Elena Abou Mrad
Elena Abou Mrad
Università di Torino – Dipartimento di Studi Umanistici
Corso di Laurea Magistrale in Culture Moderne Comparate
COME SE IO FUSSE DI RAZZA DI MARMI :
RIFERIMENTI A PASQUINO NELLE RIME DI FRANCESCO BERNI
Di questa specie di matti sono stati più modernamente
l “retino, il Franco, il ”urchiello, il ”ernia
et altri così fatti amici di Pasquino e Marforio.
Tommaso Garzoni, Hospidale de’ pazzi incurabili1
Nel suo Hospidale de’ pazzi incurabili, Tommaso Garzoni inserisce Niccolò
Franco, Pietro Aretino e Francesco Berni nella stanza destinata ai pazzi sfrenati come
un cavallo , la cui cura consiste nel trattamento riservato ai destrieri scapestrati.
Né altro certamente conviene a questi matti se non un buon capezzone che gli
stringa il gorgoglione in modo che non possino sbocar fuori quell amarulentia
che tanto mal volentieri tengono chiusa in loro 2
I tre poeti, accomunati dai loro sbocchi amari , vengono presentati come amici
di Pasquino e Marforio, le statue parlanti più celebri di Roma. Questo riferimento non è
casuale, dato che la poesia pasquinesca è caratterizzata proprio dalla satira sferzante, di
carattere prevalentemente anticuriale.3 Ed è curioso che Garzoni suggerisca di soffocare
la voce dei tre poeti dal cervello indomito 4, dato che Pasquino stesso, sotto il papato
di Adriano VI, rischiò una pena analoga. Francesco Berni fa riferimento a questo
episodio nel Capitolo di Papa Adriano, nel quale, però, il poeta segnala la distanza della
Tommaso GARZONI, Hospidale de’ pazzi incurabili, Ferrara, Cagnacini, 1586, citato in Silvia
LONGHI, Lusus. Il capitolo burlesco nel Cinquecento, Padova, Antenore, 1983, p. 14.
2 Ibidem.
3 Angelo ROMANO, La satira di Pasquino. Formazione di un genere letterario, in Ex Marmore.
Pasquini, pasquinisti, pasquinate nell’Europa moderna, Atti del Colloquio internazionale, LecceOtranto, 17-19 novembre 2005, a cura di Chrysa Damianaki, Paolo Procaccioli, Angelo Romano,
Manziana, Vecchiarelli Editore, 2006, p. 23.
4 Tommaso GARZONI, Hospidale de’ pazzi incurabili, op. cit.
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propria poesia dalle pasquinate: l usanza mia non fu mai di dir male 5. In alcuni suoi
componimenti, tuttavia, Berni si avvicina per forma e contenuti alla poesia
pasquinesca.
Questa relazione si propone di analizzare i riferimenti a Pasquino nella poesia
di Francesco Berni. In particolare, verranno considerati il Capitolo di Papa Adriano, il
sonetto caudato Contro l’essergli dati a forza versi e carmi e i sonetti contro Clemente VII:
Per Clemente VII, Sonetto di Papa Chimente (VII contro l’accordo , Sonetto a Papa Chimente
VII malato, Di Papa Clemente VII Malato, Voto di Papa Clemente VII.6
L’identificazione con Pasquino: il Capitolo di Papa Adriano e il sonetto
Contro l’essergli dati a forza versi e carmi
La prima occasione in cui Pasquino appare nella poesia di Berni è il Capitolo di
Papa Adriano:
E quando un segue il libero costume
di sfogarsi scrivendo e di cantare,
lo minaccia di far gettar in fiume.7
Questi versi fanno riferimento a un episodio della primavera del 1523: papa
Adriano VI, infastidito dalle pasquinate contro di lui, minacciò di far gettare nel Tevere
la statua di Pasquino. Fonti dell epoca confermano l intenzione del papa di far tacere
Pasquino,
affogando
la statua nel Tevere o bruciandola per ridurla in calcina.8
Giustificato dal suo impeto moralizzatore, il papa aveva addirittura proibito di
celebrare la festa di Pasquino, che si sarebbe dovuta svolgere il 25 aprile 1523.9
Oltre a menzionare l episodio della minaccia di “driano VI a Pasquino, il
capitolo presenta forti somiglianze con la poesia pasquinesca, a partire dal tema:
Francesco BERNI, Capitolo di Papa Adriano (XVI), v. 190, in Francesco BERNI, Rime, a cura di
Danilo Romei, Milano, Mursia, 1985, pp. 66-73.
6 Per il titolo e la numerazione dei componimenti, si farà riferimento alla citata edizione a cura
di Danilo Romei, Milano, Mursia, 1985.
7 Francesco BERNI, Capitolo di Papa Adriano (XVI), cit. in Francesco BERNI, Rime, op. cit., vv. 181183.
8 Angelo ROMANO, La satira di Pasquino. Formazione di un genere letterario, op. cit., p. 29.
9 Ibidem.
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l attacco diretto ad “driano Florensz, cardinale fiammingo eletto papa nel 1522 alla
morte di Leone X.
Nel suo intento di sostituirsi a Pasquino, Berni adotta anche lo stile della
pasquinata10, attaccando il papa per le sue umili origini11, per la sua professione di
precettore12, per la sua avarizia:
Io non so se sia l vero quel c ho inteso,
ch e tasta ad un ad un tutti i denari
e guarda se ducati son di peso13
L ultimo motivo di derisione del papa riguarda proprio Pasquino: Berni cita
l episodio della minaccia di annegamento della statua parlante per denunciare il
tentativo di Adriano VI di privare Roma della libertà di parola.
E quando un segue il libero costume
Di sfogarsi scrivendo e di cantare,
lo minaccia di far gettare in fiume:
cosa d andarsi proprio ad annegare,
poi che l antica libertà natia
per più dispetto non si puote usare. 14
L irritazione di “driano VI nei confronti della satira era ben nota nella Roma
dell epoca, come testimonia una lettera di Girolamo Negro a Marcantonio Micheli del 7
aprile 1523:
Jean TOSCAN, De Franciscus et de maître Pasquin ou de quelques lieux mal explorés du Capitolo di
papa Adriano de Francesco Berni, in Le pouvoir et la plume. Incitation, contrôle et répression dans
l’Italie du XVIe siécle, actes du Colloque internationale organisé par le Centre interuniversitaire
de recherche sur la Renaissance Italienne et l'Institut culturel italien de Marseille, 14-16 mai
1981, Paris, Centre interuniversitaire de recherche sur la Renaissance Italienne, vol. 10, 1982, p.
119.
11 questo arlotto,/ figliuol d un cimator de panni lini? . Francesco BERNI, Capitolo di Papa
Adriano (XVI), cit. in Francesco BERNI, Rime, op. cit., vv. 5-6. Probabilmente dal provenzale arlot,
significa 'ribaldo'; possibile l'allusione ai Motti e facezie del Piovano Arlotto. Scelta di facetie,
motti, burle, et buffonerie del Piovano Arlotto e altri autori, Venezia 1595,
https://books.google.it/books?id=pwo8AAAAcAAJ&dq=inauthor%3A%22Arlotto%20Mainardi
%22&hl=it&pg=PA1#v=onepage&q&f=false, visualizzato il 13/10/2015.
12 la schiuma de pedanti : “driano Florensz era stato precettore di Carlo V. Francesco BERNI,
Capitolo di Papa Adriano (XVI), cit. in Francesco BERNI, Rime, op. cit., v. 21 e note.
13 Francesco BERNI, Capitolo di Papa Adriano (XVI), cit. in Francesco BERNI, Rime, op. cit., vv. 151153.
14 Ivi, vv. 181-186.
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…il papa ha fatto intendere che se coglierà qualcuno che scriva male di sé o
d altri, lo punirà atrocemente 15.
L oscillazione fra la voce di ”erni e quella di Pasquino è costante nel Capitolo di
Papa Adriano. Berni lo compone utilizzando il linguaggio delle pasquinate, come al
verso
, in cui messer Simone rappresenta il peccato di simonia.16
Berni, non si limita a imitare il modello pasquinesco, ma aggiunge il proprio
tocco personale17: i passaggi paradossali e grotteschi del Capitolo, infatti, richiamano i
Capitoli in lode , che dietro alla lode iperbolica di oggetti comuni nascondono scherzosi
doppi sensi osceni.
Italia poverella, Italia mia,
che ti par di questi almi allievi tuoi
che t han cacciato un porro dietro via?18
Sempre con un riferimento sessuale Berni denuncia la falsa pudicizia del papa,
deridendo implicitamente l elogio di “driano VI pronunciato dal cardinale Tommaso
Gaetano de Vio durante il conclave. In questo discorso, il futuro papa veniva lodato
per la purezza dei suoi costumi, la sua serietà e la sua pietà, che lo avrebbero elevato a
una reputazione di santità.19
Basta che gli hanno fatto un papa santo,
che dice ogni mattina la sua messa
e non se l tocca mai se non col guanto.20
Berni non perde occasione di schernire Adriano VI anche per la buona
coscienza, caratteristica che veniva frequentemente evocata a Roma. Con un immediato
Lettere di principi, Venezia, Ziletti, 1570, f. 97v-98r, citato in Jean TOSCAN, De Franciscus et de
maître Pasquin ou de quelques lieux mal explorés du Capitolo di papa Adriano de Francesco Berni, op.
cit., p. 118.
16 Jean TOSCAN, De Franciscus et de maître Pasquin ou de quelques lieux mal explorés du Capitolo di
papa Adriano de Francesco Berni, op. cit., p. 132.
17 Ivi, p. 121.
18 Francesco BERNI, Capitolo di Papa Adriano (XVI), cit. in Francesco BERNI, Rime, op. cit., vv. 2224.
19 Jean TOSCAN, De Franciscus et de maître Pasquin ou de quelques lieux mal explorés du Capitolo di
papa Adriano de Francesco Berni, op. cit., p.120.
20 Francesco BERNI, Capitolo di Papa Adriano (XVI), cit. in Francesco BERNI, Rime, op. cit., vv. 5860.
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effetto ridicolizzante, la
coscienza
diviene nel Capitolo un allusione sessuale, che
permette di interpretare in chiave oscena anche il termine dotto .21
Dice l suo Teodorico22 ch egli è dotto
E ch egli ha una buona conscïenza,
come colui che gliel ha vista sotto.23
L oscillazione tra la figura Berni e quella di Pasquino subisce un punto di svolta
ai versi 163-165:
Dice Franciscus che quelle fantesche
Che tien a Belveder servon per mostra,
ma con effetto a lui piaccion le pesche24
Il
Franciscus
del verso
è verosimilmente Berni stesso, che segnala al
lettore un passaggio di identità: nello spazio di qualche verso, il poeta abbandonerà la
voce di Pasquino e tornerà se stesso, e in particolare l autore del Capitolo delle pesche,
che vengono citate al v.165.25
È Berni stesso a percepire la differenza fra questo capitolo e i precedenti: questo
è, infatti, l unico capitolo-invettiva della sua produzione.26 Nella chiusa del
componimento (versi 187-199), il Berni si sente in dovere di scusarsi con San Pietro per
questa durissima invettiva al papa, così difforme dai componimenti precedenti, che
vengono menzionati nel testo come fantasie
v. 9 : il Capitolo delle anguille, il Capitolo
dell’orinale, il Capitolo delle pesche, il Capitolo dei cardi. Questa infrazione alle sue regole di
scrittura viene giustificata, nei versi finali del Capitolo, dallo sdegno che il poeta prova
nei confronti di Papa Adriano VI.
San Pier, s i dico pur qualche pazzia,
qualche parola ch abbia del bestiale,
Jean TOSCAN, De Franciscus et de maître Pasquin ou de quelques lieux mal explorés du Capitolo di
papa Adriano de Francesco Berni, op. cit., p.120.
22 Dirk van Heeze, segretario di Adriano VI.
23 Francesco BERNI, Capitolo di Papa Adriano (XVI), cit. in Francesco BERNI, Rime, op. cit., vv. 118120.
24 Ivi, vv. 163-165.
25 Jean TOSCAN, De Franciscus et de maître Pasquin ou de quelques lieux mal explorés du Capitolo di
papa Adriano de Francesco Berni, op. cit., p.125.
26 Silvia LONGHI, Lusus. Il capitolo burlesco nel Cinquecento, op. cit., p. 9.
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fa con Domenedio la scusa mia:
l usanza mia non fu mai di dir male;
e che sia l ver, leggi le cose mie,
leggi l “nguille, leggi l Orinale,
le Pesche, i Cardi e l altre fantasie:
tutte sono inni, laude, salmi et ode;
guàrdati or tu dalle palinodie.
I ho drento un sdegno che tutto mi rode
e sforza contra l ordinario mio,
mentre costui di noi trionfa e gode,
a dir di Cristo e di Domenedio.27
Nel sonetto caudato Contro l’essergli dati a forza versi e carmi28, Berni si lamenta
del fatto che gli vengano attribuiti componimenti non suoi. Questo fatto lo accomuna a
Pasquino, a cui vengono attaccati i cartelli con versi satirici anonimi. Sebbene la statua
non venga esplicitamente menzionata, il riferimento doveva essere trasparente per i
fruitori dell epoca.
Non son di questi avari
di nome né di gloria di poeta:
vorrei più presto aver oro o moneta:
e la gente faceta
mi vuol pur impiastrar di versi e carmi,
come se io fusse di razza di marmi.29
In questo sonetto, Berni si identifica con Pasquino: come la statua parlante, si
ritrova
impiastrati
addosso componimenti non suoi. Per Berni è impossibile
impedire questa attribuzione impropria di sonetti, che finiscono per generare un
caotico insieme di false interpretazioni.
Non posso ripararmi:
come si vede fuor qualche sonetto,
il ”erni l ha composto a suo dispetto;
e fanvi su un guazzetto
di chiose e sensi, che rineghi il cielo
se Luter fa più stracci del vangelo.30
Francesco BERNI, Capitolo di Papa Adriano (XVI), cit. in Francesco BERNI, Rime, op. cit., vv. 187199.
28 Francesco BERNI, Contro l’essergli dati a forza versi e carmi (XXVIII), cit. in Francesco BERNI,
Rime, op. cit., pp. 89-90.
29 Ivi, vv. 15-20.
30 Ivi, vv. 21-26.
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Ma l identificazione con Pasquino, riprendendo il Capitolo di Papa Adriano, può
spingersi oltre: nei suoi componimenti, Berni sa di esprimere verità scomode, e per
questo di rischiare pesanti ripercussioni. Nel febbraio 1523, Francesco Berni fu
allontanato da Roma a causa di uno scandalo omosessuale, e mandato in Abruzzo;
Romei non esclude che questo trasferimento improvviso possa essere una conseguenza
dell imprudente capitolo contro papa “driano Florensz.31
I sonetti contro Clemente VII
Tra le forme poetiche, il sonetto (in particolare quello caudato) è quella più
chiaramente utilizzata per l invettiva e l attacco personale, una vera e propria arma con
cui il aggredire i propri avversari.32 Numerosi sonetti del Berni presentano questa
violenza verbale: basti pensare a Contra Pietro Aretino33, probabilmente composto in
risposta alla frottola di quest ultimo Pax vobis, brigata.34
I componimenti indirizzati a papa Clemente VII, per la loro sovrapposizione
tematica con le pasquinate l invettiva contro i papi e la curia romana , ne ricalcano
anche gli stilemi e le formule. Per Clemente VII (XXIV), ad esempio è un sonetto
caudato, metro tipico dei versi affissi alla statua di Pasquino al di fuori della festa del
25 aprile. In questo componimento, inoltre, viene portato all ennesima potenza lo
schema dell enumerazione, modulo stilistico tipico della pasquinata35. Il sonetto è un
lungo elenco delle peculiarità del papato di Clemente VII, e si chiude con una coda che
è uno scatto allo stesso tempo sintattico e satirico.
Un papato composto di rispetti,
Danilo ROMEI, Introduzione a Francesco BERNI, Rime, op. cit., p.9.
Silvia LONGHI, Lusus. Il capitolo burlesco nel Cinquecento, op. cit., p.7.
33 Francesco BERNI, Contra Pietro Aretino (XXXII), cit. in Francesco BERNI, Rime, op. cit., p. 96.
34 Antonio CORSARO, Poesia satirica e poesia pasquinesca, in Ex Marmore. Pasquini, pasquinisti,
pasquinate nell’Europa moderna, Atti del Colloquio internazionale, Lecce-Otranto, 17-19 novembre
2005, a cura di Chrysa Damianaki, Paolo Procaccioli, Angelo Romano, Manziana, Vecchiarelli
Editore, 2006, p.41.
35 Ottavia NICCOLI, Voci d’inchiostro, in Atlante della letteratura italiana, a cura di Sergio Luzzatto e
Gabriele Pedullà, volume I, Dalle origini al Rinascimento, a cura di Amedeo De Vincentiis, Torino,
Einaudi, 201, p.721, citato in Davide DALMAS, Presentazione dei Pasquillorum Tomi Duo, tomus
primus, a cura di Damiano Mevoli, Manziana, Vecchiarelli Editore, 2013, p. 12.
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di considerazioni e di discorsi,
di pur, di poi, di ma, di se, di forsi,
de pur assai parole senza effetti;
di pensier, di consigli, di concetti,
di conietture magre per apporsi,
d intrattenerti, pur che non si sborsi,
con audïenze, risposte e bei detti;
di pie di piombo e di neutralità,
di pazïenza, di dimostrazione
di fede, di speranza e carità;
d innocenzia, di buona intenzïone,
ch è quasi come dir semplicità,
per non li dar altra interpretazione.
Sia con sopportazione,
lo dirò pur, vedrete che pian piano
farà canonizzar papa Adriano. 36
La tecnica dell accumulazione vorticosa di elementi è frequente nelle
pasquinate, e conferisce loro un tono iperbolico che accentua il carattere ironico dei
componimenti. La prima strofa della pasquinata De Pennis Io. La. M. F., ad esempio, è
un lungo elenco di aggettivi negativi, per sottolineare la tristezza del viso di Pasquino
dopo la morte del suo protettore.
Squalida, trista, gramma, afflitta e mesta,
angosciosa, affannata e lacrimosa,
timida, stupefatta e paventosa
vide la mia faccia ognuno in negra vesta. 37
Questo esempio è interessante perché, come nel sonetto di Berni sopra citato,
l accumulazione degli aggettivi tiene in sospeso l immaginazione del lettore fino al
quarto verso, per risolversi sia grammaticalmente sia a livello di senso solo in chiusura
di frase. Per Clemente VII (XXIV) è costruito interamente su questo vortice di elementi,
che occupa ben quattordici dei diciassette versi. Già prima della coda satirica,
l accumulo di caratteristiche del papato di Clemente VII assume un tono assurdo e, di
conseguenza, marcatamente derisorio.
Il componimento in cui il legame con la pasquinata è più esplicito è il Sonetto di
Papa Chimente [VII] [contro l’accordo] (XXIX)38, che nell edizione giuntina del
era
Francesco BERNI, Per Clemente VII (XXIV), cit. in Francesco BERNI, Rime, op. cit., p. 84.
De Pennis Io. La. M. F., vv. 1-4, in Pasquinate Romane del Cinquecento, a cura di Valerio Marucci,
Antonio Marzo e Angelo Romano, tomo I, Roma, Salerno Editrice, 1983, p.32.
36
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accompagnato da una didascalia che illustra le vicende legate al sonetto e la sua
destinazione pratica.
Contro a Papa Clemente per ordine del Vescovo di Verona suo secretario, il quale
volendo persuadere a Sua Santità il fare alcune provisioni necessarie alla salute
sua et diffesa di Roma, lo fece comporre dal Berni buon servitore di quella; e
spiccato subito da Pasquino senza che altri lo vedesse, lo mostrò alla Santità Sua,
acciò per fuggire il biasimo del vulgo si risolvesse a provedere allo instante
pericolo; et così fu fatto per giovare et non offendere Sua Santità; et altra volta
stampato senza saputa et contro la volontà de suoi fratelli.39
Secondo la didascalia, il sonetto sarebbe stato composto da Berni su
commissione di Giberti (vescovo di Verona), che voleva mandare un messaggio a Papa
Clemente VII per bocca di Pasquino.40 L attendibilità di questa testimonianza resta
dubbia: essa sembrerebbe un invenzione a posteriori, per compensare la vena polemica
del testo. Il brano, tuttavia, dimostra l impronta pasquinesca del componimento:
l insulto diretto al papa e l aspra derisione degli ammiragli della flotta della Lega Santa
rientrano infatti nel genere dell invettiva anonima romana.41 Il fatto stesso che il
sonetto caudato sia scaturito da una situazione politica contingente lo avvicina alle
pasquinate, che Curione nella sua Praefatio ai Pasquillorum Tomi Duo interpretava come
la realizzazione di un esigenza fondamentale per l umanità civile: l espressione dei
problemi sociali.42 Se Curione, però, evita qualsiasi accenno a un legame tra Pasquino e
la poesia burlesca (prediligendo invece una discendenza dalle forme classiche)43, i
sonetti di Berni testimoniano che il confine tra i due generi è tutt altro che
impermeabile.
Francesco BERNI, Rime, op. cit., pp. 91-92.
Il secondo libro dell’opere burlesche, di M. Francesco Berni. Del Molza, di M. Bino, di M. Lodovico
Martelli. Di Mattio Francesi, dell’Aretino, Et di diversi Autori, Nuovamente posto in luce, Et con
diligenza Stampato, In Fiorenza MDLV [col.: Appresso li Heredi di Bernardo Giunti], 5r., citato
in Antonio CORSARO, Poesia satirica e poesia pasquinesca, op. cit., p.39.
40 Antonio CORSARO, Poesia satirica e poesia pasquinesca, op. cit., p. 40.
41 Silvia LONGHI, Lusus. Il capitolo burlesco nel Cinquecento, op. cit., p.8.
42 Davide DALMAS, Presentazione dei Pasquillorum Tomi Duo, op. cit., pp. 19-20.
43 Ibidem.
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I tre sonetti caudati Sonetto a Papa Chimente VII malato, Di Papa Clemente VII
Malato e Voto di Papa Clemente VII44 possono essere considerati una triade: composti a
Roma tra il febbraio e il marzo 1529, sono incentrati su una malattia che, all inizio
dell anno, aveva colpito il papa. Definiti da Romei tipiche pasquinate45, i tre
componimenti testimoniano la contaminazione fra la poesia di Berni e di Pasquino. Dal
punto di vista tematico, infatti, i sonetti sono affini alla poesia pasquinesca, in quanto
legati a un episodio di cronaca romana e focalizzati sulla condanna di personaggi della
curia (i medici e i cardinali). Per quanto riguarda lo stile, però, i tre componimenti
presentano un vocabolario tipicamente bernesco: ecco che compaiono parole espressive
come cristieri
clisteri
46
, orinale47, mostaccio il
grugno
dovrebbe colpire con il suddetto orinale)48, sputo49, scesa
ascessi
52
dei medici, che il papa
catarro
50
, tigna51, tinconi
. L utilizzo del gergo basso, quotidiano, legato al corpo, conferisce ai sonetti
un tono grottesco.
Conclusioni
Quando Berni si identifica con Pasquino, lo fa per parlare di se stesso. Come la
statua parlante, Berni non ha paura di condannare i vizi dei potenti, e lo fa a suo rischio
e pericolo. Nessuno sfugge alla sua burlesca invettiva: papi, vescovi e personaggi della
curia romana vengono ridicolizzati e messi a nudo nei versi berniani. Al contrario di
Pasquino, però, ”erni non gradisce che gli vengano dati a forza versi e carmi , e ci
tiene a ribadire la propria autorialità.
Francesco BERNI, Rime, op. cit., pp. 108-110.
Danilo ROMEI, note a Sonetto a Papa Chimente (VII malato), in Francesco BERNI, Rime, op. cit., p.
108.
46 Francesco BERNI, Sonetto a Papa Chimente VII malato, v. 3, cit. in Francesco BERNI, Rime, op. cit.,
p. 108.
47 Ivi, v.15, ma compare anche come orinali in Voto di Papa Clemente VII, v.10.
48 Pigliate un orinale/ e date lor con esso nel mostaccio:/levate noi di noia e voi d impaccio .
Francesco BERNI, Sonetto a Papa Chimente VII malato, v. 16, cit. in Francesco BERNI, Rime, op. cit.,
p. 108.
49Francesco BERNI, Di Papa Clemente VII Malato, v. 6, cit. in Francesco BERNI, Rime, op. cit., p. 109.
50Francesco BERNI, Voto di Papa Clemente VII, v. 11, cit. in Francesco BERNI, Rime, op. cit., p. 110.
51 Ivi, v.16.
52 Ibidem.
44
45
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Nei componimenti affrontati, Berni gioca abilmente con il genere della
pasquinata: il poeta, infatti, non si limita ad assumerne i temi, ma ne rielabora lo stile in
una maniera personalissima e spassosa. La contaminazione tra Berni e Pasquino si
risolve in un reciproco arricchimento. Berni, infatti, apprende e ripete le formule
collaudate della pasquinata, che tradizionalmente si esaurivano nel linguaggio violento
e nell insulto velenoso. I componimenti berniani, però, non si limitano alla mera
riproduzione del modello, bensì risultano più complessi nella struttura e nel
linguaggio. Inoltre, Berni arricchisce i suoi versi di trovate ingegnose che partono
proprio dalla tradizione pasquinesca: basti pensare all esasperazione del modulo
dell enumerazione nel sonetto Per Clemente VII (XXIV), o alle allusioni sessuali nel
Capitolo di Papa Adriano. Il processo di scambio non fu a senso unico: la pasquinata, che
fino ad allora aveva faticato a costruire forme e modelli propri, ebbe un nuovo e
significativo impulso a partire dalle rielaborazioni di Berni.53
53
Danilo ROMEI, Introduzione a Francesco BERNI, Rime, op. cit., pp. 8, 11.
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Bibliografia
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Procaccioli, Angelo Romano, Manziana, Vecchiarelli Editore, 2006, pp. 35-50;
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