BIBLIOTECA DI BIBLIOGRAFIA
Documents and Studies in Book and Library History
CCXXI
Diretta da
Edoardo Barbieri
IL FONDO
AMELIA ROSSELLI
DELL’UNIVERSITÀ DELLA TUSCIA
Saggi e Apparati catalografici
A cura di
Paolo Marini, Maria Giovanna Pontesilli,
Laura Tavoloni
LEO S. OLSCHKI EDITORE
MMXXIV
Tutti i diritti riservati
Casa Editrice Leo S. Olschki
Viuzzo del Pozzetto, 8
50126 Firenze
www.olschki.it
La presente pubblicazione è stata realizzata con il sostegno di
ISBN 978 88 222 6933 1
SOMMARIO
Paolo Marini, Per «una degna e utile collocazione» della biblioteca di Amelia
Rosselli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pag. VII
Maria Clelia Cardona – Elio Pecora, La biblioteca di Amelia. Due testiXXI
monianze d’autore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . »
SAGGI
Stefano Giovannuzzi, Attraverso la biblioteca di Amelia Rosselli: Pitagora,
i numeri, l’Oriente . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Sonia Gentili – Irene Gualdo, Amelia Rosselli lettrice di Petrarca . . . . . . .
Francesco Carbognin, Dalla postilla al verso. D’Annunzio nella poesia di
Amelia Rosselli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Chiara Carpita, «Perché cercavo essere chiara». Amelia Rosselli legge Umberto Saba . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Marco Gatto, Rocco Scotellaro nella biblioteca di Amelia Rosselli . . . . . . . . .
Carlo Serafini, Pier Paolo Pasolini nel Fondo Amelia Rosselli . . . . . . . . . . .
Marco Berisso, Amelia Rosselli e la neoavanguardia . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Graziella Pulce, Amelia Rosselli lettrice di Giorgio Manganelli . . . . . . . . . .
Catia Papa, Memorie di carta: Carlo Rosselli nella biblioteca di Amelia . . . . .
Elena Niccolai, «L’écriture hésite»: una sistematicità probabile, più conscia
che no. Alcune note su Amelia Rosselli e lo strutturalismo linguistico a partire dai postillati . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Arduino Gottardo, Le utopie musicali di Amelia Rosselli. Una proposta di
analisi del progetto-saggio La serie degli armonici . . . . . . . . . . . . . . . . .
Riccardo Deiana, Scienza e poesia? Alcune riflessioni a partire dai testi di
matematica e geometria del Fondo Amelia Rosselli . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Alessandro Del Puppo, Lo scaffale d’arte, le letture sull’arte . . . . . . . . . . . .
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SOMMARIO
Enrico Sinno, Lettere ad Angela Giannitrapani nel Fondo Amelia Rosselli di
Pavia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pag.
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Apparati catalografici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . »
Paolo Marini – Maria Giovanna Pontesilli – Laura Tavoloni, Catalogo del Fondo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . »
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Tavole . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . »
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Indici, a cura di Paolo Marini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Indice della corrispondenza contenuta nei volumi del Fondo . . . . . . . . . . .
Indice dei periodici del Fondo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Indice dei nomi relativo al catalogo del Fondo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Indice dei nomi relativo ai saggi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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Elena Niccolai
«L’ÉCRITURE HÉSITE»: UNA SISTEMATICITÀ PROBABILE,
PIÙ CONSCIA CHE NO. ALCUNE NOTE SU AMELIA ROSSELLI
E LO STRUTTURALISMO LINGUISTICO
A PARTIRE DAI POSTILLATI *
Il ne faudrait pas croire que les empiétements linguistiques de ce genre soient spéciaux à l’époque moderne.1
«Morirò nel vecchio stile preoccupandomi ancora per l’avvenire» è un verso di A me stessa, poesia-collage della silloge Palermo ’63, ma anche la chiosa
con cui Amelia Rosselli commenta l’incontro col Gruppo 63 avvenuto presso
l’albergo Zagarella di Palermo nell’ottobre dello stesso anno.2
È noto che Rosselli si distanziò dalla Neoavanguardia considerandone le
istanze eccessivamente accademiche, in ritardo rispetto al clima culturale europeo e politicamente irricevibili.3 Sebbene la bibliografia critica abbia già
ricostruito i rapporti tra Rosselli e il Gruppo 63,4 ritengo degno di interesse in
* La prima parte del titolo fonde assieme varie citazioni: il sintagma iniziale proviene da Ferdinand de Saussure, Cours de linguistique générale, publié par Charles Bally et Albert Sechehaye, avec la
collaboration de Albert Riedlinger, Paris, Payot, 1965, p. 5, i restanti dalle interviste rilasciate dall’autrice, rispettivamente, ad Ambrogio Dolce, Poesia non necessariamente ascientifica (1988), in Amelia
Rosselli, È vostra la vita che ho perso. Conversazioni e interviste 1964-1995, a cura di Monica Venturini e
Silvia De March, Firenze, Le Lettere, 2010, pp. 102-111: 108, e a Gabriella Caramore, Paesaggio con
figure (1992), in ivi, pp. 265-319: 304.
1 F. de Saussure, Cours de linguistique générale, p. 266.
2 Amelia Rosselli, L’opera poetica, a cura di Stefano Giovannuzzi, con la collaborazione per
gli apparati critici di Francesco Carbognin, Chiara Carpita, Silvia De March, Gabriella Palli Baroni, Emmanuela Tandello, saggio introduttivo di Emmanuela Tandello, Milano, Mondadori, 2012,
p. 1291.
3 Intervista in voce con Isabella Vincentini, L’immagine del mondo fuori luogo (1988), in A. Rosselli, È vostra la vita che ho perso, pp. 247-253: 249.
4 Ibid.
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ELENA NICCOLAI
questa sede approfondire un aspetto specifico del loro scambio, ovvero l’incontro tra l’autrice e le teorie dello strutturalismo linguistico.
Il confronto tra le diverse posizioni di Rosselli riguardo lo strutturalismo
induce ad approfondire la questione tramite lo studio delle carte e dei postillati dell’autrice ora conservati presso il fondo omonimo dell’Università della
Tuscia.
Nonostante Rosselli si soffermi almeno in sei occasioni diverse sui rapporti
con lo strutturalismo, seguire l’ordine cronologico delle dichiarazioni restituisce un’affabulazione confusa. Se nell’’88 l’autrice sostiene di aver conosciuto
in ritardo gli studi strutturalisti e di esserne stata addirittura annoiata («non
ci avevano ancora ispirati, non erano ancora stati tradotti. Ho letto Šklovskij,
ma non mi ha detto qualcosa che non sapessi già»),5 in un’altra intervista dello stesso anno afferma – e si faccia caso alla riformulazione restituitaci dalla
sbobinatura – l’esistenza di un legame diretto tra l’interesse per lo strutturalismo e l’incontro col Gruppo 63: «Ma nella poesia… mi fecero leggere, fu molto
interessante perché mi riavvicinò alla critica strutturalista che mi parve già da me
assimilata».6
Contraddicendosi rispetto al presunto ri-avvicinamento, nel ’92 Rosselli
sostiene invece di essere stata indrodotta agli studi strutturalisti dagli esponenti della Neoavanguardia: «le discussioni del Gruppo mi suonavano tardive,
ma certo ebbi la possibilità di conoscere lo strutturalismo e la scuola russa
[…]».7
Eppure l’anno successivo l’autrice ritorna alle posizioni dell’’88 insistendo
sul fatto che l’incontro le avrebbe offerto soltanto la possibilità di una rilettura: «Tutta l’avanguardia che stava venendo fuori, soprattutto in pittura, era
per me campata e digerita. L’esperienza col Gruppo 63 mi ha permesso solo di
ristudiare lo strutturalismo. Quando fu tradotto in Italia, mi ricordò gli studi
che avevo fatto molti anni prima».8 Qui, però, la narrazione di Rosselli si aggroviglia tanto da tradirsi.
Intervista di Ambrogio Dolce, Poesia non necessariamente ascientifica (1988), p. 108.
Intervista in voce con Isabella Vincentini, L’immagine del mondo fuori luogo (1988), p. 249. Miei
i corsivi.
7 Intervista di Paolo Di Stefano, Tradurre se stessi (1992), in A. Rosselli, È vostra la vita che ho
perso, pp. 137-141: 140.
8 Intervista di Laura Detti, In una noce protettiva (1993), in A. Rosselli, È vostra la vita che ho perso,
pp. 150-153: 151. Miei i corsivi.
5
6
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«L’ÉCRITURE HÉSITE»: UNA SISTEMATICITÀ PROBABILE, PIÙ CONSCIA CHE NO
L’incongruenza più vistosa si palesa considerando che, coerentemente
con quanto affermato nell’’88, le traduzioni italiane dei saggi strutturalisti
non precedono l’incontro di Palermo. Bally è tradotto nel ’63, Saussure non
lo sarà prima del ’67; inoltre, all’interno del fondo Rosselli, ad eccezione delle
grammatiche e del Profilo di storia linguistica italiana di Devoto (FAR 2499)
stampato nel ’53 e acquisito dall’autrice l’anno seguente secondo la nota di
possesso, non è conservato alcun saggio linguistico precedente all’incontro
col Gruppo.
Il secondo strappo emerge quando ci si allontana dal nesso strutturalismo-neoavanguardia letteraria. In questi dintorni le parole di Rosselli appaiono meno ritrose: interrogata sulla ricerca metrica e sulle interferenze con gli
studi musicali, l’autrice afferma senza remore di aderire allo strutturalismo.
Riferendosi a Spazi Metrici, rispettivamente nel ’91 e nel ’95, la poeta sostiene:
«non legherei strettamente questo a un problema di metrica che in realtà nel
mio caso è strutturalista o sottostrutturalista»,9 e ancora: «Era un’impostazione del tipo strutturalista».10 Lo stesso avviene rispetto alle ricerche musicali,
nell’’87: «l’atteggiamento, come si può dire, strutturalista in musica, sottostrutturalista […] substrutturalista […]; 11 e così quattro anni dopo: «È un lavoro di
taglio strutturalistico […]».12
Come noto le dichiarazioni di Rosselli sono state spesso messe in discussione, e a ragione, dai critici, ma l’osservazione dei postillati rende evidente
l’interesse dell’autrice per la teoria linguistica e per il suo rilancio editoriale
tramite le coeve traduzioni italiane. Risulta significativo, a proposito, un dattiloscritto del «27/4/67» conservato a Pavia dal titolo Curriculum I contenente alcune proposte di recensioni per Unità e Paese Sera indirizzate a Michele
Rago:
Suggerimenti per eventuali articoli critici […] Libro di critica letteraria Una teoria della prosa di Viktor Šklovskij, De Donato Editore 1966. Scuola formalista russa
9 Intervista di Giovanni Salviati, Il linguaggio della realtà (1991), in A. Rosselli, È vostra la vita che
ho perso, pp. 125-131: 129.
10 Intervista di Maria Pia Ammirati, Non si può diventare poeti forzati (1995), in A. Rosselli, È vostra la vita che ho perso, pp. 157-166: 161. Miei i corsivi.
11 Intervista in voce con Guido Galeno e Orazio Converso, Non è la mia ambizione essere eccentrica
(1987), in A. Rosselli, È vostra la vita che ho perso, pp. 191-222: 193.
12 Intervista di Francesca Borrelli, Partitura in versi (1992), in A. Rosselli, È vostra la vita che ho
perso, pp. 142-146: 146.
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