roccaromana Con lo sviluppo delle nuove tecnologie applicate ai beni culturali è variato, inevitabilmente, il concetto di ricerca, conoscenza e divulgazione del dato archeologico. Un’importantissima frazione dell’ICT (Information and Communications Technology) applicato ai Beni Culturali, è quella che si occupa del rilievo e della restituzione del record archeologico nelle tre dimensioni dello spazio. Tali pratiche partono dalla fase di documentazione – attività esclusiva degli addetti ai lavori – per poi concludersi nell’esposizione al pubblico del materiale elaborato, tramite supporti multimediali ed espedienti digitali 8. Gli strumenti per il rilievo tridimensionale impiegati oggi nel Beni Culturali sono di due tipi: range-based (sensori attivi) e image-based (sensori passivi). La scelta del tipo di strumento da utilizzare in fase di rilievo sarà dettata da diversi fattori come le risorse economiche e strumentali a disposizione, la morfologia dell’oggetto da rilevare, il grado di precisione e l’accuratezza desiderata9. 324 Il lavoro effettuato nel sito di Rocca Romana ha offerto interessanti spunti di riflessione sul confronto tra le diverse metodologie di rilievo tridimensionale. La morfologia del luogo e, in particolare, l’impostazione strutturale della torre principale hanno posto ai rilevatori un vero e proprio problema di metodo, legato, principalmente, al tipo di strumentazione da impiegare. Al momento della prima campagna di rilievi (2011), infatti, il mastio, presentava una rigogliosa vegetazione sul versante N-O che, unitamente alle caratteristiche volumetriche dell’edificio stesso i cui aggetti creano angoli ciechi, ha reso impossibile un rilievo completo tramite comuni sensori attivi (laser/TOF10) e passivi (fotocamere11) (Fig. 3a). Fig. 3: (a) Schema dei punti ciechi durante le riprese da terra con scanner o camera (Dx) e dell’area ripresa dal drone in volo (Sx); (b) Foto impiegate per la costruzione del modello tridimensionale: 1. nuvola di punti, 2. mesh, 3. modello texturizzato; (c) Figura Nd - Risultato finale e render della struttura rilevata (Elab. N. Abate) Nella seconda campagna di rilievi (2016), si è preferito operare con l’utilizzo combinato di due metodi di ripresa, uno effettuato tramite drone (APR) – che ha costituito la parte principale del lavoro – e l’altro tramite macchina fotografica reflex, calibrando e modificando in fase di processing e post-processing le foto ottenute. Il drone utilizzato per le riprese è un Dji Phantom 3 Professional, che integra una fotocamera 12mpx ed ha una autonomia in volo di venti minuti circa, mentre la reflex è una Canon E1100D con comune settaggio standard. Il lavoro di ripresa ha previsto, in un primo momento, l’acquisizione di fotografie aeree ottenute facendo ruotare, diverse volte, il drone lungo il perimetro della torre, ad altezze differenti, e tenendo l’inquadratura fissa sulla struttura. Data l’impossibilità di effettuare voli all’interno della macchia vegetativa a Nord-Ovest, la “lacuna” fotografica è stata integrata eseguendo scatti da terra con la macchina fotografica. 325 L’intero set fotografico, comprendente all’incirca 300 scatti, è stato successivamente elaborato all’interno del software Agisoft PhotoScan, utilizzato su di un Hp® Envy, con processore Intel® i7, 12GB di memoria Ram e scheda video dedicata da 2GB. L’elaborazione step by step, nelle sue diverse fasi, ha permesso di ottenere dalle foto, lavorando per fotogrammetria12 tridimensionale, la nuvola di punti, il modello strutturato da mesh e il modello finale texturizzato (Fig. 3b). Il file così ottenuto, è stato successivamente esportato in formato obj. e rielaborato in un secondo software, MeshLab, in cui si è provveduto all’ancoraggio alle misure reali, rilevate in fase di cantiere, e ad un enhancement del risultato finale (Fig. 3c). N.A. Conclusioni I dati estrapolati dalle indagini e dai rilievi strumentali sono supportati dallo studio delle fabbriche architettoniche e delle tecniche murarie. Queste vedono un esclusivo impiego di calcare compatto estratto in loco, sbozzato e messo in opera in filari abbastanza regolari. L’impianto della torre cilindrica, ha confronti con i vicini edifici di Pietravairano, Pontelatone e Rocca San Felice e con il mastio irpino di Montella (XII-XIII sec13). Dal punto di vista topografico, il sito di Roccaromana è riconducibile alla tipologia d’insediamento con borgo associato a castello-residenza, tra le più diffuse in Italia Meridionale nel Bassomedioevo. La presenza di diversi circuiti a quote differenti rappresenta un’organizzazione delle difese piuttosto comune, che in Campania è rintracciabile a Raviscanina14, Mercato San Severino15, Serino16 e Mondragone17. Quanto detto suggerisce, senza ombra di dubbio, che il castello di Roccaromana deve aver ricoperto un importante ruolo politico-amministrativo nella Campania settentrionale nei secoli medioevali. Il sito, insieme a molti altri della Valle Volturno, si colloca in una fase di incastellamento che si manifesta con l’arrivo delle famiglie normanne nell’XI secolo, la cui presenza acuisce la frammentazione che caratterizza il territorio già dal IX secolo e che solo l’intervento di Ruggero II è in grado di limitare, attraverso una decisa politica di riunificazione18. I dati materiali e le fonti scritte confermano che quest’insediamento è parte attiva di un complesso sistema di militarizzazione che interessa la Valle vulturnense dal periodo normanno al pieno rinascimento. J.M. Martin, Chronicon Sanctae Sophiae (cod. Vat. Lat 4939). Fonti per la Storia d’Italia, RIS 3, Roma 2000. G. Bova, Le pergamene normanne della “Mater Ecclesia Capuana” (1091-1197), Napoli 1996; E. Cuozzo, Catalogus Baronum Commentario (Fonti per la Storia d’Italia 101), Roma 1984; E. Gattula, Ad Historiam abbatiae Cassinensis accessiones, Venetiis 1773-1734; P.F. Kehr, Italia Pontificia, vol. VIII, Regnum NormannorumCampania, Weidmannos 1935. Altre citazioni per il periodo svevo, angioino ed aragonese sono in L. Esposito, Documenti per la storia della diocesi e contea di Caiazzo (ante 599-1309), Vol. V, Napoli 2010, p.182; J. Mazzoleni, Registri della Cancelleria Angioina, 1277-1279, Napoli 1966, pp. 89-91 e Id., Registri della Cancelleria Angioina, 1279-1280, Napoli 1967, pp. 111-112. 3 L. Di Cosmo, Roccaromana. Località Statigliano. Rocca, in “Archeologia Postmedevale”, 16, Firenze 2012, pp. 219-220. 4 L’abside originario è in parte occluso dalla presenza di un arco di trionfo cui si legano due muri orientati a 45° rispetto ai perimetrali dell’edificio. 5 L’immagine è tagliata da uno dei setti murari menzionati ad inizio testo. 6 A. Frisetti, Baronia de Rocca Romana. Il sito fortificato di Monte Maggiore e l’incastellamento della media valle del Volturno, in Annuario Associazione Storica del Medio Volturno, Piedimonte Matese 2012, pp. 175-202. 1 2 326 7 A. D’Agostino, Elementi di lettura del contesto iconografico degli affreschi, in N. Cerere, A. D’Agostino, A. Gioia, R. Maresca, La chiesa di Santa Maria in Marciano, Curti (CE), 2008, pp. 99-104; R. Maresca, Caratteristiche iconografiche e stilistiche della decorazione, in N. Cerere et alii (a cura di), La chiesa di cit., pp. 105-180. 8 G. Guidi, M. Russo, J.A. Beraldin, Acquisizione e modellazione poligonale, Milano 2010. 9 M. Russo, F. Remondino, C. Guidi, Principali tecniche e strumenti per il rilievo tridimensionale in ambito archeologico, in “Archeologia e Calcolatori”, 22, Firenze 2011, pp. 169-198. 10 P. Cignoni, R. Scopigno, Sampled 3D models for CH applications: A viable and enabling new medium or just a technological exercise?, in “ACM Journal on Computing and Cultural Heritage”, 2, 2008, pp. 1-23. 11 F. Remondino, S. El-Hakim, Image-based 3D modelling: A review, in “Photogrammetric Record”, 21, 115, 2006, pp. 269-291. 12 F. Remondino, L. Barazzetti, F. Nex, M. Scaioni, D. Sarazzi, UAV photogrammetry for mapping and 3D modeling – current status and future perspectives, in “International Archives of the Photogrammetry, Remote Sensing and Spatial Information Sciences, Volume XXXVIII-1/C22, 2011, ISPRS Zurich 2011 Workshop”, Zurich 2011, pp. 25-31. 13 M. Rotili, P. Pratillo, Il castello del Monte di Montella. Ricerche archeologiche 1980-92, 2005-2008, in S. Patitucci Uggeri (a cura di), Archeologia castellana nell’Italia meridionale: bilanci e aggiornamenti, Firenze 2010, pp. 167-180. 14 A. Frisetti et alii, Il castello di Rupecanina e il cantiere didattico di Archeologia Medioevale. Stato della ricerca e proposte future per lo studio delle fasi post-antiche della Media Valle del Volturno, in “Annali dell’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa”, Napoli 2012, pp. 281-328. 15 P. Peduto (a cura di), Mercato San Severino nel Medioevo. Il castello e il suo territorio, Firenze 2008. 16 Corolla et alii, Dinamiche insediative nei castelli di Cava de Tirreni, Nocera, M. S. Severino, in C. Ebanista, M. Rotili (a cura di), La Campania tra tarda antichità e alto medioevo. Ricerche di archeologia del territorio. Atti della Giornata di Studio, Cimitile 10 giugno 2008, Cimitile (NA) 2010, pp. 23-38. 17 L. Crimaco, F. Sogliani (a cura di), La Rocca Montis Dragonis nella terra di Mezzo. La ricerca archeologica nel bacino tra Volturno e Garigliano dalla Protostoria al Medioevo, Caserta 2009. 18 A. Frisetti, La “militarizzazione” della Valle del Volturno. Insediamenti fortificati e trasformazioni del paesaggio dai Normanni a Federico II, in F. Sogliani, B. Gargiulo, E. Annunziata, V. Vitale (a cura di), VIII Congresso Nazionale di Archeologia Medievale, Matera 12-15 settembre 2018, Firenze 2018, pp. 188-192. 327