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in “Il Ducato – Terre Estensi” n. 47 (Terra e Identità n. 90), (Modena), 2020
Oratorio a sei voci in due parti, con cori e accompagnamento di concerto grosso, La Gran Matilde, con testo di Alfonso Colombo, o Colombi, dedicato a Francesco II d’Este, duca di Modena, fu posto in musica da don Antonio Maria Pacchioni, con libretto stampato a Modena “Per li Degni” nel 1682. Già la storiografia relativa a Matilde di Canossa ha rilevato il notevole interesse di un oratorio sotto l’egida ducale con un simile soggetto, nella fecondissima stagione musicale sotto il governo di Francesco II. Ora, a un esame del suo libretto sembrano riaffiorare richiami all’orizzonte politico in cui si pone la corte estense e alla biografia della principessa Maria Beatrice d’Este (1658-1718) – Mary of Modena - figlia del duca Alfonso IV e di Laura Martinozzi, sorella di Francesco II, che nel 1673 era andata sposa al duca di York, poi re d’Inghilterra come Giacomo II Stuart. Infatti, la Matilde vagheggiata dal librettista, in una trama quanto mai fantasiosa, che oppone un primo rifiuto alle nozze con Guelfo di Baviera, benché “campione” della fedeltà al papato, per scegliere un’esistenza dedicata a Dio, per poi piegarsi al volere del messo pontificio, non può non ricordare il primo diniego all’unione con il principe cattolico Giacomo Stuart della quindicenne Maria Beatrice. E’ noto come questa fosse determinata a prendere il velo nel monastero modenese della Visitazione, fondato dalla madre Laura, ma venisse persuasa alle nozze con il duca di York da molteplici pressioni, soprattutto da parte di papa Clemente X Altieri, che le indirizzò un Breve esortativo, sospingendola a tale scelta per il sostegno della causa cattolica nell’Inghilterra anglicana. D’altro canto, almeno un altro oratorio “dinastico” avrebbe alluso alla biografia di Maria Beatrice d’Este: la Santa Editta, vergine e monaca, regina d’Inghilterra, con testo del principe romano Lelio Orsini, musicato da Alessandro Stradella e rappresentato a Modena in San Carlo Rotondo nel 1684.
Focusing on the prodrome stage of the most famous and significant event of the conflict between monarchy and barons in the aragonese Kingdom of Naples, the so-called Grande Congiura (1485-87), mainly with the help of unpublished diplomatic sources from the Archivio di Stato di Milano, this work aims to provide a more detailed reconstruction of the reasons that prompted the main barons to plot and then openly rebel against Ferrante I, as well as to highlight some interesting elements relating to a common political project and a common strategy, both communicative and of territorial development.
2009
[it] Grande interesse ha sempre avuto in passato, e desta ancora ai nostri giorni, la riscoperta della storia della propria famiglia, la curiosità sulle origini del proprio nome e la ricerca di antenati più o meno illustri. Ancora meglio quando, dalle ricerche, emerga almeno un… “quarto di nobiltà”. L’appartenenza alla ristretta e privilegiata cerchia nobiliare comportava però un tempo il rispetto di certe regole: era ad esempio escluso al nobile l’esercizio di qualunque tipo di attività economica, in base al principio della “viltà del guadagno” e della demonizzazione delle cosiddette “arti mechaniche”. Non ovunque però tale assunto era accettato senza condizioni: come in Lombardia, dove numerose famiglie nobili avevano le proprie origini - e basavano in gran parte le proprie fortune economiche - nella mercatura e nelle attività imprenditoriali, senza per questo vergognarsene, anzi rivendicando talvolta con orgoglio la natura delle proprie radici. Di fronte alle normative e alle rigidità del sistema che garantiva l’accesso entro i ranghi del patriziato, nelle mani dei suoi stessi organi collegiali come il Collegio dei Giureconsulti, tali origini potevano essere tuttavia fonte di contestazioni e imbarazzo. Quella delle origini imprenditoriali e mercantili di gran parte della nobiltà lombarda era una verità scomoda, ma una verità che non doveva essere taciuta: rivelare questa verità fu l’obiettivo che si propose l’autore della verità smascherata. Smascherata perché, come risulta fin dalle prime righe del testo, destinata ad abbattere il tenace pregiudizio che impediva al mercante di accedere alla nobiltà, riferendo in maniera lucida e impietosa le origini mercantili e borghesi, in alcuni casi addirittura umili e modeste, di molte famiglie nobili. In questo modo, nelle sintetiche e talora lapidarie schede dedicate alle varie casate comparivano non soltanto i quarti di nobiltà, ma le precise tracce delle fortune e delle ricchezze alle origini di tale nobiltà, con numerosi esempi di rapidi quanto ambigui percorsi di ascesa sociale e, talvolta, addirittura aspetti scandalistici, come affermava, inorridito, lo storico Felice Calvi ancora alla fine dell’Ottocento.
«Reti Medievali - Rivista», 13 (2012), 2, sezione monografica Il patrimonio delle regine: beni del fisco e politica regia fra IX e X secolo, a cura di T. LAZZARI, pp. 1-24., 2012
Academia Biology, 2023
2024
International Journal of Environmental Research and Public Health, 2022
Reactive & Functional Polymers, 2005
Journal of Hepatology, 2004
Zbornik radova polaznika trećeg ciklusa Ljetne škole diplomatije | ISBN 978-9958-566-24-0, 2023
Sensors, 2021
Diving and hyperbaric medicine, 2018
Recruitment of Avarian troops by Shaki Khan Hussein in 1771 and Erekle (Heraclius) II, 2023